Brauer c. Germania
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Brauer c. Germania
© Traduzione eseguita da Eduardo De Cunto Permission to re-publish this translation has been granted by Diritti Umani in Italia - www.duitbase.it for the sole purpose of its inclusion in the Court’s database HUDOC. Brauer c. Germania In materia di successione ereditaria, la parità di trattamento tra figli naturali e figli legittimi deve essere considerata un obbiettivo prioritario rispetto a quello contrapposto della protezione delle “legittime aspettative” del deceduto e dei suoi familiari. Fatto: La ricorrente, Brigitte Brauer, è una cittadina tedesca attualmente residente a Lennestadt. Nata nel 1948 al di fuori del matrimonio, Brigitte Brauer fu riconosciuta dal sig. Schildgen, suo padre naturale, pochi mesi dopo la sua venuta al mondo. Nonostante il fatto che padre e figlia vivessero in due diversi Stati tedeschi (nella Repubblica Democratica Tedesca lei, nella Repubblica Federale Tedesca lui), essi si tennero costantemente in contatto; dopo la riunificazione tedesca, peraltro, gli incontri si moltiplicarono. Il sig. Schildgen non era sposato, e, salvo qualche lontano parente con il quale non aveva alcun rapporto, non aveva discendenti. Quando morì, sua figlia Brigitte tentò di far valere il proprio diritto all’eredità; le sue pretese furono però respinte in primo grado dal Tribunale di Neunkirchen che decise il caso in base alla Nichtehelichengesetz, una legge, del 1969 recante disposizioni riguardanti i bambini nati al di fuori del matrimonio, che affermava che i figli naturali nati prima del 1 luglio 1949 non potessero essere considerati eredi legittimi. La Nichtehelichengesetz era sopravvissuta, nel 1976 e nel 1996, al vaglio di costituzionalità. La Corte Costituzionale Federale aveva stimato, in tali occasioni, che la norma in questione non comportasse una discriminazione irragionevole, dal momento che, prima della data del 1 luglio 1949, non era possibile ricostruire con sufficienti garanzie la paternità di un nuovo nato, e che la norma andava incontro alla esigenza di tutelare le legittime aspettative del deceduto riguardo alla successione dei propri beni. Il ricorso della sig.ra Brauer fu rigettato anche nel secondo grado di giudizio nonché, nel 2003, dalla Corte Costituzionale, innanzi alla quale era approdato. La ricorrente si rivolse dunque alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo lamentando la violazione dell’art. 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e dell’art. 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione. A parere della sig.ra Brauer la sua esclusione, dopo la morte del padre, dalla successione ereditaria, andava considerata come un trattamento discriminatorio completamente sproporzionato rispetto alla finalità di protezione delle aspettative del de cuius perseguita. Diritto: A parere della Corte risulta evidente che la legge tedesca prevede una disciplina discriminatoria, non solo tra i nati fuori dal matrimonio e i nati in costanza di matrimonio, ma anche tra i nati fuori dal matrimonio prima del 1 luglio 1949 e i nati fuori dal matrimonio dopo tale data. Diritti Umani in Italia ISSN 2240 – 2861 www.duitbase.it La Corte nota che gli argomenti avanzati in passato per mantenere in vigore la Nichtehelichengesetz non possono essere più considerati validi: al pari di altre società europee, la società tedesca si è evoluta notevolmente negli ultimi anni e lo status legale dei figli naturali è stato pienamente equiparato a quello dei figli legittimi. Le difficoltà di ordine pratico che impedivano di ricostruire con certezza la paternità di un bambino, inoltre, sono oggi venute meno, grazie anche al possibile impiego della prova del DNA. Tenuto conto dell’evoluzione culturale avutasi in Europa su questi temi, culminata con l’adozione della “Convenzione europea sullo status legale dei bambini nati al di fuori del matrimonio”, i Paesi membri del Consiglio d’Europa hanno il dovere di considerare la parità di trattamento tra figli naturali e figli legittimi come un obbiettivo da privilegiare rispetto alla protezione delle “legittime aspettative” del deceduto e dei suoi familiari. Nel caso di specie, inoltre, il padre della ricorrente aveva riconosciuto quest’ultima come figlia propria, intrattenendo con lei costanti rapporti nonostante la lontananza: ulteriore circostanza, questa, che, assieme all’assenza di altri parenti stretti, spinge a rigettare l’argomento delle “legittime aspettative” del de cuius come valida ragione ostativa al riconoscimento dello status di erede legittima della signora Brauer. In seguito alla riunificazione della Germania, il legislatore tedesco ha adottato una disciplina maggiormente rispettosa del principio di eguaglianza tra figli nati in costanza di matrimonio e figli nati al di fuori di esso. Un elemento di discriminazione, però, è rimasto: i nati prima del 1 luglio 1949 – come la ricorrente – non possono godere di questa disciplina maggiormente egalitaria. L’applicazione acritica delle disposizioni della Nichtehelichengesetz ha fatto sì che la ricorrente non potesse avanzare alcuna pretesa legittima sul patrimonio del proprio padre, ciò, per di più, senza poter godere di alcuna indennità compensativa. La Corte, pertanto, non riscontrando alcun buon motivo che potesse giustificare una disciplina tanto discriminatoria nei confronti dei figli naturali, stabilisce che vi è stata violazione dell’art. 14 della Convenzione (divieto di discriminazione), letto in combinato con l’art. 8 della stessa (diritto al rispetto della vita privata e familiare). Informazioni aggiuntive Tipo di decisione:Sentenza (Merito) Emessa da:Camera Stato convenuto:Germania Numero ricorso:3545/04 Data:28.05.2009 Articoli:14 ; 14+8 ; 41 Op. separate:No Diritti Umani in Italia ISSN 2240 – 2861 www.duitbase.it