“FEDERICO II RE DI GERUSALEMME PROF . MARCELLO PACIFICO

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“FEDERICO II RE DI GERUSALEMME PROF . MARCELLO PACIFICO
“FEDERICO II RE DI GERUSALEMME”
PROF. MARCELLO PACIFICO
Università Telematica Pegaso
Federico II re di Gerusalemme
Indice
1
FEDERICO II, ONORIO III E GIOVANNI DI BRIENNE ----------------------------------------------------------- 3
2
IL GIURAMENTO DI SAN GERMANO E IL MATRIMONIO DI FEDERICO II E ISABELLA DI
BRIENNE ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 7
3
FEDERICO II SOVRANO DI GERUSALEMME --------------------------------------------------------------------- 11
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Federico II re di Gerusalemme
1 Federico II, Onorio III e Giovanni di Brienne
Caduta Damietta, Ermanno di Salza parte per l’Europa per conferire con il papa e con
l’imperatore sull’organizzazione della nuova spedizione in Oltremare. Federico II, già all’indomani
dei rumori provenienti dall’Oriente, invia il vescovo Giacomo di Patti da Onorio III per rassicurarlo
della volontà di onorare il voto crociato.1 Il papa vuole incontrare quanto prima il sovrano
normanno-svevo al fine di individuare i mezzi più efficaci per animare il popolo cristiano che
intende vendicare l’affronto di Damietta sotto la guida del suo campione.
Nel febbraio 1222, il papa e l’imperatore si ritrovano a colloquio e per più di quindici giorni
discutono su come soccorrere la Terra santa cristiana, e senza prendere decisioni affrettate decidono
di aggiornare l’incontro al successivo 12 novembre 1222 a Verona. L’incontro nella città scaligera
diventa capitale per l’organizzazione della nuova crociata in Oriente perché occorre convogliare
tutte le risorse disponibili della cristianità per ottenere il successo dell’impresa. Nei mesi seguenti, il
progetto si carica di nuove aspettative a seguito della morte a Catania dell’imperatrice Costanza2,
che rende praticabile l’idea di un matrimonio tra Federico II e la principessa Isabella di Boulogne,
erede al trono gerosolimitano, figlia di Giovanni di Brienne e della regina Maria, nipote della regina
Isabella3 e del marchese Corrado di Monferrato.
Nella primavera del 1223, finalmente, a Ferentino, il papa e l’imperatore programmano di
soccorrere la martoriata Terra santa. Su invito del papa, per dare un valido sostegno ai Luoghi santi,
Federico II accetta la mano della principessa Isabella, promette di sposarla al più presto e di partire
1
25 ottobre 1221, cfr.: HB, 2/1, 220-222.
23 giugno 1222, cfr.: HB, 2/1, 258.
3
Sorella di Baldovino IV, sposa in prima nozze di Enrico di Champagne e in terze nozze di Amerigo di Lusignano
(fratello di Guido di Lusignano, sposo della regina Sibilla), re di Cipro e di Gerusalemme fino al 1208.
2
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per l’Oriente entro la festività di san Giovanni del 1225.4 Con questo atto, il sovrano normannosvevo lega il destino di Gerusalemme al fine stesso della missione imperiale: la preparazione della
cristianità all’avvento del Re dei re, del Dio vivente che opera nella storia, secondo quelle profezie
messianiche che, diffuse in Egitto come in Germania, tanto avevano influenzato il corso della
crociata di Damietta.
