Il brutto, il deforme, l`orrido nella storia dell`arte tra Cinquecento e

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Il brutto, il deforme, l`orrido nella storia dell`arte tra Cinquecento e
Il brutto, il deforme, l’orrido nella storia dell’arte tra Cinquecento e Seicento
PREMESSA
In ogni secolo, filosofi e artisti hanno fornito definizioni del bello; grazie alle loro testimonianze è così possibile ricostruire
una storia delle idee estetiche attraverso i tempi. Diversamente è accaduto col brutto. Il più delle volte si è definito il
brutto in opposizione al bello ma a esso non sono state quasi mai dedicate trattazioni distese, bensì accenni parentetici
e marginali. Pertanto se una storia della bellezza può avvalersi di un’ampia serie di testimonianze teoriche (dalle quali si
può dedurre il gusto di una data epoca), una storia della bruttezza dovrà per lo più andare a cercare i propri documenti
nelle rappresentazioni visive o verbali di cose o persone in qualche modo intese come “brutte” .
A un occidentale una maschera rituale africana può apparire orripilante, mentre per il nativo potrebbe rappresentare
un’entità benevola.
Di converso, per l’appartenente a qualche religione extraeuropea potrebbe apparire sgradevole l’immagine di un Cristo
flagellato, sanguinante e umiliato, la cui apparente bruttezza corporea a un cristiano ispira invece commozione (…).
I concetti di bello e brutto sono relativi ai vari periodi storici o alle varie culture e, per citare Senofane di Colofonie
(secondo Clemente Alessandrino, “Stremata”, V, 10) “se i bovi e i cavalli e i leoni avessero le mani, o potessero
disegnare con le mani, e fare opere come quelle degli uomini, simili ai cavalli il cavallo raffigurerebbe gli dèi, e simili ai
bovi il bove, e farebbero loro dei corpi come quelli che ha ciascuno di coloro” (…) Gli farà eco secoli dopo Voltaire (nel
Dizionario filosofico): “Chiedete a un rospo che cosa è la bellezza (…). Vi risponderà che consiste nella sua femmina,
coi suoi due begli occhioni rotondi che sporgono dalla piccola testa, la gola larga e piatta, il ventre giallo e il dorso bruno.
(…)
Se esaminiamo i sinonimi di “bello”e “brutto”, si vede che mentre è ritenuto bello ciò che è carino, piacevole, attraente,
gradevole, leggiadro, avvenente, delizioso, armonico, meraviglioso, delicato, grazioso, incantevole, magnifico, stupendo
affascinante, eccelso, eccezionale, favoloso, fiabesco fantastico, magico, mirabile, pregevole, spettacolare, splendido,
sublime, superbo, è brutto ciò che è repellente, orrendo, schifoso, sgradevole, grottesco, abominevole, ributtante,
odioso, indecente, immondo, sporco, osceno, ripugnante, spaventoso, abbietto, orribile, orrido, orripilante, laido,
terribile, terrificante, tremendo, da incubo, mostruoso, rivoltante, ripulsivo disgustoso, nauseabondo fetido,
spaventevole, ignobile, sgraziato, spiacevole, pesante, indecente, deforme, difforme, sfigurato (per non dire di come
l’orrore possa manifestarsi anche in territori assegnati tradizionalmente al bello, quali il fiabesco, il magico, il sublime).
La sensibilità del parlante comune rileva che , mentre per tutti i sinonimi di “bello” si potrebbe concepire una reazione di
apprezzamento disinteressato, per quasi tutti quelli di “brutto” è sempre implicita una reazione di disgusto, se non di
violenta repulsione, orrore o spavento.
E, parlando di brutto artistico, ricordiamo che quasi tutte le teorie estetiche, almeno dalla Grecia ai giorni nostri, è stato
riconosciuto che qualsiasi forma di bruttezza può essere redenta da una fedele ed efficace rappresentazione artistica.
Aristotele (Poetica” 1448b) parla della possibilità di realizzare il bello imitando con maestria ciò che è repellente e in
Plutarco (“De audiendis poetis”) si dice che nella rappresentazione artistica il brutto imitato rimane tale ma riceve come
un riverbero di bellezza dalla maestria dell’artista. Tuttavia, i teorici spesso non tengono conto di innumerevoli variabili
individuali, idiosincrasie e comportamenti devianti (…) Probabilmente molti contemporanei di Rembrandt, anziché
apprezzare la maestria con cui egli rappresentava un cadavere sezionato sul tavolo anatomico, potevano avere reazioni
di orrore come se il cadavere fosse vero (…).
