da oggi anche sul web

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da oggi anche sul web
DA CINQUANT’ANNI
CINQUANT’ANNI
UNO
UNICO E ORIGINALE
DA OGGI
ANCHE SUL WEB
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show room: via turati, 32 - brescia - tel. + 39.0306591230 - [email protected]
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1959 – 2009
[...] IN UNA GIORNATA D’INVERNO, RIENTRANDO A CASA, MIA MADRE, VEDENDOMI INFREDDOLITO, MI PROPOSE DI PRENDERE, CONTRARIAMENTE ALLA MIA ABITUDINE, UN
PO’ DI TÈ. RIFIUTAI DAPPRIMA, E POI, NON SO PERCHÉ, MUTAI D’AVVISO. ELLA MANDÒ A
PRENDERE UNO DI QUEI BISCOTTI PIENOTTI E CORTI CHIAMATI PETITES MADELEINES,
CHE PAIONO AVER AVUTO COME STAMPO LA VALVA SCANALATA D’UNA CONCHIGLIA DI
SAN GIACOMO. ED ECCO MACCHINALMENTE OPPRESSO DALLA GIORNATA GRIGIA E DALLA PREVISIONE D’UN TRISTE DOMANI, PORTAI ALLE LABBRA UN CUCCHIAINO DI TÈ, IN
CUI AVEVO INZUPPATO UN PEZZETTO DI MADELEINE. MA, NEL MOMENTO STESSO CHE
QUEL SORSO MISTO A BRICIOLE DI BISCOTTO TOCCÒ IL MIO PALATO, TRASALII, ATTENTO
A QUANTO AVVENIVA IN ME DI STRAORDINARIO. UN PIACERE DELIZIOSO M’AVEVA INVASO, ISOLATO, SENZA NOZIONE DELLA SUA CAUSA. M’AVEVA SUBITO RESI INDIFFERENTI
LE VICISSITUDINI DELLA VITA, LE SUE CALAMITÀ, LA SUA BREVITÀ ILLUSORIA, NEL
MODO STESSO IN CUI AGISCE L’AMORE, COLMANDOMI D’UN’ESSENZA PREZIOSA [...].
MARCEL PROUST
Per iniziare bene la giornata ho bisogno di un caffè. Dirò di più, ho bisogno
di un buon caffè. Il profumo, il gusto
rendono unica questa esperienza.
I sensi si amplificano e si dilatano,
pronti a ricevere gli stimoli che provengono dall’esterno. Per un attimo
mi ritrovo in una dimensione atemporale ed inizio a pensare. Il luogo in cui
questo piacere viene consumato è di
fondamentale importanza. L’architettura si intreccia con il gusto contribuendo a rendere unica ed irripetibile,
ogni volta diversa, la sensazione di
piacere e di appagamento. Come mai
i miei sensi, e tra di essi il gusto, sono
legati allo spazio? Cosa mi assale?
Che tipo di sensazioni provo quando il
mio corpo interagisce con gli oggetti
che mi circondano?
Il tema di questo numero si interroga
sul rapporto tra l’architettura e il cibo,
la tavola. Vediamo da qualche anno
un consolidamento tra queste due
discipline sino ad assistere ad uno
sconfinamento quando il cuoco del
ristorante El Bulli di Barcellona, Ferran Adrià, viene invitato ad esporre a
Documenta di Kassel nel 2007. Anche
nel campo vitivinicolo molti architetti
vengono chiamati a ripensare gli
spazi: Stati Uniti, Austria, Spagna, ma
anche le nostre regioni e la nostra
provincia accolgono opere di architetti. Il gusto fisico si associa così ad un
gusto estetico, compositivo. Si verifica
quel processo che la parola sinestesia
spiega molto bene: “figura retorica
che prevede l’accostamento di due
sfere sensoriali diverse”. Si affinano
così i sensi.
In realtà gusto e architettura non
sono legate esclusivamente da ragioni
formali come lo spazio e gli ambienti
che contengono vino e cibo, ma anche
da aspetti metodologici. Così come
in cucina anche l’architettura [e più
in generale tutte le arti] si fonda
L’ARCHITETTURA,
IL CIBO E LA TAVOLA
sul comporre, il mettere insieme
armonicamente elementi distinti e
farne un tutt’uno. Così come non è
inusuale trovare tra architetti e progettisti la passione per il ‘buon cibo’
e il ‘buon bere’. Forse è per questo
che ogni sopralluogo, ogni progetto,
ogni inaugurazione o semplice gita
domenicale ad architetture sparse
qua e là finisce con ‘le gambe sotto
il tavolo’. Quasi sempre in una buona
osteria. Come quella volta, in Vicolo
delle Botti a Brescia dove a fine cena
firmando l’Antologia di Spoon River, la
buona Nanda Pivano disse: “Architetti.?!...brutta razza...” Era il suo modo
di dare consigli.
RVM
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In copertina:
Eugenio Dabbeni
Wührer, viale Bornata
col design siamo avanti.
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«DA ARCHITETTO MI CHIEDO:
COS’È LA “MAGIA DEL REALE”?
UNA FOTOGRAFIA DI HANS BAUMGARTNER
(ANNI TRENTA), SCATTATA NELLA CAFFETTERIA
DI UN PENSIONATO STUDENTESCO.
QUEGLI UOMINI SIEDONO AI TAVOLI; E SI
TROVANO BENE. MI CHIEDO: SONO IN GRADO
IO, IN QUANTO ARCHITETTO, DI PROGETTARE
ATMOSFERE COME QUESTE? SONO IN GRADO
DI RESTITUIRE LA STESSA INTENSITÀ
E DENSITÀ? E SE SÌ, IN CHE MODO?»
PETER ZUMTHOR - «ATMOSFERE»
(MONDADORI ELECTA SPA, 2007, MILANO)
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ABBINATA VINCENTE
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E IL BUIO SULLA CITTÀ
E LE MIRABILIE DELLA VITE
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31.05.2009 TUTTI A LARGO
LA STUFA, «AMICA»
DELL’AMBIENTE
L’ARREDAMENTO «TOTALE»
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SUL LAGO DI GARDA
OGGI
QUANDO LE IDEE
DIVENTANO REALTÀ
TRA ARCHITETTURA E GUSTO: DUE PAROLE CON NERIO BEGHI
E LUCA PELLEGRINELLI SULLA “FILOSOFIA SIRANI”
(T)FORMENTONE
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IL VETRO IN “MOVIMENTO”
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OGGI
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LA BIRRERIA WÜHRER
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NEL PROSSIMO NUMERO:
L’ARCHITETTURA DEGLI INTERNI
CN IMMOBILIARE
IN COPERTINA FOTOGRAFIA
DI OTTAVIO TOMASINI
INSERTO REALIZZATO DA PUBLIADIGE
SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO
DI BRESCIAOGGI
DIRETTORE RESPONSABILE
MAURIZIO CATTANEO
SOCIETÀ EDIZIONI BRESCIA S.P.A.
PRESIDENTE
ALBERTO STELLA
CONSIGLIERE DELEGATO
ALESSANDRO ZELGER
PROGETTO GRAFICO ED IMPAGINAZIONE
LA STANZA BORDEAUX (BRESCIA)
STAMPA TIBER (BRESCIA)
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ
PUBLIADIGE S.R.L. BRESCIA
VIA ERITREA 20/A, TEL. 030.2911211
REGISTRAZIONE DEL TRIBUNALE
DI BRESCIA
N. 11/2009 DEL 18/02/2009, RESPONSABILE
DEL TRATTAMENTO DEI DATI (D. LGS. 196/03) È
IL DIRETTORE RESPONSABILE.
GUEST
INCONTRO
.30
INSERTO A CURA DI
PAOLO MESTRINER, GIULIANO VENTURELLI
E CINZIA REBONI;
COMITATO SCIENTIFICO
PAOLO MESTRINER E GIULIANO VENTURELLI;
COORDINAMENTO REDAZIONALE
CINZIA REBONI
HANNO COLLABORATO:
MICHELA BIGNOTTI
FABRIZIO GALLANTI
ANTONIO GARDONI
ORIZIO MODELLI
ANTONIO RAPAGGI
CAROLINA ROVATI
UPO COMUNICAZIONE VIABIZZUNO
FOTOGRAFIE
OTTAVIO TOMASINI
(PAGINE 10, 11, 12, 13, 46, 47)
FOTO ARCHIVIO MORETTI
(PAGINE 41, 42, 43, 45)
FOTO ARCHIVIO VIABIZZUNO (PAGINE 52, 53)
ARCHIVIO STUDIO ASA (PAGINE 15. 16. 18. 19)
CORRADO BORSONI (PAGINE 20, 21, 22, 23)
ARCHIVIO CHERUBINI GROUP
(PAGINE 25, 26, 27, 28)
ARCHIVIO STUDIOAURA (PAGINE 30, 31, 33)
ARCHIVIO FLOS (PAGINE 48, 49)
ARCHIVIO ORIZIO MODELLI (PAGINE 62-63)
FOTOLIVE (PAGINE 8, 9)
ENRICO UMMARINO E MARIA PAOLA GABUSI
(PAGINE 80, 81)
AFFACCIATO SUL LAGO
FATTI + PERSONE
SCATTO D’ARTISTA
ALESSANDRA
DOSSELLI
LA BEVANDA DAL RICONOSCIBILE COLORE GIALLO
5
ARCHITETTURA
E CIBO
Esiste una storia parallela dell’architettura,
composta di piccoli frammenti, di pettegolezzi, di segreti più o meno ben conservati che
accompagna quelle ufficiali, fatte di letture
tipologiche e stilistiche, di comparazioni
spaziali, di segmentazione del campo del
progetto in scuole e tendenze, di periodizzazioni, insomma le storie obbligatorie dei corsi universitari che abbiamo tutti, più o meno,
letto, per poi abbandonarle sugli scaffali dei
nostri studi.
Uno di questi aneddoti, se non una leggenda vera e propria, sostiene che uno dei
sogni mai realizzati da Philip Johnson fosse
quello di realizzare un padiglione le cui
pareti sarebbero state costruite utilizzando
bottigliette di Campari Soda. Infatti il colore
del liquore, per Johnson, era ciò che meglio
evocava l’idea di piacere, e la prospettiva di
essere avvolti dalla luce filtrata attraverso
le pareti trasparenti, di color carminio, di un
padiglione del genere era ciò che evocava
nel modo più diretto il desiderio di una notte
di festa e glamour.
Le intersezioni tra architettura e cibo (e,
nel caso di Johnson, ma anche di molti altri
autori, alcol - basti pensare alla piccola
gemma dell’American Bar di Adolf Loos a
Vienna) sono numerose. Quello che l’aneddoto riportato rivela, è che quasi sempre
questi rapporti si articolano sul binario della
predisposizione: l’intervento del progetto
è immaginato per predisporre i sensi al
consumo e all’apprezzamento. Per introdurre un elemento di anticipazione e di attesa,
che agisce attraverso la vista, il tatto e l’udito
rispetto alle aspettative che poi il gusto e
l’olfatto completeranno.
Così come la luce rossiccia dei muri di
Campari è un’ottima premessa per la lenta
intossicazione da alcol di un cocktail party
della East Coast, non possiamo immaginare
un vassoio di ghiaccio e frutti di mare separato dall’ambiente art-decò di una brasserie
parigina, non possiamo apprezzare i gesti
rapidi e silenziosi di un sushi master se non
arrampicati in cima a uno sgabello con un
bancone di legno chiaro sotto i gomiti e il
FABRIZIO GALLANTI
ARCHITETTO. REDATTORE ABITARE.
PROFESSORE PROGETTAZIONE POLITECNICO
DI MILANO, SEDE DI PIACENZA.
L’AMBIENTE DI UN BAR,
DI UN BISTRO,
DI UN RISTORANTE
E DI UNA TRATTORIA
È UN MECCANISMO
SOFISTICATO DI MESSA
IN SCENA, QUASI TEATRALE,
DEL RITO DELL’ ALIMENTAZIONE
sapore di una pinta di ale sarà diverso senza
l’oscurità dei legni e dell’ottone di un pub.
L’ambiente di un bar, di un bistro, di un
ristorante e di una trattoria è un meccanismo sofisticato di messa in scena, quasi
teatrale, del rito dell’alimentazione. Ogni
singolo elemento contribuisce a determinare il modo con cui il corpo e il cervello si
apprestano a vivere la convivialità dell’atto
del nutrirsi: il suono dell’ambiente; la qualità
e intensità delle luci; la localizzazione del
tavolo (“potremmo spostarci in quel tavolo
all’angolo, per favore”); gli odori; la forma
delle sedie e dei tavoli; le stoviglie, i bicchieri
e le posate; le tovaglie e i tovaglioli; il ritmo
del servizio; l’abbigliamento dei camerieri.
Questo accade sia che si mangi un fish and
chips per la strada o che ci si sieda da Paul
Bocuse. Quello che è il vero successo di
un’architettura per il cibo, è quando questa
quasi scompare, per lasciare che l’incanto
sia quello dei piatti e delle bevande. Nulla di
peggio, anche per un architetto orgoglioso, di
quando si dice “il posto è bellissimo, peccato
che si mangi male”.
7
CAFFÈ DOMANI
PASTICCERIA SAN CARLO
8
BICICLETTA
GENERALE CAFÈ
SPAZIO ARNALDO
NUOVO EDEN
FLASH FOOD
AREA DOCS
SECONDA CLASSE
9
ZEN
NO BAR
ALTO PALATO
IERI
ARCHITETTO
EGIDIO
DABBENI
ANTONIO RAPAGGI
Con l’Esposizione bresciana del 1904, allestita tra le
mura del Castello, il giovane Egidio Dabbeni (18731964) sperimenta per la prima volta la combinazione
della scala urbanistica con il linguaggio modernista.
Tutto è posticcio ed effimero - stucco, legno, tela,
qualche elemento in «cemento decorativo» - ma
la sfida professionale appare enorme. L’architettoingegnere disegna la planimetria, si occupa degli
stands, coordina gli altri progettisti e segue il lavoro
di centinaia fra artigiani, decoratori e carpentieri. Se
il Castello resta sullo sfondo come un monumento del
passato, la cittadella dell’Esposizione vuole essere
un manifesto dell’efficienza e dell’intraprendenza: in
nome di quel progresso che anima l’ottimismo della
neonata industria bresciana.
Tra gli imprenditori più accorti, Pietro Wührer e i
fratelli Folonari intuiscono che l’architettura è un
«marchio» da associare al prodotto: l’Esposizione del
1904 serve anche a questo. Ecco, dunque, che l’abilità
dell’ingegnere - unita al forte senso scenografico
dell’architetto - si manifesta nella sede della birreria
di viale Bornata (1915-1920). Qui Egidio Dabbeni è alle
prese con un programma strutturale complesso: il
telaio in calcestruzzo armato è studiato in funzione del
ciclo produttivo (i capannoni, l’essiccatoio del malto,
la ciminiera) ed è esibito come una griglia portante
con tamponature in laterizio, senza camuffamenti e
abbellimenti. Un effetto tattile, basato sui ritmi delle
linee e delle campiture, che il progettista sostituisce
al «pittoresco» della precedente fabbrica, quando la
produzione della birra era stata associata all’inevitabile kitsch austro-bavarese.
Come coniugare il brand industriale con l’architettura
moderna? Egidio Dabbeni è pragmatico e agisce con
lucido disincanto. Mentre all’edilizia privata riserva
di volta in volta le preziosità del Liberty, del neobarocco o del neorinascimento, nel caso dell’industria
(le officine, le fonderie, le centrali idroelettriche) si
attiene agli impaginati scarni e severi, dove valgono la
potenza stereometrica, la massività delle forme e la
«buona esecuzione».
E’ questo anche il caso delle cantine Folonari (19291935), poste subito a ridosso del centro storico in un
contesto privo di qualità. Egidio Dabbeni non rinuncia
- con energici e sicuri tratti - a introdurre dettagli di
valore. Basti osservare l’uso sapiente del mattone
TRA GLI IMPRENDITORI PIÙ ACCORTI, PIETRO WÜHRER
E I FRATELLI FOLONARI INTUISCONO CHE L’ARCHITETTURA
È UN «MARCHIO» DA ASSOCIARE AL PRODOTTO
10
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LA BIRRERIA WÜHRER
E LA CANTINA FOLONARI
IERI
ARCHITETTO
EGIDIO
DABBENI
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(come nella birreria Wührer): una pelle esterna economica ma vibrante. La nicchia concava che si affaccia
su via Togni è quasi metafisica nel suo ostentato minimalismo: sembra un tributo all’estetica del Novecento
(per esempio a Sironi), ma certo allude anche a una
valenza urbana ovvero al tema dell’angolo posto su un
incrocio stradale.
E’ una calligrafia del «rotondo» che ritorna in molte
opere di Dabbeni - a Brescia come a Gardone Val
Trompia - e che forse si spiega con le suggestioni borrominiane acquisite ai tempi della laurea a
Roma. E poiché l’architetto-ingegnere elabora stilemi
diversificati in funzione delle singole tipologie, ecco
che il palazzo degli stessi fratelli Folonari (1931) in via
Corsica si riappropria delle cadenze neo-eclettiche
sulla facciata monumentale. Mentre l’immagine delle
cantine comunica la solidità dell’azienda attraverso
pochi elementi (un basamento in pietra a bugne, una
teoria di finestre ad arco, un coronamento intona-
cato e un lieve aggetto terminale), il linguaggio del
palazzo di famiglia preferisce ricorrere a un vocabolario d’ascendenza palladiana. Se il mattone celebra
il mondo del lavoro, il marmo nobilita la residenza
dell’imprenditore.
A differenza delle odierne architetture per il gusto
- che nel caso delle cantine e delle aziende vinicole
tendono a privilegiare i temi della natura, del paesaggio e della vita in villa -, Egidio Dabbeni opta per una
forte connotazione urbana, usando tipologie desunte
direttamente dalle fabbriche e dalle officine. Anche
il rapporto con la città scaturisce più da un’idea di
chiusura che non d’apertura: i prospetti e i profili della
birreria Wüher e delle cantine Folonari sono orgogliosamente ritmati dalle simmetrie dei portali e dalla
griglia regolare delle bucature. Maestosità e rigore ne
costituiscono la cifra stilistica: qualcosa che ricorda
l’aura favolistica dell’Esposizione bresciana del 1904,
ma che ormai ha fatto i conti con la realtà.
LA BIRRERIA WÜHRER
E LA CANTINA FOLONARI
E G I D I O D A B B E N I O P TA P E R U N A F O R T E C O N N O TA Z I O N E
U R B A N A , U S A N D O T I P O LO G I E D E S U N T E D I R E T TA M E N T E
D A L L E FA B B R I C H E E D A L L E O F F I C I N E .
A N C H E I L R A P P O R T O C O N L A C I T TÀ S C AT U R I S C E
P I Ù D A U N ’ I D E A D I C H I U S U R A C H E N O N D ’A P E R T U R A
13
FLAVIO
ALBANESE
OGGI
RISTRUTTURAZIONE E AMPLIAMENTO
CANTINE BERSI SERLINI
ARCHITETTO
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OGGI
ARCHITETTO
FLAVIO
ALBANESE
16
IL CORPO CENTRALE DELLA
SEDE STORICA È STATO PRESERVATO,
AVENDO CURA DI MANTENERE
LA CORTE INTERNA COME PUNTO
NEVRALGICO DELL’AZIENDA VINICOLA
La sede dell’intervento si trova a pochi passi da
Brescia, nel tessuto di vigneti e specchi d’acqua che
contrappunta le colline moreniche della Franciacorta.
Il progetto si sviluppa su una superficie di 3.200 mq
fuori terra per quanto concerne il restauro delle
strutture già esistenti, e in un aumento di circa 2000
mq della parte interrata destinata alle cantine, che
denota la parte interamente nuova dell’intervento.
Si possono individuare tre livelli di progettazione
che contrassegnano tre approcci differenti alle fasi
di concetto: il restauro di un convento benedettino
del ‘400, il ripristino e la riqualificazione degli edifici
creati nel tempo per supportare l’attività vinicola, la
progettazione di uno spazio di produzione nuovo ed
ipogeo.
Il corpo centrale della sede storica è stato preservato, avendo cura di mantenere la corte interna come
punto nevralgico dell’azienda vinicola.
I portici dell’edificato sono stati chiusi da grandi
pareti di vetro scorrevole che mettono in relazione la
natura circostante con i vigneti, mentre una pelle di
doghe in legno veste i nuovi manufatti.
Gli edifici della zona di ingresso sono stati riorganizzati in modo da risultare più efficaci verso le
esigenze di un’azienda contemporanea: nuovi uffici,
magazzino, showroom, spazi predisposti per un uso
ricettivo, con locali per la ristorazione, cucine, sale,
camere da letto, superfici per l’arte contemporanea.
La produzione è dislocata sottoterra, segnando una
separazione verticale tra fase ideati e fase produttiva. Lo scavo della caverna è stato mantenuto grezzo,
lasciando visibile nella roccia la sezione stratigrafica
del terreno.
Il programma di cantiere è stato studiato con una
pianificazione sequenziale delle azioni architettoniche, con l’intento di non ostacolare l’attività
produttiva.
OGGI
ARCHITETTO
FLAVIO
ALBANESE
18
FLAVIO ALBANESE (VICENZA,1951)
VIVE TRA VICENZA, MILANO, PALERMO E
PANTELLERIA. AUTODIDATTA, HA COSTRUITO
LA SUA PROFESSIONALITÀ ATTRAVERSO UNA
FORMAZIONE ESTRANEA AI PERCORSI ACCADEMICI,
CHE LO HA PORTATO AD OCCUPARSI CON PASSIONE
DI ARCHITETTURA, DESIGN, ARTE, FILOSOFIA,
LETTERATURA, CUCINA, TUTTE INTERPRETATE
SOTTO IL SEGNO DELLA CONTEMPORANEITÀ.
COLLEZIONISTA, CERCA DA SEMPRE DI CREARE
SPAZI SPERIMENTALI IN CUI L’ARCHITETTURA E
L’ARTE SI CONTAMINANO, COMMISSIONANDO
OPERE SITE SPECIFIC AD ALCUNI TRA I PIÙ NOTI
ARTISTI CONTEMPORANEI.
NEL 1987 FONDA CON FRANCO ALBANESE LO
STUDIO DI ARCHITETTURA ASA STUDIOALBANESE,
CHE ATTUALMENTE CONTA DI OLTRE QUARANTA
COLLABORATORI DISTRIBUITI NELLE TRE SEDI DI
VICENZA, MILANO E PALERMO.
CON IL SUO STUDIO È STATO IMPEGNATO IN PROGETTI
DI DIVERSA SCALA, PREVALENTEMENTE IN ITALIA,
MA ANCHE IN EUROPA, ASIA E NEGLI USA: EDIFICI
RESIDENZIALI, STRUTTURE RICETTIVE, UFFICI
DIREZIONALI, RIQUALIFICAZIONE PAESAGGISTICA
E POST-INDUSTRIALE, PROGETTI URBANISTICI,
ALLESTIMENTI DI SPAZI CULTURALI E DI EVENTI
ARTISTICI, EDITORIA.
NEL 2007 VIENE INVITATO A PARTECIPARE AL CONCEPT
PER LA RIQUALIFICAZIONE DI PECHINO, SU
MASTERPLAN DELLO STUDIO OMA DI REM KOOLHAAS.
FLAVIO ALBANESE HA FATTO PARTE DEL COMITATO
SCIENTIFICO DI DOMUS ACADEMY, COORDINA L’OFFICINA
DEL PORTO DI PALERMO E TIENE CONFERENZE IN TUTTO
IL MONDO.
DAL MAGGIO DEL 2007 È DIRETTORE DELLA RIVISTA
INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA DOMUS.
