21 settembre
Transcript
21 settembre
PRESSToday Do you want your PRESSToday? 21/09/2012 : Notizie di oggi Avvenire Bresciaoggi (Abbonati) Citta' di Salerno, La 14 settembre Anche i cinesi in campo per il salvataggio Alcoa Ilva, nuova tegola No al piano dell'azienda A luglio l'export traina gli ordini e i fatturati industria, timida ripresa del fatturato a luglio: +1,2% l'alluminio ora fa gola anche ai cinesi alcoa, spunta l'interesse di due società Corriere del Mezzogiorno (Ed. Bari) Corsa all'Aia, entro settembre pronta solo quella per le emissioni Ilva, 400 milioni e 39 mosse non bastano Corriere del Trentino Acciaieria, richiesta di concordato Corriere del Veneto (Ed. Padova) Volano gli affari in Cina Export +82% in due anni Giorno, Il (ComoLecco) Turate Acciaio sparito Zio e nipote in carcere Nazione, La (Grosseto) Bersani scrive a Passera: «Occupiamoci di Lucchini» Piccolo di Trieste, Il sertubi, sciopero sospeso ma ora scatta l'ultimatum Sole 24 Ore, Il Acciaio, in Europa crolla la produzione Male Italia e Germania Bocciato dai custodi il piano dell'Ilva Fatturato e ordini in ripresa a luglio Feralpi pronta a rilevare Leali Giù i metalli, risale il Brent I tedeschi di Bavaria interessati all'Alcoa I tondini di Odolo salvati dal Maghreb Operazione verità su quanto serve per bonificare Do you want your PRESSToday ? La soluzione per le tue rassegne stampa on-line: www.presstoday.com file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Index_120921_29359.html[21/09/2012 17.28.26] L'Avvenire PRESSToday Do you want your PRESSToday? Avvenire "14 settembre" Indietro ECONOMIA Data: 21/09/2012 Stampa 21-09-2012 le tappe della vicenda 25 luglio IL SEQUESTRO Due ordinanze bloccano tutto Due le ordinanze firmate dal Gip Patrizia Todisco: sequestro dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto e arresto per otto dirigenti, tra cui il patron Emilio Riva, il figlio Nicola e vari dirigenti del colosso siderurgico. Nelle motivazioni del provvedimento del magistrato tarantino, anche due perizie, una chimica e una medico-epidemiologica che confermano i 174 morti di tumore in sette anni. L’Ilva fa appello al Riesame, ottenendo la facoltà d’uso degli impianti. 12 agosto IL RICHIAMO Il gip: scongiurare i pericoli Produrre si, produrre no. Nella seconda ordinanza il Gip di Taranto, Patrizia Todisco, ribalta la decisione del tribunale del Riesame: bisogna mettere in campo, scrive il magistrato, «tutte le misure tecniche necessarie a scongiurarsi il protrarsi delle situazioni di pericolo e a eliminare le stesse». Continuano i blocchi stradali e lo sciopero ad oltranza promosso da Uilm e Fim-Cisl. Alle manifestazioni di protesta non partecipa però la Fiom Cgil. 17 agosto IL SOPRALLUOGO Ministri in missione a Taranto Corrado Passera e Corrado Clini, ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente giungono in visita a Taranto, inviati dal presidente del Consiglio, Mario Monti. Tra gli atti principali, secondo Clini, c’è «la nuova autorizzazione integrata ambientale», da «chiudere entro il prossimo 30 settembre». Il decreto legge varato dal governo - 336 milioni di euro stanziati - ha superato l’esame della Camera dei Deputati; ora è al Senato. 14 settembre LA RIDUZIONE file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00003.htm[21/09/2012 17.28.27] L'Avvenire I pm: adeguare gli impianti La Procura di Taranto ordina di rallentare la produzione per consentire l’adeguamento degli impianti, ricordando che il sequestro è «senza facoltà d’uso». Secondo i pm, non sarebbe possibile adeguare gli impianti dal punto di vista ambientale e contemporaneamente produrre acciaio in quanto gli stessi inquinano. Le navi carboniere non attraccano più al porto e non riforniscono più lo stabilimento di materie prime. file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00003.htm[21/09/2012 17.28.27] L'Avvenire PRESSToday Do you want your PRESSToday? Avvenire "Anche i cinesi in campo per il salvataggio Alcoa" Indietro ECONOMIA Data: 21/09/2012 Stampa 21-09-2012 Sardegna Anche i cinesi in campo per il salvataggio Alcoa DA CAGLIARI MARIO GIRAU D ue nuove manifestazioni d’interesse per Alcoa: una italiana e l’altra cinese . «Le giudichiamo di una certa importanza» ha detto il sottosegretario dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, «ma è molto prematuro parlarne». Si arricchisce, dunque, di nuovi concorrenti la corsa, per la verità molto lenta, all’acquisizione della fabbrica di Portovesme, unica in Italia per la produzione di alluminio primario. Il governo ieri l’altro ha illustrato a Glencore, il 'pacchetto' taglia costi, che sottoporrà anche a tutti gli aspiranti a subentrare ad Alcoa nel Sulcis. Secondo politici e osservatori economici ci sarebbero motivi per guardare al futuro con gli occhiali rosa. Soltanto il sindacato continua ad essere prudente e a chiedere l’applicazione integrale dell’accordo del 27 marzo scorso unitamente al via libera di Bruxelles sugli sconti energetici. Salgono, dunque, a quattro i pretendenti all’Alcoa sarda. Glencore ( nel 2011 fatturato di 186 miliardi di dollari, utile di 4,27 miliardi di dollari, circa 60 mila addetti in 33 paesi) è il colosso dei metalli, che fino a questo momento sembra il più interessato a rilevare la linea dell’alluminio, forse anche perché potrebbe attivare sinergie con la vicina società controllata Portovesme Altre due manifestazioni d’interesse per la società «Offerte importanti». Ma i lavoratori non si fidano srl, il cui amministratore delegato conduce le trattative con regione e governo. Manifestazioni d’interesse anche da Klesch (gruppo olandese, circa 3000 dipendenti, attivo nella produzione di alluminio e nella raffinazione del petrolio). La settimana scorsa la piemontese KiteGen Research – dovrebbe essere la società torinese di cui si parla come nuova candidata all’acquisto del pezzo sardo di Alcoa – ha fatto sentire la sua voce per proporre al governatore della Sardegna un progetto che prevede la realizzazione di un sistema eolico ad alta quota per produrre energia a basso costo. La quarta manifestazione d’interesse è stata fatta da una società cinese, che avrebbe richiesto di avere «accesso alla data room ». I sindacati continuano a predicare prudenza. Anche perché Bruxelles non ha comunicato ufficialmente la proroga del decreto sulla superinterrompibilità in scadenza il prossimo dicembre e non ha ancora dato l’ok su tutto il pacchetto di sconti energetici che il governo italiano si dice pronto ad offrire agli acquirenti di Alcoa. Senza questo timbro comunitario la trattativa non andrà avanti. Inoltre, il governo non ha definito quali provvedimenti intende immediatamente varare per dare, a qualunque imprenditore decida di subentrare ad Alcoa, certezza di lungo termine sul reale costo dell’energia. De Vincenti anche ieri ha parlato di sconti 'assolutamente in linea con la normativa europea' vicini a 40 euro a megawatt ora. I lavoratori restano molto preoccupati per il progressivo spegnimento delle celle elettrolitiche: delle 328 core business dello stabilimento di Portovesme ne sono state spente 143. Ne restano ancora 185 che subiranno progressivamente la stessa sorte. Il programma prevede la totale fermata dell’impianto dal 3 novembre prossimo. Anche se l’azienda, che secondo il sottosegretario 'sta mantenendo gli accordi', si impegnata a tenere in efficienza l’impianto per tutto il 2013'con 'almeno 50 celle in condizione di essere riavviate da un giorno all’altro'. file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00002.htm[21/09/2012 17.28.27] L'Avvenire «La Sardegna – sottolinea il segretario generale Cisl sarda, Mario Medde – non può rinunciare all’industria. Pertanto governo e Regione devono mettere a punto un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla difesa del tessuto produttivo esistente – alluminio, carbone e chimica sono tuttora realtà industriali strategiche per il Paese – fondato sull’eliminazione delle diseconomie strutturali che impediscono le pari opportunità economiche tra Sardegna e altre regioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00002.htm[21/09/2012 17.28.27] L'Avvenire PRESSToday Do you want your PRESSToday? Avvenire "Ilva, nuova tegola No al piano dell'azienda" Indietro ECONOMIA Data: 21/09/2012 Stampa 21-09-2012 Ilva, nuova tegola No al piano dell’azienda «Interventi insufficienti». Oggi la Procura decide DA TARANTO SALVATORE SCOLOZZI P er i custodi giudiziali sono «utili», ma «non sufficienti» gli ultimi interventi proposti dall’Ilva sul fronte del risanamento ambientale. I 400 milioni di euro messi sul piatto da Bruno Ferrante lunedì scorso, insomma, non eviterebbero ancora lo spegnimento di alcuni altoforni dell’area a caldo, così come proposto dai custodi nel loro cronoprogramma. Secondo gli ingegneri, il sequestro, cominciato il 25 luglio scorso, deve andare avanti e deve portare all’«eliminazione delle cause di inquinamento». Emerge questo dalla riunione fiume di ieri negli uffici giudiziari del capoluogo jonico; Barbara Valenzano, E- manuela Laterza e Claudio Lofrumento sono giunti a Palazzo di giustizia