I preparativi per la nuova crociata esigono un impegno forte e immediato da parte di tutti i
convenuti. Mentre Federico II riguadagna per la terza volta in due anni la Sicilia per compiere
l’opera di pacificazione,5 Giovanni di Brienne inizia il suo viaggio europeo tra le varie città italiane
- tra cui Siena e Ferrara -, alla ricerca di risorse e di uomini per la crociata, prima di raggiungere le
corti francesi, inglesi, tedesche e castigliane.6 Onorio III, invece, «spinto anche dal riscatto del
prestigio perso nella passata crociata»,7 rimette in funzione la macchina organizzativa della chiesa,
e invita nobili e sovrani a seguire l’esempio dell’imperatore. Dopo averlo messo al corrente degli
accordi di Ferentino, il papa esorta ripetutamente Filippo II di Francia a prendere nuovamente la
croce8 e a prorogare la tregua con Enrico III d’Inghilterra per consentire l’impiego della loro
cavalleria nella liberazione del Sepolcro di Cristo, ed estende l’invito anche ai sovrani di Svezia e di
Ungheria, al conte di Champagne e al duca di Austria.9 Onorio III chiede ai principi secolari di
versare mensilmente per il biennio successivo un tornese o una cifra equivalente (un denaro
d’argento) e ai membri del clero di pagare una cifra superiore.
Durante il suo viaggio per le corti d’Europa alla ricerca di un valido aiuto per il regno di
Acri, Giovanni di Brienne incontra Filippo II che, pur dispiaciuto per non esser stato consultato per
4
Ivi, 327; Estoire, 355-356; Ernoul, 448-451.
Riccardo di San Germano, 78-79.
6
Cronache Senesi, 45; Corpus Chronicorum Bononinsium, in RIS, 18/1, 86-88. É poco probabile che re Giovanni
richieda al papa il regno d’Armenia, cfr.: Ex Philippi Mousket historia regum francorum, 767.
7
Mayer, The Crusades, 232.
8
Il 26 marzo, 18 aprile, 26 maggio 1223, cfr.: RPR, I, 603; Epistulae, I, 148-150, 158-159; HB, 2/1, 375-377.
9
Rispettivamente l’11 e il 27 aprile 1223, cfr.: RPRET, 102-103; RPR, I, 606; Epistulae, I, 152-157; Delectus ex
epistolarum Honorii papae III, 733-735.
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il matrimonio della regina Isabella con Federico II,10 assegna in punto di morte (14 luglio 1223) un
consistente lascito in favore dei Luoghi Santi. La sua preoccupazione principale, come è evidente, è
quella di garantire la sicurezza del regno di Acri allo scadere naturale della tregua vigente tra
Franchi e Saraceni, per rinnovare la pace esistente tra Cristiani e Musulmani, in vista del successivo
recupero di Gerusalemme. Dopo aver assistito ai funerali del re nella basilica di Saint-Denis e alla
consacrazione di Luigi VIII e della moglie Bianca di Castiglia,11 Giovanni di Brienne fa vela per
l’Inghilterra per richiedere a Enrico III una parte dell’oro e dell’argento raccolto per la crociata. Il
soggiorno alla corte inglese è breve, ma fruttuoso: il re di Gerusalemme, ottiene l’impegno del
Plantageneto a non ostacolare la partenza dei futuri pellegrini per l’Oriente e precise rassicurazioni
sul rispetto della pace di Dio nel continente così da rientrare già il 13 dicembre 1223, nel regno di
Francia, a Tours dove riferisce a Luigi VIII dell’esito dei colloqui avuti.12 Il 3 marzo 1224, dalla
città del beato Martino, con la bisaccia e il bastone del pellegrino, re Giovanni inizia la terza tappa
del suo cammino verso San Giacomo de Compostela: nel passare per Burgos, è ospitato da
Ferdinando III13 che gli concede la mano della sorella Berengaria, nipote della regina francese
Bianca, figlia di Alfonso VIII di Leon14 e di Eleonora d’Inghilterra.15 Il matrimonio è celebrato con
fasto a Tours alla presenza di diversi nobili e baroni.16 Il soggiorno nella Penisola Iberica
probabilmente ricorda al sovrano di Gerusalemme la Palestina per la coesistenza culturale e il
pluralismo religioso presente in ogni zona di contatto tra cristianità e islam e per la tregua vigente
tra Franchi e Saraceni al di là della retorica della guerra santa, che aveva convinto lo stesso papa ad
esortare il re di Castiglia a combattere gli eretici Albigesi penetrati nelle sue terre piuttosto che i
10
Ernoul, 448-451; Estoire, 356-357; Gesta Philippi Augusti, 115-116.
