a Project by Ryts Monet ...read more

Black Flag Revival presents:
BLACK FLAG REVIEW IN CONCERT
A project by Ryts Monet
Sunday December 2nd at 6.00 pm
galleria upp | Giudecca 282 30133 Venezia | t. +39 328 4643887 | [email protected] | www.galleriaupp.com
Black Flag Revival is an art project presented by Ryts Monet, artist in
residence at Bevilacqua La Masa Foundation in Venice. Started in 2010,
the work is now in progress and will be concluded and displayed in February 2013 for the collective exhibition at the end of the residency.
The background of Ryts Monet, halfway between art and graphic design, has led him to examine the graphics of Raymond Pettibon ( 1957-),
American artist, author of the Black Flag’s logo, posters and album covers. The band, pioneer of the hardcore punk genre, was founded in
1978 in California by Greg Ginn, Pettibon’s brother and guitarist of the
band.
The public appearances of Black Flag were distinguished by their ability
to empathetically involve the public and stimulate reactions of anger
and subversion against the establishment, and denouncing, through their
songs, the so-called “American dream”.
These contents were anticipated and nourished by the visual and iconographic imaginary created by Raymond Pettibon for the band, starting
with the logo: four vertical black bars that on the one hand represented
the power of the pistons of an internal combustion engine, on the other
hand symbolized a black flag waved by the wind, icon of the anarchist
movement. Even if Anarchy was intended to be as an opposition to every
form of the established power, its concept has often been misunderstood
and associated with the idea of ​​sheer chaos and disorder.
Considering the graphic production of Pettibon as a visual translation
of the texts of the band, Ryts Monet noticed strong similarities between
those images and photographs showing current events that took place
this year in Veneto. Along his research in the local newspapers and libraries, Ryts Monet found issues closely related to the visual repertoire
created by Raymond Pettibon that portrayed the themes of Black Flag’s
songs such as carnage, bloody knives, murder and suicide. The year 2012
has seen a high number of suicides among businessmen in Veneto, a phenomenon linked to the current economic crisis, and like all great social
transformations, is responsible for a loss of stability.
In particular this area, enriched in the last decades, has dramatically
experienced these changes.
In order to treat the whole issue in a more organic way, the artist has
therefore documented the phenomenon through a series of photographs
of suicidal businessmen’s houses. The artist aims to lead the audience to
question the causes and consequences of these excessive manifestations
of social disease, with the intention of raising forms of reaction and critique similar to those provoked by Black Flag’s music.
Through his project, which could be placed within the “revivalist” current typical of recent years, Ryts Monet tries to revive the excess and the
rebellion characteristic of hardcore-punk and of Black Flag in particular, inviting, with the help of Enrico Stocco several bands from Veneto
and its surroundings to play a series of concerts in Venice.
The last date, at the Galleria Upp in Venice, consists in the exhibition of
the tribute band Black Flag Review founded by the artist with the collaboration of the musicians Andrea Carpené, Enrico Stocco and Corrado
Linzi. Their performance is conceived as a sort of theatrical mise-enscène, where the musicians dress the part of someone else, in this case of
the Black Flag, going along with the wishes of the audience that seek an
experience very close to being at the original band’s live.
The video, audio, and photographic documentation produced during
the performance at the Galleria Upp, will be shown in February 2013 in
the exhibition at the end of the residency at Bevilacqua La Masa, where
the artist will present also a vinyl with six covers played by the Black Flag
Review (a song from each album produced by the Black Flag from 1981
to 1985) that will be recorded on December 2nd during the live performance at Galleria Upp. The cover and the packaging of the vinyl will be
created by Ryts Monet himself.
The final work will also include the series of photographs portraying the
houses of the suicide entrepreneurs.
What connects the various moments of the artist’s research is the will of
creating a double sense of empathy: in music, between the audience and
the band, as well as between all the members of the band, and in images,
between the public and the photographic work analysing the phenomenon of the businessmen’s suicides. In order to increase the sense of
empathic belonging to the project, from the organization to the research
of the documents, every step of the work has been shared on the blog
blackflag.rv (blackflagrevival.noblogs.org), created by Ryts Monet.
Sara Feola e Camilla Salvaneschi
Black Flag Revival è un progetto ideato da Ryts Monet, artista in residenza presso la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia. Concepito nel 2010, il
progetto è attualmente in progress e si concluderà con la mostra di fine residenza
a febbraio 2013.
La formazione di Ryts Monet, artista visivo e graphic designer, lo ha portato a interessarsi alla produzione grafica di Raymond Pettibon (1957-), artista americano
autore del logo, dei manifesti e delle copertine degli album dei Black Flag, gruppo
fondato nel 1978 in California da Greg Ginn, fratello di Pettibon e chitarrista
della band, pioniera del genere hardcore-punk.
