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21/09/2012 : Notizie di oggi
Avvenire
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Citta' di Salerno, La
14 settembre
Anche i cinesi in campo per il salvataggio Alcoa
Ilva, nuova tegola No al piano dell'azienda
A luglio l'export traina gli ordini e i fatturati
industria, timida ripresa del fatturato a luglio: +1,2%
l'alluminio ora fa gola anche ai cinesi alcoa, spunta l'interesse di due
società
Corriere del
Mezzogiorno (Ed.
Bari)
Corsa all'Aia, entro settembre pronta solo quella per le emissioni
Ilva, 400 milioni e 39 mosse non bastano
Corriere del
Trentino
Acciaieria, richiesta di concordato
Corriere del Veneto
(Ed. Padova)
Volano gli affari in Cina Export +82% in due anni
Giorno, Il (ComoLecco)
Turate Acciaio sparito Zio e nipote in carcere
Nazione, La
(Grosseto)
Bersani scrive a Passera: «Occupiamoci di Lucchini»
Piccolo di Trieste,
Il
sertubi, sciopero sospeso ma ora scatta l'ultimatum
Sole 24 Ore, Il
Acciaio, in Europa crolla la produzione Male Italia e Germania
Bocciato dai custodi il piano dell'Ilva
Fatturato e ordini in ripresa a luglio
Feralpi pronta a rilevare Leali
Giù i metalli, risale il Brent
I tedeschi di Bavaria interessati all'Alcoa
I tondini di Odolo salvati dal Maghreb
Operazione verità su quanto serve per bonificare
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L'Avvenire
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"14 settembre"
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ECONOMIA
Data:
21/09/2012
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21-09-2012
le tappe della vicenda
25 luglio
IL SEQUESTRO
Due ordinanze bloccano tutto
Due le ordinanze firmate dal Gip Patrizia Todisco: sequestro dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto e
arresto per otto dirigenti, tra cui il patron Emilio Riva, il figlio Nicola e vari dirigenti del colosso siderurgico.
Nelle motivazioni del provvedimento del magistrato tarantino, anche due perizie, una chimica e una
medico-epidemiologica che confermano i 174 morti di tumore in sette anni. L’Ilva fa appello al Riesame,
ottenendo la facoltà d’uso degli impianti.
12 agosto
IL RICHIAMO
Il gip: scongiurare i pericoli
Produrre si, produrre no. Nella seconda ordinanza il Gip di Taranto, Patrizia Todisco, ribalta la decisione
del tribunale del Riesame: bisogna mettere in campo, scrive il magistrato, «tutte le misure tecniche
necessarie a scongiurarsi il protrarsi delle situazioni di pericolo e a eliminare le stesse». Continuano i
blocchi stradali e lo sciopero ad oltranza promosso da Uilm e Fim-Cisl. Alle manifestazioni di protesta non
partecipa però la Fiom Cgil.
17 agosto
IL SOPRALLUOGO
Ministri in missione a Taranto
Corrado Passera e Corrado Clini, ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente giungono in visita a
Taranto, inviati dal presidente del Consiglio, Mario Monti. Tra gli atti principali, secondo Clini, c’è «la
nuova autorizzazione integrata ambientale», da «chiudere entro il prossimo 30 settembre». Il decreto
legge varato dal governo - 336 milioni di euro stanziati - ha superato l’esame della Camera dei Deputati;
ora è al Senato.
14 settembre
LA RIDUZIONE
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00003.htm[21/09/2012 17.28.27]
L'Avvenire
I pm: adeguare gli impianti
La Procura di Taranto ordina di rallentare la produzione per consentire l’adeguamento degli impianti,
ricordando che il sequestro è «senza facoltà d’uso».
Secondo i pm, non sarebbe possibile adeguare gli impianti dal punto di vista ambientale e
contemporaneamente produrre acciaio in quanto gli stessi inquinano. Le navi carboniere non attraccano
più al porto e non riforniscono più lo stabilimento di materie prime.