La cerimonia è officiata il 6 agosto 1223 dall’arcivescovo Guglielmo di Joinville nella cattedrale di Reims, cfr.:
Matteo Paris, III, 77-78; Gesta Ludovici VIII, in RHGF, XVII, 302.
12
Dopo aver visitato le spoglie del martire Tommaso, cfr.: Ex Rogeri de Hoveden Annalibus, in RHGF, XVIII,
187; Ex Radulphi Coggeshale abbatis Chronico anglicano, 116; Ex Chronico Turonensi, 304.
13
Figlio d’Alfonso IX di Leon, re di Castiglia dal 1217.
14
Alfonso III di Castiglia, morto nel 1214.
15
Figlia d’Eleonora d’Aquitania.
16
9 giugno 1224, cfr.: Gesta Ludovici VIII, 303; Ernoul, 448-451.
11
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Saraceni della reconquista.17 Il bilancio del viaggio di re Giovanni in Europa è estremamente
positivo perché in due anni unisce la famiglia dei Brienne alle più importanti dinastie europee,
ottiene la raccolta di un ingente somma di denaro per il soccorso della Terra santa, lega la
sopravvivenza del regno di Acri alla vita dell’imperatore del sacro romano impero e re di Sicilia,
che rinnova l’impegno di condurre i fedeli verso la salvezza eterna.
17
1223, cfr.: AA. ECC., 304. La pace sarà violata dopo il sinodo di Burgos (1224), quando una nuova campagna
contro gli emiri musulmani porta Ferdinando III alla conquista della Betica (1225) e Giacomo I alla vittoria sul
governatore Abû Zayd (Zeitum) di Valencia, cfr.: Annales Marbocenses, 175; Ex Chronico Turonensi, 311; E. LéviProvencal, La péninsule ibérique au Moyen Age d’après le Kitâb al-Rawd al-Mi‘târ d’al-Himyarî, Leyde 1938, 155157, 163-164; AA. VV., Massacre des habitants de Séville et de Murcie par les troupes chrétiennes à Tejada et Afs en
1224-1225, in La Méditerranée, 31-33.
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2 Il giuramento di San Germano e il matrimonio di
Federico II e Isabella di Brienne
Nell’estate del 1225, Federico II è costretto a rinviare la crociata per la crisi politica dei
regni cristiani e la costante violazione della pace di Dio proclamata dalla Chiesa. Sebbene sia
ancora in vigore la tregua in Oriente tra Cristiani e Musulmani, Onorio III critica l’imperatore per la
richiesta di una nuova proroga che delude le aspettative dei fedeli ed espone la sua persona a nuove
pesanti critiche; ma, consapevole degli ostacoli sorti, invia alla corte imperiale i cardinali Pelagio e
Gaulone18 per discutere un nuovo termine.19 Sono passati già quattro anni dalla firma della tregua
con il sultano d’Egitto e non è stata ancora pensata una strategia per riprendere la città santa e per
difendere le ultime roccaforti cristiane della fascia costiera del regno di Acri. I principi cristiani
sono in lotta tra loro e sembra che la nobiltà e il popolo abbiano perso l’entusiasmo per una
spedizione sempre rinviata. Per il papa, la crociata deve essere condotta al più presto, e proprio da
quel sovrano, ora in età matura e nella pienezza della regalità, che dieci anni prima, da giovane re
dei Romani, aveva giurato eterna fides in Cristo nel sopportare il peso della sua croce e che ora deve
impegnarsi in un giuramento più vincolante.
A San Germano, alla presenza di re Giovanni, del patriarca e legato Rodolfo, del maestro
Ermanno di Salza, giunti il 22 luglio 1225, Federico II sottoscrive, pena excommunicationis, la
richiesta papale di partire entro l’agosto 1227 per la Terra santa, e di destinare uomini e denaro.20 Di
fronte alla nobiltà e al clero riuniti, l’imperatore giura al papa di far militare per un biennio, al suo
servizio, 1.000 cavalieri nel regno di Acri, di risarcire la Chiesa annualmente di 50 marchi per ogni
cavaliere assente, di garantire nei successivi tre passaggi ultramarini il trasporto di 2.000 cavalieri,
18
Gaulone è cardinale diacono di santa Maria in Porticu (1205), poi prete di san Silvestro e Martino.