con una nota precisa, consegnata al procuratore Franco Sebastio e ai pm inquirenti. Nel loro parere i custodi hanno sostanzialmente bocciato le azioni proposte dal presidente del colosso siderurgico, che le aveva egli stesso definite temporanee, «in attesa delle nuove prescrizioni dell’Autorizzazione di Impatto Ambientale», ancora in discussione al ministero dell’Ambiente. La decisione finale, tuttavia, spetterà al Gip Patrizia Todisco, cui la Procura invierà tutti gli atti, compreso il parere dei custodi. Il ruolo del Gip – lo stesso che sequestrò le aree a caldo – sarà decidere se concedere o meno la 'minima capacità produttiva', chiesta dall’azienda in un’istanza allegata al piano di investimenti. In altre parole l’impianto sarebbe ammodernato senza smembrarlo, vendendo ancora acciaio. Ilva chiede un ammorbidimento della 'non facoltà d’uso', vero caposaldo della vicenda giudiziaria: è scritto nei decreti del Gip ed è stato confermato, con prescrizioni, dal Riesame. Che si sta già, in parte, concretizzando, alimentando tensioni tra i lavoratori ed i sindacati: al porto non attraccano più navi carboniere e molte ditte dell’appalto cominciano a ritirare i loro mezzi dalle zone sequestrate. Nessun commento da parte dell’azienda, che si è limitata a ribadire di voler «aspettare che venga formalizzata una decisione» da parte della magistratura. Tra il piano dell’Ilva e le disposizioni dei custodi ci sono discrasie notevoli in termini di quantità di interventi, e forse anche di qualità; tutto questo determina anche una differenza sin troppo evidente tra l’entità degli investimenti annunciati dall’azienda e quelli che servirebbero per far fronte a tutte le disposizioni date dagli ingegneri-custodi. Di per sè la sola ipotesi di copertura dei parchi minerali, che l’azienda sembra aver accettato tanto da affidare uno studio di fattibilità al gruppo Paul Wurth i cui tecnici hanno compiuto un sopralluogo all’Ilva, prevedrebbe un costo di realizzazione ben maggiore degli investimenti fino ad ora annunciati. L’altra battaglia invece, tutta politica, continua sui numeri: quelli sui dati tumorali del cosiddetto studio 'Sentieri' dell’Istituto superiore di sanità, presentati in anteprima dai Verdi e dalle associazioni ambientaliste. Il ministro dell’ambiente, Corrado Clini, aveva annunciato querela. Di ieri la replica del leader ambientalista Angelo Bonelli: «Clini ha proprio sbagliato: abbiamo dimostrato che non abbiamo manipolato e che i dati annunciati non sono errati». © RIPRODUZIONE RISERVATA file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00001.htm[21/09/2012 17.28.28] L'Avvenire I custodi giudiziari bocciano gli impegni presi da Ferrante Troppo ampia la distanza tra investimenti annunciati e risorse necessarie file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00001.htm[21/09/2012 17.28.28] Bresciaoggi Clic - ECONOMIA - Stampa Articolo PRESSToday Do you want your PRESSToday? Bresciaoggi (Abbonati) "A luglio l'export traina gli ordini e i fatturati" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa venerdì 21 settembre 2012 – ECONOMIA – Pagina 35 INDUSTRIA. I mercati esteri sostengono la produzione, ma la domanda interna rimane debole A luglio l´export traina gli ordini e i fatturati Ricavi +1,2% e commesse +2,9% rispetto al crollo di giugno ma dal confronto annuo emerge rispettivamente 5,3% e -4,9% ROMA A luglio l´industria riprende fiato, dopo una primavera dura e un giugno nere. La boccata d´ossigeno è mensile: fatturato +1,2% e ordini +2,9%, ma rispetto a un anno fa ricavi -5,3% e commesse -4,9%. Le perdite accumulate durante gli ultimi mesi continuano a pesare. La contrazione congiunturale del giro d´affari proseguiva senza interruzioni da marzo e a giugno era stato toccato il ribasso annuo (-6,9%) maggiore dal novembre del 2009. Inoltre, il piccolo recupero rilevato è soprattutto dovuto al traino arrivato dai mercati esteri, completamente in positivo a fronte di una debole domanda interna. Lo spiraglio che emerge dai dati congiunturali registrati dall´Istat in luglio costituisce un rimbalzo dopo una lunga caduta ed è solo in parte il frutto dei risultati ottenuti in Italia, semplicemente meno peggiori del solito. Guardando al fatturato, l´indice sul mercato interno segna +0,3%, poi -9,1%, mentre fuori dai confini è in aumento. Stessa dinamica vale per gli ordinativi, infatti considerando solo quelli nazionali la riduzione tendenziale è 10,1%. Oltre alle esportazioni, una spinta, in termini tendenziali, a luglio viene dal settore fabbricazione di computer, prodotti per l´elettronica e l´ottica (+8,1% il fatturato e +18,3% gli ordini), bene fa anche la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati. Segna un tonfo la metallurgia (-12,4% i ricavi e -11,1% le commesse) e in perdita risulta il settore tessile. Discorso a parte meritano gli autoveicoli che continuano a far registrare segni meno: l´Istat, che per questo comparto diffonde dati grezzi, rileva un -6,2% per il giro d´affari e -20,1% per gli ordinativi. Gli ultimi numeri sull´industria, pur se in leggero miglioramento, non rasserenano i sindacati. Per la Cisl l ´economia italiana «nel pieno di una grave recessione, sta tenendo soprattutto nei mercati esteri, contando sulle proprie forze piuttosto che su un´azione ordinata di sostegno da parte del governo e delle amministrazioni regionali». Sulla stessa linea è anche l´Ugl. «Se non si rimettono in moto i consumi interni», afferma Cristina Ricci, «garantendo a lavoratori e pensionati una maggiore disponibilità di reddito attraverso la defiscalizzazione delle buste paga, il mercato italiano continuerà a languire». file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00004.htm[21/09/2012 17.28.29] lacittadisalerno Extra - Il giornale in edicola PRESSToday Do you want your PRESSToday? Citta' di Salerno, La "industria, timida ripresa del fatturato a luglio: +1,2%" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa dati Istat Industria, timida ripresa del fatturato a luglio: +1,2% ROMA Il fatturato dell’industria a luglio registra, dopo una serie di segni meno, una risalita dell’1,2% su giugno, ma resta negativo su base annua, con un calo del 5,3% (dato corretto per gli effetti di calendario). Sulla diminuzione tendenziale pesa la negativa performance del mercato interno, mentre risulta positivo quello estero. Lo rileva l’Istat. Rispetto a giugno a fare da traino è il mercato fuori dai confini (+3,7%), positivo comunque risulta anche l’andamento ottenuto sul territorio nazionale (+2,3%). Ecco che nella media degli ultimi tre mesi le commesse risultano in aumento dell’1,1% sul trimestre precedente. Su base annua il ribasso è attenuato dagli ordini esteri (+3,4%). Infatti l’Istat rileva per quelli interni una forte flessione (-10,1%). Guardando ai diversi settori, gli aumenti annui più rilevanti interessano la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+18,3%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+2,4%). Invece le contrazioni più consistenti si registrano nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-11,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-6,7%) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature non classificati altrove (-5,6%). file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00006.htm[21/09/2012 17.28.29] lacittadisalerno Extra - Il giornale in edicola PRESSToday Do you want your PRESSToday? Citta' di Salerno, La "l'alluminio ora fa gola anche ai cinesi alcoa, spunta l'interesse di due società" Data: 21/09/2012 Indietro Stampa Pagina 4 - Nocera L’alluminio ora fa gola anche ai cinesi Alcoa, spunta l’interesse di due società Una società cinese e una con sede a Torino hanno manifestato interesse per l’Alcoa, l’azienda che produce alluminio in Sardegna a rischio chiusura. I nomi ancora non si conoscono, il riserbo è d’obbligo vista la delicatezza della situazione, ma è certo che dopo Glencore e Klesch altre due imprese potrebbero presentare proposte concrete per subentrare agli americani proprietari dello stabilimento sardo. La notizia è stata data dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, e dal presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, intervenuti questa mattina a Radio Anch’io. «Mercoledì - ha ricordato De Vincenti - abbiamo chiarito definitivamente con Glencore alcune condizioni, come il costo dell’energia, che possono essere assicurate alla Sardegna nel suo insieme oltre che allo stabilimento e le condizioni proposte da noi tempo fa». file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00005.htm[21/09/2012 17.28.29] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Corriere del Mezzogiorno (Ed. Bari) "Corsa all'Aia, entro settembre pronta solo quella per le emissioni" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - BARI sezione: Primo Piano data: 21/09/2012 - pag: 4 Corsa all'Aia, entro settembre pronta solo quella per le emissioni TARANTO Il tempo stringe e, con grande probabilità, i commissari incaricati di riscrivere l'autorizzazione integrata ambientale avranno bisogno di un'altra settimana. Ieri