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00003.htm[21/09/2012 17.28.27]
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"Anche i cinesi in campo per il salvataggio Alcoa"
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ECONOMIA
Data:
21/09/2012
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21-09-2012
Sardegna
Anche i cinesi in campo per il salvataggio Alcoa
DA CAGLIARI MARIO GIRAU
D ue nuove manifestazioni d’interesse per Alcoa: una italiana e l’altra cinese . «Le giudichiamo di una
certa importanza» ha detto il sottosegretario dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, «ma è molto
prematuro parlarne». Si arricchisce, dunque, di nuovi concorrenti la corsa, per la verità molto lenta,
all’acquisizione della fabbrica di Portovesme, unica in Italia per la produzione di alluminio primario. Il
governo ieri l’altro ha illustrato a Glencore, il 'pacchetto' taglia costi, che sottoporrà anche a tutti gli
aspiranti a subentrare ad Alcoa nel Sulcis. Secondo politici e osservatori economici ci sarebbero motivi
per guardare al futuro con gli occhiali rosa. Soltanto il sindacato continua ad essere prudente e a
chiedere l’applicazione integrale dell’accordo del 27 marzo scorso unitamente al via libera di Bruxelles
sugli sconti energetici.
Salgono, dunque, a quattro i pretendenti all’Alcoa sarda. Glencore ( nel 2011 fatturato di 186 miliardi di
dollari, utile di 4,27 miliardi di dollari, circa 60 mila addetti in 33 paesi) è il colosso dei metalli, che fino a
questo momento sembra il più interessato a rilevare la linea dell’alluminio, forse anche perché potrebbe
attivare sinergie con la vicina società controllata Portovesme
Altre due manifestazioni d’interesse per la società «Offerte importanti». Ma i lavoratori non si fidano
srl, il cui amministratore delegato conduce le trattative con regione e governo. Manifestazioni d’interesse
anche da Klesch (gruppo olandese, circa 3000 dipendenti, attivo nella produzione di alluminio e nella
raffinazione del petrolio). La settimana scorsa la piemontese KiteGen Research – dovrebbe essere la
società torinese di cui si parla come nuova candidata all’acquisto del pezzo sardo di Alcoa – ha fatto
sentire la sua voce per proporre al governatore della Sardegna un progetto che prevede la realizzazione
di un sistema eolico ad alta quota per produrre energia a basso costo. La quarta manifestazione
d’interesse è stata fatta da una società cinese, che avrebbe richiesto di avere «accesso alla data room ».
I sindacati continuano a predicare prudenza. Anche perché Bruxelles non ha comunicato ufficialmente la
proroga del decreto sulla superinterrompibilità in scadenza il prossimo dicembre e non ha ancora dato
l’ok su tutto il pacchetto di sconti energetici che il governo italiano si dice pronto ad offrire agli acquirenti
di Alcoa. Senza questo timbro comunitario la trattativa non andrà avanti. Inoltre, il governo non ha definito
quali provvedimenti intende immediatamente varare per dare, a qualunque imprenditore decida di
subentrare ad Alcoa, certezza di lungo termine sul reale costo dell’energia. De Vincenti anche ieri ha
parlato di sconti 'assolutamente in linea con la normativa europea' vicini a 40 euro a megawatt ora. I
lavoratori restano molto preoccupati per il progressivo spegnimento delle celle elettrolitiche: delle 328
core business dello stabilimento di Portovesme ne sono state spente 143. Ne restano ancora 185 che
subiranno progressivamente la stessa sorte. Il programma prevede la totale fermata dell’impianto dal 3
novembre prossimo. Anche se l’azienda, che secondo il sottosegretario 'sta mantenendo gli accordi', si
impegnata a tenere in efficienza l’impianto per tutto il 2013'con 'almeno 50 celle in condizione di essere
riavviate da un giorno all’altro'.