Spunti di riflessione tratti da Eco Umberto, (a cura di), Storia della bruttezza, Bompiani, Borgaro Torinese, pp. 8-20).
TEMA n.1. Il mito classico e l’orrore
Del mondo greco abbiamo generalmente un’immagine stereotipata che nasce dall’idealizzazione della grecità nel
periodo neoclassico (XVIII secolo) e dalla selezione degli argomenti di studio attinenti la civiltà classica nei programmi
scolastici.
Se è vero che l’arte greca era alla continua ricerca della perfezione formale e la filosofia e la scienza raggiungono con la
civiltà greca risultati grandiosi e ricchi di conseguenze, è anche vero che il mondo greco era ossessionato dalla
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bruttezza, alla quale veniva generalmente associata la malvagità. La mitologia classica era un vero catalogo di atrocità,
che spesso erano correlate con le inevitabili tragedie della vita reale.
Anche tra il XVI e il XVII secolo gli artisti, come in altre epoche, rivolgono le loro attenzioni al mito greco e non sono
infrequenti le rappresentazioni dei miti più cruenti, più tragici, più orrendi. Il mito assume una valenza allegorico –
simbolica rimandando, attraverso la citazione e la rappresentazione di scene e personaggi mitologici, alla vita reale
contemporanea spesso tragica, paurosa, orrenda.
Compito:
Alla luce di questa breve presentazione del tema, si illustri il rapporto dell’arte con il Male attraverso le opere
suggerite.
1. Si ricerchino nella rete i miti rappresentati nelle opere di seguito proposte: Apollo e Marsia, Saturno divora i figli; Le
Gorgoni e Medusa; Davide e Golia.;
2. Si cerchino in rete le immagini delle opere proposte e gli eventuali commenti delle stesse, attraverso anche i
suggerimenti e i collegamenti ipertestuali proposti. Si tenga presente che nella pagina di ricerca di Google sarà
sufficiente immettere come parole chiave l’autore e il titolo dell’opera per avere una grande possibilità di scelta di
immagini a varie risoluzioni (scegliere quelle a risoluzione maggiore) e di commenti più o meno attendibili. Si potrà
tenere presente sempre il sito wikipedia.org e i siti proposti dall’insegnante (già selezionati come attendibili);
3. Si costruisca, utilizzando Power Point, una presentazione di minimo 9 e massimo 11 diapositive, tenendo conto delle
seguenti indicazioni:
- La prima diapositiva dovrà contenere il titolo del tema e una breve presentazione scritta o frase “ad effetto”;
- Ogni diapositiva può contenere al massimo una delle opere di seguito proposte, potranno però essere inserite altre
immagini funzionali allo svolgimento del tema, se l’allievo lo riterrà opportuno.
- Le diapositive contenenti le opere dovranno contenere anche una parte scritta (casella di testo) in cui verranno elencati
i concetti descrittivi e di commento, funzionali allo svolgimento del tema (potranno essere utilizzati anche i concetti e le
citazioni esposte nel testo della presente webquest);
- Ogni opera contenuta nelle diapositive deve riportare una didascalia in cui siano indicati autore, titolo, datazione e
collocazione dell’opera.
- Potranno essere inserite al massimo due diapositive di sola scrittura, oltre alla pagina iniziale;
- L’ultima diapositiva della presentazione dovrà contenere i riferimenti bibliografici e sitografici utilizzati per svolgere il
tema.