Rieti, 25 luglio 1225, cfr.: RPR, I, 641.
20
Epistulae, I, 198-199; HB, 2/1, 499-500.
19
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dei loro servitori e dei loro cavalli (fino a tre ciascuno), di allestire una flotta di 100 calandre e 50
galee se necessarie, di versare al patriarca Rodolfo, a re Giovanni e al maestro Ermanno, nei
successivi cinque passaggi consecutivi (agosto/marzo) del biennio seguente, 100.000 once d’oro o
l’equivalente in argento, che gli saranno restituite all’arrivo in Terra santa o saranno da loro
trattenute e spese in sua assenza, con il consiglio dei maestri del Tempio, dell’Ospedale e dei baroni
d’Oltremare, per i bisogni del servitium Christi e dei Luoghi santi. Il duca Rinaldo di Spoleto, in
qualità di balivo del regno siciliano dovrà osservare gli impegni presi dal sovrano in caso di una sua
morte improvvisa. L’eventuale inosservanza di tutti i punti sottoscritti a San Germano autorizza la
chiesa a lanciare e a far predicare nel regno di Sicilia e nell’impero una sentenza di scomunica per
spergiuro e tradimento, e a sciogliere i sudditi dal vincolo d’obbedienza.21
Onorio III ha atteso per ben dieci anni la partenza dell’imperatore e deve pubblicamente
vincolarlo all’esecuzione del voto, dopo avergli offerto una nuova corona; peraltro, era stato lo
stesso Federico II a richiedere la scomunica durante la crociata di Damietta dei crociati tedeschi
renitenti, escludendo ogni possibilità di permutatio. Il trattato conferma la partecipazione attiva
dell’impero nell’organizzazione della spedizione militare in Oriente in termini di uomini, di
logistica, di finanziamento e rende la sesta crociata unica nella storia perché condotta da un
imperatore e re di Sicilia che è miles Christi et advocatus Sancti Sepulcri, crociato e sovrano di un
regno suo di diritto.22 Non soltanto si realizza il progetto degli imperatori svevi, da Federico
Barbarossa a Enrico VI, ma anche dei sovrani normanni, da Ruggero II a Guglielmo II: le due
sponde del Mediterraneo sono così unite politicamente nell’unione dinastica federiciana; gli
interessi del regno di Gerusalemme si fondono con quelli del regno di Sicilia e dell’impero, creano
uno spazio euro-mediterraneo aperto al confronto culturale, al dialogo religioso in un programma
21
28 luglio, cfr.: Ivi, 501-503; Epistulae, I, 199; Riccardo di San Germano, 82-84; Ex continuatione chronicae
Rogeri de Hoveden, 189-190. Ex Chronico Turonensi, 313.
22
Stürner, Federico II, re di Gerusalemme, 163.
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politico orientato da un’economia della salvezza che investe l’intera umanità e teso a riformare la
pace perché grazie alla crociata si avveri il regno di pace e di giustizia predicato dalle Scritture.