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00002.htm[21/09/2012 17.28.27]
L'Avvenire
«La Sardegna – sottolinea il segretario generale Cisl sarda, Mario Medde – non può rinunciare
all’industria. Pertanto governo e Regione devono mettere a punto un nuovo modello di sviluppo incentrato
sulla difesa del tessuto produttivo esistente – alluminio, carbone e chimica sono tuttora realtà industriali
strategiche per il Paese – fondato sull’eliminazione delle diseconomie strutturali che impediscono le pari
opportunità economiche tra Sardegna e altre regioni».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00002.htm[21/09/2012 17.28.27]
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"Ilva, nuova tegola No al piano dell'azienda"
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ECONOMIA
Data:
21/09/2012
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21-09-2012
Ilva, nuova tegola No al piano dell’azienda
«Interventi insufficienti». Oggi la Procura decide
DA TARANTO SALVATORE SCOLOZZI P er i custodi giudiziali sono «utili», ma «non sufficienti» gli
ultimi interventi proposti dall’Ilva sul fronte del risanamento ambientale. I 400 milioni di euro messi sul
piatto da Bruno Ferrante lunedì scorso, insomma, non eviterebbero ancora lo spegnimento di alcuni
altoforni dell’area a caldo, così come proposto dai custodi nel loro cronoprogramma. Secondo gli
ingegneri, il sequestro, cominciato il 25 luglio scorso, deve andare avanti e deve portare all’«eliminazione
delle cause di inquinamento». Emerge questo dalla riunione fiume di ieri negli uffici giudiziari del
capoluogo jonico; Barbara Valenzano, E- manuela Laterza e Claudio Lofrumento sono giunti a Palazzo di
giustizia con una nota precisa, consegnata al procuratore Franco Sebastio e ai pm inquirenti. Nel loro parere i custodi hanno sostanzialmente bocciato le azioni proposte dal presidente del colosso siderurgico,
che le aveva egli stesso definite temporanee, «in attesa delle nuove prescrizioni dell’Autorizzazione di
Impatto Ambientale», ancora in discussione al ministero dell’Ambiente.
La decisione finale, tuttavia, spetterà al Gip Patrizia Todisco, cui la Procura invierà tutti gli atti, compreso
il parere dei custodi. Il ruolo del Gip – lo stesso che sequestrò le aree a caldo – sarà decidere se
concedere o meno la 'minima capacità produttiva', chiesta dall’azienda in un’istanza allegata al piano di
investimenti. In altre parole l’impianto sarebbe ammodernato senza smembrarlo, vendendo ancora
acciaio. Ilva chiede un ammorbidimento della 'non facoltà d’uso', vero caposaldo della vicenda giudiziaria:
è scritto nei decreti del Gip ed è stato confermato, con prescrizioni, dal Riesame.
Che si sta già, in parte, concretizzando, alimentando tensioni tra i lavoratori ed i sindacati: al porto non
attraccano più navi carboniere e molte ditte dell’appalto cominciano a ritirare i loro mezzi dalle zone
sequestrate.
Nessun commento da parte dell’azienda, che si è limitata a ribadire di voler «aspettare che venga
formalizzata una decisione» da parte della magistratura. Tra il piano dell’Ilva e le disposizioni dei custodi
ci sono discrasie notevoli in termini di quantità di interventi, e forse anche di qualità; tutto questo
determina anche una differenza sin troppo evidente tra l’entità degli investimenti annunciati dall’azienda e
quelli che servirebbero per far fronte a tutte le disposizioni date dagli ingegneri-custodi. Di per sè la sola
ipotesi di copertura dei parchi minerali, che l’azienda sembra aver accettato tanto da affidare uno studio
di fattibilità al gruppo Paul Wurth i cui tecnici hanno compiuto un sopralluogo all’Ilva, prevedrebbe un
costo di realizzazione ben maggiore degli investimenti fino ad ora annunciati.
L’altra battaglia invece, tutta politica, continua sui numeri: quelli sui dati tumorali del cosiddetto studio
'Sentieri' dell’Istituto superiore di sanità, presentati in anteprima dai Verdi e dalle associazioni
ambientaliste. Il ministro dell’ambiente, Corrado Clini, aveva annunciato querela. Di ieri la replica del
leader ambientalista Angelo Bonelli: «Clini ha proprio sbagliato: abbiamo dimostrato che non abbiamo
manipolato e che i dati annunciati non sono errati».