- Tiziano Vecellio, La punizione di Marsia, 1570 – 1576, Kromeriz, Palazzo arcivescovile
http://www.iconos.it/index.php?id=3371
Secondo la lettura data del dipinto da Augusto Gentili, Tiziano, proponendo questo tragico soggetto, volle rappresentare
la fine del mondo naturale e primitivo incarnato da Marsia e l’avvento della civiltà e dell’armonia razionale rappresentata
da Apollo. Questa svolta epocale viene vista dal pittore con un senso di dolente malinconia, incarnata nella figura di
Mida che assiste impotente alla scena (a destra della scena in atteggiamento mesto e riflessivo). Nel volto del sovrano
che poteva trasformare in oro tutto ciò che toccava, appartenente però alla civiltà sconfitta, è stato individuato un
autoritratto di Tiziano: come al personaggio del mito, all’artista cadorino era stato riconosciuto il dono di trasformare,
grazie al suo pennello, qualsiasi materia in oro. L’atteggiamento malinconico di Tiziano – Mida sembra indicare la
consapevolezza che tale dono è fugace e irrilevante di fronte alla violenza e al tragico, ineluttabile scorrere della storia
umana. (in: AA.VV. I classici dell’arte, Tiziano, Edizione speciale per Il Corriere della Sera, Milano, Rizzoli – Skira, 2003,
p. 160).
- Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto, Apollo e Marsia, 1637, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
http://www.iconos.it/index.php?id=3384
- Peter Paul Rubens, Saturno divora i figli, 1636-1637, Madrid, Museo del Prado
www.ge-sco.it/mitologia.htm
In greco “tempo” è chronos, parola simile a Kronos, il nome del dio che divorò i suoi figli, in latino chiamato
Saturno, perciò l’immagine di Saturno divoratore dei figli fu assimilata all’immagine del tempo che tutto ciò
che ha creato divora, come nel quadro di Rubens, Saturno che divora il figlio, in cui il dio vecchio e canuto è
rappresentato nell’atto di divorare la sua creatura. In www.baroque.it/barocco-cultura/cultura-barocca-
letteratura.php.
- Peter Paul Rubens, La testa di Medusa, 1618 ca., Wien, Kunsthistorisches Museum.
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http://www02.unibg.it/~medusa/index.php?pag=Immagine&f=info&id=54&source=img
Il mostro è la personificazione delle forze cosmiche, sociali o spirituali non ancora imbrigliate all’interno di un
ordinamento razionale. Nell’antica Grecia le potenze distruttrici e destabilizzanti dell’ordine erano rappresentate
attraverso le immagini di creature ibride e crudeli, come Cerbero, l’idra di Lernia, le Gorgoni, le arpie e le sirene. Le
Erinni e le Furie incarnavano invece un’alterazione di ordine psichico.
Come molti simboli archetipici, anche il mostro manifesta una molteplicità di aspetti e di letture interpretative. Nella sua
qualifica di "guardiano di un tesoro" (i poemi del giardino delle Esperidi, il Vello d’oro), è considerato un segno della
presenza del sacro e del divino. La stessa Medusa, dallo sguardo pietrificante, era posta a guardia dei misteri orfici
legati al culto lunare. Nelle tradizioni esoteriche “uccidere il mostro” significa liberare l’anima dagli ostacoli psichici che
ne impediscono l’elevazione verso un ordine spirituale più alto.
La letteratura cortese e la pittura rinascimentale recuperano in parte il tema del mostro nella sua valenza iniziatica e
conoscitiva, trasformando la lotta tra il cavaliere e il drago nel processo di liberazione dell’anima dalle catene del corpo,
oppure in un’allegoria politica contro la tirannia.
Nel cristianesimo il deforme Lucifero personifica il concetto di male cosmico e la dimensione del mostruoso coincide con
le tentazioni demoniache, un motivo iconografico diffusissimo soprattutto in area tedesca e fiamminga (si vedano i cicli
pittorici sulle tentazioni di sant’Antonio di Bosch e Grünewald.
In: http://www02.unibg.it/~medusa/index.php?
pag=Tema&dx=Percorsi&id=Mostruosità&f=Meduse
- Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Medusa, 1596 – 1598, Olio su tela riportata su scudo ligneo, Firenze,
Galleria degli Uffizi.
(Cfr. Libro di testo)
Celebre scudo da parata donato alla fine del XVI secolo dal cardinale Francesco Maria del Monte al granduca
Ferdinando I de' Medici.
La figura di Medusa, gorgone orribile, viene rappresentata sullo scudo per spaventare il nemico.
- Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Davide e Golia, 1597 – 1598, Madrid, Museo del Prado.
Caravaggio è lontano dalle interpretazioni eroico – intellettualistiche rinascimentali dello stesso mito.
- Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Davide con la testa di Golia, 1605 – 1606, Roma Galleria Borghese.
Nella testa di Golia lo studioso Maurizio Marini riconosce la raffigurazione umile, antieroica, cristologia del mito come
emblema del maligno.
