Write Club - Associazione Amici dell`Occhione

Transcript

Write Club - Associazione Amici dell`Occhione
Il Write Club
e altri racconti
La storia di un gruppo di Amici raccontata attraverso i racconti, le poesie e i
pensieri, nei primi otto anni di vita dell’Associazione Amici dell’Occhione.
Indice
1. I Racconti
pag. 6
I. Passi nel buio - Whittard
II. Angel Water – Zia Franka
III. News da Grano Romano – Whittard
IV. Il Treno – Zia Franka
V. Frank e Marlon - Whittard
VI. Il Gladiatore - Whittard
VII. Il sottile confine tra il bene e il male – Zia Franka
VIII. Randal Kleiser - Whittard
IX. Zoccole, idraulici e un regalo da 35 euro...
- Whittard
X. Io e Lei – Whittard
XI. Centossessanta - Whittard
XII. Che serata – Zia Franka
XIII. Questa fottutissima estate del cazzo… - Zia Franka
XIV. Il fantasma del Pantanellarium - Whittard
XV. Il Buco nella vasca - Whittard
XVI. La 25@ Ora – Zia Franka
XVII. Fase Rem – Whittard
XVIII. Racconto di Natale – Zia Franka
XIX. Il brunch di Natale - Whittard
XX. Un’attesa lunga una vita – Zia Franka
XXI. In viaggio con la PDS – PDS
XXII. Fantozzi va a Londra – Tony Brando
XXIII. The passion - Whittard
XXIV. Allo specchio – Poppy
XXV. Il Re degli zingari – Zia Franka
XXVI. Pescasseroli Re-zapping - Whittard
XXVII. KILL BILL 3 Camillo Martellozzi intervista Quentin Tarantino - Whittard
XXVIII. Poppy incontra Tarantino – Poppy
XXIX. Sogni - Whittard
XXX. Cose strane da Pantanella - Whittard
2
XXXI. Il calabrone – Roy
XXXII. La sacra sindone – Kata
XXXIII. La pistola bastarda – Roy
XXXIV. Definizione dell’Occhione - Kata
XXXV. Buon Natale - Roy
XXXVI. Il culo tridimensionale - Linux
XXXVII. Sono uno zingaro - Linux
XXXVIII. Una storia particolare – Whittard
XXXIX. ALL WE HEAR IS... RADIOHEAD!!! - Ramon
XL. Riflessioni sulla pace - Nisa
XLI. A.A.A. Cercasi DeeJay! – Ramon
XLII. Recensione (finta) del film 'Il Pianista' – Zia Franka
XLIII. Incontri Notturni al Pronto Soccorso - Zia Franka
XLIV. Se il tempo fosse un gambero – Whittard
XLV. Disintegrato - Ramon
XLVI. Un anno da Occhioni – Whittard
XLVII. Hola Campesina – Whittard
XLVIII. Il calendario di Emanuela Arcuri - Antanuzzo
XLIX. I giorni perduti – Whittard
L. Ogni giorno inciampi in qualcosa - Sole
LI. E’ passato un anno - Ramon
LII. Purtroppo e per fortuna - Candy
LIII. Ragazzi che roba! - Candy
LIV. Il senso della vita – Ramon
LV. Mi sto preparando – Antanuzzo
LVI. L’arte di sbagliare – Ramon
LVII. Tutti pazzi per Internet – Mafalda
LVIII. Quello strano fenomeno chiamato destino - Mafalda
LIX. I miei più migliori Amici...ARARARA – Whittard
LX. L’importanza vitale della scrittura e delle parole - Candy
2. Il Write Club
pag. 107
I. Pensieri privati “Inevitabile” - Cininnotta
3
II. Dedicato a... – Cininnotta
III. La Banda degli infami - I parte - Whittard
IV. La Banda degli infami - II parte - Whittard
V. Pensieri e parole - Ramon
VI. Tra il sogno e la realtà - Nisa
VII. VC - Linux
VIII. Quello che vorrei - Tony Brando
IX. Una notte stellata - Zia Franka
X. TV nel cielo - Fox
XI. Vendetta personale - Tony Brando
XII. I miei amici-nemici
XIII. Dimensioni
- Wilma
- Moon
XIV. Un modo per scusarsi
- Zia Franka
XV. L'uomo della tua vita - Linux
XVI. Illusioni - Tony Brando
XVII. Poesia impressionista - Linux
XVIII. De Felicitate - Pds
XIX. About a girl - Poppy
XX. Dai, rispondi... - Poppy
XXI. Una favola moderna rimasta in fondo al cassetto - Liz
XXII. Storia di Juan - nautilus - Linux
XXIII. Raccolta Punti - Linux
XXIV. Che notte! - Campari
XXV. Anja - Pds
XXVI. Merda - Latte di Capra
XXVII. Una lunga attesa d’amore - Whittard
XXVIII. Lettera aperta all'Anima
- Wilma
XXIX. Pupazzetti - Ramon
XXX. Write Club - Ramon
XXXI. Il Tuffo - Moon
XXXII. WC, ovvero "il grande balzo" - Tony Brando
XXXIII. C&A - Linux
XXXIV. Lucio - Latte di Capra
4
3. Spazio Ultima Frontiera – Zia Franka
pag. 163
4. News dal Pantanellarium – Whittard
pag. 176
5. Mykonoficul – Whittard, Ramon, Zorro
pag. 184
6. Poesie
pag. 197
I. La vita è un tram - di Linux
II. E adesso, che la fine è vicina… - Zia Franka
III. Anticamera d'amore - Linux
IV. Just a Red Nose - Linux
V. La luna e il Monaco – Ramon
VI. Er Soriso..... – Zia Franka
VII. EGO – Ramon
VIII. Ciao Alessandro – Linux
IX. Leggerezza di un attimo - di Linux
X. Le mie stelle – Ramon
7. Canzoni della Vita
pag. 208
5
I Racconti
Tutti i racconti scritti dagli Occhioni, tra il 2000 e il 2008.
6
Passi nel buio - Whittard
E’ buio là fuori.
Un buio pesto che fa paura.
E fa freddo.
Gelido.
Si vede del fumo uscire dai tombini lungo la strada.
E non c’è nessuno.
Aria da tenebre di un film dell’orrore.
E forse lo è.
Forse è solo un sogno, un incubo.
Le fa male il braccio, forse è rotto, la ferita è profonda e perde sangue, molto.
Ma è salva, per il momento.
Nascosta in una cabina telefonica.
In silenzio. Nel buio.
Ha paura.
Il cuore le scoppia in gola.
L’aria gelida le sconquassa i polmoni.
Mentre si divincolava ha perso una scarpa.
Scappando le è scivolata via la borsetta.
La gonna è strappata in più punti e la giacca è inzuppata di sangue.
Era stato un errore accettare quel passaggio in macchina, ma sembrava proprio un tipo
affidabile.
Ma poi quel coltello, quel ghigno malefico, il dolore della lama nella carne, la ricerca
affannata della maniglia, gettarsi dalla macchina, la corsa disperata verso la salvezza.
La salvezza.
Casa.
- Devo arrivare a casa.
Fu un pensiero, quasi un’implorazione.
7
Nel silenzio sentiva il cuore pulsarle nelle tempie.
Ancora silenzio.
E nel silenzio dei passi in lontananza.
Sentì un brivido lungo la schiena.
Passi, sempre più vicini, sempre più forti.
Vorrebbe gridare ma il fiato le rimane strozzato in gola.
La sagoma di un uomo nel buio che avanza decisa.
Con la forza della disperazione esce dalla cabina ed inizia a correre, non sa dove, ma sa
che deve correre. Scappare.
Dietro di lei sente il fiato dell’uomo che la insegue.
L’adrenalina le annebbia la mente.
I piedi ormai nudi le sanguinano, ma lei sa che non deve fermarsi.
Finalmente una strada.
E’ deserta.
Sente l’uomo dietro di sé che le urla qualcosa.
Ma il terrore la rende sorda.
Corri, non ti devi fermare. Corri, le dice la mente.
Dei fari in lontananza vengono verso di lei.
La salvezza.
Deve raggiungerla.
L’uomo dietro di lei urla sempre più forte.
- Non mi prenderà mai. Sono salva.
La macchina si ferma al suo fianco.
La conosce, le sembra di averla gia vista.
Ma non è il momento per certi pensieri.
Apre la portiera, si tuffa dentro, sente la mano dell’uomo che la inseguiva sfiorarle i
capelli, rumore di gomme che slittano sull’asfalto.
La salvezza.
Guarda fuori dal finestrino e mentre la macchina si allontana vede che l’uomo che la
inseguiva era un poliziotto.
Le sembra di vederlo in lontananza che si dispera.
Una lacrima le scende sul viso.
Ha capito.
8
Ancor prima di rivedere quel ghigno malefico.
Prima di rivedere la lama insanguinata che le affonda nel cuore.
Prima di rivedere il volto dell’uomo che la sta uccidendo.
9
Angel Water – Zia Franka
La sveglia martella come non mai, sembra NUMB degli U2.
Un suono continuo e costante che entra dalle orecchie, passa nelle meningi e si
trasforma in un altro suono, una musica.
Adesso non è più la sveglia, è la fanfara dei bersaglieri e io sto correndo come un pazzo
con la tromba, gli anfibi e le piume in testa.
Vedo la piazza d’armi, la bandiera e l’ufficiale di picchetto che urla.
Ma io il militare non l’ho fatto, che cazzo ci faccio vestito così?
Una gomitata nel fianco mi riporta alla realtà, apro gli occhi.
Una sciabolata di luce mi ferisce la retina.
Cazzoooooo!
Altra gomitata, stavolta più forte, una voce femminile impastata e cavernosa esce da
sotto le lenzuola dalla mia destra: “vaffanculo, tutte le mattine devi svegliare tutto il
palazzo cò sta cazzo de sveglia”.
Porcaputt…, allora è vero, pure stamattina me devo sveglià alle 5 e 20, limortaccisua!!!
Sforzo sovrumano, alzo il braccio e afferro la sveglia che continua imperterrita a
suonare. Sta a fa un assolo sta stronza!!!
Guardo il display: 5.36, merda la sveglia ha suonato un quarto d’ora (ho fatto il
bersagliere per un quarto d’ora!!!) e sto ancora qua, in bocca ho un cappotto
d’astracan, effetto del vino di ieri sera. In gola una manciata di sabbia e lo stomaco al
posto delle tonsille.
Gesto atletico, mi tiro su, estratto di superga in bocca e occhi a salvadanaio investigo
sul pavimento alla ricerca delle infradito. Nessuna traccia, se ne sono andate.
Poi mi viene in mente che le ho tirate al gatto che giocava con la palla da biliardo per
tutta casa, sto spaccone!!!
La vescica che brucia come la lava di Pompei corro al bagno, e mi rivengono in mente i
bersaglieri, ma io corro più veloce, devo farla immediatamente!
Apro la porta del bagno e dal lucernario sul soffitto arriva un altro fendente alla retina
che mi fa vacillare, ma mi avvicina più che mai al risveglio.
Guardo verso il W.C. , seduto sul cesso c’è un uomo, capelli lunghi brizzolati, occhi neri
come il fondo del mare, sopraciglia folte, abbronzato.
10
Indossa un abito bianco, camicia nera e cravatta bianca, scarpe nere lucide a punta,
talmente a punta che sembrano due lance.
Mi guarda fisso, non parla.
Io mi stropiccio gli occhi per essere sicuro che non sia una visione.
Riapro gli occhi e il tizio sta ancora la.
Non me ne accorgo ma dalla mia bocca escono delle parola: “scusi, ma lei chi cazzo è?”
Lui senza battere ciglio: “Ti stavo aspettando”
“a me aspettavi, ma…”
“dai, preparati, sono venuto a prenderti”
Venuto a prendermi? Ma che stamattina c’ho l’autista?
Con la mente ancora annebbiata dal torpore del sonno mi sforzo di prendere il controllo
del mio corpo e della ragione ma non sono ancora convinto se il tizio stia veramente li o
me lo sto sognando.
“coraggio, il tuo momento è arrivato, preparati e andiamo”
“scusi, ma dove dobbiamo andare, io devo andare a lavorare”
“dove ti porto non serve il lavoro”
continua a guardarmi fisso con lo sguardo senza battere ciglio, ha due occhi che
sembrano due pietre d’onice.
Mi avvicino al lavandino e apro l’acqua fredda, aspetto che diventi gelata e poi me la
tiro in faccia tre, quattro volte.
Mi asciugo, riapro gli occhi e…porca puttana sta ancora qua.
C’è veramente, adesso sono sveglio non ci sono dubbi, non è un sogno.
“come sei entrato in casa mia? Se non te ne vai immediatamente chiamo la polizia”
“non hai ancora capito, sei un po’ lento!”
“ho capito, ho capito! Ho capito che se non te ne vai entro tre nanosecondi ti prendo a
calci ne culo e ti sbatto fuori”
L’acqua fredda mi ha fatto perdere ogni traccia di sonno e adesso sto per incazzarmi,
questo stronzo è entrato in casa mia e mi sta prendendo per il culo.
“ti conviene stare calmo ed iniziare a prepararti, non abbiamo tutta l’eternità davanti”
L’incazzatura mi è entrata nel sangue, sono tutta adrenalina e veleno.
Mi avvicino all’uomo per afferrarlo e tirarlo su, in piedi:
“Senti, pezzo di merda, mi hai rotto il cazzo, adesso tu te ne vai…”
Lo afferro per le braccia e lo tiro su, ma come per miracolo ritorna seduto.
11
Come se non lo avessi alzato per niente.
Ci riprovo, lo prendo con forza e lo alzo di peso. Ce l’ho davanti, guardo i suoi occhi
davanti ai miei ma lui è di nuovo li, seduto sulla tazza del cesso, e continua a guardarmi
fisso.
Ci riprovo una, due, tre…cinque volte, ma è sempre lo stesso.
Un sorriso sottile spunta sul suo viso, un ghigno.
“ma chi tu cazzo sei, si può sapere?”, la paura mi prende la gola e me la stringe, escono
parole tremanti e ovattate.
Adesso l’incazzatura se n’è andata.
Sono sconvolto, della sicurezza che fino a poco prima mi aveva dato la forza di
affrontarlo adesso non c’è più traccia.
Ho paura.
Anzi, mi sto cagando proprio addosso.
Sento le mie viscere contorcersi, è come se una mano gigante mi stia prendendo lo
stomaco e me lo stia accartocciando come la busta delle patatine.
I miei occhi iniziano a lacrimare, ho perso il contatto con la realtà.
Non riesco a pensare alle vie d’uscita per venire fuori da questa situazione.
Sono con le spalle al muro.
L’uomo si alza e mi viene incontro.
“dai Massimo, non avere paura, non te ne accorgerai nemmeno, sarà come passare dal
giorno alla notte, dalla luce al buio”
“Maaaassssimooooooooooo, e chi cazzo è sto Massimo?”
Una nuova espressione prende posto sul suo volto, leggermente insicuro:
“Tu…tu non sei Massimo? Massimo Ciccotti?”
“Ma quale Massimo Ciccotti, mi chiamo Danilo Mazza. Chi è sto Massimo Ciccotti?”
L’espressione ferma e sicura di poco prima ha lasciato il posto ad una faccia inebetita
tipo Jerry Lewis.
“oh merda, scusami, ma quelli dell’ufficio recupero anime devono avermi dato
l’indirizzo sbagliato, sono veramente dispiaciuto”
“dispiaciuto un paio di palle, m’hai fatto incazzare, cagare addosso, c’ho lo stomaco in
mezzo alle orecchie, e oltretutto so pure le sette e mezzo, io tre quarti d’ora fa dovevo
stare in ufficio. Mo me becco pure un bel cazziatone per colpa tua!”
Non faccio in tempo a dire “tua” che mi sparisce.
Così com’è venuto se n’è andato.
12
Nessuna traccia, anzi un atraccia l’ha lasciata.
Sulla tazza del cesso ha lasciato un biglietto da visita, c’è scritto: Totonelli Caronte traghettatore di anime - tel 331.234343 niente turisti faidate, all’aldilà ce vieni con me.
Strappo il biglietto, lo butto nel cesso e scarico.
Guardo l’orologio e mi rendo conto che è proprio tardi.
Mi lavo, mi vesto ed esco.
Fuori l’aria è fresca e profuma di gelsomino, la vespa si mette in moto subito, parto.
Ma è possibile che ogni volta che la sera mangio la peperonata, poi la mattina seguente
devo avè ste cazzo de allucinazioni?!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
13
News da Grano Romano – Whittard
Grano Romano (Rm), 31 gennaio 2007
Ciao a tutti,
come certamente saprete e se non lo sapete fareste meglio a far finta di saperlo, sabato
10 febbraio è S.Eugenio.
Quindi, visto che tutti ne siete a conoscenza è inutile stare a sottolineare l'importanza
dell' evento, della giornata e nemmeno mi vorrei soffermare troppo sul rito che
praticheremo tutti insieme, con le gambe ben piegate e riposte sotto tavolacce di duro
legno fatte con gli alberi di noce della birmania settentrionale.
Come da tradizione, la nostra benemerita confraternita si ritroverà alle ore 7:00 di
sabato 10 febbraio davanti la Coin di Piazzale Appio in Roma, la partenza è prevista alle
7:15 con bus turistico extralusso (aria condizionata, bagno, tv e autista di Cerignola FG).
E' prevista una sosta prima dell'arrivo presso il distributore Gazzoni Mario & Figli al Km
12 della via flaminia, dove, oltre a rifocillarci, ci verrà fatta una breve dimostrazione di
prodotti per la pulizia della casa AMWAY dalla signora e cara amica Teresa Chiarabotti e
suo figlio Anselmo, la quale, riserverà agli interessati uno sconticino extra del 4% sui
prezzi di listino.
L'arrivo a Sacrofano è previsto alle ore 13:00 in punto, dove il nostro S.Eugenio
procederà all'assegnazione dei posti riservati e alla distribuzione delle bevande fresche e
del companatico.
Il termine del rito è previsto non prima delle ore 16:30.
Il rientro a Roma, traffico permettendo, è previsto per le ore 20:00, dove troveremo ad
attenderci tutti i ragazzi del coro di Suor Carmelina, che ci accoglieranno intonando
l'inno di Mamele e la marcia di Radeztky.
Vi attendiamo numerosi, come ogni anno!
Per le adesioni contattare Don Pino in sacrestia o Suor Mirella in oratorio dalle ore 16
alle 17, ... oppure rispondete a questo messaggio.
14
PS: Anche se sicuramente andremo tutti insieme in pullman, se qualcuno volesse arrivare
con calma, l'appuntamento è questo:
ore 13:00 a Sacrofano Via XXIV Maggio - Ristorante La Scaletta
Grano Romano (Rm), 6 febbraio 2007
Cari amici,
come certamente avrete appreso dall’edizione pomeridiana de ‘La Gazzetta di Grano
Romano’ , il nostro caro Don Pino è scomparso, chiamato in cielo dal volere superiore.
Le speranze di un suo rientro in tempo utile per la nostra gita di S.Eugenio sono
piuttosto esigue.
Ma andiamo con ordine.
Tutti conoscevate il povero e devoto Don Pino, il suo amore per i fedeli, la sua passione
per gli Iron Maiden, le michette del mulino bianco e la prorompente Aida Yespica.
Ma più di tutto, lui, amava la terra, il suo piccolo campo di grano nascosto dietro casa,
dove, da qualche tempo, tutti i giorni apparivano degli enormi cerchi dalle forme più
strane.
L’altra notte, il pio Oscar Frappa, ha raccontato di essere stato svegliato da un gran
trambusto proveniente dal campo di grano di Don Pino, impaurito e preoccupato, si è
affacciato alla finestra impugnando il suo fucile da caccia ed ha assistito al miracolo:
una forte luce proveniente dal cielo attirava verso di se il devoto Don Pino, il quale
sembrava volare leggiadro verso la fonte del potentissimo raggio di luce.
Poi la luce si è spenta e con un veloce zigzagare si è diretta verso le montagne
scomparendo dietro cima rapona, poi il silenzio e i soliti cerchi nel grano.
L’autore dell’articolo sulla Gazzetta di Grano Romano, si permette di insinuare che sia
tutta una messa in scena, al fine di coprire la fuga del devoto Don Pino con i soldi
raccolti dalla confraternita per la gita di S.Eugenio. In effetti, aveva raccolto molte
adesioni e un bel gruzzoletto, circa 26 euro e 55 centesimi, ma tutti noi conosciamo
l’integità del caro Don Pino e possiamo affermare con certezza che è stato chiamato in
cielo per diventare Santo, S. Pino.
15
Quindi, l’incontro di sabato 10 febbraio a Sacrofano è rinviato a data da destinarsi e sarà
sostituito dai festeggiamenti per il nostro S. Pino da Grano Romano.
Suor Mirella si sta adoperando per sabato 17 febbraio, ma è tutto da confermare.
Beppe Whittardelli
Presidente del consiglio pastorale parrocchiale della confraternita di Grano Romano
16
Il Treno – Zia Franka
Entrai nella sala d’attesa della stazione centrale che ormai erano le 18,45. Il treno per
Bologna era partito alle 18 e 29, il prossimo sarebbe partito alle 21 e 39. Questi cazzi di
orari non li ho mai capiti: 18.29 – 21.39 come si possono concepire degli orari cosi
assurdi? E’ vero che alla fine 18.e 30 e 18 e 29 sono la stessa cosa e che è solo il nostro
cervello abituato ad arrotondare che non ce li fa andare giù, ma che cazzo gli costa far
partire un treno alle 18.30, solo un minuto dopo. Che cazzo, non mi va giù, porca
puttana.
Mentre pensavo a sta storia degli orari dei treni, mi aggiravo nella sala d’attesa alla
ricerca di un posto su cui sedermi e passare tre ore anzi, quasi tre ore, cazzo! Mò il
pignolo con gli orari lo voglio fare io. Sono 2 ore e 54 minuti! Porca puttana.
Chissà che cambia?
Ai voglia a fare il pignolo, quando devi aspettare un treno sempre tre ore sono.
Trovai un bel posto vicino alla porta.
Ero assorto, no, dippiù, ero rincoglionito dai calcoli degli orari, delle ore, dei minuti e
dei secondi, che non mi sono accorto del tizio che mi si era seduto vicino. Non mi
andava giù sta storia.
Cristo, siamo sempre i soliti italiani, imprecisi e cialtroni. In Svizzera me li immagino già
gli orari dei treni: rapido Zurigo – Nouchetel partenza: 10.30 arrivo: 12.40, diretto Berna
– Lugano partenza: 9.40 arrivo: 13.50. Cazzo, questi si che sono orari di treni. Quelli
italiani sembrano le quotazioni della borsa.
Non mi ero accorto che mentre pensavo avevo la testa fra le mani, mi tiravo i capelli e
la faccia mi era diventata tutta rossa a forza di sfregarmela. Oltretutto avevo anche la
barba lunga.
“lasci stare, non ci pensi!” breve pausa “non vale la pena di dannarsi l’anima così,
magari per una donna!”
Mo questo cò chi cazzo ce l’ha?
Nella sala d’aspetto eravamo: io, una suora, un barbone che dormiva coperto dalla
gazzetta dello sport (porca puttana, la Roma ha pareggiato in casa con la sampdoria,
neo-promossa in A), due vecchiette che parlavano dell’artrosi e della spesa alla Coop, e
lui. Escluderei la suora, non credo che la suora possa pensare ad una donna, forse si, non
è il caso di escludere mai niente, ma stava dall’altra parte della sala, era quantomeno
improbabile che parlasse con lei. Le due vecchiette erano talmente sorde che si
17
parlavano sopra l’una con l’altra senza nemmeno accorgersene: “io ho tutte le ossa che
mi fanno male…” “ a, si le mele, io compro le melinda..” “le ginocchia poi, non le dico,
non mi tengono più”…il barbone ronfava che dio la mandava e nemmeno S. Francesco in
piena forma avrebbe provato a parlarci.
Opporcaputtana, restano tre possibilità: uno che sta parlando al cellulare, due che è
pazzo e sta parlando da solo, oppure tre, che sta parlando con me.
Non riuscivo a capire cosa c’entrasse una donna con gli orari dei treni in Svizzera!
Mentre pensavo, continuavo a tenermi la testa fra le mani, un po’ perché lo faccio da
quando ero piccolo, e pure per ripararmi, nel caso si verificasse la seconda possibilità e
questo sbrocca e me prende a pizze.
“maddai, la pianti, è abbastanza grande da reagire!” … “ mi sembra anche una persona
adulta e matura, reagisca…orsù!”
Orsù! Ma che cazzo vordì orsù? Sembra un modo di chiamare gli orsi in Sardegna.
Finalmente libero la mia faccia dalle mani e lentamente mi volto verso di lui.
Mi guarda
“dai, su. Ne troverà un’altra.”…”ce ne sono a milioni la fuori”…”lo sa? per ogni uomo ci
sono 8 donne”
interrompo il silenzio: “guardi, veramente, per ogni uomo ci sono 9 donne…”
“meglio, lo vede, è ancora meglio, ne ha una dippiù di quanto pensassi”
“si, ma io…”
“ma cosa…si ma io? La pianti, lei no ha voglia di farsi del male”…”si guardi, se solo si
potesse vedere!”…”non sembra nemmeno uno che è stato lasciato dalla donna”
…e grazie al cazzo!…penso tra me e me …mia moglie è alta un metro e cinquantacinque,
pesa novanta chili, e c ‘ha la barba che sembra Camillo Benso conte di Cavour, chi cazzo
se l’accatta?…
“no, guardi, non le permetto di stare male per una donna!” …
…ma questo chi me l ’ha mandato? A me già me rode il culo che ho perso il treno delle
18 e 29 e mi tocca aspettare tre ore quà” guardo verso il vuoto e penso alle prossime tre
ore, anzi, ormai due ore e quarantacinque passate con questo scassacazzi!…
Mentre penso assorto al mio futuro prossimo, sento che l’uomo alza la voce:
“INSOMMA, SIA FORTE, E’ UN UOMO O NO?”
Non ci credo, non è possibile che stia accadendo a me, questo è uscito dal manicomio.
Non faccio in tempo a pensare che vedo la suora, attratta dalle urla dell’uomo, che si
alza e viene verso di me.
18
“su, figliolo, si deve fare forza.”…”solo il signore può aiutarla”…”preghi insieme a me,
su dai, mi dia la mano e preghiamo insieme il signore che le faccia incontrare una nuova
ragazza, anche meglio di quella che aveva prima”…
…e che ce vò? So sposato cò ‘na lavatrice. Ce vuole pure che prego il signore per trovarla
peggio!…
La suora insiste, l’uomo seduto vicino a me sembra ormai sicuro a non mollare, ed io
sono convinto di essere su scherzi a parte e mi aspetto che da un momento all’altro esca
un bello striscione con su scritto: SORRIDI , SEI SU SCHERZI A PARTE…PRIMA O POI UNA
DONNA LA TROVI.
Cazzo, ci mancava solo la suora ed il signore, a me che manco ho fatto la comunione!
Intanto le due vecchiette, sorde ma non troppo evidentemente, si erano alzate ed erano
venute a rinforzare il gruppetto di cacacazzi.
“bello di mamma, che c’è? T’ha lasciato la ragazzetta?”…” Eh’? dillo a zietta tua”…”che
te posso fa’?” …”te presento mia nipote, Concetta, caruccia…c’ha 28 anni, lavora, sa
cucinare e c’ha già il corredo”
Io non credo ai miei occhi e alle mie orecchie, non credo nemmeno al mio naso, alle mie
mani, ai miei brufoli, ai mie piedi, ai calli e all’anima delimortacci loro! Ma non riesco a
reagire.
Non è possibile, non sono su scherzi a parte, quelli uno scherzo così stronzo non
riuscirebbero nemmeno a pensarlo!
Intanto parte l’altra vecchietta “essù bello de nonna”
Fico, mo siamo passati da bello de mamma a bello de nonna, facciamo passi da gigante!
“dillo a nonna tua, che t’accora?” …”lasciale perde le donne, te fanno solo male”
A questo punto accade l’irreparabile. Il barbone che fino a pochi istanti prima se la
dormiva alla grande, ronfando come un treno, si alza, prende il boccione da due litri di
Barbera che aveva abbracciato durante il sonno e, barcollando, si avvicina, completando
la riunione di famiglia.
Con la bocca impastata che sembrava ‘na molazza: “su…bello” …NO! …penso tra me e
me, se dice “bello de papà”, mi alzo e vado a Bologna a piedi…
“su bello…de zio” …meno male, solo zio! “bevi” e mi porge il bottiglione di Barbera
pieno per metà.
Nel frattempo, il signore vicino a me, che aveva dato inizio a tutto il delirio, proseguiva
la sua filippica sulle donne, la suora aveva estratto il rosario dalla fondina ed aveva
iniziato a sgranarlo a suon di ave marie e padri nostri, le due vecchiette continuavano a
19
propormi nipoti e astinenza dalle donne come due venditrici televisive.
La mia testa stava per scoppiare, sudavo freddo, stavo per perdere i sensi, non riuscivo a
respirare, le mani mi sudavano, da lì a poco mi sarei messo a piangere, non sapevo più
perché ero li.
Era davvero troppo per me!
Mi sono alzato, attraversando la coltre di benefattori, mi sono diretto verso l’uscita.
Appena fuori, l’aria fresca mi ha svegliato e fatto riprendere un po’.
Mi giro verso la sala d’attesa e vedo che i cinque sono ancora li, a predicare.
Guardo davanti a me… un treno, sul binario dodici. Mi avvicino lentamente. Sul vagone
c’è scritto Roma – Genova, sulla palina c’è scritto: partenza ore 19.30. Sticazzi Bologna,
non mi ricordo nemmeno che ci vado a fare a Bologna, prendo questo per Genova. Oltre
tutto c’ha pure un orario di partenza fico, come in Svizzera!
Mentre mi avvicino, il treno inizia a muoversi, lo guardo allontanarsi piano piano,
lentamente. Cerco di rincorrerlo ma sono fermo sulle gambe. Guardo l’orologio, sono le
19.29.
Mi volto lentamente sulla mia sinistra incredulo con la bocca aperta come un ebete,
vedo il capostazione che mi guarda.
“scusi”…gli dico…”ma il treno non doveva partire alle 19 e 30?”
lui continua a guardarmi un pò incazzato e mi dice:
“Ueh, signore, ma che si crede? qui, mica siamo in Svizzera eh?”
20
Frank e Marlon - Whittard
Scese dalla macchina e un vento gelido lo avvolse, si strinse nel lungo cappotto nero e si
avviò verso il locale.
Una fitta nebbia avvolgeva la città ed il freddo pungente lo fece rabbrividire.
Il peggior locale di tutta Chicago, - pensò Marlon mentre apriva la porta -, ma del resto
le indicazioni ricevute nella lettera di Frank erano state chiarissime: ‘La mia carriera è
in pericolo. Solo tu puoi aiutarmi’, quindi la richiesta di incontrarsi in quel locale, in
gran segreto, lontano da occhi indiscreti.
Frank era seduto ad un tavolo scarsamente illuminato in fondo al locale, volgeva le
spalle alla porta, ed era avvolto nel fumo delle sue sigarette.
Sembrava preoccupato.
Ehi, Frank! Ma che diavolo di posto è questo!
Siediti per favore, non voglio che qualcuno ci riconosca. Grazie per essere qui.
Ma dannazione Frank, siamo amici, cos’è questo mistero?
Frank non rispose, fece un cenno al cameriere che si avvicino – ‘Due whisky e soda per
favore’
Il cameriere fece un cenno con la testa e si allontanò.
Marlon, è da molti anni che ci conosciamo. Posso fidarmi di te?
Marlon si accese un grosso sigaro cubano, sputò del tabacco in terra e fissò l’amico.
Eh me lo chiedi Frank? Compaesani siamo… - concluse la frase con una forte risata.
Grazie Marlon. Scusami se non sorrido ma il problema è serio, sono molto preoccupato, è
in gioco la mia carriera di cantante.
Arrivò il cameriere con i due bicchieri di whisky e soda.
Parla
21
Come ben sai, ho appena firmato un contratto con la Bristol Music, tanti, tantissimi soldi
per incidere tre dischi nei prossimi anni.
Eh allora? Buon per te amico! Qual è il problema?
Frank si irrigidì e fissò l’amico negli occhi.
Stò perdendo la voce. Ho una grave malattia, nel giro di pochi mesi non potrò più
cantare.
Ma che diavolo stai dicendo? Non ci credo.
Ho avuto la tua stessa reazione. E’ arrivata la conferma qualche giorno fa. Nessun
dubbio. Due, al massimo tre mesi e non riuscirò più ad emettere le tonalità alte. Potrò
parlare, certo, ma non cantare.
Dannazione, Frank! Ma come posso aiutarti? Hai bisogno di soldi?
No, Marlon. Non è una questione di soldi. Io non voglio perdere la fama, il successo, il
mio soprannome… voglio ancora sentire la gente chiamare ‘The Voice’.
Cosa posso fare? Dimmelo, sarà fatto!
Tuo nipote…
Cosa?
Tony…
Non capisco Frank, cosa c’entra Tony?
Ha una voce straordinaria, con un po’ di esercizio potrà sostituirmi completamente in
sala di registrazione, riusciremo a produrre i dischi senza che nessuno sospetti di nulla. E
io resterò The Voice.
Marlon alzò gli occhi al cielo, scolò in un colpo solo tutto il suo whisky e soda e tornò a
fissare l’amico.
Frank, sarà difficile. Ma ce la faremo.
Frank Sinatra continuò a recitare, cantare ed incidere dischi fino al 1998, quando si
spense serenamente nella sua villa di Los Angeles.
Inspiegabilmente il suo ultimo concerto in pubblico si tenne il 15 maggio 1959 al Madison
Square Garden di New York.
22
Tony Brando attualmente vive in Italia, recita, canta e balla per gli Occhioni.
Come promesso a Sinatra, non ha mai rivelato a nessuno la verità sul suo passato.
23
Il Gladiatore - Whittard
La colonna procede lentamente sulla via appia alle porte di Roma.
Siamo partiti dal campo di addestramento di Vacum alle pendici del Vesuvio a notte
fonda, scortati da una legione di pretoriani armati fino ai denti.
All’interno del carro la tensione è incandescente, ci guardiamo tutti con sospetto, quasi
con odio, tra poche ore non ci saranno più amici, il compagno di ieri sarà l’avversario da
uccidere, da umiliare.
Questo vogliono le folle. Così vuole l’imperatore.
Entriamo nei sotterranei del Colosseo e veniamo rinchiusi in una cella minuscola, la
tensione sale, si sentono i versi di animali sconosciuti provenire da poco lontano.
Il rumore della folla è impressionante.
Un brivido scorre lungo la mia schiena, ma non è paura è eccitazione.
Un soldato si avvicina mi fissa e apre la cella:
Tra poco tocca a te. Preparati.
Mi consegnano una rete, un pugnale ed un coltello e con uno spintone mi mandano verso
le scalette che portano all’interno dell’arena.
Salgo lentamente e la luce è fortissima, mi acceca.
Sento le urla selvagge provenire dalle gradinate, chiedono sangue.
Lo avranno.
Guardo in alto, davanti a me il palco imperiale.
Alzo il pugnale e grido: ‘Ave Cesare, morituri te salutant’
Sposto lo sguardo al centro dell’arena e vedo un uomo, maestoso, enorme, elmetto e
visiera calata sul viso, non riesco a riconoscerlo.
Ma non c’è tempo per pensare, in un attimo mi è sotto e con la sua spada lancia
fendenti che a fatica riesco a parare.
Lancio la mia rete e cerco di disorientarlo, in un secondo si libera ed è di nuovo su di
me; schivo la spada usando il pugnale, ma capisco che questo non sarà un giorno di
gloria.
24
Faccio leva sul tridente e riesco ad assestare un calcio potente sul fianco del mio
avversario; accusa appena il colpo, ma con uno scatto repentino sfrutta la mia posizione
scomposta e ruota la spada che mi trapassa il polpaccio.
Il dolore è pazzesco ed il sangue rosso inizia a tingere la sabbia dell’arena.
La folla è in delirio.
Mi rialzo zoppicando ed indietreggio.
Riesco a schivare un colpo diretto al torace e cerco di ribattere con il tridente, ma una
sapiente rotazione della spada del mio avversario fa volare via l’arma dalle mie mani.
Sono spacciato.
Blocco il primo affondo con il pugnale, ma nulla posso al secondo tentativo che mi
ferisce il polso e il dolore mi apre la mano.
Anche il pugnale è a terra.
Il mio avversario mi guarda, mi fissa, vedo i suoi occhi neri sotto la visiera.
Sono fermo davanti a lui in attesa del colpo finale, è finita.
Volge lo sguardo verso il palco imperiale, in attesa dell’esito.
Il grido della folla è unanime: Morte.
L’imperatore si alza.
Il silenzio cala nell’arena.
L’adrenalina è a mille.
Non ho speranze e sono pronto a morire.
L’imperatore alza la mano e tira su il pollice – silenzio assoluto – di scatto lo volge verso
il basso.
Un boato si alza dalla folla, che non aspettava altro, inizia l’urlo ritmato delle migliaia
di persone che gremiscono gli spalti: sangue – sangue – sangue.
Cado in ginocchio, non per paura ma per agevolare il compito del mio avversario e farla
finita.
Lo vedo stringere la spada, fare un passo verso di me.
Alza la spada in cielo e aspetto che si abbatta su di me, chiudo gli occhi, ma
inspiegabilmente lo sento gridare:
NO!
Il silenzio cala nell’arena. L’imperatore si alza in piedi, sembra furioso.
25
Il mio avversario si avvicina e mi aiuta a rialzarmi, riprende:
Mai più. Mai più il sangue dei gladiatori scorrerà su questa arena per il piacere di un
imperatore corrotto. Mai più uomini ridotti a schiavi lotteranno per la voglia di sangue di
una corte avida e di senatori devoti solo al dio denaro, di un imperatore che non ha a
cuore le sorti di Roma e della sua gente. Gli Dei sono testimoni che questo è il grande
giorno, il giorno in cui il popolo di Roma riprenderà la sua città e la libererà
dall’ingiustizia. Lo prometto.
Con un gesto veloce tolse l’elmetto dalla testa e riprese:
Lo prometto. Lo prometto sul mio nome: Marcus Trivella.
Il silenzio della folla venne interrotto da alcune voci, alle quali presto ne seguirono
migliaia, fino a formare una sola voce che scandiva il suo nome: MAR-CUS, MAR-CUS.
Seguirono giorni di battaglie e lotte senza quartiere.
L’imperatore e la sua corte fuggirono ad Ostia, dove alcuni giorni dopo venne ucciso da
un pretoriano fedele a Marcus.
Un mese più tardi, Marcus Trivella marciava con le sue legioni nel centro di Roma tra ali
di folla che lo acclamava come il nuovo imperatore romano.
26
Il sottile confine tra il bene e il male – Zia Franka
C'era una volta un uomo che amava leggere. Leggeva tantissimo, anche due libri al
giorno.
A causa di questa sua passione sfrenata la sua vista era calata sensibilmente ed era
obbligato a portare gli occhiali in qualsiasi sitauazione.
Nonostante la sua giovane età pensava spesso alla morte e all'esistenza dell'inferno e del
paradiso, al destino dell'anima dopo aver lasciato il corpo e se ci fosse qualcosa dopo la
vita terrena.
Un giorno mentre si recava a lavoro, l'uomo ebbe un incidente.
Dopo alcune ore morì.
Si ritrovò in un luogo indefinito e infinito, come un deserto illuminato tutto il giorno
dove faceva molto caldo.
L'uomo impiegò parecchio tempo ad ambientarsi e iniziò a girovagare alla ricerca di
qualcuno che gli spiegasse dove si trovava.
Dopo alcune ore, mentre camminava, in lontananza vide un muro enorme.
Mentre si avvicinava si rese conto che il muro era composto da minuscoli mattoncini
colorati...
Giunto a pochi metri dal muro ebbe un sussulto.
Il muro non era composto da mattoni, bensì da libri.
Il suo viso si illuminò e pieno di euforia esclamò:
ALLORA IL PARADISO ESISTE!
avrebbe passato la sua esistenza infinita a leggere, un sogno che diventava realtà.
Iniziò a correre verso il muro di libri, ma mentre correva gli occhiali gli caddero a terra e
con un piede li fracassò.
Si chinò a terra disperato alla ricerca degli occhiali, appena li trovò li raccolse e si rese
conto che erano irrimediabilmente guasti.
Guardò il muro completamente appannato e indefinito e si rese conto
che era finito all'inferno.
27
Randal Kleiser - Whittard
Gennaio 1977 – In un bar alla periferia di Los Angeles.
A 30 anni era diventato un divo. Idolo di intere generazioni.
Aveva creato dal nulla una delle serie televisive più famose: "Starsky and Hutch", ne
aveva curato la sceneggiatura e la regia, ora, a distanza di pochi anni, Randal Kleiser era
lì, seduto davanti a me, disperato e ubriaco fradicio, depresso come non lo era mai
stato.
Non valgo piu niente, le produzioni mi ignorano.
Ma piantala, sei sempre il geniaccio che sta facendo divertire mezzo mondo con i suoi
telefilm.
Si, ma è finita. Non ho piu idee. Sono a corto, anche il mio agente mi evita. Non so piu
che inventarmi. Non ho un soldo.
Randal, falla finita per favore. Smettila di bere e parliamo seriamente del futuro.
Si, hai ragione, ma non ce la faccio. Mi sento una nullità. Con Hollywood ho chiuso ingrati di merda! – si stanno arricchendo con i miei telefilm, mi hanno voltato le spalle.
Forse mia sorella mi presta 3000 dollari, rilevo il vecchio bar di Guimanez all’angolo
della 31esima. Fanculo a tutti.
Ma sei impazzito? Buttare via un talento come il tuo? Ma stiamo scherzando? Randal, non
posso permetterlo. Ci verrà qualche idea, scriveremo qualcosa di sensazionale, le case di
produzione faranno la fila per metterti sotto contratto. Gia leggo i titoli dei giornali:
‘Randal Kleiser firma la regia del film campione d’incassi’.
Grazie Whitt, sei un amico. Ma questa volta non è così semplice.
La conversazione viene interrotta dall’arrivo di John, un amico d’infanzia di Whitt.
Ciao John, come stai? Vieni, ti presento Randal, il regista Randal Kleiser.
Che onore, il grande Randal… adoro i tuoi telefilm. Piacere, John.
Finalmente ce l’hai fatta, eh, John? Sembra che il filmetto appena uscito nelle sale si
stia comportando bene. Complimenti, balli da Dio.
In effetti sembra un successo inaspettato. Incrociamo le dita. Voi cosa mi raccontate?
State preparando qualcosa?
28
In effetti ci stavamo pensando… ma siamo un po’ a corto di idee…
Che ne pensate di un bel musical ambientato negli anni ‘40 in piena guerra mondiale?
John, mi sembra una bella stronzata!
E… invece… un bel musical sulla vita di joe di maggio? Mi vedo benissimo nei panni del
grande joe…
Ma è una cazzata assurda! Whitt, ma dove l’hai trovato questo scemo? E’ tutto fuori! E
poi con quella faccia da studentello sbarbato come puoi pretendere di fare joe di
maggio???
Studentello? Aspetta… Aspetta… Randal, ho una mezza idea… studenti, giovani, musica,
gare di ballo, amori, macchine anni 60…
Siii, mi piace. Io sono fortissimo con i balli anni 60, mi piace, mi piace…
E tu Randal, che ne pensi?
Mah, a me sembra una stronzata. A chi vuoi che interessi una storia così idiota? E poi io
questo scemo tutto pieno di ‘gelatina’ in testa non ce lo voglio nel mio film…
Un anno piu tardi Randal Kleiser firmò la regia di uno dei film che fece epoca negli anni
70: Grease.
L’attore scemo diventò uno dei divi più pagati di Hollywood.
Whitt, vive in Italia e scrive per gli Occhioni.
29
Zoccole, idraulici e un regalo da 35 euro...
- Whittard
Piazza della cancelleria ore 00.20
Mi accingo a riprendere la macchina dopo una splendida serata.
