effetto Lucifero

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effetto Lucifero
LIBRO
IN ASSAGGIO
L’EFFETTO
LUCIFERO
DI PHILIP ZIMBARDO
L’effetto Lucifero – Cattivi si diventa?
DI PHILIP ZIMBARDO
1
LA PSICOLOGIA DEL MALE
LE TRASFORMAZIONI DEL CARATTERE
DI NATURA SITUAZIONALE
La mente è il proprio luogo, e può in sé fare un cielo
dell’inferno, un inferno del cielo.
J. MILTON, Paradiso perduto’
Guardate per un momento questa straordinaria immagine. (Limite del cerchio
IV di M.C. Escher, Illusione con angeli e diavoli)
Ora chiudete gli occhi e richiamatela alla memoria.
Con gli occhi della mente vedete tanti angeli bianchi che danzano nel cielo
nero? O vedete invece tanti demoni neri, tanti diavoli con le corna insediati nel
risplendente spazio bianco dell’inferno? Questa illusione ottica di M.C. Escher
permette di vedere entrambe le immagini. Una volta consapevoli della
congruenza fra bene e male, non potete vedere solo l’uno e non l’altro. Nelle
prossime pagine non vi permetterò di tornare alla comoda separazione tra il
vostro Lato buono e innocente e il vostro Lato cattivo e perverso. «Sono
capace di compiere il male?” è la domanda su cui voglio che riflettiate
continuamente durante questo nostro viaggio in contesti totalmente estranei.
Dall’immagine di Escher emergono tre verità psicologiche. Anzitutto, il mondo
è pieno di bene e di male — lo è stato, lo è e lo sarà sempre. In secondo
luogo, la barriera tra il bene e il male è permeabile e sfumata. E in terzo
luogo, gli angeli possono diventare diavoli e, cosa forse più difficile da
concepire, i diavoli possono diventare angeli.
Forse, questa immagine vi ricorda la somma trasformazione del bene in male,
la metamorfosi di Lucifero in Satana. Lucifero, “portatore di luce”, era l’angelo
prediletto da Dio sino a che non ne sfidò l’autorità e venne gettato nell’Inferno
insieme con la schiera degli angeli caduti. “Meglio regnare all’Inferno che
servire in Cielo”, si gloria Satana, l”avversario di Dio” nel Paradiso perduto di
Milton. All’inferno Lucifero-Satana diventa un bugiardo, un vacuo millantatore
che fa ricorso a spacconate, lance, trombe e bandiere, come oggi i leader di
alcuni paesi. Nel Consiglio dei demoni, l’assemblea di tutti i principali demoni,
all’Inferno, Satana si dice certo di non poter riconquistare il Paradiso in uno
scontro in campo aperto. Ma lo statista di Satana, Belzebù, escogita la
soluzione più maligna e propone di vendicarsi di Dio corrompendo la sua
massima creazione, l’umanità. Nonostante Satana riesca a tentare Adamo e
Eva a disobbedire a Dio e farsi indurre al male, Dio decreta che un giorno
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saranno salvati. Intanto, a Satana sarà con cesso di aggirare quel verdetto,
arruolando delle streghe per tentare gli uomini. Contro le intermediarie di
Satana si sarebbero poi scagliati zelanti inquisitori decisi a liberare il mondo
dal male, ma i cui spaventosi metodi avrebbero generato una nuova forma di
male sistemico che il mondo non aveva mai conosciuto prima.
Il peccato di Lucifero è ciò che i pensatori medioevali chiamavano “cupiditas”.
Per Dante, i peccati che nascono da quella radice sono i più gravi “peccati
della lupa”, la condizione spirituale di avere in sé un abisso così profondo che
non vi è potere o denaro in grado di colmarlo. Per chi è affetto dalla malattia
mortale chiamata cupiditas, tutto ciò che esiste al di fuori di sé ha valore solo
se può essere sfruttato o acquisito. Nell’Inferno di Dante i colpevoli di quel
peccato stanno nel nono cerchio, confitti nel lago di ghiaccio. Poiché nella vita
si sono sempre curati soltanto di sé, sono imprigionati nel gelido Sé per
l’eternità. Inducendo le persone a concentrarsi solo su loro stesse, Satana e i
suoi seguaci distolgono il loro sguardo dall’armonia dell’amore che unisce
tutte le creature.
I peccati della lupa fanno sì che un essere umano si allontani dalla grazia e
faccia di se stesso il suo unico bene — e anche la sua prigione. Nel nono
cerchio dell’Inferno i peccatori, preda dello spirito della lupa insaziabile, sono
congelati in un carcere autoimposto, dove prigioniero e guardiano si fondono
in una realtà egocentrica.