ultimo giorno di ispezioni sul campo, i componenti del gruppo istruttorio sono stati sull'area ghisa, all'agglomerato e all'Afo 5 e sui parchi dove hanno visto all'opera la macchina che "filma" i cumuli. Non hanno ancora effettuato il sopralluogo in acciaieria ma, intanto, la settimana prossima si trasferiranno a Roma dove, da martedì, cominceranno a scrivere la nuova Aia. E proprio martedì dovrebbero ricevere la risposta alla loro istanza di avere più tempo. D'altra parte nessuno dice esplicitamente perché la scadenza sia stata fissata al 30 settembre a meno di non dover pensare, come più di qualcuno fa, che i tempi siano legati alle mosse dell'Ilva dal punto di vista giudiziario. Se l'azienda fosse in possesso della nuova autorizzazione entro la fine di ottobre avrebbe in mano una buona arma per il ricorso in Cassazione. Visti i tempi stretti si sta profilando l'ipotesi che venga rilasciata, in un primo tempo, un'Aia riferita soltanto all'aria, cioè alle emissioni in atmosfera, mentre quella su suolo, sottosuolo e rifiuti subirebbe uno spostamento di qualche settimana. I commissari lo sapranno martedì direttamente dal responsabile del procedimento mentre, intanto, all'interno della commissione avviene un vivace scambio di opinioni sui vari aspetti dell'autorizzazione integrata. file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00008.htm[21/09/2012 17.28.30] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Corriere del Mezzogiorno (Ed. Bari) "Ilva, 400 milioni e 39 mosse non bastano" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - BARI sezione: Primo Piano data: 21/09/2012 - pag: 4 Ilva, 400 milioni e 39 mosse non bastano I custodi bocciano il piano di risanamento: «E subito stop all'altoforno 1» TARANTO Il piano di risanamento dell'Ilva non contiene interventi esaustivi per fermare l'attività inquinante in corso dovuta alle emissioni nocive dello stabilimento siderurgico di Taranto. I custodi giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, che hanno sollecitato l'azienda già da oggi a chiudere l'altoforno 1 e le batterie 5 e 6, hanno consegnato ieri in una relazione di cinque pagine il parere sulle prime misure proposte dall'azienda del Gruppo Riva per ambientalizzare la fabbrica del capoluogo ionico. La proposta di Bruno Ferrante, un investimento di 400 milioni in 39 punti ritenuti insufficienti, che mirava a ottenere l'autorizzazione a una produzione minima sembra così destinata a naufragare. L'ultima parola, però, spetta al giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco. Nelle pagine depositate nei giorni scorsi l'Ilva ha motivato la richiesta di autorizzazione agli interventi spiegando che non può esserci ambientalizzazione senza produzione. Una richiesta che, al di là dell'aspetto formale, rappresenta comunque una richiesta di mdofica sostanziale al provvedimento di sequestro senza facoltà d'uso disposta dal gip Todisco e confermata sul punto dal tribunale del Riesame. Gli impianti, secondo l'azienda, dovrebbero funzionare ad un regime che rappresenti un punto di equilibrio tale da salvaguardare impianti, occupazione, ambiente e salute. Per Ferrante, inoltre, la produzione dell'acciaio sarebbe un fattore fondamentale per attuare gli interventi e garantire che l'acciaio prodotto possa essere «successivamente impiegato nell'ordinario ciclo produttivo, sia a Taranto che negli altri stabilimenti del gruppo altrimenti destinati alla chiusura per mancanza di materia prima» per consentire «da un lato di assicurare la strategica capacità produttiva dell'azienda e dell'altro i livelli occupazionali, permettendo quel minimo equilibrio economico necessario per sostenere gli investimenti richiesti per l'attuazione del programma di interventi». Insomma produrre per ambientalizzare. I custodi, che hanno chiesto a Ferrante di stilare un piano per ricollocare il personale degli impianti sequestrati, non sembrano dello stesso avviso. Lo staff guidato da Barbara Valenzano avrebbe evidenziato come gli impegni elencati dall'Ilva sarebbero stati, in realtà, già compresi negli atti di intesa stipulati tra azienda e istituzioni negli anni 2003, 2004 e 2006 e mai realizzati. Non solo. I tecnici hanno spiegato, reparto per reparto, l'inefficacia degli interventi proposti, sottolineando anche l'inciso del tribunale del riesame sfuggito ai legali dell'Ilva: l'attività potrà riprendere «in condizioni di piena compatibilità ambientale, una volta eliminate dei tutto quelle emissioni illecite, nocive e dannose per la salute dei lavoratori e della popolazione e, in ogni caso, per l'ambiente circostante». Il braccio di ferro, quindi, tra procura e custodi da una parte e azienda dall'altra sembra destinato a continuare. Alla finestra c'è la città, che non è solo formata da ambientalisti e operai, che per ora è costretta ad attendere. Ancora. file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00007.htm[21/09/2012 17.28.30] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Corriere del Trentino "Acciaieria, richiesta di concordato" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO sezione: Trento e Provincia data: 21/09/2012 - pag: 5 Acciaieria, richiesta di concordato Azienda in liquidazione. Domanda «provvisoria» in Tribunale TRENTO Acciaieria Valsugana spa ha presentato richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Trento, dopo essere stata messa in liquidazione nelle scorse settimane. Si tratta però di un concordato «provvisorio», possibile grazie alle recenti modifiche normative nazionali, che potrebbe essere anche ritirato. L'azienda di Borgo Valsugana, che occupa poco più di un centinaio di dipendenti, a inizio aprile aveva prorogato il contratto di solidarietà per ulteriori 12 mesi, a causa della persistente contrazione del volume d'affari. All'inizio di settembre il Gruppo Leali di Brescia, titolare delle Acciaierie Valsugana, ha predisposto la liquidazione volontaria. Dopodiché nei giorni scorsi ha depositato una richiesta di concordato preventivo, che consentirebbe alla società di pagare i propri debiti senza bloccare l'operatività aziendale. Grazie alle novità normative inserite dal governo Monti nel decreto sviluppo, vale a dire le agevolazioni in favore delle aziende in crisi nel contesto della legge fallimentare, ora non è più necessario presentare da subito il piano di restituzione ai debitori. Sfruttando questa possibilità l'altro ieri l'azienda ha presentato una richiesta di concordato per così dire «provvisoria», alla quale il Tribunale di Trento risponderà solamente definendo il termine entro cui Acciaieria Valsugana dovrà presentare il piano dettagliato del concordato preventivo. È la prima volta che capita in Trentino, anche perché la modifica è stata introdotta in agosto. Il procedimento è seguito in provincia dall'avvocato Silvio Malossini di Rovereto, incaricato dalla casa madre di Brescia. Il Tribunale potrà fissare il termine scegliendo fa un minimo di quattro e un massimo di sei mesi entro il quale verrà fornita la versione definitiva del concordato. Acciaieria Valsugana, con questa «domanda provvisoria» può bloccare le richieste dei creditori e contemporaneamente tiene aperta la possibilità di un dietro-front. La norma infatti consente anche di non presentare la versione definitiva del concordato, ma di raggiungere un accordo stragiudiziale, magari trovando una via per la ristrutturazione del debito. Acciaieria Valsugana è nota per le vicende legate all'inquinamento. In febbraio, a pochi giorni dalla chiusura del procedimento penale, l'inchiesta «madre» che portò al sequestro dello stabilimento, con il patteggiamento dell'ex direttore Emilio Spandre e dell'amministrazione Dario Leali per i reati di falso e omissione di cautele contro gli infortuni, è stato aperto un nuovo fascicolo d'indagine. Enrico Orfano RIPRODUZIONE RISERVATA file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00009.htm[21/09/2012 17.28.30] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Corriere del Veneto (Ed. Padova) "Volano gli affari in Cina Export +82% in due anni" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa CORRIERE DEL VENETO - PADOVA sezione: Padova data: 21/09/2012 - pag: 17 Volano gli affari in Cina Export +82% in due anni PADOVA Gli scambi commerciali sull'asse Veneto-Cina sono più floridi che mai, e nei prossimi mesi il mercato orientale offrirà nuove opportunità di investimento: è quanto emerso ieri dal convegno «Come sta cambiando il pianeta Cina?», organizzato a Padova dalla Cassa di Risparmio del Veneto. Secondo i dati Istat rielaborati dal gruppo bancario, l'export verso la Cina rende alle imprese venete ben 1,76 miliardi di euro, e colloca il Veneto al secondo posto fra le regioni italiane, davanti all'Emilia Romagna (1,55 miliardi) e dietro la Lombardia (2,86 miliardi). L'export del Triveneto in Cina è cresciuto ininterrottamente dal 2005 al 2011, e ha avuto una forte accelerazione (+82%) negli ultimi due anni. Il trend si è interrotto nel primo semestre del 2012, ma la flessione sembra solo temporanea: la forte domanda di tecnologie per abbattere l'inquinamento