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file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00001.htm[21/09/2012 17.28.28]
L'Avvenire
I custodi giudiziari bocciano gli impegni presi da Ferrante Troppo ampia la distanza tra investimenti
annunciati e risorse necessarie
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"A luglio l'export traina gli ordini e i fatturati"
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Data:
21/09/2012
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venerdì 21 settembre 2012 – ECONOMIA – Pagina 35
INDUSTRIA. I mercati esteri sostengono la produzione, ma la domanda interna rimane debole
A luglio l´export traina
gli ordini e i fatturati
Ricavi +1,2% e commesse +2,9% rispetto al crollo di giugno ma dal confronto annuo emerge rispettivamente 5,3% e -4,9%
ROMA
A luglio l´industria riprende fiato, dopo una primavera dura e un giugno nere. La boccata d´ossigeno è mensile:
fatturato +1,2% e ordini +2,9%, ma rispetto a un anno fa ricavi -5,3% e commesse -4,9%.
Le perdite accumulate durante gli ultimi mesi continuano a pesare. La contrazione congiunturale del giro d´affari
proseguiva senza interruzioni da marzo e a giugno era stato toccato il ribasso annuo (-6,9%) maggiore dal
novembre del 2009. Inoltre, il piccolo recupero rilevato è soprattutto dovuto al traino arrivato dai mercati esteri,
completamente in positivo a fronte di una debole domanda interna.
Lo spiraglio che emerge dai dati congiunturali registrati dall´Istat in luglio costituisce un rimbalzo dopo una lunga
caduta ed è solo in parte il frutto dei risultati ottenuti in Italia, semplicemente meno peggiori del solito.
Guardando al fatturato, l´indice sul mercato interno segna +0,3%, poi -9,1%, mentre fuori dai confini è in
aumento. Stessa dinamica vale per gli ordinativi, infatti considerando solo quelli nazionali la riduzione tendenziale
è 10,1%.
Oltre alle esportazioni, una spinta, in termini tendenziali, a luglio viene dal settore fabbricazione di computer,
prodotti per l´elettronica e l´ottica (+8,1% il fatturato e +18,3% gli ordini), bene fa anche la fabbricazione di coke e
prodotti petroliferi raffinati.
Segna un tonfo la metallurgia (-12,4% i ricavi e -11,1% le commesse) e in perdita risulta il settore tessile.
Discorso a parte meritano gli autoveicoli che continuano a far registrare segni meno: l´Istat, che per questo
comparto diffonde dati grezzi, rileva un -6,2% per il giro d´affari e -20,1% per gli ordinativi.
Gli ultimi numeri sull´industria, pur se in leggero miglioramento, non rasserenano i sindacati. Per la Cisl l
´economia italiana «nel pieno di una grave recessione, sta tenendo soprattutto nei mercati esteri, contando sulle
proprie forze piuttosto che su un´azione ordinata di sostegno da parte del governo e delle amministrazioni
regionali».
Sulla stessa linea è anche l´Ugl. «Se non si rimettono in moto i consumi interni», afferma Cristina Ricci,
«garantendo a lavoratori e pensionati una maggiore disponibilità di reddito attraverso la defiscalizzazione delle
buste paga, il mercato italiano continuerà a languire».