Da lontano, vedo che sotto al tergicristallo posteriore c’è un bel foglietto, forse una
pubblicità?
Neanche per sogno, è una bella multa per sosta al centro della carreggiata!
Follia, non sono parcheggiato al centro della carreggiata, magari non benissimo, sono
davanti a delle fioriere di un ristorante, ma non al centro della carreggiata.
Leggo il nome del vigile: Serena C.
Primo pensiero: Stà grandissima zoccola!
Poi, mentre mi leggo bene la multa, mi accorgo che questa Serena si chiama Carlo,
quindi, con molta probabilità sono stato multato da un trans… inizio a mandargli
accidenti vari, dalla peste all’aviaria, dalla scarlattina al virus ebola…
Leggo l’importo della multa: un regalino per il mio compleanno di 35 euro, vabbè,
maledizione, forse tutti quegli accidenti sono esagerati… cosa ti posso augurare brutto
trans che non sei altro???
Trovato! Ti auguro di rientrare a casa alla fine del tuo turno di merda, aprire la porta e
trovare casa allagata con 50 cm di acqua, un tubo dell’acqua spaccato e danni
pesantissimi ai vicini di casa che TU, brutto trans di merda dovrai risarcire.
Ti auguro di chiamare un bell’idraulico alle tre di mattina, che senza colpo ferire ti
chiederà 300 euro solo per averlo svegliato e di dover pagare almeno 3000 euro per
risarcire tutto il condominio.
Cara Serena, la prossima volta, prima di rompere l’anima al prossimo… stattene a casa!
30
Io e Lei – Whittard
La moto corre veloce lungo la strada che porta al mare.
Il vento fresco e pungente di una splendida domenica di primavera mi sferza il volto e
Lucia stretta a me ride felice e divertita lasciando andare al vento i suoi lunghi capelli
ricci.
Ci siamo conosciuti una settimana fa alla festa di compleanno di Paolo.
Era con una sua amica che cercava di aprire una bottiglia di vino ed io divertito
guardavo la scena da lontano, sorridendo alla simpatica scenetta.
Poi si è girata e mi ha visto, ci siamo guardati, quasi fissati.
Un attimo, un’ora, non saprei dire quanto.
I suoi occhi, il suo sguardo, ho letto qualcosa.
Come quando un libro cadendo lascia intravedere alcune pagine e riesci a leggere al volo
delle parole.
E le cose belle che ho letto erano li, davanti a me.
Mi ha sorriso e con una faccia buffa mi ha chiesto aiuto per aprire la bottiglia.
Abbiamo trascorso la serata insieme, parlando di cucina e di sport, di vino e di libri.
Ero incantato: i suoi occhi grandi e neri lasciavano partire degli sguardi così intensi ed
espressivi che anticipavano le sue parole, avrei potuto capire i suoi discorsi anche se
fosse rimasta in silenzio, le sue labbra carnose si muovevano armoniose lasciando
intravedere file di denti bianchi e perfetti, i suoi capelli lunghi e ricci le scendevano
lungo le orecchie in piccoli boccoli infantili.
Siamo andati avanti per ore a parlare.
Ogni tanto si avvicinava qualche amico e cercava di inserirsi nella conversazione, ma
eravamo impenetrabili, tutti gli assalti venivano respinti e rimandati indietro.
Mi sentivo benissimo e sentivo che anche lei stava bene e desiderava vivere quel
momento. Si era creato un involucro intorno a noi e tutto ciò che c’era fuori non
esisteva, la musica, gli amici, la confusione.
Io e lei.
Mentre riflettevo su queste cose, lei ha interrotto il suo discorso, mi ha guardato
dubbiosa e con un sorriso stupendo mi ha chiesto: Cosa c’è che non va?
Cosa c’è che non va? – ho risposto io, prendendo tempo per pensare alla risposta.
31
Ho sorriso, non riuscivo a trovare le parole per dirle che ero pazzo di lei, che avrei
voluto baciarla e stringerla a me, prenderle il volto tra le mani e passare le mani tra i
suoi capelli folti, odorare la sua pelle e baciarle il collo, sussurrarle nell’orecchio le
parole più dolci; che quel momento non finisse mai.
Si è avvicinata a me, quasi riuscisse a sentire i miei pensieri.
Ha chiuso gli occhi.
Mi ha baciato.
I miei pensieri si sono fermati, il mio cuore è esploso.
Ho chiuso gli occhi, ed ho iniziato a volare, trascinato dalla sua forza e dal suo impeto.
Siamo arrivati al mare.
Una coppia di ragazzi passeggia in lontananza tenendosi per mano.
Ci togliamo le scarpe ed iniziamo a correre lungo la riva schizzandoci acqua fredda che
bagna i nostri vestiti, sudati e stropicciati.
Lei si ferma esausta, mi avvicino, le do un bacio.
Ci sdraiamo sulla sabbia riscaldata da un debole sole primaverile e guardo il cielo, le
nuvole, le rondini che volteggiano libere nell’aria.
Sento di essere felice.
Una musica in lontananza allieta il mio riposo.
Il volume aumenta, ma continuo a rimanere steso, con il volto sorridente nel mio letto di
casa, mentre la sveglia continua a suonare, imperterrita nel suo lavoro.
La canzone è cambiata.
Le note della musica si riversano su di me come un fiume in piena e riempiono la stanza
saturandola di dolci melodie.
Ma niente e nessuno potrà interrompere il mio sogno.
Io e Lei.
Sogno?
32
Centossessanta - Whittard
Sono le 15 di un fresco pomeriggio estivo e vado tranquillo verso il mare in sella alla mia
moto nuova.
Il vento tra i capelli, l’aria fresca che mi accarezza la pelle, il profumo della campagna
intorno a me.
Mi sento il padrone del mondo e forse lo sono.
160 km/h
Il tratto di rettilineo davanti a me è libero, apro il gas e lancio la mia moto a tutta
velocità, sono sicuro di me e di lei, sono tranquillo, mi aspetta una bellissima giornata di
mare.
In lontananza vedo il semaforo diventare arancione.
Posso accelerare e tentare di passare, oppure rallentare lentamente ed aspettare che il
semaforo torni verde.
160 km/h
Scelgo la seconda ipotesi, sono un tipo prudente.
Tocco con la punta delle dita le leve dei freni, ma non riesco a tirarle.
Le mani non rispondono, sono come paralizzato, non riesco a muovere le braccia dal
gomito alle dita delle mani, completamente immobile.
Le dita sfiorano appena le leve dei freni, ma non hanno la forza di tirarle, la mano
destra avvinghiata nella manopola del gas, immobile, completamente bloccata nella
posizione di massima apertura.
160 km/h
Sono confuso, non capisco cosa succede.
Sono paralizzato su una moto lanciata alla massima velocità e non posso fare niente.
Non posso frenare.
Non posso decelerare.
Devo solo andare dritto, schivare gli ostacoli… e sperare.
Sperare che le mie mani tornino a rispondere ai comandi, che le mie dita riescano a
tirare le leve dei freni, che nessuno intralci la mia strada, che nessun semaforo…
Il semaforo!
160 km/h
E’ diventato rosso.
33
Si avvicina sempre più velocemente.
Le macchine che attraversano l’incrocio non sono molte, ma ne basta una…
Passo l’incrocio a velocità pazzesca sfiorando la coda di un camion per prodotti
surgelati, qualche attimo e sarebbe stata la fine.
Ora il rettilineo è un po’ più lungo, posso farcela.
160 km/h
Ma che succede?
Perché proprio a me?
Perché proprio adesso?
Come posso fermarmi senza morire sfracellato?
Non è possibile, è un incubo.
Ma il conducente di una fiat punto, vedendomi sfrecciare alla sua destra mi riporta alla
realtà mostrandomi a lungo il suo dito medio…
Sono spacciato.
Sento il sudore scendere dalla fronte, la camicia completamente bagnata.
Una macchina della polizia ferma sul ciglio della strada, vedendomi sfrecciare ad oltre 3
volte il limite di velocità si mette in moto ed inizia a seguirmi.
Sento la sirena dietro di me.
160 km/h
Ho paura, inizio a tremare e sento le mani che iniziano a sudare copiosamente.
Vedo in lontananza la mia meta, il mare, la strada che finisce proprio sul lungomare.
Mi schianterò, è la fine.
La sirena della polizia è sempre dietro di me, ma non so cosa fare.
Inizio ad urlare, la fine è vicina, urlo a squarciagola, si, me ne andrò, ma mi sentiranno
tutti.
Non ho più fiato in gola, continuo ad emettere dei versi strani, fanno paura anche a me.
E’ strano quello che si combina in preda al panico.
160 km/h
L’impatto è imminente, pochi metri…
Volo.
Vedo il lungomare dall’alto, la moto distrutta contro un cassonetto della spazzatura.
Ed io volo.
Strano, credevo fosse più dura morire.
34
Ed invece volo, volo sul lungomare, volo sulla spiaggia piena di bagnanti.
Volo sulle onde del mare che si infrangono sulla riva e vedo i pedalò con le coppiette che
si dirigono a largo.
Volo insieme ai gabbiani che cercano i pesci a fior d’acqua.
E poi, come un missile che si inabissa, SPLASH, mi immergo nell’acqua.
Apro gli occhi e vedo una donna.
E’ bellissima, mi guarda sorridendo mentre mi afferra per le mani e mi trascina negli
abissi.
Il tuffo più dolce della mia vita.
35
Che serata – Zia Franka
Il posto era uno di quei posti che si vedono solo nei film. Almeno fino a quel punto,
perché, per la prima volta non lo vedeva in un film, ma lo stava vedendo dal vivo.
"Cazzo, che roba!", fu l'esclamazione che gli venne in mente appena entrò.
Poi, dopo essersi ripreso, fece quattro passi intorno ai tavoli, nel locale scuro e
affumicato dove la gente parlava ad alta voce fumando sigarette di tutte le marche e
sigari da decine di dollari.
Al bancone del bar, alcune donne vestite da sgualdrine cercavano di circuire i poveri
avventori sventurati che offrivano loro da bere, whisky e gin di pessima fattura. Proprio
le esalazioni di quel whisky, sparso sul bancone e caduto a terra, misto all'odore dei
sigari cubani e alla puzza di sudore dei camionisti sdraiati sulle panche in fondo alla
stanza, davano al locale un'aria di vissuto. In altri tempi gli sarebbe venuto un conato di
vomito e sarebbe fuggito di corsa come inseguito da lupi famelici, ma quella sera no.
Quella sera era speciale. Una di quelle sere che non si doveva dimenticare, doveva fare
qualcosa di eccezionale.
Si trastullò ancora pochi secondi, indeciso se sedersi al tavolo vicino ai camionisti e
sorbirsi così i loro effluvi ascellari, oppure andare dritto al bancone e ordinare un drink,
assalito dalle mani invadenti delle sgualdrine truccate da viados. Ma erano donne vestite
da sgualdrine, oppure sgualdrine truccate da viados? Forse erano viados vestiti da donna,
truccati da sgualdrine Poco importa, in fin dei conti, erano viados vestiti da donna, che
sembravano sgualdrine, truccate come bagasce. Che differenza faceva poi, tanto
stavano li per farsi pagare da bere e magari, se ti andava, se eri bevuto fino
all'inverosimile, ti portavano nelle stanzette "di sopra", ti spogliavano, e ti toglievano
anche i soldi per il giornale dell'indomani mattina. Ma non era quello che cercava. Lui
voleva fare qualcosa che facesse di quella serata, "la serata". Quella che avrebbe
ricordato per tutta la vita, che non si sarebbe più tolto di mente, come un tatuaggio
sulla spalla, una cicatrice, come il primo bacio. Il 23 maggio 1997 non se lo doveva
scordare più.
Di punto in bianco fu colpito da una figura che da lontano lo scrutava, sorseggiando un
gin-tonic, fumando una Camel lights, mentre sgranocchiava noccioline e si trastullava i
capelli. “Ma quante cazzo di mani c’ha questa?” pensò, divertito da quella donna dai
capelli rossi che continuava insistente ad esaminarlo a distanza. Capì che quella, poteva
essere la sua occasione. Per la prima volta in vita sua, una donna lo guardava, lo
36
scrutava, lo cioccava, insomma: stava RIMORCHIANDO.
Immediatamente gli venne un groppo alla gola. Sudò freddo. Gli vennero i brividi. Si girò
alla ricerca di qualcosa da bere che gli togliesse l’effetto carta vetrata dalla gola. Due
tavoli più in là qualcuno aveva lasciato un bicchiere mezzo pieno, o era mezzo vuoto?
Questa domanda lo fermò per un istante, ma poi si fiondò sul bicchiere, approfittando di
un attimo di distrazione della rossa. Appena mandato giù il liquido scuro contenuto nel
bicchiere si accorse che era chinotto. “Porca troja, il chinotto” , proprio sto cazzo di
chinotto ci doveva essere?
Da quando aveva sette anni ed aveva provato per la prima volta, l’altro modo di bere
scuro, ogni volta, cominciava a ruttare come un otre piena di metano.
“Porca boja, adesso che faccio?”. Doveva aspettare che la fase critica passasse prima di
avvicinarsi alla donna. La fase critica durava almeno venti minuti. Avrebbe aspettato
tanto? Se ne sarebbe andata come avevano fatto tutte, le altre volte?
Una cosa lo rincuorò: per la prima volta da quando l’aveva vista, non era più agitato
dall’emozione, adesso la sua attenzione era tutta per il chinotto.
Ma in quel momento, proprio mentre pensava che non era più agitato, cominciò ad
agitarsi.
La donna era scesa dallo sgabello del bancone ed a passi lenti e voluttuosi stava
avvicinandosi a lui.
Istintivamente lui iniziò a mandare giù aria nello stomaco per provocarsi dei rutti e
cercare di scongiurare la fase critica. Sfruttando il rumore assordante della musica nel
locale e del chiasso provocato dai camionisti che raccontavano barzellette, fece in pochi
secondi un turbinio di rotti da sparecchiare tutti i tavoli del locale. Lei lo guardava
provocante e lui, che sentiva che la fase critica stava per terminare, alleggerito dal suo
peso interiore, abbozzò un sorriso ammiccante mentre lei si avvicinava sempre più. Era a
pochi passi, quando lui capì che la fase critica era ormai al termine, restava solo
pochissima aria da mandare fuori. Che fare? Mandare giù pochissima aria e cercare di
smaltirla in più riprese, oppure mandarne giù tanta, tutta di un colpo, e ruttare con
tutta la potenza dei polmoni? Tanto i camionisti erano all’apice del divertimento, la
musica era al massimo. Decise per la seconda ipotesi. Inspirò tanta aria da farsi quasi
esplodere lo stomaco, carburò e si apprestò a riemetterla con tutta la potenza che
potesse immaginare. Lei era ormai davanti a lui.
Ma proprio in quel momento i camionisti smisero di ridere, perché l’ultima barzelletta
raccontata già la conoscevano tutti. Il barman, che aveva l’emicrania spense la musica
37
assordante, ed il silenzio calò nel locale.
BBBBRRRRRRRRHOOOOOOOOOOAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRZZZZZ
Non aveva fatto in tempo ad accorgersi che il barman aveva spento la musica e che
quella cazzo di barzelletta era vecchia e la conoscevano tutti.
Tutto il locale, anche i tavoli e le sedie, si voltarono verso di lui. Il barman ingollò un
moment per calmare il mal di testa e la ragazza…
La ragazza era davanti a lui, con i capelli rossi, come prima, ma di un rosso più acceso,
tutti all’indietro, il trucco le colava dagli occhi e la sigaretta, ormai spenta, le cadde
dalle labbra.
Lui non riuscì a reggere la figuraccia e di corsa uscì dal locale dirigendosi verso il parco.
La donna lo seguì, dopo essersi riassettata il trucco che l’onda d’urto le aveva squassato.
Lui intanto, a lunghe falcate aveva raggiunto il parco e si era seduto stremato dalla
corsa sopra una panchina. La donna uscita dal locale si guardò intorno ma non vide
nessuno, per strada nessuno, nemmeno un cane randagio. Ma, di colpo, la sua attenzione
fu catturata da una scia di colore giallo ocra dall’odore acre. Decise di seguirla, convinta
dentro di se, che l’avrebbe portata da lui.
Man mano che proseguiva lungo il tragitto, la scia era sempre più intensa e lei
accelerava, e dopo alcuni passi si trovò di fronte alla panchina, dove l’uomo si era
fermato, sfinito.
A passi lenti e leggeri si avvicinò per non impaurirlo, e quando gli fu dietro, gli cinse gli
occhi con i palmi delle mani ed esclamò: ”chi è?”.
Lui, per un istante non afferrò la situazione, ma subito dopo emise un urlo deflagrante
che fece fuggire tutti gli animali del parco, nel giro di duecento metri.
La donna gli si sedette accanto e gli prese la mano fra le sue cercando di rincuorarlo.
- scusa, non volevo metterti paura.
- Ma no, non mi hai messo paura, è che io, ogni tanto, urlo per liberarmi delle cariche
negative. Lo faccio tutti i giorni.
- Perché sei fuggito così, all’improvviso, dal locale? Pensavo che volessi conoscermi.
- Ma perché, tu…., non….tu, non hai sentito?
- Sentito cosa?
- Non hai sentito il rumore che ho fatto?
- Quale rumore?
- BBBBRRRRRRRRHOOOOOOOOOOOOOOOOOOOARRRRRRRRRRRRRRRRZZZZ
- Lo hai fatto tu? Ma, perché, non era il temporale?
38
- Eh, si, infatti. Io faccio un’imitazione del temporale veramente eccezionale, ti è
piaciuta?
- Non vado matta per le imitazioni, comunque, sei bravo.
Mentre parlavano, lui scorse nella donna qualcosa di particolare, come una nota di
originalità. Quel qualcosa in più. Qualcosa che le altre donne non hanno. Era una donna
particolare. Magnifico: una notte particolare, in un posto particolare con una donna
particolare.
Era il momento, quello che aspettava da anni. La serata della sua vita.
La donna intanto non perdeva tempo, lo guardava con sguardo profondo e provocante,
accarezzandogli la mano. Lui la fissava, incredulo che quello che stava succedendo,
stava succedendo proprio a lui.
All’improvviso la donna avvicino la bocca a quella di lui e lo baciò intensamente.
Quel bacio lo lasciò senza respiro. Gli vennero in mente mille cose, tra cui un fortissimo
odore di dopo barba.
La donna, aveva preso in mano la situazione, ed ora lo stava spogliando, mentre lui in
preda all’eccitazione spogliava lei. Era una situazione incontenibile, via la maglietta, via
la camicetta, via la canotta, via il reggiseno. Lei gli accarezzava il petto villoso, anche
lui! Anche lui?
Ma che ci fa, questa, con tutti sti peli sul petto? Ma lei non gli diede il tempo di trovare
una risposta, perché gli aveva sbottonato i pantaloni. In pochi secondi si trovò disteso
sulla panchina, nudo, mentre lei, indossando solo un perizoma, lo leccava tutto come un
cremino.
L’eccitazione era alle stelle, lui, preso dal impeto sessuale, infilò la mano li dentro. Si,
proprio nel unico indumento che lei indossava ancora.
Si fermò di colpo. Un grosso punto interrogativo gli spuntò sopra la testa:
“Che cazzo ci fa, questa, con una banana nelle mutande?”
Ma il grosso punto interrogativo svanì in un lampo, quando la donna lo prese con
veemenza, lo capovolse a pancia in giù, lo afferrò per i fianchi e….
…MAMMAMIAAAAAAAA CHE DOLOREEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!
Era all’apice della serata, quella serata che da anni aveva atteso, e che adesso non
avrebbe più dimenticato. Da quella sera sarebbe cambiato tutto in lui.
Non avrebbe più pensato come una volta, non avrebbe più camminato come una volta,
non si sarebbe più seduto come una volta, non avrebbe più riso come una volta.
39
Da quella sera, ogni volta che avesse detto, irritato, a qualcuno: “ lasciami stare oggi mi
rode il culo!”, sarebbe ritornato inevitabilmente indietro con la mente e avrebbe
pensato a quando, una sera era entrato in uno di quei posti che si vedono solo nei film.
Almeno fino a quel punto, perché, per la prima volta non lo vedeva in un film, ma lo
stava vedendo dal vivo…
40
Questa fottutissima estate del cazzo… - Zia Franka
Sto sul letto, il caldo trasuda dai muri cola a terra come la cera sciolta di una candela
respiro a fatica, la schiena è piena di gocce di sudore, anche le mie gambe
il mio petto, il collo e il viso.
due mosche di merda girano come avvoltoi intorno a me sperando che sia morto, ogni
tanto si posano sulla mia schiena per succhiare l’acido del mio sudore. le caccio via con
la mano.
mi alzo dal letto come appena uscito dalla doccia, accendo la radio
il DJ ha appena messo su BLACK dei Pearl Jam, alzo il volume fino all’inverosimile.
mi spacco sul letto su cui il sudore ha lasciato l’impronta del mio corpo, 'na sacra
sindone de sudore.
nella penombra del pomeriggio vedo la musica che fende l’aria stagnante,
mi passa attraverso.
il mio corpo è una nuvola bianca, soffice e torbida.
la musica fende la mia candida essenza come raggi di luce, mi entra dentro, travolge i
miei polmoni, il mio cuore le vene il mio cervello. mi vedo camminare nel cielo leggero
sono inebriato, per alcuni istanti non sento il caldo, il freddo, il mio corpo si solleva dal
letto…finalmente non penso a niente, a questa fottutissima estate del cazzo…
la canzone finisce, ascolto la voce del DJ che vibra mentre parte in sottofondo il brano
successivo, JEREMY che sfuma in pochi secondi.
apro gli occhi, prendo il libro sul comodino e lo abbatto sopra una delle mosche che
resta spiaccicata sul muro. l’ennesima vittima della torrida estate.
ripulisco Bukowsky e lo rimetto a posto, vicino alle Rizla, ai residui di tabacco.
Cazzo… Fusco, stavolta me l’hai data proprio buona!!!
41
Il fantasma del Pantanellarium - Whittard
E adesso ci mancava pure il fantasma del Pantanellarium.
Non scherzo, è un fantasma vero e dispettoso che a volte fa prendere degli spaventi
niente male.
Tutto è iniziato la scorsa settimana, la Pds era a Milano per lavoro ed io ne ho
approfittato per passare una serata in tranquillità in casa, steso sul divano a leggere il
mio libro.
Tutto d’un tratto la quiete casalinga è stata interrotta da un quadretto di una foto
posizionato sopra il termosifone, praticamente sopra la mia testa che mi è precipitato
addosso.
Mi è preso un colpo, piu per lo spavento improvviso che per altro, può capitare che un
quadretto appoggiato in equilibrio precario possa scivolare…
Ma dopo dieci minuti esatti ecco un altro fatto stranissimo: una foto appoggiata sui libri
all’interno della libreria vola sul pavimento come sospinta da un soffio proveniente da
dietro.
Le finestre erano completamente chiuse, lo stereo spento, tv spenta, io immobile sul
divano: l’aria nella stanza era completamente ferma.
Due coincidenze – ho subito pensato – la mia razionalità mi ha spinto subito a giustificare
i due casi in maniera molto semplicistica: coincidenze.
E di coincidenze ho continuato a pensare fino a ieri sera, quando è successo qualcosa
che mi ha spaventato seriamente.
Erano circa le 19, stavo rientrando a casa dall’ufficio. Prendo l’ascensore, scendo al mio
piano, faccio il solito pezzo di corridoio e sento da lontano una musica molto alta
provenire dalla mia porta di casa.
Penso subito al mio vicino folle che ha alzato al massimo il volume del suo stereo, ma
quando arrivo davanti alla mia porta capisco che la musica proviene dall’interno di casa
mia ed in realtà non è uno stereo ma la sigla di un programma televisivo.
Il volume è altissimo.
Spero che sia la Pds rientrata in anticipo da Milano, ma capisco subito che è impossibile
perche inizio a girare la chiave nella toppa ed inizia a girare, la porta è chiusa, ci sono
tutte le mandate che avevo dato io la mattina uscendo di casa.
42
Spalanco la porta, la casa è immersa nel buio illuminata solo dalla tv che proietta le
immagini di un gioco a premi.
Lascio cadere le borse che avevo in mano, mi faccio coraggio ed entro, cerco di vedere
se c’è qualcuno, se sono entrati i ladri, se manca qualcosa.
Ma ovviamente tutto è in ordine, le poche cose da rubare sono tutte li al loro posto,
tutto è come quando sono uscito di casa la mattina, solo la tv accesa urlante.
Preciso che quando mi sveglio la mattina la prima cosa che faccio è accendere la radio,
mai accesa la tv, sono quindi certo che la mattina la tv era spenta.
Il primo pensiero è al telecomando - forse è caduto in terra ed accidentalmente si è
premuto il tasto di accensione - ma niente, è li sul tavolo ben saldo nella sua posizione
orizzontale.
Non so piu cosa pensare, tranne ricollegare i fatti e pensare con affetto a qualche
fantasmino spiritoso che ha scelto di condividere con me e la Pds i 40mq del nostro
Pantanellarium.
43
Il Buco nella vasca - Whittard
Oggi ne è successa un’altra.
E questa volta c’era anche la Pds per cui possiamo escludere l’eventualità che sto
impazzendo.
Eravamo a letto, intontiti dalla sveglia che aveva appena finito di suonare per
l’ennesima volta, stavamo cercando di rosicchiare qualche minuto in piu di sonno dopo
aver trascorso una nottata in festa per il matrimonio dei nostri amici.
Dal bagno è arrivato un rumore forte, un crepitio stranissimo, mai sentito prima, breve
ma talmente particolare ed inaspettato che abbiamo sgranato gli occhi e ci siamo
irrigiditi in attesa di sentire qualcos’altro.
Ho guardato la sveglia: erano le 8.05.
Immediatamente arriva un secondo rumore, identico al precedente, forse è durato
qualche istante in piu, ma comunque sempre stranissimo e particolare, mai sentito
prima.
La Pds si è alzata di scatto e si è precipitata in bagno, è tornata poco dopo con un’aria
perplessa e mi ha chiesto di seguirla.
Sono entrato in bagno e non ho visto nulla, poi mi ha indicato la vasca ed ho visto un
buco.
Al centro della vasca si è formato un buco nello smalto di circa 2 centimetri, lasciando
intravedere la struttura nera della vasca. Poco piu in la, c’erano alcuni frammenti dello
smalto che sembravano letteralmente ‘esplosi’ dal punto rimasto scoperto.
Nella vasca non era caduto assolutamente nulla, completamente vuota, tutto era
sistemato in ordine sul bordo e nel bagno non c’era nulla fuori posto.
Continuo a ripetermi che sono cose che possono capitare, che la vasca avrà avuto un
difetto o che durante l’ultima doccia sia caduto accidentalmente qualcosa di pesante,
anche se non mi risulta.
Un’altra semplice coincidenza.
44
La 25@ Ora – Zia Franka
Finalmente l’ho visto. FANTASTICO!
Il film è geniale, assolutamente grandioso!
La trama semplice e originale prende spunto da un film del ’73, “Giù le mani da mia
suocera” di Bruce Carradine premiato con 3 premi oscar (colonna sonora, miglior attore
fuori scena, miglior telecamera). Solo che nel film di Carradine le torri gemelle erano
state abbattute a picconate da due dissidenti Croati.
La fotografia è fantastica, anche se un po’ mossa, la colonna sonora lascia a desiderare
perché lunga e ripetitiva (tutta in RE minore e DO diesis).
Il film eviscera la storia di due giovani amanti. Lui, Jack dirige una tintoria a S. Donato
Val di Comino in provincia di Frosinone, lei, Fiona vive a Sondrio, è disoccupata e cerca
lavoro, ma non è fortunata e allora smette subito. La distanza tra i due si fa sentire, 800
km sono troppi e lui spende 350€ al mese di cellulare per chiamarla, lei invece ne
spende 20€ perché è tirchia. Lui decide allora di comprarsi una macchina, una vecchia
Talbot Solara del 1984 (2400 diesel che beve come un tedesco di 45 anni) e parte per
andare a trovare il suo amore. Il viaggio è lungo e per colpa di un difetto al volano della
Talbot deve guidare a 45 Km orari. Sarà il caldo, sarà il vento, sarà che marte è appena
a 55,8 milioni di km dalla terra oppure sarà che la macchina è un vero cesso cò la
catena, fattosta che il viaggio dura 24 ore. Verso le 4 di mattina (23° ora e 12 minuti)
Jack è alle porte di Bologna e decide di fermarsi a mangiare un piatto di tortellini (2°
specialità del luogo). Riparte che mancano 15 minuti alla 24° ora ed allora comincia ad
innervosirsi e a dire: “ma quanto manca?”, “ma quando si arriva?”, “devo fare pipì”. Si
fa a tavoletta tutta l’autostrada ed arriva alla 24° ora spaccata a 10 Km da Sondrio. A
quel punto si fa due conti e decide di tornare indietro, ormai è entrato nella 25° ora di
viaggio e lui non può sopportarlo e allora torna indietro (un po’ come il matto che salta
99 cancelli per fuggire dal manicomio ed al 100 decide di tornare indietro, ma senza
macchina). Inutile raccontare del fatto che si ferma di nuovo a Bologna (stavolta per la
1° specialità del luogo) e poi vende la macchina e decide di tornare in treno che è più
veloce pensando: “ma perché non ci ho pensato prima al treno?”.
Certi film non li fanno più (meno male!)
45
Fase Rem – Whittard
La suggestione è una brutta cosa e a volte gioca brutti scherzi.
Pensi e ripensi a certe cose e poi tutto quello che vedi o senti lo ricolleghi al tuo
pensiero, tutto sembra essere collegato o ruotare attorno a quell’unico chiodo fisso.
Da qualche giorno, il mio pensiero fisso quando mi trovo dentro casa è uno solo: C’è
nessuno?
E non mi riferisco alla Pds che, beata lei, da lunedi si trova a Milano per lavoro e
rientrerà solamente venerdi sera…
No, mi riferisco a qualcos’altro, qualcosa di non definito che ‘penso’ sia responsabile
della caduta delle foto, della tv accesa, del buco nella vasca da bagno e di qualcosa
successo questa notte.
La suggestione dicevo, non è una bella cosa e proprio a lei, ‘spero’ devo i 2 minuti di
panico vissuti verso le 2 di questa notte.
La serata era stata tranquillissima: cenetta casalinga con Zia Franka, wursteloni e patate
al forno con birrozze al seguito, seguita da un feroce zapping televisivo stravaccati sul
divano.
Verso mezzanotte Zia mi saluta e se ne va a casa a dormire, mentre io chiudo la porta a
chiave e inizio a pensare.
Vado in bagno e la prima cosa che faccio è guardare dentro la vasca perche mi aspetto
di trovare altri buchi, mi metto a letto a leggere e nella penombra mi sembra di vedere
tutto e niente, insomma, mi stava assalendo una certa inquietudine.
Finisco il libro e spengo la luce, la sveglia proietta l’orario sul soffitto: 1.40.
Passa qualche minuto ed entro in quello stato che a me fa una paura da matti, lo stato
durante il quale inizi a prendere sonno, inizi a fare dei sogni misti a pensieri, i suoni e
le immagini reali si confondo con quelle oniriche, il tutto in uno stato vigile pronto a
captare ogni segnale proveniente dall’esterno. Credo sia una zona di confine tra la
veglia e il sonno che il cervello gestisce in maniere singolare, utilizzando forse zone che
durante il giorno non vengono utilizzate.
E’ difficile da spiegare, ma è una cosa che mi succede spesso quando sono sotto stress o
in stati fisici particolari, dura probabilmente pochi minuti, ma a me fa una paura boia.
Nella quiete si sente distintamente una porta cigolare.
46
Tre, quattro secondi di cigolio di una porta che gira sui perni ed emette un cigolio
durante tutto il suo movimento.
Spalanco gli occhi: sono le 2:00.
Resto qualche minuto a fissare il soffito, non puo essere la mia porta del bagno, l’ho
chiusa prima di mettermi a letto, sono sicuro, o forse era ieri che l’ho chiusa prima di
mettermi a letto, inizio a riprendere sonno, non sono piu tanto sicuro di averla chiusa,
non ricordo bene… ho sonno.
Questa mattina la prima cosa che ho fatto quando mi sono svegliato è stato andare a
controllare la porta del bagno.
Era aperta.
47
Racconto di Natale – Zia Franka
Questa è la storia di un samurai giapponese. Un uomo orgoglioso e fiero della patria.
Si chiamava Yoshiro Damagai e nel XII secolo, durante la guerra contro la Mongolia era al
comando di un gruppo di uomini con il compito di portare a termine una missione di
massima importanza per l’imperatore e per tutto il Giappone.
Una notte Yoshiro Damagai ed il suo gruppo di uomini si introdussero all’interno di un
edificio ma vennero scoperti, la maggior parte dei suoi uomini fu uccisa o catturata ed il
valoroso Damagai, riuscito a fuggire, si rifugiò nel palazzo dell’imperatore.
La mattina seguente, informato del disastro della missione, l’imperatore chiamò
Damagai e gli chiese per quale motivo la missione non era andata a buon fine.
Damagai si inginocchiò di fronte all’imperatore e spiegò cosa era successo, chiedendo
umilmente scusa e perdono all’imperatore.
Ma l’imperatore impassibile non volle accettare scuse e così sentenziò:
Yoshiro Damagai ti è stata affidata una missione di massima importanza per l’impero, tu
hai fallito miseramente macchiandoti di infamia e sarai condannato al tuo destino:
SAPPURO.
Yoshiro Damagai a quelle parole si buttò a terra implorante:
- no SAPPURO no!
- Si SAPPURO!
- Na SAPPURO no
- Essi SAPPURO si
- Enno
- Essì
- Eddai
- Eddai te
- E mi faccia il piacere
- E fammelo tu
- E forza!
- E forza che?
- E forza Roma
- Ah! Pensavo Forza Italia
- No, no…magari SAPPURO…ma orza Italia no
48
- Ambèh! Però adesso non giocamo… SAPPURO
- Enno, eddai…so giovane, ciò famiglia
- Va bene, allora chiederemo il giudizio del Gran Consiglio dei dodici
L’imperatore fece suonare il grande GONG e il Gran Consiglio dei dodici entrò nella
stanza.
- Yoshiro Damagai si è macchiato di alto tradimento e di fellonia, ha tradito il paese e
adesso è stato condannato a SAPPURO ma non vuole accettare il suo destino.
Il Gran Consiglio dei dodici si riunì ed in breve sentenziò
SAPPURO!
A quel punto il prode samurai non potè replicare , si alzò e si diresse verso il tempio.
Nela penombra del tempio un raggio di luce rivelava la sacra statua del Buddha ed una
leggera brezza faceva vorticare la polvere sul pavimento.
Damagai avvilito e arreso al suo destino stese a terra il suo tatami e si inginocchiò.
Si cinse la testa con la fascia con l’effige del sole nascente ed iniziò a pregare.
Pregò per la sua famiglia: suo padre Yaziomi Damagai, sua madre Himadumi Shiito, suo
figlio Harami Guhun Damai, sua figlia Taichiro Harai Damagai e per sua moglie Concetta
(era di Lecce).
Con gli occhi pieni di lacrime e l’anima oppressa dal dolore estrasse la sua katana dal
fodero. L’arma lucida rifletteva come uno specchio, viva, come cosciente del compito
infame che l’attendeva.
Yoshiro Damagai strinse l’arma tra le mani, la alzò sopra la testa chiuse gli occhi e, con
un gesto veloce e secco, la spinse violentemente verso di sé.
Appena la fredda lama entrò nelle sue viscere il malevolo destino apparse nei suoi occhi
ed un lieve ghigno deformò il suo volto. Una goccia di sudore percorse la sua fronte e
cadde a terra.
Yoshiro Damagai era ancora in ginocchio, la vita non aveva ancora lasciato il suo corpo,
la porta si aprì ed entrò l’Imperatore con il Grande Consiglio dei dodici che, appena
videro Yoshiro Damagai, rimasero a bocca aperta sbalorditi ed in un coro unanime
urlarono:
MA STAVAMO A SCHERZAAAAAAAA!
49
Il brunch di Natale - Whittard
C’era una volta il brunch di Natale,
la festa dove i sogni si possono avverare.
Un Babbo Natale con trecce e cappello,
non si era mai visto così tanto bello;
Piccoli gnomi dai grandi occhi tondi
e tigri feroci arrivate da altri mondi,
Piccoli elfi in braccio all’orco cattivo
e belle fatine dal sorriso giulivo.
Tanti regali venivan distribuiti,
e la gioia era chiara negli occhi dei bambini,
tanta e tanta era la curiosità e lo stupore,
da lasciar tutti confusi e senza le parole.
E dopo un giorno di cibo, vino e dolcetti,
il meritato riposo anche per i più vecchietti!
50
Un’attesa lunga una vita – Zia Franka
C'era una ragazzo che la sera andava a dormire presto, si metteva a letto e leggeva il
suo libro.
Al piano di sopra abitava un vecchietto che andava a letto pochi minuti dopo di lui.
Ogni sera, il vecchietto si sedeva sul letto, toglieva una ciabatta e la lasciava cadere a
terra provocando un rumore fastidiosissimo che faceva venire i nervi al ragazzo del piano
di sotto, che interrompeva la lettura aspettando che il vecchietto si togliesse anche
l'altra ciabatta e ripetesse il rito della prima.
Puntualmente il signore, toglieva la seconda ciabatta, la lasciava cadere a terra e si
coricava. Questo per tantissimi anni.
Il ragazzo non aveva mai avuto il coraggio di andare dal vecchietto a dirgli di smetterla,
anche perchè dopo tanto tempo ci si era quasi abituato.
Una sera il ragazzo andò a dormire e iniziò nuovo libro, molto interessante, che aveva
comprato la mattina stessa. Appena lette alcune pagine, senti il rumore della pantofola
cadere...
"eccolo, ci risiamo!" pensò dentro di se
Attese alcuni istanti, niente.
Restò immobile per un pò di tempo in attesa che cadesse la ciabatta.
Rimase tutta la notte sveglio, con lo sguardo rivolto al soffitto, con l'orecchio attento a
captare il suono della seconda pantofola.
Niente.
La mattina seguente apprese dal vicino di casa che l'anziano signore del piano di sopra
era stato trovato morto, sdraiato sul letto, con una sola pantofola.
51
In viaggio con la PDS – PDS
un racconto a puntate per ripercorrere tutti i luoghi, le città più affascinanti e
soprattutto le mie emozioni in viaggio per gli States.
New York
16 Maggio: arrivo nella Grande Mela, in albergo velocemente per posare le valigie…e
poi…si comincia!
Sappiate prima di tutto che questo non è un racconto di viaggio, ma di emozioni: adesso
vi dirò cosa ho provato camminando per New York: niente attacchi di panico, niente
vertigini per i palazzi troppo alti, niente senso di claustrofobia per non vedere il
cielo…ma la sensazione di essere a casa, di potermi trasferire lì dal giorno dopo e
definitivamente; la curiosità immensa di vedere come vive un newyorkese, cosa fa, cosa
gli piace, e il dispiacere di non poter parlare con nessuno di loro, che pure erano così
disponibili e cordiali…solo perché da loro mi divideva la lingua!
In 4 giorni abbiamo cercato di vedere il più possibile camminando fino a farci male!
Empire State Building, Statua della Libertà, Ellis Island, 5th evenue…e sempre e ovunque
c’era tanta tanta gente, tanto che mi sono chiesta se in quel momento tutta la
popolazione mondiale si fosse data appuntamento lì a New York e precisamente dove mi
trovavo io.
…E’ vero non è un racconto di luoghi, ma di emozioni, ma 2 luoghi mi hanno lasciato così
tante emozioni che meritano qualche citazione:
Central Park: ovvero un parco dalle dimensioni molto più grandi di una città, dentro una
città, mi spiego meglio: New York è traffico, caos, movimento, rumori, odori, macchine,
marciapiedi, ma a CP tutto viene dimenticato.
E poi gli scoiattoli che si fermano a guardarti ai piedi delle querce e quasi ti sorridono
ammiccanti sapendo che anche questa volta saranno i protagonisti della tua foto, come
di quella di milioni di altri turisti che ti hanno preceduto!
CP sembra il rifugio di ogni newyorkese, che viene qui quando può, anche solo di
passaggio, magari facendo una piccola deviazione nella sua giornata frenetica.
Credo che ognuno di noi abbia un luogo in cui si sente bene, che ama, che solo
visitandolo lo fa sentire meglio, ma di solito per ognuno di noi è diverso: tante persone,
tanti luoghi;
52
pensate invece a 8 milioni di persone che amano lo stesso luogo: quello è CP: il luogo più
amato del mondo, per questo forse è così affascinante!
Ground Zero: tutti sanno la storia di questo sito e io mi aspettavo di vedere un luogo di
culto, altarini, commemorazioni, e invece: Ground Zero è un cantiere a vederlo da fuori,
ci sono alcune foto che raccontano la sequenza di quei momenti che tutti noi abbiamo
visto in tv mille volte, ci sono 3 grandi bandiere, e ci sono i turisti incuriositi e anche un
po’ “macabri” che si fanno immortalare lì davanti, per poter dire “io ci sono stato”…,
ma quello che più è meraviglioso è vedere i newyorkesi passare li’ davanti, e farlo tante
volte al giorno, senza ostentata venerazione, con una “rispettosa indifferenza” data
dalla consapevolezza che la vita va avanti nonostante tutto quello che è successo e che
succede o potrebbe succedere lì o in tutte le altre parti del mondo.
53
Fantozzi va a Londra – Tony Brando
Il mio viaggio a londra....
arrivo sabato, ore 12,00.
atterraggio pauroso, in inghilterra ha iniziato a soffiare un vento abbastanza forte,
l'aereo ha iniziato la fase di "landing" traballando da una parte all'altra....alla fine è
atterrato solo sulle ruote di sinistra (sarà stato un chiaro riferimento politico del pilota?
bah...) e dopo un po' anche con le altre....all'aeroporto c'era Sixy ad aspettarmi....
Da Stansted all'albergo, in zona Paddington, 1 ora e 10 minuti in bus (ricordate quest'ora
e dieci....); giri girini e giretti, national gallery, quartiere cinese, tentativi di andare a
vedere un musical (tentativi falliti), steak house, mc donald's vari, caffetterie,ristorante
cinese e fish & chips; double deckers e tubes; nike town; madame tussaud's (21 £ a
persona); happy valentine; tower bridge e tower of london, harrods, kensinton gardens e
hyde park......si fanno le 14.00 di ieri luned' 14 febbraio 2005 (san
valentino).....partenza dell'aereo ore 18.00...decido con sixy di prendere l'autobus, che
all'andata aveva impiegato per raggiungere stansted in un'ora e dieci (ricordate?) alle
14.45;
ci siete fin qui?...
ok, parte alle 14.55...l'autista parte e fa 2 giri intorno alla stazione dei pullmans; fa una
strada e dopo un po' vedo che ripassa nello stesso uguale identico punto in cui era
passato circa mezz'ora prima....insomma s'era perso; alle 16.30 stiamo ancora a
londra....quel COJONE S'ERA PERSO!!!!!
siamo arrivati a stansted alle 17.35....ma vi rendete conto? per fare 60 km ci sono volute
quasi 3 (TRE) ore....velocità media: 20 km/h....morale della favola: arrivato a stansted
il check in per roma era chiuso, mi fanno: c'è un aereo per roma alle 7.00 di
domani....sennò per pisa alle 18.30. ho preso quello, atterrato a pisa alle 22.00, insieme
ad altri ragazzi di roma miei compagni di sventura abbiamo affittato una macchina alla
hertz e siamo arrivati a roma all'una e mezza...........
ultima considerazione: la compagnia dei bus in questione si chiama...
NATIONAL EXPRESS.....express un par di palle!!!!!!!!!
54
The passion - Whittard
Salvate le vostre menti ed evitatelo.
Eccessivamente cruento e crudele, vi terrà lo stomaco serrato per due ore senza
aggiungere niente di nuovo a quello che gia conoscete sulla morte di Cristo.
Non c’è la storia, solo sequenze di sevizie, ingiurie e torture perpetuate ad un uomo
prima di essere barbaramente crocifisso.