TEMA n. 2: La diversità e la deformità
Nel Cinquecento i temi grotteschi, le oscenità, la comicità non sono più solo appannaggio della cultura popolare, ma
diventano linguaggio e modello di comportamento della corte regale.
Alcune forme di comicità giocano sulla deformità: Il nano e il buffone deforme come oggetti del ridicolo: cfr. www.
Wikipedia. Org voce “Nano Morgante”
- Agnolo Bronzino, Il nano Morgante, XVI sec, Firenze Galleria Palatina;
- Giambologna - Il nano Morgante su un mostro marino (Firenze, Museo Nazionale del Bargello, 1582);
- Valerio Cioli, Fontana del Bacchino,1560, Firenze, Giardino di Boboli, Palazzo Pitti;
- Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto, Lo storpio, 1642, Parigi, Louvre;
(cfr. Libro di testo)
Nel Seicento il “brutto” viene rappresentato con tratti realistici (da Caravaggio in poi)
In quelle bocche aperte non ci sono dentature che sappiano far luce. Quei sorrisi sono l' esempio più atroce, più ancora
della deformità del nano, della miseria umana. In Ribera il brutto si manifesta senza alcun falso pudore. Grandezza dell'
artista il saperlo dipingere, anche perché abbiamo a che fare con un brutto che non sottende un animo elevato o una
mente sublime, ma è un brutto piatto, o quasi abissale come quelle cavità, come quelle bocche sdentate. Il brutto,
insomma, di poveri esseri, che come il bevitore trovano conforto solo scivolando nella demenza alcolica, con nient' altro
che una bottiglia da agognare e accarezzare. Anche lo storpio sorride, poveraccio. E' uno scugnizzo napoletano e il
Ribera non vuole certo ridere o far ridere di lui, bensì vuole lodarne la gaiezza nella sventura, dichiarando la propria
solidarietà. Santi o disgraziati che siano, i personaggi di Ribera sono del tutto immersi nella loro dimensione quotidiana.
(in Maurizio Cucchi, “Ribera: dipingere l’eroica miseria”, Corriere della Sera, 7/12/2004, pag. 35 pubblicato in
http://archiviostorico.corriere.it/2004/dicembre/07/Ribera_dipingere_eroica_miseria_co_9_041207062.shtml )
- Velazquez, Ritratto del buffone Juan Calabazas detto “ Calabacillas”, 1638 – 1639
I ritratti di buffoni deformi e i soggetti plebei eseguiti da Velazquez sono sempre carichi di dignità. Non c’è comicità.
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Il dipinto è senza dubbio tra le più angoscianti testimonianze della realtà realizzate da Velazquez (in: AA.VV. I classici
dell’arte, Velazquez, Edizione speciale per Il Corriere della Sera, Milano, Rizzoli – Skira, 2003, p. 124).
http://it.wikipedia.org/wiki/Francisco_Lezcano
- Velazquez, Ritratto del buffone Sebastian de Morra, 1644 ca, Madrid Museo del Prado.
Il volto di de Morra ha un’espressione triste, severa e profonda, da uomo adulto, discordante dalla piccolezza delle
gambe, che Velazquez ha dipinto volte in avanti, di scorcio, con le suole delle scarpe in primo piano, che accentuano il
carattere del personaggio, come burattino disarticolato, ma attenua la sensazione penosa dello storpio in piedi. Don
Sebastian osserva lo spettatore con uno sguardo intenso nella cornice nera della frangetta ben pettinata, del folto pizzo
e dei baffi ritorti. Le mani piegate verso l’interno come moncherini commuovono. (in: AA.VV. I classici dell’arte,
Velazquez, Edizione speciale per Il Corriere della Sera, Milano, Rizzoli – Skira, 2003, p. 140).
http://it.wikipedia.org/wiki/Sebastian_de_Morra
Compito:
Si dovrà argomentare il gusto tra XVI e XVII secolo, per il grottesco, il comico, e il deforme, facendo riferimento,
se possibile, anche a testi letterari del periodo in esame. Si dovrà descrivere come gli artisti suggeriti
interpretino la comicità e/o la deformità attraverso le loro opere.