Il giuramento preso da Federico II a San Germano per la crociata segue il fidanzamento con
Isabella di Brienne, officiato l’anno prima ad Acri. La principessa è sposata all’imperatore per
procura dal vescovo di Patti che giunge con 14 galee al comando di Enrico di Malta.23 Concluso il
cerimoniale, Isabella si reca a Tiro dove è incoronata regina di Gerusalemme dal patriarca Rodolfo
e dall’arcivescovo Simone. Il 6 novembre 1225, è incoronata imperatrice al termine della cerimonia
di nozze con l’imperatore, giunto con il suocero Giovanni per le vie di Capua e di Melfi.24
Il tema del matrimonio è trattato ampiamente dalle fonti che ne approfittano per sottolineare
il carattere arrogante e lussurioso dell’imperatore, per condannare la sua azione politica e per
opporre una mitica società d’Oltremare alla società occidentale, il carattere franco-francese al
mondo germanico, in un racconto carico di sospetti, di congiure e di rancori. Il cronista dell’Estoire
critica Federico II perché priva bruscamente il suocero di tutti i diritti della corona25 e richiede, da
nuovo sovrano di Gerusalemme, l’omaggio feudale dei baroni d’Oltremare presenti e di quelli
rimasti ad Acri. Gli storici, colpiti dall’ostilità mostrata dal sovrano per la famiglia dei Brienne,
cercano di comprenderne i motivi. E. Kantorowicz giustifica l’avversione dello Svevo verso il
proprio suocero, quel «Gualtiero di Brienne, genero di Tancredi, che il papa aveva appoggiato nelle
sue pretese alle contee di Lecce e Taranto». J. Riley-Smith si sofferma sull’offesa personale subita
dal valoroso Brienne privato della corona e dell’onore della figlia, mentre W. Stürner ne condanna
la smodata reazione dovuta all’esautorazione: «si lasciò trascinare in un diverbio violento, a
minacce, forse persino ad offese personali verso lo Svevo, e così rese rapidamente la rottura
23
La cerimonia avviene alla presenza del rappresentante di re Giovanni, il nobile Guido Infante.
Annales de Terre Sainte, II, 438; HB, 2/1, 525; Ernoul, 448-451. A Capua, la moglie di re Giovanni partorisce
una figlia, mentre Federico II lungo il tragitto rifiuta cinque vescovi nominati dal papa nelle sedi vacanti del regno
siciliano, e autorizza il conio delle monete d’oro, gli imperiali, cfr.: Riccardo di San Germano, 82-84.
25
Giovanni ritiene di poter continuare a governare il regno a seguito dei colloqui avuti con Ermanno di Salza.
24
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insanabile».26 Il problema risiede nel poco conveniente trattamento riservato dall’imperatore al
suocero che il papa avrebbe voluto nominato per alti incarichi e non pensionato.27 Manca una chiara
riconoscenza del sovrano normanno-svevo verso il Brienne, che mai reclama i diritti regali per il
regno di Gerusalemme, neanche nella cronaca faziosa del cronista Salimbene. Ha ragione H. E.
Mayer a sottolineare la piena indifferenza dei baroni d’Oltremare:28 alla morte della moglie Maria,
Giovanni di Brienne rimane re in quanto tutore della figlia erede dei Boulogne, che è consacrata a
Tiro l’anno prima del matrimonio quando esce dalla minore età, secondo quanto stabilito dalle
Assises du Royaume de Jérusalem.
26
Röhricht, Geschichte des Königreichs Jerusalem 762-763; Kantorowicz, Federico II, imperatore, 21; RileySmith, Les croisades, 210-211; Stürner, Federico II, re di Gerusalemme, 164.
27
1226, cfr.: AA. ECC., 327.
28
Mayer, The Crusades, 233.
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3 Federico II sovrano di Gerusalemme
Federico II in quanto sposo della nuova regina, ipso facto, ha diritto ad esercitare in suo
nome e per suo conto la potestà regale, tesi che non è mai messa in discussione dai fini giuristi
d’Oltremare come il nobile Giovanni d’Ibelin o Filippo da Novara, al momento della loro ribellione.