Che siate cattolici convinti o atei incalliti non fa nessuna differenza, il senso di nausea e
orrore vi attanaglieranno da circa cinque minuti dopo l’inizio del film per abbandonarvi
un paio d’ore dopo essere usciti dalla sala.
Adesso ho capito perché tanta pubblicità prima dell’uscita del film, tante polemiche
(costruite ad arte?), tanti articoli sui giornali (pagati?); forse, per richiamare il pubblico
era necessario un piccolo ‘aiutino’.
Note positive: cast quasi totalmente italiano con Rosalinda Celentano decisamente brava
e inquietante, la bellissima Monica Bellucci, Claudia Gerini e Sergio Rubini.
Dimenticavo: ripassate l’aramaico ed il latino perché è tutto in lingua originale.
55
Allo specchio – Poppy
Questa mattina mi guardavo allo specchio con aria assorta.
Qualcosa nel mio sguardo richiedeva un pò di attenzione.
Mi sono fermata lì davanti, e ho cominciato a fissare prima un punto, poi un altro. A fare
smorfie.
E finalmente ho capito: mi vedo cambiata. Sono diversa.
La propria immagine nello specchio può dire molte cose di noi. La maggior parte delle
volte ci si guarda distrattamente o per vanità. Poche volte ci si guarda attraversandosi.
Ho visto che nel mio volto sono nate delle piccole rughette, di espressione forse, magari
un pò di "vecchiaia". Inoltre ho assunto un piglio severo, con sfumature malinconiche.
Alcuni angoli del mio viso sono contratti, come per una tensione che non vuole andare
via. Se dormo poco si vede, il mio sguardo diventa appannato.
Vi sembrerà strano, ma improvvisamente ho letto tutto nel mio sguardo, e ho capito
cosa sono diventata e cosa mi manca.
Ma non ve lo dirò mai.
56
Il Re degli zingari – Zia Franka
Questa è una storia di emarginazione, di pregiudizi e di riconoscenza...ma sopratutto, è
una storia vera.
ieri pomeriggio stavo lavorando a piazza Cavour per un concerto che si sarebbe tenuto
sulla piazza. Sul giardino centrale vediamo due tizi che armeggiano intorno ad un
motorino, ci avviciniamo e vediamo che uno di questi è un nomade sulla quarantina che
tiene in mano un giraviti e l'altro un extracomunitario dell'est europa che lo sta
aiutando.
Io e il mio collega ci guardiamo e ci viene in mente l'equazione:
nomade+extracomunitario+giraviti+motorino=stannoaffanacosabrutta.
Ci avviciniamo e chiediamo cosa stessero facendo, il nomade leggermente alterato
dall'alcol ci risponde che il motorino è il suo e che ha perso le chiavi, poi imprecando
dice:" ma come fanno i ladri a fregarsi un motorino in 20 secondi, io sono due ore che
sto quà e ancora non ci riesco ad aprirlo". Mi metto a ridere e gli chiedo i documenti per
evitare di andare su Strisci ala Notizia.
Il motorino era il suo per davvero.
Gli dico che di li a poco ci sarebbe stato un concerto e che il motorino lo doveva togliere
comunque e lui molto gentilmente mi dice che lo avrebbe fatto.
Dopo un paio d'ore un venditore di una banco ambulati di libri (per Whittard: Marco per
capirci) mi porta un mazzo di chiavi e mi dice che la sera prima l'ha trovato attaccato ad
un motorino sulla piazza e che nessuno le aveva reclamate.
Mi viene subito in mente il nomade e, prese le chiavi, mi precipito verso il motorino per
provare se fossero proprio di quello. Erano loro!
Cerco il nomade ma si era dileguato.
Finisce il concerto, con circa 500 ragazzine in delirio per i Gemelli DIversi e ti ribecco il
nomade. Lo chiamo e gli faccio vedere il mazzo di chiavi.
Resta qualche istante folgorato con lo sguardo fisso sulle chiavi come se avesse visto
Padre Pio, un lingotto d'oro o il contenuto delle mutandine della Ferinni. Appena si
riprende mi guarda ed urla:
"TU SEI RE...TU SEI RE" io, in mezzo alla gente non sapevo dove andare a nascondermi, il
mio collega che rideva e lo zingaro che cercava di abbracciarmi.
"IO DEVO RINGRAZIARTI, TI DO UNA COSA"
attenzione, perchè ciò che segue è veramente accaduto e io ho rischiato di morire:
57
si infila un mignolo, su cui erano incastrati due anelli d'oro, in bocca e tutto insalivato
cerca di sfilare i due anelli. Ne toglie uno, e poi l'altro. Lo prende e me lo porge:
"QUESTO E' PER TUA DONNA" tra me e me ho pensato "guarda sto stronzo, me sta a pija
per culo", io rifiuto e gli dico che non c'è bisogno ma lui mi prende la mano e mi mette
l'anello nella mano. Io lo ringrazio e gli chiedo come si chiama: "io sono Tony, Tony lo
Zingaro, tu mi hai salvato"
58
Pescasseroli Re-zapping - Whittard
Pescasseroli Re-Zapping.
E’ questo il titolo dell’attesissimo nuovo film degli Amici dell’Occhione, che verrà
presentato in anteprima mondiale il 7 dicembre alla PistacchiHouse.
L’indiscrezione arriva direttamente dal direttore degli studios della Whittard BrosBufalotta, Mark Thomas Luis Diotallevi, incontrato per noi da Camillo Martellozzi.
CM: Mark, è vero che il nuovo film degli Occhioni è costato il triplo del primo film, il
colossal AcquaPazzaPendente, film che tra l’altro ha vinto il cammello d’oro al festival
di Hassuan e il matterello di platino al festival di Domodossola?
M: Si, lo posso confermare. L’alta tecnologia utilizzata e l’impiego di effetti speciali di
ultimissima generazione hanno fatto lievitare i costi. E’ stato riprodotto in studio, qui a
Bufalotta City, l’intero appennino abruzzese e parte dei pirenei.
Inoltre Whittard si è accollato spesse ingenti, tipo l’acquisto di una prolunga elettrica
dal costo di 9€… investimenti pesantissimi quindi…
CM: Qualche anticipazione sulla trama e sugli attori? Circolano notizie discordanti: chi
dice che sia un thriller, chi un film d’azione, chi un film in maschera, chi addirittura una
soap-opera…
M: No comment. Vi comunico solo che la prima mondiale ci sarà martedì 7 dicembre alla
PistacchiHouse, sarà una serata ad inviti dove gia hanno dato conferma della loro
partecipazione Robert Redford, Julia Roberts, Al Pacino.
CM: E’ vero che la sceneggiatura è stata scritta a quattro mani da Whittard e Almodovar?
M: Si, è vero. Nelle ultime settimane si sono intensificati i rapporti tra i due. C’è stato
uno sforzo enorme per ricostruire alcune ambientazioni tipiche del maestro spagnolo.
CM: Ma il titolo ‘Pescasseroli re-zapping, come nasce?
M: Capirete tutto vedendo il film.
CM: Bene, a questo punto non ci resta che aspettare trepidanti il 7 novembre.
59
KILL BILL 3 Camillo Martellozzi intervista Quentin Tarantino - Whittard
Bill non è morto. E farà di tutto per uccidere Beatrix e riprendersi la figlia.
E’ quanto assicura Quentin Tarantino, intervistato oggi per gli Occhioni da Camillo
Martellozzi.
M: Allora Quentin, ti aspettavi tanto successo tra gli occhioni? Hanno dedicato intere
discussioni a parlare del tuo film.
T: Beh, mi fa molto piacere di tanto interesse. Vorrei ringraziarli tutti, anche chi ha
criticato la scelta di dividere il film in piu parti.
M: In effetti si è parlato molto di questo… ci puoi spiegare la scelta?
T: Semplice, in realtà i film non sono 2, nel 2005 uscirà la terza ed ultima parte.
M: Ma questa è una notizia incredibile. Ma Bill non è morto?
T: Eh Eh, in realtà Bill non è morto. Si riprenderà e ne combinerà di tutti i colori. La
sceneggiatura è pronta, anche se c’è qualche problema per il cast… non so se riusciremo
a confermare Uma Thurman e David Carradine…
M: Non riesco ad immaginare Kill Bill senza i due attori fondamentali… ci saranno
sorprese?
T: Vorrei dare una svolta ai miei personaggi. Volti nuovi, interessanti. Sinceramente non
ce la faccio piu a lavorare con Uma dopo tutto questo tempo. Poi la sua soria con
Whittard non l’ho prorpio mandata giu…
M: Capisco, problemi sentimentali quindi. Ma come pensi di sostituirli?
T: Per la parte di Bill pensavo Linux. E’ perfetto, appena l’ho visto mi sono pentito di
aver chiamato Carradine per i primi due film. E’ lui il vero Bill.
M: E per la parte che è stata di Uma?
T: Sono molto indeciso. Ieri mi ha chiamato Poppy con la scusa di intervistarmi, ma sono
sicuro che era una scusa, vorrebbe la parte… è brava ma ci devo pensare. Anche Zia non
mi dispiace, una bella parrucca e fa la sua bella figura… si la vedo proprio bene.
60
Poppy incontra Tarantino – Poppy
Quentin Tarantino vive in una di quelle case che si comprano appena si ha successo. Una
fantasia spagnola con torrette e colonnati in cima alle colline di Hollywood.
La sua epopea di vendetta e kung-fu è appena arrivata alla conclusione con Kill Bill
Vol.II.
Mi accoglie con una stretta di mano distratta invitandomi a seguirlo nel suo hometheatre privato.Dopo l'improvvisa popolarità, Tarantino ha goduto di una celebrità più da
rock-star che da regista, ma i suoi eccessi esasperati non riescono a nascondere che in
fondo è il più grande secchione del cinema, un ex commesso di un negozio di video
capace di passare ore farneticando sulle sceneggiature dei film di arti marziali e la loro
influenza sullo spaghetti western.
Non si è interessato molto della guerra in Iraq, ma gli ha fatto molto piacere sapere che
nel palazzo di Saddam i soldati americani hanno trovato una copia di Pulp Fiction.
P: Non facevi film da sei anni. La pressione sarà stata fortissima...
Q: Se c'è stata pressione è stata quella che mi sono fatto da solo per superare me stesso.
Volevo fare un film migliore di Pulp Fiction,. Kill Bill è un film per il pubblico. L'ho
immaginato come un concerto rock che facesse ballare tutta la sala.
P: I due film sono costruiti interamente su Uma Thurman...
Q: Ho scritto il copione da solo, ma ne discutevamo continuamente. In pratica mi sono
trasferito a New York per esserle più vicino...
P: Si dice che abbiate una storia...
Q: Non c'è niente di vero. Forse è per il modo in cui la filmo. Sono sempre alla ricerca di
quella scintilla nell'occhio, quel tremolio della gola.
P: I tuoi film sono famosi anche per l'utilizzo della musica. Che cosa scoltavi quando eri
piccolo?
Q: Il primo disco che mi sono comoprato è stato The Portridge Family Album...ma la
vera svolta musicale è arrivata quando sono stato con la mia prima vera ragazza, una
grande fan di Bob Dylan. Improvvisamente ho pensato: "Voglio essere per il cinema
quello che Dylan è per la musica."
P: Com'è cambiato il cinema dopo il successo di Pulp Fiction?
Q: Dicevano che la violenza de Le Iene allontanava il grande pubblico. Io amo il cinema
violento come altri amano i musical. Quando Pulp Fiction uscì nelle sale, il pubblico
dimostrò di essere sulla mia stessa linea per quanto riguarda la violenza e il senso
61
dell'umorismo. Ma all'inizio mi hanno rotto le palle in tutti i modi.
P: In Kill Bill i personaggi femminili si riempiono di botte...C'è qualcosa che non quadra
in questo, ma è veramente eccitante...
Q: E' chiaro! Quando vedi due donne bellissime che si fanno veramente del male
prendendosi a pugni in faccia, questo sì che impressiona, molto di più che con due
uomini. C'è un qualcosa di meravigliosamente osceno nel vedere due donne combattere.
P: A parte la violenza, ci sono altri elementi indispensabili nei tuoi film?
Q: Visceralmente metto i film sullo stesso piano del sesso e delle droghe. Ti fanno
sballare e ti fanno eccitare. Non sono proprio il tipo che cerca di trasmettere una grande
idea. Non sono il tipo di grandi ideali.
P: ok Quentin...è stato veramente un piacere parlare con te...a proposito...ma cosa
c'era in quella sigaretta che mi hai offerto...mi sento un pò...strana...
Q: Tranquilla Poppy, a tutto c'è rimedio!!! Manda i miei saluti anche agli altri Occhioni!
P: Grazie...
62
Sogni - Whittard
Sogno 1
Interno: Negozio di alimentari
Esterno: Strada di periferia
Sono dentro un negozio di alimentari e parlo con due persone un uomo e una donna che
si trovano dietro al bancone, probabilmente sono i proprietari e mi stanno servendo.
Vedo la scena ma non riesco a sentire le parole, forse stiamo discutendo.
Mi arrabbio e lancio dei pezzi di parmigiano che tenevo in mano. Colpisco la donna che
si infuria.
Esco dal negozio, la donna mi insegue.
Entro in una via che mi sembra di riconoscere, è vicino la casa dove sono cresciuto, vedo
la donna che mi segue piano, lentamente ma continua ad inseguirmi. Prendo una
stradina buia, questa volta mi rendo conto che è una strada che non conosco, la seguo
fino in fondo ed è sbarrata da un cancello di legno altissimo, dei cani abbaiano molto
forte.
Ho paura, non vedo più la donna ma sento abbaiare i cani, sono molti, inizio ad
arrampicarmi sul cancello, arrivo sulla cima e mi fermo a guardare verso il basso, c’è un
uomo che mi fissa.
Aspetto che non ci sia nessuno prima di scendere. Appena sono a terra mi portano via
due uomini con la divisa dell’esercito e l’elmetto.
Sogno 2
Interno: Casa sconosciuta, luce soffusa.
Sono dentro una stanza poco illuminata, sono insieme a Max un mio collega e ad un
ragazzo che non conosco.
Stiamo parlando. E’ notte fonda e vedo della gente entrare in casa e girare per le altre
stanze come se fosse un locale, entra sempre più gente.
Il mio amico però è tranquillo, gli chiedo se non ha paura di tutta quella gente
sconosciuta dentro casa, allora si alza, si dirige verso la porta di casa che in realtà è un
portone enorme di legno antico e lo chiude.
63
Per sicurezza, fissa una trave dietro la maniglia, ma non è una trave, sembra il remo di
una barca.
Sogno 3
Interno: Casa, salone con camino
Mi trovo in un salone antico, molto grande e ben arredato, in una delle pareti c’è un
camino acceso che emana calore.
Ci sono quattro, cinque persone che parlano tra di loro. Mi avvicino ed entro nella
discussione. Riconosco Gabriele, un mio collega che racconta delle cose sul cibo che ha
nel piatto. Si tratta di una zuppa particolare che compra appositamente nella Val
d’Orcia, la porta a casa, la mette sul camino e dopo un po’ è pronta per essere
mangiata.
E’ proprio buona. Unico particolare è che lui non conosce la strada ed ogni volta deve
chiedere le indicazioni per raggiungere questo posto…
64
Cose strane da Pantanella - Whittard
Ieri sera rientro a casa verso le ore 24, dopo aver trascorso una serata s.lorenzina con la
zia.
Arrivo sul pianerottolo di casa e trovo le mie due vicine piccine (studentesse ventenni),
che parlottavano tra la mia e la loro porta.
Me le guardo e penso: ‘la pds è ad una festa… adesso me le porto dentro e faccio
caporetto…’, poi, visto che io sono un signore, ho sfoderato il mio piu bel sorriso, le ho
salutate ed ho chiesto se andava tutto bene.
Disperata, quella piu brutta che assomiglia ad una lavatrice da 600 giri minuto, mi ha
raccontato che erano rimaste chiuse fuori casa, la porta si era chiusa ed avevano le
chiavi all’interno.
Da buon samaritano saccentino, ho iniziato, fissando quella carina (tendente al bono…) a
raccontare di tutte le mie esperienze nel campo della sicurezza, delle porte blindate,
delle mie esperienze da fabbro, nonché di nozioni di ingegneria delle porte blindate.
Nu professore.
Ho iniziato a prendere tutto ciò che trovavo di affilato per far passare scattare la
serratura: patenti, carte telefoniche, fogli di plastica, ma al contrario di quello che si
vede in quei cazzo di film americani, la porta rimaneva ben chiusa, inespugnabile.
Stavano iniziando a guardarmi malissimo con l’aria di chi pensa: ‘ecco il vicino
spaccone…’, ho l’idea del secolo.
Prendo la mia chiave di casa, la infilo, giro e ‘puff’ la porta si apre.
Siamo stati 30 secondi con le boccucce aperte e spalancate (come la porta) a fissarci
inebetiti, quindi hanno iniziato a gridare di gioia ed io ho ripreso i miei pensieri iniziali,
rinforzati dal fatto che adesso avrebbero dovuto ricambiare il favore…
Ovviamente io sono un signore e le ho educatamente salutate, ho augurato loro la buona
notte, aggiungendo però una cosa… ‘quando volete… le chiavi di casa mia le avete…’
65
Il calabrone – Roy
ZZZZZZZZZZZZZZZZZzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Fate pianino
... che dormo!
Dopo anni, ri-sogno.
E sto sognando di essere talmente stanco da sognarmi, finalmente, di dormire ancora-5minutini-soli-poi-mi-alzo-giuro!
Più o meno, quello di ora, è proprio un sogno del genere! Credo.
Che buffo però! E' bello vivere l'altalena, tra l'oscurità del sonno e quel buco sul mondo,
che - spada di luce (VIU-VIUUU) - sta squarciando la tapparella.
Per un attimo, accidenti, ho temuto che anche i sogni avessero smesso di funzionare con
l'età! Da quanto non sognavo così!
E invece sogno, sogno, sogno... di essere nella mia stanza... in ufficio... davanti al PC...
sul forum dell'occhione! E, che bello! Non mi ricordavo un sogno così accurato nella
riproduzione di ogni dettaglio: altro che sogni in bianco e nero, questo è di qualità...
mancano solo i pop corn!
Guarda guarda chi arriva! Così di prima mattina, quel cazzone del mio capo, giusto in
sogno poteva arrivare!
Si, almeno in sogno voglio urlarlo: "Cazzone! Cazzone! Cazzone!"
In sogno sembra anche più leggero e ciccione del solito: un vero pallone gonfiato...
dimenticavo che lo schermo ingrassa.
Ma, le occasioni non vanno colte al volo? Anche il President lo dice sempre ai suoi
occhioni:"carpe diem, quam minimum credula postero!"
Quindi, a che sevirebbe un sogno così, se non potessi prendermi almeno la rivincita e
togliermi qualche soddisfazione. Vi pare?
Lascio qui la giacca.
Scusate, sistemo una cosetta e...
torno subito!
66
La sacra sindone – Kata
Quando sei bambino ti raccontano un sacco di storie.
Ti dicono che eri un semino volato nella pancia della mamma, che un sorcio ti porta i
soldi se ti cascano i denti, che un vecchio signore il 25 di dicembre porta i regali a tutti i
bambini del mondo. E questo dopo aver letto le letterine di qualche centinaio di milioni
di esseri umani in età prescolare.
Tu sei un imbecille. Non hai la calcolatrice. Né gli ultimi dati ISTAT. Tu ti fidi. Ci credi e
basta.
E’ una professione di fede.
Credi in un Dio onnipotente, creatore del cielo e della terra, nell’amore eterno,
nell’amicizia sincera, in un lavoro meritocratico, nelle previsioni del tempo.
Credi negli ideali, nelle manifestazioni per la pace, nella giustizia divina e terrena, nello
sciopero contro il Governo e nelle vendite per corrispondenza.
Poi un giorno scopri che non è “esattamente” tutto vero.
Babbo e la Befana non solo non sono amanti di una certa età: non esistono.
Di fronte a questo dato empirico, puoi reagire in due modi:
puoi capire che non tutto quello che ti raccontano o in cui credi è vero e cominciare a
percorrere la strada – più o meno lunga – della disillusione; oppure puoi rimanere affetto
dalla Sindrome di Babbo Natale.
Scientificamente, la Sindrome si sostanzia come segue: tu continui a crederci.
Lo sai che c’è qualche conto che non torna, ma decidi di fidarti. Ogni volta.
Ogni volta. E ancora una volta.
E anche se una vocina dentro di te, ti dice che sarà un’altra delusione, lo fai. E basta.
L’Enciclopedia Medica sostiene che si tratta di una patologia incurabile, di origine
genetica. Ci nasci. E, purtroppo, non è stato ancora scoperto un efficace vaccino.
Quindi se ci nasci, ce l’hai e te la tieni.
L’unica evoluzione possibile è che i sintomi scompaiano misteriosamente dopo molti
anni.
E’ comunque provato che i dolori causati dalla malattia, per una sorta di allenamento
muscolare, si attenuano con il passare degli anni e in proporzione rispetto al numero di
eventi acuti patiti.
Qualcuno, pur essendone affetto, non se ne accorge mai. E quindi non soffre.
Ora che sia una piacevole o una dolorosa malattia, sta a ognuno di noi deciderlo.
67
La pistola bastarda – Roy
Il programma “survive in your city”, condensato in brevi punti su di un post-it
appiccicato nello specchio del bagno, quest’oggi mi consigliava: “fai benzina”.
Un punto talmente facile da portare a segno, che la tentazione sarebbe stata proprio di
scendere in pigiama, sparare un bel pienone al macinino e - FATTO! - tornarsene subito
dentro le pezze tiepide ancora profumate di sonno!
In realtà fai benzina è l’incipit di un martedì bello cicciottello, che decollerà
delicatamente sul distributore sotto casa per volgere a pieno ritmo sopra ogni razza di
peripezia metropolitana.
- 30 euro, grazie!
Con 30, effettivamente, faccio un rifornimento da cammello e resta in saccoccia più o
meno quanto mi serve per la giornata.
- Va bene signore, 30.
Ma, sapete, se la vita becca uno che la sottomette e sia in grado di cavalcarla come un
torero esperto, magari costringendola a programmi millimetrici per schivare colpi di
coda improvvisi, ebbene, questa non ci sta, rosica e, di tanto in tanto, fa la bastarda!!!
Così oltre due anni fa, sono andato ad abitare in una casa, vicino a quello che
inevitabilmente sarebbe divenuto il mio benzinaio di fiducia, che c’ha 3 pompe, di cui
una che c’ha una pistola stronza.
Questa pistola, quando fa la stronza, simula un'incontinenza spastica, che ricorda molto
l'esilarante "Piccolo diavolo" di Benigni alle prese con la sua pipì.
Così il mio benzinaio di fiducia estrae la pistola. Si gira con maestria per allungare il
tubo di gomma ed infilare il foro del serbatoio.
Io, rilassato a guardare.
Tra capire e ricevere un getto di benzina verde sulla faccia è passato un batter d'occhio,
che intanto friggeva e gonfiava!
Perchè la benzina brucia. Più di quanto immaginassi nell'orecchio. Nel collo.
Barcollante, con le mani in faccia, ho demolito l'ingenua convinzione secondo cui la
benzina... profuma! Ora sento che non profuma. Puzza. E lo dicono anche gli altri. Prima
al bar e ora in ufficio mi dicono che asfissia. Poi Macchia.
E, soprattutto, Bastarda.
Poi ho capito anche che la tegola in testa perde terreno e cede il passo alla benza in
faccia.
68
Vi prego, odio il cemento.
Fate qualcosa.
Kata! Oggi sarebbe sleale!
69
Definizione dell’Occhione - Kata
OCCHIONE: Animale appartenente alla famiglia dei vertebrati, con qualche esponente
degli invertebrati.
1. SOTTORAZZE: Si distinguono all’interno della razza, alcune sottorazze principali, quali
l’Occhione gemello (nome scientifico: Nisae Reginae Idosanitarum Occhionis), molto
dedito alla caccia e all’attività fisica.
Alcuni esemplari possiedono spiccate capacità organizzative del branco (Fox Occhionis),
altri spiccate capacità disorganizzative (Linux Occhionis).
2. L’ALIMENTAZIONE: l’Occhione si nutre prevalentemente di liquidi a una certa
gradazione alcolica, dai quali trae sostentamento, energia e anche una certa dose di
cazzaraggine. In genere il rituale dell’abbeveramento, precede quello del ballo e
talvolta (ma poco) quello dell’accoppiamento.
3. IL VERSO: Gli Occhioni comunicano prevalentemente attraverso mezzi di
comunicazione innovativi. Non disdegnano, tuttavia, raduni del branco chiassosi e
divertenti.
Alcuni utilizzano un verso prolungato e di difficile comprensione agli altri esseri viventi
(Linux Occhionis). Altri, nei momenti di stanchezza, possono cominciare a sperimentare
forme di comunicazione nuove e sorprendenti (Tavianellae In Vino Veritas Occhionis).
4. IL RITUALE DELL’ACCOPPIAMENTO: solo il capobranco si accoppia con una certa
facilità.
Gli altri esemplari preferiscono (???) dedicarsi a lunghi rituali di corteggiamento o alla
vita solitaria nel loro habitat naturale.
5. IL LETARGO: L’Occhione simula il letargo, ma i punti 2. e 4. lo risvegliano con facilità
dallo stato di torpore in cui cade in taluni periodi dell’anno.
70
Buon Natale - Roy
Alzarsi alle sette per essere operativi alle 9,00, dopo un’oretta di apnea nel traffico
tossico di questa Roma monumentale, splendida, che tutto il mondo ci invidia.
Sveglia insistente, doccetta lampo, colazione variabile, cravatta ben serrata, camicia
tesa, ascella deodorata per un’autonomia di almeno 12 ore e… Vvvia!
Tutti giù! Ttutti in fila, in sella al ronzino o dentro la macchinetta, sconquassata dalle
guerriglie urbane di ogni mattina.
Sconquassata, ma in regola: con tutti i tagliandi, il bollo, l’assicurazione, il bollino blu
per il controllo dei gas inquinanti, l’auricolare inserito e le cinture di sicurezza
allacciate! Tutto previsto, tutto a prova di polizia, carabinieri e vigili urbani!
Un parcheggino facile facile (MIO!-ZAC-ZAC) e voilà!
Raggiunto finalmente l’ufficio?
Si, eccolo!
Benvenuti a Babele, dove il miglior progetto realizzato è un albero a punta, che viene
giustamente esposto con orgoglio all’ingresso, perché addobbato entro il tempo utile,
utilizzando i colori aziendali; dove le assunzioni servono per ottenere i finanziamenti e
non per realizzare i nuovi progetti; dove questi ultimi sono valutati da chi dovrebbe
farli; dove l’alta formazione prevede l’insegnamento del telefono e delle tabelline; dove
il vertice aziendale è ignoranza mista a presunzione; dove non ci sono regole quando va
tutto bene; dove l’importante è dire per apparire e non fare per essere.
Però, se ti impegni, puoi tranquillamente meritarti anche un 10-12 ore al giorno di
lavoro () e tornartene nel sontuoso guscio, giusto in tempo per allestire una sbobba,
procacciarti del pane o tirar fuori dal congelatore una confezione di sana carne bianca.
Voilà!
Alla cena mi accompagna invadente il declino del mio paese e la stupidità del suo
popolo, confermata puntualmente dai racconti serali del Tg sui maneggi del nostro
governo ().
Il DVD serale (figatapazzéscka) si rivela spesso l’apice della giornata!
Ma non è sempre così, perché spesso la faccenda si elettrizza, ovviamente, con salti
mortali di vario tipo e, di tanto in tanto, un po’ di svago!
Nel mio caso particolare, quanto sopra detto non ha senso.
Non serve a nulla, perché non ha futuro.
71
Mi sembra che gli stessi eventi accadano ormai solo perché possano riaccadere, senza,
nel frattempo, accendere desideri e aprire prospettive…
mi sento tanto un cricetino che corre, fermo nella sua bella ruota!
Che carinooo!!! Sei fortunato, sai??? Abbiamo rinunciato ad una calda stola pelosa, pur di
salvarti la vita!!!
Grazie, di cuore!
E se il futuro c’è non posso guidarlo, perché io non lo vedo.
Non saprei neanche dove e come costruirlo.
Tanto vale... io scendo dalla rotella e sabato me ne vado in vacanza!
Giovedì, nella speranza di beccare qualcuno di voi, appoggio con tutto il cuore la festa
di natale proposta dal buon Pedro.
Fosse mai...
Buon Natale a tutti gli occhioni!
Comunque ci sentiremo presto...
per affetto e, purtroppo, per paura.
72
Il culo tridimensionale - Linux
Il Culo. Questo conosciuto! Eh sì…chi non lo conosce per possesso o per buon occhio.
Il culo si presta, non in senso letterale (tranne eccezioni), alla discussione, alla
chiacchiera, al pettegolezzo.
Nelle sue diverse accezioni ha forme, dimensioni ed aggettivi di varia natura.
Grande…bello…a papera…basso…rotondo…o anticoncezionale naturale (attenti ai virus
però) è il riferimento generico e più utilizzato a quella prospicenza, posteriore, naturale
che provoca degli scompensi idraulici nelle parti basse.
La metafora però ha proiettato il culo (oltre che al cinema) verso altre dimensioni!!!!!
Si può parlare del culo che si fa, in senso generico, spostando il significato dalle sacre
terga alla fatica in senso lato per una qualsiasi attività.
Si può parlare del culo che si ha o che si testimonia e qui dalle fatidiche sette camice (e
dalle fatidiche chiappe) ci si sposta in un’altra dimensione che con il vocabolo italiano
perde tutta la carica potenziale: la fortuna!!! C’è una bella differenza nel dire “Che
fortuna!!!” e “…Che culo!!!”: nel secondo caso l’effetto è decisamente più “ficcante” se
passa il termine e non il doppio senso.
Il culo acquista così tre dimensioni:
la sua rappresentazione reale (che le dimensioni ce l’ha tutte e tre per definizione), la
fortuna e la fatica. E quindi…
Guardare culi si può definire un’istinto (più o meno sviluppato) o se preferite una
pratica…estiva. Ovviamente. L’estate alleggerisce il vestire ed emerge il corpo, di cui il
nostro è una parte (a volte è meglio ricordarlo).
Nel tempo credo ci sia stato uno spostamento delle attenzioni maschili (per quelle
femminili non ho titolo ed attributi) dalle gambe al culo. Non che quest’ultimo fosse
ignorato, ma le gambe catturavano impulsivamente e maggiormente l’attenzione.
Arriva l’estate e le gonne s’accorciano: estate voyeur o voyeur estivi??!!!
La “scoperta” o “riscoperta” (fate voi) del culo ha il suo metro di misura: l’aumento
delle vendite di perizoma.
Il perizoma ha avuto un tale successo da essere indossato anche da chi effettivamente
non ha un culo modello “Roberta” o “Morositas”. Nulla in contrario, anzi…meglio col
perizoma che con i complessi per non poterlo mettere.
73
Il culo, nella sua accezione più comune, è stato decantato da letterati e non di tutte le
epoche. La sua prospicenza e diciamolo pure la sua bella rotondità attira (senza
distinzione di sesso) lo sguardo più di ogni altra parte del corpo (alcuni dissentiranno ma
qui mi alleo alla statistica). Chi ha (spesso) mostra e chi guarda ne è compiaciuto. Come
negarlo? A dirla con Vecchioni – ci sono notti che starei a guardartelo per ore! La
canzone di Vecchioni non è stato l’unico caso di accostamento del cuore al culo e come
notava De Andrè magari avere il cuore troppo vicino al buco del culo denota una carogna
di sicuro.
Ok…senza approfondire e spaziare negli altri campi artistici (anche per personale
mancanza di cultura) abbandono le varie rappresentazioni del nostro medesimo passando
alla seconda dimensione: la fortuna!!!
Avere culo è una grande cosa …molto più della ricchezza in se (risaputo, no?) e forse
anche della bellezza…dall’aver culo puoi far discendere un monton di cose…il culo ti
porta i soldi (ok anche la precedente dimensione ha questa possibilità ma con delle
eventuali contropartite), ti porta la salute, ti porta insomma tutto quello che paperino
ha sempre invidiato a Gastone pur vivendo una vita dignitosa da sfigato!!!….e forse
anche qualcosa di più!!!!
Ma il culo-fortuna non è solo questo è il culo del neonato cantato da Stefano Disegni ed i
suoi Ultracorpi, il culo di nascere nell’emisfero giusto ed all’interno di questo azzeccare
il Paese meno sfigato…ma non finisce mica qui nel paese meno sfigato è necessaria
un’ulteriore botta di culo di nascere nella famiglia meno sfigata eccosì hai la possibilità
di mangiare, crescere sano e studiare per eventualmente raggiungere una buona
posizione nella “catena alimentare occidentale”
Si può parlare quindi di un culo a “scatole cinesi” di cui se appunto ti dice culo di
azzecare la sequenza giusta hai svoltato …
Insomma il culo di beneficiare di tre pasti al giorno e del lusso di permetterti una dieta
rispetto a chi è perennemente in dieta forzata rappresenta già una buona dose di
culo…ah… una parolina la vorrei spendere per quelli che su questa condizione base
negano le possibilità di crescita di chiunque facendo leva sull’accontentarsi per non
avere rivali o contrallare chi minaccia il loro ammucchiare (denaro, fama, ecc.) ...beh a
questi direi tranquillamente di provvedere di andare affanculo (tanto per rimanere in
tema)!!!!
74
Dulcis in fundo, ma non proprio, per il culo-fatica. Nota dolente, per le piaghe di
decupito di chi lavora in ufficio ( e lo stress psico-fisico) ed il dolore alle ossa, ai muscoli
ed alle mani di chi fatica prevalentemente in modo fisico ed in tutte le condizioni
temporali.
Non sono escluse ovviamente tutte le altre fatiche per così dire a “tempo determinato”
(sì proprio come il lavoro interinale) e cioè: traslochi (propri o altrui), l’organizzazione
di feste, le pulizie di casa (se non hai la rumenafilippinaucraina che lo fa per te),
riparare la moto o l’auto ecc. ecc. e tutte con le rispettive diverse intensità. Le
modifiche future sul mondo del lavoro potrebbero in tal senso portare ad una
sottodimensione di “culo-interinale”. Insomma il farsi il culo in generale ed a tempo
determinato!!!!
Farsi il culo… non so esattamente da dove derivi ma rende bene l’idea di una fatica
enorme e se il culo (quello proprio) è strumento di lavoro …beh non c’è definizione
migliore per descrivere la fatica, ed il dolore ad essa connessa (e qui vado per
immaginazione e per esperienze altrui)!!!!
Tutte e tre le dimensioni possono coesistere, contemporaneamente? Forse sì, magari chi
si prostituisce ad alto livello (uomo o donna no difference) le becca tutte e tre…un bel
culo eh?!!?
Però chissà, non è detto che non esista una quarta dimensione…anzi nel caso la troviate
mi piacerebbe conoscerla e se non è dolorosa anche esperirla …se possibile…altrimenti a
culo!!!!
75
Sono uno zingaro - Linux
Sono zingaro...
perchè non mi pettino (a volte)
perchè al puzzo del traffico preferisco il puzzo della natura
perchè non mi organizzo
perchè sono sempre (o quasi) in ritardo
e quindi perche rubo (a volte) una delle cose più preziose:
il tempo!!!
perchè dormirei ovunque pur di svegliarmi bene
perchè mi piace leggere il libro del mondo con colori cangianti e nessuna scrittura
perchè la musica mi cambia la giornata
perchè bevo in compagnia
perchè la compagnia oggi qui domani lì
e se ti rivedo fra 100 anni la prima cosa è un sorriso
perchè amo quell'odore e quei colori all'imbrunire
perchè ogni paese è mondo,
ed ogni mondo è paese
perchè non mi stancherei mai di girare
perchè non ti conosco ma ci sei
perchè l'odore della terra dopo la pioggia non lo puoi descrivere con parole e immagini
perchè dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fior
e per molto altro che non si può scrivere ma vivere
Non sono zingaro o almeno non completamente
ma mi piacerebbe esserlo... sempre!!!!
76
Una storia particolare – Whittard
Oggi è successa una cosa che mi ha profondamente colpito:
Passeggiavo in via nazionale come faccio quasi tutti i giorni durante la pausa pranzo,
quando ho visto, sdraiata lungo il marciapiede, una bambina di circa 10 anni che
mostrava in segno di pietà una gamba completamente rovinata e ricoperta da cicatrici.
Subito ho avuto la sensazione dell’ennesima ragazzina che cerca di impietosire i passanti
con le sue sfortune, la solita scena vista e rivista, come se ne vedono in continuazione
passeggiando per il centro di Roma.
La scena però è subito cambiata e sono rimasto lì, immobile, a circa 5 metri da lei,
incuriosito ed incredulo.
Davanti a lei si è fermato un ragazzo di colore, alto circa 2 metri, enorme, carico di
buste di plastica piene di cinte e borse di pelle finta, indossava una tunica bianca che gli
arrivava ai piedi e un cappellino in testa tipico di qualche paese africano lontano
migliaia di chilometri da noi.
Insomma, il classico venditore ambulante.
Si è fermato davanti a lei e l’ha guardata per un attimo, poi a lasciato cadere in terra
tutto il suo carico e si è inchinato per avvicinarsi alla bambina, le ha chiesto qualcosa
ma ero troppo distante per sentire, ho visto lei fare un sorriso enorme, lui accarezzarle
una guancia, rialzarsi, prendere dalla tasca una manciata di spiccioli e consegnarli alla
bambina.
Tutto questo mi ha profondamente colpito:
l’indifferenza totale della gente, la disperazione di chi è costretto a mendicare per
vivere, ma soprattutto la sorpresa nel vedere che l’unico segno di umanità è arrivato da
un uomo lontano migliaia di chilometri dalla nostra ‘splendida civiltà occidentale’.
77
ALL WE HEAR IS... RADIOHEAD!!! - Ramon
Sembrava un'attesa infinita, quasi come quando si va in vacanza, e invece, proprio come
una vacanza, è arrivato e se ne è andato in un batter d'occhio.
ma riuscire a cogliere questo attimo fuggente della mia vita è servito a lasciare una
traccia indelebile nella mia mente e nella mia anima, un ricordo di sensazioni
bellissime.
un nome, radiohead, un gruppo forse come tanti altri, una musica a volte pesante da
ascoltare, impegnata, che può scivolarti addosso senza sfiorarti... ma può anche entrarti
dentro e sconvolgerti le molecole.
per me scoprire la loro musica è stato così, una lenta escalation, un'assuefazione lenta e
inesorabile come una droga... non potevo mancare la loro tournee italiana dopo l'uscita
del loro ultimo lavoro (stupendo a mio giudizio), hail to the thief, che grazie ai potenti e
illegali mezzi di internet era già tra la mia discografia circa due mesi prima dell'uscita
ufficiale.
una mezza follia, un viaggio solitario in treno, un rientro notturno per evitare un
ulteriore spesa del pernottamento.
ma caspita se ne valeva la pena! nello splendido scenario del castello di ferrara, la band
si è prodigata in un'esibizione straordinaria, con una scenografia semplice ma efficace,
un'acustica ottima e una sequenza di brani eseguiti magistralmente e guidati dal leader,
thom yorke, che come un folletto cantava, ballava, suonava ora la chitarra ora il piano,
salutava... davvero bellissimo!
inutile elencarvi i brani, principalmente tratti dall'ultimo lavoro, alcuni non li conoscevo
nemmeno ma riuscivano ugualmente a trasmettermi tutto quello che dovevano, e
risentirli a casa è stato come conoscerli da una vita.
concludo esortandovi ad ascoltare un po' della loro musica, per vedere se siete
compatibili con le loro "melodie", per cercare di capire quello che ho provato in quella
memorabile serata del 12 luglio...
78
Riflessioni sulla pace - Nisa
Io sono contraria alla guerra, sono assolutamente contraria alla guerra, sono per la pace
questo è sicuro!
A questo punto mi chiedo:
ma cosa sto facendo io in questo momento per la pace?
come sto contribuendo alla pace del mondo?
Ma soprattutto cosa posso fare io semplice cittadino del mondo affinché si realizzi la
pace? Niente…perché niente è nelle mie mani, in mio potere, non sono purtroppo io a
decidere certe cose……
e invece NO!!!
Certo se penso al potere cosiddetto “duro” , quello delle armi e della politica, io non ce
l’ho, ma se penso invece al potere “morbido” cioè quello del dialogo e del rispetto
allora le cose cambiano.
C’è qualcosa che posso fare anch’io nel mio ambiente, nella mia vita, con il mio
“potere morbido” posso creare la pace nella mia vita e con le persone che ne fanno
parte.
Trovo del tutto assurdo partecipare alle manifestazioni della pace e poi magari mandare
affanculo i propri genitori oppure non rispettare sinceramente i parenti, gli amici, i
colleghi, i conoscenti!!!
Dobbiamo prima iniziare da noi, dalla nostra piccola vita, dal nostro ambiente….e se
tutti avessero questo tipo di atteggiamento sarebbe tutto diverso!!!
Ogni ambiente è collegato ad altri ambienti, ogni vita è legata ad un’altra vita, siamo
come tanti cerchi concentrici che si influenzano reciprocamente.
E anche la pace si trasmetterebbe da cerchio a cerchio.
79
A.A.A. Cercasi DeeJay! – Ramon
Siamo tutti più o meno coetanei,
e sono sicuro che anche voi vi ricordate durante l’adolescenza il giro di cassette mixate
dai DJ nelle discoteche più in voga, o ancora meglio le nottate passate a registrare dalla
radio il fantastico programma di Faber Cucchetti!
Personalmente ero affascinato dalla fluidità e continuità della musica, dagli skretch
ritmati, dai pezzi con due brani perfettamente sincronizzati che andavano avanti, dal
cercare di riconoscere dalle prime note il pezzo inserito sotto.
Non ho mai abbandonato questa passione, anzi, col tempo ho affinato l’orecchio e la mia
integrazione totale con la musica, grazie anche alle tantissime e bellissime serate
passate insieme a voi.
Ma ora le cose sono cambiate. La maggior parte dei locali e delle feste sono gestite da
DJ improvvisati che nel migliore dei casi hanno un buon gusto musicale, che sparano
pezzi disparati e a volte scombinati tra loro dalla prima all’ultima nota, che abbassano il
volume, cambiano brano e rialzano! Ma insomma, questo non è mixare, questi non sono
DJ!!!
Non puoi alternare black, techno, anni ’80, commerciale, rock, sigle dei cartoni animati
e Caterina Caselli a “cazzo de cane”!!! Tutto deve avere un senso, una logica, una
sequenza… la musica deve partire soft, salire gradualmente di ritmo, portarti al top
dell’emozione e tenerla sempre alta fino a diminuire pian piano che aumenta la
stanchezza!
E’ sempre più raro trovare DJ che ti diano ancora questo tipo di emozioni, e sono
veramente seccato e dispiaciuto da questa tendenza!
Viva i DJ professionisti, abbasso i cialtroni che si spacciano per tali!
80
Recensione (finta) del film 'Il Pianista' – Zia Franka
L'ho visto anche io. E' una cazzata!
Lui in realtà è un commercialista di Bergamo che tradisce la moglie con una sciampista
di Gallarate. Il film si svolge tra l'interno di un alberghetto di 4 categoria e la
tangenziale est di Milano dove i due si incontrano sporadicamente. Alla fine lei si rompe
le palle di fare l'amore nella fiat marea di lui e lo molla. Lui affranto dal dolore tenta il
suicidio buttandosi al fiume, ma a Milano il fiume non c'è, quindi non muore. Mentre
torna a casa sconsolato incontra Wanna Marchi appena uscita da S. Vittore e gli regala
un buono per partecipare ad un corso di piano forte a Varese. Lui è indeciso se andarci o
no, poi butta una moneta da 2 centesimi di € ed esce la Mole Antonelliana. A questo
punto decide di partire per Varese. Si presenta al corso e indovinate che incontra?
La sciampista.