2007
DIRETTORE
DELLA RIVISTA
DOMUS
COMMITTENTE: AZIENDA BERSI SERLINI
PROGETTISTA: ASA STUDIOALBANESE
LUOGO: FRANCIACORTA (BRESCIA)
SUPERFICIE: 3200+2000 MQ
REALIZZAZIONE: 2002/2006
RISTRUTTURAZIONE E AMPLIAMENTO
CANTINE BERSI SERLINI
LO SCAVO DELLA CAVERNA
È STATO MANTENUTO GREZZO,
LASCIANDO VISIBILE NELLA ROCCIA LA
SEZIONE STRATIGRAFICA DEL TERRENO
19
OGGI
ARCHITETTO
CORRADO
BORSONI
20
Che la cantina come gesto architettonico diventasse negli ultimi decenni un fiore all’occhiello dei
produttori vinicoli grandi e piccoli come indispensabile gesto per entrare dalla porta principale nel
nuovo mercato globale è un dato incontestabile:
lo dimostrano le innumerevoli “prove d’autore”
documentate dalla più significativa editoria del
settore. Ma c’è sicuramente qualcosa di più, e
cioè la curiosità e quindi l’impegno più sofisticato
dei progettisti, che spesso sul campo (è proprio
il caso di dirlo) si trovano a misurarsi con una
trasformazione totale del prodotto in uno spazio
naturale e in un procedimento che sotto molti
aspetti è immutabile durante tutto l’arco della
storia dell’uomo.
Quando poi, come in questo caso, si è trattato di
costruire ex novo proprio in mezzo a terreni di
antica tradizione in un luogo paesaggisticamente
orgoglioso di sé, l’impegno di chi progetta si fa
gusto dell’edificare inventando per la funzione un
ruolo che confina con il gesto poetico.
Allora più che mai il rapporto tra creazione
e committenza si fa stretto e interattivo: dai
grappoli raccolti tutto intorno al prodotto finito
pronto per il rito della stappatura e dell’assaggio,
il controllo progressivo parte sì dalla vendemmia
ma attraversa le molte fasi della produzione esaltando di volta in volta la ricerca della funzionalità
complessiva, della nuova offerta di materiali
costruttivi, della vivibilità del lavoro, della suggestione degli ambienti.
Ecco dunque il tentativo, nel caso delle cantine
Pasini, di realizzare un contenitore che, adagiato
naturalmente fra i campi della Raffa di Puegnago,
appare quasi scarno, semplice, senza concessioni
al gesto forzosamente originale come avvenuto in
altri casi o al decoro come pura esibizione: ma la
apparentemente rigida funzionalità rivela valori
espressivi che vengono da pochi accenni nel design e soprattutto dall’uso dei materiali e del loro
accostamento espressivo.
E la barricaia è come una cattedrale silenziosa,
che invita a una meditazione che risale alle origini
della civiltà.
“ UN CONTENITORE CHE, ADAGIATO
NATURALMENTE FRA I CAMPI
DELLA RAFFA DI PUEGNAGO,
APPARE QUASI SCARNO, SEMPLICE”
21
OGGI
LA CANTINA PASINI
SUL LAGO DI GARDA
OGGI
ARCHITETTO
CORRADO
BORSONI
22
CORRADO BORSONI
NASCE A BRESCIA NEL 1954,
SI LAUREA IN ARCHITETTURA A VENEZIA
NEL 1978 CON ALDO ROSSI. NEL 1980 APRE
IL PROPRIO STUDIO A BRESCIA, CITTÀ NELLA
QUALE VIVE. SI OCCUPA DI DESIGN INDUSTRIALE,
DI ARCHITETTURA D’INTERNI, E DI ARCHITETTURA RESIDENZIALE ED INDUSTRIALE. TIENE UN
CORSO DI INTERIOR DESIGN ALL’ACCADEMIA DI
BELLE ARTI LABA DI BRESCIA.
“LA BARRICAIA
È COME UNA
CATTEDRALE SILENZIOSA,
CHE INVITA ALLA
MEDITAZIONE”
23
LA CANTINA PASINI
SUL LAGO DI GARDA
COMMITTENTE: PASINI
PROGETTISTA: CORRADO BORSONI
LUOGO: RAFFA DI PUEGNAGO
SUPERFICIE: 3000 MQ
REALIZZAZIONE: 2000
ASTERISKO.ORG
Vetraria PESCINI
Glass Project
“ Il
vetro è il nostro futuro ... e luce sia!“
N U OVO S H OW RO O M
D E D I C ATO A L D E S I G N E A L L’ I N N OVA Z I O N E D E L V E T RO
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Porte Pensiline Balaustre Box doccia Chiusura scale Parapetti scale Pareti divisorie Superfici calpestabili e Complementi di arredo in cristallo
OLIVIERO
BALDINI
ARCHITETTO
25
OGGI
NUOVA PASTICCERIA SAN CARLO
A BRESCIA
OGGI
ARCHITETTO
OLIVIERO
BALDINI
Un’ ex concessionaria in un palazzo anni ‘70 diventa
la nuova location di uno dei più famosi locali di
Brescia, la Pasticceria San Carlo, trasformando la
vecchia officina nel moderno laboratorio.
La particolare forma dell’edificio si è prestata alla
creazione di ampie vetrate inclinate in cristallo stondato provenienti dalla Spagna, lo spazio interno lungo
e stretto viene esaltato dalla presenza del banco
bar di diciasette metri, un austero blocco in cristallo
opalino nero che grazie a luci al neon nella parte sottostante conferisce un’efficace effetto di sospensione.
L’accuratezza degli interni rimanda ad un grande
senso di accoglienza. La ricerca estetica è caratterizzata dalla scelta dei materiali e dei colori, come
le formelle, vassoi alimentari in materiale plastico
bicolore bianco e rosso, utilizzate per rivestire alcune
pareti interne.
L’ambiente riprende i temi dell’architettura anni ‘70,
interrotti da punteggiatura composta da oggetti ispirati a motivi ornamentali barocchi, come i sostegni
dei piani d’appoggio disposti lungo le vetrate laterali
realizzate in legno tagliato a laser e finito con un’affasciante effetto vellutato chiamato «floccatura».
I tavoli aumentano il contrasto tra decorazione e pulizia: parte di essi sono realizzati in cemento lavorato a
colaggio su cui risulta inciso il logo della pasticceria,
sorretto da un parallelepipedo in cemento e da un
piede in metallo stampato dalla carattestica forma
floreale tema di tutto l’esterno. Le quinte in cristallo
che avvolgono questa zona sono intrervallate da tondi
in ottone anticato porta fiori e sorrette da fermagli
floreali in ottone.
Sono di particolare interesse anche i tavoli posizionati
all’interno, realizzati con una semplicissima lamiera
di zinco fotoincisa che riporta il logo del locale, sorrette da un fascio di tondini tropicalizzati rastremati
al centro.
All’interno ci si può sedere su comode poltroncine
lineari in pelle nera con bordino bianco, e dal classico
piedino di forma conica ad altezza regolabile. Oppure
su divani, pezzi unici studiati dall’Architetto: uno
dalla forma classica con la seduta e lo schienale
rivestiti con fasce di tessuto arricciato bianco e nero
a ricreare l’effetto zebratura dei braccioli. L’altro, con
la struttura in legno e il rivestimento della seduta in
corde intrecciate a ricreare un effetto a «frange».
LA PARTICOLARE FORMA DELL’EDIFICIO SI È
PRESTATA ALLA CREAZIONE DI AMPIE VETRATE
INCLINATE IN CRISTALLO STONDATO
PROVENIENTI DALLA SPAGNA
26
27
NUOVA PASTICCERIA
SAN CARLO A BRESCIA
REALIZZAZIONE ARREDO: CHERUBINI GROUP BRESCIA
REALIZZAZIONI FUSIONI PER SOSTEGNO VETRI ESTERNI ZONA TAVOLINI: REALIZZAZIONE PAVIMENTAZIONE IN RESINA: FONDERIA ARTISTICA TONINI F.LLI CARPENDOLO (BRESCIA)
CERETTI PAVIMENTI E RIVESTIMENTI GARDONE VAL TROMPIA (BRESCIA)
REALIZZAZIONE STRUTTURA IN FERRO ZINCATO TROPICALIZZATO PER TAVOLI E SGABELLI:
REALIZZAZIONE FLOCCATURA: MILANO
APOSTOLI SILVANO AZZANO MELLA (BRESCIA)
REALIZZAZIONE FOTOINCISIONE SU ZINCO PER PIANI TAVOLI: REALIZZAZIONE PASSATOIA ESTERNA IN RETE METALLICA: INCISORI BRESCIANI CONCESIO (BRESCIA)
MARIANI FRATELLI SPA CORMANO (MILANO)
ELEMENTI IN VETRO: VETRERIA MENDINI SIRMIONE (BRESCIA)
FORNITURA SEDIE SCAB GIARDINO SPA: COCCAGLIO (BRESCIA)
REALIZZAZIONE FORMELLE IN POLISTIROLO PRESSATO BIANCHE-ROSSE: REALIZZAZIONE RIVESTIMENTO POLTRONCINE, SGABELLI, PANCA: ROBE DI CASA SPA REZZATO (BRESCIA)
TAPPEZZERIA MEAT BRESCIA, TAPPEZZERIA LATINI GOTTOLENGO (BRESCIA)
REALIZZAZIONE ELEMENTI IN CEMENTO (PIANI TAVOLI, BASI PER APPOGGIO FORNITURA CORPI ILLUMINANTI: ALISEI GROUP SRL MILANO
VETRI ESTERNI ZONA TAVOLINI): PIANENGO (CREMONA)
OGGI
ARCHITETTO
OLIVIERO
BALDINI
OLIVIERO BALDINI
NATO A LONATO (BRESCIA) IL 21/06/56,
È RESIDENTE A BRESCIA, IN VIA TORRICELLA DI SOTTO 75. LAUREATO ALLA FACOLTÀ
D’ARCHITETTURA DI FIRENZE NEL 1984 , ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI
DELLA PROVINCIA DI BRESCIA DALL’85 AL N. 907. HA COLLABORATO AL CORSO
DI «COMPOSIZIONE» DAL 1985 AL 1990 PRESSO LA FACOLTÀ D’ARCHITETTURA DI
FIRENZE (DOCENTE PROF. ARCH. ALBERTO BRESCHI), E DAL 1990 AL 2000 ALLO
STESSO CORSO CON DOCENTE PROF. ARCH. FLAVIANO MARIA LORUSSO.
STUDIO PROFESSIONALE A BRESCIA, VICOLO DEL CARRO 4. NEGOZIANTE IN BRESCIA, IN SOCIETÀ CON PENELOPE (SOC. PRO-FORMA SRL) CON UN NEGOZIO DA
UOMO «INTERNO 5» E DI SCARPE-ACCESSORI DONNA «SHOES».
TRA LE MOLTEPLICI REALIZZAZIONI DI SPAZI COMMERCIALI, ALLESTIMENTI E ABITAZIONI RICORDIAMO QUELLE DI FORTE DEI MARMI, BRESCIA, LOS ANGELES, PADOVA,
PIACENZA, BERGAMO, VERONA, RIMINI, MILANO, AREZZO, CREMONA E FIRENZE.
L’AMBIENTE RIPRENDE
I TEMI DELL’ARCHITETTURA
ANNI ‘70, INTERROTTI
DA PUNTEGGIATURA
COMPOSTA DA OGGETTI
ISPIRATI A MOTIVI
ORNAMENTALI BAROCCHI
28
IMPORTO DELL’OPERA: 5.500.000 €
FINANZIAMENTO: 700.000 EURO REGIONE LOMBARDIA; 4.800.000 BARONE PIZZINI
PROGETTO ARCHITETTONICO DIREZIONE LAVORI E COORDINAMENTO GENERALE:
STUDIOAURA CLAUDIO GASPAROTTI ARCHITETTO
PROGETTO STRUTTURALE E DIREZIONE LAVORI: INGEGNERE AUDITORE MASSIMO
CONSULENZA BIOCLIMATICA: ALESSANDRO ROGORA ARCHITETTO
OPERE EDILI IN GENERE E DA PREFABBRICATORE: PAMA PREFABBRICATI REZZATO (BS)
CREDITS PROGETTO CANTINA BARONE PIZZINI
UBICAZIONE: SAN CARLO - PROVAGLIO D’ISEO (BS), LOMBARDIA
COMMITTENTE: BARONE PIZZINI SOC. AGRICOLA P.A.
TIPOLOGIA PRODUZIONE: SPUMANTE DI FRANCIACORTA PRODUZIONE CERTIFICATA BIOLOGICA
INIZIO/FINE LAVORI: GIUGNO 2005/ AGOSTO 2006
SUPERFICIE FONDIARIA TERRENO A VIGNETO SAN CARLO: CIRCA 6.00 HA
SUPERFICIE COPERTA: 5.632,07 MQ
NUOVO EDIFICIO PRODUTTIVO
DELL’AZIENDA BARONE PIZZINI
ECOSOSTENIBILE
30
La collaborazione con l’Azienda agricola Barone
Pizzini Piomarta ha portato lo studio a sviluppare
e realizzare nel tempo alcuni progetti sia in Franciacorta che altrove.
Tra Timoline di Cortefranca e Provaglio d’Iseo
sono stati progettati e realizzati dal 2004 e il 2006
alcuni interventi finalizzati all’ampliamento del ristorante Santa Giulia che si doveva dotare di sale
per banchetti, alla sistemazione di quattro camere
che fungono da Foresteria dell’azienda e infine alla
realizzazione della nuova cantina in località san
Carlo di Provaglio.
L’AMPLIAMENTO DEL RISTORANTE SANTA GIULIA
L’ampliamento del ristorante Santa Giulia avviene
in un sottotetto al primo piano degli edifici rurali
storici della azienda Barone Pizzini a Timoline di
Cortefranca.
L’obiettivo è quello di ricavare degli spazi modulari
per cerimonie e banchetti separabili o collegabili
a seconda delle esigenze collegati alla cucina esi-
stante dalla sede storica ed è immersa nei vigneti
della Franciacorta. La struttura, interrata per due
terzi, sposa materiali e tecnologie che rispondono in modo naturale alle richieste specifiche delle destinazioni d’uso del fabbricato: al pianoterra
sono ubicati gli uffici, lo shop e la degustazione;
dal piano terra al primo interrato (-5.20), a doppia
altezza, si estende l’area destinata alla vinificazione; mentre alla quota di -10,40 (secondo interrato)
metri è localizzata la barricaia e lo stoccaggio dello
spumante in maturazione.
Diversi accessi e quote separano i flussi di merci
(uve in fase di vendemmia, vetri, cartoni, prodotto
in partenza, eccetera), da persone (lavoratori, visitatori, acquirenti dello shop, degli uffici, eccetera).
Si è cercato di realizzare una struttura a basso
consumo energetico, avvalendosi di strategie e
soluzioni bioclimatiche e considerando necessariamente le esigenze del processo produttivo, che
impone una sequenza di percorrenza di lavorazione in caduta, il tutto necessariamente in linea con
LA STRUTTURA,
INTERRATA PER DUE TERZI,
SPOSA MATERIALI E TECNOLOGIE
CHE RISPONDONO IN MODO
NATURALE ALLE RICHIESTE
SPECIFICHE DELLE DESTINAZIONI
D’USO DEL FABBRICATO
stente con un office e dotati di spazi per meeting
e ritrovo. L’intervento consiste nella riutilizzazione
di mq. 1289 del sottotetto sovrastante le aree già
utilizzate a ristorante.
LE CAMERE DELLA FORESTERIA
Nel corpo più alto dell’immobile storico della cantina al secondo piano (sottotetto) su una superficie
di mq140 vengono ricavate quattro camere che
servono da foresteria per i clienti della cantina.
Le camere per la stessa natura degli spazi a disposizione e degli affacci utilizzabili (l’immobile è
vincolato ed individuato in zona A (centro storico)
sono molto diverse l’una dalle altre e quindi adattate ad un tema scelto (la poesia, la musica, il gioco, l’immagine).
LA CANTINA IN LOCALITÀ SAN CARLO
Il nuovo edificio produttivo dell’Azienda Barone
Pizzini sorge in comune di Provaglio d’Iseo poco di-
un prodotto che vuole essere naturale e biologico.
Per rispettare il territorio e la logica che accompagna ormai da anni l’Azienda sono stati impiegati
materiali del territorio e, quando possibile, naturali.
Le murature interrate sono realizzate in calcestruzzo, mentre per il piano fuori terra si è optato
per una struttura a secco, utilizzando elementi in
legno. Per mantenere freschi gli ambienti sotterranei, è stato adottato un sistema di recupero
dell’energia dal terreno composto da una serie di
tubi interrati che permettono l’immissione di aria
di ricambio negli ambienti mediante ventilatori,
mantenendo in tal modo la temperatura stabile.
Si sono realizzati impianti di domotica, di recupero delle acque piovane per l’irrigazione delle aree
verdi, di fitodepurazione per le acque nere e grigie
della cantina e di produzione di energia elettrica
con un impianto fotovoltaico.
Il senso dell’intervento potrebbe essere riassunto con questa riflessione: una cantina è un poco
come un albero. Nel senso che ne vediamo solo
una parte, il resto è nascosto interno alla terra,
radicato. Le porzioni dell’albero nascoste gli danno alimento e lo spingono verso l’alto. Nella parte
della cantina che sta dentro la terra. troviamo la
ragione del suo mostrarsi fuori del suo essere edificio, architettura.
Da questa sua postura nascosta quasi pudica deriva la sua energia, la sua freschezza e vivacità
catturata alla terra e donata ad una bevanda della
terra e dell’uomo: il vino.
Atteggiamenti, materiali e tecnologie leggere
impiegate per testimoniare le proprie idee, e la
coerenza del cammino che sta percorrendo una
azienda legata alla propria terra e rispettosa del
territorio.
31
31
ECOSOSTENIBILE
ECOSOSTENIBILE
PROGETTO ARCHITETTONICO DIREZIONE LAVORI E COORDINAMENTO GENERALE: STUDIOAURA CLAUDIO GASPAROTTI E MARINA TONSI ARCHITETTI
PROGETTO STRUTTURALE E DIREZIONE LAVORI: CELESTE BASSI INGEGNERE
OPERE EDILI IN GENERE: IMPRESA MASSA AMILCARE BIENNO (BS)
ARCHITETTO STUDIO AURA ARCHITETTURA URBANISTICA
LAUREA POLITECNICO DI MILANO ANNO 1994.
ISCRITTA ALL’ALBO DEGLI ARCHITETTI DAL 1996.
ISCRITTA ALL’ALBO CONSULENTI ANAB.
ESPERTA CASA CLIMA JUNIOR NEL TEMPO HA FATTO
PROGETTI E REALIZZATO LAVORI DI ARCHITETTURA E
PAESAGGIO PER COMUNI IN VALLECAMONICA,
VALTROMPIA E IN FRANCIACORTA PER FONDAZIONI,
SOCIETÀ E COMMITTENTI PRIVATI.
DAL 2001 LO STUDIO HA APPROFONDITO E PERSEGUE
PROGETTI CON FINALITÀ ED OBBIETTIVI BIOCLIMATICI.
CORSI DI AGGIORNAMENTO PER IL RESTAURO DEI GIARDINI
STORICI FIRENZE - ROMA (1995 - 96 - 97); CORSO DI
BIOARCHITETTURA ANAB MILANO (1996/1997) (2006/2007).
TESI: PROGETTO PER UNA SCUOLA PER L’INFANZIA;
CORSO DI FORMAZIONE PER PROGETTARE E COSTRUIRE
STRUTTURE DI LEGNO E CASE CON LE NUOVE NORME E
LE TECNOLOGIE CNC TENUTI DAL PROF. ARCH. FRANCO
LANER (MAGGIO 2006); CORSO BASE CASA CLIMA APRILE
2007; CORSO AVANZATO CASA CLIMA MAGGIO 2008.
NUOVO EDIFICIO PRODUTTIVO
DELL’AZIENDA BARONE PIZZINI
PER RISPETTARE
IL TERRITORIO E
LA LOGICA CHE
ACCOMPAGNA ORMAI
DA ANNI L’AZIENDA
SONO STATI IMPIEGATI
MATERIALI DEL
TERRITORIO E,
QUANDO POSSIBILE,
NATURALI
MARINA TONSI
UBICAZIONE: SAN CARLO - PROVAGLIO D’ISEO (BS), LOMBARDIA
COMMITTENTE: BARONE PIZZINI SOC. AGRICOLA P.A.
INIZIO LAVORI: LUGLIO 2002
FINE LAVORI: APRILE 2003
IMPORTO DELL’OPERA: 995.000 EURO
ARCHITETTO STUDIO AURA ARCHITETTURA URBANISTICA
LAUREA A VENEZIA NEL 1972 CON GIANCARLO DE CARLO.
ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DI BRESCIA
DALL’ANNO 1973. ESPERTO CASA CLIMA JUNIOR.
NEL TEMPO HA LAVORATO E SVOLTO CONSULENZE DI
URBANISTICA, ARCHITETTURA E PAESAGGIO PER LA
REGIONE LOMBARDIA IL MAGISTRATO PER IL PO,
IL COMUNE DI MILANO, COMMISSIONE PRO NATURA ALPINA
DEL CAI, SCARL NAVIGLI, COMUNITÀ MONTANE E NUMEROSI
COMUNI IN VALLECAMONICA, VALTROMPIA, SEBINO E
FRANCIACORTA.
PER FONDAZIONI, SOCIETÀ E COMMITTENTI PRIVATI HA
SVOLTO LAVORI E CONSULENZE A BERGAMO, BRESCIA,
MILANO, ROMA, GROSSETO, ANCONA, TARANTO, URFA
(TURKIA), CIMALTENANGO (GUATEMALA), PECK (KOSSOVO).
DAL 2001 LO STUDIO HA APPROFONDITO E PERSEGUE
PROGETTI CON FINALITÀ ED OBBIETTIVI BIOCLIMATICI.
COLLABORAZIONI CON GLI ARCHITETTI GIORGIO
MORPURGO, ALFREDO VIGANÒ, GIOVANNI BETTINI,
GIULIO PONTI, GIANNI SCUDO, BERNARDO SECCHI, ANDREA
TOSI, GIORGIO LOMBARDI, ALESSANDRO ROGORA E
STUDIO AZZURRO.
SUOI PROGETTI SONO PUBBLICATI DA ELECTA, EDIZIONI
PEI, MAGGIOLI EDITORE, EDIZIONI SOLE 24 ORE, EDICOM
EDIZIONI, BEMA EDITRICE, GRAFO EDIZIONI.
CREDITS PROGETTO AMPLIAMENTO DEL RISTORANTE SANTA GIULIA E CREAZIONE DELLE CAMERE-FORESTERIA
CLAUDIO GASPAROTTI
33
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THE
PROJECT
36
HD
CHIMICA AL SERVIZIO
HOME DESIGN LA
DELLA BELLEZZA
PAOLO BALDI
La chimica al servizio della bellezza:
potrebbe essere questo lo slogan più adatto
per definire l’attività di una azienda di
Gussago che, senza retorica, dà sostanza e
concretezza al mito del «made in Italy»; di
quella creatività nazionale che ha fatto e fa
la differenza in tutto il mondo. La chimica,
quella applicata alla produzione di resine e
sostanze trattanti per pavimenti (in cotto,
pietra, marmo, eccetera), ha rappresentato
il punto di partenza e di sviluppo di Chimica
Italia, un’impresa che lavora e crea nello
stabilimento di via Donatori di Sangue. E
successivamente, combinando tecnologie
moderne e ricerca con materiali e sapienze molto antiche, quella stessa scienza
ha consentito di dare vita a qualcosa di
molto speciale; a prodotti che proposti con
i marchi HD (Home Design) e con l’ancora
più evocativo Terre&Colors hanno permesso e permettono di reinventare gli spazi
dell’abitare.
In sintesi, l’idea sviluppata e oggi continuamente aggiornata da Ruggero Caratti
e da Pierpaolo Smussi (insieme nella foto)
prevedeva la realizzazione di un rivestimen-
to plastico multiforme e facile da installare, che consentisse di personalizzare gli
spazi. C’è voluto del tempo, ma l’idea si è
concretizzata e si è evoluta davvero molto,
trasferendosi dai pavimenti alle pareti,
passando ai soffitti e diventando poi un
«vestito» perfetto anche per arredi di ogni
genere e materiale.
Oggi questa idea si chiama «pasta di
cemento» e ha raggiunto un numero davvero incredibile di declinazioni formali e cromatiche, ma tutto è partito da un materiale
molto antico e complesso, quel «pastellone
L’IDEA MOLTO SPECIALE
DELL’AZIENDA DI GUSSAGO:
LA «PASTA DI CEMENTO»
veneziano» inventato e ampiamente usato
dal Palladio nel Settecento sul quale HD ha
iniziato a lavorare e sperimentare insieme ad
una prestigiosa realtà veneta dei mosaici.