La menzione del suo nome tra i garanti del denaro promesso a San Germano dall’imperatore per i
bisogni della Terra Santa, piuttosto, può aver illuso re Giovanni sulla continuità dell’esercizio del
ruolo di balivo dopo l’incoronazione federiciana; ma quest’incomprensione dà luogo a una
delusione, che è evidenziata dai cronisti per introdurre il conflitto che negli anni successivi opporrà
l’imperatore agli Ibelin e alla chiesa, per inventare una contrapposizione immaginaria tra l’elemento
francese e tedesco nel regno gerosolimitano, per rimarcare il futuro conflitto tra il vicario di Cristo e
l’anticristo. Sciogliere quest’equivoco significa riconsiderare tutta la politica dell’imperatore nei
confronti della nobiltà gerosolimitana, ancora dalla storiografia moderna identificata nella volontà
federiciana di annettere l’Orient latin à l’Empire germanique, «d’impadronirsi d’un nuovo regno
già suo di diritto».29
Le prime disposizioni prese dal nuovo sovrano di Gerusalemme dimostrano quanto sia
bizzarra la teoria di considerare il regno gerosolimitano una dépendance dell’impero, un luogo da
germanizzare. Nel primo documento ufficiale da sovrano di Gerusalemme, Federico II conferma, al
maestro dei Teutonici, a ricompensa dei servizi svolti per l’organizzazione della crociata e del
recente matrimonio contratto, castra, casalia, homines et possessiones detenuti nel regno; nello
stesso giorno, la regina Isabella ratifica quanto deliberato dal vir noster Fridericus, cum assensu et
gratuita voluntate nostra.30 È evidente che l’esercizio dell’autorità federiciana sul nuovo regno è
29
30
Richard, Le royaume latin de Jérusalem, 186; Kantorowicz, Federico II, imperatore, 123.
Gennaio 1226, cfr.: HB, 2/1, 536; RRH, I, 256.
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legittimo e condizionato dal consenso della regina; anche re Giovanni, morta la regina Maria, aveva
assegnato un privilegio in nome di sua figlia, la principessa Isabella.31 Il sovrano normanno-svevo
conferma il suo favore a dei frati-cavalieri che dipendono sempre dal papato e hanno acquisito
soltanto di recente una certa autonomia rispetto agli altri Ordini del Tempio e dell’Ospedale. In
verità, il ruolo di tutti i frati-cavalieri qui laudenter militant Jesu Cristo nella difesa dei Luoghi santi
è premiato dall’imperatore dopo l’assunzione della croce ad Aquisgrana. All’Ospedale maggiore
Federico II incorpora l’Ospedale tedesco di Wurzburg (16 settembre 1215), conferma i beni
assegnati in Provenza con i castelli di Barret, Serignan, Camaret, Martignac, Pierrelatte e quelli del
regno siciliano (febbraio 1216), accorda la protezione di tutti i frati nell’impero con l’esonero da
ogni pedaggio (30 gennaio 1221), e del precettore Alberto e dei frati in Germania «che si occupano
ogni giorno degli stranieri, dei pellegrini e degli infermi con umanità» (4 gennaio 1223), ricorda
agli ufficiali siciliani di non molestare i suoi adepti e di non impedire l’esportazione delle mercanzie
a loro necessarie (25 dicembre 1224).32 Questi privilegi preparano la ratifica, sollecitata dal papa,
del trattato intervenuto il 25 novembre 1226, tra il procuratore imperiale, il conte Pietro di Eboli, e
frate Cubaldus Rodianus delegato del maestro, per l’organizzazione della successiva campagna
militare in Oriente.33 Ai cavalieri del Tempio, che «incessantemente si spingono contro i nemici di
Cristo», Federico II concede la tuitio imperiale (settembre 1216), la libera navigazione nel
Mediterraneo richiesta dal loro priore Guglielmo d’Antiochia, e conferma tutti i beni detenuti
(febbraio 1223).34 Il privilegio del 1226 riservato ai Teutonici, pertanto, deve essere inserito
all’interno del tradizionale favore mostrato dai principi cristiani verso gli Ordini secolari creati con
lo scopo di proteggere i Luoghi santi della Cristianità e di dare assistenza ai pellegrini. Federico II
31
Marzo 1221, cfr.: Ivi, 250.
Rispettivamente, cfr.: CGH, 177-180, 183-185, 191-192; HB, 1/2, 441-442; AIIS, I, 112-114, 190-191; HB, 2/1,
110; CGH, 282-283, 312, 329; AIIS, I, 244-245; A. Luttrell, Gli Ospedalieri nel Mezzogiorno, in Atti delle XIV
giornate normanno-sveve, 299-300.
33
CGH, 356-357; HB, 2/2, 694.
34
RRH, I, 239; AIIS, I, 116-117, 225-226; Houben, Templari e Teutonici nel Mezzogiorno normanno-svevo, in
Atti delle XIV giornate normanno-sveve, 274.