Tutto contento va verso di lei per abbracciarla e baciarla, ma si rende conto che è
Massimo Giletti con la parrucca che gli dice: se vuoi imparare a suonare il piano-forte
devi spogliarti e appoggiarti a 90° contro quel muro. Il commercialista ci pensa un pò,
poi lo manda a cagare ed esce di corsa. Prima di uscire va a sbattere contro un uomo
sulla cinquantina con i capelli lunghi. L'uomo si toglie la parrucca, la barba finta, un
occhio di vetro, la protesi dei denti, una mano di plastica e a quel punto il
commericialista vomita. L'uomo però gli dice che è uno scherzo: la mano non era finta,
era l'altra quella finta. Allora il commercialista si tranquillizza e scopre che l'uomo è il
più grande pianista del mondo: Tazio Pianola, famosissimo in tutte le balere della bassa
padana. L'uomo si ricompone ma non trova più l'occhio di vetro. Il commercialista lo
ritrova nella tasca della giacca e glielo ridà. L'uomo per ringraziarlo decide di insegnargli
a suonare il pianoforte.
Il commercialista in breve tempo smette dio fare il commercialista e fa una serie di
concerti in giro per l'Italia.
Poi, auncertopunto...
...eccheccazzo, andatevelo a vedere se volete sapere come finisce.
81
Incontri Notturni al Pronto Soccorso - Zia Franka
Mentre vai al Pronto Soccorso immagini, angosciato, la fila di persone che attendono il
proprio turno, chi con una gamba rotta, chi tutto sporco di sangue. Gente che si
contorce tra gli spasmi addominali, altri che piangono per un parente che soffre.
Entri nella sala d'aspetto pronto a soffrire, consolare, ricambiare sguardi sconsolati e
feriti. Già hai il groppo in gola ed una sensazione di angoscia.
MADDEKE?
Mortacci, me so ammazzato da ride ieri sera. Altro che cinema!
Anzi, ultimamente è più facile andare al Pronto Soccorso che al cinema (tanto per far
aumentare il senso di colpa di qualcuno).
Ieri sera la mia dolce metà aveva una caviglia gonfia dovuta ad una storta in palestra.
Dopo cena (e Real Roma 0-1) la porto all'ospedale con la serie di sensazioni descritte
sopra.
Un film!
Personaggi ed interpreti:
L'INFERMIERA: coatta quanto basta e disponibile più del dovuto, capelli rosso tinto e
rossetto defibrillante.
INFERMIERA II: voglia di lavorà saltame addosso, del sud con spiccato accento del
profondo sud. Dpo alcuni minuti inizia a litigare con la collega di fronte a tutti.
PORTANTINO: alto 1, 60 capelli rasati, parla una lingua tra l’agro pontino e il sannita, si
gratta in continuazione gli attributi anteriori e posteriori. Cammina come se avesse le
scarpe di cemento del padrino. (da OSCAR)
FAMILIARI DEL TOSSICO: 3 gentiluomini del calibro del canaro, provenienza scontata:
TBM. Provocano paure e ansie delle 2 infermiere.
COPPIA DI VECCHIETTI: lui in pigiama e vestaglia come se fosse appena sceso dal letto,
capelli incuscinati compresi nel prezzo. Lei con 3 denti in bocca, ben assortiti di colori e
forme. Dopo la visita chiedono al portantino dei clisteri,che il medico ha prescritto al
vecchietto, il quale specifica che avrebbe contraccambiato (non si sa come: con dei
soldi, o facendo a sua volta un clistere all’infermiera? Rido io, Marcella e una signora. La
moglie chiede all’infermiera come si usano. Cominciano a ridere tutti, compreso il
ciccione che dormiva.
CICCIONE SULLA SEDIA: peso e dimensioni non decifrabili, stravaccato su una sedia a
rotelle ronfa e russa a bocca aperta. Dopo un’oretta circa, arriva un ciccione più grosso,
82
che dall’altra parte del vetro chiama il ciccione che dorme e gli fa cenno di andarsene.
Con uno scatto di reni si alza dalla sedia a rotelle ed esce, così com’è venuto.
SIGNORA CON PIEDE FERITO: e che c’è di strano, direte voi siamo o no in un Pronto
Soccorso? Niente! A parte che il taglio da 7 punti sul piede destro glielo ha fatto il figlio,
e non certo mentre cercava di abbracciarla.
BAMBINO DI 4 ANNI CON FEBBRE: poverino, soffre e prende a pizze la madre.
Ma la chicca della serata doveva ancora venire.
Entrano due ragazzette, sui 23-24 anni. Aspetto Torbella-Torpigna-SBAsilio. Chiedono
agitate di una dottoressa al portantino che si tocca continuamente gli zebedei (lo fa
anche mentre parla con le signorine). L’infermiera coatta si avvicina alle due. Una, la
bionda, è vestita completamente di jeans, i pantaloni un po’ troppo corti. Da dietro, gli
sbuca qualcosa di rosso scuro, tra una tovaglia e un lenzuolo piegato. Spiega a bassa
voce (non abbastanza bassa ovviamente, senno quello che segue come lo sapremo mai?)
per non farsi sentire che ha un’emorragia.
Dove?
Col dito indica li sotto.
Cos’è successo?
Ridono entrambe le ragazzette.
L’infermiera capisce che c’è qualcosa di poco chiaro e decide di portare la ragazza in
una stanza.
Dopo alcuni minuti escono e l’infermiera coatta, sbigottita chiama un ginecologo
spiegando che c’è una paziente con un taglio vaginale. La ragazza viene portata in una
stanza e visitata.
Passa una mezz’oretta e le due ragazze escono, mentre aprono la porta, un dice
all’altra (sedetevi, se non lo avete già fatto, è ovvio che siete seduti, che cazzo, che
leggete tutto sto pippone in piedi?): “la prossima volta gli faccio togliere l’anello”
Finale: esco alle 2 di notte, Marcella non ha niente di rotto, io ho sonno, ma sto
pensando di tornare la sera successiva.
Coi pop-corn però!
83
Se il tempo fosse un gambero – Whittard
È venerdì.
Un altro dannatissimo venerdì è arrivato.
Maledizione lo odio il venerdì, magari passi una domenica ed un sabato alla grande e poi
arriva lui, zac ti frega sul più bello, proprio quando iniziavi ad assaporare il week-end, il
riposo, il divertimento e gli amici.
Ma niente da fare, arriva inesorabile e ti riporta indietro, ti prende il sabato sera, lo
senti nello stomaco, è li che ti aspetta e ti manda a dormire con l’ansia, il pensiero di
una ‘vecchia’ settimana alle porte.
E poi il giovedì.
Un giorno pesantissimo che toglierei volentieri dal calendario. Arriva quatto, quatto
dopo il venerdì, infimo e subdolo ed è talmente cupo che lo trascorrerei volentieri in
apnea.
Ma non è il peggiore, il giorno peggiore in assoluto è il mercoledì. Senza dubbio.
Non sai se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, se la settimana sta per finire o per
iniziare e questo mi fa incazzare terribilmente, preferisco mille volte un bel giorno
deciso come il venerdì, lo sai che è stronzo e ti prepari, invece il mercoledì ti inganna,
lo prendo sotto gamba, lo sottovaluti e lui, il bastardo, ti bastona come nessun altro.
Fate come me, diffidate del mercoledì.
Fortuna che poi arriva martedì.
Un signore, sobrio, distinto ed educato arriva come preludio dell’imminente week-end.
Si, è vero, sei ancora nel pieno della settimana, ma il clima è diverso, si respira un’aria
differente e tutti si rendono conto che il traguardo del fine settimana è vicino, è lì a
portata di mano, un piccolo sforzo ed è fatta.
Ed il piccolo sforzo si fa tranquillamente il lunedì.
Lo amo il lunedì, vado in ufficio con il sorriso sulle labbra, fischiettando e cantando.
Che bellezza, la giornata vola e la sera, il lunedì sera è senza eguali: cenette, locali,
feste, amici, dove lo trovi un altro giorno così? Fantastico.
Poi rientri a casa all’alba e ti metti a dormire senza l’incubo della sveglia, pensi al
giorno ‘precedente’ che ti aspetta, la domenica e, ti culli nel letto affondando la faccia
nel cuscino.
Che spasso.
84
Ed ecco la domenica.
Giornata adorabile, splendida, dedicata totalmente a me stesso, alla mia famiglia, alle
mie passioni, agli amici. Una pacchia, dovrebbero esserci tre domeniche in una
settimana!
E per finire, il sabato.
Il giorno del relax, delle gite fuori porta e del riposo assoluto, delle mangiate, il
campionato e novantesimo minuto, del cinema e del rientro a casa ‘non troppo tardi’ la
sera, perché comunque il giorno ‘precedente’ sarà un altro, fottutissimo, dannatissimo,
venerdì.
85
Disintegrato - Ramon
questa è la sensazione che ho provato ieri sera alla fine del concerto dei cure.
a dire il vero è bastata solamente la base scampanellante che introduce l'idilliaca
"plainsong", meraviglioso pezzo di apertura del disco "disintegration" e dell'esibizione,
vedere robert smith e compagni salire sull'essenziale palco "vestito" solamente di
batteria, tastiere e 7-8 tra chitarre e bassi, ed attendere le "4 battute" del batterista
jason cooper che hanno dato il via ad uno spettacolo grandioso!
ragazzi, da quel momento, e per ben 160 minuti, sono stato ripetutamente trapassato,
sezionato, invaso, illuminato, riempito dalle penetranti note create magicamente dalle
chitarre di robert e perry, dai colpi di basso di simon, dai ritmi decisi di jason, dagli
effetti di roger... una cascata di emozioni indescrivibili, vissute grazie a brani
provenienti da quasi tutti gli album, anche i più vecchi, e dalla soave e ancora
sorprendente voce di robert, come sempre scuro, pacato e coi capelli arruffati.
Ebbene si, siamo stati la, io e la mia amica paoletta, finalmente uniti in uno spicchio di
paradiso che da anni sognavamo insieme, avvolti da un'atmosfera surreale fissata da
sguardi sognanti e soddisfatti, vogliosi di ricevere tutta la carica e l'energia di quei suoni
che sembravano fatti apposta per i nostri corpi e anime!
open, torture, the kiss, pornography, watching me fall, bloodflower, doing the unstack,
one hundred years... i pezzi volavano fluttuanti tra la folla, fino ad arrivare all'apoteosi
con disintegration, a forest, inbetween days, love song, just like heaven, charlotte
sometimes, e per terminare in grande stile sulle note di faith!
che musica ragazzi, che atmosfera, che pienezza... alla fine guardavamo carichi di
emozione i nostri eroi salutarci mentre lasciavano il prato dalla scalinata sotto la monte
mario.
momenti di vita imperdibili, momenti di vita da vivere al massimo dell'intensità!
86
Un anno da Occhioni – Whittard
Che gente strana che siamo!
Siamo partiti da una piccola isola italiana, l’isola d’Elba e ci ritroviamo a vagare nello
spazio a bordo di un’astronave spaziale.
Pazzesco.
E’ passato solamente un anno ed eccoci qui, a guardarci indietro e con facce titubanti
chiederci, ‘ma cosa abbiamo fatto?’
La risposta è semplice, tutto ed il contrario di tutto.
Vi abbiamo portato in giro per l’Italia e per il mondo (Elba, Umbria, Mykonos,
Venezuela,…),
vi scorrazziamo tra le galassie piu lontane (Orioniful),
abbiamo gioito con tre lauree (Minnie, Turidda, Ricciolo),
abbiamo ballato e fatto festa in ogni luogo e con ogni tempo (Caruso, Carola e Giusy),
abbiamo pianto (la partenza di Turidda),
ed abbiamo gioito (la Roma Campione),
abbiamo sofferto e ci siamo consolati (la finale degli Europei di calcio),
abbiamo mangiato e bevuto come non mai (sempre!),
abbiamo scritto (i nostri articoli, Occhioniful,…),
ed abbiamo letto (Due di Due),
abbiamo amato e ci siamo lasciati amare (Zorro e Minnie),
ci siamo sposati (Candy e Terence),
ci siamo travestiti (Zia Franca),
ed abbiamo ascoltato i sogni di ognuno (lettere a BabbOcchione),
ci siamo ubriacati (quasi sempre!),
ed abbiamo cambiato città (Ramon, Turidda),
abbiamo conosciuto nuovi amici (il record a Mykonos 2000),
abbiamo brindato e gridato ARARARAA (Joysan),
Abbiamo vissuto.
Ed è passato un anno.
Un anno, semplicemente da Occhioni!
87
Hola Campesina – Whittard
Ciao mia piccola campesina,
hai trascorso un buon fine settimana?
personalmente si, ho passato un buon fine settimana e mi sento molto felice!
Ti viene mai da pensare 'da uno a mille la vita quanto è bella?'
A me si, spesso e la risposta è sempre la stessa: mille!
Ti assicuro che rispondo sempre così, anche quando le cose mi vanno male e quando
sono sempre più sicuro che la vita è ingiusta, ma sono così: sono innamorato della vita,
sono affascinato da tutto ciò che la natura ci offre, dalle cose più semplici a quelle più
complesse.
Sai una delle cose che adoro? Spesso il fine settimana mi capita di rientrare a casa molto
tardi e di vedere l'alba. Trovo splendido scendere dalla macchina, sotto casa, annusare
l'aria fresca del mattino, ascoltare incantato il cinguettio degli uccelli nel silenzio più
totale.
Nessuno in giro, niente macchine, niente rumori.
Io, l'alba e la natura.
No, non sono rincitrullito tutto insieme, non ho neanche trovato la donna della mia vita
durante il week end, è che forse sono talmente affascinato dalle cose belle che mi piace
osservarle, guardarle, apprezzarle.
Mille, duemila, diecimila. La vita è bella così tanto, che la voglio vivere tutta, la voglio
spremere fino in fondo per poter dire un giorno di aver vissuto, di non aver perso
neanche un attimo prezioso.
Credo comunque che l'effetto dell'alba sia terribile su di me. Ricordo quest'estate a
Mykonos una mattina mentre rientravo a casa da solo sul nostro motorino più piccolo e
brutto, erano circa le sei di mattina e ad un certo punto mi sono trovato in cima ad una
collinetta e riuscivo a vedere il mare sia da un versante che dall'altro.
Mi sono fermato, ho spento il motorino e sono rimasto circa venti minuti in silenzio a
guardare quello spettacolo.
Vuoi sapere quali erano i miei pensieri?
'Potrei anche morire in questo preciso istante e morirei con il sorriso sulle labbra'
Ero talmente felice, incantato ed affascinato da quel posto che credevo di
aver raggiunto il massimo che una persona può avere dalla vita.
88
Ovviamente non è così. Ma ti assicuro che è stata una sensazione stupenda.
Sono un ragazzo fortunato.
Come è stato il tuo fine settimana?
Ti mando un bacione enorme, un abbraccio fortissimo e la mia solita 'minaccia': Non devi
mai smettere di sognare.
Ti voglio bene,
Whitt
89
Il calendario di Emanuela Arcuri - Antanuzzo
Il titolo è già tutto un programma, e basterebbe per un paro di settimane. Ma...
...Effetti collaterali:
iniziano quando ti presenti dal giornalaio e gli chiedi se per caso, ma giusto per caso, se,
insomma, non è che ti è rimasto un numero di Panorama con il calendario di "Emanue..."
e arriva il primo tremore, prosegui "...la Arcu" e arriva il secondo tremore accompagnato
da una percezione delle tue potenzialità sessuali nascoste, da toilette. Termini la
domanda "...ri?" e qui ti cedono le gambe, al punto che il giornalaio esce di corsa
dall'edicola e ti presta il primo soccorso. Ti fa la respirazione artificiale, e, tu, pensando
ancora a Emanuela Arcuri gli infili la lingua in bocca senza pensare che il tizio è un
energumeno alto 1,80 pesa 120 kili ha una barba tipo Bud Spencer, fuma 3 pacchetti di
marlboro al giorno (ergo fiatella) e si alza tutte le mattine alle 4 e mezza per andare a
lavoro (riergo rifiatella). Effetto devastante.
Questo schifato:
1° ti sputa la saliva che gli hai appena riversato;
2° comincia ad urlare: “alimortaccitua, brutto frocio…”
3° ti tira su e ti appiccica al muro e ti ammolla una stecca in faccia, dopo di che apri la
bocca e ti trovi una manciata di Tic Tac al posto dei denti.
Il bello di tutto questo, è che la suddetta figuraemmerda, la fai davanti ad altri 20/30
personaggi che orbitano intorno all’edicola, mascherati nei modi più disparati per non
farsi riconoscere, e che vorrebbero anche loro acquistare una copia del famoso
calendario.
OK.
Arrivi a casa, finalmente! Togli il cellophane che sigilla Emanuela. Tu lo togli
avidamente, più per paura che lei possa cominciare a sudare per l’effetto SOTTOVUOTO,
che per la voglia di vedere le sue mirabili curve, butti Panorama (chi cazzo ha mai letto
Panorama? Di solito lo compri per il calendario o per la video cassetta), e tutta la
mondezza che c’è dentro (compresa la pubblicità della superpoltronaultrarelax, delle 50
bottiglie di vino a £ 2.000.000, un affarone ). Ti fiondi in camera, levi il cappotto,
accendi la luce e cominci a scorrere le foto. Gennaio: la fronte si imperla di sudore;
Febbraio: comincia a sudare tutto il resto; Marzo: S’arza (il gioco di parole, se pur
banale, è d’obbligo); Aprile: avverti i sintomi dell’edicola, ma più moderati; Maggio:
svieni (come dal giornalaio ma più moderato). A questo punto senti dell’umido sulle tue
90
labbra e sul collo. Pensi, tutto eccitato, che sia il giornalaio (grasso, barbuto e
incazzato) che ti presta aiuto, ma ti ricordi che lo hanno arrestato per lesioni un’ora
prima. Escludi anche la possibilità che possa essere Emanuela Arcuri. Apri gli occhi e
vedi il tuo barboncino nano che ti ha scambiato per una cotoletta e cerca di portarti in
salotto per leccarti con comodo sul divano.
A questo punto rimpiangi il buon vecchio calendario di Padre Pio, con tanto di ricetta
per il risotto coi funghi, le previsioni del tempo per tutto l’anno (e ci prendono pure) e
la frase del mese tipo: “L’uomo vero è quello che sa resistere alle tentazioni".
Vallo a dire a me, che mi sono fatto una pomiciata col giornalaio di via casilina per due
tette su un pezzo di carta.
91
I giorni perduti – Whittard
Esistono dei momenti che più di ogni altro meritano di essere vissuti, per intensità, per
passione, per pura gioia di viverli. Riflettendo su questo, viene spontaneo pensare a
quegli attimi che quotidianamente perdiamo, per distrazione, per non curanza, per
fatalità oppure per semplice pigrizia. Momenti durante i quali potrebbero cambiare le
sorti di ognuno di noi, destini che potrebbero cambiare, ma che per qualche motivo
perdiamo.
Cosa accadrebbe se il giorno in cui il destino sta per farvi incontrare la persona della
vostra vita rimarrete a casa colti da appeppamento senile? Oppure, se la vostra anima
gemella, nell’attimo in cui sta per incrociare il vostro sguardo venisse distratta da un
passante che chiede informazioni?
La vita può essere splendida e orribile, favolosa ed ingiusta, gioiosa e difficile. Ma è per
questo, che comunque sia è straordinaria, ed ogni attimo è degno di essere vissuto come
se fosse l’ultimo, per non trovarsi mai un giorno a rimpiangere ‘i giorni perduti’.
92
Ogni giorno inciampi in qualcosa - Sole
"Ogni giorno inciampi in qualcosa di imprevisto che ti fa sprofondare, ti sembra di essere
un niente, hai voglia solo di andare via, non essere li', scomparire, poi ce la fai e scopri
che, se non ti fosse capitato quel guaio, forse non riuscivi ad arrivare dove sei arrivato".
Tranquilli: non è una pubblicità per sfigati, ma un messaggio d'incoraggiamento!
Amici occhioni, non sapremo mai a chi appartengono queste parole asciate vagare
anonime e "random" nel web..Vi vorrei solo passare un riflessione.
Qualche volta nella vita ci sentiamo positivi e invincibili, ammirati e pronti a scalare le
montagne.QUALCHE VOLTA.
E LA MAGGIOR PARTE DELLE VOLTE?..La maggior parte delle volte tutto sembra
congiurare contro di noi, tutto si ribella alla nostra volontà, ci spenge il sorriso, ci mette
di fronte a scelte dolorose, ci guardiamo allo specchio e vediamo tutto quello che non
vorremmo vedere di noi.
Insomma..Abbiamo voglia di mollare..Soprattutto quando "il guaio" ce lo siamo andati a
cercare o è un guaio "talmente guaio" da farci sentire deboli, incapaci, indifesi come
bambini.
So che questo periodo non è facile per molti di noi anche se per motivi diversi.
Coraggio e avanti!Abbiamo inciampato tante volte e continueremo ad inciampare..Ma
arriveremo comunque lontano! ..E poi...Mica è detto che, ogni volta che si cade, si cade
male!...Magari un giorno precipiteremo tra le braccia di Brad Pitt/Pamela Anderson!!!!!
93
E’ passato un anno - Ramon
Cari amici, eccomi di nuovo a voi.
Oggi è passato un anno da quando mi sono lasciato con la mia ex, e stavo facendo delle
riflessioni su quanto sia cambiata la mia vita.
Nell'ultimo anno ho fatto davvero tante cose! Ho conosciuto tante persone e nuovi amici
(voi), ho girato nottate intere per locali a ballare e bere cocktails, ho fatto una vacanza
da favola, ho avuto amori e delusioni, ho cambiato lavoro e soprattutto città. Non male,
eh?
Penso che i cambiamenti, siano essi positivi o meno, ti fanno maturare ed accrescono il
bagaglio delle esperienze. Lunedì scorso mi sono trovato per la prima volta a fare il giro
dei vari uffici per i contratti delle bollette. Da oggi dovrò pagare Enel, Acea, Gas ecc.,
oltre all'affitto di casa. Per alcuni di voi queste sono cose già affrontate e assimilate, ma
per me sono altre novità!
Sono contento della mia nuova vita, anche se a volte la lontananza e la solitudine mi
rendono triste e depresso, mi piace perchè la sto vivendo molto intensamente e mi fa
sentire davvero vivo!
Anche il nostro gruppetto è cambiato, si è un po' placato l'entusiasmo iniziale, e aleggia
un'appeppamento galoppante. Non è una critica per le coppiette, avere una bella
persona accanto che ti vuole bene non ti spinge alla ricerca di nuove emozioni
soprattutto se già si sono avute.
Il mio messaggio è quello di fare il possibile per rimanere uniti, anche se ci vediamo
meno o in altre circostanze, e non indebolire un'amicizia che ritengo importante.
In ogni caso teniamo alto lo spirito dell'occhione, che ormai è una vera e propria
istituzione e mezzo di aggregazione, guai a trascurarlo!!! A quando un bel weekend tutti
insieme?
Ora vi saluto, il pavimento che ho appena lavato si è asciugato e devo andare a fare la
spesa! Se mi vedesse la mia ex mi sputerebbe in faccia!!!! eh eh eh eh eh!!!
94
Purtroppo e per fortuna - Candy
Purtroppo e per fortuna!… spesso devo disertare il sito… e, sempre, la vostra compagnia.
Tranne alcuni di voi, gli altri li ho visti soltanto una volta di sfuggita durante una cena
sociale tanti altri soci, e parlo delle new entry, non li ho visti affatto ma non dispero…
Purtroppo! Perché vorrei partecipare più attivamente… anche se nessuno risponde alle
mie “mele” o mi cerca nei periodi di latitanza (tranne harrison), Per fortuna! perché se
avessi a disposizione tutto il tempo di cui avrei bisogno certo non lo passerei a navigare
in internet oppure sì ma comunque, fondamentalmente, per fortuna, mi diverto quando
dopo tanto tempo che non mi collego trovo tutti quei messaggi…
Ragazzi, voglio dirvi soltanto una cosa: complimenti per lo sforzo e l’impegno che voi
tutti avete fatto per superare quel periodo di crisi che aleggiava nel sito e sul sito
qualche tempo fa. Sono davvero contenta… stavolta voglio elogiarvi… allora:
1.
il sondaggio su “Il gruppo che vi ha fatto sognare” è giusto, appropriato,
perfettamente in linea con lo spirito del gruppo;
2.
la frase del giorno… sempre ag”giorn”ata;
3.
l’integrazione dello “stile” con la canzone di jovanotti, veramente ottimo (anche
se io non sono esattamente un animale notturno);
ma soprattutto, lasciatemelo dire… Zorro e Joysan che si accapigliano via internet sono
superfantastici… continuate così sembrava di vedere una “strisciata” sul genere di Lupo
Alberto… con quell’umorismo noir e cattivo… ho riso… anche se stiamo vivendo ancora,
soltanto, uno stupidissimo martedì grigio di novembre…
Praticamente siete riusciti a dare un senso a questa comitiva telematica che deve essere
un posto in cui tutti si rifugiano quando sono annoiati, un luogo virtuale nel quale fare
due chiacchiere e sorridere un po’… bravi!
Zorro… bella la trovata del cricket… del ritorno dopo il week end senza altri giorni di
mezzo…
95
Un’ultima cosa… non so se confessarlo… temo di essere additata come “non-socio”…
dissento, dissento sul libro che voi amate di più… Due di due…proprio non mi piace… mi
accetterete ugualmente o per questo rischio l’espulsione? A mia discolpa adduco un
unico argomento… sono parente del vostro presidente… diciamo che per come “gira” il
mondo dovrebbe essere questo un argomento sufficientemente convincente.
96
Ragazzi che roba! - Candy
Diserto da un po’ gli appuntamenti quotidiani sul forum ma siccome oggi ho avuto del
tempo a disposizione ho “sbirciato” e sono rimasta colpita. Vi voglio spiegare perché ma
andrò per punti.
Intanto ho trovato una infinità di nuovi soci che saluto… ovviamente.
Ho visto che sono accadute grandi cose… tanti compleanni, lauree, feste e via dicendo
ma, lasciatemelo dire, la cosa più grande è accaduta a me… permettetemelo… un
matrimonio non è cosa da niente. Ti cambia la vita… ma in meglio. Non voglio annoiarvi
elencandovi le gioie della vita in comune, dei bigliettini lasciati qua e là contenenti
promesse di amore eterno, o il divertimento e lo stress legato ai preparativi, o il giorno
stesso della cerimonia (che è una ficata)… no, questo no… lo farò in altra sede… credo
nella posta del cuore.
Quello che voglio dire è che sono rimasta colpita dal sottile senso di insoddisfazione, di
noia che si percepisce leggendo qua e là i vari messaggi. Oh! Ma stiamo scherzando? Non
oso pensare che i fondatori di questo gagliardo sito si stanno demoralizzando, no, non è
esatto… demotivando, questo è il termine giusto... mi dispiace!
Mi sono detta, caspita, candy dai un’occhiata al sondaggio… peggio! “Perché ci stiamo
appepando”… santa miseria… io ho votato (anche se il voto è segreto e non dovrei dirlo)
per l’unica risposta geniale… l’unica risposta che lasciava trasparire ancora un pizzico
dello spirito goliardico che ha ispirato la nascita di questo sito… cioè “il buco
dell’ozono” ma non era male neanche la maledizione di tutan peppe! Su ragazzi… ma
dove sono finiti i vecchi zorro, whitt, turidda, joysan, antanuzzo e via dicendo… e
l’oroscopo al contrario?
un capitolo a parte voglio dedicarlo a ramon… non posso credere che abbia scritto lui
quell’articolo sul senso della vita, anche se molto profondo mi ha lasciato interdetta,
pensare che volevo scriverlo io ma in modo diverso.
Ramon la domanda che ti sei posto è bellissima ma ha un difetto… si presta a molteplici
risposte a seconda dello stato d’animo. Se sei felice e ti chiedi qual è il senso della vita
ti vengono in mente le cose più semplici, felici, profumate e colorate… si potrebbe
dire… vivo per respirare, vivo per vedere i colori dell’arcobaleno, per mangiare questo
dolce… per amare… ma se sei depresso, non farti quel tipo di domanda perché la
97
risposta equivarrebbe ad una sentenza di morte. Ma come si fa a pensare di essere un
fallito quando uno non ha ancora raggiunto l’età adulta? Praticamente una bestemmia
perché a 29 anni si ha tutta la vita davanti e quello che ancora non si è fatto si farà in
futuro… famiglia e figli compresi. Ramon se è questo quello che pensi è grave davvero…
perché vedi il fallimento non saresti te in quanto persona… sarebbe il fallimento dei tuoi
genitori… e non lo meritano perché li ho conosciuti e sono certa che per te hanno avuto,
hanno sperato, hanno sognato una vita felice. Aaaa Ramon… leva quel disco…che è una
cagata… stropicciati gli occhi, guardati intorno, il mondo ti sorride e non aspetta altro
che essere preso di petto… d’altra parte, se non fai così… rischi di rimanere
“schiacciato” dalla pesantezza del vuoto cosmico in cui ti sei cacciato. Insomma il succo
è questo: lasciamo stare i bilanci, per ora… è presto… Complimenti comunque… ritengo
che solo le persone molto intelligenti e molto sensibili riescono a deprimersi fino a
questo punto. Vuoi sapere qual è l’impronta che vorrei lasciare io al momento? O quella
della mia faccia sul cuscino o quella dei miei piedi su una spiaggia… sono superficiale…
no, concreta…
Meditate gente, meditate.
98
Il senso della vita – Ramon
Ragazzi sto ascoltando l'album "Disintegration" dei "Cure"..... voi direte: "'mbè???", eh eh
eh, ora sarò più chiaro! Questo album mi ha accompagnato in alcuni momenti particolari
della mia vita, momenti di riflessione, di depressione, di insoddisfazione ed oltre ad
essere un disco favoloso lo uso anche come terapia. Ultimamente sto riflettendo sul
senso della vita, e chi non l'ha fatto? Nell'ultimo anno la mia vita ha subito molti
cambiamenti, ma sento che mi manca sempre qualcosa. Penserete subito ad una donna!
E' vero, mi manca un po' una ragazza accanto con la quale condividere delle emozioni,
ma non è solo questo. Credo che il senso della vita sia quello di lasciare un segno della
propria esistenza! Fino ad ora ho cercato di fare del bene, di essere onesto e leale con
le persone, di cercare di capirmi e migliorarmi, di dare quello che io interpreto come
"amore" a chi mi provocava delle sensazioni particolari, e a volte neanche mi è riuscito,
ma secondo me non basta. Un bel giorno nessuno si ricorderà di queste cose, e
l'esistenza di Carlo Camba svanirà come la nebbia. Sono due le cose che daranno un
senso alla tua vita: una è quella di inventare o scoprire qualcosa di rivoluzionario e di
grande utilità; pensate che bello riuscire a sconfiggere malattie come il cancro o l'aids, o
a costruire una macchina che va ad acqua!!!! L'altra è quella di trasferire tutto o parte
di te in qualcosa che duri nel tempo: mi riferisco a chi compone canzoni, chi scrive libri
o poesie, chi recita o fa spettacolo o sport (ovviamente il tutto non a livelli amatoriali!).
Sono lontano dal raggiungere uno di questi obiettivi e potrei pensare già a 29 anni
(quasi) di essere un fallito. C'è un rimedio. Puoi fare in modo che un giorno qualcuno
possa fare questo anche grazie a te: tuo figlio. Dare la vita e la possibilità ad un altro
essere di fare qualcosa o almeno provarci è stupendo. Ho sempre avuto un grande amore
per i bambini e desidero veramente averne uno entro pochi anni. Non solo. Voglio averlo
con una donna che amo e che non sia solo la "madre di mio figlio". Voglio dargli una
buona educazione e il senso della famiglia e dell'unione. Voglio metterlo in condizione di
vivere la sua vita al massimo e di fare ciò che ritiene giusto. Non pensate anche voi che
sia bellissimo? Meditate gente, meditate...... come dice il nostro amico misterioso del
forum.
99
Mi sto preparando – Antanuzzo
Non capita tutti i giorni che ti si sposa una cugina.
Ancora non riesco a crederci ma è così.
E pensare che quando ho visto per la prima volta quell'energumeno (ndr Terence)ho
pensato che fosse un extracomunitario che voleva lavare il vetro della mia macchina e
allora gli ho detto: "vaffanculo il mio vetro me lo lavo da solo", poi me lo hanno
presentato come il fidanzato di mia cugina.
Mai e poi mai avrei pensato che un giorno se la sarebbe sposata.
Ma il problema non è questo.
Sabato 5 AGOSTO ore 17.00
Mi vedo come ripreso da una telecamera: incastrato dentro un abito grigio, pantaloni,
giacca, camicia a maniche lunghe, cravatta, pedalini lunghi e scarpe, che sudo come in
una sauna mentre guardo verso l'alto e dietro gli sposi, dietro il prete che li sposa, dietro
i fiori che puzzano, dietro al fotografo...
...vedo la madonna.
Si proprio la madonna, che molto probabilmente non esiste, ma io la vedo, perchè ogni
volta che sto per morire dal caldo, la vedo.
Come quando prendevo la metro per andare a scuola imbacuccato dentro al piumino
della ciesse sopra al maglione sopra la camicia di lana sopra la fruit.
Ma era inverno santiddio, non era il 5 agosto alle 17.00, era normale andare in giro
vestiti così.
Posso venire con i bermuda, camicetta awaiana e sandaletti?
Tanto non devo fare il testimone, vi giuro che mi metto dietro dietro non mi faccio
vedere da nessuno, non mi faccio nemmeno fotografare, e se qualcuno mi chiede chi
sono gli rispondo:
"sono un extracomunitario che è venuto a pulire i vetri".
Auguri e figli maschi
100
L’arte di sbagliare – Ramon
C'è una canzone di Ligabue che dice così: "se per ogni sbaglio avessi 1000 lire, che
vecchiaia che passerei..."
Già, quanti sbagli commettiamo nella nostra esistenza; nel lavoro, in famiglia, con il
partner, nelle scelte quotidiane che la vita ci obbliga a fare. Personalmente mi sento un
maestro dello sbaglio. La cosa bella è che non conta essere istintivi o razionali, se devi
sbagliare non scappi! C'è un detto antichissimo che dice "sbagliando s'impara"... ma che?
Spesso mi trovo a rifare gli stessi sbagli dei quali già ne ero a conoscenza, ed essendo
molto autocritico mi pento sempre di quello che ho fatto chiedendo scusa. Molte
persone intorno a me credo si siano stancate di sentire le mie scuse, ma è più forte di
me, non lo faccio apposta, mi sforzo, ci penso, razionalizzo o agisco d'istinto, ma alla
fine il risultato è sempre lo stesso. Se volto a destra dovevo andare a sinistra, se dico
bianco dovevo dire nero... Si raggiungerà una maturità tale da evitare parte dei nostri
sbagli o credete che sia un'arte che fa parte del nostro dna come gli occhi marroni, verdi
o blu? Per me.... "La seconda che hai detto!" (Cuelo)
Un bacio a tutti!
101
Tutti pazzi per Internet – Mafalda
Internet: un mondo intangibile, senza confini ne' regole, conosciuto da
tutti (almeno nel nome...anche se spesso storpiato da accenti malmessi!) ma
comunque un inesplicabile mistero agli occhi di molti.
Da principio ci si avvicina con titubanza, forse timorosi di perdersi nei
meandri di chissa' quale sito ma poi ci sono loro, gli angeli custodi della
navigazione telematica: i famigerati "motori di ricerca" che ci guidano per
i percorsi contorti degli innumerevoli "paesini" che popolano il fantastico
"mondo della rete" (si sono guadagnati ampi spazi anche in pubblicita'...per
chi avesse la memoria un po' labile ve ne ricordo uno: enorme campo di
grano, due amici che percorrono un sentierino sterrato finche' uno dei due,
con espressione sufficientemente sadica, lancia le chiavi della macchina,
ovviamente dell'altro, nel bel mezzo del campo di grano...mentre l'altro
assume un'inequivocabile espressione da "che cazzo fai?!?"...ma niente paura
entra in scena il motore di ricerca di turno che, come per magia, ritrova le
chiavi gettate per la gioia di grandi e piccini!!!)
E quindi, adeguatamente protetti dal prescelto angelo custode, ci si
avventura per il magnifico viaggio scoprendo la comunicazione telematica,
creandosi innumerevoli account di posta elettronica (creato il primo passa
la paura e non ci si ferma piu'...un tempo si collezionavano francobolli,
oggi si e' passati agli indirizzi e-mail), mandando messaggi SMS (che in
pochi firmano) e cartoline elettroniche (le Poste Italiane falliranno prima
o poi!!!), leggendo quotidiani (altro settore di prossima crisi), prenotando
viaggi, acquistando articoli di ogni genere (ovviamente diffondendo
tranquillamente in rete il proprio numero di carta di credito...ma che
importanza ha??) ed effettuando continui down-load di una quantita' di sw
gratuiti, mp3 (anche il mercato discografico dichiarera' fallimento...non
gli bastavano le versioni pirata!!!) e filmati vari da diffondere poi come
allegati agli immancabili messaggi di posta elettronica (comprese catene di
S.Antonio di vari generi che spesso si celano sotto false richieste di aiuto
per casi clinici senza speranza).
102
Cosa dire poi dell'ebbrezza dell'anonimato che spinge a gettarsi, almeno una
volta nella vita, in interminabili "chattate" durante le quali si raccontano
indefinibili false verita' (che i piu' astuti definirebbero "bugie" e i piu'
smaliziati "cazzate") all'unico scopo di sentirsi diversi da quello che si
e' realmente e vivere, anche solo per un'ora, una esistenza diversa, forse
piu' rispondente alle proprie aspirazioni?
Insomma da novelli della navigazione ci si trasforma in pochissimo tempo in
esperti "marinai" e si passano ore collegati per conservare
quell'irrinunciabile contatto con il resto del mondo (magari al collega
della scrivania accanto non gli si dice neanche buongiorno!) che ci fa
sentire finalmente vicini anche se a km di distanza e che, a differenza di
altri metodi di comunicazione molto piu' canonici (come ad esempio una
banale telefonata), ci consente di nasconderci dietro un monitor dimostrando
al "capo" che siamo degli instancabili lavoratori (attenzione pero' a non
scoppiare in improvvise risate leggendo la barzelletta dell'ultimo minuto:
sarebbe difficile spiegare tanta ilarita' nei confronti del quotidiano e
monotono lavoro!).
Cosi', senza accorgersene, si diventa in men che non si dica
"Internet-dipendenti" e non se ne puo' piu' fare a meno: la vita e'
improvvisamente monotona senza poter "cliccare" almeno una volta su quella
piccola "e" azzurra che ci guarda invitante dal desktop e la crisi di
astinenza e' sempre piu' vicina...il panico cresce, come pesci fuor d'acqua
si cerca boccheggianti l'ossigeno (ovvero un PC dotato di idoneo
collegamento) e non si trova pace finche' non ci si rigetta in quel "mare"
sconfinato di cui ormai siamo parte integrante.
Questo é il presente, con i suoi pro e i suoi contro, ma a noi piace così e
vittime inconsapevoli di un'alienante realtà lasciamo che la "droga del
secolo" si impadronisca di noi ma, come sentenziano in una pubblicità degli
ultimi giorni, sapete cosa vi dico?
"INTERNET LOGORA CHI NON CE L'HA"
(e la sottoscritta ve lo può tristemente confermare!!!)
103
Quello strano fenomeno chiamato destino - Mafalda
Ovvero: "Sliding Doors non vi ha insegnato nulla?"
Vi ha mai sfiorato il pensiero che ogni singolo evento, anche il più insignificante, abbia
in realtà una sua precisa ragion d’essere?
Non vi siete mai chiesti come potrebbero modificarsi le circostanze cambiando anche un
solo piccolo particolare di quelli che potrebbero definirsi gli "eventi scatenanti"?
Non sono mai stata una sostenitrice del fatalismo, e probabilmente non lo sarò mai, ed
ho sempre fermamente creduto che ognuno di noi fosse l’unico artefice del proprio
futuro.
Ebbene, adesso, alla luce di quanto accaduto nella mia vita negli ultimi due anni (e vi
assicuro che è stato il periodo più fervido di cambiamenti) sono convinta che, aldilà di
ogni nostra azione e consapevole scelta, ci siano comunque eventi imprevedibili, a volte
persino impercettibili, che variano in un modo o nell’altro il probabile evolversi degli
avvenimenti.
E tutto ciò per l’unico e semplice, forse addirittura banale, scopo di lasciare che nella
nostra vita prendano forma scenari che possano arricchirla di colori nuovi, a volte
sconosciuti.
Concludendo e giungendo così al fine ultimo di questo articolo, vi confido che il mio
"sogno" (lavorativo) si sarebbe potuto realizzare ben un anno fa……e quindi?
Sicuramente avrei trovato prima la mia personale realizzazione professionale, avrei
potuto soddisfare il mio agognato desiderio di avere una casa tutta mia e soprattutto
avrei potuto evitare spiacevoli esperienze (ben note ai veterani dell’Associazione) …ma
il prezzo di tutto ciò sarebbe stato perdere l’opportunità di incontrare voi, i mitici soci
dell’Associazione alcolico gastronomica "Amici dell’Occhione" ovvero, per dirla alla
Whitt, i "miei più migliori amici"!!!
104
I miei più migliori Amici...ARARARA – Whittard
Avevo in mente di scrivere un articolo su di voi amici miei, ma non lo farò perché mi
vergogno e perché non trovo le parole adatte.
Avrei voluto dirvi quanto siete belli ed importanti per me o quanto mi fa piacere leggere
i messaggi che lasciate nel nostro forum, ma scordatevelo non leggerete mai cose di
questo genere scritte da me, non sono il tipo, posso creare un sito, parlare di calcio, di
donne, non scrivere un articolo.
Del resto è anche imbarazzante dire ad un Ramon qualsiasi che per me è più di un
fratello o ad una Candy che la adoro e che fa bene a firmare le e-mail che mi invia
come 'la tua coscienza', perché ha ragione e riesce a leggere dentro di me meglio di
chiunque altro.
Ma mi dispiace per voi, non scriverò nulla di queste cose, non sono il tipo di persona.
E poi vi immaginate la faccia di Zorro mentre legge il mio 'grazie per avermi salvato la
vita e per avermi aperto gli occhioni, (maestro)', pensate che faccia farebbe poi se
scrivessi che Minnie è la ragazza più dolce, splendida e simpatica anche alle quattro di
mattina dopo aver bevuto tre long island.
Sarebbe impossibile.
Non parliamo poi del mitico Kmer, non riuscirei mai a scrivere che per me è un grande,
compagno di mille avventure quotidiane, non potrei mai più parlare seriamente con lui,
(anche adesso non è che ci si riesce!)
Cosa potrei scrivere poi del nostro amico ararara per eccellenza? Joysan un uomo un
mito, soprattutto per le sue grandi teorie cosmiche sulle donne, puntualmente riviste
alla fine di ogni serata conclusa con il colore da noi preferito, il bianco.
Sarebbe impossibile poi ammettere che per me Turidda è un po' come un faro nella
notte, dà la luce alle nostre uscite, sempre così solare ed allegra...o quasi (come era
quel nuovo verbo Ramon?)
E poi Mafalda, sarei un folle se vi raccontassi quanto ci siamo divertiti insieme (qualcuno
ricorda Gubbio? Preludio dell'Elba), non vi racconterò mai ad esempio della mega
abbuffata in Umbria con i coniugi Pilum ed un nostro amico, cameriere egiziano.
Peccato! Avevo in mente di scrivere tante belle cose su di voi, ma non è il caso, posso
solamente dire che voi siete i miei migliori Amici dell' Occhione...Ararara.
Il vostro Occhione 'bugiardo'
105
L’importanza “vitale” della scrittura e delle parole - Candy
(ovvero come vi è venuto in mente di chiamarvi in quel modo)
Vi siete mai fermati a pensare quanta profondità ci può essere in un’attività che a prima
vista può sembrare banale e, a volte, semplicemente automatica?
Ebbene, chi ama perdersi in peregrinazioni mentali, come me, non può prescindere dal
considerare il foglio bianco e le parole come elementi vivi e vitali, legati l’uno all’altro,
in grado di fare la felicità e l’infelicità degli altri. Praticamente ci troviamo davanti ad
un’arma impropria. A dimostrazione di questa teoria vi chiedo di pensare a quanto può
essere tagliente una frase detta o, nel nostro caso, scritta, oppure a quanto la stessa
può essere dolce e renderci felici.