«Quindici anni fa abbiamo scoperto un
mondo - racconta Ruggero Caratti -, e subito
il nostro pensiero è stato rivolto all’attualizzazione di quel prodotto; alla produzione
di qualcosa di simile ma con caratteristiche
tecniche migliori per quanto riguarda installazione e manutenzione». La cosa ha iniziato
a prendere corpo dopo un’altra esperienza sul
campo: una visita a Roussillon, in Provenza,
dove Van Gogh «grattava» la polvere ocra che
copre le rocce di questo affascinante luogo,
necessaria alla preparazione dei suoi colori.
Mescolando gli antichi colori derivati dagli
ossidi e dalla pietre con i nuovi materiali, la
coppia Caratti-Smussi ha compiuto i primi
esperimenti, eliminando il massello di calce
e inserendo la polvere di cemento e di altri
inerti.
Oggi la visita nella sede di HD regala
un’esperienza cromatica davvero speciale:
la «pasta», diventata elemento di arredo,
assume ogni colorazione, con uno strato di
appena un paio di millimetri e con consistenze, «grana» e sfumature infinite per rivestire
pavimenti, pareti, mobili, architetture in ogni
materiale, dal cemento all’acciaio passando
per il cartongesso. È il materiale ideale per
personalizzare veramente una casa, un locale
o degli elementi d’arredo; e grazie a una
sapiente combinazione con le resine che qui
sono di casa, può diventare tranquillamente
anche il «vestito» di ambienti difficili, come le
cucine o i bagni, e caratterizzare senza fastidi
strutturali o di sicurezza anche ambienti
esterni e molto frequentati. E in più, conserva
37
HD HOME DESIGN
INDIRIZZO: VIA DONATORI DI SANGUE 113 - GUSSAGO (BRESCIA)
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01
THE
PROJECT
UN «VESTITO» PERFETTO
PER ARREDI DI OGNI GENERE E MATERIALE
38
il fascino del lavoro artigianale, perchè pur
trattandosi di un materiale moderno, la
messa in opera richiede ancora l’abilità di
un posatore che la esegue a mano.
Questa è la risposta perfetta per
rendere speciali e «caldi» gli ambienti
minimali, ma anche per esaltare la suggestione di architetture antiche. Ed ha trovato
applicazione in spazi prestigiosi. Se infatti
l’azienda gussaghese ha firmato (solo per
fare qualche citazione) gli interni del Mega-
store Armani di Milano o della nota beauty
farm Villa Paradiso, per quanto riguarda
le residenze private ha curato il look delle
case (sempre per citarne qualcuna) di Paolo
Maldini, Laura Pausini, Eros Ramazzotti e
Amadeus. Insomma, un grande successo
che ha già superato i confini nazionali. «Abbiamo importanti contatti con architetti di
Dubai per interventi nel settore alberghiero
- sottolinea Pierpaolo Smussi -, e un altro
canale di peso è rappresentato dall’India: i
nostri prodotti sono piaciuti moltissimo, e
verranno utilizzati in una serie di insediamenti residenziali di alto livello la cui
costruzione è affidata ad un’impresa di
Milano».
Insomma, la strada è aperta, e diventerà probabilmente ancora più interessante
con l’apertura il prossimo anno di uno show
room a Milano, e con la presentazione di
una nuova idea, per ora ovviamente segreta, al prossimo Salone del Mobile.
PUR TRATTANDOSI DI
UN MATERIALE MODERNO,
LA MESSA IN OPERA RICHIEDE
ANCORA L’ABILITÀ DI UN POSATORE
CHE LA ESEGUE A MANO
UN RIVESTIMENTO IDEALE PER SPA,
ALBERGHI E RISTORANTI
La versatilità del materiale inventato e costantemente reinventato dalla Home Design (che non
viene venduto, ma rigorosamente posato dal personale della stessa azienda) sta aprendo spazi
sempre più interessanti. Grazie alla possibilità di combinare forme e consistenze con le luci, questo
rivestimento «olistico» è l’ideale per il completamento di «Spa» e centri relax. Mentre per via della
leggerezza si rivela per esempio ideale nella costruzione di bagni modulari a destinazione alberghiera: un settore promettente. E infine, grazie al ridottissimo spessore di
piani di calpestìo e pareti, l’installazione non richiede costose e complicate demolizioni quando si tratta di operare su superfici già esistenti.
Ma leggerezza significa anche resistenza? Oggi sì: resistenza al calpestìo e agli agenti atmosferici. E sicurezza in ogni condizione di tempo. Un esempio deriva dal primo
«vestito» per esterni di uno spazio pubblico (quelli solo privati non mancano di certo), e arriva da Sirmione, dove HD ha curato l’allestimento del Ristorante Tancredi,
realizzato sul vecchio molo di proprietà di un famoso tenore del primo Novecento: Pasero Tancredi.
39
«LA COSA HA PRESO CORPO DOPO UNA VISITA ALLE CAVE
DI ROUSSILLON, DOVE VAN GOGH “GRATTAVA” LA POLVERE OCRA
PER PREPARARE I SUOI COLORI»
Tutti i Franciacorta a Prezzo di Cantina
Erbusco, (Bs) - Via Iseo, 98 - Tel. 030 7751116 - [email protected]
41
L’ETRANGER
PETRA: UN PROGETTO
COSTRUITO INTORNO AL VINO
STRUTTURE IN LEGNO LAMELLARE: ING. RENZO GARUFFINI
RESPONSABILE SICUREZZA IN FASE DI PROGETTO: ING. DARIO TOGNALI
PROGETTO IMPIANTI: ING. GLAUCO FONTANIVE
INDAGINE ECOLOGICA: S.G.A. INGG. UFFREDUZZI / SABATINI
DIREZIONE LAVORI: VITTORIO MORETTI
DIREZIONE ARCHITETTONICA: ARCHITETTO MARIO BOTTA
DIREZIONE STRUTTURALE: ING. EVANGELISTA ZAMPATTI
MARIO BOTTA L’ETRANGER
CANTINA PETRA
PROGETTO ARCHITETTONICO: ARCHITETTO MARIO BOTTA
COLLABORATORI: ARCH. MAURIZIO PELLI, ARCH. ANTONIO ANNALORO, ARCH. GABRIELE PRIAMI
UFFICIO TECNICO: MORETTI SPA
DIRETTORE TECNICO: ING. EVANGELISTA ZAMPATTI
COORDINATORE: LEONARDO PEDRALI
ESECUTIVO STRUTTURALE E ARCHITETTONICO: ARCH. STEFANO FRANZONI
STRUTTURE IN C.A.: ING. CARLO MONTAGNOLI
42
“IL PROGETTO VUOLE ESSERE
UNA REINTERPRETAZIONE
DELLE ANTICHE DIMORE DI
CAMPAGNA TOSCANE IN CUI
IL DISEGNO DELLE COLTIVAZIONI,
IN QUESTO CASO I VIGNETI,
ERA PARTE INTEGRANTE DEL
DISEGNO ARCHITETTONICO”.
Petra, come “pietra” in latino. Come
la solidità dell’impegno su cui hanno
fondato il loro progetto Francesca e
Vittorio Moretti, figlia e padre. Come
i frammenti ritrovati in questi suoli a
testimonianza di un lontano passato
che dalla civiltà micenea conduce sino
all’Etruria e da questa alla Francia.
Come la pietra sacra del genius loci,
lo spirito del luogo che è stato qui indagato, interpretato e infine narrato
attraverso l’esperienza dei sensi applicata al risultato e coincidente con i
vini: Petra IGT Toscana, Ebo Doc Val di
Cornia DOC, Quercegobbe Igt Toscana,
Zingari Igt Toscana ed un pregiato olio
extravergine d’oliva.
Un progetto ambizioso che pretende di interpretare il territorio, coglierne
i caratteri che lo rendono unico facendone un’area viticola eccezionale. Per
esserne all’altezza, Vittorio Moretti
ha affidato l’indagine agronomica al
prof. Attilio Scienza, massimo esperto di zonazione, mentre la struttura è
stata progettata da Mario Botta che ha
attribuito alla cantina lo status di una
vera e propria architettura del lavoro e
dell’accoglienza.
Il progetto dell’azienda Petra è la
”messa in forma” di uno schema iniziale che Vittorio Moretti, imprenditore
e produttore, ha affidato all’architetto
Mario Botta.
Questo schema prevedeva una distribuzione degli spazi e delle funzioni
secondo il ruolo che Vittorio Moretti
attribuisce ad una cantina. Nel suo
pensiero, essa è prima di tutto luogo
di trasformazione e di invecchiamento,
ma anche luogo di accoglienza e quindi
di scambio di culture e di esperienze.
Non da ultimo, è veicolo di comunicazione dei valori dell’azienda, del vino e
del produttore.
Per questo motivo, Petra può essere
definita un’architettura al servizio delle esigenze tecnologiche ed espressive
del produttore. L’aspetto sorprendente
è la conferma dell’attualità di un principio che ha regolato la grande architettura in ogni tempo:
IL RAPPORTO CON L’AMBIENTE
E CON LE FUNZIONI DI LAVORO E DI
VITA È LA CONDIZIONE FONDANTE DI
UN’ARCHITETTURA DI QUALITÀ.
PETRA È STATA PROGETTATA DALL’ARCHITETTO SVIZZERO
MARIO BOTTA, PER LA PRIMA VOLTA IMPEGNATO A TROVARE UNA
SOLUZIONE COSTRUTTIVA CHE ESPRIMESSE AL MEGLIO LE ESIGENZE DI UNA CANTINA. IL SUO PROGETTO SI PRESENTA CON
LA FORTE IMMAGINE PLASTICA DI UN CILINDRO IN PIETRA SEZIONATO CON UN PIANO
INCLINATO PARALLELO
PETRA: IL PROGETTO
ALLA COLLINA E DUE
CORPI EDILIZI PORTICAARCHITETTONICO
TI AI LATI. “IL PROGETTO
– DICHIARA MARIO BOTTA - VUOLE ESSERE UNA REINTERPRETAZIONE DELLE ANTICHE DIMORE DI CAMPAGNA TOSCANE IN CUI IL
DISEGNO DELLE COLTIVAZIONI, IN QUESTO CASO I VIGNETI, ERA
PARTE INTEGRANTE DEL DISEGNO ARCHITETTONICO”. IL CILINDRO IN PIETRA DEL CORPO CENTRALE È INFATTI CIRCONDATO
DA UNA ZONA VEGETATIVA CHE CREA UN EFFETTO CROMATICO
MUTEVOLE A SECONDA DELLE STAGIONI. NEL COMPLESSO, L’EDIFICIO SI CONNOTA COME UN “GRANDE FIORE” CHE SI ESTENDE
LUNGO TUTTA LA COLLINA RIDEFINENDONE IL PAESAGGIO. PER
LA COSTRUZIONE, MARIO BOTTA SI È AVVALSO DEL SUPPORTO
DELLO STAFF TECNICO DELLA DIVISIONE EDILIZIA DEL GRUPPO
MORETTI CHE HA CURATO ED ESEGUITO INTERAMENTE IL PROGETTO DI FABBRICAZIONE. NELL’AZIENDA PETRA, VITTORIO MORETTI HA RICERCATO L’IDEALE EQUILIBRIO TRA LA NECESSARIA
QUALITÀ PRAGMATICA DI UN EDIFICIO CREATO AD ESATTA MISURA
DEL CICLO PRODUTTIVO E L’ASPETTO ESTETICO DI UN LUOGO CHE
NASCE COME ESPRESSIONE E DISVELAMENTO DEL TERRITORIO
DA CUI TRAE IDENTITÀ. UN ENTUSIASMANTE PERCORSO CHE IN
UN SOLO PROGETTO HA VISTO LA SINTESI ESPRESSIVA DI UN IMPEGNO IMPRENDITORIALE CHE VITTORIO MORETTI HA PROFUSO
CON LA STESSA COERENZA DI INTENTI NEL CAMPO DELLE COSTRUZIONI COSÌ COME NEL COMPARTO VITIVINICOLO.
IL RAPPORTO CON L’AMBIENTE
E CON LE FUNZIONI DI LAVORO E DI VITA
È LA CONDIZIONE FONDANTE
DI UN’ARCHITETTURA DI QUALITÀ
MARIO BOTTA
CANTINA PETRA L’ETRANGER
MARIO BOTTA
LUGANO, AGOSTO 2003
43
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LA TRAMA GEOMETRICA DELLA VIGNA
CONTRASTA L’ANDAMENTO OROGRAFICO
ONDULATO DEL SUOLO SOVRAPPONENDO
UN DISEGNO RAZIONALE CHE EVIDENZIA
LA MISURA, LA BELLEZZA,
LA PROFONDITÀ DEL PAESAGGIO.
cilindrico rivestito di pietra che nella parte
superiore è sezionato con un piano inclinato parallelo alla collina. È questa del cilindro
sezionato un’immagine forte che si presenta
come anello di pietra sopra il territorio coltivato, una presenza inattesa, un volto geometrico, totemico nuovo e nel contempo arcaico,
facilmente leggibile, quasi fosse un logo, anche da lontano; una forma compiuta, un’immagine che per la perentorietà del disegno
plastico contrasta l’andamento della superficie ondulata dei vigneti che lo circondano.
Il cilindro accoglie all’interno le attività di
ingresso e al centro i serbatoi della vinificazione (bellissimi nel loro acciaio rosettato) e
ai livelli superiori l’arrivo dell’uva vendemmiata, la zona di pigiatura e le attività legate
alla produzione e ai controlli.
Al pianoterra, nella profondità oltre il cuore centrale e lo spazio riservato alle botti in
rovere per l’invecchiamento del vino, Vittorio
Moretti ha voluto una lunga galleria che penetra la montagna fino ad arrestarsi di fronte
ad una parete di roccia dove nel cuore della
collina diviene un luogo conclusivo, uno spazio di incontro o forse di riflessione lontano
dal cuore tecnico di produzione delle stanze
iniziali. È questa galleria un percorso misterioso che porta idealmente verso il ventre
della montagna, un cordone ombelicale che
ci lega alla terra madre.
Ora, ricordo uno schema che Vittorio Moretti mi aveva portato al momento dell’impostazione del progetto; uno schizzo con
appuntato un cerchio con ai lati due braccia
rettangolari. È esattamente quanto il progetto ha elaborato nel disegno finale; la cantina di Suvereto è la messa in forma di quello
schema iniziale.
Talvolta, anche le immagini che a prima
vista appaiono sorprendenti e misteriose
nascono dall’incontro fra un segno semplice
primario e il filtro di una memoria ancestrale
che d’improvviso riconosciamo come un valore che ci appartiene e nel quale ci identifichiamo.
Forse, fra le qualità più sorprendenti e fra
i segreti più preziosi dell’opera di architettura dobbiamo annoverare quella particolare
capacità di dare immagine anche a quelle
emozioni sfuggevoli e incerte che tessono il
territorio della memoria.
MARIO BOTTA
CANTINA PETRA L’ETRANGER
Quando Vittorio Moretti mi chiese di disegnare questa cantina per i nuovi vigneti
di Suvereto, mi è parso di capire che, al di
là degli aspetti funzionali, cercasse soprattutto un’immagine capace di comunicare la
passione e l’impegno necessari a sorreggere
questa sua avventura.
Produrre un buon
vino, estrarre dalla terra e dal sole
di quanto
UNA CANTINA ilsiameglio
possibile è un
A SUVERETO impegno che ha accompagnato la storia dell’uomo. Il confronto con la terra nel
tentativo di piegarla ai propri intendimenti è
un lavoro che chiede dedizione, fatica, competenze.
Coltivare la vigna impone una visione
di ampio respiro che si prolunga nel tempo
sull’arco di alcuni decenni, richiede un controllo del paesaggio dove il territorio interessato non tollera incertezze o approssimazioni. Le nuove colture, nell’allinearsi rigoroso
in filari, esigono tracciati geometrici precisi,
interassi regolari fra i vitigni, inclinazioni del
suolo e orientamento controllati.
I vigneti hanno una straordinaria capacità
di incidere sul disegno della campagna con
i loro reticoli geometrici inattesi che danno
ordine e leggibilità ad un territorio a volte
disordinato e incerto. La trama geometrica
della vigna contrasta l’andamento orografico
ondulato del suolo sovrapponendo un disegno razionale che evidenzia la misura, la bellezza, la profondità del paesaggio.
È nella prospettiva di un simile riordino
del territorio ai piedi della campagna collinare di Suvereto che ho intrapreso il progetto
per questa nuova cantina.
Ho immaginato il nuovo intervento inserito
nelle pendici della montagna con il solo fronte a valle fuori terra posto su un pianoro allungato dove si svolgono le attività di ingresso
immerse fra le vigne che lo accolgono.
L’allineamento del fronte costruito segna il cambiamento di direzione dei vigneti;
perpendicolari alla costruzione sulle pendici
della collina retrostante e ordinati secondo
filari posti a quarantacinque gradi nei territori dalla pianura a valle; è la posizione della
costruzione che articola il cambiamento del
disegno dei filari. Il fronte allungato orizzontale dell’edificio a un solo piano fa sì che la
profondità del volume resti nella collina, dove
il terreno è riordinato secondo la pendenza
naturale.
Al centro del lungo fronte costruito si
innalza dalla quota di ingresso, un volume
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FOOD
+
DESIGN
PROGETTO: ANTONIO GARDONI
PH. OTTAVIO TOMASINI
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ACHILLE CASTIGLIONI:
LAMPADA SPLÜGEN BRÄU FLOS
DESIGN
QUEL «RIFLETTORE METALLICO»
COSÌ RICCO DI FASCINO
In occasione del progetto della Birreria Splügen Bräu del 1960 a Milano,
Achille Castiglioni affermava che questo
locale avrebbe dovuto essere «molto
milanese», e siccome secondo lo stesso architetto «i milanesi sono bauscia e
gli piace farsi vedere», questi andavano
messi in vetrina.
La birreria, ristorante e tavola calda,
distrutta nei primi anni Ottanta, era sorta
a Milano, in corso Europa, al piano terra
di una costruzione di Luigi Caccia Dominioni.
L’insegna esterna, luminosa e disposta in verticale, era stata disegnata
da Max Huber, autore tra l’altro di tutta
la parte grafica del locale, dalle iscrizioni sulle posate, sui bicchieri e sui piatti,
sino all’impaginazione delle liste dei vini
e del menù.
Una perfetta fotografia del locale può
essere ricavata dalla descrizione che Lorenzo Berni fece su Panorama il 10 agosto 1981: «Così la memoria, nella birreria Splügen, correva su un immaginario
vagone ristorante in cui gli alti schienali
delle panche delimitavano lo spazio formando a un tempo separées e piccoli
palchi: lo stare, il parlare, il cibo con i
tavolini disposti su tre livelli diversi riacquistavano una loro ancestrale dimensione di spettacolo. Nel raffinato vagone
dai listoni di noce, dalle lastre di trachite
intarsiate con ardesia grigia, dagli ottoni
lucidati alle formelle in ceramica fino alla
famosa lampada dal riflettore metallico a
sezione ondulata...».
La lampada a cui ci si riferisce è appunto la lampada poi prodotta in serie a
partire dal 1961, con il nome di Splügen
Bräu.
Nata per risolvere le esigenze specifiche dell’illuminazione dei tavoli, è sta-
GIULIANO VENTURELLI
ta pensata con un riflettore in alluminio
lucidato ondulato per poter massimizzare la superficie disperdente del calore.
Grazie alle camere d’aria che venivano a
formarsi all’interno del riflettore stesso,
era così possibile ridurre notevolmente
il surriscaldamento della sorgente luminosa. Questa particolare conformazione
del riflettore ha peraltro contribuito a
renderla perfettamente riconoscibile,
tanto da risultare un vero e proprio classico dell’illuminazione a sospensione da
tavolo, ancora oggi ricca di fascino ed
appeal.
L’OGGETTO,
PRODOTTO IN SERIE
DAL 1961,
PRESE IL NOME
DALLA BIRRERIA
MILANESE
ERA NATA PER RISOLVERE LE ESIGENZE SPECIFICHE DELL’ILLUMINAZIONE DEI TAVOLI
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49
DESIGN
02
THE
PROJECT
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OLFING
LISA CESCO
Sono oggetti che si differenziano, pensati
per dare benessere a chi li vive, con un occhio
all’estetica e all’influenza che esercitano sulle
persone. Nascono così gli arredamenti, gli
oggetti design, i complementi di illuminazione
ideati da Olfing, giovane azienda bresciana
nata formalmente agli inizi del 2009, ma forte
di un’esperienza decennale nel campo della
progettazione di arredi.
«Cerchiamo di offrire lavori sempre esclusivi, sviluppati e personalizzati sull’esigenza del
cliente, e adattati all’ambiente in cui dovranno
“vivere”», dice l’architetto Massimo Palazzani,
socio titolare di Olfing.
Il segreto, alla fine, sta tutto nella soddisfazione del cliente: «E’ nel piacere dei fruitori
che abbiamo la prova di aver centrato l’esigenza
pratica di funzionalità con l’aspettativa estetica».
La filosofia che si nasconde dietro i tavoli che
abbinano la calda maiolica con l’acciaio non
trattato, dietro i decori, i materiali e i disegni
degli arredi è quella del «piacevolmente bello»,
L’ARREDAMENTO «PIACEVOLMENTE BELLO»
L’AZIENDA DI VIA PUSTERLA
CURA LA PROGETTAZIONE
DEGLI ARREDI E NE SEGUE
LA REALIZZAZIONE
sensazione trasmessa da un mobile che sappia
abbinare un piacere estetico a quello offerto dal
comfort.
Olfing cura la progettazione degli arredi e ne
segue la realizzazione, affidata a selezionate ditte o a realtà artigianali, puntando ad intercettare
in anticipo tendenze e linee creative.
OLFING
ARCHITETTO: MASSIMO PALAZZANI
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UN MOBILE
DEVE ABBINARE
IL PIACERE ESTETICO
A QUELLO OFFERTO
DAL COMFORT
Su questa lunghezza d’onda sono nate, ancora un
decennio fa, le creazioni con riccioli in ferro verniciato,
secondo un gusto neo-barocco che andava in controtendenza rispetto alle linee essenziali, minimal e hitech allora in voga, offrendo un messaggio di rotondità
e piacere che reinterpretava nel moderno le forme del
passato, e che di lì a qualche anno si sarebbe affermato nel gusto diffuso.
«Ora i percorsi di ricerca che stiamo seguendo
guardano all’anima che è dentro gli oggetti, per
interpretarli secondo un’estetica nuova, esplorando
la perfezione nel moderno, nell’essenza minimale del
materiale», spiega Palazzani.
Fra i materiali si spazia dalla maiolica di tradizione
antica al moderno plexiglas, con una particolare attenzione al disegno - che diventa l’elemento caratterizzante del mobile o dell’oggetto - e all’interazione che si
creerà fra gli arredi e la persona che li abita.
Così sono stati ideati, ad esempio, letti come la
serie «Metamorfosi», che nella testata imbottita dalle
diverse forme - raccolta in un «Abbraccio», sfilata
nelle «Fiamme», riappacificante come un «Orizzonte»
oppure «Arabeggiante» - vuole creare emozioni, quasi
in una sfida giocosa con il fruitore, chiamato a scegliere lo stato d’animo in cui si riconosce di più.
Fra le esperienze di arredo complessivo di spazi
interni va invece annoverato il progetto realizzato a
Milano, in via Savona, su locali di rappresentanza che
fungono come spazio per l’esposizione fuori Salone
del mobile: in questo caso la scelta è stata quella di
intervenire arredando in modo neutro, lavorando su
pavimenti, illuminazione, finiture della volta, per consentire allo spazio di accogliere di volta in volta i diversi
stili delle esposizioni di mobili.
IL TAVOLO DELLA NAZIONALE
DI CALCIO
Sono stati progettati da Olfing i tavoli che facevano bella mostra nelle conferenze stampa della
Nazionale di calcio durante la Confederation
Cup di questa estate. In base ad un accordo con
la FIGC i tavoli, realizzati con una struttura in
ferro bianco e un piano trasparente in plexiglas,
e impreziositi dallo scudo simbolo dell’Italia,
saranno utilizzati a Casa Azzurri anche durante
i Mondiali di calcio in Sudafrica nel 2010, dove
serviranno per le conferenze stampa e le interviste ai giocatori. Nel piano di sviluppo di Olfing c’è
anche l’idea di aprirsi a collaborazioni con architetti, designer e studi professionali, per curare
progetti di arredamento di realtà commerciali
o direzionali. Olfing punta anche ad allargare la
propria attività fuori provincia: in questa prospettiva verrà presentato a breve il catalogo completo
della produzione che illustra filosofia, attività e
prodotti dell’azienda.