1. Si cerchino in rete le immagini delle opere proposte e gli eventuali commenti delle stesse, attraverso anche i
suggerimenti e i collegamenti ipertestuali proposti. Si tenga presente che nella pagina di ricerca di Google sarà
sufficiente immettere come parole chiave l’autore e il titolo dell’opera per avere una grande possibilità di scelta di
immagini a varie risoluzioni (scegliere quelle a risoluzione maggiore) e di commenti più o meno attendibili. Si potrà
tenere presente sempre il sito wikipedia.org e i siti proposti dall’insegnante (già selezionati come attendibili);
2. Si costruisca, utilizzando Power Point, una presentazione di minimo 8 e massimo 10 diapositive, tenendo conto delle
seguenti indicazioni:
- La prima diapositiva dovrà contenere il titolo del tema e una breve presentazione scritta o una frase “ad effetto”;
- Ogni diapositiva può contenere al massimo una delle opere proposte, potranno però essere inserite altre immagini
funzionali allo svolgimento del tema, se l’allievo lo riterrà opportuno.
- Le diapositive contenenti le opere dovranno contenere anche una parte scritta (casella di testo) in cui verranno elencati
i concetti descrittivi e di commento, funzionali allo svolgimento del tema (potranno essere utilizzati anche i concetti e le
citazioni esposte nel testo della presente webquest);
- Ogni opera contenuta nelle diapositive deve riportare una didascalia in cui siano riportati autore, titolo, datazione e
collocazione dell’opera.
- Potranno essere inserite massimo due diapositive di sola scrittura oltre alla pagina iniziale;
- L’ultima diapositiva della presentazione dovrà contenere i riferimenti bibliografici e sitografici utilizzati per svolgere il
tema.
TEMA n. 3 : Rapporti tra scienza e arte
(…) nel XVI secolo non esiste una vera e propria autonomia dei diversi rami della scienza; lo scienziato è spesso un
umanista che si interessa anche di problemi scientifici. La concezione globale di cultura elaborata nel Rinascimento, il
tentativo di individuare le leggi dell’ordine universale e di restituire un’immagine razionale del cosmo si riflettono nei
rapporti strettissimi tra scienza e magia, tra indagine sperimentale e concezione astrologica, tra studio scientifico e
creazione artistica. Leonardo è l’esempio più noto di artista del Rinascimento che ha posto alla base del suo
procedimento creativo l’analisi dei processi formativi del mondo della natura attraverso la visualizzazione grafica. ( in
Bairati. E., Finocchi A., Arte in Italia, Loescher Ed., Torino, 1988, vol. 2, p. 496)
Un gruppo di documenti, di disegni e di sculture “scorticate” evidenzia lo straordinario interesse degli artisti toscani del
‘500 per l’osservazione anatomica, specialmente in rapporto all’eredità di Michelangelo. (in AA.VV. Firenze e la toscana
dei Medici nell’Europa del Cinquecento. (…) La rinascita della scienza, Electa, 1980, p.171).
Nell’Accademia delle Arti del Disegno l’insegnamento dell’anatomia era previsto dagli statuti ed effettivamente praticato.
Molti furono gli artisti ( da Leonardo in poi) e gli accademici che si dedicarono attivamente agli studi anatomici attraverso
la dissezione dei cadaveri. I risultati delle “autopsie” erano accuratamente disegnati e/o scolpiti e/o dipinti in modo tale
da fornire modelli di riferimento per gli artisti.
Nel tardo Cinquecento gli studi anatomici e i trattati di disegno tendono a sostenere che le corrette proporzioni umane da
proporre nelle opere non sono quelle idealizzate nel Rinascimento, ma quelle effettivamente rilevate attraverso gli studi
dal vero. Il Manierismo apriva la strada alla creatività, alla varietà, all’interpretazione soggettiva, ecc.