Senza contare che quando mi trovo ad immaginare il foglio intonso immagino la vita
appena “accesa” di un essere vivente e, via via, le parole che magicamente si
susseguono, ne indicano la crescita… fino a concludersi diventando quindi morte… che
trascina con sé quella sensazione di incompiutezza, l’impressione di non aver detto o
fatto tutto.
E come non pensare alla musicalità di certe parole e alla loro immediata relazione con
cose, oggetti e sentimenti? Pensiamo ad esempio alla parola “mare”, a questo suono che
evoca inequivocabilmente sensazioni di pace o di tempesta, di divertimento o di
tristezza e malinconia… all’odore (perché no?) evocato dalla parola “erba”… e potrei
continuare all’infinito…
Alla luce di tutto questo mi viene da pensare a chi tra noi è stato così masochista da
appiopparsi il nomignolo (ops! scusate… il nickname) LILLO! A chi, in preda ad un delirio
di “esterofilia” ultremens ha pensato di chiamarsi Whittard o Ramon a chi non è mai
cresciuto abbastanza… penso a minnie, a candy, a quel bambinone di zorro.
I miei complimenti vanno invece a chi ha saputo prendersi in giro e cioè Turidda! Bene…
brava davvero, fedele a te stessa e alla tua terra…
106
Il Write Club
Il WRITE CLUB è stato un divertentissimo 'esperimento' di concorso letterario tra gli
Occhioni, iniziato a Febbraio 2005 e concluso tra mille polemiche, con votazioni truffa,
quasi sull'orlo della rissa (… i soliti IMazza) ad Aprile dello stesso anno.
Alla fine, si è rivelato un efficacissimo e divertente stimolo per tutti noi, membri
dell’Associazione Amici dell’ Occhione, che ci ha spinto a scrivere racconti e poesie con
risultati… beh, questo ditelo voi.
Questo il messaggio che apriva il WC:
"Signori e Signore, benvenuti al Write Club.
Prima regola del Write Club: non parlate mai del Write Club
Seconda regola del Write Club: non dovete parlare MAI del Write Club
Terza regola del Write Club: se qualcuno scrive basta, molla, è spompato, fine
del combattimento.
Quarta regola: si scrive solo uno per volta.
Quinta regola: un combattimento alla volta, ragazzi.
Sesta regola: non esiste un luogo per il Write Club, fatelo ovunque, anche con
un pezzo di carta, anche a parole, ma trovate chi ve le scrive.
Settima Regola: alla fine del combattimento tutto quello che avete scritto non
esiste, non si stampa, non si legge, non si salva.
Ottava e ultima regola: se vi prudono le mani e volete scrivere benvenuti al
Write Club"
107
Pensieri privati “Inevitabile” - Cininnotta
Eve piangeva.
Sola sul letto, il giorno del suo compleanno.
Ogni volta ero lo strazio di un funerale, il funerale di un altro anno di vita che scorreva
via...
Aveva sempre la sensazione di non avere vissuto appieno i giorni, che le erano scivolati
sotto ai piedi come la cera del pavimento di Gelsomina, la signora che faceva le pulizie
tre volte a settimana.
Le capitava di provare qualcosa di simile anche a Capodanno, ma era diverso:
Capodanno era un male di tutti, il suo compleanno invece era una cosa privata.
Privata come i pensieri.
Si sentiva sola. Il suo disagio era profondo e cupo. Aveva nelle orecchie lo stesso rumore
che le era capitato a volte di sentire sott'acqua: sordo, indistinto, opprimente, un nonsuono.
Sapeva che le sue paure e le sue angosce erano nulla in confronto a quelle che, la
mamma le ripeteva, erano "le vere disgrazie".
Ma cosa poteva farci lei se si sentiva così?
E poi c'era 'sta benedetta storia dell'amico di Gea, la sua confidente dall'alba dei tempi.
Glielo aveva detto che non voleva conoscerlo, ma niente.
"Non esiste che non si festeggi il tuo compleanno, quindi muovi il culo e fatti bella" - le
aveva detto per telefono quella mattina - "perchè stasera ti voglio più in forma che mai!
Vedrai, questo ragazzo ti piacerà! E' un po’ vecchio stile, ma so che ti piacerà, fidati!"
Eve, invece di sentirsi palpitante per quell'incontro, era infastidita. Non voleva pensare
a cosa indossare, a come pettinarsi, a quale discorso idiota le sarebbe toccato prendere
parte.
Poi, c'era quella molesta sensazione di estraneità che non riusciva a spiegarsi. Si guardò
allo specchio: i capelli rossi liquorosi, gli occhi distanti, il naso coperto di efelidi. Tutto
era al proprio posto, eppure non lo era. Inevitabile. Pensava solo questo. Inevitabile.
Si infilò sotto la doccia controvoglia, Si preparò, scelse senza pensarci una maglietta
rosa, una gonna verde foglia ed un ciondolo d'argento.
Scese le scale come immersa in una bolla incorporea, parte di un tempo indistinto,
proiettata in un'altra dimensione. Il niente stava ferocemente tornando per essere
compiuto, inevitabile.
108
Svolazzando, arrivò all'appuntamento sotto l'albero nel giardino di Gea.
Lui era già lì e le sorrideva. Aveva un regalo per il suo compleanno.
Le immagini divennero traslucide, bagnate, sfocate, bruciate: Eve venne risucchiata
lontano nel tempo e tornò.
"Tu devi essere Eve. Piacere, io sono Adam"
Le diede il pacchetto. Un lettore Mp3 della Apple. Lei se lo mangiò.
Il serpente argentato intorno al suo collo, intanto, strisciava veloce fra i suoi capelli,
ubriacandosi.
109
Dedicato a... - Cininnotta
Anche io ti amo.
O forse amo le anche?
O forse no.
Si si ti amo.
Mah, forse ti voglio solo bene.
No no ti amo proprio.
Chi lo sa, forse.
Si, ti amo. Anche. Io.
110
La Banda degli infami - I parte - Whittard
Pancia, Tremolina e il Pazzo furono catturati il 13 settembre 1975 mentre cercavano di
forzare un posto di blocco della polizia alle porte di Roma. La loro cattura fu
spettacolare e rocambolesca con diversi feriti tra le forze dell’ordine.
A quei tempi li chiamavano la banda degli infami, ogni loro passaggio lasciava dei segni
talmente chiari ed inequivocabili che gli investigatori riuscivano subito a ricollegare ai
tre l’accaduto: disorganizzati, poco abili e pasticcioni ma soprattutto crudeli
all’inverosimile.
La loro apparente disorganizzazione ed i loro colpi così inaspettati ed imprevedibili li
resero inafferrabili, contribuendo ad alimentarne il mito tra la gente comune e la
frustrazione tra le forze dell’ordine.
A cavallo degli anni 73-75 riuscirono a collezionare più di 20 colpi lasciandosi dietro una
scia lunghissima di omicidi, violenze e crimini efferati che provocarono sdegno e
risentimento in tutta la nazione.
Nella primavera del ’74 il commissario Paoletti, colui che fin dall’inizio aveva seguito i
casi della banda e che per diverse volte era stato sul punto di catturare i suoi membri,
chiese, con urgenza, di essere rimosso dall’incarico e di essere destinato ad altre
mansioni.
Il fatto, di per se inspiegabile, venne chiarito il giorno seguente, quando lo stesso
Paoletti confessò di aver ricevuto una lettera contenente esplicite minacce di morte
rivolte alla sua famiglia qualora non avesse interrotto immediatamente le indagini sul
caso della banda degli infami.
La lettera, dopo un attento esame della scientifica venne ritenuta falsa e poco
attendibile, probabilmente scritta da un mitomane o da persone invidiose del buon
operato del commissario; Paoletti venne convinto dai suoi superiori a continuare le
indagini e venne rassicurato circa la sua sicurezza e quella della sua famiglia.
Le indagini ripresero con ottimi risultati: nell’agosto del 74 vennero catturati alcuni
elementi di una frangia estremista che si riteneva operare a stretto contatto con la
banda degli infami, alcune soffiate e gli interrogatori serrati sembrava stessero
permettendo di stringere il cerchio attorno ai tre inafferrabili.
Ma quello che accadde la sera del 17 settembre 1974 segnò profondamente le indagini e
la vita del tenace commissario.
Alle ore 19 circa, mentre era immerso in un riunione con alcuni dei suoi migliori
investigatori ricevette una telefonata da parte della moglie: non si avevano più notizie
della figlia Ilenia, 20 anni, era uscita di casa la mattina per andare a studiare a casa di
una compagna, ma un paio di telefonate confermarono il peggio, la ragazza non era mai
arrivata a casa dell’amica.
Due giorni più tardi venne recapitato alla redazione del giornale Il Tempo, un pacco
contenente tre fotografie.
111
Quello che il commissario Paoletti si trovò a guardare fu agghiacciante: le foto
ritraevano la ragazza completamente nuda, legata su una sedia, il corpo ricoperto di
ecchimosi e sangue rappreso. Dietro di lei, si distingueva chiaramente il volto crudele e
folle del Pazzo mentre le puntava una pistola con il grilletto alzato alla tempia.
La ragazza venne ritrovata il giorno seguente nella pineta di Ostia a pochi chilometri da
Roma, picchiata, violentata ed allo stremo delle forze, ma comunque viva. In tasca le
venne ritrovato un biglietto scritto a mano con calligrafia incerta, ovviamente
indirizzato al commissario: ‘Dimenticati di noi, la prossima volta non saremo così
buoni…’
Le indagini subirono un brusco rallentamento, Paoletti ancora sotto shock si trasferì
nella sua villa sul litorale romano con tutta la sua famiglia, protetti da una pattuglia di
agenti che vegliava su di loro 24 ore su 24.
Tre mesi più tardi, dopo un periodo di relativa calma, le cronache vennero scosse da
una feroce rapina all’ufficio postale di Via Po a Roma.
112
La Banda degli infami - II parte - Whittard
Marco Gerbaldi lavorava nell’ufficio postale di Via Po da due settimane.
Aveva accettato immediatamente la proposta che gli era stata fatta da Mioni, l’anziano
dirigente: lasciare l’archivio buio e polveroso della sede centrale di Piazza S. Silvestro
per occuparsi del servizio pensioni della nuova filiale.
Il lavoro non era il massimo, sempre a contare soldi e registrare su libretti ingialliti gli
importi delle pensioni, sempre le stesse domande e le stesse richieste delle persone
anziane che ritiravano i soldi.
Una persona, poi un’altra, un’altra ancora…
Ma il 15 dicembre 1974 alle 11,27 la sorpresa fu totale.
- Buongiorno.
- Ciao faccia di merda, come andiamo oggi?
- Mi scusi?
L’uomo che aveva di fronte non aveva l’aria del mite pensionato che era solito trovarsi
davanti.
Anzi era giovane, dall’aria truce e le parole che gli rivolgeva erano alquanto offensive.
- Sono venuto a ritirare la pensione, non riconosci nonno? Me la dai una mano…
Stronzetto?
Marco ebbe un attimo di esitazione, l’uomo davanti a lui tirò fuori qualcosa da sotto la
giacca e violentemente la scagliò sul bancone. L’ascia si conficcò nel legno tenero del
bancone tranciando di netto la mano destra di Marco che inorridito cadde in ginocchio
ed iniziò ad urlare inorridito.
Tremolina saltò immediatamente sul bancone:
- Allora facce di merda, se non volete essere fatti a pezzi vi consiglio di sdraiarvi per
terra e di non aprire le vostre boccacce. O c’è qualcun altro che vuole darmi una
mano??? AHH AHH AHHH….
Nel frattempo Il Pazzo e Pancia, pistole in pugno avevano iniziato a farsi consegnare i
soldi dagli impiegati.
Marco in ginocchio dietro al bancone continuava ad urlare.
113
- Fai stare zitto quello stronzo! Gridò il Pazzo rivolto a Tremolina.
- Chiudigli quella boccaccia, ci sentono dalla strada. – replicò Pancia.
Tremolina sferrò un calcio violentissimo sul viso di Marco, che cadde a terra in una pozza
di sangue.
Iniziò a gridare ancora più forte.
- Porca puttana, fallo stare zitto! – urlò il Pancia.
Vista l’esitazione di Tremolina, il Pazzo fece il giro del bancone, liberò l’ascia conficcata
nel legno e si portò davanti a Marco che continuava a strillare.
- Vediamo se adesso stai zitto.
L’ascia fece un movimento velocissimo, orizzontale da destra verso sinistra. Colpì Marco
all’altezza dell’orecchio destro che morì all’istante.
- Nooo, maledetto cosa hai fatto? Maledetto! – gridò il direttore dell’ufficio postale,
alzandosi in piedi ed incamminandosi verso Marco che giaceva a terra.
Al secondo passo venne freddato dal colpo di pistola esploso da Il Pazzo che lo centrò in
piena fronte.
- E due! Chi vuol essere il prossimo? – ringhiò verso la massa di persone distese a terra.
Si sentirono dei gemiti, una donna iniziò a piangere, ma nessuno proferì parola.
Un minuto più tardi, Pancia, Tremolina e il Pazzo percorrevano contromano Via Salaria a
bordo dell’ Alfa Giulia 1300 rubata la sera prima.
114
Pensieri e parole - Ramon
Pensieri e parole,
due mondi lontanissimi.
pensieri che vanno e vengono, si rincorrono e si accavallano, mutano e si dissolvono..
parole sempre troppo lente, incomplete, non vere, pesate, premeditate, legate..
parole che devono mettere insieme in una frazione di secondo mille pensieri che ci
hanno squarciato la mente, che ci hanno fatto venire certezze e dubbi in un tempo
talmente breve che non si può contare.. e parole che devono dare la sentenza, perché
sono loro che traghettano gli "tsunami" della mente al mondo esterno.
a volte placide, a volte irruente, sussurrate, urlate a squarciagola, piene di odio e di
gioia e di felicità e di falsità.
contate quante parole sono riuscito a scrivere...
moltiplicate ognuna di loro per un milione e saprete quante ne ho abortite nella mia
mente.
115
Tra il sogno e la realtà - Nisa
Un raggio di tiepido sole di una giornata di metà aprile, ancora troppo fredda, riflette
sul finestrino dell’auto e batte lateralmente sul suo viso. Quel tepore concilia così bene
il suo dolce sonnecchiare. Adora dormire in macchina mentre viaggia, le è sempre
piaciuto, da quando era bambina. Si assopisce, si riprende ma indugia ancora nel
dormiveglia.
Lui è accanto a lei, e ciò quasi non sembra vero, dopo tanti lunghi mesi...di nuovo
insieme e per la prima volta in viaggio. E in quello strano confine tra il sonno profondo e
il dormiveglia inizia a sognare e sogna la realtà di dormire in macchina accanto a lui che
guida.
Lei ha gli occhi chiusi, non lo vede ma sa che è lui. Sogna di volerlo tanto rivedere, di
voler tanto riguardare ancora il suo viso che non riesce più a visualizzare chiaramente, il
tempo ha cancellato il ricordo di lui nella sua mente. I suoi occhi celesti, il suo naso
perfetto, la sua bocca carnosa sono confusi come pezzi di un puzzle scomposto. E’
passato troppo tempo!
Ma riconosce il suo profumo, BLU di Bulgari. Quante volte entrando in profumeria se ne
spruzzava un po’ sui polsi per ricordarsi di lui e provare quella triste e dolce sensazione
di nostalgia che le attanagliava lo stomaco. E poi riconosce la sua voce, il suo accento
inconfondibile che tanto le è mancato. Lui parla al telefono, troppo a lungo come
sempre, e intanto le accarezza i capelli.
La sua mano grande ma leggera, la sua voce così matura rispetto alla sua età, il suo
profumo così dolce le fanno venire voglia di risvegliarsi e di tornare alla realtà.
Apre gli occhi, davanti a se la finestra e non il finestrino, è sdraiata sul letto e non su un
sedile, accanto solo il telefonino che vibra per un sms appena ricevuto, è lui, c’è
sempre...ma ancora nel virtuale e non nel reale.
116
VC - Linux
Fuggo da me venitemi a cercare sono sul paiolo della vita dove il sole passa sotto sotto e
mi sveglio ogni giorno senza male e senza dolor a vedere quella zingara che ha finito i
baci e solo vetri riesce a pulir se parlo poi mi sgolo e sul pensiero poi volo verso un sogno
fatto di vetrine di appartamenti di multe di ferie in agosto di bolli di rendere per
credere di parole taciute abbracciate ad aspettare la sera illuminata come una sigaretta
fumata sul letto di ricordi persi al vento alla sua musica alla luna al suo destino a voi che
leggete attenti al tempo e al sudore che non si può cambiare e allora baciate il collo del
piede per ballar alla faccia della miseria lontana dal bar dalla cucina dal corvo sempre
all'erta tra ragazzi di quartiere che non volano tremano gelano fumano vedono coriandoli
a saltare stelle lune ombre di chi è già scappato senza guardarti negli occhi per paura di
conoscerti sulla carta fatta per leggere piano il destino speranza e vanità da sfogliare
ammalato di dubbi e libertà di amore e musica treni che partono senz'arrivo perche non
sei salito partono ogni ora ma non partiamo noi aspettiamo indugiamo ci penserò domani
c'ho sogni più veri e gonfi di desideri. Non è l'amore che va via...l'ultimo sogno si sveglia
e tace non ha più da pensar, così si piace!
117
Quello che vorrei - Tony Brando
quello che vorrei è una vita serena
quello che vorrei è amare e essere amato
quello che vorrei è non morire mai o almeno rimanere giovane
quello che vorrei è una donna per tutta la vita
quello che vorrei è un figlio
quello che vorrei è un bel lavoro
quello che vorrei è finire l'università
quello che vorrei è essere sempre allegro
quello che vorrei è un bel fisico
quello che vorrei è viaggiare
quello che vorrei è non aver paura
quello che vorrei è volermi più bene
quello che vorrei è essere più sicuro di me
quello che vorrei è essere più buono
quello che vorrei è essere più cattivo
quello che vorrei è la stima degli altri
quello che vorrei è non aver nemici
quello che vorrei è incontrare un'altra volta alcune persone che ho perso
quello che vorrei è saper scrivere canzoni
quello che vorrei è lo scudetto della roma
quello che vorrei non è berlusconi
quello che vorrei è stare al mare
quello che vorrei è stare nudo sotto la pioggia
quello che vorrei è affrontare la vita con la spensieratezza di un quindicenne
quello che vorrei è tornare indietro ed evitare gli errori fatti
quello che vorrei è la serenità per me e la mia famiglia
quello che vorrei è un mondo con la pace
quello che vorrei è una figlia
quello che vorrei è trascorrere una vecchiaia in salute
quello che vorrei è essere alto biondo e con gli occhi azzurri
quello che vorrei è una bella casa tutta mia e della mia Lei
quello che vorrei è essere meno "pesante"
118
quello che vorrei è essere più altruista
quello che vorrei è avere più fiducia in me stesso
quello che vorrei è essere più egoista
quello che vorrei è poter fare delle cose per gli altri
quello che vorrei è passare più tempo con Lei
quello che vorrei è baciarLa, baciarLa, baciarLa
quello che vorrei è cantare più spesso
quello che vorrei è continuare a stupirmi
quello che vorrei è mantenere le promesse
quello che vorrei è poter progettare il mio futuro
quello che vorrei è essere meno passionale
quello che vorrei è essere in gamba, capace e pieno di talento
quello che vorrei è essere come sono
quello che vorrei, e che ho, è Lei.
119
Una notte stellata - Zia Franka
Una notte d’estate piena di stelle, Ajobar è sulla terrazza del palazzo degli dei.
E’ affascinato da quella miriade di piccoli puntini luminosi che riempiono il cielo.
La luna è pigra e l’oscurità mette in risalto la via lattea, che sembra una scia di schiuma
bianca sul mare.
Zeus lo scruta da lontano e piano gli si avvicina e gli appoggia una mano sulla spalla.
Ajobar si volta verso il re degli dei e fa un sorriso, poi esclama:
- quante sono le stelle?
- Le stelle non si possono contare, sono come i granelli di sabbia
- Ma tu sei il re degli dei, ti basta uno sguardo per contarle
- Hai ragione, ma le stelle non sono sempre le stesse, ogni notte alcune di loro si
allontanano dal cielo e cadono verso l’infinito
In quel momento una stella cadente passa di fronte all’orizzonte lasciando una scia
luminosa che dura pochi istanti e poi svanisce nel buio della notte.
- quella stella dov’è andata, Zeus?
- Quella era Ade, sposa di Prometeo. Il suo compagno si è perso nella costellazione di
Andromeda. Il suo dispiacere è stato talmente forte che si è lasciata cadere nell’infinito.
Un’altra stella sfreccia nel cielo e poi un’altra ancora…
- E quella?
- Quella è Vega, ha perso le sue compagne Deneb e Altair e si è lanciata in una corsa
interminabile per ritrovarle
- Ma sono tante! Ogni notte molte stelle passano veloci nel cielo
- Si, caro Ajobar. Tu sei giovane e nella tua vita chissà quante ne vedrai!
- Ma non si può fare niente per fermare la loro caduta?
- Purtroppo no!
- Ma perché? Ci deve essere un modo per fermarle.
- No, caro Ajobar…le stelle cadenti non si possono fermare.
Servono a far avverare i sogni degli uomini.
120
TV nel cielo - Fox
La casa si trovava proprio dietro al cimitero. Era uno di quei palazzi tipici nella varietà
delle costruzioni della città; lontana dalle ville delle zone residenziali, dalle case
coloniali fatiscenti e dai colori sbiaditi che animavano il Vedado.
Semplicemente era uno di quegli edifici stile prefabbricato, squadrato, dalle finestre
lunghe, con l’intonaco giallo quasi scomparso a mostrare il muro, nudo nella sua
essenziale staticità.
Era lì, in una strada rovinata, come molte altre del resto; l’asfalto mangiato dal tempo e
dall’usura reclamava una manutenzione che chissà quando sarebbe arrivata. Poche
macchine dai colori impossibili parcheggiate ai lati: viola, turchese, giallo… un
arcobaleno a quattro ruote frutto di riparazioni successive, di materiale rimediato,
d’improvvisazione e fantasia tipiche cubane. Le stesse che, in pieno periodo speciale ed
unite alla necessità, avevano trasformato la strada da senso unico a doppio senso di
marcia.
E sì, perché diversamente uno dei residenti, tra i pochi ad avere l’opportunità di
utilizzare una macchina, avrebbe dovuto percorrere il giro dell’isolato per rientrare
tutte le volte a casa; ma quando non è possibile trovare la benzina nemmeno al mercato
nero, anche solo cento metri diventano vitali. Così un giorno, in piena notte, si era
alzato, era uscito in strada ed aveva rimosso il palo del senso unico. In questo modo
nessuno lo avrebbe potuto multare ed avrebbe risparmiato litri di preziosa benzina. Il
periodo speciale era finito da sei anni.
Scesero dalla macchina e mentre l’autista faceva manovra salirono i pochi gradini che
separavano la strada dal portone d’ingresso. Gabriel allungò il braccio sporgendosi verso
la finestra del piano terra e picchiò con decisione sul vetro. Un paio di colpi.
Dall’interno si levò l’abbaiare nervoso di un cane e dopo pochi secondi il portone si aprì.
Poteva avere 40 anni, forse qualcuno in più; viso rotondo incorniciato da capelli castani,
carnagione chiara. Non molto alta e abbondante nelle forme; nel complesso non proprio
quella che si definirebbe una bella donna, ma piacevole. Dietro di lei un bassotto
abbaiava senza darsi pace, avanzando e arretrando in continuazione di pochi centimetri:
un attacco iniziato e mai completato; la tromba delle scale ampliava il rumore creando
l’effetto di un canile i cui ospiti abbiano deciso tutti insieme di dimostrare la loro
esistenza in vita!
- “C’è Josè?” 121
- “Sì, entrate vi sta aspettando” Lo avevano chiamato alcuni giorni prima per combinare l’incontro: antenna satellitare
per una casa particular. “D’accordo” si erano sentiti rispondere, “mi faccio sentire
quando sarà disponibile il decoder”.
La telefonata di conferma era arrivata dopo nemmeno una settimana; erano stati
fortunati; nel mare del commercio della città, era arrivato un decoder di quelli ultima
generazione: prezzo 400 dollari.
Questo almeno gli aveva raccontato Josè. Gabriel e Mark non ne erano tanto convinti,
forse era lì da qualche tempo e per questo avrebbero potuto spuntare un prezzo
inferiore.
Ma in una città dove era difficile avere la certezza anche solo di quello che accadeva
davanti ai propri occhi, dove nei racconti la fantasia e la realtà erano sapientemente
manipolate e mescolate, era quasi più piacevole lasciarsi andare all’illusione dell’affare
che far cadere il velo del mondo sospeso nel tempo e nello spazio. Josè era lì, che
ondeggiava sulla sedia a dondolo di fronte a loro, con gli occhi semi chiusi; le sue parole
quasi mormorate, difficili da afferrare, erano come una voce fuori campo che li
accompagnava nel viaggio.
Decisero con uno sguardo che si poteva fare.
“Va bene” disse Gabriel, mentre cercava di accarezzare il cane che in tutto questo
tempo aveva continuato ad abbaiare, avvicinandosi però sempre di più alla ricerca di
una carezza. “Strano modo di chiedere”, aveva pensato Mark, ma in fondo non fanno
così anche gli esseri umani? Si avvicinano e chiedono, mantenendo le distanze, quasi
attaccando, invece di mostrare disponibilità. Per cosa poi? Per difendersi, per paura di
abbassare la guardia, di lasciar entrare nel proprio mondo l’altro, ritrovandosi alla fine
più soli che prima, perché hanno perso un’altra possibilità.
Josè nel frattempo parlava; era passato a descrivere l’abbonamento e la possibilità che
dava di vedere un lungo elenco di canali che trasmettevano di tutto: da come si monta
un pavimento alla biografia di personaggi famosi. Non lo ascoltava quasi più; una volta
accettato il prezzo i dettagli non lo interessavano ed aveva lasciato il compito a Gabriel
di seguire la conversazione, attento solo a captare se era interpellato o se era giunto il
momento di congedarsi.
Si accordarono alla fine per rimandare il tutto, prezzo finale e saldo definitivo della
somma, a quando l’impianto sarebbe stato montato. Lasciarono un anticipo.
Uscirono dall’appartamento con ancora il bassotto che abbaiava, ma questa volta
122
attaccato alle gambe di Gabriel, reclamando perché cessavano le carezze. Mark pensò di
nuovo agli esseri umani. La macchina ripartì lentamente, questa volta nel senso giusto di
marcia, svoltò l’angolo e si immise nel traffico della 23. Il sole era alto e riempiva tutto
di luce. La radio trasmetteva allegria al ritmo di musica; in fondo alla discesa, tra le file
di palazzi, la macchia azzurra del mare si perdeva all’orizzonte fino su, nel cielo.
123
Vendetta personale - Tony Brando
Fat Boy se ne stava sdraiato a guardare il cielo. Era appena smontato da
cavallo per farlo riposare, altrimenti sarebbe morto, lasciandolo in balia
degli avvoltoi, e si apprestava a continuare la sua caccia.
Fat Boy aveva quarant'anni, occhi blu, alto sei piedi; non si radeva da
due settimane ed era sulle tracce di Nameless, un bandito che aveva ucciso
sua moglie Molly e sua figlia Jane. Nonostante il nome, Fat Boy, non pesava
più di centoventi libbre.
Fat Boy aveva servito gli stati confederati durante la Guerra di Secessione
ed era quello che si dice un classico uomo del Sud. Si trovava a poche miglia
da Atlanta, Georgia e sapeva che di lì a poco avrebbe raggiunto il suo nemico
senza nome.
Nameless era ricercato in molti Stati del Sud; tra i suoi reati: furto di
bestiame, incendio, omicidio e stupro. Già una volta era riuscito a fuggire
dalla prigione di Tucson, colpa di un secondino ubriaco.
Fat Boy stava controllando che tutto nel suo revolver Remington, pistola
della fanteria sudista, fosse a posto. Una volta a cavallo, dirigendosi
verso Atlanta, si mise a pensare a Molly e ai tanti baci e carezze che si
erano scambiati. Sua figlia Jane aveva dieci anni quando Fat Boy la ritrovò
in un mare di sangue, col vestitino strappato dopo essere stata evidentemente
deflorata e sodomizzata da quel pazzo sanguinario di Nameless; la fattoria
di Fat Boy era stata ovviamente incendiata...Fat Boy era un uomo tranquillo,
ma nulla l'avrebbe fermato dall'avere la sua vendetta personale.
Era ormai da tempo sulle sue tracce e Fat Boy sapeva molto sul conto del
bandito senza nome; sapeva per certo che una volta ad Atlanta, Nameless
si sarebbe recato da Burning Lips, la sua puttana preferita, tenutaria di
una "casa" proprio nella capitale della Georgia. Il suo odio per quell'uomo
cresceva ad ogni yarda che percorreva in direzione del suo nemico, in direzione
della sua vendetta, in direzione della sua salvezza.
Faceva caldo quel giorno di agosto del milleottocentosettantuno e per strada
e nell'aria c'era polvere, così come un forte ed acre puzzo di sudore.
Trovata la "casa" di Burning Lips, Fat Boy entrò con la furia di un pazzo.
Alcune donnine gli si presentarono incontro, ma lui non sentì nemmeno cosa
124
gli stavano dicendo. Con l'odio che può provare solo un uomo al quale hanno
assassinato moglie e figlia ed incendiato la casa, Fat Boy iniziò ad aprire
alla rinfusa le porte di ogni stanza del bordello di Burning Lips. Al quarto
tentativo, trovò al centro della stanza un uomo immerso in una vasca da
bagno ed una donna dagli improbabili capelli rosa intenta ad aiutarlo. La
donna era Burning Lips e l'uomo era lui, Nameless, il bandito senza nome.
Non appena Fat Boy entrò nella stanza, pistola in pugno, Nameless capì che
stava per suonare la sua ultima ora, sebbene non sapesse e non avrebbe mai
saputo, chi fosse il suo giustiziere.
Nameless tentò di afferrare la sua Colt Navy, ma era troppo tardi ormai;
tra le urla di terrore della baldracca dai capelli rosa, da due metri di
distanza Fat Boy esplose tutti i sei colpi a disposizione sua e della sua
Remington. Un'atmosfera irreale accompagnò l'uscita di Fat Boy dal casino
di Burning Lips. Clienti impauriti che correvano nudi senza meta, puttane
che urlavano e piangevano senza sapere perchè.
Fat Boy montò a cavallo, conscio di aver fatto una cosa deplorevole ma necessaria.
Se ne andò verso il sole con un mezzo sorriso stampato sul volto sudato.
Nessuno gli avrebbe mai ridato moglie, figlia e fattoria, ma Fat Boy aveva
così avuto la sua vendetta personale.
125
I miei amici-nemici
- Wilma
Un sogno…
La capacità di sognare
la paura di sognare
Capacità che non tutti hanno e che rappresenta un privilegio
Paura di aprire gli occhi e rendersi conto che era solo un sogno
Sogni che possono diventare incubi
Sogni che possono diventare una meravigliosa realtà
Vivere la vita con l’entusiasmo di un bambino e il pensiero di un adulto
Continuando a sognare
Sogni di gloria…sogni d’amore…sogni di successo…sogni ad occhi aperti
Questi sogni sono i miei amici che mi aiutano a vivere
Ma sono anche i miei nemici che temo quando tutto intorno a me mi dice di non sognare
Ma non potrei mai fare a meno di loro
Non potrei mai fare a meno dei miei amici-nemici
126
Dimensioni
- Moon
Pensare che la nostra dimensione sia quella in cui tutti i giorni ci svegliamo, mangiamo,
ci relazioniamo con gli altri sia l’unica possibile oltre quella “sconosciuta” della morte,
non mi soddisfa pienamente. Non solo perché me la sentirei un po’ stretta, ma anche
perché sono certa che molte altre sono le dimensioni in cui viviamo ogni giorno, solo che
la nostra mente non riesce a percepirle in modo nitido perché non tangibili e perché si
rischierebbe di essere considerati folli…
Ebbene voglio rischiare…in fondo se non ci si espone un po’ con gli amici con chi si può
fare?
Vi confesso che oltre alla certezza assoluta di una mia vita precedente in cui sono stata
un pesce (i corsi e ricorsi storici …), ogni mattina quando mi sveglio avverto in modo così
reale il salto di dimensione che alle volte rimango “appesa” per l’intera giornata e
saltello in questi diversi mondi….certo direte voi: dal sonno passi alla veglia, eh no, non
è solo questo.
A volte sono dei salti in dimensioni bellissime….dove è possibile respirare
sott’acqua…volare…vedere cose mai viste….sentire parti del corpo mai percepite….a
volte purtroppo le sensazioni sono molto brutte (il rovescio della medaglia).
Lo sguardo fisso nel vuoto con una paralisi nei movimenti sono la chiave di accesso alla
nuova dimensione, nella frazione di pochi secondi un bombardamento di sensazioni mi fa
vivere nuove esperienze senza che mi debba allontanare dal luogo in cui mi trovo, un
viaggio così veloce e così intenso da sembrare interminabile.
Ebbene sì….l’ho detto, ora però non guardatemi in modo diverso, non mi date sempre
ragione (anche se la cosa potrebbe essere piacevole), e soprattutto, non cercate di
osservare i miei movimenti in attesa di notare qualcosa di strano….
Sarei però molto felice di sapere che c’è qualcuno tra voi, o qualcuno tra i vostri
conoscenti, che vive le stesse cose….ci si potrebbe incontrare in una dimensione nuova…
così, tanto per non sentirsi soli……
127
Un modo per scusarsi
- Zia Franka
In una mattina fredda di marzo, un uomo entra in un’agenzia della Banca di Roma.
È teso, nervoso arrabbiato-ato-ato
Un paio di giorni prima uno sportello bancomat gli ha risucchiato la carta e non ha voluto
sentire spiegazioni:
LA SUA CARTA E’ SCADUTA, CONTATTI LA SUA BANCA!
Era rimasto 4 minuti fermo, a guardare quella scritta luminosa azzurrognola che non
lasciava spazio né a ripensamenti né alla speranza…
non c’è nessuno in fila allo sportello, peccato, un po’ di fila sarebbe servita a fargli
sbollire l’incazzatura.
- Dica, dice il cassiere
“dica un cazzo” pensa l’uomo, ma riesce a controllarsi e spiega:
- ieri uno sportello bancomat mi ha rapito la carta
- vada a parlare con la ragazza nella stanza di fronte
Vado…
La ragazza è impegnata in una conversazione con un tale che fa si si con la testa e ha un
mazzo di fogli nelle mani, poi firma un documento, si alza e se ne va…
Nel frattempo l’incazzatura s’è sbollita ed ha lasciato il posto ad una calma artificiale,
diplomatica, consapevole.
La ragazza è bionda, due occhi celesti piccoli come due bottoni, un corpo magro e
longilineo, indossa due stivali neri lunghi e una gonna chiara…intrigante…
L’uomo si siede e spiega quanto è successo in maniera educata e sottolinea che non è la
prima volta…comprende i problemi tecnici, le macchine ecc. ma che è la terza volta in
un anno che succede…
Sul volto della ragazza si accende la luce…
- “SIIII, ho cercato di contattarla ma lei non rispondeva. Martedì le ho dovuto bloccare la
carta bancomat.” tutta contenta.
L’uomo la guarda negli occhi, con l’odio che sale come il termometro a ferragosto,
frugando nel piumino alla ricerca di un oggetto contundente da tirarle in faccia e
128
spegnere quel sorriso ebete…
La ragazza prende un foglio di un tabulato, lo mostra all'uomo ed esclama:
- la direzione centrale ci ha comunicato che sulla sua carta ci sono stati dei tentativi di
clonazione, per evitare dei problemi alla banca e a lei ho dovuto bloccare il bancomat
immediatamente.
L’uomo, che intanto aveva trovato un bullone di ferro da 15cm, che da li a pochi secondi
si sarebbe conficcato violentemente tra gli occhi della ragazza, resta di sasso.
Pensa: "mo che cacchio ci faccio cò sto bullone?"
Balbetta un paio di cose e poi dice:
- ma adesso? Me lo ridate nuovo il bancomat?
- certo, adesso le do la carta nuova, attenda un minuto e arrivo.
Dopo dieci minuti di orologio , l’uomo è fuori dalla banca, con una carta bancomat
nuova fiammante, felice come un bambino con un giocattolo nuovo, innamorato perso
della fanciulla alla quale pochi istanti prima stava per avvitare un bullone tra gli occhi…
È così la vita…
… il Signore dà… il Signore prende
Proprio come un Bancomat!
129
L'uomo della tua vita - Linux
“L’uomo della tua vita scende alla prossima fermata”
e mentre si allontanava
alzò lo sguardo per leggere...“Deposito”
130
Illusioni - Tony Brando
<< Il mio numero te lo dò, ma non farti illusioni!>>
Fu questa la risposta di Claudia a Marco.
Era appena finita l'ora di aerobica e a Roma quel pomeriggio faceva caldo.
Claudia e Marco anche se era un po' di tempo che si salutavano non si erano mai parlati.
<< Hai la maglietta come la mia!>> le disse Marco quando vide che lei indossava la sua
stessa maglietta rossa con un toro stampato, ricordo di un viaggio in Spagna.
Marco era proprio insicuro di sé; non si poteva certo dire che gli mancasse qualcosa,
anzi: altezza media, robusto, un bel sorriso, insomma un ragazzo carino; chissà perché,
ogni volta che voleva abbordare una ragazza che gli piaceva si bloccava.
Ma quella volta si disse: << Dai Marco, datti una mossa, non fartela scappare, chiedile il
numero!>>
Salì le scale che lo portavano fuori della palestra e si mise ad aspettarla, ancora sudato,
finchè lei non arrivò.
<< Che ci fai qui tutto sudato?>>
<< Sai, ti aspettavo...starei per chiederti il numero di telefono....ti va una pizza domani
sera?>>
La sera successiva Marco passò a prendere Claudia con la sua Seicento rossa.
Claudia era mora, capelli ricci, non troppo alta, un bel nasino all'insù e bocca carnosa,
insomma era molto carina. La conversazione fu piacevole per entrambi.
Marco alla fine si sciolse, anche grazie a Claudia, che scherzava continuamente così
come stava facendo lui. Oltre che bella, Claudia si stava rivelando inaspettatamente
simpatica e Marco si accorse che la sua R arrotata era terribilmente sensuale. Andarono
subito dopo cena al Gianicolo.
Con lo sfondo di Roma dietro di loro i due ragazzi si guardarono e Marco disse:
<< Quando sto con te quasi mi blocco...è come se non riesco a...bè ecco...adesso vorrei
tanto darti un bacio...>>
131
Claudia non disse nulla e Marco la baciò con tutta la passione di un ragazzo di 26 anni
non troppo sicuro di sè e non troppo esperto in fatto d'amore.
Claudia gli disse: << Andiamo da me...>>
Claudia aveva 20 anni e studiava Lettere Moderne alla Sapienza; aveva un
appartamentino in affitto e la sua coinquilina era tornata a Salerno per il fine settimana.
Claudia e Marco fecero l'amore tutta la notte e fu bellissimo per entrambi.
Quando il giorno dopo Marco si svegliò e si trovò da solo nel suo letto, nella sua camera,
nella casa dove abitava coi genitori, capì di aver purtroppo soltanto sognato.
Si lavò, si vestì, prese la borsa e andò in palestra.
Finito l'allenamento, fatta la doccia, uscendo dalla palestra una bellissima ragazza mora
gli si presentò davanti.
<<Ciao, sono Claudia>> gli disse << Ti ho visto in palestra e se ti va di scambiarci i
numeri di cellulare, magari una sera possiamo uscire....che dici?>>
A quella domanda così coraggiosa Marco con aria ebete rispose:
<< Il mio numero te lo dò, ma non farti illusioni....>>
132
Poesia impressionista - Linux
Aoooo*...
mbè??
...m'hai messo paura!
* per la versione censurata chiamare 0800jack*** ore pasti
ci scusiamo se chi l'ha letta si è offeso
133
De Felicitate - Pds
Ho sempre pensato che in ogni cosa i due estremi si assomigliassero, così l’estremo
punto dell’est del mondo è in fondo lo stesso punto in cui inizia l’ovest; un gesto di
estrema giustizia per uno, può essere un grande sopruso verso un altro uomo, così per
molti nella morte inizia una nuova vita, così si fa la guerra per portare la pace ( …ci
dicono!)
Est e ovest, giustizia e ingiustizia, vita e morte, guerra e pace.
…così mi sono accorta che la felicità può fare male.
Fa male quando pensi, perché io?
Perché qualcuno ha deciso di dare a me, proprio a me tanta felicità, e per giunta per
così tanto tempo?
E allora il primo pensiero è che in un momento, un giorno vicino (forse tanto vicino), la
mia dose finirà, sì perché ognuno ha la sua dose di felicità…e allora come finirà?
Finirà che dovrò scontare tutta questa gioia, questi sorrisi, questi momenti in cui il
cuore si gonfia e ti sembra di essere leggero, e di essere sopra il mondo.
Finirà che un giorno mi troverò a guardare indietro e a dire: “forse dovevo stare più
attenta, forse non dovevo abusare della mia dose, dovevo diluirla in poche gocce per
volta nel mio breve, piccolo calice della vita”.
Beh, è facile a dirsi, ma non ci riesco, perché la felicità è come una musica travolgente,
che ti fa ballare finchè non cadi a terra stremata, è una risata a crepapelle, che ti fa
continuare finchè non ti vengono le lacrime, è come un bicchiere di buon vino, che non
smetti di bere finchè non finisce!
Voglio fare qualcosa per mandare via questa paura, per non sorprendermi più a pensare
quale terribile morte mi aspetta, quali atroci sofferenze ci sono per me dietro l’angolo,
per non dover immaginare più scene strazianti che mi segneranno per sempre.
E allora adesso mi piace pensare che in fondo io tutta questa felicità me la merito,
almeno e solo perché ho imparato ad apprezzarla, a riconoscerla, perché tutto quello
che ho mi basta, perché lo tengo come un tesoro, perché lo vivo come un dono.
134
About a girl - Poppy
Si è soli con tutto ciò che si ama.
Novalis
Vivere non è una cosa semplice. Non è una di quelle cose che puoi fare con leggerezza,
come cucinarti un piatto di pasta e mangiarlo e digerirlo e non pensarci più.
E questo Nina lo sapeva bene.
Lo sapeva talmente bene che non smetteva mai di pensare.
Lo sapeva sin da quando era bambina, quando la notte non riusciva a prendere sonno
perdendosi in quei pensieri senza fine, come l’infinità del cielo, la consistenza delle
nuvole o di come sarebbe stato il mondo di lì a trent’anni…
E lo sapeva in questo momento, mentre il suo sguardo era perso nell’orizzonte di quel
mare invernale, nella schiuma delle onde che si infrangevano tra gli scogli di quel
selvaggio litorale romano.
Amava andare sola in spiaggia, e abbandonarsi a tutti quei pensieri…recuperare dalla
memoria cose pensate tanto tempo prima e mai dimenticate del tutto…
Quando era piccola amava pensare che un giorno avrebbe iniziato a prendersi cura dei
bambini della strada, zingari, extra-comunitari, poveri…li avrebbe presi e portati a casa,
quei piccoli cagnolini randagi…li avrebbe messi dentro la vasca da bagno e lavati con
acqua bollente e sapone, tanto sapone, li avrebbe sfregati fino a fargli arrossare la
pelle, gli avrebbe messo dei vestiti caldi e puliti, li avrebbe fatti mangiare e li avrebbe
infilati dentro un letto caldo, e li avrebbe osservati addormentarsi accarezzando i loro
sottili capelli e raccontando qualche fiaba, ché il linguaggio delle favole è lo stesso in
qualsiasi lingua…
A questo pensava quel mattino mentre era su quella spiaggia, mentre la sabbia portata
dal vento scricchiolava sotto i suoi denti, e non poté fare a meno di sorridere e sentirsi
scaldata a quel pensiero…e all’idea che un giorno l’avrebbe realizzato.