e di strumenti biomedicali, infatti, può aprire nuove possibilità per le Pmi venete. Finora, l'export ha coinvolto soprattutto meccanica, oreficeria, filiera della pelle, chimica e metallurgia, e ha consentito a diverse realtà di operare stabilmente in Cina. È il caso della Carel di Brugine (Padova), azienda specializzata in condizionamento e refrigerazione, che nel 2005 ha aperto una filiale a Suzhou, nel distretto di Shanghai: «Abbiamo scelto quest'area dopo aver localizzato potenziali clienti e fornitori - commenta Luigi Rossi Luciani, presidente della multinazionale padovana -. Alcuni prodotti vengono copiati, ma è la capacità di offrire un servizio completo che conta. A chi vuole investire in Cina, sconsiglio le joint venture, per non avere mediazioni e minimizzare i rischi legati alla proprietà intellettuale: conosco il caso di un'azienda padovana dove gli operai timbravano il cartellino, e poi andavano a lavorare per il partner cinese». Alessandro Macciò file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00010.htm[21/09/2012 17.28.30] Turate Acciaio sparito Zio e nipote in carcere PRESSToday Do you want your PRESSToday? Giorno, Il (Como-Lecco) "Turate Acciaio sparito Zio e nipote in carcere" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa 24 ORE pag. 11 Turate Acciaio sparito Zio e nipote in carcere UN CARICO di vergelle da 30mila chili, barre di acciaio semilavorato del valore complessivo di almeno 100mila euro. Arrivate nel comasco come capolinea di un tragitto che non avrebbero mai dovuto compiere. Erano state spedite da un'azienda di Cogne, la «Acciai Speciali spa», all'acquirente di Domodossola, ma il loro tragitto è improvvisamente deviato, finendo nei magazzini della Transal di Turate. I carabinieri di Novara sono approdati nel Comasco, dove hanno lavorato assieme a quelli di Turate. In breve le pattuglie sono arrivate fino al deposito di via Puecher, dove ha sede la Transal. Da lì passo è stato breve: il ritrovamento del carico e l'arresto di zio e nipote con le accuse di ricettazione in flagranza di reato. Angelo Salerni, 27 anni e lo zio Attilio Salerni, 52 anni, da mercoledì in cella in attesa di rispondere al giudice. file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00011.htm[21/09/2012 17.28.31] Bersani scrive a Passera: «Occupiamoci di Lucchini» PRESSToday Do you want your PRESSToday? Nazione, La (Grosseto) "Bersani scrive a Passera: «Occupiamoci di Lucchini»" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa PIOMBINO pag. 14 Bersani scrive a Passera: «Occupiamoci di Lucchini» «Serve un accordo di programma per superare la crisi» PIOMBINO INIZIATIVA DEL SEGRETARIO PD DOPO LA VISITA DI RENZI PREOCCUPAZIONE I lavoratori delle Acciaierie in assemblea e nella foto piccola il segretario Pd Pierluigi Bersani PIOMBINO «CONFIDO nella comprensione della straordinaria portata della situazione». Lo ha scritto il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani nella lettera che ha inviato ai ministri dello Sviluppo economico, Corrado Passera, e dell'Ambiente, Corrado Clini, per chiedere di affrontare il caso Lucchini «nel quadro di un accordo di programma». «Cari ministri - scrive Bersani - giunge notizia di passaggi cruciali a proposito della Lucchini di Piombino. Non ho bisogno di sottolineare l'enorme rilevanza della questione sia nei suoi aspetti industriali sia in quelli territoriali. La Regione Toscana - prosegue il segretario nella lettera indirizzata ai due Ministri - ha già inoltrato richiesta di attivazione della procedura riferita alle aree di crisi industriale complessa». «NON CREDO che la questione possa essere seriamente affrontata se non nel quadro di un accordo di programma per il quale sono a sollecitare una vostra iniziativa», sottolinea Bersani, che confida nella «comprensione della straordinaria portata del problema». La lettera di Bersani arriva pochi giorni dopo l'intervento di Matteo Renzi in città, forse una spinta che ha stimolato l'iniziativa della segreteria nazionale Pd. E intanto lunedì alle 9.30 Fim, Fiom e Uilm hanno convocato il consiglio di fabbrica in Lucchini durante il quale saranno discussi i problemi dello stabilimento e delle imprese d'appalto e saranno prese decisioni in merito a possibili mobilitazioni ed iniziative da prendere per tentare di sbloccare questa situazione di stallo dal punto di vista della vendita si parla di un interesse da parte di un fondo svizzero - e di commesse sul mercato. Proprio per mancanza di ordini nel mese di agosto l'altoforno si è fermato oltre il tempo della normale manutenzione come avviene ogni anno - bloccando di conseguenza per un mese l'intero ciclo produttivo. m. p. Image: 20120921/foto/3237.jpg file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00012.htm[21/09/2012 17.28.31] ilpiccolo Extra - Il giornale in edicola PRESSToday Do you want your PRESSToday? Piccolo di Trieste, Il "sertubi, sciopero sospeso ma ora scatta l'ultimatum" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa Pagina 28 - Cronaca Trieste Sertubi, sciopero sospeso ma ora scatta l’ultimatum Tavolo in Prefettura, decisa l’integrazione salariale. Resta il gazebo dei lavoratori Cosolini: l’azienda faccia chiarezza entro il 26. Savino: solo rinvii, non è di parola Commissione della Regione in Ferriera Un sopralluogo alla Ferriera di Servola sarà fatto lunedì pomeriggio dalle Seconda commissione del Consiglio regionale (Attività produttive) presieduta Da Federico Razzini della Lega Nord (foto) «È inevitabile prevedere per il futuro per quell’area - sottolinea Razzini - una soluzione che garntisca sì lavoro, ma anche pulizia e valorizzazione dell’ambiente. Possibilmente prima che intervenga la magistratura, causa l’assenza della politica». Razzini afferma anche che è inconcepibile che lo Stato sia già intervenuto per l’Ilva di Taranto e non ancora per Trieste. «Forse l’industria e la salute dei triestini - si chiede - è meno importante di quella dei tarantini? O forse la politica si muove di più quando certe cose avvengono a una certa latitudine?»di Silvio Maranzana Chi ha visto Leonardo Montesi? Nessuno ieri a Trieste ha segnalato la presenza dell’amministratore delegato di Jindal Saw Italia, la società che ha in affitto Sertubi, per cui il confronto sul futuro dell’azienda programmato in Prefettura si è risolto nell’ennesimo dialogo tra i rappresentanti dei lavoratori e quelli della Regione e delle amministrazioni locali dato che il direttore dello stabilimento Massimo Iuvara, seppure presente, non ha potuto logicamente assumersi alcuna responsabilità, né presentare alcun piano industriale. Nel pomeriggio però, tramite Assindustria e la direzione stessa, si è arrivati a un accordo temporaneo per un’integrazione salariale per cui lo sciopero è stato momentaneamente sospeso e la parte dei dipendenti che non è in cassa integrazione oggi riprende il lavoro in attesa della data stavolta realmente fatidica: quella di mercoledì 26 settembre. Per quel giorno infatti l’ad Montesi ha chiesto l’aggiornamento del confronto dato che nella mattinata stessa proseguirà a Milano il consiglio di amministrazione di Jindal Saw Italia. «Tra i lavoratori vi è giustamente rabbia e preoccupazione - ha commentato scendendo dalla Prefettura il sindaco Roberto Cosolini - ma sia chiaro che anche per le istituzioni la giornata del 26 è l’ultima disponibile affinché l’azienda faccia una buona volta chiarezza sulle proprie intenzioni. Non si può dire un giorno: siamo in crisi perché il mercato non tira, un altro giorno: siamo in crisi perché l’energia elettrica ci costa troppo e un terzo giorno, in modo ancora più censurabile: siamo in crisi perché forse fra tre anni la Ferriera chiuderà. Tutti sappiamo che dovremo morire, ma mica per questo smettiamo di mangiare già da oggi. Semmai la prospettiva per cui forse un giorno la ghisa in loco non ci sarà dovrebbe essere elemento che induce a produrre oggi ancora di più per fare scorte». «La proprietà deve venire al confronto e presentare i piani industriali - ha commentato l’assessore regionale a Finanze e Ambiente Sandra Savino - il fatto che rinvia di volta in volta gli appuntamenti sta a significare che non è di parola». «Il settore industriale di Trieste nel suo complesso attraversa una brutta fase - la considerazione dell’assessore provinciale al Lavoro Adele Pino - ma questa crisi del Polo siderurgico mette sul chi vive addirittura mille famiglie. Il fatto che tutte le istituzioni si ritrovino unite allo stesso tavolo significa che è oggettiva la necessità di fare chiarezza: i lavoratori hanno tutto il diritto di sapere cosa c’è nel loro futuro». «Ogni volta ci sentiamo dire sempre le stesse cose, ma in realtà la trattativa è ferma - la considerazione di Michele Pepe, rappresentante di fabbrica per Fim-Cisl - l’azienda vorrebbe usarci al massimo per le pitturazioni di tubi che arrivano dall’India, ma i tubi li vogliamo produrre noi, a Trieste». Da oggi si apre dunque un’altra fase di tregua armata, ma se ci saranno forze a sufficienza il maxigazebo di piazza della Borsa fino a mercoledì prossimo resterà aperto ogni giorno