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LIGHT
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P R O G E T T O D E L L A LU C E
PER UNA CENA,
A B B I N A N D O L A LU C E
A D O G N I P I AT T O
LIGHT
L’AMORE PER IL CIBO
E LA CAPACITÀ DI
LEGGERE NELL’ARTE
CULINARIA UNA
MANIFESTAZIONE
DELLA PROGETTAZIONE,
SONO STATI TRA
GLI SPUNTI CHE HANNO
AIUTATO MARIO NANNI
A TROVARE LA LUCE
GIUSTA PER ACCOMPAGNARE
LA CENA CREATA
DAL MAESTRO ULIASSI.
PROGETTO DI MARIO NANNI PER IL FESTIVAL
DELL’ARTE CONTEMPORANEA DELLA CITTA’ DI FAENZA.
ma portata: dall’alto delle tessere montate a parete si
apriva un fascio di luce che inquadrava la circonferenza
dei tavoli rotondi, proprio come se gli stessi tavoli fossero il piatto di portata.
La luce ha espresso quindi la messa a fuoco sempre più precisa dei momenti e delle azioni enfatizzandoli
e impreziosendoli, fino ad arrivare a raccontarli con la
luce della liv che compariva a soffitto nel periodo magico del cambio di portata. Quando veniva servita la pietanza si innescava l’ombra di luce della liv, che copriva
con i suoi riflessi di luce bianca l’intero banchetto: lampadine vaganti, lucciole colorate, riflessi di acqua e di
luce sfondavano il soffitto della grande sala e davano il
giusto tono onirico e di aspettativa che contraddistingue
l’attesa di ogni cambio di portata.
Cibo e luce in sintonia, ritmo di sapori e di colori,
danza di movimenti tra camerieri e ombre: questo è stato il gusto della cena del 23 maggio.
UPO COMUNICAZIONE VIABIZZUNO
CIBO E LUCE.
/ CHANNELWEB / PROGETTO WEB)
FUNDRAISING E PEOPLE RAISING: GOODWILL, GIULIA MOCENIGO
CONSULENZA PROGETTO DI ALLESTIMENTO: CRISTOFANI & LELLI ARCHITETTI,
GABRIELE LELLI, ROBERTA BANDINI
DIREZIONE TECNICA E LOGISTICA: COMUNE DI FAENZA - SERVIZIO CULTURA
PROGETTO LUCE SERATA DI INAUGURAZIONE: MARIO NANNI CON LA CUCINA DI
MAURO ULIASSI, SENIGALLIA
PROMOTORI: COMUNE DI FAENZA, MOTO D’IDEE - FAENZA VERSO IL DISTRETTO CULTURALE
EVOLUTO, GOODWILL
DIREZIONE SCIENTIFICA: CARLOS BASUALDO, PIER LUIGI SACCO, ANGELA VETTESE
DIREZIONE: GOODWILL, ALBERTO MASACCI, CECILIA CONTI
SEGRETERIA SCIENTIFICA: GOODWILL, SANTA NASTRO
COMUNICAZIONE: GOODWILL, MADDALENA BONICELLI (RESPONSABILE COMUNICAZIONE),
ELISA PASINI (WEB), SANTA NASTRO (PRESS), DIEGO RAMELLA E ALICE SORU (PROMOZIONE
Il futuro presente si è consumato a Faenza tra il 23
e il 25 maggio 2008: il festival dell’arte contemporanea
che si è svolto nella cittadina ravennate e che ha visto
numerosi tra critici, artisti, architetti, progettisti e amanti del settore animare le strade del centro fino a tarda
sera.
L’evento d’apertura della manifestazione è stata
una cena a cui Mario Nanni ha partecipato in qualità di
progettista di luce e di buongustaio.
Nel salone delle bandiere del Comune di Faenza, il
cui progetto di allestimento è stato curato dall’architetto
Gabriele Lelli, Mario Nanni ha abbinato una luce ad ogni
piatto.
L’amore per il cibo e la capacità di leggere nell’arte
culinaria una manifestazione della progettazione, sono
stati tra gli spunti che hanno aiutato Mario Nanni a trovare la luce giusta per accompagnare la cena creata
dal maestro Uliassi. Il progetto di luce ruotava attorno
a quattro grandi messaggi: come si è accolti, dove ci si
trova, con chi ci si trova, cosa si mangia.
L’ospitalità è un rito per il padrone di casa e Mauro
Uliassi accoglie i suoi ospiti con la magia di una lanterna
portata a mano: il capo chef e i suoi collaboratori alla
luce mobile delle lampade in bronzo di Viabizzuno che
oscillavano al ritmo della loro andatura hanno accompagnato gli invitati al loro tavolo.
Il progetto strutturato da Mario Nanni prevedeva un
climax ascendente nelle quattro fasi della serata. All’accompagnamento con la lanterna seguiva la luce posizionata solo sotto le sedute attorno ai tavoli in modo tale
da inquadrare appena i tratti del luogo, sempre fedeli al
concetto di accoglienza, e questa luce veniva accesa dai
camerieri quando si prendeva posto a tavola.
La messa a fuoco continuava con la luce posizionata al centro del tavolo, che permetteva di scrutare e
conoscere i volti dei compagni di cena; nel momento in
cui gli ospiti si accomodavano si accendevano le lampade da tavolo: la vela, la scatola della luce, la lanterna a
seconda del tavolo in cui ci si sedeva.
La luce più diffusa entrava in scena solo con la pri-
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THE
PROJECT
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CREAZIONI
LISA CESCO
La fantasia abbinata alla sapienza
costruttiva, la creatività mai disgiunta da una
solida conoscenza dei materiali e delle tecniche sono la modalità operativa prediletta da
“Creazioni” Srl, impresa di costruzioni edili e
ristrutturazioni.
Fin dall’inizio l’impegno del gruppo si è
rivolto alla soddisfazione di tutte le richieste,
l’opera di progettazione”, spiega Domenico
Pisciali, titolare di Creazioni insieme a Ivan
Begni. Poi si inizia con le prime bozze di
progetto, i rendering per far capire come sarà
il lavoro compiuto, mostrando i materiali che
si andranno ad usare, scegliendo insieme
i campioni di pittura, in modo che il cliente
possa accostarsi quasi “fisicamente” all’ope-
FANTASIA E “TECNICA”, ABBINATA VINCENTE
anche le più esigenti, e questa è diventata
una sorta di “missione”, che viene realizzata
con regole ferree e passi precisi: “Cerchiamo
innanzitutto di capire le esigenze del cliente, i
suoi gusti, cosa piace e cosa no, perché sono
questi i cardini essenziali attorno a cui ruota
ra da realizzare.
“Nel progettare un’abitazione bisogna
usare la fantasia, ma anche la conoscenza
dei materiali e delle tecniche: oggi i prodotti
e le tipologie di costruzione sono tantissime
e in continuo cambiamento, ma tutto ciò che
PROGETTISTA: CREAZIONI S.R.L.
UFFICIO ESPOSIZIONE: VIA GARIBALDI 19, GHEDI
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proponiamo è stato prima testato da noi, grazie
alla conoscenza maturata quotidianamente sui
cantieri”.
Secondo questa filosofia è stato realizzato
uno dei più recenti interventi di Creazioni, la ristrutturazione di una casa in centro storico a Desenzano, al terzo piano di una palazzina edificata
35-40 anni fa. L’interno è stato completamente
reinventato “giocando” con materiali nuovi e pregiati: per il rifacimento dei pavimenti (realizzati
da Edilravera) di cucina, soggiorno e bagno è stato impiegato super gres che ha una resa analoga
alla pelle, rendendo gli interni caldi e accoglienti.
Nelle due camere, invece, si è optato per listoni
di parquet in rovere sbiancato, mentre in bagno
l’attenzione ai dettagli si è concentrata sul piatto
doccia con mosaico in foglia d’oro, che riprende
l’andamento delle mattonelle, con un’alternanza di file in pelle e file a mosaico. A completare
l’insieme sono i sanitari molto tecnici, proposti
dal gruppo Coma, che fanno del bagno la stanza
più avanguardistica.
“Trattandosi di un appartamento a tetto,
abbiamo sfruttato le particolari pendenze usando
controsoffittature per creare forme geometriche
all’interno delle stanze: la parte centrale del
soffitto è stata resa piatta e valorizzata da colori
più carichi e da faretti, mentre nel perimetro circostante sono state lasciate le tipiche pendenze a
tetto e si sono mantenute tonalità cromatiche più
neutre”.
Nel rinnovamento della casa un ruolo da
protagonisti lo hanno avuto i colori, attraverso le
diverse cifre cromatiche delle pareti, che vanno
dal panna all’argento, dal grigio all’oro, rese mediante pitture con resine perlescenti che vengono
lavorate sia a spatola che col pennello, per dare
toni luministici ed effetti diversi.
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TRA GLI INTERVENTI
PIÙ RECENTI,
LA RISTRUTTURAZIONE
DI UNA CASA IN CENTRO
STORICO A DESENZANO
PROGETTARE,
COSTRUIRE,
REALIZZARE
03
THE
PROJECT
“Creazioni” Srl è un’impresa di costruzioni e ristrutturazioni
che ha sede a Ghedi, in via Garibaldi 19, ed è stata fondata
nel 2005 da Domenico Pisciali e Ivan Begni, forti della loro
esperienza pluriennale nel settore edile. Progettare, costruire e realizzare sono le tre finalità principali del gruppo, che
si declinano su diversi scenari, dalle ville agli appartamenti
privati, dai negozi agli uffici, dalla piccola ristrutturazione di
case consumate dal tempo alla costruzione ex novo di immobili
di prestigio.
Grazie a un gioco di squadra cui collaborano figure professionali specializzate nei diversi settori, l’attività di Creazioni spazia
dai lavori edili in genere alla progettazione, la consulenza, gli
arredamenti con rendering.
Al centro viene sempre posto il cliente, con cui ci si confronta
passo dopo passo in tutti i momenti dell’intervento, che vanno
dalle prime bozze di disegno alla scelta di finiture e materiali,
fino al risultato finale della casa arredata in ogni particolare.
56
Fiore all’occhiello dell’abitazione, il
terrazzino da 20 metri quadrati con vista
mozzafiato sul lago di Garda è stato completamente riprogettato con pavimento in teck
- la stessa tipologia di legno che si usa per
l’esterno delle navi - una zona d’ombra con
piccolo giardino e, per illuminare l’insieme,
dei led a pavimento che creano un’atmosfera
suggestiva, cui contribuisce anche l’arredo
con soffici divani bianchi. A fare da pendant
interno è l’ampio finestrone con vista lago,
che è stato valorizzato con una nuova ripartizione degli ambienti, in cui la cucina è stata
resa più spaziosa e impreziosita da arredi
sulla tonalità bianco laccato, con finiture
degli sportelli di apertura in foglia d’argento
realizzate dallo studio “Visioni” di Guidizzolo
(Mantova), che ha condiviso il progetto di
ristrutturazione con Creazioni e fornito anche
gli arredamenti.
Ad esaltare le scelte stilistiche degli interni è la luce, che filtra da impianti appositi
e da faretti a incasso curati da Zani e Ranzenigo, e che diventa l’elemento vivificante dei
dettagli. “Il bello si palesa grazie alla giusta
luce, diversamente certe sfumature o particolari sfuggono allo sguardo, e l’intero lavoro
risulta diverso”, spiega Pisciali.
Dal punto di vista tecnico, invece, è
innovativa la soluzione adottata per il riscaldamento e raffreddamento degli ambienti,
tramite impianto a soffitto con bocchette
d’aria, che consente di scegliere temperature
diverse in ciascuna stanza.
Per dare un saggio di questa e delle
molte altre attività svolte, Creazioni sarà pre-
sente alla manifestazione Progetto Casa alla
fiera del Garda di Montichiari, dal 19 al 21 e
dal 24 al 27 settembre, con uno stand di 140
metri quadrati, “il doppio rispetto a quello
dello scorso anno - osserva Pisciali -. Come
impresa di costruzioni sarà l’occasione per
presentare il nostro gruppo, tutti gli interventi in cui siamo specializzati, dalla costruzione
alla ristrutturazione di case, appartamenti,
uffici, cui vanno aggiunti finiture, pavimenti,
luci, controsoffitti e complementi d’arredo,
grazie alla collaborazione avviata con aziende
del territorio”.
Nel 2008, al suo esordio in fiera, Creazioni ha riscosso un grande successo di pubblico - con visitatori competenti ed esigenti
- che quest’anno punta a replicare.
Su speciali cubi girevoli i visitatori
UNO STAND A
PROGETTO CASA,
PER “TOCCARE CON MANO”
TUTTE LE COMBINAZIONI
POSSIBILI
potranno “toccare con mano” le diverse lavorazioni e i materiali, mentre in alcuni spazi verranno
ricreati ambienti come cucine e interni, soffitti e
pavimenti, per vedere l’effetto reale delle diverse
soluzioni realizzative adottate, spiegate attraverso schermi video con immagini. Il punto di forza
dell’allestimento sarà lasciare libero il visitatore
di osservare, toccare e abbinare i diversi materiali
nelle molteplici combinazioni possibili, sperimentando un’interattività che nei tradizionali show
room non è tradizionalmente contemplata.
Il cuore dello stand sarà lo spazio centrale,
dominato da un grande tavolo in ferro su cui ci si
potrà sbizzarrire combinando diverse piastrelle e
coperture. Sempre con lamine di ferro sarà un’insolita pavimentazione, su cui verranno applicate
foto resinate per meglio orientare i visitatori alla
scoperta di spazi e proposte.
L’IMPORTANZA DEL “LAVORO DI GRUPPO”
Oltre alla competenza e alla preparazione tecnica, uno dei punti di forza
delle proposte di “Creazioni” è il lavoro di gruppo con cui vengono studiati
gli interventi, per offrire soluzioni “chiavi in mano” curate nei minimi
dettagli. Fondamentale, quindi, è lo scambio di esperienze e la collaborazione a livello tecnico e ideativo avviata con diverse realtà del territorio, che
saranno presenti nello stand di Creazioni in fiera a Montichiari. Fra queste
lo studio atelier d’interni “Visioni” di Guidizzolo (Mantova), esperto nelle
rifiniture, decorazioni e soluzioni di arredamento, e la Tekno Pitture di Volta
mantovana, specializzata nelle tinteggiature.
Parte essenziale del team di lavoro sono la Edilravera di Villanuova sul Clisi,
specializzata nella realizzazione di pavimenti e rivestimenti, la Edilgarda
di Padenghe che collabora per tetti in legno, gazebo e pavimenti in legno,
l’azienda Coma di Bedizzole, che cura gli impianti idro termo sanitari e
l’arredobagno, Sistemi Italia di Rezzato, realtà esperta nella carpenteria in
ferro, l’azienda Zani e Ranzenigo di Collebeato che cura l’illuminazione.
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CULT
OGGETTI DI CULTO CHE
HANNO FATTO LA STORIA
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IL CELEBRE SPOT
È IL SECONDO PIÙ
LONGEVO DELLA
TELEVISIONE
ITALIANA
GIULIANO VENTURELLI
CEDRATA
TASSONI:
LA BEVANDA
DI CULTO DAL
RICONOSCIBILE
COLORE GIALLO
Quante cose al mondo puoi
fare? Costruire? Inventare? Ma trova un minuto per me!
Chi non ricorda questo jingle
utilizzato per un noto spot televisivo? Si tratta dello spot pubblicitario della Cedrata Tassoni, bevanda
analcolica dal caratteristico e riconoscibile colore giallo, prodotto
dalla Cedral Tassoni, che ha sede
in Salò.
Lo spot, oltre ad essere molto
famoso, è anche il secondo più longevo ad oggi della televisione italiana. Il primo spot girato per Carosello e in onda dal 1973 al 1977 aveva
per motto «è buona e fa bene» e
aveva Mina come testimonial, che
ha prestato voce ed immagine. Mina
in quegli anni era famosissima,
aveva appena partecipato a «Milleluci» (1972) ed era molto presente
su radio e media.
La campagna pubblicitaria che
è più rimasta impressa è tuttavia
quella degli anni ‘80 «per voi e per
gli amici Tassoni» (stesso claim del
1977).
Il jingle, composto da Massimiliano Pani, è rimasto lo stesso,
anche se dal 1987 non è più cantato
da Mina, che in quell’anno firmò un
contratto in esclusiva per una nota
marca di whisky.
Il jingle fu affidato da Massimiliano Pani ad una corista, Simonetta Robbiani, la cui voce ricordava
molto quella di Mina; in tempi più
recenti la voce utilizzata è stata
quella di Giulia Fasolino.
Oltre a questi aneddoti però va
ricordato che la Cedrata Tassoni
vanta una lunga storia. Inoltre, oltre ad essere un prodotto, è anche
un marchio, tanto da essere stata
oggetto di studio in una tesi all’Università di Pavia (anno 2005/2006) in
cui si proponevano strategie per il
rilancio della cedrata.
Un grande interesse dunque attorno a questa bevanda che più che
una bibita sembra essere un vero e
proprio oggetto di culto.
CULT
DALLA SPEZIERIA BARBALENI ALLA
FARMACIA DEL MARCHESE TASSONI
GIÀ NEL XVIII SECOLO ESISTEVA IN SALÒ, IN LOCALITÀ PIAZZOLLA, LA
SPEZIERIA BARBALENI, CHE REALIZZAVA, MEDIANTE SAPIENTE DISTILLAZIONE DI INFUSI IDROALCOLICI DI SCORZE E FRUTTI DI CEDRO, GLI
ALCOLATI DI BASE INDISPENSABILI PER LA PREPARAZIONE DELLA PROPRIA SPECIALITÀ GALENICA, IL LIQUORE ACQUA DI TUTTO CEDRO A GRADAZIONE MODERATAMENTE ALCOLICA.
AD INIZIO SECOLO LA SPEZIERIA DIVIENE FARMACIA E NEL 1868 È ACQUISTATA DAL MARCHESE NICOLA TASSONI, CHE LA TRASFORMA IN
STABILIMENTO FARMACEUTICO. NEL 1884 LA PROPRIETÀ PASSA A PAOLO AMADEI, CHE DECIDE DI DARLE UN PRIMO PIÙ AVANZATO CARATTERE INDUSTRIALE. DIVIDE INFATTI LA FARMACIA DALLA DISTILLERIA E
DA LUI PERTANTO, INTERPRETE DELLE SECOLARI TRADIZIONI, PRENDE
IMPULSO A FINE SECOLO LA «CEDRAL TASSONI», DESTINATA A DIVENIRE
UN’AZIENDA ALIMENTARE ATTENTA A TUTTE LE POSSIBILI SOLUZIONI
OFFERTE DAL FRUTTO DEL CEDRO E DI CUI L’ACQUA DI TUTTO CEDRO
RAPPRESENTA LA PRIMA GENITURA.
OGGETTI DI CULTO CHE
HANNO FATTO LA STORIA
MINA COME
TESTIMONIAL
PRESTO’ LA SUA
VOCE E LA SUA
IMMAGINE
59
CN IMMOBILIARE
BRISE SOLEIL,
DI CIBALDI E NEMBER
04
THE
PROJECT
LISA CESCO
60
Le trasparenze del vetro, la solidità dell’acciaio,
le suggestioni della luce sono il segno qualificante
del complesso «Brise Soleil», un edificio che gioca
con i riflessi del sole già nel nome, che si richiama ai
frangisole, elementi-chiave della cifra architettonica
della struttura.
Il progetto, promosso dalla società «CN Immobiliare» dei soci Cibaldi e Nember, si è sviluppato su
via Triumplina dove un tempo esisteva un vecchio
capannone (dinanzi all’ex Idra), demolito per costruire
il nuovo edificio polifunzionale a destinazione commerciale, direzionale e ricettiva.
Di forma cubica, la struttura ormai ultimata si
L’EDIFICIO CHE
«GIOCA» CON
IL SOLE
estende su una superficie complessiva di 9 mila metri
quadrati fuori terra distribuiti su tre piani (e circa 7
mila nei due piani interrati adibiti a parcheggio). Le
facciate esterne risaltano per le lastre di vetro a copertura dell’edificio, pensate, come spiega l’architetto
progettista Giordano Pedrazzoli, «per dare un senso
tecnologico al complesso: non a caso l’edificio sorge
in una zona altamente tecnologica, che richiama la
tradizione delle ferriere e dei nostri materiali tipici,
come l’acciaio e il vetro».
Ad impreziosire la struttura esterna con rivestimenti in vetro, infatti, sono solide lame in acciaio
che sostengono i pannelli frangisole orientabili e la
IN VIA TRIUMPLINA, DOVE UN TEMPO SORGEVA
UN VECCHIO CAPANNONE, ORA È NATO
UN NUOVO EDIFICIO TECNOLOGICO
LA STRUTTURA DI ESTENDE SU UNA SUPERFICIE DI 9 MILA
METRI QUADRI FUORI TERRA, DISTRIBUITI SU TRE PIANI
due peculiari punti di forza: la massima visibilità
data dalla posizione sull’arteria urbana più importante, dove passano ogni giorno 17-18 mila auto, e
la vicinanza con il bacino d’utenza dell’Università, in
particolare Ingegneria con cui l’edificio è collegato
da un passaggio diretto».
CAMMINANDO SUI
«PAVIMENTI GALLEGGIANTI»
04
L’edificio polifunzionale «Brise Soleil» è stato realizzato nel pieno rispetto della normativa sul risparmio
energetico, grazie all’impiego di materiali e procedimenti tecnici (come l’ampio spessore di coperture e
tetto) che assicurano il corretto isolamento termico
della struttura. Soluzioni innovative sono state sperimentate nella scelta dei vetri di rivestimento, dotati
di filtri selettivi a controllo di calore e schermati dai
frangisole.
Peculiare il sistema di riscaldamento, con la diffusione di aria calda e fredda dal soffitto, oltre che di
aria primaria purificata, un’opzione che consente la
massima praticità e funzionalità (l’edificio è collegato al teleriscaldamento). A contribuire all’isolamento
delle unità direzionali sono anche i «pavimenti galleggianti», con la superficie calpestabile che poggia
su speciali supporti che fanno da trait d’union fra
solaio e pavimento, consentendo la massima flessibilità per far passare fili e impianti elettrici e posizionare le prese dove è necessario.
THE
PROJECT
gronda.
Già nei dettagli esterni è possibile decifrare le
priorità su cui è stato plasmato l’edificio, che sono la
funzionalità, il comfort, la versatilità, senza rinunciare ad un’immagine di modernità che strizza l’occhio
alle linee di design. «L’idea progettuale è nata dalla
“funzione”, e quindi dalla ricerca della collocazione
ottimale delle diverse destinazioni», dice il progettista.
Seguendo questo criterio il piano terra ospita
un’ampia piastra commerciale da 3500 metri
quadrati per negozi e attività correlate. Un enorme
scalone conduce al primo piano, dove sono situati
una struttura ricettiva con ristorante e servizi, oltre
a qualche unità direzionale, che si snodano attorno
a una grande piazza coperta di circa 800 metri
quadrati, dell’altezza di 8 metri, sormontata da una
cupola di vetro che offre una particolare fonte di
luce dall’alto. La piazza interessa due piani, il primo
e il secondo, quest’ultimo interamente dedicato alle
attività direzionali, per le quali sono state studiate
particolari soluzioni distributive che assicurano
la massima autonomia e indipendenza degli spazi
dalle destinazioni limitrofe. Un’attenzione speciale
è stata dedicata all’isolamento acustico, sia con
l’esterno che fra una unità e l’altra, grazie a vetrate
isolanti e altri accorgimenti tecnici per garantire un
ottimale schermo acustico.
«Nelle unità direzionali abbiamo privilegiato
grandi open space e fonti di luce, a partire dalla
scelta dei vetri - dice Pedrazzoli -. Soluzioni che
conferiscono luminosità, comfort e vivibilità a un
palazzo di prestigio che ha come valore aggiunto
61
LA BASE DEL MODELLO - MODEL
COSTRUIRE LA TOPOGRAFIA
62
NELLA REALIZZAZIONE DI UN MODELLO ARCHITETTONICO OCCORRE
T E N E R P R E S E N T E D A L P R I N C I P I O C H E L A S U A F U N Z I O N E È A S S O L U TA M E N T E
D E T E R M I N A N T E N E L L A S C E LT A D E L F A T T O R E D I S C A L A E D E I M A T E R I A L I ,
N O N C H È D E L L A T E C N I C A C O S T R U T T I VA E D E I D E T TA G L I D A E V I D E N Z I A R E
Nella realizzazione di un modello architettonico occorre tener presente dal
principio che la sua funzione è assolutamente determinante nella scelta del
fattore di scala e dei materiali, nonchè
della tecnica costruttiva e dei dettagli da
evidenziare.