La guardo allontanarsi mentre le leggere tende della mia finestra ballano la musica del
vento…
135
Dài, rispondi... – Poppy
“Credo che l’uomo abbia dentro di sé qualcosa di piccolo, fragile, tremante,
che ogni tanto ha bisogno di un po’ di cura, di un po’ di lacrime.”
Banana Yoshimoto
Caro diario,
oggi sento un tale senso di solitudine e pesantezza insopportabili, tanto che ho pensato
che forse scriverne mi avrebbe fatto stare meglio, sarebbe stato una sorta di sfogo, o
forse mi sbaglio e scriverne non è altro che un modo di dargli ancora più importanza…
A volte mi sembra di impazzire e vorrei urlare, ma da sola, perché farlo davanti a
qualcuno significherebbe anche sentirsi chiedere il perché, e io non saprei proprio che
cosa rispondere…
Puoi rispondere che non lo sai, che lo fai perché hai sentito una canzone che ti ha tolto
il fiato, che in quel momento ti sei sentita come se fossi fuori da te stessa e ti vedevi
fare cose più sensate e dire cose più intelligenti di quelle che escono dalla tua
stramaledetta boccaccia ogni santo giorno della tua misera vita?
Puoi rispondere che lo fai perché non sopporti di essere schiava continuamente delle
prigioni di cui tu stessa possiedi le chiavi, perché cammini sempre con la testa china
perché hai paura di andare a sbattere contro quello che potresti trovarti di fronte, che
lo fai perché non sopporti il pensiero che la vita sia legata veramente ad un filo così
sottile?
Puoi rispondere che lo fai perché ti senti continuamente osservato da te stesso come da
uno spettatore annoiato da quel mediocre spettacolo che è la tua vita?
Puoi sempre risponderti…che non è vero…
136
Una favola moderna rimasta in fondo al cassetto - Liz
C'era una volta una principessa di nome Shamsa.
Aveva lunghi capelli biondi, un corpo sinuoso ed un sorriso dolce, così dolce da scaldarti
il cuore.
Era famosa in tutto il suo regno per il colore dei suoi occhi, "come due laghetti di
montagna", diceva la gente.
Il suo cuore però era spesso triste, nella sua vita una sola volta aveva provato la gioia di
un vero Amore corrisposto ed ormai era finito da millenni.
Non che lei si nascondesse dal conoscere nuovi cavalieri o si lasciasse sfuggire l'occasione
di amoreggiare con re o stallieri di passaggio e per questo si parlava di lei con
leggerezza.
Ma forse ancora nessuno aveva mai capito che quello per lei era solo un diversivo, un
palliativo per il suo cuore morbido in attesa di abbandonarsi all'amore.
In un giorno di sole e di vento la principessa Shamsa uscì dal suo castello per
passeggiare.
Il bosco magico era il luogo dove più le piaceva stare in compagnia di se stessa e persa
nei suoi pensieri, avvolta dalle sue fantasie si ritrovò al centro del bosco dove era il
famoso lago incantato e da lontano.... ... le parve di vedere una figura nuotare nelle
acque dense.
Era la prima volta che incontrava anima viva nel bosco magico, le genti del luogo non si
addentravano in quelle terre misteriose.
La principessa Shamsa non riuscì da subito a capire se quella figura potesse essere un
uomo o una donna.
Allora si avvicinò silenziosa per curiosità di vedere meglio chi, come lei, fosse così
coraggioso da addentrarsi in quel luogo di mistero.
Lo sconosciuto nuotando lentamente si avvicinò alla riva per poi sdraiarsi sull'erba vicino
dove il suo elegante cavallo l'aspettava.
Ma forse quello sconosciuto era una donna, pensò Shamsa, certo con una capigliatura
troppo corta per l'epoca.
Pur non essendo sicura di chi si trattasse la principessa si sentì stranamente attratta da
quella figura, uno slancio dalla ragione incomprensibile la spinse ad alleggerirsi dei suoi
abiti e dei suoi gioielli per essere meno riconoscibile quale principessa del regno di
Freedomland.
137
Sciolse i capelli sulle spalle e a piedi nudi e vestita solo della sua candida sottoveste si
avvicinò in silenzio.
Il pizzo sangallo lasciava intravedere le sue carni e dalla scollatura i suoi seni
mostravano la loro vitalità.
Quando ormai era a solo tre passi da quella misteriosa donna, un rumore la tradì e in un
sol balzo la misteriosa fu in piedi e nuda, con un corpo statuario, le si parò davanti.
Un Amazzone! La principessa non ne aveva mai conosciuta una personalmente, quelle
non erano terre di amazzoni e poi loro difficilmente davano confidenza a chi non facesse
parte del loro popolo.
L'Amazzone con un sorriso sincero, in silenzio, le diede il benvenuto.
Due occhi di brace, i seni modellati a misura, le gambe nervose e le mani eleganti.
Senza rompere il silenzio rimasero entrambe immerse l'una negli occhi dell'altra, tutto
intorno era calma ma nel loro petto l'emozione gonfiava il respiro.
Pochi giorni prima l'Amazzone Araya, questo era il suo nome, era salita senza meta sul
suo cavallo bianco chiazzato nero con l'unico scopo di andare lontano da una vita che le
era stretta. Era giunta la lago incantato in cerca di pace e ristoro per il corpo e lo
spirito.
Il suo cuore disidratato dall'indifferenza, calpestato da colpe non commesse cercava solo
pace.
L'Amazzone Araya aveva perso i suoi confini di guerriera e nel cammino per ritrovare se
stessa di certo no avrebbe voluto spettatori ne accompagnatori, ma mai nessuna
sorpresa era stata così gradevole e la vita si sa, non segue i nostri progetti ma solo i suoi
disegni.
Shamsa e Araya fecero ognuna un passo verso l'altra ed erano così vicine da poter
percepire il calore della loro pelle.
Senza fermarsi a pensare e senza sapere il nome l'una dell'altra si strinsero e l'emozione
come un brivido le scosse.
Le loro labbra da prima si sfiorarono timidamente e poi, come due affamate insaziabili,
si cercarono con ardore.
Gli occhi invisibili del bosco le spiarono e senza pudore, mano nella mano, si immersero
nelle acque del lago magico, la passione le travolse e la gioia esplose.
Passarono giorni a darsi piacere e a bere sinto, la pozione d'erbe che libera la mente.
Percorsero viottoli e sentieri ma i sogni svanirono quando la luce della realtà illuminò il
bosco.
138
Arrivarono le nubi e con loro la pioggia battente, i tuoni in lontananza annunciarono
tempesta ed il vento soffiava forte scompigliando i pensieri.
La pioggia era così forte che sembrava non potessero più vedersi e il vento le spingeva
lontane.
La principessa, ancora intimorita dall'ultima burrasca che aveva scosso il suo castello, ad
occhi bassi, stretta nel suo mantello corse via in cerca di un riparo.
Si fermò in una grotta ai confini del bosco, lì si sentiva protetta ma il freddo le scuoteva
le ossa e il buio le pesava sullo stomaco perché l'Amazzone Araya era lontana ed il vento
non dava sue notizie.
Araya vagava nella pioggia, confusa senza cercare riparo e salvezza per tutto ciò che di
bello c'era stato.
Il suo fedele cavallo Lion era sempre con lei. Lui non l'avrebbe mai lasciata sola e per
questo lei non gli lesinava il suo amore.
La burrasca continuava a scuotere il bosco e la pioggia cancellava ogni impronta sui
sentieri.
Shamsa ormai prevedeva il loro destino, affidò le sue parole dal cuore alla magia delle
foglie d'autunno perché spinte dal vento potessero arrivare a toccare il cuore della sua
amata amazzone.
Il mistero del bosco illuminò il sentiero che conduceva alla grotta dove la principessa
attendeva in ansia.
Ritrovarono l'unione dei loro sguardi, si persero nei loro abbracci, si baciarono con il
cuore e per pochi lunghi attimi nulla sembrava aver turbato il loro idillio. Ma Araya
diede il suo annuncio, avrebbe lasciato il bosco e sarebbe tornata nelle sue terre.
Il disastro, un terremoto, tutto distrutto, sgretolato in un attimo.
Come può cambiare la realtà così repentinamente, dove era unione ed intesa, dove c'era
complicità e confidenza in un battito di ciglia ognuna per la sua strada.
Tutto il bosco all'unisono pianse con loro, lacrime e sangue, anche Leon alzò il suo
dolore al cielo, e la luna gli fu testimone.
Araya sparì all'orizzonte e Shamsa tornò nel suo castello.
Allora la principessa prese il suo cuore, lo chiuse nello scrigno sacro, girò la clessidra
della grande madre, e disse a se stessa: "E' forse anche questo un fantasma d'amore o ciò
che ho sentito e visto è verità sincera?"
Il cielo intorno al castello sembrava libero da nubi, ma un fulmine entrò nel castello e
139
ruppe in mille pezzi la clessidra che vegliava sullo scrigno sacro.
La principessa Shamsa capì che quello era il segnale, non serviva dare il tempo al tempo,
Araya ormai era troppo lontana.
Prima la rabbia e poi il grande dolore le intrise le viscere, distrusse la chiave dello
scrigno dove il suo cuore era custodito perché fosse al sicuro dai facili attacchi.
Si, ma la vita continua.....
140
Storia di Juan Nautilus - Linux
Il nonno ed il piccolo Juanito camminavano da giorni. Erano stanchi e lontani dal
villaggio. Inseguiti nella selva. Persi.
Lentamente, la luna si era alzata sulla montagna. Bassa. Così bassa da poterla toccare.
Juanito stese il braccio, unì indici e pollici, quasi a volerla catturare mentre il nonno
preparava il rifugio per la notte, lì sarebbero stati al sicuro. Dormirono abbracciati
quella notte, abbracciati si svegliarono. Zaini in spalla, ripresero il cammino. Arrivati al
fiume che correva lungo il loro villaggio il nonno tirò un sospirone.
Juanito con la testa all’insù gli tirò la giacca – che c’è, nonno? –
Siamo salvi, Juanito – rispose il nonno – siamo a casa –
Il piccolo strattonò di nuovo la giacca del nonno. Il suo sguardo si abbassò e vide Juanito
con il palmo della mano aperto e pieno di sassi. Amava raccogliere sassi di ogni genere.
Amava collezionarli. Non lo sapeva, ma aveva una passione.
Guarda nonno – disse con orgoglio – guarda quanti –
Il nonno carezzò la testa di Juanito e lo strinse a sé. Scesero verso il fiume tenendosi per
mano. Mentre camminavano, Juanito si chinò e raccolse una conchiglia, un nautilus
– che sasso è questo ? – chiese al nonno, vedendolo diverso dagli altri.
Il nonno rispose che era una conchiglia e che le conchiglie si trovano nel mare.
Juanito lo fissò, con i suoi occhi neri come i capelli arruffati sulla fronte. Il suo sguardo
curioso e miope lo inteneriva ancor di più. - e allora che ci fa qui una conchiglia? –
Il nonno rispose che forse si era persa come loro – Immagina di essere questa conchiglia –
disse - vedi questi cerchi sono come la vita, che non è dritta come una strada che
collega due villaggi, ma è circolare. La puoi salire e la puoi scendere oppure andare
avanti e indietro, senza salire. Seguendo i cerchi –
Lo sguardo di Juanito si fece interessato.
- Ti piace questo colore? - Sì, mi piace – rispose il piccolo
- Potresti cambiare idea in futuro – disse il nonno tenendolo sulle ginocchia - anche se a
te piace questo colore, potresti cambiare idea e cambiarle colore oppure ci saranno altri
che vorranno cambiarle colore e quello sarà il loro colore. Non quello vero. Sarà solo il
loro colore o il tuo, il loro o il tuo modo di vedere. Se tu fossi questa conchiglia potrebbe
succederti la stessa cosa. Potrebbero cambiarti colore – Juanito guardò con amore la sua
conchiglia. Il nonno proseguì - Non importa quanti e quali colori ti daranno.
141
L’importante è che tu sappia riconoscere il tuo colore. Quello vero. Il tuo! – la voce del
nonno era calda e rassicurante – non spaventarti se ci vuole tempo. Vedi con le orecchie
e senti con gli occhi. Guarda e ascolta. Lo troverai Juanito tenne il nautilus sempre con se, nella sua collezione di sassi.
Juanito divenne Juan. Ci volle tempo prima di trovare il suo colore e riconoscerlo…
prima di tirare fuori la sua conchiglia e raccontare la storia del nautilus a sua figlia.
142
Raccolta Punti - Linux
Punti di vista come punti di fuga
Punti d’interesse
Punti in comune
Punti persi e Punti vinti
Punti oscuri e Punti chiari
Punti di riferimento
Punti Cardinali
Punti fermi o Punti di svolta
Punto erba, Punto croce
Punti spesi e Punti spesa
Facciamo il punto
Punto e basta?
…Punto e a capo!
143
Che notte! - Campari
Non ci poteva ancora credere, dopo tanti pub, piccoli locali, feste private, finalmente
era giunto il giorno, quella sera sarebbe stata la sua grande occasione, mettere la sua
musica nel locale più famoso della città.." the circle"... 1500 persone, la fila fuori per
entrare, qualche velina, qualche calciatore ed anche i soliti buffoncelli di periferia.
Era tanto tempo che sognava una serata così, certo non avrebbe suonato nella sala
principale, li mettevano solo musica che ti sfondava i timpani, potevi resistere solo con
un paio di pasticche, ma lei la udiva quella musica e poi davanti a tutta quella gente
sarebbe veramente morta.
La sua era la sala più intima , spesso frequentata dalla solita gente, musica commerciale
e revival, pubblico un po' grandicello.
Ma alla fine tutti in quella sala ci facevano un salto , anche solo per qualche minuto, per
curiosità , per dire ..puuaa che schifo... o per inseguire una bella ragazza vista fuori da
un bagno, insomma l'avrebbero vista e sentita in tanti... e c'era da avere i brividi.
Era arrivata al locale molto presto, a casa non resisteva più, voleva dare un occhiata a
tutta l'attrezzatura e poi aveva i crampi allo stomaco.
A cena non era riuscita a mandare giù niente, il pomeriggio era uscita prima dall'ufficio,
dal suo vero lavoro, quello che detestava ma che le dava la possibilità di mangiare e di
inseguire i suoi sogni, sperava di riuscire a fare un sonnellino pomeridiano...ma niente
... tutto il tempo a provare riprovare i pezzi, aveva cambiato la scaletta migliaia di
volte... era esausta.
La gente cominciò ad arrivare prima di mezzanotte... cazzo quella sera erano tanti, le
serate cominciavano ad essere più calde, tutti avevano nuovamente voglia di uscire.
La sala si era riempita in fretta , la musica era partita, i dischi giravano, insomma non se
ne era neppure accorta e la paura aveva lasciato il passo alla voglia di divertirsi e alla
goduria che provava alla vista di tutta quella gente che ballava la sua musica.
C'erano voluti anche un paio di bicchieri della sua bibita preferita...campari e succo
d'arancio.. ci volevano proprio.. per lasciarsi un po' andare ...ma ora basta, voleva
godersi tutta la serata, le emozioni, le vibrazioni.
Continuava a guardarsi intorno , c'erano tutti i suoi amici più cari, quella sera come
tante altre erano li per lei, stava per mettere una delle loro canzoni preferite.. ...... ad
un certo punto guardo alla sua destra... c'erano una decina di ragazzotti , massimo
vent'anni... tutti fieri...convinti di poter spaccare il mondo, si chiedeva che cosa
144
stessero facendo in quella sua sala...già immaginava i loro volti disgustati alla canzone
che stava arrivando.. la musica parti... e accade quello che mai si sarebbe aspettata ,
cominciarono a ballare, saltare e cantare... si conoscevano anche loro quella vecchia
canzone.. e allora abbasso il volume e sentì nitidamente anche le loro voci che
cantavano...e salirò, salirò... salirò... cazzo che notte!
145
Anja - Pds
Oggi voglio proprio raccontarvi la mia giornata tipo: una giornata come tante, una donna
come tante, un lavoro come tanti.
Sentite qui se ne avete voglia!
Sveglia alle 10:30, che fortuna direte voi, davvero una bella fortuna! non è da tutti
alzarsi “con comodo” senza una sveglia che suona e che ti butta violentemente giù dal
letto.
Ma andiamo avanti: doccia veloce, perché per una come me le docce non bastano mai, sì
è vero ne ho fatta una anche ieri sera prima di coricarmi, ma in fondo è un piccolo lusso
che mi concedo : almeno 3 o 4 docce al giorno, e Dio sa quante altre vorrei farmene!
Come tutte le mattine esco di casa e vado a fare un po’ di sport, ma non come molte di
voi, palestra, tutina di marca all’ultima moda, scarpette morbide morbide per i vostri
piedini di fata, e come farei a permettermi tutto questo?!
Mi infilo semplicemente nella mia vecchia tuta, rammendata alla bene e meglio almeno
3 volte negli ultimi 2 mesi; sì sì è bruttina lo so, ma è l’unica cosa tra le migliaia che ho
nel mio armadio nella quale mi sento davvero me stessa.
Lo sport consiste in una corsa frenetica sul bordo della strada che passa sotto casa, per
fortuna non molto frequentata (almeno questa, e almeno a quest’ora del mattino!)
Perché tutti sono nei loro uffici patinati, davanti ai loro pc, a correre tra una riunione e
l’altra, occupati a lamentarsi di come la loro vita sia sempre uguale, beati loro con la
loro vita sempre uguale…
Comincio a correre, correre, correre, correre, ma non certo per bruciare calorie,
rassodare il mio corpo, affusolare le mie gambe, per fortuna (o per mia grande sfortuna)
non ne ho bisogno, i miei muscoli sono perfettamente in tiro, il mio sedere è sodo, il mio
seno sta in su e si sporge austero da ogni cosa che indosso: alcuni medici dicono che
un’intensa attività sessuale fa bene al corpo (ironia della sorte!).
Ma allora perché corro direte voi: corro perché voglio che il mio corpo sia pulito, i miei
polmoni si riempiano di aria fresca, aria del mattino, e corro perché solo in quel
momento riesco a liberare la mia testa, che è ancora piena di tutte le brutte cose che
ho visto, e che dovrò vedere anche oggi.
Finita la mia corsa, me ne torno a casa, devo pur dare una rassettata al posto dove vivo,
al mio rifugio fantastico, al mio nido, non ci metterò tanto: 30 metri quadri, ma c’è
146
tutto quello che amo: ci sono le foto della mia famiglia ovunque, è l’unico modo che ho
per non dimenticarmi di loro, c’è il poster di Jhon Taylor, ma non come è adesso (che
orrore!), me lo sono portato in tutti i miei mille traslochi, ormai fa parte
dell’arredamento, mi ricorda quando ero piccola, felice e sognavo la mia vita; c’è un
vecchio armadio, un letto a 1 piazza, una coperta con i cuori di tutti i colori, una
poltrona foderata di verde, e una piccola cucina.
…La cucina, è arrivata l’ora di mangiare, finalmente! Un piatto di pasta abbondante e
veloce, e poi un po’ di riposo, questa corsa mi ha sfiancato!
Un’oretta davanti alla tv per guardare il mio programma preferito, Uomini e Donne! Ogni
tanto un po’ di frivolezza ci vuole, in questa vita d’inferno!
Le 4, un nuovo pomeriggio, giusto il tempo di fare un po’ di spesa, il minimo
indispensabile come sempre, quasi quasi vado in quel nuovo discount che ha aperto,
forse riesco a risparmiare un po’, in fondo tutto quello che risparmio può servire ad
aumentare il piccolo gruzzolo che ho da parte, nascosto nello stesso posto da anni, dove
mi ha insegnato mia nonna “lì nessuno può trovarlo, stai tranquilla, sarà il nostro piccolo
segreto!”
Lo so che la strada è lunga per realizzare i miei sogni: aprire un centro estetico: potrei
arredarlo in modo semplice ma accogliente, mi farei in quattro, per i primi tempi farei
tutto da sola, massaggi, depilazioni, pulizia del viso: piccoli prezzi per invogliare i
clienti, tante storie da ascoltare, finalmente un lavoro, un vero lavoro!
Già il lavoro…!
Sono le 6 e comincia a salire la mia angoscia, come tutte le sere da 10 eterni anni: sono
troppi anche 2 giorni di questa vita, figuriamoci 10 anni, beh, mi potrei prendere un
giorno di ferie Ah AH AH AH, e chi glielo dice a quello stronzo che oggi non lavoro, e lui
come fa senza di me, che sono il “pezzo forte della sua collezione” (me lo dice sempre)
a guadagnare i suoi soldi di merda!
Speravo di non dovervelo dire cosa faccio, povera illusa, volevo parlarvi di me senza
dirvi che tutte le sere io vado per la strada, a vendere il mio corpo, incontro uomini:
vecchi, giovani, belli, brutti, alti e bassi, mori e biondi, pelosi e glabri.
Si avvicinano a me lungo il marciapiede, io comincio a tremare, cerco di distogliere lo
sguardo perché ho sempre pensato che fosse la cosa migliore se non vuoi attirare
l’attenzione, ma qui non funziona, ti scelgono lo stesso, anche se una sera non mi
trucco, anche se mi copro un po’ più del solito, anche se mi metto in un angolo un po’
più buio.
147
Eccolo si avvicina, il primo di una lunga serie stasera, una scena già vista: una bella
macchina, con l’adesivo “bimbo a bordo” piazzato sul vetro dietro, lo stesso che ti
hanno regalato, brutto viscido schifoso, quando sei entrato con tua moglie in un negozio
per neonati, lei aveva un grosso pancione che si accarezzava dolcemente e insieme
avete scelto un piccolo seggiolino sorridendo e guardandovi negli occhi: “sì questo per il
nostro piccolo bambino!”.
L’immagine di questo sedile e l’odore di questa macchina è l’ultima cosa che ricorderò
fino a domattina: ogni sera quando entro nella prima macchina stacco completamente i
miei pensieri, e vivo un’altra vita, mi allontano dal mio corpo, tanto qui non c’è bisogno
di me, devo solo allargare le gambe e prendere i soldi.
Allora inizio l’altra parte della mia vita, quella in cui sono una donna normale, ho un
marito e una bella casa, ho due bellissimi bambini ai quali tutte le mattine preparo la
merenda, che ogni giorno accompagno a scuola, ai quali preparo il pranzo, faccio fare i
compiti, rimbocco le coperte.
Ho un marito che mi ama, che mi telefona durante la giornata, che mi dice che non mi
lascerà mai e che sono la sua luce, la sua gioia, la sua vita, che ama i nostri figli, che la
domenica si sveglia con me e mi riempie di baci.
Alla fine della mia notte non so mai con esattezza quale sia la vita che ho vissuto, ma in
fondo è sicuramente meglio così!
148
Merda - Latte di Capra
Merda è la prima cosa che mi è venuta in mente appena mi apparve innanzi il tuo volto
da cherubino.
Riemergo, dopo averti vista, dalla merda più profonda.
Ti ronzo in tondo in questo centro commerciale ma non riesco a comunicare, ti annuso,
mi cibo di te.
Merda,così mi fai sentire mi colpisci lo stomaco mi manca l'aria mi viene da
vomitare...merda.
Mi butto su di te come una mosca.
Ti fermi ma io non riesco a parlare, merda non ho più la bocca, ma a te non sembra
interessare, mi attendi con aria dolce e paziente , merda non riesco più a ragionare e i
secondi sembrano ore.
"Dimmi.." m'incoraggi tu..
"scusa sai dirmi dov'è il bagno?"
149
Una lunga attesa d’amore - Whittard
Roma è una città incredibile; fatta di persone incredibili.
L’energia che sprigiona la città e tutti i suoi abitanti è pari alle storie che vi si
intrecciano e che si dipanano nelle sue vie intrise di storia.
Trastevere è forse il quartiere che più di tutti esprime la sua ‘romanità’, con i suoi vicoli
stretti e tortuosi, le botteghe degli artigiani, i panni stesi tra i palazzi, ma soprattutto la
gente, persone fiere ed orgogliose di essere romane.
Se vi trovate a girare tra le sue viuzze, provate a chiedere alle persone che vi abitano di
raccontarvi la storia di Ninni.
Tutti la conoscono e ognuno vi racconterà la propria versione.
Questa è quella che è stata raccontata a me.
Ninni aveva atteso 60 anni esatti, quando morì il 16 ottobre 2003.
Aveva 83 anni.
In realtà c’è chi dice che era morta molto tempo prima, esattamente la mattina del 16
ottobre 1943, quando durante l’occupazione nazista, oltre cento tedeschi armati di
mitra circondarono il quartiere e oltre 1000 ebrei romani vennero trascinati via dalle
loro case e deportati nel campo di concentramento di Auschwitz.
Tra questi anche Mario, il suo fidanzato.
Svegliata dal trambusto a quell’ora insolita, si affacciò dalla finestra della sua camera e
vide una scena tremenda, decine di persone ammassate nei camion della polizia tedesca
e tra questi, lui, proprio lui, il suo amato Mario che la guardava con aria tranquilla.
Lui, le mandò un bacio con la mano e lo vide sussurrare una parola che lei colse dalle
labbra: Tornerò.
Ninni aveva 21 anni, aveva occhi neri e lunghi capelli castani.
Passarono i giorni e Ninni attendeva fiduciosa, si affacciava sempre dalla stessa finestra,
convinta ogni volta di rivedere il suo Mario.
Iniziò a mangiare poco a dormire sempre meno e a trascorrere sempre più tempo
affacciata alla stessa finestra. Le persone del quartiere la conoscevano e le volevano
150
bene, ogni volta che passavano sotto la sua finestra la salutavano e le davano
chiacchiera e lei cordialmente sorrideva e rispondeva a tutti.
Passarono gli anni e la guerra finì, ma di Mario nessuna traccia, i racconti dei superstiti
lasciavano poche speranze, ma lei imperterrita, rimase lì alla finestra, in attesa del suo
ritorno.
I suoi capelli diventarono grigi, i suoi occhi sempre più spenti, la sua bellezza svanì piano
piano, ma la sua vita ormai era su quella finestra dove passava intere giornate in attesa
di una promessa fatta tanti anni prima.
Intere generazioni le passarono sotto gli occhi, i genitori di una volta diventarono nonni,
i bambini di allora genitori, ma niente e nessuno poteva distoglierla dalla sua attesa e
dalla sua finestra.
La mattina del 16 ottobre 2003 la finestra di casa di Ninni non si aprì.
La portiera dello stabile, allarmata da tutti i vicini, si fece coraggio, prese la copia delle
chiavi dell’appartamento di Ninni e con il cuore in gola si avviò sulla rampa di scale.
Inserì le chiavi nella toppa e la porta si aprì immediatamente, la casa era avvolta nella
penombra e nel silenzio.
-
Signora Ninni? – chiamò senza troppa convinzione
Avanzò lentamente .
Aprì delicatamente la porta del soggiorno, vi entrò.
Quello che vide la lasciò esterrefatta.
Ninni era seduta sulla poltrona, con in dosso il suo vestito piu bello, completamente
truccata, la sua collana preferita al collo.
-
Signora! Mi ha fatto prendere uno spavento. Si sente bene?
Ninni non rispose.
La donna si avvicino, le posò una mano su una spalla e Ninni si accasciò sulla poltrona,
senza vita.
151
Riuscì a reprimere un urlo che le rimase in gola.
Si girò di scatto, pronta a precipitarsi per le scale in cerca di aiuto.
Arrivata alla porta si bloccò di colpo attratta da una luce proveniente dalla camera da
letto.
Il cuore prese a batterle all’impazzata, fece velocemente i pochi metri che la
separavano dalla porta della stanza e guardò dentro.
Un uomo anziano seduto sul letto con una scatola di vecchie fotografie sulle gambe, le
mani tra i capelli, piangeva.
Mario era tornato.
152
Lettera aperta all'Anima
- Wilma
Ciao Anima,
eccomi di fronte a mille pensieri che mi affollano la mente forse un po’ confusi ma che
devono trovare una collocazione per questo ho deciso di scrivere a te…chi può capirmi
meglio della mia anima?
Iniziamo parlando dei mutamenti subiti durante la mia esistenza.
Non saremmo umani se non subissimo dei mutamenti, e coloro che si impedisco un’
evoluzione si impongono limiti non necessari.
I cambiamenti ci fanno apprezzare ciò che li ha preceduti: come potremmo gioire del
Sole se la Pioggia non l’avesse preceduto?
Per quel che mi riguarda, sono fiera di aver sbagliato in passato, di essere stata una
persona diversa o quant’altro, perché ora ho termini di paragoni migliori.
Amo mettermi in gioco, analizzarmi e sminuirmi se necessario per trovare altri piccoli
traguardi da raggiungere. La vita è un percorso, un viaggio senza fine.
Trovo incomprensibile il fermarsi o il rinunciare a viaggiare.
Il passato spesso però è un fardello troppo pesante da cui scrollarsi, bisogna avere
coraggio nel continuare il viaggio senza bagagli e riempirsene di nuovi fatti di presente e
aspettative future.
È la possibilità che ciò che vogliamo accada la nostra forza.
Ti confesso però che a volte trovo difficile vivere delle piccole cose.
Avrei voglia che tutti vedessero il mondo con i miei stessi occhi, che apprezzassero come
me il sorriso di un bimbo, un fiore che sboccia, un treno che irrompe nei pensieri
all’improvviso, uno sguardo ricambiato, un abbraccio intenso…
Per molti, per troppi, la vita ha un ritmo diverso, e la diversità non è sempre vista come
ricchezza.
Poi capita di incontrare persone che mi ricordano che la vita non è torpore ma un sogno
ad occhi aperti, e mi verrebbe voglia di correre su un prato verde a perdifiato, e cadere
tra le braccia di qualcuno il cui sorriso mi mozza il fiato più della corsa stessa, e
sentirmi bene ad ogni battito che percepisco del mio cuore.
Sai, ho una gran voglia di partire.
Per me ogni partenza è una specie di rinascita, mi riempio di nuove energie e riempio i
miei occhi di immagini che saranno solo mie e di cui mi ciberò nei momenti più bui.
153
Poi, al rientro, mi accorgo che non ho mai desiderato arrivare realmente, perché
ottenendo qualcosa è come se già l’avessi persa…
a presto Anima mia…
154
Pupazzetti - Ramon
dormi.
in posizione fetale, quella che ancora ti è più naturale,
la bocca socchiusa, le palpebre chiare.. sei bellissima.
poi il braccio fino ad arrivare alla mano, anch'essa socchiusa; accanto un pupazzetto che
il sonno ti ha fatto sfuggire, contro la tua volontà..
lo hai tenuto in mano per tutto il giorno, da quando hai aperto gli occhi ieri;
ti ha tenuto compagnia durante la colazione, mentre mamma ti lavava e ti vestiva,
mentre guardavi la tv.
e poi ancora ci hai giocato facendogli prendere vita e parola, passandolo da una mano
all'altra insieme ad altri pupazzetti come il teatrino delle marionette. sei fantastica..
hai delle manine talmente piccole che a volte mi chiedo come tu riesca a tenere due,
tre, quattro pupazzetti sempre stretti contemporaneamente... e perché poi?
hai paura di perderli? che tua sorella te li prenda? che possano prender vita e scappare?
o semplicemente ti fanno compagnia, sono i tuoi amichetti preferiti!
quanto mi fai ridere guardandoti giocare e proteggere i tuoi pupazzetti, chissà se li sogni
anche..
tra poco ti sveglierai, un attimo di smarrimento, lo sguardo rassicurante della mamma,
la ricerca dei pupazzetti.. e di nuovo la presa!
passerai un altro giorno insieme a loro per portarli in chissà quali fantastiche avventure..
ti adoro lavi..
155
Write Club - Ramon
sono in aereo verso milano.
tra un'ora e 45 minuti avrò un meeting con tutto il management emea (europe, middle
east, africa): eric shefler, il temuto responsabile delle linee di prodotto, gary lloyd, il
nuovo capo della mia divisione, il direttore generale e i vari manager.
Novanta minuti di slides, numeri, domande e risposte, tutto in inglese.
Mamma mia!
ma sono con la mente altrove, assorto in una interessante lettura.
Già.
Giorni fa, giocherellando su internet alla ricerca di qualche bella fanciulla o club
"particolari", sono incappato in un club assai "particolare": il write club.
Mi ha incuriosito, e visto che ormai si era fatta ora di uscire ho stampato il suo
contenuto.
Persone comuni dai nick improbabili lasciavano sfogo in quel club alle loro fantasie
narrative.
Poesie, racconti, riflessioni, autobiografie (?).. tutto molto spontaneo e puro.
Mi sembrava quasi di immaginarli mentre scrivevano i loro racconti.. la dj campari alle
prese con la sua serata, la signora zia franka che contempla le stelle, wilma alle prese
con i suoi sogni.. in questo tipo di narrativa si evidenzia il carattere delle persone, il
loro stile, la loro sensibilità. è stato bello leggere tutti quei racconti, e mi sembra già di
conoscere un po' ognuno di loro, di questi, così si fanno chiamare, occhioni... devono
essere proprio forti!
bravi occhioni!
156
Il Tuffo - Moon
Sull’orlo di una scogliera altissima, il mare invitante e minaccioso attira verso di se
quella figura di donna.
Il dubbio, la paura di un salto in quel mare che potrebbe trascinarla verso il basso senza
più darle la possibilità di risalire, o che invece potrebbe respingerla.
La curiosità la spinge come due forti mani dietro le sue esili spalle, pochi secondi ed è
immersa in quel liquido scuro, in un turbine di spinte che le fanno girare la testa, le
fanno perdere l’orientamento, non sa più se sta scendendo o sta risalendo, se sta
girando su se stessa o se è ferma.
Lentamente apre gli occhi, è quasi ferma, sospesa, in un vuoto che l’accarezza
dolcemente come seta sulla pelle, l’assenza di suoni la riempie di emozioni, i colori
indefiniti la illuminano e le danno serenità.
Per sentire appieno quella carezza toglie le scarpe, la gonna, no la sua maglietta
no…potrebbe aver freddo….inizia a muoversi, più libera senza quei vestiti che l’avevano
riparata dal freddo della scogliera, quelle scarpe che le avevano riparato i piedi dai sassi
appuntiti, come un uccello che vola senza peso, come una farfalla che osserva i fiori
colorati.
Esplora quel mondo che prima le aveva fatto tanta paura.
Sì, ricorda vagamente di averlo già visto, di aver già fatto quel salto, ma aveva
completamente dimenticato tutto, la sua mente aveva cancellato quei ricordi e non
riesce a capirne la ragione.
D’un tratto, osservando un bellissimo corallo rosso poggia il piede nudo su qualcosa, un
dolore acuto la sorprende come un brusco risveglio.
Sembrava non si potesse provare dolore avvolta in quel manto morbido e rassicurante,
forse non avrebbe dovuto togliere le scarpe.
Per vedere la ferita al piede si piega e la mano urta su un alga che l’avvolge e la stringe
con forza trattenendola nei movimenti, la mancanza di ossigeno la confonde,
quell’ossigeno di cui sembrava poter fare a meno.
La paura del dolore, il terrore di non riuscire a liberarsi da quella stretta, sono i suoi
padroni.
La sua mente cerca di raccogliere tutta la lucidità di cui ha bisogno per uscire da quella
situazione, è confusa, impaurita, prova ad alzare lo sguardo verso l’alto, quasi a cercare
una soluzione, vede in lontananza una luce, forse è una via di fuga, forse se ci prova può
157
riuscire a liberarsi da quella morsa, recuperare l’ossigeno che è rimasto nel suo corpo,
dimenticare il dolore della ferita e ritrovare la spinta per risalire.
Eccola, finalmente fuori, un respiro lunghissimo per riattivare i polmoni e per
recuperare l’enorme fatica, la scogliera è lì davanti a lei, non sarà facile ancora priva di
scarpe, risalire su in cima, ma l’abitudine al dolore le da il coraggio di superare anche
questa risalita.
Le ferite che si è procurata le ricordano il momento in cui il suo corpo è stato colpito,
ma il calore del sangue le da sollievo, la cima della scogliera è vicina, ecco, un ultimo
sforzo, un ultima ferita nelle mani ormai stanche.
Si distende sulla terra fredda e pungente, il vento che scivola sull’unico indumento che
ancora indossava le da intensi brividi sulla pelle.
Il respiro affannoso lentamente riprende il ritmo regolare, un raggio di sole le scalda il
corpo e l’animo, raccoglie i suoi pensieri, i ricordi di quel breve viaggio e li chiude in
uno scrigno della sua mente, ne prende la chiave e la getta giù dalla scogliera.
158
WC, ovvero "il grande balzo" - Tony Brando
Un uomo stava da solo nel suo studio.
Era un uomo di successo; 48 anni, in piena salute, sportivo, molto ricco; era un
architetto. Il suo nome era William Charlton.
Purtroppo per lui la moglie lo aveva beccato in flagrante adulterio; rientrata a casa fuori
dall'orario abituale lo sorprese a letto con un'altra. La moglie gli fece una scenata, lo
picchiò e picchiò anche la donna che stava a letto con lui.
William e la moglie si erano conosciuti 25 anni prima ad Oxford; lei era una matricola
spaesata e lui stava per laurearsi alla prestigiosa Scuola d'Arte ed Architettura.
La ragazza si chiamava Claire Wortington.
Claire si laureò 4 anni più tardi e quindi si sposarono; ebbero due figli, Winston e
Catherine. Tutto normale finché Claire, ormai famoso avvocato, quel giorno non decise
di averne abbastanza del lavoro.
William se ne stava fermo alla sua scrivania; davanti a lui il monitor a cristalli liquidi con
la schermata nuda di Autocad.
Era domenica mattina e Londra si era ormai svegliata da un pezzo. Si vergognava di sé
William; aveva tradito la moglie molte altre volte, ma non era mai stato scoperto e
Claire non aveva mai sospettato nulla.
Finalmente William si mosse; si alzò dalla poltrona in pelle e diede un'ultima occhiata al
suo ufficio: la foto che lo ritraeva con Claire, Winston e Cathy a Roma nel '98; i preziosi
dipinti; il suo tavolo da disegno su cui non metteva più mano da troppo tempo.
Quant'era cambiata la sua vita in quegli ultimi giorni; decise che quella domenica
sarebbe stato il grande giorno.
Si incamminò nel corridoio ed entrò nella toilette; si guardò allo specchio per sistemarsi
la costosa cravatta di Burberry's e fece il Grande Balzo.
Si tuffò nel WC.
159
C&A - Linux
Forse ci siamo sfiorati,
in alto mare,
dove nessuno sa,
dove dentro di noi
siamo simili
siamo noi
siamo lontani
siamo vicini
siamo...
160
Lucio - Latte di Capra
Ci sono eventi, incontri nella nostra vita che ci cambiano profondamente, altri invece ci
lasciano completamente come ci hanno trovato, forse perché non sappiamo valutarli per
quel che sono.
Quando incontravo Lucio non sapevo che sarei rientrato a casa un po’ più ricco di come
ne ero uscito, l’unica certezza era che avrei passato tutto il tempo sul tram a pensare di
ridare un ordine alla mia mente di adolescente, ma che non ci sarei riuscito, trovare la
soluzione dei problemi era per me come guardare la strada dai vetri appannati di quel
tram, avevo bisogno di un panno che mi liberasse gli orizzonti.
Un panno chiamato Lucio.
<A volte mi sento come un chewing-gum usato, sfruttato ed attaccato sotto una panca.>
mi disse.
<Siamo stati talmente in sintonia da raccontarci cose che nemmeno le nostre mamme
avrebbero mai immaginato.
Ci siamo addentrati così in noi da provare schifo di noi stessi e portato alla luce dei fatti
che il subconscio è rimasto annichilito e ha presentato le dimissioni. ah ah ah !!!>
Una cosa che gli ho sempre invidiato era la sua risata, corposa , grassa, una risata da
grandi personaggi del cinema, un paracadute che ti salva e ti tira fuori dai guai in ogni
situazione.
<Alcuni amici si lasciano così, senza un motivo particolare, senza che tu li abbiamo
delusi od offesi. Due parallele che si staccano e si allontanano, da prima
impercettibilmente poi sempre di più giorno per giorno.
È lì che ti senti un chewing-gum senza sapore indurito ed inaridito.>
<Amico mio, anch’io nella mia vita ho lasciato tanti e poi tanti chewing-gum in giro, non
credere.
Tuttavia, se non ti affretti a dare un senso alla tua vita , sarai abbandonato anche tu un
giorno l’altro, senza motivo e non saprai dartene una ragione>. Mi guardò e capì cosa
stavo pensando, aggiunse <se non nessuno ti abbandonerà sarai tu stesso ad
abbandonarti, diventerai vecchio e annichilito e senza forze, molti perderanno interesse
per te perché non sarai più bello da vedere e tuoi denti perderanno smalto, ed allora
anche la tua risata perderà il suo fascino.
D'altronde …vaghiamo tutti nelle tenebre alla ricerca dell’uscita, alla fine moriamo
senza aver capito nulla>
161
Concluse cosi quel discorso, avevo troppo rispetto per lui per fargli domande che in quel
momento mi sembrò meglio tacere, forse ebbe paura di sconfinare nel retorico o forse
fu raggiunto dalla più profonda tristezza, quella dei poeti.
162
Spazio Ultima Frontiera
‘Le imprese del comandante Kirk e del suo 'ardito' gruppo di uomini a bordo della nave
spaziale Enterprise raccontate da Zia Franka tra il 2001 e il 2004’
01/12/2004
Diario del Capitano
Data astrale 2345.8 che in euro fa 1,21
(eeeehhh, da quando c’è l’euro non ce stanno più le date astrali di una volta)
Il Capitano Kirk è sulla plancia di comando e gioca a tetrix, una sorta del vecchio tetris
dei computer del XX secolo, ma i mattoncini sono più belli e si incastrano da soli.
Sulu, Magnarpappone e Spok tornano col telespazio da una missione sul pianeta Onabla
Elaizal, nella costellazione di Aiccira, gemellato con la ridente cittadina di Albano
Laziale famosa nel XX secolo per il vino, la porchetta e perché se lo leggi al contrario
vine fuori proprio il nome del pianeta.
I tre portano con loro un prigioniero, il cittadino elaizaliano: Olleniv Onob e-Oniuneg
Spok: Capitano, abbiamo portato a termine la missione sul pianeta Onabla Elaizal,
abbiamo catturato un indigeno, autoctono, oriundo del posto.
Kirk: eccheccazzo Spok, sempre a studiare sto vocabolario… bastava uno aggettivo o un
sostantivo, hai fatto ‘na sfilata grammaticale.
Spok: scusi Capitano, a volte mi faccio prendere la mano.
Kirk: cerca di farti prendere un orecchio, ogni volta che ti guarda mio nipote gli viene la
verminara. Ma, bando alle ciance, portatemi il prigioniero.
I tre portano il prigioniero al cospetto del Capitano Kirk che lo guarda curioso…
Kirk: allora, come ti chiami?
Prigioniero: mi chiamo Olleniv Onob e-Oniuneg
Kirk: madonna che nome, non hai un diminutivo? Di che ti occupi sul tuo pianeta?
Prigioniero: questo è il diminutivo, sono il capitano al comando della flotta spaziale del
mio pianeta.
Kirk: si…e io sono babbo natale!
Prigioniero: davvero? Ficoooo…mi avevano detto che non esistevi…e invece!
Kirk guarda allibito i tre esploratori, che si guardano allocchiti a loro volta ed esclama:
Kirk: minghia, ma questo deve lo avete preso?
Magnarpappone: l’avimmo raccattato mentre stavamm pe sali ngopp’ a navicella!
Kirk: allora, che mi dici dei piani segreti?
Prigioniero: quali piani segreti, non c’è nessun piano segreto.
Magnarpappone: si vabbuò, allora io song ‘a bbbefana!
Prigioniero: davverooooo..mortacciiiii…mi avevano detto che pure tu non esistevi, lo
vedi! Non era vero niente!
Kirk: scusa Olleniv, posso chiamarti così?, ma tu credi proprio a tutto quello che ti
diciamo?
Prigioniero: perché? Non è vero che sei babbo natale?