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- Leonardo da Vinci, Codice dell’Anatomia e Quaderni di Anatomia
http://www.istitutocalvino.it/studenti/siti/leo/biologia/anatom.htm
Nel Cinquecento in Europa sono ancora le corti signorili (…) a rappresentare il luogo privilegiato degli sviluppi delle
scienze (…) I principi sono committenti di opere scientifiche di ricerche ed esplorazioni; (…) le loro collezioni (…)
assomigliano sempre di più ad un gabinetto scientifico rispetto alle eterogenee raccolte di curiosità e di “meraviglie”
diffuse nel Medioevo e nel Quattrocento. Al valore magico e taumaturgico attribuito ad oggetti naturali rari ed esotici, alla
ricerca del diverso, del monstrum (= cosa straordinaria, fuori dalla norma) di natura si va affiancando l’esigenza della
conoscenza, della classificazione (…). La realtà scientifica è qui ancora rivestita di simbolo e di magia (…). Questo
involucro intellettualistico e allegorico scompare nelle raccolte di scienziati e medici, come quella del bolognese Ulisse
Aldovrandi (1522 – 1605), che già nel 1566 costituiva uno dei primi musei naturalistici, concepito modernamente, come
strumento di conoscenza del mondo naturale “ a utile e beneficio de l’huomo”. Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del
Seicento matura quindi il processo di specializzazione e di autonomia delle scienze: arte e scienza seguiranno d’ora in
poi vie separate, ma che ancora si intersecheranno. ( in Bairati. E., Finocchi A., Arte in Italia, Loescher Ed., Torino,
1988, vol. 2, p. 496)
- Ludovico Cardi (dettoCigoli), Lo scorticato,1678, Bronzo; altezza 60 cm, Firenze, Museo Nazionale del Bargello,
Bronzi 29
L’opera del Cigoli fu realizzata in cera tra il 1598 e il 1600 sulla base di scrupolosi disegni realizzati durante la dissezione
di un cadavere. La posa rispetto a quelle di soggetti analoghi precedenti è più composta, rinunciando al gusto macabro
degli “scorticati” del Franqueville che erano ritratti in pose molto articolate e con la loro pelle in mano. Lo “scorticato” del
Cigoli apparve subito come un’anatomia plastica esemplare e fu replicato numerose volte. http://brunelleschi.imss.fi.it/
mediciscienze/imed.asp?c=70046
- Rembrandt, La lezione di anatomia del dottor Tulp, 1632, L’Aja, Mauritshuis
Più che un semplice ritratto di gruppo (genere pittorico nordeuropeo) l’opera rappresenta la documentazione di
un’azione precisa: la dissezione del braccio e della mano di un cadavere eseguita da un esperto chirurgo che dimostra
l’importanza dell’arto attraverso lo studio del suo funzionamento interno.
…E’ come se Rembrand si immedesimasse in uno dei medici presenti ed acquisisse un “occhio medico” con il quale
analizzare e rappresentare la scena.
Anche Rembrandt, pochi decenni dopo Caravaggio, elabora una straordinaria sintesi dei processi di evoluzione della
percezione sensoriale attivati non più dall’Eros, ma dal desiderio di conoscere la verità. (in,
http://museohermetico.blogspot.com/2007/04/lezioni-di-anatomia-del-dott-tulp.html )
http://www.letteraturaalfemminile.it/la_lezione_di_anatomia_del_dotto.htm
- Rembrandt, Bue macellato, 1655, Parigi, Louvre
Nella pittura olandese di genere la presenza di animali morti e macellati era frequente nelle scene di cucina, diffuse a
partire dalla metà del Cinquecento. La figura umana ha in questo dipinto un ruolo del tutto secondario. L’attenzione del
pittore è concentrata sul tema del bue: la carcassa dell’animale è posta in primo piano e descritta con toni crudemente
realistici. Il colore è denso e tattile e il trattamento materico della superficie pittorica sembra suggerire la consistenza
stessa della carne (…). (in (in: AA.VV. I classici dell’arte, Rembrandt, Edizione speciale per Il Corriere della Sera,
Milano, Rizzoli – Skira, 2003, p. 140).
- L’enciclopedimo naturalistico: la figura e le opere di Ulisse Aldovrandi (esaminare 2 illustrazioni)
Il rinnovato interesse per la natura, mediato dalla riscoperta e dallo studio dei classici, da Dioscoride a Teofrasto e a
Plinio, rappresenta uno dei tratti più caratteristici della cultura umanistica e rinascimentale.
Il Cinquecento in particolare si caratterizza per lo sforzo di raccogliere in monumentali enciclopedie tutte le conoscenze
acquisite in ambito zoologico dall'antichità all'epoca moderna, per offrire da un lato il panorama completo delle
cognizioni sull'argomento e per affermare, dall'altro, una rifondazione complessiva del sapere basata su nuovi
ordinamenti, su nuovi metodi che consentano allo studioso di orientarsi nella materia.