per una continua opera di sensibilizzazione nei confronti dei triestini in questa ottica: la fine della siderurgia significherebbe in sostanza quella dell’industria e con un devastante effettodomino dell’intera economia di Trieste una città che secondo i dipendenti e i sindacati non potrà mai vivere di turismo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00013.htm[21/09/2012 17.28.31] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Sole 24 Ore, Il "Acciaio, in Europa crolla la produzione Male Italia e Germania" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: COMMODITIES / MERCATI ITALIA data: 2012-09-21 - pag: 34 Siderurgia. È allarme per l'export sotto costo dalla Cina Materie Prime Acciaio, in Europa crolla la produzione Male Italia e Germania Consumi deboli, si temono altre chiusure Sissi Bellomo La produzione di acciaio è diminuita in agosto, anche in Cina. E in Europa la riduzione è stata particolarmente marcata. Ma l'industria siderurgica sembra lontana dal vedere la fine del tunnel: la domanda resta molto debole quasi ovunque, nonostante la forte discesa dei prezzi, e il comparto continua ad essere afflitto da un eccesso di capacità concentrato soprattutto, ma non solo, nel gigante asiatico la cui riduzione comporterebbe gravi sacrifici in termini di occupazione. Le ultime statistiche di Worldsteel mostrano che lo scorso mese nell'Unione europea sono state prodotte 12,2 milioni di tonnellate di acciaio grezzo, il 4,4% in meno rispetto ad agosto 2011 e su base giornaliera il minimo da dicembre 2009. A livello globale il calo di produzione mensile è stato dell'1% e in Cina dell'1,7 per cento. Per i due maggiori produttori europei, Germania e Italia una volta tanto accomunate dalle difficoltà è stato un tracollo: -7,1% per i tedeschi e -15,5% (a 1,22 milioni di tonn.) per il nostro Paese, un dato che risente solo in parte del rallentamento dell'Ilva di Taranto. La domanda di acciaio resta infatti depressa in Italia, anche se c'è qualche possibilità di una piccola ripresa legata a necessità di ristoccaggio. «Dopo le vacanze estive osservano gli analisti del Meps, società britannica specializzata il mercato italiano è ancora tranquillo. In settembre l'attività è ripresa molto lentamente e i consumi di acciaio non sono migliorati. Le scorte tuttavia sono esaurite e i centri di servizio hanno cominciato a informarsi per fare acquisti». A complicare la situazione c'è però l'intensificarsi della concorrenza cinese, con azioni di vero e proprio dumping. Il settore siderurgico è infatti in crisi profonda anche in Cina: tutti guardano con trepidazione al nuovo piano di investimenti infrastrutturali varato dal Governo, ma per adesso non c'è alcun segnale di risveglio della domanda e le acciaierie, che hanno rallentato a sufficienza, stanno facendo di tutto per disfarsi della produzione in eccesso, offrendola in tutto il mondo a prezzi sottocosto, come ha denunciato pochi giorni fa la stessa China Iron & Steel Association (Cisa). Le stime di Hsbc, che hanno segnalato ieri una nuova contrazione dell'attività manifatturiera in Cina (per l'undicesimo mese consecutivo) hanno intanto fatto crollare di oltre il 4,3% le quotazioni della vergella alla Borsa di Shanghai, riportandole vicine ai minimi triennali. «La sovraproduzione rimane un problema serio in Cina commenta Kashan Kamaal di Metal Bulletin Research Anche se l'output è sceso in agosto, nei primi 10 giorni di settembre è già risalito. Sembra dunque che non ci sia alcuna soluzione in vista». I produttori europei sono stati più disciplinati: «Hanno avuto una reazione molto più forte al declino della domanda spiega Patrick Cleary di Wood Mackenzie Anche in Europa però c'è ancora un grande eccesso di capacità, chespingerà le acciaierie a intraprendano un maggior numero di azioni di lungo termine, incluse chiusure definitive di impianti». Bocciato il pianoIlva u pagina 41 RIPRODUZIONE RISERVATA file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00014.htm[21/09/2012 17.28.32] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Sole 24 Ore, Il "Bocciato dai custodi il piano dell'Ilva" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 41 Il caso Taranto. Giudicate insufficienti dai tecnici le misure programmate dall'azienda per avviare il risanamento degli impianti sotto sequestro PUGLIA Bocciato dai custodi il piano dell'Ilva La società: «Aspettiamo che sia il procuratore a pronunciarsi, per noi è quello che conta» REAZIONI I sindacati: l'Ilva riveda gli interventi oppure attenda la nuova Autorizzazione ambientale per fare tutto ciò che è necessario Domenico Palmiotti TARANTO Disco rosso. I custodi giudiziali bocciano il piano Ilva da 400 milioni di euro per i primi interventi immediati nel siderurgico alfine di ridurne l'inquinamento e ora il procuratore capo della Repubblica, Franco Sebastio, si accinge a formalizzare - probabilmente già oggi - il verdetto negativo. Da vedere però se risponderà all'Ilva oppure invierà tutto al gip Patrizia Todisco che ha firmato l'ordinanza di sequestro. A meno di nuovi sviluppi, si torna quindi alla direttiva che i custodi lunedì hanno trasmesso all'azienda per lo spegnimento e il rifacimento di una serie di impianti tra altiforni, cokerie e acciaierie. In verità era nell'aria che da Palazzo di Giustizia arrivasse un responso sfavorevole. Ricevuto lunedì scorso il piano dal presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, la Procura l'ha subito trasmesso ai custodi - che in questa vicenda sono i consulenti tecnici dei magistrati - perchè l'analizzassero e facessero conoscere il loro parere. Ieri in un vertice gli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento hanno consegnato al procuratore capo, Franco Sebastio, una relazione nella quale, sostanzialmente, il piano Ilva verrebbe definito insufficiente rispetto alla situazione esistente. Fonti della Procura, invece, fanno un accostamento fra il piano Ilva e quanto contenuto negli atti d'intesa che, negli anni scorsi, la stessa Ilva ha firmato con i governi regionali per sottolineare come, in alcuni casi, si tratti di interventi già annunciati e rimasti sulla carta. La notizia del nuovo altolà dei custodi - non nuovi in verità a bocciare gli interventi proposti dall'azienda - arriva anche all'Ilva che però sceglie di non commentarla, almeno per ora. «Non rispondiamo a quelle che per ora sono indiscrezioni, nè ai custodi - affermano fonti Ilva -. Aspettiamo il responso del procuratore che per noi è quello che conta. Se confermerà queste cose, è ovvio che prenderemo posizione». L'Ilva aveva presentato un piano che riguarda cokerie (con fermo delle battere 5 e 6), altiforni 1 e 2 (con fermata dell'1 e installazione di sistemi di depolverazione su entrambi), agglomerato (anche qui sistemi di depolverazione) e acciaieria 1 (chiusura e copertura del tetto e filtro da 3,2 milioni di metri cubi l'ora per contrastare lo slopping, nuvole rossastre piene di polvere di ferro). Avvio nell'anno, conclusione di molti interventi tra il 2013 e il 2014. Previsto anche uno studio, da farsi in 15 mesi e affidato alla Paul Wurth, per stabilire tecnicamente se i parchi minerali che si estendono per 75 ettari si possono coprire o meno. Duplice l'obiettivo del piano, al quale l'Ilva, dice Ferrante, avrebbe poi aggiunto gli interventi dell'Autorizzazione integrata ambientale mobilitando altri soldi: dare un segnale alla Procura, ottenere l'ok ad «una minima capacità produttiva» che viene reputata indispensabile, e fermare il piano dei custodi che blocca gran parte della fabbrica, cominciando dall'altoforno 1 e dalle batterie 9-10 - che l'Ilva dichiara già in ristrutturazione - e 5-6. Invece quest'ultimo piano adesso andrà avanti, tant'è che ieri sera i custodi hanno notificato all'azienda un sollecito a procedere per l'altoforno 1 e le batterie 5-6. Inoltre, venendo meno la possibilità di una «capacità produttiva minima» si aprono anche scenari critici per quanto riguarda l'occupazione. «Il fatto che i custodi giudiziali e la Procura abbiano espresso una valutazione negativa sul progetto Ilva conferma che lunedì avevamo visto giusto - sostiene Cosimo Panarelli, segretario Fim Cisl -. Già allora abbiamo detto al presidente Ferrante che il piano era inadeguato a fronte dei problemi presenti, e file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00018.htm[21/09/2012 17.28.32] che l'Ilva avrebbe fatto bene a recepire tutte le indicazioni della Magistratura e a presentare un piano in quella direzione, chiedendo poi alla Procura una parziale facoltà d'uso, una capacità produttiva minima e il necessario tempo per realizzare gli investimenti e gli ammodernamenti. Adesso auspichiamo che l'Ilva non faccia colpi di mano e non assuma provvedimenti sul personale. Sarebbe grave se ciò avvenisse. Piuttosto - aggiunge Panarelli - l'Ilva presenti un nuovo piano oppure attenda il rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale per fare tutto ciò che è necessario per lo stabilimento». «La situazione si complica - rileva Antonio Talò, segretario Uilm -. È sperabile che ci sia un cronoprogramma