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MediOrienti / di Stefano M. Torelli Dal petrolio all’acqua Soprattutto durante il Ramadan, dai proventi dell’oro nero arrivano i fondi per quello bianco libanO Un falafel alla conquista dell’Occidente In questione di cibo, le città di tutto il mondo offrono le più variegate scelte, ma un elemento è costante: la diffusione delle catene di fast-food. Dall’Asia alle Americhe, non vi è praticamente posto in cui non siano arrivati i McDonald’s e le altre catene di cibo, tra cui anche quelle di specialità etniche, come insegnano i tanti negozi di sushi, ormai diffusi dovunque. Un cittadino di origine libanese, Fadi Malas, è il presidente di una nuova catena che, dopo aver conquistato gran parte del Medio Oriente, è ora pronta ad arrivare in Europa, in Canada e negli Stati Uniti: la Just Falafel. La compagnia ha sede legale negli Emirati Arabi Uniti, ma propone cucina tradizionale soprattutto libanese e in generale araba, come si intuisce dal suo nome. Al momento ha aperto più di 50 ristoranti in tutto il mondo arabo, dall’Egitto al Qatar, agli altri Paesi del Golfo. Nel 2013 ha inaugurato il suo primo negozio a Londra, a Covent Garden, e punta ad aprire 900 ristoranti nei prossimi anni, tra cui i primi saranno in Olanda, Belgio e Lussemburgo. Una nuova opzione per i mangiatori di fast food. © riproduzione riservata 34 sEttE | 30 — 25.07.2014 Il governo di Abu Dhabi, oltre a essere noto per la sua politica di investimenti su larga scala e in tutto il mondo grazie alle rendite delle risorse petrolifere di cui dispone, e oltre a rappresentare il centro fnanziario di tutto il Medio Oriente – uno dei più importanti dell’intero pianeta –, mette anche in campo iniziative benefche per la regione. Soprattutto, lo fa in periodi che sono connotati da una forte valenza simbolica e religiosa, a sottolineare l’adempimento al proprio dovere di promuovere iniziative caritatevoli per i fedeli musulmani. E, dal momento che siamo in pieno Ramadan, è giunta l’ennesima iniziativa. Il tema è sensibilissimo e di immensa attualità per la vita quotidiana di molti abitanti del Vicino Oriente: l’acqua. Questa risorsa, vitale per defnizione, ha già provocato tensioni e conflitti tra Stati dell’area, dal momento che la maggior parte dei Paesi arabi ha carenza di risorse idriche e la loro gestione può facilmente diventare motivo di attrito tra i governi e le loro popolazioni. La “Water Aid Campagne” lanciata dagli Emirati in concomitanza con il mese del Ramadan ha già raccolto circa 40 milioni di euro per la realizzazione di infrastrutture e operazioni di trivellazione per nuovi pozzi in diversi Paesi musulmani, arabi e non. Tra questi, la Somalia, il Sudan, l’Iraq, i campi profughi siriani nel Kurdistan iracheno e l’Afghanistan. Tra i maggiori contributori della campagna, vi sono molte organizzazioni e società di proprietà dello Stato, come la Dubai Holding (che ha donato un milione di euro) e la Zayed bin Sultan Al Nahyan Charitable and Humanitarian Foundation, con più di mezzo milione di euro. Il governo emiratino, direttamente, negli ultimi quattro anni ha stanziato più di 250 milioni di euro per portare acqua a centinaia di migliaia di cittadini nella regione. Il Medio Oriente rappresenta l’area al mondo con meno risorse idriche in assoluto: a fronte di una popolazione che rappresenta il 5% del mondo e di un territorio che costituisce il 10% di quello del pianeta, qui si concentra solo lo 0,4% delle risorse idriche della Terra. Una curiosità: di tutta l’acqua presente nel Vicino Oriente , il 90% è gestita da due Paesi non arabi: Israele e Turchia. israElE Una app avverte quando stanno per arrivare i razzi Le ultime settimane, segnate dall’escalation di violenza tra Israele e i militanti palestinesi della Striscia di Gaza, hanno visto la nascita di un nuovo strumento di difesa israeliano. È la application per smartphone creata da una start-up di Gerusalemme. Il suo scopo è quello di avvertire l’utente dell’arrivo imminente di un razzo. Ogni volta che il conflitto israelo-palestinese si intensifca, infatti, i gruppi armati palestinesi hanno come arma prediletta il lancio di razzi verso obiettivi israeliani. L’immagine delle sirene che suonano nelle città israeliane per avvertire la popolazione dell’arrivo dei razzi e della corsa verso i rifugi sarà dunque accompagnata da quella di un telefonino che squilla. La “app”, chiamata “Red Alert”, è stata presentata e pubblicizzata anche sui canali televisivi israeliani ed è stata scaricata da almeno 500.000 cittadini israeliani e anche da 50.000 statunitensi, nella sua versione in lingua inglese. Tecnologia al servizio della sicurezza, dicono gli inventori dello strumento. Getty ImaGes EMirati arabi Uniti