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Il confine tra realtà e fantasia è molto labile in tutti i trattati naturalistici dei secoli XVI e XVII. Un ampio corredo di mostri
e di animali fantastici accompagna il lento e faticoso affermarsi della zoologia come scienza: draghi, centauri, chimere,
pesci monaci, idre, unicorni, leoni marini e gli altri esseri prodigiosi dell'immaginario medievale popolano le pagine delle
opere "scientifiche" di Gesner, Belon, Rondelet e dello stesso Aldrovandi, al quale si devono due opere come la
Serpentum et draconum historia e la Monstrorum historia pubblicate postume rispettivamente nel 1640 e nel 1642. (in
http://panizzi.comune.re.it/mostre/zoo/Aldrovandi.htm)
Compito:
Si dovrà dimostrare il collegamento tra scienza ed arte nei secoli XVI e XVII e descrivere come gli artisti proposti
attraverso le loro opere grafiche, pittoriche o scultoree abbiano interpretato e modificato questo rapporto.
1. Si cerchino in rete le immagini delle opere proposte e gli eventuali commenti delle stesse, attraverso anche i
suggerimenti e i collegamenti ipertestuali proposti. Si tenga presente che nella pagina di ricerca di Google sarà
sufficiente immettere come parole chiave l’autore e il titolo dell’opera per avere una grande possibilità di scelta di
immagini a varie risoluzioni (scegliere quelle a risoluzione maggiore) e di commenti più o meno attendibili. Si potrà
tenere presente sempre il sito wikipedia.org e i siti proposti dall’insegnante (già selezionati come attendibili);
2. Si costruisca, utilizzando Power Point, una presentazione di minimo 8 e massimo 10 diapositive, tenendo conto delle
seguenti indicazioni:
- La prima diapositiva dovrà contenere il titolo del tema e una breve presentazione scritta o una frase “ad effetto”;
- Ogni diapositiva può contenere al massimo una delle opere proposte, potranno però essere inserite altre immagini
funzionali allo svolgimento del tema, se l’allievo lo riterrà opportuno.
- Le diapositive contenenti le opere dovranno contenere anche una parte scritta (casella di testo) in cui verranno elencati
i concetti descrittivi e di commento, funzionali allo svolgimento del tema (potranno essere utilizzati anche i concetti e le
citazioni esposte nel testo della presente webquest);
- Ogni opera contenuta nelle diapositive deve riportare una didascalia in cui siano riportati autore, titolo, datazione e
collocazione dell’opera.
- Potranno essere inserite al massimo due diapositive di sola scrittura oltre alla pagina iniziale;
- L’ultima diapositiva della presentazione dovrà contenere i riferimenti bibliografici e sitografici utilizzati per svolgere il
tema.
TEMA n. 4: Il bizzarro, il mostruoso e i simboli nascosti
Accanto alla ricerca del bello ideale e al progresso matematico e scientifico, nel Cinquecento e nel Seicento si
sviluppano gli studi esoterici, misterici e magici, che non di rado entrano a far parte della formazione culturale di
intellettuali ed artisti. Le composizioni pittoriche e scultoree diventano spesso il mezzo per celare messaggi in codice,
opinioni, simbolismi, altrimenti inesprimibili.
http://it.wikipedia.org/wiki/Magia#La_magia_nel_Rinascimento
Ciò cui non può giungere la parola, molto spesso nelle varie civiltà è stato espresso visivamente secondo gusti,
inclinazioni, e precisi codici simbolici e iconografici, che con il passare delle generazioni sono stati poi completamente
cancellati, dimenticati. Il compito dello storico è appunto quello di riscoprire questi significati caduti nell’oblio. (In Federico
Zeri, Dietro l’immagine, Conversazioni sull’arte di leggere l’arte, Neri Pozza, Vicenza, 1998, p.10.)
-
Tra l’allegoria e la suggestione magica: Arcimboldo, Teste Composte (vedi in particolare gli Elementi e i
Reversibili – scegliere 3 opere)
http://www.illuweb.it/artisti/arcimboldo/arcimenu.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Arcimboldi
http://www.italica.rai.it/index.php?categoria=arte&scheda=arcimboldo_1526_1593
-
L’ana m o r f o s i: Hans Holbein, Gli Ambasciatori, 15 3 3 , Lond r a , Na tio n a l Galle r y.