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00004.htm[21/09/2012 17.28.29]
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Citta' di Salerno, La
"industria, timida ripresa del fatturato a luglio: +1,2%"
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21/09/2012
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dati Istat Industria, timida ripresa del fatturato a luglio: +1,2%
ROMA Il fatturato dell’industria a luglio registra, dopo una serie di segni meno, una risalita dell’1,2% su giugno,
ma resta negativo su base annua, con un calo del 5,3% (dato corretto per gli effetti di calendario). Sulla
diminuzione tendenziale pesa la negativa performance del mercato interno, mentre risulta positivo quello estero. Lo
rileva l’Istat. Rispetto a giugno a fare da traino è il mercato fuori dai confini (+3,7%), positivo comunque risulta
anche l’andamento ottenuto sul territorio nazionale (+2,3%). Ecco che nella media degli ultimi tre mesi le
commesse risultano in aumento dell’1,1% sul trimestre precedente. Su base annua il ribasso è attenuato dagli ordini
esteri (+3,4%). Infatti l’Istat rileva per quelli interni una forte flessione (-10,1%). Guardando ai diversi settori, gli
aumenti annui più rilevanti interessano la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi
elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+18,3%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e
preparati farmaceutici (+2,4%). Invece le contrazioni più consistenti si registrano nella metallurgia e fabbricazione
di prodotti in metallo (-11,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-6,7%) e nella fabbricazione
di macchinari e attrezzature non classificati altrove (-5,6%).
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00006.htm[21/09/2012 17.28.29]
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Citta' di Salerno, La
"l'alluminio ora fa gola anche ai cinesi alcoa, spunta l'interesse di due società"
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21/09/2012
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Pagina 4 - Nocera L’alluminio ora fa gola anche ai cinesi Alcoa, spunta l’interesse di due società
Una società cinese e una con sede a Torino hanno manifestato interesse per l’Alcoa, l’azienda che produce
alluminio in Sardegna a rischio chiusura. I nomi ancora non si conoscono, il riserbo è d’obbligo vista la delicatezza
della situazione, ma è certo che dopo Glencore e Klesch altre due imprese potrebbero presentare proposte concrete
per subentrare agli americani proprietari dello stabilimento sardo. La notizia è stata data dal sottosegretario al
ministero dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, e dal presidente della Regione Sardegna, Ugo
Cappellacci, intervenuti questa mattina a Radio Anch’io. «Mercoledì - ha ricordato De Vincenti - abbiamo chiarito
definitivamente con Glencore alcune condizioni, come il costo dell’energia, che possono essere assicurate alla
Sardegna nel suo insieme oltre che allo stabilimento e le condizioni proposte da noi tempo fa».
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00005.htm[21/09/2012 17.28.29]
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Corriere del Mezzogiorno (Ed. Bari)
"Corsa all'Aia, entro settembre pronta solo quella per le emissioni"
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21/09/2012
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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - BARI
sezione: Primo Piano data: 21/09/2012 - pag: 4
Corsa all'Aia, entro settembre pronta solo quella per le emissioni
TARANTO Il tempo stringe e, con grande probabilità, i commissari incaricati di riscrivere
l'autorizzazione integrata ambientale avranno bisogno di un'altra settimana. Ieri ultimo giorno di
ispezioni sul campo, i componenti del gruppo istruttorio sono stati sull'area ghisa, all'agglomerato e
all'Afo 5 e sui parchi dove hanno visto all'opera la macchina che "filma" i cumuli. Non hanno ancora
effettuato il sopralluogo in acciaieria ma, intanto, la settimana prossima si trasferiranno a Roma dove,
da martedì, cominceranno a scrivere la nuova Aia. E proprio martedì dovrebbero ricevere la risposta
alla loro istanza di avere più tempo. D'altra parte nessuno dice esplicitamente perché la scadenza sia
stata fissata al 30 settembre a meno di non dover pensare, come più di qualcuno fa, che i tempi siano
legati alle mosse dell'Ilva dal punto di vista giudiziario. Se l'azienda fosse in possesso della nuova
autorizzazione entro la fine di ottobre avrebbe in mano una buona arma per il ricorso in Cassazione.
Visti i tempi stretti si sta profilando l'ipotesi che venga rilasciata, in un primo tempo, un'Aia riferita
soltanto all'aria, cioè alle emissioni in atmosfera, mentre quella su suolo, sottosuolo e rifiuti subirebbe
uno spostamento di qualche settimana. I commissari lo sapranno martedì direttamente dal responsabile
del procedimento mentre, intanto, all'interno della commissione avviene un vivace scambio di opinioni
sui vari aspetti dell'autorizzazione integrata.