Una volta decisa la scala si passa ai
materiali più idonei per la sua rappresentazione.
Materiali con superfici ruvide o elaborate non sono adatti alla realizzazione
di modelli in scale ridotte, 1:500 o inferiore; un legno dalla venatura profonda
ad esempio, impedisce la giusta lettura
della base e della dimensione di un edificio.
Texture leggere e toni chiari tendenti al bianco sono generalmente indicati
per dar risalto alle forme tridimensionali
della base.
In ogni caso è consigliabile provare
colori e materiali all’inizio del processo
di costruzione per stabilire quali siano i
più consoni ad esprimere al meglio l’idea
progettuale.
Nell’elaborazione di un modello si
incontrano due fasi fondamentali dell’attività scultorea; queste si possono definire come «l’arte del porre», legata alla
manipolazione di creta e materiali affini,
e «l’arte del levare», per quanto riguarda
pietre, legno e materie dure.
Ne consegue che le metodologie costruttive vengano così contraddistinte:
- per asportazione, scavando la base
come fosse una scultura (plastici definitivi lavorati con CNC)
- per addizione, stratificazione di layer (plastici definitivi lavorati con macchina Laser)
- per sezioni verticali, per coordinate
di punti, ricoperti poi da una pelle/rivestimento finale (soprattutto gli uso studio
in materiale morbido: balsa, cartoncino,
policarbonato; realizzati con CNC, Laser
oppure manualmente).
I MACCHINARI IMPIEGATI NELLA LAVORAZIONE PER ASPORTAZIONE
CNC: acronimo di Computerized Numerical Control, macchina a controllo
numerico, indica la tecnologia che utilizza speciali microprocessori per il funzionamento degli utensili.
Esistono tre tipi di CNC: uno che realizza tagli a fresa, quello che li esegue al
laser ed infine il plasma.
Le lavorazioni possibili con il primo
tipo sono: fresatura e modellazione dalle
forme più semplici a quelle più complesse; realizzazione di stampi; ogni tipo di
foratura, bassorilievo e incisione, anche
da immagini fotografiche su piani curvi o
inclinati per la resa di verde, mattonelle,
cambi di pavimentazione, eccetera.
Essa consente una vasta gamma di
opportunità nella realizzazione di plastici
architettonici e urbanistici con curve di
livello. Tutto ciò può essere ottenuto a
partire da file CAD con rilievi (2D o 3D) o
file di coordinate di punti.
Una volta approntati i file matematici
per ottenere il percorso utensile, la lavorazione viene eseguita in automatico.
Quasi tutti gli elementi che compongono un modello architettonico, disegnati
con il CAD (Rhino, 3D Studio), piani, facciate, strutture di edifici eccetera possono essere così prodotti in tempi abbastanza ridotti.
I vantaggi della CNC sono molteplici:
alto grado di precisione e dettaglio, anche per elementi complessi e nelle scale
più piccole; la possibilità di riprodurre
qualsiasi forma in qualunque scala.
Grande economia nell’uso dei materiali: grazie alla possibilità di posizionare
al meglio tutti i pezzi nel disegno al cad
x la succesiva produzione; lavorazione di
quasi tutte le tipologie di materiali (dal
polistirene, polistirolo ad alta densità, ai
metalli, alle lastre poliuretaniche di resina, legno massiccio, plexiglas, grafite; ad
esclusione del vetro e delle pietra); perfezione dei pezzi e conseguente riduzione
della manodopera nella loro finitura.
Si possono realizzare modelli a blocco pieno scavato dalla scala 1:5000 fino
a 1:200.
Formati con uscita 3D leggibili dalla
macchina: stl, dwg, iges, 3ds, parasolid.
Formati bidimensionali: dxf, eps, dwg.
Con la lavorazione 3D si può ottenere un blocco unico già finito, con la 2D
invece solo pezzi che dovranno essere
successivamente assemblati. Queste lavorazioni vengono eseguite da stampisti,
per quanto riguarda la 3D; dall’incisoria
in genere la 2D.
CNC LASER: asporta utilizzando il
calore. Il laser opera molto più velocemente della fresa ed è in grado di di eseguire tagli dai 3/10 di mm fino a 30 mm.
Il taglio rimane lucido e gli spigoli risul-
tagli a costi contenuti.
LAVORAZIONE PER ADDIZIONE.
Oltre alla CNC a fresa, la Stereolitografia è una tra le tecniche più diffuse di
Prototipazione Rapida (RP). Il modello è
ottenuto per sovrapposizione di piani. Il
materiale utilizzato è una resina epossidica allo stato liquido, solidificata strato
dopo strato per mezzo di un raggio laser.
La resina può essere: trasparente, colorata, caricata con varie polveri,
ad esempio la polvere di alluminio per
aumentarne la durezza. La porosità è
sempre la stessa e la resina può essere
verniciata. La RP è in grado di realizzare
tutti i tipi di sottosquadri.
Per motivi di costi e di dimensione dei
macchinari è indicata per plastici contenuti in 50 cm². Il formato usato è stl.
Si possono ottenere dettagli accurati
poichè è possibile variare lo spessore dei
layer da 0,05 mm a 0,025 mm.
Utilizzando un appropriato programma CAD, al file 3D vengono aggiunti dei
sostegni e si procede alla suddivisione in
una serie di sezioni 2D. Il processo vero
e proprio avviene all’interno di una vasca
di resina liquida colpita da un raggio laser ad ultravioletti. Ogni sezione viene
disegnata individualmente sulla superficie della resina liquida fotosensibile. La
resina si solidifica con l’esposizione alla
luce UV (processo di polimerizzazione).
Ad ogni strato successivo, la piattaforma
della macchina si abbassa all’interno della vasca. Per evitare che il modello collassi all’interno della vasca, vengono costruiti dei supporti realizzati con lo stesso
procedimento.?Per ragioni di tempo di polimerizzazione il laser non può solidificare integralmente la sezione, ma si limita
al suo profilo ed ad un certo numero di linee che congiungono il perimetro interno
con quello esterno. Al termine di questa
fase, il particolare è solidificato all’esterno ma non completamente all’interno. Il
post-trattamento consente di completare
il processo di polimerizzazione. Quest’ultimo consiste nell’esposizione del modello ad una lampada ad ultravioletti. Completato il post-trattamento si provvede
all’asportazione dei supporti e alla finitura del pezzo. Il risultato sarà un modello
solido in resina, con una tolleranza di 0.1
mm dal modello CAD.
NELL’ELA B O R A Z I O N E D I U N M O D E L LO
SI INCON T R A N O D U E FA S I FO N DA M E N TA L I
DELL’ATTI V I TÀ S C U LTO R E A ; Q U E S T E
SI POSSO N O D E F I N I R E C O M E « L’A R T E
DEL PORR E » , L E GATA A L L A M A N I P O L A Z I O N E
DI CRETA E M AT E R I A L I A F F I N I , E « L’A R T E
DEL LEVA R E » , P E R Q U A N TO R I G U A R DA
PIETRE, L E G N O E M AT E R I E D U R E
LA BASE DEL MODELLO COSTRUIRE LA TOPOGRAFIA MODEL
tano perfettamente a 90°, a differenza
della CNC tradizionale in cui gli spigoli
risultano sempre con un piccolo raggio.
E’ possibile usare quasi tutti i tipi di materie tranne quelle specchiate perchè rifletterebbero la luce e quindi sarebbero
impossibili da lavorare.
Con il laser si possono eseguire modelli che vanno dalla scala 1:200 a 1:50.
I formati leggibili dalla macchina sono
quelli del CAD ma pure quelli di uscita di
programmi grafici come CorelDraw.
Materiali: balsa, cartoncino, polistirolo, piombo...
CNC AL PLASMA: utilizza il principio
del taglio termico; conferisce calore al
materiale metallico fino a portarlo alla
temperatura di fusione e rompere così
la continuità della lamiera. E’ particolarmente indicato per il taglio di lamiere
sottili in acciaio inossidabile e leghe leggere, che grazie alla colonna di plasma
sottile e penetrante, riesce a tagliare utilizzando potenze elettriche relativamente basse. Lo spessore minimo tagliabile
è di 0,5 mm; inoltre non da deformazioni
termiche sugli spessori sottili, permettendo di ottenere una buona qualità dei
63
05
THE
PROJECT
64
CENTRO FIERA
DEL GARDA
LISA CESCO
E’ l’appuntamento che da tradizione
apre la stagione autunnale degli eventi
espositivi del Centro Fiera di Montichiari,
con le sue novità che non deludono mai
i visitatori più attenti: Progetto Casa, la
Fiera dell’arredamento, dei complementi
d’arredo, dell’edilizia e del settore sposi
tocca il traguardo della diciassettesima
edizione e torna dal 19 al 21 e dal 24 al
27 settembre con le proposte più funzionali e moderne per vivere la dimensione
dell’abitare.
Quest’anno il tema di ispirazione
IL BENESSERE IN CASA, MOLTO PIÙ
dell’evento è l’attenzione al benessere nella casa, con la cura dei molteplici aspetti
che possono rendere gli ambienti sempre
più accoglienti, e fare dell’abitazione uno
spazio rilassante, concepito a misura di
chi lo vive, come antidoto a stress e ritmi
concitati della modernità, promessa di
ricarica dopo giornate di lavoro e impegni
frenetici.
«L’approccio è di tipo tecnico e spirituale, per mettere a fuoco le modalità
e i compromessi ottimali per star bene a
casa», spiega Salvatore Culcasi, respon-
sabile commerciale del Centro Fiera di
Montichiari.
Su una superficie di oltre 25 mila metri
quadrati, accanto ai tradizionali espositori
dedicati all’arredamento, dalle cucine alle
camere e ai soggiorni, ecco quindi fare capolino saune, piscine da interno ed esterno, proposte di domotica per facilitare la
vita con automazioni nella casa - dalla
luce all’impianto audio, dalla diffusione di
profumi al riscaldamento e funzionamento
delle cucine - dirette da un unico controllo.
Ci sarà poi uno spazio riservato al
CENTRO FIERA DEL GARDA
INDIRIZZO: VIA BRESCIA 129 - MONTICHIARI (BRESCIA)
CONTATTI: WWW.CENTROFIERA.IT
PROSSIMI EVENTI: EXPOARTE CITTÀ DI MONTICHIARI DAL 25 AL 27 SETTEMBRE PROGETTO CASA: 19, 20, 21, 24, 25, 26, 27 SETTEMBRE
NON SOLO CUCINE E CAMERE:
ECCO SAUNE, PISCINE DA INTERNO
ED ESTERNO, DOMOTICA,
FENG SHUI ED OPERE D’ARTE
SETTE GIORNI IN FIERA
Progetto Casa si svolgerà dal 19 al 21 e dal 24 al 27 settembre negli spazi del Centro
Fiera del Garda di Montichiari. L’esposizione rimarrà aperta al pubblico dalle ore 14
alle 22.30 nelle giornate di sabato 19 e sabato 26 settembre, dalle ore 10 alle ore 22.30
nelle giornate di domenica 20 e domenica 27 settembre, mentre lunedì 21, giovedì 24
e venerdì 25 settembre sarà visitabile dalle ore 17 alle 22.30 (ulteriori informazioni su
www.centrofiera.it).
Il Centro Fiera di Montichiari che ospita Progetto Casa è per dimensioni il secondo
quartiere fieristico della Lombardia: il polo fieristico sorge su un’area di 248 mila metri
quadrati di cui 80 mila utilizzabili per le manifestazioni (di questi 51 mila di area coperta
e 29 mila di area scoperta, nonchè 168 mila di parcheggi per 11 mila posti auto).
Il quartiere fieristico si avvale di dieci padiglioni, strutture multifunzionali per convegni
e congressi, 5 sale congressi con 900 posti, servizio di traduzione simultanea multilingue, connessione internet Wi-Fi, dieci bar e due ristoranti self-service.
CHE UN «PROGETTO»
feng shui e alla filosofia che insegna a
star bene in casa, in sintonia con elementi
naturali come le piante d’arredo. Saranno
presenti gallerie d’arte che proporranno
quadri e opere per personalizzare gli ambienti (il secondo fine settimana, dal 24 al
27 settembre, si svolgerà in contemporanea
in Fiera anche ExpoArte), verranno proposti
assaggi di musica d’ambiente composta dal
musicista Capitanata, esperto nel wellness
e ambient music, accompagnati da incontri
aperti al pubblico sul tema.
Non mancherà, infine, l’attenzione al
LA FIERA DELL’ ARREDAMENTO TOCCA
IL TRAGUARDO DELLA 17A EDIZIONE
versante del risparmio energetico, con
pannelli solari e fotovoltaici, materiali ecocompatibili e un modello di casa ecologica
in legno.
«Gli espositori saranno circa 160-170,
nel segno del consolidamento dei risultati
degli anni passati, con provenienze da un
bacino variegato, che comprende territori come Brescia, Mantova, Cremona,
Bergamo, Verona, Trento», dice Culcasi. «La nostra scelta, fin dagli esordi, è
stata quella di costruirci un’identità ben
delineata, coniugando la passione con la
professionalità, l’attenzione alle esigenze
degli espositori con la piacevolezza della
passeggiata fra gli stand, senza mai scendere a compromessi sulla qualità».
Un’elasticità mentale e concreta che
si traduce in una cura particolare nella
disposizione degli stand, che quest’anno
proporrà inediti accostamenti dei diversi
settori, con un mix insolito fra mobili di
tendenza, domotica, impiantistica e molto
altro, in un percorso che culminerà in
chiusura con il sempre apprezzato settore
sposi.
65
CARTOONIST
SIMEONI, GLI OCCHI E IL
QUARANTADUE ANNI E UNA CARRIERA
GIÀ VENTENNALE NEL MONDO DEI FUMETTI
NINO DOLFO
66
Le città sono opere d’arte, un arsenale di stili e di forme, ma anche di romanzi e di memorie.
«Dietro ogni porta di via San Faustino c’è una storia
di Mille e una notte». Gigi Simeoni è uno dei più
apprezzati autori italiani di fumetti. A 42 anni vanta
una carriera ventennale: è stato uno dei fondatori
della gloriosa testata Hammer, fa parte della scuderia Bonelli, ha già praticato in solitudine l’indipendenza creativa. Scrive soggetti e sceneggiature, disegna, padrone assoluto delle idee e del fare.
Il suo «Gli occhi e il buio» è un cult quasi introvabile, che rivela un talento grafico e narrativo fuori
del comune nel contaminare i generi (avventura,
horror, poliziesco, feuilleton). Un intreccio solido,
personaggi a tutto tondo, una ricerca filologica
puntuale sullo sfondo di una Milano da Belle Epoque.
«Avrei potuto ambientare la storia anche a
Brescia - ci rivela -. Sarebbe bastato cambiare
qualcosa. Brescia è la mia città, che abito e ho visto
crescere. E’ una città che si sta scrollando di dosso
la sua scomoda nomea di fanalino di coda. Ho tanti
amici stranieri che qui si trovano bene. Un senegalese mi ha detto che tra loro la chiamano la piccola
Dakar, perché qui si trovano bene come a casa loro.
Per me è un complimento. Mi piacerebbe fosse più
viva come cultura del vivere la strada, invece il bresciano dopo una certa ora sta bene a casa sua... E’
una città universitaria, ma i ragazzi dove sono? A
volte capita però che si dia la sveglia, come nelle
notti bianche. E allora in quei momenti vedi gente
felice per le strade, quasi sorpresa di trovare una
città bella che non sospettava esistesse. Mi piace
ricostruire il passato di Brescia, ma non disdegno
di pensarla al futuro con il suo melting pot razziale.
Ho in mente un grattacielo di acciaio e cromo dietro la Pallata. Una scenografia del possibile forse
non così lontano, perché no?».
Gigi Simeoni è un cantiere aperto di invenzioni e di progetti, alcuni dei quali calati proprio a
Brescia e provincia. «Fra i miei antenati da parte
di madre, due fratelli del bisnonno hanno fatto le
Dieci Giornate e sono stati in galera con Tito Speri. Erano conosciuti all’epoca perché per le strade
organizzavano degli spettacoli volanti di satira, una
sorta di cabaret di strada, sfuggendo alle ronde
austriache. E questo è un soggetto che mi porto
dentro. Poi ce n’è un altro cui sto gia lavorando.
La storia di un ex-maggiore tedesco delle SS che
sotto mentite spoglie si iscrive alla Mille Miglia del
1947 per recuperare un tesoro nascosto durante la
guerra. Si fa fotografare alla punzonatura in piazza
Vittoria e viene riconosciuto sulle pagine della Gazzetta dello Sport dalla figlia di un antiquario che lui
ha ucciso».
E non è finita. In fase avanzata di stesura è
«Stria», in dialetto strega. Altro romanzo a strisce
e nuvolette su base rigorosamente storica ambientato in Val Trompia. «Mi sono ispirato ai luoghi
della mia infanzia. Per anni con i miei genitori ho
fatto le vacanze a Marmentino, dove ho ascoltato le
antiche leggende del posto. Ho già composto una
quarantina delle trecento tavole previste».
Gigi Simeoni me le mostra in anteprima. La
FOTOGRAFIE COPYRIGHT 2009
SERGIO BONELLI EDITORE / GIGI SIMEONI
CARTOONIST
B U I O S U L L A C I T TÀ
« D I E T R O O G N I P O R TA D I
V I A S A N FA U S T I N O C ’ È U N A
STORIA DI MILLE E UNA NOTTE»
perfezione del dettaglio scenico è curatissima: i cascinali, la pentola per
le caldarroste, la pignatta della polenta. La pubblicazione è prevista per
l’autunno dell’anno prossimo.
«Disegnare è più lungo che scrivere un libro o girare un film. Implica
una precisione documentale estrema. Io sono maniaco di mio, ma anche
il lettore non scherza. Fino a qualche tempo fa Tex poteva impugnare una
pistola qualsiasi a tamburo, oggi deve essere quella Colt».
Gigi Simeoni riconosce come suo padre professionale l’indimenticato Ruben Sosa («un vero guerriero, era un uomo che ti obbligava a
seguirlo sul suo terreno, come tutti i geni. So per certo che lui considerava il nostro adattarci al fumetto seriale come una sorta di resa, ma ci
voleva bene»).
Uno dei suoi totem a sorpresa è Jacovitti e, per quanto riguarda il
background culturale, rivela che più che la lettura di fumetti il nutrimento viene dal teatro («la gestualità e la corporeità degli attori è fondamentale») e dal cinema, il buon cinema italiano. Con Giancarlo Soldi, regista
bresciano di «Nero» con sceneggiatura di Tiziano Sclavi, esisterebbe
un’intesa per adattare «Gli occhi e il buio» o magari «Stria». Si vedrà,
cercasi disperatamente il produttore.
«Il mio primo mestiere - ammette lui con candida modestia - è fare
il babbo di quattro adolescenti. Sono sposato con una splendida creatura
che fa l’istruttrice di nuoto. Io galleggio a malapena come un turacciolo
e seguo le correnti».
67
« M I P I A C E R I C O S T R U I R E I L PA S S AT O
DI BRESCIA,MA NON DISDEGNO DI
PENSARLA AL FUTURO... HO IN MENTE
U N G R AT TA C I E L O D I A C C I A I O E
C R O M O D I E T R O L A PA L L ATA »
06
THE
PROJECT
68
CANTINE DI
FRANCIACORTA
PAOLO BALDI
La Franciacorta è una terra di vino, e
naturalmente anche di architetture applicate ad
una produzione di eccellenza che nel tempo si
è guadagnata un posto di rilievo nel panorama
internazionale. Da queste parti il «design vinicolo» è ovviamente rappresentato dalle antiche
e suggestive geometrie delle cantine, l’eredità
di una sapienza tradizionale che oggi diventa
un ulteriore elemento di attrazione. Ma anche,
e a maggior ragione, dalle forme che è stato
necessario inventare e reinventare per far sì che
migliore e quella di non snaturarli, è stata trovata da tempo a Erbusco, in un contenitore, un
wine store, che va sotto il nome di «Cantine di
Franciacorta»: non un consorzio, ma semplicemente, si fa per dire, una enoteca regionale
nella quale si può trovare tutto, ma proprio tutto
quanto viene vinificato a partire dai vitigni del
territorio compreso tra Cellatica e Paratico.
Affacciato su via Iseo al numero 98 (la
strada che collega Rovato al capoluogo Sebino),
questo show room dedicato alle mirabilie della
LA «SUPER ENOTECA»
E LE MIRABILIE DELLA VITE
i tesori locali, dai più accessibili ai millesimati,
possano essere presentati al grande pubblico
senza perdere in qualità.
La sintesi delle due esigenze principali,
ovvero quella di offrire i prodotti nella cornice
vite è una realizzazione unica, nella quale si è
deciso di sacrificare lo spazio nel nome della
qualità: non esiste probabilmente in tutta Italia
una esposizione che propone rigorosamente
tutte le bottiglie presenti nella posizione corica-
CANTINE DI FRANCIACORTA
INDIRIZZO: VIA ISEO 98, ERBUSCO (BRESCIA)
CONTATTI: T. 030 7751116 - F. 030 [email protected] WWW.CANTINEDIFRANCIACORTA.IT
CINQUECENTO METRI
QUADRI PER PROPORRE
L’INTERO ASSORTIMENTO
MERCEOLOGICO DI
UNA SETTANTINA DI
PRODUTTORI
ta che, come tutti sanno, va mantenuta per tutelare il
contenuto. Così sono serviti ben 500 metri quadri per
proporre l’intero assortimento merceologico della
settantina di produttori rappresentati.
Qui si trova veramente tutta la Franciacorta, e ci
sono tutte le etichette in ogni versione possibile, dal
mignon al magnum. Si trova la produzione «normale» e quella eccezionale: un caveau custodisce infatti
vini introvabili e i risultati centellinati di annate storiche. Insomma, una apoteosi anche architettonica
creata da formati e colori delle bottiglie: una ricerca
di qualità nel campo del design per vestire prodotti di
alta gamma.
E continuando a fare citazioni nel campo della
creatività, le Cantine di Franciacorta offrono ovviamente tutto ciò che serve nel campo dell’«accessoristica» legata al buon bere: dai taste vin ai misuratori
di acidità, passando per oggetti talmente raffinati
che sarebbe davvero offensivo definire cavatappi,
dagli espositori e naturalmente dai bicchieri; una
cristalleria ricchissima che spazia dall’accessibile
all’esclusivo.
Detto poi che che questa super enoteca vende
agli stessi prezzi praticati dalle cantine rappresentate
nelle rispettive sedi, va ricordato che qui si possono
trovare pure selezioni di etichette provenienti da altre
celebri regioni vinicole italiane (dalla Val d’Aosta alla
Sicilia), e insieme una attrezzata sezione gastronomica: la vetrina spazia dal miele biologico e dalle
marmellate (sempre bio) del territorio ai salumi e ai
formaggi, passando per oli extravergini francioacortini, gardesani e toscani e per le paste più raffinate.
Infine l’elemento di completamento: quel wine
bar collegato all’enoteca che in un ambiente insieme
informale e raffinato permette ai clienti di assaggiare
il «materiale» esposto (un abbattitore di temperatura
porta le bottiglie alla temperatura ideale in pochi
minuti) abbinandolo agli stuzzichini più adatti alla
circostanza.
UN «WINE STORE»
AFFACCIATO SULLA
TERRA DEL VINO
69
07
THE
PROJECT
70
RABAIOLI
LISA CESCO
Sono capolavori in miniatura che
trasmettono un calore antico, che crea
atmosfera e riporta con l’immaginazione ai
rigidi inverni dei castelli altoatesini, dove attorno al calore buono delle stufe di maiolica
vegliavano gli angeli del focolare.
Oggi come allora, Rabaioli Stufe propone
pezzi unici in maiolica, materiale nobile
usato già nelle antiche civiltà, per ricreare
nelle case la dimensione del focolare come
fulcro dell’abitare, rendendole accoglienti
ed eleganti, ma soprattutto assicurando la
LA STUFA, «AMICA»
DELL’AMBIENTE
diffusione di un calore «sano» ed avvolgente.