Kirk: o madonna! Ma tu sei proprio un fregnone, un credulone, un allocco…
163
Magnarpappone: AHAHAHAHAH un allocc, allocc…maronn quanto si allocc…ammazza
quando si allocc…
Kirk: davvero, ma tu si un allocc incredibile…quasi quasi ti cambiamo nome, ti
chiameremo Capitano Allocc…DAJE MAE’ ATTACCA CO’ LA SIGLA….
CAPITAN ALLOCC..DAN DAN… CAPITAN ALLOCC….
Speriamo bene
17/12/2003
Diario del Capitano
Data astrale 2003-12-08-00.01
Nella sala comandi il Capitano Kirk studia la rotta, Spok controlla la tratta, il cuoco della
nave cap. Magnarpappone si è beccato la gotta, Sulu sta giocando a settemmezzo e ha
appena beccato la matta e sul resto della nave regnano il gaudio, il giubilo, il sollazzo e
la letizia grazie all’atmosfera natalizia
(mecojoni, ho fatto la rima!).
Kirk: Spok, vada al circolo ufficiali e dia un’occhiata, non vorrei che il caporale
Pummarola stia costruendo quell’orribile presepe che ha messo su lo scorso anno,
dobbiamo beccarlo in tempo, prima che metta su la pista di atterraggio per i re magi
galattici, dopo sarebbe troppo tardi.
Cazzo, lo scorso anno abbiamo dovuto abbattere la struttura con i Falcon 2000 e sa bene
come è andata a finire.
Spok: Via Lattea…scusi Capitano, sto controllando la tratta….
Kirk: ah si? E di che si tratta?
Spok: C’è un tratto di tratta interrotto che va dritto dritto al la retta
Kirk: ah! Bene! Sono attratto dalle rotte interrotte a tratti che vanno alla retta, scusi se
l’ho interrotto!
Spok: si!, ma questo tratto potrebbe essere pieno di meteoriti!
Intanto nella sala del circolo ufficiali…
Pummarola: Uè, avimmo passato ‘o uoaio. O’ bue s’e angruppato all’asinello, du
pecorelle, Baldassarre e cerca de angruppasse por’ ‘a maronn. E mo comme facimmo?
Tocca che chiamm ‘o comannante Kikke…
Nella sala comandi…
Dall’interfono, la voce del caporale Pummarola riecheggia e si abbatte sugli astanti
come una mannaia…
Pummarola: Cummannà, cummannà…tenimm ‘o pobbema…cummannà? Me sendite
accummannà?
Kirk: e come faccio a non sentirla, caporale Pummarola, l’avranno sentita pure sul
164
modulo lunare!
Pummarola: Cummannà, tenimm ‘o pobbema
Kirk: che problema, caporale?
Pummarola: Cummannà, avessi fatto popo che o presepe…
Kirk: OSSANTIDDIOOOOOOOOOOOO!
Pummarola: no, accummannà, nun s’alterasse, stavolta i re maggi vengono ‘ngopp ‘a
funicolare niente pist ‘e l’atterragg!
Kirk: e allora, che cosa diavolo è successo?
Pummarola: Cummannà, aggio accattat nu maiale ‘e bbue!
Kirk: che vuol dire? Ha comprato un maiale con le corna?
Pummarola: no, accummannà, tenesse a voja ‘e scherzà! Aggio accattat ‘nu bbue che sa
vulesse angruppà pur ‘e a maronna!
Kirk: ma, insomma, caporale Pummarola, non sia sacrilego! Cosa sono queste biastimie?
Pummarola: No, no cummannà, è ‘o vero. Chill ‘o bbue, s’è angruppato all’asinello, du
pecorelle, Baldassarre ‘o remaggio e s’è avvicinato ‘a maronn, che se nun intervenisse
‘ntempo io me medesimo, s’angrupperebbe a maronn pe ‘o vero!
Kirk: vabbuò, a allora c’avulisse da me?
Pummarola: Cummannà, ma c’avisse parlato napoletano comme a Pusillepo?
Kirk: scusate, caporale, un attimo di debolezza…Insomma, bando alle ciance. Com’è
possibile che un bue abbia rapporti sessuali con asini, pecore e remagi? Cosa avete dato
da mangiare a questo bue?
Pummarola: che ne saccio accummannà? Stamattina, appena che se sveiasse teneva a
febbre e j’avesse dato na scatoletta ‘e paticche azzurre c’aviss trovato ‘ngopp ‘o
tavolin…j’avessero fatto acido?
Kirk: (pensieroso) pastiglie azzurre…pastiglie azzurre?…Spok, mai sentito parlare di
pastiglie azzurre?
Spok: Viagra!
Kirk: lasci stare la tratta interrotta a tratti verso la retta, le costellazioni non mi
interessano, ora. Abbiamo un problema molto più serio, ne va della nostra integrità!
Spok: no, Viagra, nel senso di pastiglie azzurre non nel senso di costellazione…
Kirk: a si? E…cosa sono queste pastiglie? A cosa servono?
Spok: vede, comandante, da alcuni anni, sono state inventate queste pastiglie che
servono agli uomini, che dopo una certa età, ma anche di una età meno certa, non
riescono più ad essere prestanti…
Kirk: ho capito, servono a rinforzare il fisico e renderlo più prestante!
Spok: ehm! non proprio, comandante. E’ una questione più profonda! Ha presente le api,
i fiori e tutto il resto?
Kirk: ah! Servono per trombare!
Spok: ehm! Esatto!
Kirk: emmelopotevadireprima! E che ci fanno queste pastiglie sull’Enterprise? Non ci
sono né api, né fiori…
Spok: ommadonna!
Kirk: è proprio questo il problema. Il bue del presepe del caporale Pummarola, s’è
ingollato una scatola di pastiglie e adesso sta cercando di ingallare l’intera astronave.
Bisogna fermarlo! Cosa possiamo fare?
Spok: non è facile, ma forse ho un’idea! Ci vuole un secchio bello grande, come con la
Papera qualche anno fa, si ricorda?
Kirk: no, veramente, no…ma chi è sta Papera?
Spok: lasci stare, è una storia lunga…IDEA! La piscina del ponte 4 …smontatela e fatela
portare nella sala ufficiali…
165
Dopo un paio d’ore la piscina è pronta e una ventina di aitanti giovanotti sono pronti…
Spok: ALLORA, AL MIO TRE COLPITE….UNO…DUE…TREEEEEEEEEEEEEE
WWWWWWOOOOOOOOOOSSSSSSSSSHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!
Una prorompente e scrosciante massa d’acqua gelida inonda il bue che tracolla e finisce
la sua folle corsa e la brillante carriera da porno attore contro la stalla del presepe…
…alcuni giorni dopo…
Kirk: complimenti Spok, se non avesse avuto quell’idea chissà cosa sarebbe oggi di noi e
delle nostre terga?
Spok: chissà? Forse avremo tutti il culo rotto, ma sicuramente ci saremmo salvati da
questa pioggia di meteoriti che sta per distruggere la nave!
Speriamo Bene!
27/05/2003
Diario del Capitano
Data astrale 436/34 bis IV° comma
Costellazione dei Andromeda
La Nave interstellare è in rotta verso il pianeta Trombanov
La calma, la tranquillità, l’ozio e l’inerzia regnano sovrani quando dall’altoparlante
interstellare dell’Enterprise una voce maschile gutturale, cupa e introspettiva…
“Signuuuriii ulè che andateeeee
chest chi l’è zona interdetaa
ze non tornaateeee indietrooo
ve bombardeeemoooo”
Kirk (preoccupato): Spok, ‘cazzo ha detto questo?
Spok: è un messaggio criptico, sembra un dialetto della costellazione Nordista,
probabilmente del pianeta Bergamau.
Kirk: Bergamau alta o Bergamau bassa?
Spok: non saprei, il messaggio era poco comprensibile, c’erano delle interferenze.
Comunque non sembrava ostile.
Kirk: si, anche a me sembrava amichevole. Magari ci daranno ospitalità per riparare
l’Enterprise. Quella pioggia di asteroidi ci ha creato parecchi danni.
Dall’altoparlante interstellare di nuovo la voce:
“uhè, testuun
ve gavemo dì de turnà andrè
ze in zinche minù nun turnate andrè
vè femo un kul coma el Dom de Milen”
Kirk: Spok, di nuovo la voce di prima, stavolta era in rime, forse una poesia.
Spok: (con gli occhi di Martin Fieldman) guarda verso il vuoto. Capitano, non è una rima,
166
è un’assonanza, per essere una rima doveva finire con “Milè”, comunque non mi fido di
questi messaggi, potrebbero nascondere una minaccia.
Kirk: ok, Spok. (preme il tasto dell’interfono): Sulu, immediatamente in plancia di
comando.
Nello stesso momento, Sulu, il Ten. Karamazov ed il cuoco della nave cap.
Magnarpappone sono in sala motori e giocano a tresette galattico (col morto).
Sulu: caxxo, prorpio adesso che ve stavo affà er deretano a zebra, me tocca annà da
quer cacacaxxi. Vabbè, lassate tutto così che torno subbito, se ammischiate le carte
mentre non ce sto ve opro in due come ‘na cozza.
Dopo alcuni minuti.
Kirk: ah, Sulu, finalmente. Dov’era andato a finire.
Sulu: ehm, Capitano, stavo controllando la rotta siderale in previsione del salto
interstellare di domani a mezzo giorno.
Kirk: Grandeeeeeeeeee, Middiggooo Sulu, sempre pronto ad ogni evenienza, e quando lo
becchi mai in fallo sto cinesaccio, sto fino de na m….
Spok interrompe bruscamente il Capitano
Spok: Capitano, non è il caso di tergiversare oltre. Facciamo ascoltare i messaggi a Sulu,
lui parla 384 lingue e 4563 dialetti intergalattici, tutti in italiano.
Kirk: Middiggooo, complimentiii, come se di ce “vaffangulo” sul pianeta
porzexcommervox?
Spok con un’occhiata al titanio fulmina il Capitano che, compunto , chiede a Sulu di
ascoltare i messaggi.
“Signuuuriii ulè che andateeeee
chest chi l’è zona interdeeetaa
ze non tornaateeee indietrooo
ve bombardeeemo”
Kirk: che ve ne pare, Sulu?
Sulu: mi sembra chiaro, Capitano, questi ce vonno bombardà, mica cazzi!
Dice che, siamo in una zona interdetta, se non torniamo indietro al più presto ce
bombardano.
Kirk: (terrorizzato, con la faccia di Bruno Vespa sul water) Cazzo, presto, mandate il
secondo messaggio.
“uhè, testuun
ve gavemo dì de turnà andrè
ze in 5 minù nun turnate andrè
vè femo un kul coma el Dom de Milen”
Kirk: (ormai in preda di attacchi di Parkinson) che dice, Sulu. Si sbrighi non c’è tempo da
perdere.
Sulu: come avevo immaginato, Capità. Questi ce dilatano le natiche. Se entro 5 minuti
non torniamo indietro ce sparano na suppostona al titanio impoverito.
Kirk guarda l’orologio: porkaputt.. i 5 minuti stanno per scadere, mancano 20 secondi.
Motori indietro tuttaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa….
Dopo alcuni minuti, la calma torna a farla da padrona sull’Enterprise.
Kirk: Fiuuuh!, l’abbiamo scampata bella. Sulu, senza di lei non avremo proprio saputo
come cavarcela, la promuovo al grado di vice-vice-sottocapo in seconda.
Spok: ma Capitano, Sulu e già vice-vice-sottocapo in seconda!
167
Kirk: ah si? Allora la promuoverò a vice-vice-sottocapo in prima. Bene, Sulu. Torni pure
ai sui affari.
Sulu: grazie capità, se nun ce fosse lei!
Dopo alcuni secondi Sulu e Spok sono nel corridoio e camminano verso la sala Ufficiali.
Sulu: ammazzelo aho, è proprio un faggiano sto Capitano. C’avevi raggione te, c’è
cascato cò tutte le scarpe. Meggojoni.
Spok: E t’ha pure promosso. Mi raccomando acqua in bocca, se lo viene a sapere mi
manda a scavare melma su Saturno per 30 anni.
Sulu: nun te preoccupà, sarò ‘na tomba. Eppoi, manco a me m’annava de andà sul
pianeta Trombanov!!!
Speriamo Bene!
Z.F.
18/12/02
Diario del Capitano:
data astrale 28.28.28.28
Spok: Capitano, non vorrei essere indiscreto, ma ho notato che la data astrale di oggi è
uguale al numero di telefono di Fabozzi, noto becchino terrestre del XX Secolo.
Kirk (si gratta riccamente gli attributi maschili e…) Ah si? Allora aspetti un attimo, non
vorrei iniziare la giornata con la data astrale sbagliata…
SALA MACCHINE…MOTORI 1 E 2 INDIETRO TUTTA…
SALA COMPRESSIONE…CHIUDERE I BOCCAPORTI…
SALA MACCHINE…MOTORI 3 E 4 INDIETRO MEZZA…
SALA DA PRANZO, MANDATEMI DUE TRAMEZZINI CHE C’HO NA FAME CHE MO DO UN
MOZZICO SU NA RECCHIA A SPOK…
SALA MACCHINE… MOTORI 5 E 6 INDIETRO TUTTA…
Sala Macchine: Capitano, ma noi i motori 5 e 6 non li abbiamo. L’Enterprise ha solo 4
motori, e uno non funziona nemmeno tanto bene.
Kirk: coooooooome? Solo4motorieunononfunzionanmmenotantobene? Ma che cazzo?
Capitan Harlock aveva una astronave con 8 motori e funzionavano tutti e pure bene, e io
ne ho solo 4 e uno è pure mezzo fuso? MI STATE PRENDENDO PER IL CULOOOOOOO?
Sala Macchine: Nossignore, non mi permetterei mai. Ma Capitan Harlock aveva un occhio
di meno e poi era un cartone animato, lei invece ha tutti e due gli occhi ed è di carne ed
ossa.
168
Kirk: come si chiama lei?
Sala Macchine: sono il sotto- sotto attendente Kazzarenkov
Kirk: bene Kazzarenkov, lei vede troppa televisione, da domani la mando su Alfa
Centauri a spalare merda di gnù spaziale, così impara a usare la lingua!
Sala Macchine (con voce rotta e piagnucolante) ma …io…veramente…capitano…
Kirk: sto scherzando Kazzarenkov, non si caghi addosso. Bando alle ciance, (urlando
talmente tanto forte che gli escono le vene dal collo…) PORTI IMMEDIATAMENTE QUESTA
NAVE INDIETRO DI 1 NEUTROSECONDO ASTRALE
Un forte rombo pervade l’Enterprise e tutto inizia a vibrare. Dopo alcuni istanti…
Diario del Capitano
Data astrale 28.28.28.27
Kirk: spok, controlli immediatamente se la data astrale di adesso corrisponde a qualche
becchino o similare terrestre o di qualsiasi altro pianeta o satellite dell’universo, prenda
immediatamente il prontuario Becchino-Spaziale e mi faccia sapere.
Spok: immediatamente! (esce grattandosi copiosamente il sotto-batacchio)
Kirk: ci mancherebbe altro, inizi col numero sbagliato e ti ritrovi con l’astronave
incastrata su qualche satellite senza vita, in avaria. Oppure con tutto il personale con la
dissenteria, come tre anni fa quando i venusiani mandarono il virus Diarronellante. Quel
giorno un gatto spaziale (nero) aveva attraversato la rotta dell’Enterprise e non sono
riuscito a fermarmi in tempo. Ci vuole poco a mandare tutto a schifio…
24/04/02
Diario del Capitano
data astrale 2129
ore 23.34
Codice Fiscale: SPZLTMFRT2129
Nella sala comandi:
C - Sulu, lei mi ha veramente rotto i coglioni
S - perchè comandante? Che ho fatto?
C - niente, e che sono un pò stressato ed il medico di bordo mi ha consigliato di
sfogarmi, sennò somatizzo e quì finisce tutto a schifio.
S - ma proprio con me si deve sfogare?
C - Sulu vaffanculo, m'hai rottorcazzo almeno non controbbattere, senno m'incazzo
peggio e mi vengono le bolle sulla schiena.
S - senta Comandà, ma invece di sfogarsi così, non sarebbe meglio di fare uno sport,
crearsi degli interessi, un hobby, qualcosa che lo tenga impegnato.
C - mi faccia un presempio.
S - potrebbe giocare a golf sul pianeta zirkon, o fare jogging su andromeda, fare surf a
169
Mordegon e tanti altri.
C - bene, mi rimedi una mazza da golf, delle palline e un biglietto di sola andata per un
traghetto spaziale per Mordegon.
S - scusi comandante ma su Mordegon si fa surf, a golf si gioca a zirkon.
C - vedi, Sulu, che poi se ti mando a fanculo c'ho ragione? Come te lo devo dire di non
contraddirmi, brutto coglione.
S - scusi Comandante ma Mordegon è un pianeta tutto d'acqua.
C - non mi frega niente, lo faccia prosciugare.
S - ma se si prosciuga sparisce
C - ecco allora lo faccia sparire e visto che c'è sparisca pure lei.
Sulu apre la porta sottomesso ed esce dalla stanza. Nel corridoio incontra il tenente
troikaz.
T - heilà Sulu come butta.
S - Mavvaffanculo
21/04/01
Diario del Capitano:
564° giorno di viaggio
ore 73,34 della costellazione di Orione
La Supernavestellaremegagalatticaultrapotentechepijottancifra Enterprise è in rotta
verso il pianeta
Leversson, che più che un pianeta sembra il centravanti della nazionale svedese. Sul
pianeta scenderà una equipe del capitano Zipeppe, Sulu e Nunziatella (un oriundo
napoletano naturalizzato scozzese, con madre tahilandese, padre francese, padre
coreano, padre australiano, padre giamaicano…chissà che lavoro faceva la madre di
Nunziatella?).
K: Spok, appena avvista il pianeta Leversson, mi faccia chiamare, io vado in seduta.
S: ah, un a riunione con gli ufficiali!
K: no, vado al cesso, ma a lei questo non deve interessare. Piuttosto, mi presti quel
giornaletto che leggeva ieri con la foto di berlusconi.
S: certo, comandante, sta parlando di “Facce di Kulo”!, anche lei è interessato alla
politica?
K: no Spok, è finita la carta igienica!
Agguantato il giornale, K, si precipita al bagno (la caponata di melanzane con la nutella
della cena stava dando i sui frutti!)
S: capitano,capitano abbiamo appena avvistato il pianeta.
K: grazie Spok, arrivo subito….whooooooossssssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhh!
Ore 72,67 della costellazione di Orione
(è vero, prima erano le 73,34, ma su Orione il tempo va all’indietro).
PLANCIA DI COMANDO
K: Zipeppe, è pronto per la missione?
Z: aggio apprundate l’attrezzaturo. Aggio mundate lu casco alla duda spiazziale e aggio
fatte pure la piscia. Tutte apposte comandà.
K: vedo che il corso di dizione che ha fatto lo scorso mese sta dando i sui frutti. Prima
confondeva la u con la i!
Z: grazzia cummandà, ve ne avete accorta puro lei!
K: bando alle ciance, il momento catartico! State per scrivere la storia. Mettete le tute
spaziali e teletrasportatevi su Leversson. E mi raccomando: riportate la pelle a casa!
170
Speriamo bene!
13/04/01
Diario del Capitano:
DALL'EQUIPAGGIO DELL'ENTERPRISE:
AUGURI DI BUONA
PASQUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAA
C: a Spok, la pianti di giocare col tasto dell'IPERSPAZIO!
Speriamo Bene!
11/04/01
Diario del Capitano:
478 giorno di viaggio
ore 45,98 della costellazione di Orione
C: Spok, che facciamo a Pasquetta?
S: non ho ancora deciso, vogliamo organizzare qualcosa insieme?
C: Spok, ma che hai fumato? Siamo su una nave interstellare a 123.000 anni luce dalla
terra, dispersi nello spazio, non ce un cazzo di umano nel giro di 345.000 di anni luce, e
tu, mi chiedi se vogliamo organizzare qualcosa insieme?
S: scusi Cap, non ci avevo pensato.
C: sei il solito fregnacciaro Spok. Piuttosto, ho ricevuto un deplianto che pubblicizza un
agriturismointerstellare sul pianeta ANTANUZZ a pochi anni luce da quì, in un paio di
giorni potremmo raggiungerlo.
S: magnifico!!! Mi piacciono gli agriturismiinterstellare!!! Ci sono un sacco di animali: la
mucca galattica, il gallo polare, il maiale cosmico! Si SI andiamoci!!!
C: e' andata Spok, ordini a Zatopek di portarsi sulla rotta 34.67 per ANTANUZZ! Bene,
finalmente coronerò il mio sogno! Visiterò ANTANUZZ, il pianeta, che se non te lavi, non
puzz!!!
Speriamo bene
02/04/01
Diario del Capitano:
456 giorno di viaggio
ore 31,96 (ora locale del pianeta Fulkor)
E' in corso la riunione degli ufficiali dell'Enterprise, per decidere le strategie
di attuazione del piano interstellare della difesa ultraspaziale e pippippi e puppuppu!
171
K: Signori, ultimamente abbiamo incontrato diverse popolazioni di altrettante
costellazioni, e tutte ci hanno bombardato le chiappe.
Esigo chiarimenti! Perchè ci bombardano tutti? Chi li spinge a bombardarci? Ma
soprattutto: chi spinge queste persone a spingere chi spinge a bombardarci, chi ci
bombarda?
S: se avessimo la televisione satellitare potremo scoprirlo su rieducatoinal channel, ma
purtroppo, l'ultimo bombardamento dei kurmasini ci ha privati dell'antenna satellitare.
K: acc.
S: acc, sta per accipicchia, comandante?
K: no, per ACC-iloro. Ma non cambiamo discorso, rispondete ala mia domanda. Perchè ci
bombardano tutti? Siamo forse diventati lo zimbello dell'intera galassia?
URLANDO ripete: NOI NON SIAMO LO ZIMBELLO DELL'INTERA GALASSIA!
…continua
Speriamo bene
23/03/01
Diario del Capitano:
ore 00.24
234 giorno di viaggio
...e allora cappuccetto rosso, bussò alla porta della casa della nonna e il lupo rispose:
chi è?
e cappuccetto rosso rispose: sono io cappuccetto, nonna, ti ho portato la caponata di
melanzane...
C: Spock, ma che cazzo vai dicendo? Cappucetto rosso gli portava i rigatoni alla
carbonara alla nonna.
S: Capità, semmai, le focaccine! Poi, mi ha chiesto di raccontarle la favoletta perchè
non riesce a dormire, e allora non rompa le palle!
C: vabbuò, ma facimmo a'mpresso che tengo da fà dummane mattina!
E il Capitano piombò in un sonno profondo come il mare e Spock andò a farsi una
carbonara.
Speriamo bene!
15/03/01
Diario del Capitano:
ci stiamo riprendendo dai postumi della frase del giorno.
Spok mi preoccupa molto.
Cammina per tutta l'Enterprise, recitando versi di Seneca.
Niente di male, ma li recita rappando, sto figghio-e-bottana.
Non vorrei che diventasse cronico il suo disturbo.
Ma parliamo di cose serie:
sto organizzando un torneo di ping pong spaziale:
una variazione del più noto sport terrestre, ma la pallina, è un meteorite, che appena
colpito schizza da tutte le parti.
Non è difficile, una volta presa la mano è uno scherzo.
Per iscrizioni contattare l'indirizzo [email protected]
172
Speriamo bene!
14/03/01
Diario del Capitano:
dopo aver letto la frase del giorno sul pianeta OCCHIONE, abbiamo
perso la cognizione del tempo e la nostra astronave è stata vittima di un regresso
spazio/temporale.
Non so dove ci troviamo, non so nemmeno che ore sono, chi cazzo sei, te?
Che voi a brutto mostro? Vaffanculo
- Capitano, sono Spok, che le prende?
- a brutto nasone, orecchione nun t'avvicinà, quanto sei brutto!
- Capitano,stia tranquillo, adesso chiamo l'infermiera- INFERMIERAAAA!- il Capitano ha
svalvolato ancora, avrà letto sicuramente la frase del giorno.
LE TRASMISSIONI VENGONO MOMENTANEAMENTE INTERROTTE CAUSA PROBLEMI TECNICI.
RIPRENDERANNO QUANTO PRIMA
Speriamo bene!
08/03/01
Diario del Capitano:
8 Marzo: festa della NONNA
il capitano augura a tutte le nonne una buona giornata.
A causa della nuova epidemia di Raptus Invectus Remicogeno, sono sospesi tutti i viaggi
teletrasportati provenienti e diretti a:
Plutone, Pippone e Paperone.
07/03/01
Diario del Capitano:
dopo un a breve parentesi sul pianeta londonius, dove, in 3 giorni, ha nevicato, è esplosa
una bomba, è scoppiata una nuova epidemia, per la prima volta ha scioperato la metro;
ci riportiamo con il teletrasporto, su Ufficius, il pianeta più rompicoglioni che ci sia. Per
fortuna che abbiamo riallacciato i contatti con Occhione.net che ci mancava tanto.
Ben trovati e...
Speriamo bene!!!
28/02/01
Diario del Capitano:
quasi quasi, lasciamo la costella zione di Orione, perchè ci siamo rotti di questo
paesaggio plumbeo.
Ma poi ramon si incazza perchè dovrebbe cambiare il nome della
saga!
Potremo andare nella costellazione di Brunopiz, ma poi la saga si chiamerebbe:
brunopizz-ul, e sembrerebbe una partita di calcio;
oppure sulla costellazione di pittb, ma poi si chiamerebbe pittb-ul, e dovremo
173
cominciare a correre per non essere azzannati.
Allora, sapete che faccio?
Resto su Orione, mi tengo il paesaggio plumbeo e faccio altre 4.567 puntate da quì.
Sticazzi!
Speriamo bene!
P.S.
Il Capitano si prende 6 gg di ferie, pertanto per alcuni giorni nisba.
AMATEMI!!!
21/02/01
Diario del Capitano:
SIAMO QUI, GIA' LE QUATTRO E... SIAMO QUI'...FINESTRINI SOCCHIUSI SU BRACCIA
INDIFESE SUI NOSTRI PESANTI HP....
L'Enterprise sfreccia lungo la costellazione di Orione, come una Harley Davidson che
brucia le strade dell'Illinoys, alla ricerca del Grande Pianeta Disperso. Dalla radio di
bordo una melodia fa vivere il viaggio come il sogno degli easy rider.
Ma a un certo punto...l'atmosfera viene turbata da un urlo sconquassante:
- AHOOOOOOOO, 'NDO STA ER PETTINE MIOOOOOOO?
è il tenenete Rinaldi che ha perso lo strumento simbolo della sua avvenenza.
Nell'alloggio degli ufficiale, regna un silenzio glaciale.
Rinaldi è tutto spettinato , con gli occhi di fuori, che cerca il pettine nell'oblò di
sicurezza per il salto nell'IPERSPAZIO.
Una mossa sbagliata e...
...FINISCE TUTTO A SCHIFIO!
Speriamo Bene!
19/02/01
Diario del Capitano:
oggi il morale della truppa non è molto alto a causa della lontananza da casa, che ha
tolto loro l'affetto delle famiglie e dei più cari.
Allora ho deciso di far loro una sorpresa.
Oggi pomeriggio alle 17.00, ora locale, li inviterò nella sala cinematografica
dell'Enterprise per fargli vedere un gran film:
"2001 odissea nello spazio".
Spero che questo porti loro un pò di allegria.
Speriamo bene!
16/02/01
Diario del Capitano:
Abbiamo ricevuto un S.O.S. dal pianeta Molek. Una squadra comandata dal maggiore
Globus sarà tele trasportata sul pianeta. Bisogna andare cauti, perché su Molek vivono
diverse tribù di Molekkiani che hanno tendenze sessuali poco rassicuranti. Si dice che
vadano in giro con dei tubi enormi che vibrano e sussultano. Non mi fido. Ho fatto
indossare a Globus e gli altri una speciale tuta rinforzata.
Intanto Spok è chiuso in bagno da un paio d’ore. Stamattina presto, mentre faceva
colazione con la pajata di Gnu spaziale, coda di Sbrainz alla vaccinara e puntarelle
174
ripassate con le alici, ha visto Sulu che beveva una tazza di tisana di tiglio e ha vomitato
sul tavolo delle vivande.
Lui la tisana non la sopporta proprio.
Speriamo bene!
08/02/01
Diario del Capitano:
Costellazione di Orione
ore 24.03.33
Sala Comandi
stralcio di conversazione tra Spok e il ten. Caietano
S:A4
C:acqua;B6
S:acqua;F6
C:acqua;G9
S:acqua;L4
C:colpito, porco "@#§@ç***"!
Un allarme assordante invade la sala.
C:ma che caspita succede?
S:ten. mi sa che ha colpito la nave
C:ma come ho fatto, io ho solo detto "L4"
S:cazzo, mi sa che il capitano aveva parcheggiato la Enterprise proprio su "L4"!
C:Spok, buttiamo i foglietti di battaglia navale, che se ci beccano, qui finisce tutto a
schifio...
06/02/01
Diario del Capitano:
Continuano le avvincenti avventure dell'astronave Enterprise nella costellazione di
Orione.
Spok ormai ha passato il suo momento no e comincia a guardare alla vita con occhio
lucido e appassionato.
Domani cominciano i saldi e ha deciso di comprarsi una nuova tuta spaziale.
Speriamo bene!
175
News dal Pantanellarium
Gli appunti di Whittard scritti nei due anni e mezzo in affitto alla Pantanella
13/3/2002
La piantina cresce, ho attaccato il quadro, la lampada moet e chandon illumina che è
una bellezza, i tipi di marmellata nella dispensa sono diventati 5, la lavagna segna il
menu del giorno in maniera precisa e dettagliata, ho finito il latte, libri acquistati negli
ultimi 15 giorni: 6, devo passare in lavanderia, lo stracchino con le olive è afrodisiaco.
w
ps uno: comprate e LEGGETE 'se questo è un uomo'
ps due: la Nutella fa bene!
14/3/2002
La compilation di zia franca pompa che è una meraviglia, la uso come sveglia la mattina
ed arrivo in ufficio che sembro il cantante dei Linkin Park, non perche canto 'in the end'
ma perche sono sconvolto e con i capelli dritti. La scelta questa mattina è ricaduta sulle
more, parlo della marmellata ovviamente, ottima.
Traffico scorrevole sulla tangenziale, il pendolino è passato in orario. Oggi è una gran
bella giornata.
Mentre facevo colazione pensavo alla Nutella, ribadisco che fa bene.
w
18/3/2002
Che spigole ragazzi, zia franca alla brace è da applausi, come del resto il nostro
Aereoplanino.
La porta del bagno cigola ancora, la piantina ha messo una foglia bianca, ho fatto la
prova: con 4 candele illumino tutta casa, è comodo avere casa piccola. Week end tra
cinema (da dimenticare) e teatro (da consigliare), visita al Monteverdum tra pizza,
musica e minacce alla vecchia. Avete mai provato pop-corn e Nutella? Sono fantastici.
w
20/3/2002
Oggi mi guardava con un’aria un po’ strana, si vede a vista d’occhio che sta crescendo
ed è un piacere averla sotto gli occhi giorno dopo giorno. Dovrò cambiarle il vaso prima
o poi alla mia piantina.
Riunione di condominio all’interno 63 l’altra notte, un intreccio di spalle e lacrime e
risate e complimenti e sbadigli e pause e riflessioni e timori e consigli. Brava gente al
Pantanellarium.
176
‘Come diventare buoni’ è quasi arrivato al termine, ma non saprei dire se sta avendo il
risultato sperato. Per oggi solo una fetta di ciambellone, voglio andarci piano non vorrei
ritrovarmi con la colite.
w
22/3/2002
E’ arrivata la primavera, ma si respira un’aria strana al Pantanellarium. Si dorme poco,
ci si sveglia la notte sudati e preoccupati e si rimane nel letto a pensare.
Per fortuna che oggi c’è Maria la rumena che mette tutto a posto, speriamo che quando
va via si porti dietro un po’ dei miei pensieri. Troppa cipolla nel soffritto di ieri sera. La
Nutella da assuefazione, ne ho le prove… e non sempre fa bene.
w
27/3/2002
E due. La dovete vedere, credetemi, questa è piccola, vellutata, attorcigliata su se
stessa con la puntina verde e dal basso sembra gridare: ‘ci sono anch’ io’: un’altra
fogliolina bianca per la mia piantina.
Le bottiglie di vino sono scese a due, anche la birra nel frigo è diminuita, sarà che viene
sete la sera tardi da queste parti e poi birra e Nutella è come il cacio sui maccheroni.
Il menù sulla lavagna è sempre lo stesso, la mia vicina mi è sempre vicina, sul comodino
ho messo ‘tre cavalli’, mp3 scaricati da internet negli ultimi giorni: uno, ultimo pensiero
prima di addormentarmi tutte le sere: anche questa notte non dormo un cazzo, primo
pensiero tutte le mattine: oggi mi butto malato.
w
29/3/2002
Al pantanellarium è arrivato uno spazzolino nuovo, la piantina ha rischiato, ma poi con
un po’ di cure si è ripresa e adesso è rigogliosa come sempre, ma forse è il caso di
comprare un vaso più grande. La nutella russa è stata un gran successo e l’insalata delle
3:30 è ancora più buona, forse perché si è insaporita al punto giusto… la Nutella sul
tappeto non è sempre un male, anzi, è un piacere; Shrek è un film bellissimo, sempre se
si riesce a vederlo.
12/4/2002
Va bene ho deciso, vi presento ufficialmente il mio amore, del resto è tanto che ve ne
parlo e voi siete miei amici. Si chiama Tina ed è circa un mese che viviamo insieme.
Ogni mattina si sveglia prima di me e vederla mi fa venire una gioia incredibile.
Facciamo colazione insieme, io latte e caffè, lei con un semplice bicchiere d’acqua.
Recentemente ha messo la quarta fogliolina bianca, che soddisfazioni che mi dà Tina, la
mia piantina.
Nella dispensa c’è una marmellata nuova: alle prugne, ed in totale sono cinque, più la
Nutella che mi riempie tutta casa. Bottiglie di vino in cantina: 0, pagine del libro lette
177
nell’ultima settimana: 10, giorni in cui sono arrivato puntuale in ufficio: 0, le candele
profumate sono finite e lo spazzolino rosso resiste tenacemente.
Certe mattine mi sveglio ridendo.
w
25/4/2002
Che giornata! Il cielo è di un azzurro intenso e l’aria è fresca e piacevole. Quando ho
aperto la finestra mi è sembrato di vedere Tina allungare la fogliolina bianca per
guardare fuori.
Con la primavera sembra procedere tutto a rilento: il libro è fermo sul comodino da
giorni, marmellate nella dispensa 2, si è aggiunto Leo alla famiglia del Pantanellarium,
ottima la candela alla ciliegia, canzone della settimana Home and Dry, la notte dormo
sempre meno ma è piacevole parlare nel sonno.
C’è sempre più Nutella al Pantanellarium, secondo voi, verranno le formiche?
W
7/5/2002
E’ gelosissima, me ne accorgo giorno dopo giorno. Non vi nascondo che mi fa piacere.
Non dice niente questo è vero, ma da quando in casa è entrata Guendalina (la piantina)
è cambiata, si vede che è gelosa la mia Tina (l’altra piantina).
Il totano non vive nel mare, ma nei fiumi di vino che scorrono nel Pantanellarium, si
trova a suo agio tra il vermentino ed il nuraghe, meglio però se ripieno, lo preferisce lui
e lo preferiamo noi.
Forti esperienze tra terme, mare, napoletani e tedeschi ma che bello rientrare a casa,
chiudere le luci, accendere le candele e lasciarsi avvolgere dalla Nutella.
W
15/5/2002
Che bella la primavera romana, sole, aria fresca e tanta voglia di secchiello e paletta.
Continuano le feste dei vicini al Pantanellarium, quaranta persone, pompati e rifatte,
stipati in 35mq e decine di candele che bruciano il poco ossigeno rimasto. Anche qui
però, pizza con la Nutella, ma è quella che fa male veramente e allora rispondo ‘no
grazie, solo della fanta’.
Vaso più grande per Tina, che la fa da padrona dentro casa: apri la porta ed è li che ti
aspetta piena di foglioline bianche.
Settimana culinaria, tra locali e paeselli, vinelli sinceri, pasta fatta in casa e carne di
tutti i tipi, ma i dolci, i dolci hanno lasciato il segno: mignon e Nutella… come al solito.
W
27/5/2002
Ultimi dieci giorni molto intensi nel Pantanellarium, tra cene, sorprese, calici e candele.
E litigi. Forse irrecuperabile questa volta, ma non è colpa mia. Lei è gelosa, troppo.
178
Quando le ha viste entrare dentro casa ha cambiato espressione, certo erano tante,
lunghe e bellissime da mozzare il fiato. Non ha resistito alla vista di tutte quelle rose
rosse, Tina la mia piantina.
Il menu del giorno: Pollo alle mandorle, vino corvo, caipiroska e Nutella… datemi retta
la vita e bella.
w
4/6/2002
Qualcuno dice che parlare nel sonno durante la notte è sintomo di qualche disturbo, da
queste parti invece è il contrario ci si sveglia di continuo per ricordarci delle cose,
tenerle impresse nella mente e non dimenticarle mai.
La riempio di acqua e lei per dispetto si è lasciata seccare una foglia, ma non fa niente,
è bella ugualmente Tina, la mia piantina.
Cene e BBQ si susseguono a ritmi vertiginosi, carne o pesce, basta che sia alla brace va
bene tutto, l’importante è che sia inondato di vino rosso, bianco e fragolino; povero
fegato che giornate che passa, ma il mio è già andato… vivo di Nutella!
w
7/6/2002
ebbene sì oggi sarò io a dare le news dal pantanellarium visto che da circa una
settimana vivo lì:
cominciamo:
credo che ormai tina abbia accettato la mia presenza, anche perché a casa non ci sono
quasi mai: tra cene, amici e compleanni è passata la prima settimana, la notte si dorme
poco ma la mattina è sempre bello svegliarsi, e non certo perché si va a lavorare.
ormai ho fatto amicizia con il vicinato e le ciabattine samurai sono diventate 4, il
‘popetario’ del pantanellarium si è ormai abituato al mio disordine e ad avere il mobile
del bagno invaso da smalto, solvente per unghie, latte detergente, e tutte le altre cose
tipiche delle femmine.
ma stai tranquillo, tra un po' si torna al bufalarium!!
baci
la pds
4/7/2002
Notti da incubo nel Pantanellarium.
Incubi di caldo, rumori, treni che passano. Ma anche incubi notturni che fanno piangere
e ci si sveglia per baciare le lacrime e per stringersi ancora di più, incubi che fanno
sorridere quando si raccontano il giorno dopo.
E’ arrivata l’estate: nuova disposizione dei mobili, sono pochi, questo è vero, ma girano
che è una meraviglia. La terrazza al decimo piano è stata una scoperta, si vede tutta
Roma e ci si sente in Paradiso, beh, facile… ero con la Nutella!
W
1/10/2002
Spazi sempre più ridotti al Pantanellarium. E’ arrivato un lettone che occupa mezza
casa, l’armadio esploderà entro fine mese e i cuscini si trovano in ogni luogo, non solo
sul letto.
179
Tina è diventata maggiorenne ed è sempre più bella, Leo è diventato dispettoso e da ieri
ha deciso di non accompagnarmi più in ufficio. Continuano le cene e le feste con gli
abitanti del Pantanellarium, non è più un palazzo, è una comunità dove nome e
cognome sono sostituiti da nome e piano. Anche la Pds è cambiata, beve solo acqua e
gin. Dice che fa bene.
W
5/12/2002
Fa freddo, siamo a dicembre e si avvicina il Natale. Il primo Natale fuori di casa, ma
dentro il Pantanellarium. Quante cose ci sarebbero da dire, quante nuove ‘news’ da
raccontare.
Prima fra tutte da pochi giorni mi pregio del titolo di ‘Zio’, è’ nato infatti il piccolo
Alessandro, un piccolo ometto che mangia, dorme e fa le smorfie. Un amore.
Calano i libri acquistati, ma adesso si punta sulla qualità: Dumas e Dostojevski, del resto
il tempo per leggere è sempre poco. Calano anche le cenette, non per mancanza di
volontà, ma per colpa di una dieta che la Pds segue diligentemente, ma che mi sta
trasformando in un farro. Il video si è rotto, con Tina sono ai ferri corti perché è amica
dei moscerini, gli accappatoi nel bagno sono tre, le scarpe in giro per casa non si
contano più, si beve acqua panna e raramente un teroldego. Meno male che tra un po’ è
Natale.
6/01/2003
C’è aria di festa al Pantanellarium. Quattro calze colorate piene di dolci testimoniano
che la Befana ha fatto gli straordinari da queste parti, caramelle, cioccolatini e
pochissimo carbone: si vede che siamo stati buoni. Alla fine ho dovuto sbatterla fuori di
casa, non ne potevo piu era diventata irritante con tutti i suoi amichetti che le giravano
intorno, Tina la mia piantina e i suoi amici moscerini. Gran bel Capodanno tra il
Monteverdum ed il Bordellum sulla prenestina, salami e formaggi, melanzane e pizzette,
vino e champagne, ma soprattutto alcol a fiumi, grazie a Campari e a tutto il resto della
banda.
Ultimi acquisti: un armadio, 4 libri, un copridivano, 2 tende, 1 sottolavello, 2 calamite
al caffè e tanta, tanta Nutella.
31/01/2003 (news del venerdi)
et voilà, ecco il venerdi. meno male perche è stata una settimana di cioccolata.
sorpresona ieri al pantanellarium... sono sbarcati i pirati con il loro tesoro... consiglio a
tutti di tenere sempre una pds dentro casa
22/07/2003
la panta-vita sta diventando insopportabile:
il caldo mi sta logorando, questa mattina alle 5 spaccate mi sono alzato dal letto sudato
come un'anguilla e sono andato a cercare refrigerio vicino la finestra. Ma lì, sorpresona,
180
stava passando il treno mattutino, preciso che ci puoi rimettere l'orologio, con uno
sferragliare da sfondare i timpani e lesionare i nervi.
Poi un cretino, passando sulla tangenziale ha suonato il clacson, lì per lì pensavo mi
volesse salutare, ed allora ho capito, ho chiuso tutto, acceso il ventilatore a velocità 3 e
mi sono rimesso a dormire... tanto prima o poi arriva il Bufalarium...
16/10/2003
E adesso ci mancava pure il fantasma del Pantanellarium.
Non scherzo, è un fantasma vero e dispettoso che a volte fa prendere degli spaventi
niente male.
Tutto è iniziato la scorsa settimana, la Pds era a Milano per lavoro ed io ne ho
approfittato per passare una serata in tranquillità in casa, steso sul divano a leggere il
mio libro.
Tutto d’un tratto la quiete casalinga è stata interrotta da un quadretto di una foto
posizionato sopra il termosifone, praticamente sopra la mia testa che mi è precipitato
addosso.
Mi è preso un colpo, più per lo spavento improvviso che per altro, può capitare che un
quadretto appoggiato in equilibrio precario possa scivolare…
Ma dopo dieci minuti esatti ecco un altro fatto stranissimo: una foto appoggiata sui libri
all’interno della libreria vola sul pavimento come sospinta da un soffio proveniente da
dietro.
Le finestre erano completamente chiuse, lo stereo spento, tv spenta, io immobile sul
divano: l’aria nella stanza era completamente ferma.
Due coincidenze – ho subito pensato – la mia razionalità mi ha spinto subito a giustificare
i due casi in maniera molto semplicistica: coincidenze.
E di coincidenze ho continuato a pensare fino a ieri sera, quando è successo qualcosa
che mi ha spaventato seriamente.
Erano circa le 19, stavo rientrando a casa dall’ufficio. Prendo l’ascensore, scendo al mio
piano, faccio il solito pezzo di corridoio e sento da lontano una musica molto alta
provenire dalla mia porta di casa.
Penso subito al mio vicino folle che ha alzato al massimo il volume del suo stereo, ma
quando arrivo davanti alla mia porta capisco che la musica proviene dall’interno di casa
mia ed in realtà non è uno stereo ma la sigla di un programma televisivo.