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00008.htm[21/09/2012 17.28.30]
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Corriere del Mezzogiorno (Ed. Bari)
"Ilva, 400 milioni e 39 mosse non bastano"
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Data:
21/09/2012
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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - BARI
sezione: Primo Piano data: 21/09/2012 - pag: 4
Ilva, 400 milioni e 39 mosse non bastano
I custodi bocciano il piano di risanamento: «E subito stop all'altoforno 1»
TARANTO Il piano di risanamento dell'Ilva non contiene interventi esaustivi per fermare l'attività
inquinante in corso dovuta alle emissioni nocive dello stabilimento siderurgico di Taranto. I custodi
giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, che hanno sollecitato l'azienda
già da oggi a chiudere l'altoforno 1 e le batterie 5 e 6, hanno consegnato ieri in una relazione di cinque
pagine il parere sulle prime misure proposte dall'azienda del Gruppo Riva per ambientalizzare la
fabbrica del capoluogo ionico. La proposta di Bruno Ferrante, un investimento di 400 milioni in 39
punti ritenuti insufficienti, che mirava a ottenere l'autorizzazione a una produzione minima sembra così
destinata a naufragare. L'ultima parola, però, spetta al giudice per le indagini preliminari Patrizia
Todisco. Nelle pagine depositate nei giorni scorsi l'Ilva ha motivato la richiesta di autorizzazione agli
interventi spiegando che non può esserci ambientalizzazione senza produzione. Una richiesta che, al di
là dell'aspetto formale, rappresenta comunque una richiesta di mdofica sostanziale al provvedimento di
sequestro senza facoltà d'uso disposta dal gip Todisco e confermata sul punto dal tribunale del
Riesame. Gli impianti, secondo l'azienda, dovrebbero funzionare ad un regime che rappresenti un
punto di equilibrio tale da salvaguardare impianti, occupazione, ambiente e salute. Per Ferrante,
inoltre, la produzione dell'acciaio sarebbe un fattore fondamentale per attuare gli interventi e garantire
che l'acciaio prodotto possa essere «successivamente impiegato nell'ordinario ciclo produttivo, sia a
Taranto che negli altri stabilimenti del gruppo altrimenti destinati alla chiusura per mancanza di
materia prima» per consentire «da un lato di assicurare la strategica capacità produttiva dell'azienda e
dell'altro i livelli occupazionali, permettendo quel minimo equilibrio economico necessario per
sostenere gli investimenti richiesti per l'attuazione del programma di interventi». Insomma produrre
per ambientalizzare. I custodi, che hanno chiesto a Ferrante di stilare un piano per ricollocare il
personale degli impianti sequestrati, non sembrano dello stesso avviso. Lo staff guidato da Barbara
Valenzano avrebbe evidenziato come gli impegni elencati dall'Ilva sarebbero stati, in realtà, già
compresi negli atti di intesa stipulati tra azienda e istituzioni negli anni 2003, 2004 e 2006 e mai
realizzati. Non solo. I tecnici hanno spiegato, reparto per reparto, l'inefficacia degli interventi proposti,
sottolineando anche l'inciso del tribunale del riesame sfuggito ai legali dell'Ilva: l'attività potrà
riprendere «in condizioni di piena compatibilità ambientale, una volta eliminate dei tutto quelle
emissioni illecite, nocive e dannose per la salute dei lavoratori e della popolazione e, in ogni caso, per
l'ambiente circostante». Il braccio di ferro, quindi, tra procura e custodi da una parte e azienda
dall'altra sembra destinato a continuare. Alla finestra c'è la città, che non è solo formata da
ambientalisti e operai, che per ora è costretta ad attendere. Ancora.