Nel suo studio sulle origini di Satana la storica Elaine Pagels formula una tesi
provocatoria sul significato psicologico di Satana come specchio dell’umanità:
Quello che ci affascina, di Satana, è il modo in cui esprime qualità che vanno
oltre ciò che comunemente riconosciamo come umano. Satana evoca più
dell’avarizia, dell’invidia, della lussuria e dell’ira, che identifichiamo con i nostri
peggiori impulsi, e più di ciò che chiamiamo brutalità, che conferisce agli
esseri umani una somiglianza con gli animali (“bruti”). [...] Quindi il male, al
suo peggio, sembra implicare il soprannaturale — ciò che riconosciamo, con
un brivido, come il diabolico contrario della definizione di Dio in quanto
“totalmente altro” formulata da Martin Buber.’
Temiamo il male, ma ne siamo affascinati. Creiamo miti di cospirazioni
maligne e finiamo per crederci tanto da mobilitarci contro di loro. Respingiamo
l”Altro” come diverso e pericoloso in quanto sconosciuto, eppure ci eccita
vedere eccessi sessuali e violazioni dei codici morali compiuti da estranei.
David Frankfurter, docente di studi religiosi, conclude la sua indagine
sull’incarnazione del Male soffermandosi sulla costruzione sociale di questo
“altro” malvagio.
[La] costruzione dell’Altro sociale come cannibale-selvaggio, demone,
stregone, vampiro, o come una combinazione di tutte queste figure, attinge a
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un coerente repertorio di simboli di inversione. Le storie che raccontiamo sulle
persone estranee a noi giocano sulla loro crudeltà, sulle loro abitudini libertine
e sulla loro mostruosità. Al tempo stesso, la commistione di orrore e piacere
che traiamo dal considerare questa Alterità — sentimenti che hanno
influenzato la brutalità di colonizzatori, missionari ed eserciti che sono entrati
nei territori di questi Altri — ci coinvolge senza dubbio anche a livello di
fantasia individuale
TRASFORMAZIONI: ANGELI, DIAVOLI,
E NOIALTRI SEMPLICI MORTALI
L’effetto Lucifero è il mio tentativo di comprendere i processi di trasformazione
che si verificano quando persone buone o normali compiono cattive azioni.
Affronteremo la domanda fondamentale: “Che cosa spinge le persone a
essere cattive?”. Ma invece di ricorrere a un tradizionale dualismo religioso
che contrappone il bene al male, la sana natura all’educazione corruttrice,
considereremo persone reali impegnate in occupazioni quotidiane, intente a
svolgere il proprio lavoro, alle prese con le dure prove poste dalla natura
umana. Cercheremo di capire la natura delle trasformazioni del loro carattere
quando si trovano ad affrontare potenti forze situazionali.
Incominciamo con una definizione del male. Quella che propongo io è una
definizione semplice, di matrice psicologica: “Il male consiste nel comportarsi
intenzionalmente in modi che danneggiano, oltraggiano, umiliano,
deumanizzano o distruggono altre persone innocenti — nell’usare la propria
autorità e il proprio potere sistemico per spingere altri a di farlo per noi”. In
breve, è “sapere ciò che è meglio ma fare il peggio” .
Che cosa fa funzionare il comportamento umano? Che cosa determina il
pensiero e l’azione umana? Che cosa fa sì che alcuni di noi conducano una
vita morale, giusta, mentre altri sembrano scivolare facilmente nell’immoralità
e nel crimine? Ciò che pensiamo della natura umana è fondato sull’assunto
che a guidarci sulla buona strada o a spingerci su quella cattiva siano dei
determinanti interiori? Prestiamo sufficiente attenzione ai determinanti esterni
dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti e delle nostre azioni? In che misura
siamo il prodotto della situazione, del momento, della massa? E c’è qualcosa
che qualcuno abbia fatto e che voi siete assolutamente certi di non poter mai
essere indotti a fare?
La maggior parte di noi si nasconde dietro a preconcetti egocentrici che
ingenerano l’illusione di essere speciali. Questi scudi protettivi egoistici ci
permettono di credere che in un test di integrità personale ciascuno di noi si
collochi al di sopra della media. Troppo spesso guardiamo le stelle attraverso
le spesse lenti dell’invulnerabilità personale mentre dovremmo guardare
anche la china scivolosa sotto i nostri piedi. Tali preconcetti egocentrici sono
più comuni nelle società che incoraggiano atteggiamenti di indipendenza,
come la cultura europea o quella americana, e meno nelle società orientate
alla collettività, come in Asia, in Africa e in Medio Oriente.