anche nelle fermate per non mettere definitivamente ko la fabbrica». Infine sono state depositate l'altro ieri al Tar di Lecce le motivazioni, peraltro già note, con cui i giudici amministrativi il 12 luglio hanno respinto l'ordinanza del sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, che imponeva una stretta all'Ilva obbligandola a una serie di adeguamenti. L'ordinanza si fa in situazioni di urgenza, dice il Tar, mentre qui non si palesa «l'insorgenza improvvisa di una situazione di danno alla salute della collettività», questione che «nella sua complessità» è già al vaglio delle autorità come dimostra anche la riapertura dell'Autorizzazione integrata ambientale. RIPRODUZIONE RISERVATA file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00018.htm[21/09/2012 17.28.32] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Sole 24 Ore, Il "Fatturato e ordini in ripresa a luglio" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 43 Congiuntura. Dopo l'impennata dell'avanzo commerciale l'Istat registra nuovi segnali positivi sul fronte dell'economia reale Fatturato e ordini in ripresa a luglio I ricavi dell'industria salgono dell'1,2% rispetto a giugno, le commesse del 2,9% IL DATO TENDENZIALE Ma il confronto con l'anno precedente resta negativo La diminuzione più marcata riguarda l'estrazione di minerali (-17,4%) MILANO Fatturato e ordinativi di luglio confermano i primi segnali di ripresa dell'economia reale, guidata ancora una volta dalle esportazioni. Infatti sono i mercati extraconfine che, anche in questo caso, dopo l'impennata registrata dall'Istat lunedì scorso dell'avanzo commerciale (si veda Il Sole 24 Ore del 18 settembre, pagina 37), fanno da traino. Mentre il mercato interno continua invece ad arrancare, anche se in qualche caso il segno più inizia timidamente ad affacciarsi. I dati di fatturato ed ordinativi dell'industria nel mese di luglio, diramati ieri dall'Istituto di statistica, parlano infatti di un incremento dell'1,2% per quanto riguarda il fatturato congiunturale - rispetto quindi a giugno di quest'anno - con la crescita che si posiziona su un interessante 3% per quanto riguarda il mercato estero, ma con un molto più risicato 0,3% ottenuto su quello nazionale. Positivi anche gli ordinativi, che in totale fanno registrare una crescita congiunturale del 2,9% che si divide in un +2,3% per gli ordinativi interni e +3,7% per quelli esteri. Ma i numeri sono molto meno positivi se si confronta l'andamento di luglio 2012 con quello dello stesso mese del 2011: qui infatti il dato tendenziale, corretto per gli effetti del calendario, parla di un fatturato in diminuzione, complessivamente, del 5,3%. Anche qui, comunque, è evidente come il fatturato delle imprese italiane realizzate sul territorio nazionale sia ancora in discesa (-9,1%) mentre sul mercato estero si ha una ripresa (+2,6%). L'Istat sottolinea come l'incremento tendenziale del fatturato sia stato maggiore nel settore della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi, che complessivamente hanno totalizzato a luglio un +8,1%. Dall'altro lato, la diminuzione più marcata riguarda, a luglio 2012 rispetto a allo stesso mese del 2011, l'estrazione di minerali, in calo dell'17,4%. Passando agli ordinativi, l'incremento maggiore dell'indice grezzo riguarda ancora la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, e apparecchi elettromedicali (+18,3%), mentre la variazione negativa più rilevante si registra in questo caso nel settore della metallurgia e nella fabbricazione di prodotti in metallo (-11,1%). Guardando ai raggruppamenti principali di industrie, gli indici destagionalizzati del fatturato segnano variazioni positive per i beni strumentali (+4,9%) e per l'energia (+3,8%) mentre beni di consumo (-0,6%, con -1,1% per quelli durevoli e 0,4% per quelli non durevoli) e beni intermedi (-0,3%) registrano una decrescita. L'indice del fatturato in luglio, corretto per gli effetti del calendario, aumenta in termini tendenziali del 5,9% per l'energia e diminuisce del 9,0% per i beni intermedi, del 5,5% per i beni strumentali e del 4,8% per i beni di consumo (-9,8% per quelli durevoli e -3,9% per quelli non durevoli). F.S. RIPRODUZIONE RISERVATA file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00016.htm[21/09/2012 17.28.33] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Sole 24 Ore, Il "Feralpi pronta a rilevare Leali" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 42 Il caso. Pasini ha presentato un piano agli azionisti della società che è stata leader fino al 2010 Feralpi pronta a rilevare Leali L'EVOLUZIONE Negli ultimi anni, con l'intento di occupare spazi lasciati vuoti, nel paese di 2.200 abitanti si sono avviate altre attività nel settore dei metalli non ferrosi ODOLO (BS). Dal nostro inviato Giuseppe Pasini è pronto a tornare a Odolo. Per salvare le acciaierie Leali soffocate dai debiti accumulati negli ultimi anni per la crisi del mercato dell'acciaio. Nel paesino della Val Sabbia, da dove suo padre Carlo, non senza lungimiranza, era partito nel 1968 per trasferire la Prolafer più a valle, a Lonato, per avvicinarsi alle grandi vie di comunicazione e ridurre i costi del trasporto che già allora erano una voce importante. Nacque così una «grande realtà siderurgica» (la definizione è di Ruggero Brunori, figlio di Gianbattista che nel '54 a Odolo aveva fondato la Ferriera Valsabbia) con radici odolesi. Quella stessa Feralpi che nei giorni scorsi ha presentato alla famiglia Leali un'offerta per rilevare sia lo stabilimento di Odolo, in cui si producono laminati di qualità e acciai speciali, sia quello di Borgo Valsugana in provincia di Trento, che produce billette di colata continua da forno elettrico, per rilaminazione o per stampaggio diretto. «Abbiamo presentato la nostra proposta» ha detto Giuseppe Pasini, confermando le indiscrezioni che cominciavano a circolare nell'ambiente siderurgico. «È al vaglio della famiglia Leali e dei professionisti che stanno curando l'operazione. Ma, sia chiaro, al momento non c'è nulla di deciso». Se l'operazione di salvataggio andasse in porto, la Leali aprirebbe a Feralpi il mercato degli acciai speciali, destinati tra l'altro al settore automotive. Si tratta di una nicchia ma in grado di dare margini più consistenti rispetto all'acciaio per costruzioni in cui oggi Feralpi è uno dei leader di mercato. Il gruppo che fa capo a Pasini ha più di 1.300 dipendenti e nel 2011 ha superato i 2 milioni di tonnellate prodotte, in crescita di oltre il 21% rispetto all'anno precedente. Il fatturato consolidato è ammontato a 1,119 miliardi di euro in accelerazione del 36,5% sul 2010. Numeri che a Odolo sono molto rassicuranti e vengono considerati una garanzia di continuità per i 150 dipendenti dello stabilimento che è quasi al centro del paese. In paese gira voce che anche la Ferriera Valsabbia fosse interessata a rilevare la Leali, ma da Brunori (legato tra l'altro da vincoli di parentela alla famiglia Leali) non giunge alcuna conferma, se non quella che «il momento è molto delicato». Quella stessa delicatezza che fa tenere le bocche cucite alla Leali. Le prossime settimane saranno decisive e tutti in paese sperano in una soluzione positiva. Anche perché, se finora il ridimensionamento dell'occupazione nel settore siderurgico, dovuto all'introduzione inevitabile di massicce dosi di automazione, è stato compensato da altre produzioni, è difficile che questo processo di riconversione possa continuare all'infinito. Negli anni scorsi si sono insediate o si sono sviluppate a Odolo attività soprattutto nel settore dei metalli non ferrosi che hanno trovato non solo aree industriali disponibili ma anche manodopera qualificata grazie alla cultura metallurgica diffusa. Due sono le realtà principali che finora hanno consentito di compensare il calo dell'occupazione nel distretto del tondino. La prima è la Gnutti Cirillo, che a corto di spazio a Lumezzane, si è insediata al posto della Ilfo, la "madre" di tutte le ferriere di Odolo fondata nel 1950 da Alessio Pasini e chiusa nel 1994 in seguito alla legge sugli smantellamenti e alla riconversione industriale. Leader nello stampaggio a caldo e nella lavorazione meccanica dell'ottone e di altre leghe non ferrose, la Gnutti è specializzata nei prodotti "OEM", in base cioè alle specifiche tecniche definite dal cliente. Lavora per svariati settori, dal riscaldamento all'antincendio, dal condizionamento all'automotive. L'altra realtà è la Oms Saleri, leader nella produzione di grandi valvole a sfera in file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00015.htm[21/09/2012 17.28.33] acciaio per l'industria petrolifera ed estrattiva. Gi.Ch. RIPRODUZIONE RISERVATAL'OPERAZIONEI numeri della Leali Fino a due anni fa la Leali era l'azienda più grossa di Odolo, con una capacità produttiva di 600mila tonnellate Il fatturato sfiorava i 300 milioni di euro (erano quasi 500 nel 2008). Ora l'attività è ferma e i circa 150 dipendenti in cassa integrazione in attesa che si chiuda la trattativa per la vendita L'intuizione di Pasini Feralpi fu fondata a Lonato negli anni '60 