A differenza, infatti, dei tradizionali sistemi di riscaldamento che emanano calore
in modo convettivo, cioè attraverso un flusso
d’aria (con lo svantaggio di sollevare polvere
e batteri, aumentare la quantità di ioni
positivi negli ambienti e abbattere il normale
tasso di umidità), le stufe in maiolica funzionano per irraggiamento: durante la combustione della legna le mattonelle in maiolica e
il materiale refrattario accumulano il calore,
per poi cederlo gradatamente alle pareti,
agli ambienti circostanti e agli stessi abitanti
della casa sotto forma di calore radiante.
«Questo tipo di riscaldamento per radiazione
mantiene la temperatura costante nel tempo, senza il rischio di sbalzi repentini né di
spostamenti d’aria, e assicura una ottimale
umidità relativa dell’aria», spiega Mauro
Rabaioli, titolare della ditta che ha sede
a Botticino e da 15 anni opera nel settore
dell’installazione di stufe in maiolica modulari, essendo esclusivista per la Lombardia
delle stufe De Biasi.
CALORE
CON STILE
In aggiunta ai molteplici vantaggi offerti dalle stufe
di maiolica, non è secondario l’aspetto del montaggio: Rabaioli Stufe utilizza infatti un sistema di montaggio che consente di installare le stufe modulari
in maniera semplice e veloce, ed eventualmente di
smontarle e spostarle agevolmente qualora fosse
necessario. Inoltre, trattandosi di stufe composte
da più moduli prefabbricati, è possibile aggiungere
degli elementi ai modelli base, aumentandone l’altezza e di conseguenza la resa termica.
«Calore con stile», non a caso, è il motto scelto da
Rabaioli per evidenziare la piacevolezza del tepore
irradiato da questa tipologia di stufe, che si caratterizzano per l’emissione di un calore salubre che
agisce direttamente sul corpo e sulla pelle: la radiazione emessa dalle stufe in maiolica si colloca
nel settore dell’infrarosso, influenzando in maniera
positiva il sistema neurovegetativo, e contribuendo
ad equilibrare la ionizzazione e l’umidità dell’aria
negli ambienti.
UN CALORE
ECO-COMPATIBILE,
ATTENTO AL RISPARMIO
ENERGETICO
RABAIOLI
INDIRIZZO: VIA SAN MICHELE 63, BOTTICINO (BRESCIA)
CONTATTI: T. 340 5308689 - F. 030 2190263 [email protected] WWW.RABAIOLI.IT
UN RAFFINATO
ELEMENTO
DI ARREDO,
CHE VALORIZZA
LO SPAZIO ABITATO
CON FORME
DAL DESIGN UNICO
PEZZI UNICI IN MAIOLICA
PER RICREARE L’ATMOSFERA DEL FOCOLARE
L’irraggiamento prodotto dalle stufe in
maiolica rende salubre l’ambiente domestico perché sfrutta un meccanismo analogo a
quello del calore prodotto dal sole. In più, si
tratta di un calore eco-compatibile e attento
al risparmio energetico, dal momento che
questo tipo di stufe assicurano un alto
rendimento, combinato alla capacità della
maiolica di accumulare e immagazzinare
calore da cedere lentamente all’esterno. La
legna usata come combustibile per la stufa
in maiolica offre infatti un rendimento molto
alto perché circa il 90 per cento dell’energia
in essa contenuta viene trasformato in energia termica. Inoltre, con solo due cariche al
giorno di dieci kg e a distanza di 12 ore l’una
dall’altra si riesce a riscaldare una casa di
100-120 metri quadrati in modo uniforme, a
temperature attorno ai 20-21 gradi costanti
giorno e notte.
Sana, ecologica, amica dell’ambiente, la
stufa in maiolica diventa anche un raffinato
elemento di arredo, che valorizza lo spazio
abitato con forme dal design unico, pensate
per armonizzarsi con lo stile della casa e il
gusto del cliente. Ogni stufa è un pezzo unico
che risponde a precisi canoni estetici, quasi
un’opera d’arte per arricchire gli interni, sia
che si tratti di abitazioni tradizionali o di case
assolutamente moderne. «L’esperienza del
costruttore e del posatore - ricorda Rabaioli
- sono l’elemento qualificante per progettare
stufe capaci di integrarsi nei diversi contesti,
lavorando ad esempio sulla personalizzazione delle mattonelle, in funzione dell’abitazione che dovrà ospitarle».
71
08
THE
PROJECT
72
CHERUBINI
GROUP
PAOLO BALDI
L’ARREDAMENTO
«TOTALE»
Si chiama Nicola Cherubini (nella foto),
e da patron di una importante e vincente realtà imprenditoriale capace di un
approccio totale a tanti temi - dall’abitare
ad altissimo livello alla nautica di lusso,
passando per il retail di prestigio e per
quella versione ricca e completa della
«ginnastica» che oggi si chiama wellness
- è uno che ama le sfide; purchè l’obiettivo sia rappresentato dalla qualità senza
compromessi e dalla bellezza.
Così, nel raccontare lo sviluppo di
un’impresa di famiglia partita dal settore
dell’arredamento, e che oggi è un vero
gruppo capace di produrre in proprio ricerca e realizzazioni in una gamma davvero
vasta di «prodotti», sorride accarezzando
l’idea del prossimo salto in avanti: una
grande iniziativa mediatica che nei prossimi mesi servirà a ribadire la vocazione
nazionale ed internazionale del marchio; o
meglio degli ormai numerosi marchi della
galassia Cherubini Group.
Un «lancio» che accompagnerà la conclusione del raddoppio dell’attuale sede
del gruppo: un bellissimo spazio archi-
UNA GAMMA DI PRODOTTI DAVVERO VASTA:
DAGLI INTERNI AGLI ESTERNI, DAL WELLNESS ALLA NAUTICA
tettonico che si affaccia su via Triumplina
(ingresso da via Branze 44). Un contenitore
che, come una metafora della storia Cherubini, parte dalla grande vetrina dedicata
all’arredamento e si eleva inglobando tutti
i successivi rami d’azienda. Una sorta di
show room allargato che attraverso domotica applicata (qui preferiscono chiamarla
integrazione tecnologica), arredi e architetture rappresenta un illuminante biglietto da
visita per questa grande idea bresciana.
Ma partiamo dall’inizio... «Rappresento
la terza generazione di una famiglia che ha
iniziato l’attività con un negozio di mobili racconta Nicola Cherubini -, e quindici anni
fa ho provato a percorrere una strada più
ampia, che prevedesse un servizio totale
alla clientela: volevamo offrire servizi di
qualità, ma non rivendendoli come fanno
tanti altri, bensì controllandoli completamente. Così siamo partiti con una falegnameria seguita da una seconda, che oggi
sono un unico sito produttivo, e ci siamo
“svezzati” nel campo del retail acquisendo
la realizzazione chiavi in mano dei centri
Motorola».
L’avventura era iniziata, e ha continuato
ad arricchirsi attraverso un percorso fatto
di acquisizioni di partecipazioni, di creazioni
di partnership con soci operativi e di grande
capacità. E se, restando sempre nel campo
dei grandi allestimenti, Cherubini Group si
sta per esempio occupando di una campagna di restyling dei Centri Tim, la politica
dell’acquisizione di competenze ha portato a
molte altre iniziative.
Come al progetto Activity, che ha permesso realizzazioni strepitose superando
concetti più tradizionali come «palestra» e
73
CHERUBINI GROUP
INDIRIZZO: VIA BRANZE 44 - BRESCIA
CONTATTI: T. 030 2019801 - F. 030 2019855 [email protected] WWW.CHERUBINIGROUP.IT
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THE
PROJECT
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«PARTIAMO DALLO SPAZIO PER ARRIVARE
AL MOBILE E AL COMPLEMENTO»
«centro benessere».
Oggi Cherubini Group ha firmato esclusivi spazi che riguardano nomi importanti:
da Younique a GetFit, passando per alcuni
centri Virgin (compreso quello di Brescia) e
per il Body Tuning Ferrari di Maranello.
«Anche in questo settore il nostro è
un approccio totale al prodotto - riprende
Nicola Cherubini -; ci occupiamo di tutto:
dal progetto dell’architetto o del designer
alle candele, passando per l’integrazione
intelligente e le finiture. Nel caso di interventi complessi, come l’allestimento di
un centro fitness, la nostra è la logica del
sarto: partiamo dallo spazio per arrivare al
mobile e al complemento».
Ma sempre seguendo una precisa
filosofia aziendale: «Qui è vietato progettare. Noi lavoriamo con architetti e designer
per attuare idee; e le concretizziamo
benissimo perchè siamo ottimi realizzatori
e collaboriamo con i migliori progettisti». Infatti, attraverso Formaindustria, il
gruppo si occupa ormai anche di ricerca di
tendenze e brand identity.
E dato che lo spazio, quello di un club
come quello di una abitazione privata, deve
essere funzionale, il gruppo di via Branze
ha sviluppato a fondo il tema: «Nel campo
di quella che si chiamava domotica - prosegue Cherubini - siamo degli autentici
veterani. Abbiamo avviato già nove anni
fa una collaborazione con un’azienda di
settore, ma noi realizzavamo già impianti
da tempo e oggi collaboriamo con altri
importanti nomi di questo settore, oggi
come allora per far scomparire dalle case
il tavolino dei telecomandi».
Dagli interni agli esterni il passo è
breve, e l’attività si è estesa anche all’arredo outdoor, che in questo caso si traduce
nelle splendide realizzazioni griffate col
marchio Exteta, e all’arredamento d’interni
per barche di lusso. Infatti, Intra è la nuova
divisione del gruppo dedicata alla nautica:
«Abbiamo inserito la nostra capacità gestionale in un’azienda di grande peso, che
lavora per importanti gruppi del settore spiega Cherubini - e l’obiettivo è quello di
lavorare negli allestimenti interni di yacht
e imbarcazioni da crociera di alto livello».
Potrebbe bastare, ma non è ancora
finita, perchè oltre all’evento mediatico
di cui accennavamo in apertura e all’ampliamento della sede, Cherubini Group
sta lavorando ad una importante e nuova
operazione nel settore delle Spa e del
weelness sulla quale, però, c’è ancora un
comprensibile riserbo. Per concludere,
manca solo un’appendice umana: «Questo
risultato - sottolinea Nicola Cherubini - è
diventato possibile grazie a mio padre, che
ci ha creduto e mi ha offerto la possibilità
di raggiungerlo, e per merito della collaborazione di soci di grande competenza».
«DAL PROGETTO
DELL’ARCHITETTO
ALLE FINITURE:
IL NOSTRO È UN
APPROCCIO TOTALE
AL PRODOTTO»
75
LISA CESCO
09
THE
PROJECT
Per realizzare i sogni ci vogliono solidità
e concretezza, servono studio, impegno, innovazione, flessibilità. L’impegno del gruppo
Paterlini, forte dell’esperienza maturata nel
settore delle costruzioni edili, è quello di
trasferire idee nella realtà, partendo dalle
fondamenta, cioè da un lavoro progettuale
e di dettaglio che viene svolto da un team di
ingegneri, architetti e tecnici dedicati.
«La nostra filosofia è quella secondo cui
il cliente non deve mai essere lasciato solo,
ma deve avere sempre il supporto dell’impresa costruttrice e della sua squadra, che
collabora con i progettisti eventualmente
scelti dal committente», spiega Pietro Paterlini, presidente e amministratore delegato
di Paterlini Costruzioni, che dirige l’azienda
di famiglia insieme ai cugini Enrico Paterlini,
a capo di Paterlini Real Estate, e Cristoforo
Paterlini, alla guida di Paterlini Shares.
«Si tratta di concretizzare quell’am-
è quello di una pietra preziosa incastonata
nella montagna, che rimane in gran parte
nascosta. Non visibile agli occhi, ma fondamentale per la buona riuscita del progetto
è il lavoro svolto da Paterlini in veste di
gruppo costruttore, nell’esecuzione degli
studi strutturali e statici per l’individuazione
tecnico-statica più compatibile con il terreno
e l’analisi della tipologia di edificio che ha
portato la struttura ad essere «radiografata»
e ottimizzata in tutti in suoi aspetti. Il risultato è un complesso perfettamente inserito
nelle atmosfere incantate della montagna,
costruito all’insegna della ecosostenibilità
architettonica e tecnologica.
Un procedimento analogo, seppure in un
contesto diverso, è stato seguito per l’altra
recente realizzazione del gruppo, il THotel,
in cui Paterlini ha la duplice veste di committente e costruttore. Situato a Castenedolo
in un’area strategica, all’ingresso del casello
GRUPPO
PATERLINI
QUANDO LE IDEE DIVENTANO REALTÀ
pio ventaglio di soluzioni, che vanno dalle
campionature alle prove alla scelta dei
materiali, per dare soddisfazione alle idee».
Un esempio recente di questo metodo di
lavoro è stata la realizzazione del complesso
alberghiero Le Fay a Gargnano, in località
Navazzo, ultimato in soli 18 mesi su committenza di Alcide Leali.
La concezione iniziale del resort, composto da 100 camere con ampie terrazze e
una Spa che occupa una superficie di 3000
metri quadrati con piscine, era quella di un
nucleo ospitale che sapesse dialogare con
la natura circostante - secondo il progetto
della committenza - rimanendo riparato
dagli insediamenti della zona. L’effetto finale
Brescia Est dell’autostrada e sulle direttrici
della tangenziale, il complesso è realizzato
secondo i più criteri costruttivi e con un’attenzione particolare al sistema di insonorizzazione delle stanze, che vengono completamente isolate dai rumori circostanti.
L’edificio è costituito da un volume
compatto disposto con l’asse longitudinale
in direzione nord-sud, in modo tale che tutte
le finestre non si affaccino direttamente
verso l’autostrada ma verso le aree verdi
adiacenti. Di categoria business, l’albergo è
composto da 120 camere doppie distribuite
su cinque piani, e dispone di sei sale per
meeting servite da un locale guardaroba e
relativi servizi di banqueting e buffet, oltre
«IL CLIENTE NON DEVE MAI ESSERE
LASCIATO SOLO, MA DEVE AVERE
SEMPRE IL SUPPORTO DELL’IMPRESA
COSTRUTTRICE»
76
77
INDIRIZZO: LOCALITA’ NAVAZZO - GARGNANO (BRESCIA)
COMMITTENTE: ALCIDE LEALI
COMPLESSO ALBERGHIERO
LE FAY - GARGNANO
09
THE
PROJECT
che di una zona Fitness dotata di bagno
turco, minipiscina, docce emozionali, zona
gym e area spogliatoi. Paterlini ha curato la
realizzazione del THotel fornendo anche gli
arredi, fissi e mobili.
L’albergo, locato alla THotel, nuovo
brand italiano dell’hotellerie con sede a
Torino, per le sue caratteristiche peculiari
potrebbe anche rientrare nell’interesse di
investitori esterni.
«Il valore aggiunto in cui crediamo è la
capacità di gestire e realizzare progetti complessi, nella consapevolezza che il momento
della costruzione si compone di molti sottomomenti, altrettanto essenziali», osserva
Enrico Paterlini, sottolineando la necessità
di conoscenze gestionali e d’impresa che si
affianchino a quelle tecniche, per seguire
il concepimento dell’opera, il progetto di
massima, lo studio di fattibilità e il ritorno
finanziario-economico, il rendimento atteso,
fino ad arrivare all’effettiva costruzione
preceduta da un progetto di dettaglio, e
accompagnata da una verifica periodica dei
budget previsionali per tenere d’occhio costi
«IL DIALOGO FRA IMPRESA E COMMITTENTE
È ALLA BASE DELLA SINERGIA OPERATIVA»
e tempi.
Il segreto è riuscire a coordinare tutte
queste diverse competenze per arrivare
al prodotto finito, senza mai dimenticare
la metafora dell’assemblaggio ricordata
da Enrico Paterlini: «Le componenti di un
prodotto - pensiamo ad esempio a un’automobile - possono essere singolarmente
TRE REALTÀ,
UN UNICO GRUPPO
78
perfette, ma se assemblate male il risultato
finale è pessimo».
Paterlini Costruzioni, che ha conseguito nel marzo del 1999 la certificazione di
qualità europea secondo la norma ISO 9002,
e opera quindi in ambiente di qualità controllata, punta molto sul rapporto di fiducia
instaurato con il cliente, per valorizzare lo
scambio di idee e il dialogo fra impresa e
committente che è alla base della sinergia
operativa. Interessante è anche il rapporto
di collaborazione stabilito con la facoltà di
Ingegneria dell’Università di Brescia per la
sperimentazione di nuovi materiali, e la partecipazione al capitale di «Pitagora», società
bresciana di engineering, con l’obiettivo di
offrire uno strumento prezioso ai clienti e ai
loro progettisti.
La consistenza e materialità degli elementi costruttivi, però, non devono ingannare: dietro la realizzazione di un nuovo intervento c’è spesso anche una buona dose di
creatività, il valore in più che aiuta a trovare
le soluzioni migliori. Una capacità inventiva
che si combina a sistemi di alta ingegneria,
Al gruppo Paterlini fanno capo tre diverse
realtà, strettamente integrate fra di loro: la
Paterlini Costruzioni, che rappresenta la società «storica» - da cui hanno avuto origine le
altre società - ed ha come aree d’intervento
l’edilizia abitativa, il restauro di edifici monumentali, l’edilizia commerciale, direzionale e
ospedaliera, la costruzione di complessi industriali e delle strutture di base dei processi
produttivi.
La Paterlini Real Estate ha invece la funzione di ricercare, sviluppare e promuovere
le iniziative immobiliari, effettuando studi di
fattibilità economico-finanziaria per valutare
la correttezza e sostenibilità del progetto immobiliare e la convenienza economica su un
orizzonte temporale di lungo periodo.
Paterlini Shares è la capogruppo che detiene
le partecipazioni delle società controllate o
partecipate.
come quello messo a punto per realizzare
una fonderia con profondità di 13 metri
sotto i plinti di un capannone già esistente,
o quello ideato di recente per raddoppiare
gli uffici della società Duferdofin a San Zeno
mantenendo operativi quelli già funzionanti,
attraverso la creazione di un nuovo edificio
che avvolge e integra quello originario.
INNOVAZIONE,
FLESSIBILITÀ E QUALITÀ
Il gruppo Paterlini ha festeggiato nel 2008 i
cento anni di attività. Anni intensi di lavoro e
sviluppo nel settore delle costruzioni edili,
per un’impresa che ha visto la luce ai primi
del Novecento, quando i fratelli Cristoforo e
Daniele Paterlini, dopo una dura esperienza
di lavoro all’estero, decisero di tentare la fortuna e, tornati in patria, iniziarono a Brescia
l’attività in proprio.
L’impegno, la serietà e le capacità hanno
sempre rappresentato la cifra distintiva del
gruppo, che fin dai primi anni non tardò a
farsi apprezzare dal mercato, sia pubblico
che privato.
Nel lungo cammino dell’impresa è stata maturata una grande esperienza, si sono affacciate occasioni di evoluzione e trasformazioni, e oggi il gruppo Paterlini si presenta come
una realtà imprenditoriale diversificata, organizzata in centri di eccellenza. Oggi come
allora, l’innovazione, la flessibilità e la qualità
si coniugano sempre con i principi e i valori
dei fondatori, che rappresentano il riferimento per le attività produttive del gruppo.
79
COMMITTENTE E COSTRUTTORE: PATERLINI
THOTEL
CASTENEDOLO
TRA ARCHITETTURA E GUSTO: DUE PAROLE CON NERIO BEGHI
E LUCA PELLEGRINELLI SULLA “FILOSOFIA SIRANI”
INCONTRO
80
PAOLO MESTRINER
GIULIANO VENTURELLI
“ U N A B U O N A A R C H I T E T T U R A È M E R I T O D I U N A C O M M I T T E N Z A I L L U M I N ATA”
CARLO SCARPA
TRE REALTÀ,
UN UNICO GRUPPO
Girovagando per la pianura bresciana capita di incontrare un luogo
dove gusto e architettura vanno a
braccetto. Di fatto sembra di essere in
un esposizione quando si varca la soglia del vecchio portone in legno, anzi,
fin da fuori, scendendo i tre gradini in
battuto di cemento. Ci si trova in uno
spazio dove non si sa se limitarsi a
guardare in rispettoso silenzio o abbandonarsi ai piaceri del palato. Da
subito si ha l’impressione di trovarsi
in un luogo unico, autentico e non solo
per la location, una vecchia cascina
della bassa, ma anche e soprattutto
perché si coglie che l’intervento è il
frutto di una preziosa sinergia tra tre
figure: proprietario, gestore e progettista. “Sei qui e non sei da nessun altra parte” può essere descritta così la
filosofia di questo posto, unico nel suo
genere.
Chi conosce la Pasticceria [riduttivo definirla così] Sirani sa che da
quando opera nel campo del gusto, la
ricerca e l’affinamento dei sapori, di
come presentarli e di come diffonderli
è al centro dei suoi obiettivi. “Da quando abbiamo pensato alla nuova sede
tre che le delizie del palato anche gli
spazi che Luca Pellegrinelli ha prima
pensato e poi realizzato. Una fusione
perfetta tra contenuto e contenitore
declinata dall’edificio agli arredi che
espongono la merce. “Già tre anni fa
nella vecchia sede di Montirone abbiamo interagito con Luca per il packaging” prosegue Nerio. Ecco allora che
da una semplice esigenza [dove porre
i prodotti? come presentarli?] può nascere un modo nuovo di vivere ed intendere la propria professione, che poi
è la propria passione.
Questa filosofia si è consolidata
e rafforzata per il progetto della nuova sede dove l’intento era quello di
“un’architettura che andasse incontro
al cliente sovvertendo le regole ...;
un’architettura che non fa del dettaglio una cosa necessaria, anzi mette
in evidenza le giunture”. Ed in effetti è
quello che si nota immediatamente nei
banconi dei dolci e del gelato, materiali usati in modo immediato senza trattamenti, lasciando le saldature a vista.
Come non pensare a Louis Khan e ai
casseri dei La Jolla? Collegandolo poi
all’intento che ha fatto da base a que-
“ U N A F U S I O N E P E R F E T TA T R A
CONTENUTO E CONTENITORE
D E C L I N ATA D A L L’ E D I F I C I O A G L I A R R E D I
CHE ESPONGONO LA MERCE”
di Bagnolo Mella ci siamo anche posti
interrogativi su come gestire il gusto”
ci racconta Nerio Beghi seduti ad uno
dei suoi tavoli in cemento.
È raro trovare luoghi dove la ricerca, la progettazione, si incontrano con
un’alta corrispondenza tra le parti. Da
Sirani sembra infatti di assaporare ol-
sto intervento: “ Determinare un gusto
e non andare incontro al gusto lasciando la chiave di lettura al fruitore”. È
quello che succede in cucina: comporre e affiancare i sapori, lasciando al
gusto di ognuno l’interpretazione. Allora il termine consumare si trasforma
magicamente in degustare.
Il progetto prevede il recupero di un’intera cascina lombarda, tipica nel suo sviluppo a corte, per convertirla a pasticceria e degustazione. L’accesso al complesso avviene in lato
ovest dalla via Gramsci attraverso un androne voltato.
Al piano terra, nelle ex scuderie (lato nord), viene collocata la pasticceria vera e propria: un unico ambiente ritmato
dalle colonne esistenti in pietra e dai soffitti a crociera. Al di
sopra si trovano i quattro laboratori super attrezzati con le
tecnologie più moderne destinati alla produzione del dolce,
del salato, del gelato e del cioccolato.
Al piano terra nell’ala ovest trovano collocazione la cucina
ed alcuni locali accessori (servizi igienici del personale e
magazzino) ed al piano superiore gli spogliatoi del personale con accesso riservato direttamente dalla stessa via
Gramsci. Il complesso ovest è asservito completamente
allo spazio degustazione (lato sud) ricavato nella ex zona
rimessaggio mezzi agricoli.
Al centro è stata mantenuta la corte originaria realizzando
sul lato est, a chiusura della stessa, un pergolato rivisitato,
percorribile dai clienti per raggiungere la sala degustazione, avente sullo sfondo una quinta colorata a celare le centrali tecnologiche.