I due ambasciatori francesi in missione diplomatica alla corte d'Inghilterra, Jean de Dinteville e
George de Selve, posano ai lati di un tavolo interamente ricoperto di oggetti che rappresentano i
loro principali interessi, dopo quelli politici. Potere e prestigio sono rappresentati dalla gran
quantità di oggetti di valore, dagli abiti sontuosi e dall’atteggiamento di apparente noncuranza
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dei soggetti ritratti. Che cosa è la strana figura in basso? Che cosa simboleggia?
-
Il giardino tardocinquecentesco, i simboli e le Meraviglie:
1. Giambologna, l’Appennino, Firenze, Parco della Villa Medici di Pratolino
http://www.gentileschi.it/artemisia/giardino/allitaliana.htm
http://www.fondazione-menarini.it/minuti/pdf/297%20l'Appennino%20del%20Giambologna.pdf
2. Vicino Orsini e Vignola, Sacro bosco di Bomarzo (includere due esempi di sculture bizzarre e/o
mostruose che caratterizzano il parco)
http://www.bta.it/txt/a0/03/bta00327.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Parco_dei_Mostri (per le immagini)
Compito:
Si dovrà motivare il piacere dei Manieristi per le bizzarie, le mostruosità (intese come Meraviglie) e i simboli
nascosti, attraverso la presentazione e il commento critico delle opere suggerite.
1. Si cerchino in rete le immagini delle opere proposte e gli eventuali commenti delle stesse, attraverso anche i
suggerimenti e i collegamenti ipertestuali proposti. Si tenga presente che nella pagina di ricerca di Google sarà
sufficiente immettere come parole chiave l’autore e il titolo dell’opera per avere una grande possibilità di scelta di
immagini a varie risoluzioni (scegliere quelle a risoluzione maggiore) e di commenti più o meno attendibili. Si potrà
tenere presente sempre il sito wikipedia.org e i siti proposti dall’insegnante (già selezionati come attendibili);
2. Si costruisca, utilizzando Power Point, una presentazione di minimo 9 e massimo 11 diapositive, tenendo conto delle
seguenti indicazioni:
- La prima diapositiva dovrà contenere il titolo del tema e una breve presentazione scritta o una frase “ad effetto”;
- Ogni diapositiva può contenere al massimo una delle opere proposte, potranno però essere inserite altre immagini
funzionali allo svolgimento del tema, se l’allievo lo riterrà opportuno.
- Le diapositive contenenti le opere dovranno contenere anche una parte scritta (casella di testo) in cui verranno elencati
i concetti descrittivi e di commento, funzionali allo svolgimento del tema (potranno essere utilizzati anche i concetti e le
citazioni esposte nel testo della presente webquest);
- Ogni opera contenuta nelle diapositive deve riportare una didascalia in cui siano riportati autore, titolo, datazione e
collocazione dell’opera.
- Potranno essere inserite al massimo due diapositive di sola scrittura oltre alla pagina iniziale;
- L’ultima diapositiva della presentazione dovrà contenere i riferimenti bibliografici e sitografici utilizzati per svolgere il
tema.
Specifiche e Valutazione
Ogni gruppo dovrà lavorare sul tema concordato con l’insegnante.
Il tempo assegnato per lo svolgimento del compito è di quattro settimane dalla data di assegnazione in classe. Al
termine dello svolgimento del tema ogni gruppo dovrà inviare all’insegnante, entro il termine fissato, il lavoro via e-mail
([email protected]).
Il lavoro di gruppo costituirà una prova di valutazione valida per l’orale (voto singolo per ogni studente).
Per quanto possibile e compatibilmente con i tempi a disposizione, gli allievi saranno chiamati ad esporre il proprio
lavoro in classe, approfondendo la presentazione in Power Point con l’esposizione verbale.
Criteri di valutazione:
Il lavoro potrà essere valutato da 10 a 100 punti secondo i seguenti criteri:
1. Comprensione del tema e criticità della presentazione: Max Punti 45
2. Completezza della presentazione (immagini + testo + riferimenti biblio-sitografici) rispetto alle indicazioni fornite:
Max Punti 40
3. Composizione grafica: Max Punti 15
BUON LAVORO!!!!
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