da Carlo Pasini, un odolese che aveva intuito in anticipo il vantaggio competitivo che poteva arrivare dal localizzare l'attività produttiva in un'area più vicina alle grandi vie di comunicazione, nella Valpadana Oggi ha 1.300 dipendenti e nel 2011 il fatturato è stato di oltre 1,1 miliardi di euro, in crescita di oltre il 36% rispetto all'anno precedente file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00015.htm[21/09/2012 17.28.33] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Sole 24 Ore, Il "Giù i metalli, risale il Brent" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: COMMODITIES / MERCATI ITALIA data: 2012-09-21 - pag: 34 COMMODITIES Giù i metalli, risale il Brent Sissi Bellomo L'ennesima frenata dell'attività manifatturiera in Cina ha depresso l'umore sui mercati delle materie prime, provocando vendite diffuse. Al London Metal Exchange solo il nickel ha chiuso in terreno positivo, mentre gli altri non ferrosi hanno perso quota, con punte di ribasso fino al 3,8% per lo stagno. In discesa anche i metalli preziosi, anche se l'oro si è riportato in serata intorno a 1.770 $/oncia, dopo un calo sotto 1.760 $. Seduta contrastata per il petrolio, che tuttavia è rimbalzato dopo il forte ribasso accumulato da inizio settimana: il Brent per novembre ha chiuso a 110,03 $/barile (+1,7%), il Wti per ottobre invariato a 91,87 $. In forte ribasso alcuni prodotti agricoli. In particolare, col procedere spedito dei raccolti Usa, al Cbot sono arretrati i semi di soia (-3%) e il mais, giù di oltre l'1%. Alla Bursa Malaysia l'olio di palma è sceso ai minimi da 11 mesi. All'Ice sono scesi il cotone (1,5%) e il caffè arabica (-3,3%, in controtendenza con il robusta). In recupero infine lo zucchero grezzo e raffinato. file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00019.htm[21/09/2012 17.28.33] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Sole 24 Ore, Il "I tedeschi di Bavaria interessati all'Alcoa" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 41 Sardegna. La holding ha inviato una lettera al ministero e alla multinazionale per rilevare il sito di Portovesme SARDEGNA I tedeschi di Bavaria interessati all'Alcoa INFORMAZIONI Il managing director chiede di poter accedere alla data room e parla della possibilità di un accordo rapido qualora maturino le condizioni Cristina Casadei Salgono a cinque le offerte per il sito Alcoa di Portovesme. Dopo Glencore, Klesch, Kitegen research e un gruppo cinese non meglio precisato di cui ieri ha parlato il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti si è fatta avanti la Bavaria Industriekapital. Dopo una serie di incontri interlocutori al Mise, con una vera e propria manifestazioen di interesse, recapitata a John Fontecchio, direttore dello sviluppo economico di Alcoa, e allo stesso De Vincenti, il managing director Philipp Gusinde, spiega che Bavaria Industriekapital AG è una holding industriale quotata alla borsa di Francoforte. Nel 2012 raggiungerà un fatturato di circa un miliardo di euro. Dalla sua costituzione nel 2003 la holding ha portato a termine più di 25 acquisizioni e attualmente fanno parte di Bavaria 14 aziende che svolgono la propria attività nella maggior parte dei principali Paesi Europei. Se si considera solo il settore dell'alluminio, Bavaria, si legge nella lettera, ha ristrutturato aziende «come Fonderies de Poitou in Francia, Inasa Foil Sabiñanigo S.A. ed Inasa Foil Irrurtzùn SA in Spagna, Faral Spa in Italia». E ha un'expertise sia «nel condurre e avviare grandi siti industriali», sia «nel settore industriale dei metalli, per investimenti in Griset SAS (trattamento rame), Kienle+Spiess (trattamento di lamiere d'acciaio) e nel settore automobilistico (Techform SAS, ADG GmbH e altri). Ebbene con tutte queste premesse Bavaria sarebbe interessata ad acquisire il complesso aziendale di Portovesme direttamente o, eventualmente, attraverso una società controllata al 100% costituita ad hoc. È ancora una volta solo una manifestazione di interesse, ormai la quinta, e la lettera specifica che non c'è alcuna assunzione di alcun obbligo od impegno da parte della holding, ma certo la manifestazione riflette la disponibilità di massima alla valutazione di una possibile acquisizione con l'auspicio che possa supportare tutte le Parti coinvolte nel raggiungimento di «un rapido accordo». Al Mise si lavora incessantemente, con uno scouting serrato, per andare in questa direzione a partire da una delle manifestazioni di interesse arrivate. A Portovesme, intanto, i lavoratori aspettano. Nella lettera di ieri, comunque, Bavaria già parla di due diligence e di una serie di informazioni necessarie per avviarla. In particolare chiede accesso alla data room e dati riguardanti l'assetto produttivo, la capacità produttiva, le caratteristiche dei flussi produttivi, le fonti di approvvigionamento energetico, le loro condizioni attuali e future. E poi ovviamente la situazione del personale e delle forme adottate di tutela del trattamento economico, nella situazione attuale e prospettica. Ma anche il sistema di gestione degli acquisti, con particolare riferimento alla gestione dei rischi commodity e valutario, l'entrata ordini mensile e portafoglio ordini, il budget dettagliato delle previsioni dei flussi di cassa, il saldo clienti e fornitori con ageing e date di scadenza, così come quello giacenze di magazzino, criteri di valutazione ed indici di rotazione. E via via informazioni sul Tfr e i debiti verso istituti previdenziali, e la sintesi di tutte le obbligazioni verso le banche. RIPRODUZIONE RISERVATA file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00021.htm[21/09/2012 17.28.33] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Sole 24 Ore, Il "I tondini di Odolo salvati dal Maghreb" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 42 I distretti vent'anni dopo COME CAMBIANO I POLI DEL MADE IN ITALY I tondini di Odolo salvati dal Maghreb Gli investimenti per ridurre l'impatto ambientale. Nei decenni scorsi, quando il boom economico imponeva ritmi produttivi che oggi definiremmo "cinesi", l'espressione "sviluppo sostenibile" non era stata ancora coniata. L'impatto ambientale di produzioni come quelle di Odolo era pesante, ma tollerato. Da tempo non è più così e nell'ultimo decennio le imprese si sono dotate di tecnologie in grado di abbattere le emissioni nocive nell'aria e l'inquinamento delle acque. Nella foto in alto l'installazione della nuova cappa di aspirazione di ultima generazione alla Ferriera Valsabbia e, a lato, un modulo del condotto. Le mini-acciaierie che producono per le costruzioni resistono alla crisi con l'export nel Nord Africa L'OCCASIONE MANCATA È stata trascurata l'innovazione che avrebbe potuto arginare la concorrenza dei nuovi player: una possibile chance di rilancio dal puntare sull'ecocompatibilità Giuseppe Chiellino ODOLO (BS). Dal nostro inviato Per farsi un'idea di come è cambiato il distretto di Odolo dove si produce ancora più di un quarto del tondino per costruzioni in Italia, forse può bastare un pomeriggio dalla "Bruna", il bar trattoria e albergo in posizione strategica tra i capannoni delle acciaierie e delle altre aziende giunte negli ultimi anni in questo paesino della Val Sabbia per insediarsi al posto delle ferriere che nel frattempo hanno chiuso. Nel fare due chiacchiere davanti ad un prosecco e una fetta di porchetta, capita d'incontrare il titolare della Bredina, al tavolo con il collega della Olifer, appena dietro l'angolo. E mentre nella saletta riservata Ruggero Brunori della Ferriera Valsabbia pranza con clienti e fornitori, nel salone grande c'è il servizio mensa per gli operai delle ditte lì intorno. Più tardi, all'ora dell'aperitivo, che qui arriva un po' in anticipo, passa per un bicchiere l'ex caporeparto della Bredina e scambia due chiacchiere sul presente e sul passato con il suo amico meccanico ormai in pensione che, come decine di altri artigiani, assicurava la manutenzione dei laminatoi dei tondinari di Odolo. Al tavolo accanto c'è il tecnico bresciano rimasto senza lavoro e assunto in Iraq da una società saudita: è qui a studiare i laminatoi prima di trasferirsi per due anni a Bassora. «Solo qualche anno fa - racconta Carletto che dall'anno scorso è il nuovo proprietario del bar - era un andirivieni di camion e i piazzali erano pieni di tir in attesa di caricare tondino o scaricare rottami». Ora c'è un po' di movimento solo davanti alla Iro. Alla Bredina è scattata la cassa integrazione fino a fine anno. «Ormai non basta più lavorare di notte per risparmiare sull'energia elettrica. Gli incentivi per le rinnovabili scaricati in bolletta hanno quasi azzerato i vantaggi» spiega di malavoglia il proprietario Nicola Pasini che rimpiange «lo spirito che c'era 20 anni fa». Lo stesso che ora «spinge l'altra parte del mondo». È ferma anche la Leali che pur avendo puntato sugli acciai speciali, con contenuti tecnologici più alti rispetto al tondino tradizionale, è in grosse difficoltà e potrebbe passare la mano (si veda articolo in basso). Ferma per un paio di mesi è anche la Ferriera Valsabbia per