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Nel corso del nostro viaggio attraverso il bene e il male vi chiederò di riflettere
su tre temi. Fino a che punto conoscete davvero voi stessi, i vostri punti di
forza e le vostre debolezze? La conoscenza di voi stessi deriva dal riflettere
sul vostro comportamento in situazioni abituali o dall’essere esposti a contesti
totalmente nuovi in cui le vostre vecchie abitudini sono messe in crisi?
Analogamente, fino a che punto conoscete davvero le persone con cui
interagite ogni giorno: la famiglia, gli amici, i colleghi, e la persona che amate?
Una delle tesi di questo libro è che la maggior parte di noi conosce se stesso
soltanto in base alle proprie limitate esperienze in situazioni abituali che
implicano regole, leggi, linee di condotta e pressioni cogenti. Andiamo a
scuola, in vacanza, alle feste; paghiamo i conti e le tasse, un giorno dopo
l’altro, un anno dopo l’altro. Ma che cosa accade quando siamo esposti a
contesti totalmente nuovi e insoliti, dove le nostre abitudini si rivelano
insufficienti? Iniziate un nuovo lavoro, andate al vostro primo appuntamento al
buio, fissato via computer, vi iscrivete a un’associazione, vi arrestano, vi
arruolate, abbracciate una religione, o vi offrite volontari per un esperimento. Il
vostro vecchio Io potrebbe non funzionare come previsto quando cambiano le
regole di base.
Durante il nostro viaggio vorrei che vi poneste continuamente la domanda:
“Anch’io?”, mentre incontriamo varie forme di male. Esamineremo il genocidio
in Ruanda, il suicidio e l’assassinio di massa dei membri del Peoples Temple
nella giungla della Guyana, il massacro di My Lai in Vietnam, gli orrori dei
campi di concentramento nazisti, la tortura praticata nel mondo dalla polizia
militare e civile, e la violenza sessuale perpetrata su parrocchiani da
sacerdoti cattolici, e cercheremo delle linee di continuità fra i comportamenti
scandalosi, fraudolento, dei dirigenti della Enron e delle multinazionali. Infine,
vedremo come alcuni elementi comuni a tutte queste forme di male ricorrano
anche negli abusi perpetrati su detenuti civili nel carcere di Ahu Ghraib in Irak.
Un elemento particolarmente significativo che accomuna tutte quelle atrocità
emergerà da un complesso di ricerche nell’ambito della psicologia sociale
sperimentale, in particolare da uno studio ormai noto come l’Esperimento
Carcerario di Stanford.
Il male: immutabile e interiore o variabile ed esterno?
L’idea che un abisso invalicabile separi le persone buone da quelle cattive è
consolante per almeno due ragioni. Anzitutto, crea una logica binaria, in cui il
Male è essenzializzato. La maggior parte di noi percepisce il Male come
un’entità, una qualità intrinseca di certe persone e non di altre. Alla fine, un
cattivo seme dà cattivi frutti, come mostra il loro destino. Definiamo il male
citando i tiranni malvagi della nostra epoca, quali Hitler, Stalin, PoI Pot, Idi
Amin, Saddam Hussein e altri leader politici che hanno orchestrato assassini
di massa. Dobbiamo anche riconoscere il male più comune, meno grave,
compiuto da trafficanti di droga, stupratori, mercanti del sesso, truffatori di
persone anziane, e da quanti distruggono la serenità dei nostri figli con il loro
bullismo.
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Inoltre, sostenere che esiste una dicotomia Bene-Male assolve “le persone
buone” dalla responsabilità. Le libera dal dover prendere anche soltanto in
considerazione il loro possibile ruolo nel creare, difendere, perpetuare o
ammettere le condizioni che contribuiscono alla delinquenza, al crimine, al
vandalismo, alle molestie, al bullismo, allo stupro, alla tortura, al terrore e alla
violenza. “Così va il mondo, non si può fare granché per cambiarlo, e certo
non posso farlo io.”
Una concezione alternativa è quella che considera il male in termini
incrernentalisti, come qualcosa di cui tutti siamo capaci a seconda delle
circostanze. Le persone possono, in qualunque momento, possedere in
misura più o meno grande una particolare qualità (per esempio, intelligenza,
orgoglio, onestà o malvagità). La nostra natura può essere modificata, tanto
verso il lato buono quanto verso quello cattivo. La prospettiva incrementalista
implica l’acquisizione di qualità attraverso l’esperienza o la pratica intensiva,
oppure per intervento esterno, come poter fruire di una particolare
opportunità. In breve, possiamo imparare a diventare buoni o cattivi
indipendentemente dalla nostra dotazione genetica, dalla personalità o dal
retaggio familiare.
Aggiornata il giovedì 17 luglio 2008
Edizione Mondolibri S.p.A., Milano
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