Le apparizioni pubbliche dei Black Flag si distinguevano per la loro capacità di
coinvolgere empaticamente il pubblico, stimolando reazioni di rabbia e sovversione nei confronti dell’establishment attraverso testi che denunciavano e diffamavano quello che era considerato il ‘sogno americano’. Questi contenuti erano anticipati e alimentati dall’immaginario visivo e iconografico prodotto da Pettibon
intorno al gruppo, a cominciare dal logo: quattro barre nere verticali che se da un
lato sintetizzavano la potenza dei pistoni di un motore a scoppio, dall’altro simboleggiavano una bandiera nera spiegata dal vento, icona del movimento anarchico.
Sebbene quest’ultimo fosse inteso quale contrapposizione a ogni forma di potere
costituito, il concetto di anarchia è stato sovente travisato e associato a un’idea di
puro e semplice caos e disordine.
Esaminando la produzione grafica di Pettibon, traduzione visiva dei testi della
band, Ryts Monet ha potuto notare forti analogie con le immagini che testimoniano eventi di cronaca e politica accaduti nell’ultimo anno nell’area veneta. Con
il repertorio visivo cui Pettibon attingeva -costituito, tra le altre cose, da carneficine, coltelli insanguinati, omicidi e suicidi- Ryts Monet ha riscontrato, nonostante
il gap temporale, notevoli affinità tematiche, emerse dalle ricerche condotte sui
giornali e nelle emeroteche locali.
Il 2012 ha visto un elevato numero di suicidi tra gli imprenditori veneti, un fenomeno legato all’attuale crisi economica e responsabile, come tutte le grandi
trasformazioni sociali, di una perdita di punti di riferimento. In particolare l’area
veneta, arricchitasi negli ultimi decenni, ha vissuto in maniera drammatica questi
cambiamenti.
La natura locale dei suicidi e la scarsa circolazione di informazioni a riguardo
ha ostacolato finora la possibilità di inserire tali avvenimenti all’interno di una
fenomenologia più ampia e complessa, quale invece risulta dall’esame dei ma-
teriali raccolti. Con l’intento di produrre una documentazione organica dei fatti
di cronaca in questione, l’artista ha quindi realizzato una serie di fotografie alle
abitazioni degli imprenditori suicidi, con l’obiettivo di sollevare negli spettatori
interrogativi riguardanti motivazioni e conseguenze di gesti così eccessivi, nel tentativo di suscitare forme di reazione e critica sociale analoghe a quelle accese dai
Black Flag. Attraverso il suo progetto, che si colloca in qualche modo all’interno
del filone ‘revivalistico’ tipico degli ultimi anni, Ryts Monet cerca di riportare in
vita e attualizzare l’eccesso e la ribellione caratteristici del movimento hardcorepunk e dei Black Flag in particolare, coinvolgendo alcune band dell’area veneta
e limitrofa e invitandole a suonare, con l’aiuto del musicista Enrico Stocco in una
serie di concerti nella città di Venezia. L’ultima data, alla Galleria Upp, coincide
con l’esibizione della tribute-band Black Flag Review, formata all’interno del progetto dall’artista stesso e da Andrea Carpené, Enrico Stocco e Corrado Linzi. La
loro performance è una sorta di mise-en-scène teatrale, in cui i musicisti emulano
e vestono i panni di qualcun altro, in questo caso dei Black Flag, rispondendo così
alle aspettative di chi si reca al concerto di una tribute-band per ascoltare qualcosa quanto più possibile vicina all’originale.
La documentazione video, audio e fotografica prodotta durante la performance
alla Galleria Upp sarà fruibile in occasione della mostra di fine Atelier a febbraio
2013 presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, dove per l’occasione sarà presentato anche un vinile contenente sei brani dei Black Flag (uno per ciascuno degli
album realizzati dalla band tra il 1981 e il 1985), parte del repertorio proposto
dai Black Flag Review il 2 dicembre 2012. La copertina e il packaging del vinile
saranno prodotti dallo stesso Ryts Monet. Completeranno il percorso espositivo i
materiali dei concerti organizzati all’interno del progetto Black Flag Revival e la
serie di fotografie scattate dall’artista alle abitazioni degli imprenditori.
Ciò che lega i diversi momenti della ricerca dell’artista è la volontà di creare un
duplice senso di empatia: in chiave musicale, tra il pubblico e le band, oltre che
tra i membri di ciascuna di esse, e in chiave visiva, tra lo spettatore e l’indagine fotografica condotta intorno al fenomeno degli imprenditori veneti suicidi.
Per accrescere il senso di appartenenza empatica al progetto, ogni suo passaggio,
dall’organizzazione dei concerti alla ricerca dei documenti, è stato condiviso sul
blog blackflag.rv (blackflagrevival.noblogs.org).
Sara Feola e Camilla Salvaneschi