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persegue il progetto politico di re Giovanni di potenziare un Ordine giovane risultato affidabile e
prezioso per i bisogni della Terra Santa, senza germanizzare il regno di Gerusalemme e senza
incontrare alcuna opposizione dalla nobiltà d’Oltremare che si mostra fedele alla corona, ancora
presente alla corte imperiale nel luglio 1226.35
Già nel primo rapporto con i cittadini dei Comuni italiani residenti ad Acri, d’altronde,
Federico dimostra di rispettare l’ordine sociale del regno gerosolimitano e di volerlo pacificare
come aveva fatto in Sicilia e in Germania: il 28 marzo 1224, invita i cittadini di Acri a non mostrare
ostilità verso i Genovesi per le offese ricevute e per la guerra da loro intrapresa contro i Pisani, e la
stessa civitas Genuensis a porre fine a ogni atto ostile.36 La lite tra Pisani e Genovesi, infatti, si
trascina nell’importante città palestinese dalla quinta crociata, quando il legato Pelagio aveva
cercato, invano, di porvi rimedio nominando arbitro il balivo veneziano Filippo Coronario che
aveva promulgato una sentenza nel processo imbastito senza riappacificare gli animi.37 Soltanto
l’intervento risoluto dell’imperatore, prima dell’incoronazione pugliese, convince i Pisani a
riammettere i Genovesi ad Acri dopo aver loro bruciato una torre e aver cacciato i loro cittadini dal
porto,38 e media così una pace nel Levante latino, che risulterà fragile per il potere economico
detenuto dagli Italici.39 Per la stessa ragione, Federico II cerca di comporre il decennale conflitto
che oppone gli Ordini secolari del Tempio e dell’Ospedale in Siria a seguito della lotta di
successione al principato d’Antiochia, ma con meno successo visto che a seguito della sua richiesta
L’arcivescovo Simone di Tiro, il vescovo Giacomo di Acri, i nobili Baliano di Sidone, Daniel di Terramunde,
Giovanni Pisano, Goffredo di Villiers, Guido di Nubie, cfr. RRH, I, 257.
36 AIIS, I, 241.
37
Dicembre 1222, cfr.: RRH, I, 253-254.
38
G. Rösch, Il gran guadagno, in Storia di Venezia, a cura di G. Cracco e G. Ortalli, II/1995, 243; Schaube, Storia
del commercio dei popoli latini..., 234-235; Heyd, Le colonie commerciali degli Italiani…, I, 211; G. Pistarino, La
capitale del Mediterraneo: Genova nel Medioevo, Bordighera 1993, 131.
39
Cardini, Europa e Islam. Storia di un malinteso, Roma-Bari 2001, 92. I consoli pisani sono Ugo de Thodesco e
Porcellino durante lo scontro, Pecchio (23 giugno 1221) al tempo del console genovese Ugone, Ugone de Ajola e
Gaitano (16 dicembre 1222).