Il volume è altissimo.
Spero che sia la Pds rientrata in anticipo da Milano, ma capisco subito che è impossibile
perche inizio a girare la chiave nella toppa ed inizia a girare, la porta è chiusa, ci sono
tutte le mandate che avevo dato io la mattina uscendo di casa.
Spalanco la porta, la casa è immersa nel buio illuminata solo dalla tv che proietta le
immagini di un gioco a premi.
Lascio cadere le borse che avevo in mano, mi faccio coraggio ed entro, cerco di vedere
se c’è qualcuno, se sono entrati i ladri, se manca qualcosa.
Ma ovviamente tutto è in ordine, le poche cose da rubare sono tutte li al loro posto,
tutto è come quando sono uscito di casa la mattina, solo la tv accesa urlante.
Preciso che quando mi sveglio la mattina la prima cosa che faccio è accendere la radio,
mai accesa la tv, sono quindi certo che la mattina la tv era spenta.
Il primo pensiero è al telecomando - forse è caduto in terra ed accidentalmente si è
premuto il tasto di accensione - ma niente, è li sul tavolo ben saldo nella sua posizione
orizzontale.
181
Non so più cosa pensare, tranne ricollegare i fatti e pensare con affetto a qualche
fantasmino spiritoso che ha scelto di condividere con me e la Pds i 40mq del nostro
Pantanellarium.
17/10/2003
Oggi ne è successa un’altra.
E questa volta c’era anche la Pds per cui possiamo escludere l’eventualità che sto
impazzendo.
Eravamo a letto, intontiti dalla sveglia che aveva appena finito di suonare per
l’ennesima volta, stavamo cercando di rosicchiare qualche minuto in più di sonno dopo
aver trascorso una nottata in festa per il matrimonio dei nostri amici.
Dal bagno è arrivato un rumore forte, un crepitio stranissimo, mai sentito prima, breve
ma talmente particolare ed inaspettato che abbiamo sgranato gli occhi e ci siamo
irrigiditi in attesa di sentire qualcos’altro.
Ho guardato la sveglia: erano le 8.05.
Immediatamente arriva un secondo rumore, identico al precedente, forse è durato
qualche istante in più, ma comunque sempre stranissimo e particolare, mai sentito
prima.
La Pds si è alzata di scatto e si è precipitata in bagno, è tornata poco dopo con un’aria
perplessa e mi ha chiesto di seguirla.
Sono entrato in bagno e non ho visto nulla, poi mi ha indicato la vasca ed ho visto un
buco.
Al centro della vasca si è formato un buco nello smalto di circa 2 centimetri, lasciando
intravedere la struttura nera della vasca. Poco più in la, c’erano alcuni frammenti dello
smalto che sembravano letteralmente ‘esplosi’ dal punto rimasto scoperto.
Nella vasca non era caduto assolutamente nulla, completamente vuota, tutto era
sistemato in ordine sul bordo e nel bagno non c’era nulla fuori posto.
Continuo a ripetermi che sono cose che possono capitare, che la vasca avrà avuto un
difetto o che durante l’ultima doccia sia caduto accidentalmente qualcosa di pesante,
anche se non mi risulta.
Un’altra semplice coincidenza.
23/10/2003
La suggestione è una brutta cosa e a volte gioca brutti scherzi.
Pensi e ripensi a certe cose e poi tutto quello che vedi o senti lo ricolleghi al tuo
pensiero, tutto sembra essere collegato o ruotare attorno a quell’unico chiodo fisso.
Da qualche giorno, quando mi trovo da solo dentro casa, il mio pensiero fisso è uno solo:
C’è nessuno?
E non mi riferisco alla Pds che, beata lei, da lunedi si trova a Milano per lavoro e
rientrerà solamente venerdi sera…
No, mi riferisco a qualcos’altro, qualcosa di non definito che ‘penso’ sia responsabile
della caduta delle foto, della tv accesa, del buco nella vasca da bagno e di qualcosa
successo questa notte.
La suggestione dicevo, non è una bella cosa e proprio a lei, ‘spero’, devo i 2 minuti di
panico vissuti verso le 2 di questa notte.
182
La serata era stata tranquillissima: cenetta casalinga con Zia Franka, wursteloni e patate
al forno con birrozze al seguito, seguita da un feroce zapping televisivo, lunghi sul
divano.
Verso mezzanotte Zia mi saluta e se ne va a casa a dormire, mentre io chiudo la porta a
chiave e inizio a pensare.
Vado in bagno e la prima cosa che faccio è guardare dentro la vasca perche mi aspetto
di trovare altri buchi, mi metto a letto a leggere e nella penombra mi sembra di vedere
tutto e niente, insomma, mi stava assalendo una certa inquietudine.
Finisco il libro e spengo la luce, la sveglia proietta l’orario sul soffitto: 1.40.
Passa qualche minuto ed entro in quello stato che a me fa una paura da matti, lo stato
durante il quale inizi a prendere sonno, inizi a fare dei sogni misti a pensieri, i suoni e le
immagini reali si confondo con quelle oniriche, il tutto in uno stato vigile pronto a
captare ogni segnale proveniente dall’esterno. Credo sia una zona di confine tra la
veglia e il sonno che il cervello gestisce in maniera singolare, utilizzando forse zone che
durante il giorno non vengono utilizzate: è una mia idea.
E’ difficile da spiegare, ma è una cosa che mi succede spesso quando sono sotto stress o
in stati fisici particolari, dura probabilmente pochi minuti, ma a me fa una paura boia.
Nella quiete si sente distintamente una porta cigolare.
Tre, quattro secondi di cigolio di una porta che gira sui perni ed emette un cigolio
durante tutto il suo movimento.
Spalanco gli occhi: sono le 2:00.
Resto qualche minuto a fissare il soffitto, non puo essere la mia porta del bagno, l’ho
chiusa prima di mettermi a letto, sono sicuro, o forse era ieri che l’ho chiusa prima di
mettermi a letto, inizio a riprendere sonno, non sono piu tanto sicuro di averla chiusa,
non ricordo bene… ho sonno.
Questa mattina la prima cosa che ho fatto quando mi sono svegliato è stato andare a
controllare la porta del bagno.
Era aperta.
01/06/2004
Ciao, compagno di mille avventure.
183
"MYKONOFICUL"
(Agosto 2000)
La prima telenovela degli Amici dell'Occhione girata all'estero
Questa storia che state per leggere è il semplice frutto di una serie di annotazioni e
commenti frettolosi presi durante un viaggio, una vacanza di quindici giorni in un'isola
della Grecia, Mykonos un luogo dove il tempo sembra rallentare e le persone hanno un
unico desiderio:divertirsi. Ci scusiamo quindi per le molte frasi sconnesse e poco chiare
ma soprattutto per le tante follie commesse ed il linguaggio non sempre 'limpido' che
per scelta e dovere di cronaca non abbiamo censurato. Ogni riferimento a persone,
avvenimenti e luoghi corrisponde esattamente alla realtà e nulla di quanto segue è
frutto della fantasia dei tre amici-viaggiatori-scrittori. Buon divertimento!
Dedicato con tutto il cuore agli Occhioni che avrebbero voluto essere con noi durante il
viaggio ma che per problemi di lavoro non hanno potuto: Joysan, Kmer ma soprattutto…
Pippi.
184
Prologo:
Febbraio 2000 – Una sera al Trinity College
Ramon: Me ne fai tre?
Barman: Tre Long Island?
Ramon: Si grazie
Whittard: Ragazzi, ma che facciamo questa estate?
Ramon: Sarebbe bello andare tutti insieme da qualche parte
Zorro: Perche non andiamo in Grecia a Mykonos?
Whittard e Ramon: Mykonos?!??!
Zorro: E’ un posto fantastico: un mare bellissimo, musica a tutte le ore, tantissimi
giovani, si balla ovunque il divertimento è assicurato.
Barman: Ehi ragazzi, ragazziii? Ehi? ’Ecco i tre Long Island, sono trentaseimila…
Sei mesi dopo…
Domenica 6 agosto
Alle 19 Whittard, Zorro e Ramon arrivano a Fiumicino accompagnati da Minnie e Kmer.
Check-in con imbarco in prima classe grazie alla mamma di Joysan, ma Zorro viene
bloccato per bagaglio fuori dimensione. Dopo il check-in speciale visita da Ottica Romani
e acquisto delle macchine fotografiche usa e getta. Notevoli le tette della commessa
Cristina che si dimostra subito anche molto simpatica.
Saliamo a bordo dell’aereo, un nuovissimo boeing 767 della compagnia aerea Air
Uzbekistan. Prendiamo posto in prima classe, con poltrone di pelle e pelliccia e una
graziosissima hostess ci offre subito da bere.
Hostess: Wolud you like something to drink? Coke, orange, champagne...
Whittard : Champagne !?!? Yeeessss champagne for tree.
Arrivano le tre coppe ed è subito brindisi.
185
Zorro: Un brindisi a noi e che sia una vacanza memorabile!
Ore 21.45 iniziano le operazioni per il decollo e Zorro si stà cagando sotto!
Ore 22.00 il decollo! Alla prima virata tutto ok…Zorro controlla dal finestrino…
Ore 22.30 siamo con i piedi sotto ai tavolinetti dell’aereo, si pappa.
Menù: Anatra all’arancia, insalata di mela e maionese, prosciutto e formaggio,
macedonia, youghurt, amaretto, cioccolatino, vino e caffè bollente.
Ore 23.00 Whittard si è gia innamorato della hostess, si chiama Almyra, ha venticinque
anni, mora occhi scuri…molto, molto carina.
Correzione: si sono innamorati anche Ramon e Zorro (poco, poco).
Ore 23.29 (0.29 locale) Evviva! Siamo atterrati ad Atene…c’è un po’ di puzza ma tutto
bene.
Cerchiamo di informarci per i voli per Mykonos ma ci viene detto che sono tutti
strapieni. Un simpatico e sfigato gruppo di Firenze ci informa sugli orari dei traghetti.
Prendiamo un taxi ed arriviamo al centro di Atene dove dopo numerosi giri riusciamo a
trovare un albergo molto confortevole.
Ci sistemiamo e ci mettiamo a letto, ma Zorro rompe il cazzo con l’aria condizionata
mentre cerca disperatamente un canale porno in Tv.
Dopo cinque minuti di ingarellata con il letto Ramon dorme, Zorro e Whittard invece
bestemmiano al caldo di Atene ascoltando i sospiri in lontananza di qualcuno che
ingarella veramente.
Lunedì 7 agosto
Ore 5.45 suona la prima sveglia.
Ore 5.55 suona la seconda sveglia.
Ramon bello e pimpante rompe le palle e và a farsi una doccia. Whittard e Zorro
dormono alla grande.
Ore 6.00 e 6.05 suonano la terza e la quarta sveglia.
Ore 7.00 Arriviamo al Pireo ed aiutati dal tassista prenotiamo il traghetto veloce
(business class, ovviamente), prendiamo posto ed alle sette ed undici minuti siamo con
le zampette sotto al tavolino pronti a partire.
186
Ore 7.45 si salpa! E finalmente si dorme. Dopo due orette di sonno arriviamo a Siros,
prima tappa prima di arrivare a Mykonos. Qui siamo allietati dalla presenza di una
biondina sola, spettacolare (tutti e tre innamorati) e da una strappona con le poppone
rifatte! …tutti e tre arrapati!
Ore 10.45 Tinos: ultima tappa prima di Mykonos. Ci siamo tutti innamorati a prima vista
della biondina e ci prepariamo ad arrivare con il cuore infranto.
Ore 11.29 Lo sbarco. Sembra quasi di essere in Normandia, ma al posto dei soldati
truppe di belle ragazze che ci attendono.
Iniziano le trattative per gli appartamenti e mentre trattiamo puntiamo subito due belle
e giovani greche. Ne usciamo vincitori alle due, quando troviamo il grande amico di
Zorro: Alexandros.
Ore 13.45 a casa di Alexandros
Alex: Please, no complimenti. Accomodatevi.
Ramon: Ok, grazie.
Alex: No, no grazie, noi amici, no grazie.
Nel frattempo Caterina, sua moglie è alle prese con quattro fantastici nescafè.
Zorro: Allora? How are you? How many years che non ci vediamo? Hai disponibile qualche
bedroom?
Alex: Many, many years. Allora ragazzi, I have something good for you. One big camera,
con one letto grande, one letto piccolo e bagno. Wonderful!
E così, sorseggiando i nostri nescafè e facendo due chiacchere in italo-greco-inglese
troviamo una camera per il nostro soggiorno a Mykonos.
Affittiamo i motorini: un piaggio free ed un micro motorino rosso con sella celeste (due
cessi!).
Mentre andiamo in spiaggia riceviamo un messaggio sul telefono di Zorro, è Joysan che ci
comunica che abbiamo una missione da compiere: reclutare il maggior numero di
persone (possibilmente donne, belle e carine) per la nostra Associazione, ne prendiamo
atto e ci dirigiamo verso la nostra prima tappa: Plati Gialos. C’è molto materiale sul
quale lavorare (in fondo c’è la missione da compiere).
Ore 16.15 Siamo da Bonatsa, ovviamente con i piedini sotto al tavolo. Ci pappiamo
un’insalata greca che ci rimane sullo stomaco perché vicino a noi ci sono due italiane
con le tette più grandi di Mykonos (meritano quattro stelle), siamo tutti e tre
innamorati (ovviamente Zorro, poco poco).
187
Pennichella di due ore in spiaggia ed al risveglio il panico…una classe A (*****)
stratosferica parcheggiata con il suo ragazzo davanti a noi! Quando si alzano un seno le
esce dal costume e tra lacrime e mugolii assistiamo inermi.
Ci riprendiamo da questa botta ed andiamo al centro a fare due passi, negozi, belle
ragazze e sosta in un mitico internet caffè, dove lasciamo il segno sul nostro mitico
forum.
Torniamo a casa, riposino ed alle 23.30 siamo pronti per andare a cena. ARARARAAAA!
Ceniamo in un tipico ristorantino greco con buon cibo e dell’ottimo vino Retzina.
Zorro stabilisce un contatto visivo con un’ indiana molto carina.
Dopo cena caffettino italiano e via alle danze. Si beve e si balla in un mitico locale con
delle fichette che ballano sui tavoli. All’uscita Whittard è ubriaco e comincia lo show:
attacca discorso con una mantovana e con tutte le ragazze che passano, la parola
d’ordine è: HEY! Ma all’improvviso passa l’indiana che si ferma subito e si presenta, è
una fantastica californiana (**** e mezzo), non capiamo bene il nome e per noi sarà
sempre Californication.
Ore 4.45 Uno dei vicoli più affollati di Mykonos
Whittard (saltellando come un grillo rivolto al gruppo dell’indiana): HEY!!!
Californication (ridendo): HEY!!! How are you?
Whittard: Fine thanks. Where are you from?
Californication: LA (anche se la sua pronuncia è stata: ‘Elei’)
Whittard, Ramon, Zorro: WHEREEE???
Californication: LA, Los Angeles, California. And you?
Whittard: We come from Rome, Italy.
Californication: Oh, beatiful. See you tomorrow.
Whittard: Where?
Californication: Super (la sua pronuncia esatta è stata ‘siupper’)
Restiamo qualche minuto affascinati da questa ragazza e quando ci riprendiamo ci
avviamo verso casa, felici di aver conquistato questo appuntamento per domani nella
spiaggia piu famosa di Mykonos: Super Paradise.
188
Ore 5.15 a ninna. Domani ci attende una grandissima giornata!
Martedì 8 agosto
Ore 13: Sveglia! Il primo pensiero è per la colazione, il secondo è per la californiana che
ci aspetta a Super Paradise…stiamo andando!
Facciamo colazione in un bar del centro, continentale per Whittard e Ramon, solo un
espresso ed aranciata per Zorro. Rientriamo a casa e lungo la strada facciamo la spesa in
un mini-market, sei pesche e tre bottiglie di acqua. Arriviamo da Alexandros e
traslochiamo in un’altra stanza, piu piccola e senza cucina, ma ha poca importanza.
Ore 15: Super Paradise. Iniziamo il viaggio con i motorini che arrancano sulle salite di
Mykonos e quando arriviamo la discesa a strapiombo per arrivare in spiaggia ci lascia
perplessi ed il saggio Zorro decide di lasciare il suo mini motorino lungo la strada.
Al nostro arrivo sembra una comune spiaggia affollata e ben frequentata, prendiamo il
sole e facciamo il bagno, nella parte estrema della spiaggia qualche nudista imperversa
tra gli ombrelloni.
Ore 17: l’apoteosi! La tranquilla spiaggetta ed i tranquilli bagnanti si trasformano
nell’inferno: musica a tutto volume, birra e gordon volano nell’aria, gente catapultata in
piscina. Si balla, si ride, è una libidine! Quando partono le prime note di ‘Disco Down’ è
il tripudio e la gente sembra impazzire…
OOOOOOOOHHH I JUST WANNA BOOGIE TONIGHT, I WANNA DISCO DOWN TO THE
MORNING LIGHT... I JUST WANNA...
Anche noi cantiamo e balliamo come pazzi, Ramon spinto da Zorro fa un tuffo in piscina,
nel recuperare gli occhiali dal fondo ne trova altri due paia…CHE CULO!
Ci innamoriamo nell’ordine di: Alessia Marcuzzi, una bocciona greca (solo Ramon), una
roscetta (Whittard e Zorro), una toscana biondina (la figlia di Asimov…fantascienza) etc
etc etc, ma Zorro continua ad essere imperturbabile!
Della californiana nessuna traccia, torniamo ai nostri asciugamani e facciamo il nostro
solito pisolino, quattro tette poi allietano il nostro risveglio. Ripartiamo alla volta della
nostra casetta e il buon Alexandros ci offre degli ottimi caffè con gelato. Conosciamo
due ragazzi italiani si chiamano Marco e Gialla, sono di Roma e sono decisamente più
matti di noi (strano ma vero). Dopo la doccia ci prepariamo per la serata e mentre Zorro
è al telefono con Pippi e Ramon è al telefono con il papà arriva in stanza una fata bionda
a chiederci uno spillo. E’ stupenda si chiama Beatrice, 23 anni di Bologna, seno
189
prorompente, alta, viso incantevole, simpatica, (*****A) all’unanimità!!! Stiamo ancora
sbavando…
Zorro è sulla porta di casa, ha appena finito di parlare al telefono con Pippi quando…
Beatrice: Ragazzi scusate avete uno spillo?
Zorro: Come? Uno spillo? A cosa ti serve?
Beatrice: Mi è venuta una vescica e vorrei romperla, ho bisogno di uno spillo.
Whittard: Certo, ti possiamo aiutare… ma come ti chiami?
Beatrice: Mi chiamo Beatrice e voi?
Noi in realtà eravamo in uno stato confusionale, abbagliati dalla sua bellezza e dal suo
accento bolognese…vagamente riusciamo a pronunciare i nostri nomi…
Beatrice: Oggi tra l’altro è il mio compleanno…
Non fa in tempo a finire la frase che Whittard le è gia addosso che la bacia…
Whittard: Auguri, quanti anni fai?
Beatrice: 23
Anche Ramon e Zorro si fondano su di lei per baciarla…
Beatrice: Bhe? Avete questo spillo?
Zorro: Se ti possono essere utili avrei un paio di forbici, tieni.
Beatrice: Si, sono perfette grazie.
Mentre prende le forbici attraversa la nostra stanza, si dirige verso la finestra, si
arrampica e quando arriva sul davanzale…
Beatrice: Ragazzi, passo da qui che faccio prima, grazie ancora e ci vediamo in giro
questa sera. Ciao
Restiamo lì in piedi al centro della stanza con la bocca aperta mentre lei salta dalla
finestra ed attraversa il giardino.
Ore 5.45 Mentre il gallo canta noi rientriamo a casa. Dopo una cena poco brillante,
entriamo al Sabbia, rinomato locale di Mykonos. Entriamo agganciando tre tipette
italiane. Dentro troviamo Carolina e Laura due ragazze americane molto simpatiche.
Ramon e Zorro passano la serata in totale appeppamento, sul finire Whittard riesce a
190
fare conoscenza con Vittoria una ragazza di Ischia dall’aspetto molto prorompente.
Anche Ramon preso dallo slancio aggancia la sua amica. Nel locale ritroviamo Beatrice,
rivediamo il giudizio e perde sicuramente una stelletta e la classe A. Finiamo la serata
seduti in un bar con quattro americane che ci spolpano con gli occhi ma la serata è bella
che appeppata. Speriamo in domani!
Mercoledì 9 agosto
Ore 13 Sveglia. Andiamo a casa di Alexandros che ci offre tre Nescafè. Troviamo una
ragazza romana del gruppo di Beatrice, è carina ma ha la puzza sotto il naso. Ci
facciamo due risate con Alexandros, nel frattempo arrivano Beatrice ed un’altra amica
(vera-veramente carina).
Tutti carini e pettinati andiamo a Paranga, posto bello e tranquillo, forse con troppi
‘pistacchioni’ al vento. Il pomeriggio decidiamo di saltare Super Paradise ed andiamo in
centro. Dopo aver divorato due gyros a testa andiamo a comprare il corriere dello sport
e ci appeppiamo su un muretto a leggere. Un grazie va sicuramente a Sconcerti
(direttore del giornale) perché grazie a lui Ramon e Whittard rimorchiano (mentre Zorro
legge…) Rita e Franca, due ragazze milanesi che restano colpite dal nostro fascino.
Appuntamento tramite cellulare dopo cena.
Rientriamo a casa felici e soddisfatti ed a turno mettiamo a dura prova il nostro bagno:
lettura del giornale piu doccia.
Ore 23.30 cena al Pelikan, nostro ristorante di fiducia. Contattone visivo con tre ragazze
del tavolo accanto. Finita la cena la serata degenera: Conosciamo quattro torinesi che
abbandoniamo subito dopo, incontriamo le milanesi che dopo un po’ decidono di andare
con altre persone. Iniziamo il giro dei locali e dei drinks: Andiamo a Le Mer dove ci
beviamo tre shot di Uzo, Caprice shot di tequila, Skandinavian (sotto) shot di whisky,
Skandinavian (sopra) birre e Gordon.
Allo Skandinavian balliamo sul cubo e molestiamo diverse ragazze. Quando usciamo
ritroviamo le torinesi e le sfanculiamo, incrociamo la greca moretta del primo giorno e
le facciamo una pernacchia, torniamo quindi a concludere la serata danzanti a Le Mer. Si
balla ancora sui tavoli alla grande. Più tardi, passeggiata per il centro dove troviamo un
gruppo di ragazzi romani ed insieme intoniamo cori a Batistuta ed Emerson. Tra le vie
del centro incontriamo le tre ragazze del contatto visivo al Pelikan, sono veronesi, si
chiamano Giovanna, Anna e Daniela, carine e molto cordiali:
Abbiamo appena finito di urlare cori in onore del Re Leone (Batistuta), che girando tra le
vie di Mykonos troviamo le tre ragazze incontrate a cena.
Whittard riconosce la prima del gruppo che porta i capelli legati con due treccine
(sembra Pippi calze lunghe), le và incontro gridando…
191
Whittard: Ciao Pippiiiii…
Giovanna: Ciao, ma non mi chiamo Pippi, mi chiamo Giovanna!
Ramon: Ah bene, ciao, ma sai i capelli…
Zorro: Di dove siete? Di Agrigento?
Anna: Ma nooo! Siamo di Verona.
Zorro: Coincidenza! Anche noi non siamo di Agrigento!
Daniela: E di dove siete?
Ramon: Non si sente per niente? Roma.
Whittard: Ok, ciao Giuliette, ci rivediamo domani?
Giovanna: Va bene, noi andiamo al Paradise e voi?
ReWeZ: ANCHE NOI!!!!
Appuntamento per il giorno dopo al Paradise con le tre ‘Giuliette’. Sosta per mangiare
una crepe alla nutella, quindi rientriamo a casa. Incrociamo Beatrice e le sue amiche
che partono per Roma, le salutiamo, facciamo due chiacchere con Marco e vediamo le
greche che escono di casa per andare a Cavo Paradiso (after hour). Sono le 6.05 e noi
(da bravi) andiamo a ninna.
Giovedì 10 agosto
Ore 12.30 Sveglia. Il grande Alex ci prepara subito 3 Nescafè e noi ci prepariamo per
andare a Paradise a cercare le veronesi…
Ore 21.15 ci siamo totalmente dimenticati delle veronesi. Oggi abbiamo fatto
Caporetto…ma andiamo con ordine.
Usciamo da casa e facciamo colazione lungo la strada per il Paradise, arriviamo in
spiaggia verso le 14 e ci sistemiamo tutti carucci. Dopo circa mezz’ora due ragazze di
Monza (Agnese e Rosanna) si mettono di fronte a noi ed è fatta. Due Chiacchere ed
appuntamento per questa sera.
Siamo in spiaggia a prendere il sole e due ragazze arrivano da lontano…
192
Zorro: Speriamo non si mettano troppo vicine a noi
Le due ragazze stendono gli asciugamani quasi sopra i nostri…
Whittard: Siete italiane vero?
Agnese: Si, siamo di Monza.
Ramon: Bella Monza, andate a vedere il gran premio di formula1?
Rosanna: Si io ci vado, conosco delle persone che riescono a prendere i biglietti.
Zorro: Perfetto! Quando c’è il prossimo che veniamo anche noi?
Agnese e Rosanna scoppiano a ridere, ma c'è poco da ridere, siamo seriamente
intenzionati ad andare a Monza a vedere il gran premio!
Uscendo dall’acqua Whittard trova le veronesi, due chiacchere anche con loro e via.
Ore 17 inizia la musica ed è l’apoteosi. Balliamo con le monzesi e nella bolgia Whittard
si innamora di Caterina, splendida ragazza di 27 anni napoletana (ci rivediamo questa
sera. Speriamo!!!) Ultimi balli, prendiamo i motorini e ripartiamo verso il centro di
Mykonos e dopo pochi chilometri facciamo Bingo!!!
Zorro alla guida del potente free affianca due splendide fanciulle
Whittard (con il suo magico inglese): Where are you from?
La risposta è un bellissimo sorriso e: VICENZA
Ci mettiamo tutti a ridere…
Whittard: Noi stiamo andando in centro, venite con noi a prendere qualcosa da bere?
Altro enorme sorriso e non serve la risposta, le due ragazze ci seguono con il loro
motorino.
Si chiamano Lara (27 anni, straficona!) e Cristina (26 anni). Sono molto simpatiche ed
anche con loro abbiamo appuntamento questa sera.
193
Come finirà????
Ceniamo al Pelikan, il nostro ristorante di fiducia (anche se si scordano due bistecche)
con le due monzesi. Dopo cena solito giro di locali fino alle 4, ora in cui abbiamo
appuntamento con le vicentine. Per far calare l’arrapamento balliamo a turno con le
monzesi, soprattutto con Agnese, perché l’altra non sapevamo come pjalla (frase di
Zorro, riportata fedelmente dal diario).
Altro appuntamento al Cavo Paradiso (discoteca after hour), ma le premesse non sono
buone. Zorro viene colpito da attacco di sonno e rinuncia, mentre Whittard e Ramon
insieme alle monzesi vanno.
Il posto è molto bello e vediamo l’alba facendo la fila, anche se Ramon ce la mette tutta
per cercare di entrare subito.
Arriviamo al Cavo Paradiso e per entrare c’è una fila lunghissima.
Ramon: Adesso ci provo, gli dico che sono il cugino del Dj Ralph (vero).
Si avvicina furtivamente ad una ragazza che fa la butta fuori…
Ramon: Ciao, Can you call Dj Ralph? Is my uncle (zio ????)
La ragazza emette un paio di suoni inarticolati e mestamente realizziamo che ci
dobbiamo mettere in fila.
Il clima non è il solito ma la musica è bella grazie al Dj Ralph. Troviamo Marco e Gialla
alle prese con le loro amiche napoletane ed assistiamo alle 7 di mattina al bagno in
piscina di squilibrati in tenuta da ballo. Alle 7.30 lasciamo le monzesi che ballano e
torniamo verso il centro, andiamo a fare un ricco english breakfast. Incontriamo Andrea,
un amico di Ramon che ci presenta 4 fanciulle di cui 2 fichette (c’è Pippi jr).
Rientriamo a casa alle 9 cercando di non svegliare Zorro, ma lui calorosamente ci
accoglie con un passo di ScoreDance!
Venerdì 11 agosto
Ore 15.20 siamo tutti e tre belli pronti e pimpanti per andare al mare.
Oggi dato che c’è vento decidiamo di andare ad Agrari, la spiaggia dei surfisti.
194
Ci spalmiamo al sole a prendere lezioni di rimorchio da Andrea e Marco, i quali non
contenti del nugolo di ‘gnugne’ nella loro comitiva fanno i piccoli splendidi per
accaparrarsene altra.
Ci facciamo passare gli istinti suicidi giusto in tempo per andare a Super Paradise, ma
oggi abbiamo il pianto facile e spinti dalla voglia di ripercorrere le gesta dell’altro ieri
(più che di sapere le ultime sulla magica Roma), compriamo il Corriere dello sport, ma
ormai è tardi e torniamo a casa a farci la doccia.
Le sorprese però sono dietro l’angolo, e ci prepariamo a trascorrere la serata che
cambierà la nostra vacanza.
Andiamo a cena dai nostri soliti amici del Pelikan e tra due chiacchiere e due risate
partono due bottiglie di Retzina. Quando usciamo, il proprietario Vangelis, ci consiglia
un locale dove ci raggiungerà più tardi.
Entriamo nel locale e facciamo il nostro solito casino. Dopo dieci minuti arriva Vangelis e
ci presenta un suo amico dall’aria pesantemente gay. Ci offrono subito due giri di
tequila e quando ci propone il terzo, capiamo che l’aria si sta facendo pesante e
ringraziando usciamo dal locale, lasciando però una vittima: durante i saluti, il nostro
valoroso Zorro rimedia da Vangelis un bel bacio sul collo (senza lingua!!!).
Tutto questo ci mette le ali ai piedi e come saette (ubriache) fuggiamo tra i vicoli di
Mykonos.
Entriamo in un altro locale, il Super Paradise Club e tra balli con donne varie (solo
Whittard e Ramon), ci riconosce la veronese che balla sul bancone. Anche noi ci
mettiamo a ballare su una mensola e facciamo il nostro bravo show. Dopo dieci minuti
Zorro scivola e si sfracella su tre malcapitati sotto di lui (‘forse c’era una banana’ la sua
giustificazione). Dopo questa bella figurina ci proiettiamo nei vialetti e tra balli, saltelli
e battute, agganciamo Roberta ed Angela due napoletane veraci che ci seguono nel
tourbillon di locali.
Usciamo dal Super Paradise Club che ancora balliamo e ci riversiamo nei vicoletti di
Mykonos.
Dopo pochi minuti troviamo davanti a noi due belle ragazze bionde che passeggiano
tranquillamente, noi ci accodiamo dietro di loro…
Whittard: Ehi ragazzi, peccato che siamo gay! Guardate che belle ragazze ci sono
davanti a noi.
Ramon: Si, è veramente un peccato!
Le due ragazze ci guardano perplesse (ma anche divertite).
195
Continuiamo a camminare per i vicoli facendo e dicendo le cose più assurde , fino a
quando arriviamo ad un bivio e noi giriamo a destra mentre loro devono andare dalla
parte opposta. Ci giriamo per chiamarle ma sembrano decise ad andarsene, Roberta si
gira ed incrocia lo sguardo di Whittard che con la mano le fa cenno di seguirlo e la
incita: ‘vieni, dai vieni’.
Roberta ed Angela sembrano titubanti, ma le nostre insistenti richieste le fanno
capitolare, le prendiamo per mano e ci rituffiamo nei vicoli bianchi e brulicanti di vita di
questo splendido posto.
Andiamo allo Skandinavian, dove Roberta viene sottoposta ad ‘inizializzazione’ per
diventare occhiona con un gordon space, continuiamo il giro andando a Le Mer dove
balliamo allo sfinimento e Ramon distrutto ci abbandona e va a casa. Accompagniamo le
ragazze in piazza a prendere il taxi e mentre aspettiamo ci teniamo caldi abbracciandoci
a vicenda.
Ore 6.30 Whittard e Zorro tornano a casa e tutti a dormire, domani abbiamo
appuntamento al Paradise con le nostre nuove amiche.
196
Poesie
197
La vita è un tram - di Linux
La vita (ci potete anche leggere l'amore se volete) è un tram
chi lo prende e dopo poco scende
chi arriva al capolinea e si ferma a fine corsa
chi non scende mai
chi sbaglia vettura
chi scende alla fermata sbagliata
chi viene beccato senza biglietto
chi non riesce a salire per quanto è pieno
e ci si attacca
chi è salito e non riesce a muoversi o scendere
chi lo aspetta
e non sa ancora per quanto
come se aspettasse godot
chi non l'ha mai preso
chi non sa dove andare
e chiede "E' tanto che aspetti?"
198
E adesso, che la fine è vicina… - Zia Franka
E adesso, che la fine è vicina…
(and now, the end is near)
raccolgo le mie cose
(I pick up my things)
col naso in su scruto le stelle che indicano la strada
(with the nose up I scrutinize the stars showing my way)
mi guardo indietro
(I look back)
uno sguardo a chi se ne è andato prima di me
(I look at who,s gone away before me)
uno a chi rimane,
(one at whoever stays)
uno ai ricordi,
(one to memoirs,)
uno ai rimpianti.
(one to regrets )
Guardo la strada e penso al futuro
(I look at the way and think about the future)
col cuore in gola contemplo la luna solitaria
(with the heart in throat contemplate the solitary moon)
è il momento di andare
(is time to go)
quasi quasi, prima però…me spacco ’na carbonara
(almost almost, previously however… I break a carbonara)
199
Anticamera d'amore - Linux
Ancora una volta, sì !
Ancora una volta alle prese
con un qualcosa senza forma
senza confini
senza definizioni
senza tempo
200
Just a Red Nose - Linux
Just a Red Nose
Feelin' the breeze.
And a constant wind
To embrace shaken hair.
And eyes full of tender care,
brilliant stones on your face,
lit by heart full of grace.
Just a Red Nose,
when wind wreathed a Rose
A pictured Beauty
in Orpheus eyes...
and still he cries...
201
La luna e il Monaco - Ramon
ero al volante, solo, al buio, tra la nebbia
ma c'era la luna splendente, aveva il colore della sabbia
la strada era sempre più incerta e scura
ma lassù avevo lei, la mia guida sicura
la guardavo e pensavo a quanto era bella
tutte le sere arriva, ma non è sempre uguale a quella
è piena o a spicchi, chiara o scura
nitida o offuscata, vicina o lontana
spesso passa inosservata agli occhi della gente
perché se non è bella risulta indifferente
202
Er Soriso..... – Zia Franka
Un soriso che ce costa ?
Chemme costava 'n soriso ieri, sulla porta quanno tu, delicata e ingenua, m'hai comprato
le Ms senza er firtro?
Chemme costava 'n soriso all' inncrocio quanno 'na vecchietta m'ha attraversato cor rosso
e m'e'toccato nchioda'?
Chemme costava 'n soriso alla cassiera der supermercato quanno stavo a paga',dopo che
pe dimmme 1500 m'ha sputato sulli facioli e sui pommidori?
Ma 'n soriso dimoselo, nun se fa fatica a fa 'n soriso,e stasera quanno magnero' la pasta
scotta penzando che l'hai fatta tu colle tue mano dorci e delicate, che me costa fatte 'n
soriso?
E anche a sto stronzo puzzolente che me sta' a pista' er calletto de continuo mentre sto
su a metro der ritorno
stanco morto de lavoro...
.........nun me costerebbe gniente faje 'n soriso....
.........certo nun mecosterebbe proprio niente............
..........ma.....
......perche' si lo manno affanculo me costerebbe quarche cosa ???
203
EGO - Ramon
so essere così dolce da farti sciogliere,
so essere così duro da distruggerti;
so essere così vero da meravigliarti,
so essere così falso da rassicurarti;
so essere così allegro da entusiasmarti,
so essere così triste da deprimerti;
so essere così istintivo da sorprenderti,
so essere così razionale da impaurirti;
se le nostre strade dovessero incrociarsi ti offrirò tutto di me,
prendi ciò che vuoi,
se le nostre strade dovessero dividersi sarai costretta a portare qualcosa di me per
sempre...
204
Ciao Alessandro – Linux
Nel vento che soffia.
Nello sbocciare di un fiore.
Nel sole che splende sul grano maturo.
Nella dolce pioggia d'autunno.
Nelle soffici stelle che brillano nella notte.
Quando mi cercherai ora sai
Non sono lontano
...non lo sarò mai!
Ciao Alessandro!
205
Leggerezza di un attimo - di Linux
Nella leggerezza
una luce rubata,
un'assenza,
una sicura fuga,
[un coraggio postumo
un sogno vuoto,
acqua che scorre
per non riempire.
Nelle pieghe della mente
silenzio per rumore.
Eterni pensieri di un attimo
nel logorio della memoria,
nel valore dell'importanza.
Si chiude il cielo sopra di me
in attesa di un mare calmo
da nuotare insieme.
206
Le mie stelle - Ramon
Siete proprio come le stelle,
intense e brillanti,
luminose e ridenti.
Vi mostrate piccole ma siete grandi,
guardate il mondo in trasparenza,
al di là dell’apparenza,
date un senso ad ogni cosa,
rendendola sempre bella e buona.
Nei vostri occhi c’è la purezza,
nella mente la limpidezza,
nel cuoricino la dolcezza,
nel sorriso la bellezza.
Quando vi penso mi sento sereno,
quando vi vedo svaniscono i problemi,
siete sempre dentro di me,
vi adoro piccole!
Alle mie nipotine Martina e Lavinia
207
CANZONI DELLA VITA
E’ la vita che ci porta a fare delle compilation.
E’ un modo di scegliere, e la vita è fatta di scelte.
Difficili, dure, e spesso inevitabili.
Molti si sono posti il problema di fare entrare la propria vita in 5 canzoni.
Ma quante canzoni ci sarebbero volute per raccontare la propria vita?
Dieci, mille, un milione?
Quando Whittard, Ramon e io abbiamo avuto l’idea di creare la compilation lo abbiamo
fatto per giocare. Ma più si andava avanti, più sentivo che era sempre meno un gioco e
che questa cosa prendeva tutti molto profondamente, quasi come se, sbagliando una
canzone, avessimo fatto un torto al nostro passato.
La compilation ci ha fatto pensare, tornare indietro nel tempo, scavare nei ricordi e
riportare emozioni che ci hanno segnato la vita.
Ecco perché... la compilation si chiama così.
Guardatevi dentro, ora siete un pò diversi!
Zia Franka
208
OK Fratelli e Sorelle
durante il delirante W.E. di ferragosto a Sperlonga i Pionieri
(n.d.r Whittard, Ramon e Zia Fankulo Frank)
hanno partorito l’idea delle idee, l’iniziativa delle iniziative.
mannaggia la miseria che idea, robba da matti caxxo.
Insomma abbiamo deciso di dar vita alla 1° compilation dell’Occhione.
Una compilation di tutte le canzoni che hanno segnato la vita degli occhioni.
Come partecipare?
Ma è facile, che ce vò? E’ ‘na caxxata!
Allora:
invia in busta chiusa:
•
due tappi di succo di frutta alla mela Yoga Massalombarda
•
un piumino Monclair
•
4 borchie della Duna
•
un mazzetto di alghe del Mar Morto
•
una confezione di biscotti alla cannella dell’Ikea
•
il cappello di Indiana Jones
•
la foto di Nino Frassica vestito da frate a “Quelli della Notte”
al seguente indirizzo:
Fankulo Frank
Via Anna Fankulo Frank
00100
Frank Fankulo Forte
Ma no fratelli e sorelle, è mooolto più semplice:
209
Ogni occhione deve indicare le prime 5 canzoni della sua vita, quelle che lo hanno
segnato, che lo emozionano fino allo sfinimento, che gli spremono il cuore fino a farlo
sanguinare…
Potete scegliere qualsiasi canzone, dalla sigla dei puffi di C. D’avena a Silos di Elio e le
storie tese, tranne quelle di: Amedeo Minghi, Marco Masini e Nino D’angelo…
…ma pecchè che c’avesse da dì sulle canzoni di Nino D’ancelo? So bellissime…tipo “Nu
ginz e ‘na majetta”, “Facimmolo n’ata vota ‘ngopp’o mare” e “A me me piac’a
pummarola ‘ngoppa”!
Queta ve la spiego di persona.
Da quelle inviate sarà fatto un CD i cui proventi saranno inviati a Chicago e saranno
utilizzati per curare Linux.
No scherzo, non è vero.
Linux sarà curato a Dallas (dice che li ce uno fortissimo pè ste cose).
Inviate le vostre canzoni entro il 30/09/2003
210
Moon
Creep - Radiohead
Tainted Love (versione Marylin Manson)
Stairway to Heaven - Led Zeppelin
Un Uomo - Eugenio Finardi
Bobby Hebb - Sunny
Zia Franka
Sigla di Goldrake (la prima inimitabile)
Don’t you forghet about me (simple Minds)
All I Want is You (U2)
True (Spandau Ballet)
Child in time (Deep Purple)
Commento: La musica è la colonna sonora della mia vita!!!
ZIZZI
Enjoy the Silence Depeche Mode
New Gold Dream Simple Minds
Rio Duran Duran
Boys don't Cry Cure
Just Like Heaven The Cure
commento...tutta la musica dance anni '80...miticaaaaaaaaaaaaaa
AITAN
Disperato erotico stomp - Lucio Dalla
I'm on fire - Bruce Springsteen
Malafemmina - Antonio De Curtis
Jamming - Bob Marley
Astounded - Bran Van 3000
Commento... Sono moooolte di più
211
Whittard
one - u2
wish you were here pink floyd
every breath you take police
miss sarajevo pavarotti bono
no woman no cry bob marley
commento... cinque canzoni so troppo poche
Ramon
paranoid android radiohead
disintegration the cure
mille giorni di te e di me baglioni
with or without you u2
wish you were here pink floyd
commento... ce ne sarebbero molte molte altre ma in questo momento mi sento più
vicine queste
Linux
The lovecats - The cure
The Magnificient 7 - the Clash
Fisherman's Blues - The waterboys
Strychnine - The Fuzztones
A sort of homecoming live - U2
Commento... Caxxo 5 sono poche....e comunque se mi trovate "Strychnine" dei
Fuzztones ...l'originale è dei sonics
mi fate uscire la lacrimuccia a pensare alle nottate all'evolution di porta furba...
PDS
Europe - The final countdown
Duran Duran - Wild boys
Canzone - Vasco Rossi
212
Ligabue - Certe notti
Candle in the wind
Commento...ecco le mie canzoni, mettetemele
PEDRO
One - U2 ...perchè l'amore è sempre la prima cosa
Certe notti - Ligabue ...perchè tutti abbiamo avuto "certe notti"
Otherside - Red hot chili peppers ...per tutte quelle volte che ci siamo sentiti o
avremmo voluto essere on the other side
Ve bene va bene così - Vasco Rossi ...perchè è successo a tutti
Us and them - Pink Floyd ...perchè after all we are just ordinary men
CAMPARI
saliro di daniele silvestri
balla u.balsamo(20 anni....)
la flaca (mi ricorda vicenza)
in bianco e nero c.consoli
reflex duran( ricorda l'infanzia)
Commento...ho scritto tutto
Kata
Stairway to heaven - Led Zeppelin
The Unforgettable Fire - U2
In a lifetime - Clannad
Californication - RHCP
Picture of my life – Jamiroquai
Commento
Avrei dovuto abbandonarmi all'istinto, al rumore, ai sussulti dell'anima.
Avrei voluto vibrare nell'aria come le note di una canzone.
Avrei potuto nascere nel corpo di un altro e con la mente di un altro.
Ma sono io. E amo le mie imprecisioni.
213
(J.M., 1971)
Latte di Capra
one hit - Rolling Stones
child in time - Deep Purple
starting over - John Lennon
motocross - Ivan Graziani
la carrozza di hans - P.F.M.
commento...ho paura di non trovare più artisti che mi diano tanto..
214