La corte mantiene la centralità e rimane nucleo del complesso intorno a cui orbita l’intera articolazione delle funzioni. Tale centralità viene posta in evidenza attraverso la
successione di allestimenti che qui trovano luogo a scandire le ricorrenze durante il corso dell’anno.
All’interno dei locali sono stati collocati degli arredi disegnati e realizzati ad hoc, utilizzando acciaio inossidabile e
vetro, linee essenziali e ricerca di semplicità. Una rilettura
dell’arredo tradizionale da pasticceria, tradizione e nuova
tecnologia accostati: bilancia a sfioro integrata nel banco,
vetrine di esposizione orizzontali, pozzetti a vista per il gelato e indipendenti per una più efficace qualità finale del prodotto. Il tentativo è stato di abbattere quasi completamente
le barriere visive tra gli operatori e gli utenti, mantenendo
inalterate le caratteristiche di funzionalità delle strutture.
Le pareti sono disadorne, tinteggiate alternativamente con
tinte forti e colori tenui. Per l’occasione è stato curato ogni
dettaglio, persino il packaging è stato realizzato appositamente, rivisitando il concetto di confezionamento, al di fuori
degli schemi consueti.
Si respira qualità. Semplicità, pulizia. Il risultato è una
summa di benessere quasi fisico che anticipa la gioia che
avrà il palato.
Il locale è stato insignito del Premio Innovazione Gambero
Rosso 2009.
“L’INTERVENTO È IL FRUTTO DI
UNA PREZIOSA SINERGIA
TRA TRE FIGURE: PROPRIETARIO, GESTORE E PROGETTISTA”
81
PROGETTO: PASTICCERIA DEGUSTAZIONE SIRANI S.R.L.
DATA: 2005-2006
LUOGO: BAGNOLO MELLA (BS)
ARCHITETTO: LUCA PELLEGRINELLI
COLLABORATORI: GIANNI PELLEGRINELLI INGEGNERE
INCONTRO
SIMONETTA BARDELLONI ARCHITETTO, STEFANO PANSI GEOMETRA
IMMAGINI COORDINATA E PACKAGING: NEROSUBIANCO S.R.L. (MARIKA E LUCA PELLEGRINELLI)
COMMITTENTI: IMMOBILIARE RONCO, SIRANI S.R.L.
FOTOGRAFIE: ENRICO UMMARINO, MARIA PAOLA GABUSI
31.05.2009 TUTTI A LARGO (T)FORMENTONE
IN/ARCH
82
Largo Formentone, un vuoto urbano
nel cuore della città storica, uno spazio al quale ormai da decenni si cerca
di dare un’identità. Il luogo in questione
è il risultato degli interventi di demolizioni avvenute tra la fine dell’Ottocento
e il 1939, così come puntualmente ricostruiva Franco Robecchi sulle pagine del
Giornale di Brescia del 31 maggio 2009,
ovvero è un luogo che, si potrebbe definire, storicizzato nelle attuali condizioni
morfologiche.
Negli anni Trenta si sono succeduti
studi che attraverso differenti modalità si
sono preoccupati di dare risposta al «vuoto» prodotto dalla storia. In particolare si
ricorda la proposta di Leonardo Benevolo
dei primi anni ‘80 per terminare con la
realizzazione nel 2001 della pensilina ad
opera dell’architetto Giorgio Lombardi.
Oggi si ritiene la stessa inadeguata e
a tal proposito si è aperto un ampio dibattito, iniziato ed alimentato dal gallerista Massimo Minini per sfociare poi sulle
pagine web della rivista Abitare. Negli
scorsi giorni, inoltre, è stato pubblicato
in forma definitiva il bando del concorso di idee che prevede, sostituendo la
pensilina, la realizzazione di una nuova
struttura per servizi ospitante una sala
lettura a supporto delle sedi universitarie presenti nelle zone limitrofe, spazi
con indirizzo espositivo temporaneo e di
intrattenimento ed infine un infopoint e la
sede amministrativa del nuovo Distretto
Urbano del Commercio.
Vista l’importanza del tema, l’Istituto
Nazionale di Architettura sezione di Brescia, realtà presente nella nostra città da
oltre un decennio e che già era entrata
nel merito al problema alcuni anni fa in
occasione della realizzazione del progetto dell’architetto Lombardi, si è fatto
promotore di un incontro-evento che si è
tenuto giovedì 16 luglio 2009 ore 21 sotto la pensilina di Largo Formentone per
affrontare ed aprire un dibattitto sul «destino» di quest’area. L’ironico titolo «tutti
a Largo (T)Formentone e ricordatevi di
portare la sedia» riportato sui principali
mezzi di comunicazione locale, suggeriva inoltre un modo senz’altro insolito di
utilizzo di questo spazio. Un incontro «informale», un caso «bello e pratico» per
affrontare un tema architettonico-urbano
stando proprio «all’interno» dell’oggetto
tema della discussione.
L’intento dell’In/Arch, in questo caso
nel ruolo di «mediatore culturale», è stato di riunire le autorità cittadine, gli uomini di cultura bresciani e tutti i cittadini
che hanno voluto confrontarsi dialogando
in modo costruttivo offrendo idee e suggerimenti che potessero contribuire a ridare un’identità forte a questo brano (per
DA
LA
LA
DI
DI
QUESTO NUMERO INIZIA
COLLABORAZIONE CON
SOTTOSEZIONE PROVINCIALE
B R E S C I A D E L L’ I S T I T U T O N A Z I O N A L E
ARCHITETTURA
alcuni irrisolto) di città.
All’incontro sono intervenuti dai rappresentanti dell’Amministrazione comunale , ai professionisti, alle personalità
del mondo culturale bresciano, invitate
tro Flavio Bonardi, portavoce anche di
altre autorità cittadine invitate ma non
presenti a causa di un altro impegno già
preso da tempo (l’assessore all’Urbanistica Paola Vilardi, l’assessore ai Lavori
ufficialmente dell’INARCH fino alla gente
comune che hanno portato la loro testimonianza e il loro contributo all’interno
dell’interessante dibattito, chi con sedia
appresso, chi timidamente a chiederne
invece una in prestito; il dibattito equilibrato e costruttivo, ha portato ad alcuni
spunti degni di rispetto e fonte di riflessioni.
Il dibattito si è aperto con l’intervento
del presidente della Circoscrizione Cen-
pubblici Mario Labolani, l’assessore alla
Cultura Andrea Arcai). Il presidente ha
esposto le motivazioni che hanno portato
all’elaborazione del bando di idee di cui
sopra, così come l’architetto Paolo Ventura, in qualità di presidente dell’Ordine
degli architetti, paesaggisti e pianificatori
della provincia di Brescia, ha spiegato le
scelte e l’iter compiuti per il raggiungimento del testo e della tipologia del concorso. La parola è passata poi all’archi-
chiamo di partecipare in massa, come
architetti, a questo concorso, cerchiamo
di rispondere, proponendo elementi di
riflessione compreso il mantenimento di
questa struttura, favorendo il più possibile un dibattito non sul fare la più bella
struttura possibile, non su un discorso
quasi ornamentale bensì sull’utilizzo
idoneo del luogo».
E sulla questione della partecipazione al concorso interviene anche l’architetto Paolo Mestriner, docente alla
facoltà di Architettura del Politecnico
di Milano, definendolo «lo strumento
del concorso» un «dispositivo» vera-
lina sia che in pochi hanno potuto esprimere il loro parere a riguardo».
L’architetto Paolo Greppi si è interrogato invece su alcune questioni
«pratiche» del post concorso: in Italia
intervenire in un contesto stratificato e
complesso come l’area in questione, è
sinonimo spesso di lavori interminabili,
«scoperte» ed imprevisti continui; la proposta che l’architetto lancia è dunque di
impostare la progettazione dell’oggetto
del bando partendo dal sottosuolo, l’elemento che potrebbe serbare le maggiori
«sorprese»; ciò che spesso è considerato
«l’inconveniente» diviene quindi il tema
mente efficiente ed efficace, a patto che
sia gestito ed organizzato al meglio,
cosa che nel nostro Paese non accade
spesso. L’architetto sottolinea, inoltre,
l’importanza dell’interesse mostrato
dalla cittadinanza all’evento «non come
progettazione partecipata, in quanto la
progettazione è disciplinare e quindi affidata ai progettisti, bensì è importante
che nasca con e dalle persone, in quanto
penso che il vero problema della pensi-
forte della progettazione.
Da questo incontro sono scaturiti
molteplici proposte e punti di vista; diversi, legittimi, interessanti.
Attendiamo la conclusione del concorso con la speranza di poter scorgere
in autunno alcuni «frutti» di questa serata, auspicando che questo evento sia
l’inizio di un nuovo modo di affrontare le
tematiche urbane ed architettoniche del
nostro territorio.
IN/ARCH
tetto Riccardo Franceschi, presidente di
Brixia Sviluppo Spa, che ha sottolineato
l’importanza del ruolo degli imprenditori
privati negli interventi di riqualificazione
urbana i quali dovrebbero contribuire
a dare agli edifici «un contenuto al di là
della “pelle” fatta dagli architetti». A tal
proposito l’architetto ha lanciato un appello a tutti gli imprenditori, quasi una
provocazione, per muovere proposte da
presentare al Comune di Brescia per
l’utilizzo e la gestione della pensilina
e spazi prospicienti per i prossimi due
anni di «limbo» in attesa che ne vengano
giocate le «sorti». Un modo per renderla viva, utilizzata e perché no, divenire
un modo nuovo di mostrare una parte
dell’imprenditoria bresciana.
Il dibattito si è quindi poi spinto
verso il tema centrale dell’incontro: la
pensilina di Largo Formentone. C’è chi
è favorevole al mantenimento di questa
come il gallerista Massimo Minini (autore dell’articolo pubblicato su Abitare di
maggio 2009) che afferma «bella perché inutile, perche è un segno nell’aria,
come un disegno, bella perche è uno
spazio aperto e ricoperto ed in effetti trasparente, uno spazio non violento, uno
spazio che ci ricorda alcune differenze
delle forme e dei modi, le logge coperte, la loggia dei Lanzi, come costruivano
una volta: degli spazi come delle pause
nell’architettura delle città e soprattutto in una città come brescia, che è una
città di grande virulenza costruttiva...»;
o come l’architetto Luca Rinaldi, Soprintendente per i Beni Architettonici
e per il Paesaggio di Brescia, Cremona
e Mantova che ritiene la pensilina «un
intervento legittimo, un’interpretazione
intelligente di questo spazio, un oggetto
che richiama la volumetria dell’isolato
demolito all’interno di un contesto stratificato e complesso con cui è difficile
rapportarsi».
C’è chi invece ha proposto una visione più ampia del problema, interrogandosi sul futuro dei centri storici, virando
e soffermandosi più su alcune questioni
urbane bresciane ritenute «maggiormente critiche» rispetto al Largo Formentone quale l’architetto Rossana Bettinelli, vicepresidente di Italia Nostra,
che s’interroga sul futuro delle aree delle ex caserme, della ex sede del tribunale e dei numerosi palazzi di proprietà
pubblica vuoti ed inutilizzati.
L’architetto Pierre Alain Croset,
professore ordinario della facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, che
propone «una moratoria di almeno due
anni per dire facciamo vivere questo
spazio con moltissime attività, iniziamo
ad usare gli spazi per come sono; cer-
83
10
THE
PROJECT
84
COLCOM
LISA CESCO
Sono i dettagli che creano l’ambiente,
una consapevolezza che si fa tecnica e innovazione nelle proposte di Colcom, azienda
leader nella progettazione e produzione di
dispositivi per il sostegno, il movimento e
la chiusura di porte e pannelli in vetro temperato, che vengono poi distribuiti in Italia e
all’estero.
Cerniere, serrature e fissaggi sono ideati da un team di progettisti e tecnici con una
cura particolare rivolta proprio ai dettagli,
sia funzionali che estetici, per offrire alla
IL VETRO IN “MOVIMENTO”
clientela la perfezione nella resa abbinata
alla massima semplicità di utilizzo.
Quella stessa cura che è sempre stata
l’elemento qualificante dell’attività aziendale, fin dalla nascita dell’impresa, nel 1961,
come piccola officina meccanica denominata Collio Sergio Snc. Nel corso degli anni
la vocazione produttiva si è concentrata
sulla costruzione di accessori per vetro,
suggellata nel 1991 con la nascita ufficiale
di Colcom.
L’azienda, con sede a Nave, in via degli
Artigiani 56, realizza soluzioni innovative
con una particolare attenzione al profilo
design degli articoli proposti, pensati non
come un semplice prodotto, ma come un
requisito essenziale per valorizzare la
vivibilità, la sicurezza e il comfort degli ambienti. Non a caso uno dei punti qualificanti
dell’attività di Colcom è la flessibilità tecnica
e produttiva, che consente di venire incontro
ai gusti e alle esigenze della clientela,
garantendo ad esempio esecuzioni speciali
anche su disegno del committente, e se-
COLCOM SRL
STABILIMENTO E UFFICI: VIA DEGLI ARTIGIANI 56 - NAVE (BRESCIA)
CONTATTI: T. 030 2532008 - F 030 2534707 WWW.COLCOM.IT
FLESSIBILITÀ TECNICA E PRODUTTIVA,
PER VENIRE INCONTRO
ALLE ESIGENZE DEL CLIENTE
guendo con attenzione personalizzata ogni
singola necessità.
Il “cuore” creativo dell’azienda è il
centro di progettazione R&S, che conta
sull’esperienza di disegnatori e tecnici per
svolgere tutta la fase progettuale relativa
al sostegno e alla movimentazione di pareti
di vetro, oltre a realizzare studi per i nuovi
prodotti e seguire da vicino i clienti nella
progettazione.
I “dettagli essenziali per il vetro temperato” - secondo lo slogan che identifica
la mission aziendale - nascono qui, nel
segno della capacità innovativa, tanto che
sul filone della ricerca è stata avviata una
collaborazione continuativa con l’Università
di Brescia.
Una volta tradotta l’idea in un progetto,
la parte costruttiva con le lavorazioni meccaniche viene svolta in un’officina dedicata
dove trovano spazio linee di lavorazione
di ultima generazione. La gestione della
produzione è regolata da un sistema “just in
time”, per garantire la sicurezza del monito-
raggio a vista dei materiali e l’ottimizzazione
dei processi produttivi, mentre i cicli di
finitura sono affidati a sistemi automatizzati
che ne garantiscono la costante uniformità.
Gli ultimi due “gioielli” nati nel centro di
progettazione Colcom si chiamano “Espro”
e “Flo”, sono stati ideati con la filosofia della
massima funzionalità e praticità di utilizzo,
e verranno messi sul mercato da settembre.
“Espro” è un nuovo sistema modulare di profili che consente di realizzare
vetrate continue, restituendo la “magia” di
85
L’azienda nasce nel 1961 da un’iniziativa di Sergio ed Ezio Collio. I primi passi sul
mercato sono come piccola officina meccanica, la “Collio Sergio Snc”, che successivamente trasforma la propria attività per dedicarsi alla costruzione di accessori
per vetro.
Verso la fine degli anni Sessanta sorge il primo capannone e viene proposta la serie
“Evergreen”, prodotti snelli e funzionali che incontrano immediatamente un ampio
consenso sul mercato. Nei primi anni Ottanta gli articoli dell’azienda bresciana iniziano a ritagliarsi una buona riconoscibilità anche all’estero.
Nel 1991 la Collio si trasforma e nasce Colcom, che realizzerà, nel 1993, il brevetto
delle cerniere automatiche. L’azienda cresce, e nel 2003 inaugura la nuova sede
di Nave: l’anno seguente viene costituita Minusco holding, che cura la distribuzione dei prodotti. Le tappe successive
sono già il presente, con la nascita
nel 2007 di Biloba e Triloba - brevetti
internazionali Colcom - le cerniere
chiudiporta di nuova concezione per
l’installazione di porte a vetro.
ESPRO, FLO, BILOBA
E TRILOBA:
I DETTAGLI
“ESSENZIALI”
PER IL VETRO
TEMPERATO
IL PASSATO
E IL PRESENTE
Colcom offre i propri accessori all’interno di un sistema di distribuzione gestito attraverso la consociata Minusco, realtà costituita nel 2004 con contestuale apertura
delle filiali Minusco Milano, Minusco Bapumatec e Minusco Iberica.
La catena di filiali si arricchisce nel 2005 con l’apertura di Minusco Roma e Minusco Sud, e nel 2007 con l’inaugurazione della filiale Minusco Slovacchia. Alla rete
distributiva va aggiunta anche Minusco Benelux, ulteriore tassello di una struttura a
filiali che rappresenta il network di distribuzione ufficiale di Colcom, attraverso cui
vengono proposti in esclusiva i principali accessori per vetro temperato.
Un impegno particolare è prestato per garantire l’obiettivo della pronta consegna
richiesto dal mercato, con attenzione ai requisiti del “just in time”, in modo da diventare un punto di riferimento per l’installatore e per il vetraio. Tutte le operazioni
commerciali, inoltre, sono facilitate da un
sistema di e-commerce, con cui è possibile scegliere, ordinare e ricevere i prodotti
(www.minusco.com).
IL SISTEMA
DI DISTRIBUZIONE
10
THE
PROJECT
L’AZIENDA DI NAVE REALIZZA
SOLUZIONI INNOVATIVE
NEGLI ACCESSORI PER VETRO
86
spazi che si dilatano e alleggeriscono, con
significativi effetti di continuità estetica tra
superfici vetrate e pareti.
Il valore aggiunto sta nella versatilità
per ogni contesto, sia commerciale che
domestico, dove si possono creare molteplici spazi grazie a nodi a due, tre e quattro vie:
i vetri aderiscono tra loro mediante speciali
profili in policarbonato o in alluminio anodizzato, e i profili, che contengono dispositivi
di sostegno e pinze, sono stati studiati per
integrarsi al meglio con gli altri accessori
Colcom, come le cerniere brevettate Biloba
e Triloba, oltre a serrature, patch fittings e
sistemi scorrevoli.
“Flo” è invece un nuovo sistema
scorrevole con veletta per porte in vetro,
caratterizzato da un sistema compatto, che
racchiude in soli 55 mm un meccanismo
sofisticato, che consente lo scorrimento
dell’anta su una sola ruota per ogni pinza.
Gli atout di “Flo” sono la facilità di
regolazione, la silenziosità, la dotazione di
un innovativo sistema di ammortizzazione
regolabile (che permette di rallentare le fasi
di apertura e di chiusura dell’anta in funzio-
ne del peso della stessa), il design sottile ed
essenziale che lo rende adatto per qualsiasi
contesto architettonico e integrabile con
sistemi per vetrate continue, ai quali conferisce continuità e leggerezza.
I due ultimi arrivati della collezione
Colcom si uniscono a molti altri prodotti
realizzati dall’azienda di Nave, fra cui Biloba
e Triloba, che rappresentano le punte di
diamante dell’impegno di progettazione:
si tratta di due cerniere idrauliche per la
chiusura automatica delle porte in vetro, di
concezione completamente nuova, ideate
per essere utilizzate su porte per esterno e
per interno, senza la necessità di installare
alcun dispositivo né a pavimento né aereo
(pur mantenendo il vantaggio dell’automatismo di chiusura) grazie a requisiti tecnici
e di efficienza che superano i limiti insiti nei
chiudiporta di tipo tradizionale. A differenza
di quanto accade con questi ultimi, infatti,
non è necessario conoscere in anticipo le
caratteristiche della porta su cui le cerniere
andranno applicate, perché Biloba e Triloba
abbracciano una vasta gamma di portata (le
due cerniere di Colcom rispondono alle li-
nee guida di base per i chiudiporta messe a
punto dalla commissione tecnica di Anima/
Assoferma, e soddisfano anche le caratteristiche prestazionali indicate al momento
come opzionali (riferimento Norma Uni En
1154:20039).
Per le peculiari caratteristiche inventive
di queste applicazioni, Biloba e Triloba sono
coperte da brevetto internazionale, ed è in
fase di ottenimento la certificazione da parte dell’ente certificatore internazionale TUV.
Della stessa famiglia è la cerniera 8060
- con medesimo principio di funzionamento
e brevetto -ideale per locali che necessitano
di chiusura ermetica, come saune o bagni
turchi, con velocità di chiusura regolabile e
garanzia di massima sicurezza.
Il segreto di questi traguardi, la molla
che spinge verso nuovi risultati è per Colcom l’attenzione alle esigenze del cliente e
alle necessità del mercato, sapientemente abbinata alla cura di ogni aspetto del
prodotto finito, che viene rigorosamente
controllato in tutti i suoi passaggi realizzativi per verificarne l’affidabilità tecnica e la
rispondenza ad alti standard di qualità.
87
LISA CESCO
11
THE
PROJECT
La creatività abbinata a una solida
conoscenza e ad una continua ricerca sono
i requisiti che sopra tutti gli altri connotano
l’attività di Eurocarpet, azienda bresciana che
vanta quarantacinque anni di esperienza nella fornitura di pavimenti, rivestimenti murali,
tende e tessuti.
La filosofia seguita dall’azienda è quella
dell’eccellenza nella selezione del prodotto
migliore e nel continuo perfezionamento del
servizio offerto alla clientela: è proprio in
questa prospettiva che Eurocarpet ha affiancato alla tradizionale Home Division, dedicata
ai privati, una speciale Project Division pensata per i professionisti - architetti, arredatori,
progettisti - per accompagnarli e supportarli
nel percorso realizzativo del loro progetto.
La Project Division con i propri operatori
specializzati supera una logica di semplice
fornitura di materiali e prodotti, per abbracciare una vocazione di consulenza e sinergia
la destinazione e la funzionalità richiesta»,
dice Werner Vivaldi, socio titolare di Eurocarpet Srl.
Nella scelta del prodotto migliore e delle
sue caratteristiche fisiche ed estetiche gioca
un ruolo di primo piano la comprensione del
tipo di resa necessaria, sia dal punto di vista
tecnologico che sotto il profilo del design e
dell’appeal: non è la stessa cosa, ad esempio,
realizzare una pavimentazione in laminato
per una camera di albergo o per la sede di
una concessionaria di automobili, situazioni
molto diverse fra loro come tipologia e sollecitazione nell’utilizzo quotidiano.
Analogamente, nella scelta di una tenda
tecnica o di tendaggi è necessario comprendere dove verranno posizionati, quale ne sarà
l’utilizzo, quali sono le finalità: «Le varianti
dei prodotti oggi disponibili sono moltissime,
basti pensare che nel settore dei tendaggi ne
esistono alcuni particolarmente sofisticati,
L’AZIENDA DI VIA VOLTURNO VANTA 45 ANNI
DI ESPERIENZA NELLA FORNITURA DI PAVIMENTI,
RIVESTIMENTI MURALI, TENDE E TESSUTI
con il professionista, in linea con i più elevati
standard qualitativi. Non solo, quindi, un
fornitore, ma piuttosto un partner attento alle
esigenze del cliente, capace di ottimizzare
elementi tecnici, strutturali, ambientali e
fattori economici, in risposta alle specifiche
richieste del progetto e nel totale rispetto
delle sue caratteristiche guida, tra cui resa
finale e budget.
dotati di fibre catalitiche in grado di depurare
l’aria, e quindi particolarmente indicati per
ambienti come ristoranti o ospedali - spiega
Vivaldi -. Il nostro impegno è proprio quello
di agevolare e indirizzare il professionista
nella scelta ottimale dei prodotti disponibili,
curando poi direttamente consegna e posa,
per un servizio completo di fornitura “chiavi
in mano”».
EUROCARPET
SOLUZIONI ALL’ AVANGUARDIA
PER ABITARE
88
Oltre a proporre un’ampia gamma di
prodotti tecnici testati e installati, infatti, la
Project Division lavora in piena sinergia con
le dinamiche e le tempistiche dello studio di
progettazione nei diversi settori, per strutture
che possono essere di carattere commerciale, direzionale, alberghiero o residenziale.
«Il punto di partenza è sempre un’analisi
dettagliata del progetto, che va contestualizzato valutando insieme le esigenze pratiche,
In questo modo il carico di lavoro del
progettista viene alleggerito grazie ad uno
staff di esperienza, e viene fornito un ampio
ventaglio di alternative sulla selezione dei
prodotti in base alle specifiche richieste del
progetto e al budget disponibile, bilanciando
efficacemente il binomio qualità-prezzo: «Il
risparmio, infatti, è dato dalla qualità e soprattutto dalla capacità di centrare l’obiettivo
del progetto, individuando il prodotto giusto
11
THE
PROJECT
89
CENTRO PASTORALE
PAOLO VI
11
THE
PROJECT
ALLA TRADIZIONALE HOME DIVISION DEDICATA AI
PRIVATI È STATA AFFIANCATA LA PROJECT DIVISION
PENSATA PER I PROFESSIONISTI
per ciascuna specifica realizzazione», afferma Vivaldi.