35
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d’assoluzione del vassallo e parente, il conte Boemondo IV di Tripoli,40 il papa, indignato per
l’indifferenza alla censura ecclesiastica fa rinnovare la scomunica dagli arcivescovi di Cesarea e di
Nicosia e dall’abate del Monte Ulivo,41 e autorizza lo stesso Ospedale a recuperare con la forza i
beni strappati dal potente principe con la forza.42
Tutti i primi interventi di Federico II nel nuovo regno di Gerusalemme smentiscono la tesi
storiografica di un tentativo di colonizzazione tedesca dell’Oriente o di una distruzione
dell’elemento franco, e confermano l’esercizio di una piena e rispettata autorità sovrana, dalla
mediazione tra i cittadini di Genova e Pisa alla conferma dei privilegi concessi all’Ordine
Teutonico, come gli altri Ordini secolari sempre au dehors del sistema feudale gerosolimitano.43 I
Teutonici, peraltro, si erano distinti nell’ultima crociata come validi cavalieri, partecipando
attivamente a tutta la campagna militare di Damietta e trasportando in Egitto la decima raccolta in
Europa. Ora la loro funzione ospedaliera e militare è esaltata dal sovrano normanno-svevo perché
tutela i Luoghi santi, mentre la duplice funzione di fideles ecclesie et imperii li inserisce tra i
principali promotori della reformatio pacis progettata dal papa e dall’imperatore perché tutta la
cristianità si prepari all’avvento della fine dei tempi. Il supporto di Ospedalieri, di Templari e di
Teutonici è particolarmente importante per la riuscita della nuova spedizione d’Oltremare, visto che
i conflitti sorti tra i principi cristiani privano la Terra santa degli aiuti necessari e delegano al solo
imperatore il compito di una sua difesa. In questo senso, la crociata può esser definita imperiale, a
patto di non legarla alla volontà di dominio degli Svevi e di non contrapporla all’iniziativa della
chiesa, visto che il papa ne segue in ogni momento l’organizzazione al fine di realizzare quelle
40
24 gennaio 1226, cfr.: Epistulae, I, 212; HB, 2/1, 538-541; M. N. Hardwicke, The Crusader States, in A History
of the Crusade, II, 542.
41
30 gennaio 1226, cfr.: Epistulae, I, 213 ; Rey, Résumé chronologique de l’histoire des princes d’Antioche, 390391; Cahen, La Syrie du Nord, 633-634. La scomunica di Boemondo IV sarà ribadita il 5 marzo e l’11 luglio 1230, cfr.:
CGH, 404.
42
27 febbraio 1226, cfr.: Ivi, 349-351.
43
L’organizzazione degli Ordini in Terra Santa, cfr.: Demurger, I cavalieri di Cristo, trad. it. di E. Lana, Milano
2004, 117-135. Per una recente storiografia sugli Ordini, cfr.: J. Sarnowsky, Kreuzzüge und Ritterorden in der neueren
Forschung, in Die Aktualität des Mittelalters, Bochum 2000, 25-55.
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attese messianiche legate alla liberazione della città santa e vissute da tutti i fedeli, in Oriente come
in Occidente. La nuova spedizione ultramarina è l’unica crociata a non essere sancita da una bolla
papale e da un decreto conciliare, perché sotto la sapiente regia di papa Onorio III, da una parte si
lega direttamente al raggiungimento dell’obiettivo fissato dal Concilio Laterano IV e dalla bolla
Quia Maior, dall’altra trova la sua legittimazione nel compimento del voto promesso da Federico II
ad Aquisgrana, dieci anni prima. Nel 1225 si arricchisce di una nuova particolarità, visto che
l’imperatore del sacro romano impero, il dux militie Christi, diviene re di Gerusalemme, advocatus
Sancti Sepulchri, protettore di un regno sempre più esposto alle rissose controversie dei vicini
musulmani di Aleppo, di Damasco, di Khélat, del Cairo. Da questo momento, la storia del regno di
Gerusalemme si lega indissolubilmente a quella personale dell’imperatore normanno-svevo, alla
conduzione della sua crociata, all’esercizio della sua autorità nel Mediterraneo, alla sua
collaborazione con la chiesa. La tregua sancita con il sultano d’Egitto da re Giovanni di Brienne
agevola i piani di Federico II e di Onorio III, ma l’equilibrio politico di tutto il Medio Oriente è
precario, mentre l’Europa cristiana continua a essere divisa al suo interno.
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Bibliografia

Estoire de Eracles Empereur, in Historiens occidentaux, Paris 1819; ed. Académie des
inscriptions et belles lettres, Imprimérie Nationale, t. II, Paris 1859

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Castello, 1939 (aa. 1216-1250, pp. 80/130)

Annales de Terre Sainte, in «Archives de l’Orient Latin», II, a cura della Société de l’Orient
Latin, Paris 1884

Stürner W., Federico II, re di Gerusalemme, in «Atti delle XIV giornate normanno-sveve»

Richard, J., Le royaume latin de Jérusalem, Presses Universitaires de France, Paris 1953

Cardini F., Europa e Islam. Storia di un malinteso, Roma-Bari 2001
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