rinnovare l'impianto e cambiare il forno fusorio. Investimenti per qualche decina di milioni di euro che portano a un centinaio quelli spesi in dieci anni, tra Odolo e Sabbio Chiese, a quattro chilometri, dove la Valsabbia produce rete elettrosaldata. «Tra mille dubbi e perplessità» ammette l'a.d. Ruggero Brunori, preoccupato per la ripresa che non arriva. Comunque un segnale di speranza per l'azienda che lavora al 60% delle capacità e per un territorio dove per contare le ferriere rimaste bastano le dita di una mano. Negli anni Settanta, tra ferriere e laminatoi, c'erano 26 realtà. Da tempo si sono ridotte a cinque, ma almeno un paio sono in seria difficoltà. Sono rimaste tutte a gestione rigorosamente familiare, pur avendo compagini sociali allargate. Nessuna si è rivolta a manager esterni. Negli anni d'oro il Roi viaggiava a doppia cifra, fino ai record del 2008, prima del file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00017.htm[21/09/2012 17.28.34] crollo nel 2009, annus horribilis anche qui, in cui le vendite si sono più che dimezzate per tutti e il Roi è diventato negativo. Il futuro non promette nulla di buono, se non la speranza di attrarre nuovi imprenditori dalle aree vicine, pronti ad occupare con altre produzioni i siti industriali dismessi. La patria delle mini-acciaierie - nate grazie al forno elettrico introdotto da Alessio Pasini negli anni '50 come molti distretti paga le conseguenze della globalizzazione che pesano su tutta l'industria siderurgica italiana. Con un sovrapprezzo: la distanza dalle grandi vie di comunicazione che significa distanza dalla materia prima e dai mercati di sbocco. Il costo della logistica, tutta su gomma, diventa sempre più alto. A questo si aggiunga che, con le costruzioni ferme da cinque anni, il consumo di tondino è diminuito di oltre il 17% tra il 2009 e il 2011, e si capisce perché anche i margini siano crollati. Era inevitabile per un prodotto povero dal punto di vista tecnologico e senza sostanziali barriere all'ingresso, se non il capitale iniziale per l'impianto. Perciò a Odolo, e non solo qui, si salva chi è riuscito ad aumentare la presenza sui mercati internazionali. «Con un limite fisico importante: mille chilometri» spiega Emanuele Morandi, fondatore e presidente di Siderweb, il portale dell'acciaio. «Oltre questa soglia i costi del trasporto azzerano i margini, già risicati». Sul prezzo del tondino, che difficilmente supera i 500 euro a tonnellata, quasi due terzi se ne vanno per la materia prima, il rottame. Metteteci l'energia e il quadro è completo. Il Maghreb è la destinazione privilegiata delle esportazioni odolesi e solo grazie alla domanda proveniente dal Nord-Africa la produzione nel 2011 è rimasta aggrappata ai livelli di 10 anni prima (-2,2% secondo i dati di Federacciai) e comunque lontana dai record precrisi. Alla Valsabbia le esportazioni superano il 55% del fatturato, più del doppio della media nazionale. È crollata di quasi il 30% invece l'occupazione. Nel 1990 nelle ferriere e nei laminatoi lavoravano quasi 1.100 persone. Oggi non si arriva a 800. Questo non significa che il lavoro sia un'emergenza. I capannoni lasciati vuoti dalle ferriere che chiudevano a mano a mano che la domanda interna diminuiva e bisognava internazionalizzarsi innovando almeno i processi se non il prodotto, sono stati occupati da nuove produzioni metallurgiche che qui hanno trovato competenze di base e contesto generale favorevole. Il sindaco Fausto Cassetti tuttavia non nasconde i timori. «Non sono disperato. Ma preoccupato sì. Finora è andata bene ma riconvertire non è semplice». «È stata trascurata l'innovazione di prodotto osserva Giuliano Noci, bresciano e vicedirettore del Mip al Politecnico di Milano che avrebbe potuto arginare la concorrenza dei nuovi player di mercato. Si potrebbe puntare sull'ecocompatibilità attraverso campagne di marketing rivolte al mercato finale, guidando e ampliando la domanda attraverso i cosiddetti "influenzatori", ingegneri e architetti che promuovano nuove modalità di uso dell'acciaio». Qui la preoccupazione si misura anche al bancone della "Bruna". Lontani i tempi in cui Odolo guidava la classifica del reddito procapite e in certe ore bisognava sgomitare per conquistare un bicchiere, nel portafoglio delle famiglie si fa spazio la spending review. «Se prima arrivava un gruppo di cinque amici e ognuno pagava un giro, oggi racconta Carletto - ne fanno al massimo due di giri. Gli altri, la prossima volta». RIPRODUZIONE RISERVATA @chigiuIL RATING DEL SOLE Il punteggio Attraverso una griglia di 12 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Odolo resiste grazie alla capacità di attrarre nuove attività imprenditoriali. Insufficente è stata la capacità di innovare un prodotto tecnologicamente povero e debole la capacità di fare rete.Il giudizio -PUNTI DI FORZA 1 ATTRATTIVITÀ La cultura diffusa della produzione metallurgica richiama imprese da aree dove le possibilità di sviluppo sono limitate (per esempio la vicina Lumezzane). Negli ultimi anni ciò ha permesso di contenere la perdita di occupazione.2 CAPACITÀ COMMERCIALE Nonostante la posizione geografica distante dalle grandi vie di comunicazione e lo stallo delle costruzioni in Italia, le aziende locali controllano ancora più di un quarto del mercato domestico del tondino per edilizia e infrastrutture.3 INTERNAZIONALIZZAZIONE Alcune aziende odolesi, davanti alla crisi del mercati domestico, hanno tentato di internazionalizzarsi, almeno dal punto di vista commerciale. Questa strategia ha però un limite nei costi della logistica che oltre i mille chilometri azzerano i margini.ALTA -BUONA -DISCRETA -PUNTI DI DEBOLEZZA BASSA -1 DIMENSIONI D'IMPRESA Lo spiccato individualismo, passaggi generazionali difficili e la gestione familiare delle imprese non hanno agevolato le aggregazioni e la crescita. Un limite importante in un mercato sempre più aperto e con grandi player.SCARSA -2 CAPACITÀ DI FARE RETE Pur essendo nate spesso grazie a piccole "public company", le aziende non hanno sviluppato la cultura della collaborazione. Per esempio, non hanno mai costituito un gruppo d'acquisto per ridurre i costi della materia prima, il rottame di ferro.INSUFFICIENTE -3 INNOVAZIONE Ci si è concentrati sull'innovazione dei processi produttivi, trascurando invece il prodotto. Differenziarsi rispetto ai nuovi concorrenti dei paesi emergenti che stanno entrando in un mercato senza barriere all'ingreso aiuterebbe le imprese di Odolo a restare competitive. file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00017.htm[21/09/2012 17.28.34] PRESSToday Do you want your PRESSToday? Sole 24 Ore, Il "Operazione verità su quanto serve per bonificare" Indietro Data: 21/09/2012 Stampa Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 41 ANALISI Operazione verità su quanto serve per bonificare di Paolo BriccoSul caso dell'Ilva di Taranto, adesso, serve una doppia operazione verità. Sulla salute e sui soldi. Sui morti e sugli ammalati di tumore si devono maneggiare con più cura i dati. All'Ilva non si coltivano rose. L'industria primaria ha sempre avuto un elevato impatto ambientale. Fino agli anni Ottanta in pochi lo hanno ritenuto un problema. La coscienza ecologista è diventata patrimonio di tutti non più di una ventina d'anni fa. Soltanto che, nel Paese che ha un antico fastidio per i numeri, ora molti stropicciano le statistiche, comparano periodi diversi, aggiungono note fuori spartito. Come nel caso dei mesoteliomi pleurici, che hanno la loro principale ragione nell'amianto. Amianto presente in misura "normale" all'Ilva e (un tempo) in misura strabordante nei cantieri navali di Taranto. Sulla vicenda si sta abbattendo una pioggia di numeri incontrollati e deformati, magari in buona fede. Con l'effetto di "inquinare" il clima intorno a una fabbrica da cui dipende un terzo dell'acciaio usato dal tessuto produttivo italiano. Un altro elemento che getta un'ombra preoccupante sul maggiore impianto siderurgico europeo è rappresentato dalla distonia verificatasi sui soldi. Il vero nodo della vicenda. Quanti ne servono per sistemare lo stabilimento. Perché non è possibile che esistano valutazioni tanto dissimili fra gli inquirenti e i proprietari. I carabinieri del Noe hanno indicato in quattro miliardi di euro la somma necessaria per rendere l'acciaieria compatibile con l'ambiente. La famiglia Riva, per bocca del presidente dell'Ilva Bruno Ferrante, ha fatto sapere di pensare a 400 milioni di euro (più di un terzo, peraltro, già preventivati). Hanno specificato che si tratta di una somma valida per questa prima fase, da riconsiderare alla luce delle disposizioni dell'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, qualora questa venisse rilasciata all'azienda. E, però, la differenza è enorme. Quattromila milioni (quattro miliardi) contro 400 milioni. Mentre la magistratura boccia il piano dei Riva, l'unico numero sicuro è 12.859. Tanti sono i dipendenti diretti che rischiano di perdere il posto di lavoro. RIPRODUZIONE RISERVATA file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00020.htm[21/09/2012 17.28.34]