Nell’arco degli anni Eurocarpet ha contribuito alla realizzazione e manutenzione di
centinaia di strutture direzionali, espositive
e residenziali, grazie anche a collaborazioni
consolidate con brand internazionali di eccellenza nella produzione di pavimenti (come
quelli tecnici in gomme, pvc, linoleum), laminati, parquet, tessuti d’arredamento, tendaggi, tende tecniche, da sole, tende meccaniche
e relativi accessori, moquette, tappeti e carte
da parati (l’azienda è tra l’altro esclusivista
per l’Italia per alcuni importanti brand di pavimenti, laminati, parquet e moquette).
Per offrire proposte sempre più competitive e innovative una linea d’azione prioritaria
su cui si muove la Project Division è quella
della ricerca di nuovi prodotti e del costante
aggiornamento sulle ultime novità e tecnologie del mercato: ogni anno vengono selezionati e testati in azienda centinaia di nuovi
prodotti, su una gamma che va dal gusto
classico allo stile contemporaneo.
A seconda delle esigenze della clientela
vengono anche messe a punto soluzioni sempre diverse e spesso originali: fra queste, solo
per citarne alcune, figura la realizzazione di
tende da sole ad hoc in grado di adattarsi alle
LA MOQUETTE
DEGLI ANNI ’60
90
Eurocarpet nasce a Brescia nel 1964 da
un’idea del fondatore, Gualtiero Vivaldi, che
avviò l’attività dopo un’esperienza maturata
nell’azienda di tessitura di tappeti Vergani &
C. di Cantù (che per prima in Italia iniziò la
tessitura di tappeti per la pavimentazione totale degli ambienti). In quegli anni la moquette era un prodotto di lusso non ancora così
diffuso, che iniziava ad entrare nelle case di
prestigio: non è un caso che a Brescia, nel
1964, Eurocarpet fu la prima azienda iscritta
alla Camera di Commercio alla voce merceologica «moquette», che fino ad allora non
esisteva e venne creata ad hoc.
Nel corso dei decenni l’azienda si sviluppa
affiancando alle collezioni di moquette anche i tessuti di arredamento e collezioni di
tappeti pregiati. Oggi l’impronta innovativa
del fondatore sopravvive grazie al testimone raccolto dai tre figli, che hanno consolidato l’esperienza nel settore delle rifiniture
d’interni, ampliando la proposta anche agli
ambiti dei pavimenti resilienti, rivestimenti
murali, parquet e laminati.
mansarde o agli abbaini che sempre più di
frequente vengono impiegati come ambienti
di vita, ospitando spesso camere da letto. O
ancora l’ideazione di un meccanismo per fissare la moquette senza colle o materiali che
lascino traccia, utilizzando invece un sistema
di aderenza col velcro. Un’altra soluzione
avanguardistica messa a punto da Eurocarpet è stata quella pensata per la nuova sede
dell’Accademia di Yoga a Sant’Eufemia, con la
realizzazione di lavorazioni sviluppate appositamente per conferire alle pavimentazioni
una tenuta e una speciale consistenza, adatta
per eseguirvi in sicurezza gli esercizi fisici.
La convinzione di fondo che ispira le
attività della Project Division, non a caso, è
quella che dietro una grande opera si nasconde una moltitudine di dettagli, ad ognuno
dei quali va prestata la massima cura perché
il risultato finale sia «a regola d’arte». Un
criterio valido per tutti i settori, ma ancora
di più nell’ambito dell’architettura, dell’arredamento e del design, dove una lavorazione
non può essere solo «bella», perché il fattore
estetico di un prodotto da solo non basta, ma
va sposato al comfort, alla funzionalità, alla
praticità e alla resa tecnica, in modo che la
realizzazione possa davvero venire abitata e
vissuta, vincendo la sfida di durare nel tempo.
UNA «VETRINA»
SULLA CITTÀ
Un elemento di riconoscimento di Eurocarpet
è la sede, il palazzo a vetri che affaccia su via
Volturno, realizzato secondo criteri innovativi
nel 1986 e ristrutturato nel 2006.
Con questo recente intervento, progettato
dall’architetto Giuliano Venturelli, la struttura originale è stata recuperata in una chiave
tecnologica avanzata, con una particolare attenzione al comfort, all’isolamento acustico e
al risparmio energetico.
La facciata in ferro e vetrate, avanguardistiche per gli anni Ottanta, è stata mantenuta
nell’impostazione, sostituendo però al ferro
l’alluminio e alle vetrate riflettenti delle vetrate trasparenti, con vetri basso emissivi e
schermature solari.
Il restyling della struttura si è accompagnato a un rifacimento dell’impiantistica interna
per ridurre i consumi energetici, e a una ridefinizione degli spazi interni per sfruttarli
al meglio: grazie alla soluzione dei vetri trasparenti tutto l’edificio è diventato un grande
«vetrina» capace di dialogare con il contesto
circostante.
EUROCARPET SRL
INDIRIZZO:VIA VOLTURNO 84/86 - BRESCIA
CONTATTI: T. 030 322241 - F. 030 2410924 [email protected] WWW.EUROCARPET.IT
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THE
PROJECT
TROPI&CO
MACHINA LONATI FASHION
AND DESIGN INSTITUTE
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12
THE
PROJECT
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RISTORANTE
AQUARIVA
PAOLO BALDI
Gli spazi dell’abitare e del lavoro sono
da sempre terreno fertilissimo per l’estro
architettonico applicato alla funzionalità. E
se in questi due ambiti le «scuole» si moltiplicano e vietare è vietato, quando ci si trasferisce nel campo degli spazi del cibo, del
buon bere e della conversazione informale
la creatività e lo spirito «fusion» si possono
ampliare ulteriormente. Come succede
(il presente è d’obbligo, perchè questa è
davvera una realtà work in progress) in uno
dei locali polivalenti più gettonati del Garda
bresciano: l’«Aquariva» di Padenghe, una
UNO SPAZIO SPECIALE
AFFACCIATO SUL LAGO
A PADENGHE LA «CREATURA» DI IVAN E PAOLO FAVALLI:
UNO DEI LOCALI GARDESANI PIÙ GETTONATI
creatura ormai più che affermata di Ivan e
Paolo Favalli.
In questo spazio quasi storico (il grande rilancio risale al 2002) inserito nella
cornice di West Garda marina, geometrie,
invenzioni e materiali diversissimi, estratti
dal mondo della nautica come da quello
delle terrazze più esclusive, hanno creato
e creano una cornice davvero speciale.
In principio era il gazebo, potremmo dire
riprendendo il racconto della scommessa
vincente fatta dai gestori. Poi, attorno a
questa struttura basica è stato realizzato
uno spazio che fonde strutture in muratura
e vetro all’insegna della leggerezza architettonica e dell’informalità con un bellissimo pavimento nautico in legno recuperato
dalla demolizione di una nave. Regala le
dolci tonalità e le forme del legname «marino» anche lo splendido bancone del bar
(altro elemento di recupero), mentre il resto dell’arredamento è costituito da un mix
di eleganza non pretenziosa, perfetto per
un locale che propone l’altissima qualità
di uno yacht club e insieme un’atmosfera
amicale.
AQUARIVA
INDIRIZZO: WEST GARDA PORTO PADENGHE SUL GARDA (BRESCIA)
CONTATTI: T. 030 9908899 - 335 1289922
CHEF: PAOLO FAVALLI
DALLO SPLENDIDO BANCONE
DEL BAR AL PAVIMENTO IN
LEGNO RECUPERATO DALLA
DEMOLIZIONE DI UNA NAVE
Nel ristorante Aquariva diventa un
elemento qualificante dell’arredamento
anche il campionario (consumabile) di bottiglie da collezione di rum, calvados, whisky
e cognac da fare invidia alle enoteche più
rifornite: una passerella che fa in qualche
modo da prologo alla grande ricchezzaspecialità del ristorante, vale a dire le 150
referenze in carta relative allo champagne,
una dotazione che piazza questo spazio
in riva al Benaco ai primi posti in Italia. Il
resto (si fa per dire) è rappresentato da una
cucina raffinata che mescola invenzioni
internazionali col pane fatto in casa; e soprattutto da un elemento fondamentale che
è rappresentato dalla speciale atmosfera
pulsante che si respira da queste parti.
Ma Aquariva non è solo un vero e proprio punto di riferimento estivo: la calda
atmosfera del locale è la location ideale
anche per le serate invernali, magari
accanto allo splendido camino acceso che
crea un ambiente assolutamente impagabile.
Quest’anno, inoltre, è stato lanciato un
nuovo esperimento, che ha avuto un riscon-
tro davvero rilevante: si chiama «AquaLounge» il nuovo riferimento benacense
per aperitivi sfiziosi e raffinati, feste private
e non, serate e dopocena. Nuovo di zecca,
accoglie i clienti in un ambiente elegante
e dominante bianco, con un arredamento
minimale e bellissimo, sempre affacciato
sul lago e a ridosso del locale «madre».
Dopo questa prima esperienza, il prossimo
anno «AquaLounge» proporrà un calendario di eventi estivi, serate a tema e musica
dal vivo, anche in gemellaggio con i migliori
locali di tendenza della provincia di Brescia.
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FATTI+PERSONE
MEZZO SECOLO DI MINI
CINQUANT’ANNI NON SONO CERTO UN TRAGUARDO DA POCO PER UN’AUTOMOBILE,
SOPRATTUTTO SE SI TRATTA DI UNA VETTURA CHE HA FATTO EPOCA COME LA MINI.
Nata il 26 agosto 1959 con il duplice nome di Morris Mini-Minor e Austin Seven, la piccola trazione anteriore inglese ha da quel momento cominciato a far parlare di sé e ancora
oggi continuiamo a parlarne e a guidarla.
In realtà il mezzo secolo di vita della Mini va diviso in due parti: i primi 41 anni della
Mini classica, che vanno dal 1959 al 2000, e gli ultimi 9 anni della Mini del Gruppo Bmw, dal
2001 ad oggi.
Anche se non ha inventato la trazione anteriore, né la costruzione monoscocca, né il
motore trasversale, la piccola Mini è riuscita a racchiudere in sé tutte queste componenti
che ne hanno fatto la fortuna e che hanno permesso di produrne 6 milioni di esemplari in
50 anni di vita.
IL MUSEO DI TINTIN
«A FORZA DI CREDERE NEI SOGNI
L’UOMO LI TRASFORMA IN REALTÀ»
HA AFFERMATO UNA VOLTA HERGÉ,
PSEUDONIMO DI GEORGE RÉMY
(1907-1983), PADRE DEL NOTO FUMETTO
DEL REPORTER GIRAMONDO TINTIN.
E così è successo per il museo a lui dedicato. Si è infatti inaugurato ufficialmente ai primi di
giugno a Louvain-la-Neuve, paese a 25 km da Bruxelles, il Museo Hergé progettato nel 1996 dall’architetto francese Christian de Portzamparc.
L’annuncio della sua costruzione fu dato il 10
gennaio 2001 (giorno della nascita di Tintin nel
1929), ma la sua costruzione ha avuto inizio solo il
22 maggio 2007 (giorno del compleanno di Hergé).
Il Museo è stato costruito in soli due anni e i lavori,
costati 17 milioni di euro, sono stati finanziati dalla
seconda moglie di Hergé, Fanny Rodwell.
I disegni anni ’20 di Hergé hanno ispirato il
logo del Museo, composto da un mix tra la lettera
H (iniziale di Hergé), la forma del Museo e la testa
stilizzata di Tintin.
L’edificio ha la sagoma di un prisma allungato. La facciata bianca rafforza la sensazione di
leggerezza dell’edificio che emerge da una zona
alberata e che è collegata al resto della città da
una passerella. Le enormi vetrate laterali assomigliano a delle vignette. Quattro pareti di colori
vivaci (giallo, verde, salmone e quadri in bianco e
nero) con disegni astratti accolgono il visitatore
come omaggio simbolico alle avventure vissute
da Tintin. Passerelle ondulate e tetto parzialmente vetrato per guadagnare luce solare danno la
sensazione di irrealtà ai visitatori che iniziano la
visita dai piani superiori.
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LE INCISIONI RUPESTRI
DIVENTANO UN CARTOON
IL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE
CAMONICA, FRA LE AZIONI DI PROMOZIONE E DIVULGAZIONE MESSE IN
ATTO PER VALORIZZARE IL TERRITORIO
CAMUNO, HA DECISO DI AFFIDARE AL
CARTOONIST BRUNO BOZZETTO E AL
SUO STUDIO LA REALIZZAZIONE DI UN
CARTONE ANIMATO, CHE HA
COME SOGGETTO LE INCISIONI
RUPESTRI DELLA VALLE CAMONICA.
I GIOVANI PROGETTISTI DELLA LUCE
«COS’È PER TE LA LUCE?»
È UNA RACCOLTA DI IDEE SULLA LUCE,
APERTA A PROGETTISTI DA ZERO A
QUATTORDICI ANNI.
Fino al 31 ottobre ogni soggetto può presentare un progetto, che dovrà essere inedito,
realizzato con qualsiasi tecnica ed in qualsiasi
materiale, spedendolo a «Viabizzuno: cos’è per
te la luce?», via Romagnoli 10, 40010 Bentivoglio
(Bologna).
Il pacco dovrà essere anonimo e dovrà contenere, oltre al progetto, una busta bianca chiusa contenente il modulo precompilato con i dati
del progettista. Su progetto e busta anonima va
scritto un nome di fantasia. I progetti selezionati
saranno oggetto di una mostra e saranno raccolti in un libro. La comunicazione dei progetti
selezionati verrà pubblicata sul sito www.viabizzuno.com. il 1° dicembre 2009. Per informazioni
e regolamento: [email protected].
MILLE BOLLE IN SALOTTO
MINA CANTAVA LE «MILLE BOLLE BLU»
E, CON UNO STILE IRONICO E GIOIOSO,
EMMEBI INDUSTRIA MOBILI, UN’AZIENDA
DI CESANO MADERNO, NEL MILANESE,
LE TRASFORMA IN UN PEZZO
DI ARREDAMENTO.
Il cartoon, intitolato «Camuni», ha come filo
conduttore lo stesso tema scelto per la prima edizione di «Archeoweek - festival della Preistoria»,
ossia «L’amore e l’amicizia dalla preistoria ad
oggi», concluso nei giorni scorsi.
«L’idea di dar vita con un breve cortometraggio alle incisioni rupestri della Valcamonica
- spiega Bruno Bozzetto - mi ha immediatamente affascinato fin da quando mi è stata proposta.
L’animazione consiste infatti nel dar vita ad oggetti inanimati, e credo che nulla al mondo, più
di queste incisioni, meriti il dono del movimento.
Quale strumento, meglio dell’animazione, avrebbe potuto “completare” il recondito desiderio dei
loro creatori? Perché al riguardo non ho dubbi:
fossero vissuti nella nostra epoca, quegli stessi
artisti si sarebbero sicuramente serviti dell’animazione e non di una roccia, come mezzo di
espressione. Ecco perché sono rimasto incantato da questo progetto, che ha richiesto anche
un’animazione molto particolare e stilizzata, il più
possibile simile ai disegni delle incisioni».
Il mobile è
un contenitore su
ruote, una sorta di armadietto
caratterizzato da
macroserigrafia
colorata a bolle
su tre lati, di forte impatto visivo,
in grado di attrarre e catturare
l’occhio
specie
dei più giovani.
Si chiama Babol
ed è un pezzo di arredamento ideale per una
casa informale, moderna ed eclettica. Il mobile,
con due ante battenti e una struttura in laccato
opaco bianco, si muove su quattro ruote e può
essere scelto in una delle quattro versioni disponibili: con serigrafie in verde acido, blu cina,
arancio o nero.
L’idea, nata nel 1969, era di «trovare un articolo che semplificasse il lavoro del consumatore». «Cambiare colore d’inchiostro senza cambiare la stilo», diceva
lo slogan.
Una biro che ha fatto storia: immancabile nell’astuccio degli scolari, degli studenti e degli insegnanti, che usavano il colore rosso per correggere i compiti.
Disponibile in punta media (blu) o punta fine (arancio), la biro tradizionale comprende quattro colori: blu, nero, rosso e verde. Per i suoi 40 anni, la mitica Bic ha
prodotto, in edizione limitata, una serie con 4 colori acidi: blu oltremare, viola profondo, rosa «girly»
e verde acido. Fondata nel 1945, la società Bic fabbrica ogni giorno 24 milioni di articoli di cartoleria.
E nel 1950 che Marcel Bich ha lanciato la famosa
biro Bic, la classica Cristal, a prezzo abbordabile.
HARVARD SBARCA A GENOVA
SI RAFFORZANO I RAPPORTI TRA
LA FONDAZIONE RENZO PIANO
E L’UNIVERSITÀ DI HARVARD,
GIÀ LEGATE DAL 2001 DA UN ACCORDO
DI COLLABORAZIONE.
All’orizzonte c’è la prospettiva che proprio
la Fondazione, la cui sede si affaccia sul mare di
Vesima (Genova), tra Voltri ed Arenzano, diventi
sede permanente in Italia del più antico ateneo
degli Stati Uniti.
«Alla fine dell’anno ci sarà un’accelerazione
del programma di collaborazione che ci lega ad
Harvard - ha detto Piano -, così come ad altre 12
università del mondo e nella seconda fase del
programma si prospetta questa possibilità. Harvard ha già una sede in Italia, a Firenze, dedicata
ad attività umanistiche. Quella di Genova sarebbe
incentrata sulla “poetica del costruire”».
L’architetto genovese, ormai «cittadino del
mondo», ha anche auspicato che la Fondazione si
apra alla visita di studenti delle scuole elementari
genovesi affinchè «questo luogo serva ad inseminare in città la voglia di architettura».
IL GIARDINO SONORO URBANO
UN’OASI NELL’INQUINAMENTO
ACUSTICO DI MILANO.
È il giardino sonoro urbano, un percorso multisensoriale all’interno del Parco Sempione che
ha lo scopo di ricondurre i visitatori all’ascolto dei
suoni della natura. Realizzato presso il laghetto, a ridosso della Triennale, il giardino sonoro è
costituito da una serie di altoparlanti ambientali,
che diffondono le composizioni del sound designer
Lorenzo Brusci: musiche in grado di amplificare
la percezione dell’ambiente circostante, che nelle
città è spesso soffocata dal rumore. «La progetttazione sonora degli spazi pubblici è un vettore
di benessere e di utilità sociale e individuale» ha
spiegato Gianluigi Chiodaroli, presidente di SCF
Consorzio Fonografici, che ha realizzato il progetto
in collaborazione con la Triennale, la Nuova Accademia delle Belle Arti e il Politecnico di Milano.
IL GRATTACIELO ROTANTE
IL ROTATING SKYSCRAPER,
IL GRATTACIELO ROTANTE CHE CAMBIA
LA PROPRIA FORMA IN CONTINUAZIONE,
«rappresenta un prodotto dell’estrema creatività del design italiano»: è
quanto è emerso dall’incontro con l’architetto David
Fisher, israeliano di nascita
ma italiano di adozione, che
ha presentato in occasione
dell’Eire - la Fiera a Milano
del Real Estate - il suo innovativo progetto di edificio
in movimento basato sul
concetto di architettura dinamica. La Torre girevole,
con i suoi piani che ruotano
indipendentemente intorno a un asse centrale, sarà
inoltre il primo edificio realizzato in fabbrica, tramite
moduli preassemblati che
vengono poi installati in
loco. A questo si aggiunge
il lato «verde» del progetto che verrà realizzato a
Dubai: l’edificio infatti sarà
autosufficiente dal punto di
vista energetico.
UNA LAVATRICE NELL’ANNUARIO
INDESIT MOON, INNOVATIVA
LAVABIANCHERIA DISEGNATA DA
GIUGIARO, ENTRA NELL’ ADI DESIGN
INDEX 2008,
L’ANNUARIO
DEL MIGLIORE
DESIGN
ITALIANO.
FATTI+PERSONE
I 40 ANNI DELLA «4 COLORI» BIC
IL DESIGN NON È MAI CAMBIATO. E LA BIC A 4 COLORI SOFFIA QUEST’ANNO SULLE SUE 40 CANDELINE.
Si tratta dell’unico elettrodomestico, inserito nella sezione «Abitare», tra i 100 prodotti
scelti per l’annuario in cui sono raccolti i migliori
esempi del design italiano. Indesit Moon ha già
ricevuto numerosi premi internazionali: dal «Prodotto dell’Anno» nel Regno Unito agli Ert Industry
Awards, il Good Design Award del Chicago Atheneum, il Grand Prix de l’Innovation di Parigi, lo Janus de l’Industrie assegnato dall’Institut Français
du Design e lo Zlota Villa assegnato da «Villa»,
prestigiosa rivista polacca di interior design.
DESIGNER IN «VIAGGIO»
OLTRE 50 DESIGNER DA TUTTO
IL MONDO SI SONO CIMENTATI A COPPIE
SULLA PROGETTAZIONE DI 25 PRODOTTI
SUL TEMA DEL VIAGGIO.
Il risultato è «Fasten your seatbelts», un evento che ha permesso loro di presentare al pubblico
milanese i prodotti realizzati in serie: da un kit per
conservare i ricordi, a una molletta da bucato multiuso con tanto di luce integrata, dalla scarpa che si
trasforma in sandalo, fino a borse di ogni forma e
dimensione. I 58 designer che hanno partecipato al
progetto hanno affrontato il lavoro a contatto con le
aziende, dimostrando di essere pronti per il mercato
reale dopo tre mesi di confronto con la produzione.
Al termine, sono stati realizzati i prototipi che
sono poi stati messi in vendita durante l’iniziativa.
Punto di partenza del progetto è stato il corso di
Concept Design Studio, all’interno del master internazionale del Politecnico di Milano in Product Service System Design.
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ALESSANDRA DOSSELLI È NATA A BRESCIA IL 23 LUGLIO 1974. LAVORA
TRA BRESCIA E BARCELLONA, DOVE HA VISSUTO PER ALCUNI ANNI.
DALLA LAUREA IN ARCHITETTURA NEL 1999 AL POLITECNICO DI MILANO, SVOLGE UNA INTENSA ATTIVITÀ NEL CAMPO DELLA FOTOGRAFIA
D’ARTE, PARTECIPANDO A CONCORSI NAZIONALI ED INTERNAZIONALI,
REALIZZANDO ESPOSIZIONI PERSONALI E PRENDENDO PARTE A COLLETTIVE MIRATE IN ITALIA, GERMANIA, SPAGNA E CINA. DA SEGNALARE
NEL 2005 LA RASSEGNA INTERNAZIONALE D’ARTE SALVI DI SASSOFERRATO E LA RASSEGNA INTERNAZIONALE D’ARTE CITTÁ DI BOZZOLO DI
MANTOVA, NEL 2006 LA BIENNALE INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA
DI BRESCIA, NEL 2008 LA FIERA D’ARTE CONTEMPORANEA BERLINER
LISTE E LA MOSTRA PERSONALE ROJOS Y TRES ALLO SPAZIO AR&F DI
BRESCIA. E’ RAPPRESENTATA IN SPAGNA DALLA GALLERIA 3PUNTS DI
BARCELLONA E IN ITALIA DALLA GALLERIA ARTANTIDE DI VERONA. E’
STATA INVITATA A PARTECIPARE A OTTOBRE 2009 AL TURIN PHOTO FESTIVAL CON UNA PERSONALE INCENTRATA SULL’ESTETICA DELLA METROPOLI CONTEMPORANEA. AFFIANCA L’ATTIVITÀ DI FOTOGRAFA D’ARTE
ALLE COMMISSIONI FOTOGRAFICHE SUL TERRITORIO COME QUELLA SUI
MAGAZZINI GENERALI DI BRESCIA, IL CENTRO DIREZIONALE TRE TORRI
DI VIA FLERO E, IN CORSO, SULL’AREA DEL COMPARTO MILANO PER IL
FUTURO MUSIL MUSEO DELL’INDUSTRIA.
ALESSANDRA
DOSSELLI
SCATTO
D’ARTISTA