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00007.htm[21/09/2012 17.28.30]
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Corriere del Trentino
"Acciaieria, richiesta di concordato"
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21/09/2012
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CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO
sezione: Trento e Provincia data: 21/09/2012 - pag: 5
Acciaieria, richiesta di concordato
Azienda in liquidazione. Domanda «provvisoria» in Tribunale
TRENTO Acciaieria Valsugana spa ha presentato richiesta di concordato preventivo al Tribunale di
Trento, dopo essere stata messa in liquidazione nelle scorse settimane. Si tratta però di un concordato
«provvisorio», possibile grazie alle recenti modifiche normative nazionali, che potrebbe essere anche
ritirato. L'azienda di Borgo Valsugana, che occupa poco più di un centinaio di dipendenti, a inizio
aprile aveva prorogato il contratto di solidarietà per ulteriori 12 mesi, a causa della persistente
contrazione del volume d'affari. All'inizio di settembre il Gruppo Leali di Brescia, titolare delle
Acciaierie Valsugana, ha predisposto la liquidazione volontaria. Dopodiché nei giorni scorsi ha
depositato una richiesta di concordato preventivo, che consentirebbe alla società di pagare i propri
debiti senza bloccare l'operatività aziendale. Grazie alle novità normative inserite dal governo Monti
nel decreto sviluppo, vale a dire le agevolazioni in favore delle aziende in crisi nel contesto della legge
fallimentare, ora non è più necessario presentare da subito il piano di restituzione ai debitori.
Sfruttando questa possibilità l'altro ieri l'azienda ha presentato una richiesta di concordato per così dire
«provvisoria», alla quale il Tribunale di Trento risponderà solamente definendo il termine entro cui
Acciaieria Valsugana dovrà presentare il piano dettagliato del concordato preventivo. È la prima volta
che capita in Trentino, anche perché la modifica è stata introdotta in agosto. Il procedimento è seguito
in provincia dall'avvocato Silvio Malossini di Rovereto, incaricato dalla casa madre di Brescia. Il
Tribunale potrà fissare il termine scegliendo fa un minimo di quattro e un massimo di sei mesi entro il
quale verrà fornita la versione definitiva del concordato. Acciaieria Valsugana, con questa «domanda
provvisoria» può bloccare le richieste dei creditori e contemporaneamente tiene aperta la possibilità di
un dietro-front. La norma infatti consente anche di non presentare la versione definitiva del
concordato, ma di raggiungere un accordo stragiudiziale, magari trovando una via per la
ristrutturazione del debito. Acciaieria Valsugana è nota per le vicende legate all'inquinamento. In
febbraio, a pochi giorni dalla chiusura del procedimento penale, l'inchiesta «madre» che portò al
sequestro dello stabilimento, con il patteggiamento dell'ex direttore Emilio Spandre e
dell'amministrazione Dario Leali per i reati di falso e omissione di cautele contro gli infortuni, è stato
aperto un nuovo fascicolo d'indagine. Enrico Orfano RIPRODUZIONE RISERVATA
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00009.htm[21/09/2012 17.28.30]
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Corriere del Veneto (Ed. Padova)
"Volano gli affari in Cina Export +82% in due anni"
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Data:
21/09/2012
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CORRIERE DEL VENETO - PADOVA
sezione: Padova data: 21/09/2012 - pag: 17
Volano gli affari in Cina Export +82% in due anni
PADOVA Gli scambi commerciali sull'asse Veneto-Cina sono più floridi che mai, e nei prossimi mesi
il mercato orientale offrirà nuove opportunità di investimento: è quanto emerso ieri dal convegno
«Come sta cambiando il pianeta Cina?», organizzato a Padova dalla Cassa di Risparmio del Veneto.
Secondo i dati Istat rielaborati dal gruppo bancario, l'export verso la Cina rende alle imprese venete
ben 1,76 miliardi di euro, e colloca il Veneto al secondo posto fra le regioni italiane, davanti all'Emilia
Romagna (1,55 miliardi) e dietro la Lombardia (2,86 miliardi). L'export del Triveneto in Cina è
cresciuto ininterrottamente dal 2005 al 2011, e ha avuto una forte accelerazione (+82%) negli ultimi
due anni. Il trend si è interrotto nel primo semestre del 2012, ma la flessione sembra solo temporanea:
la forte domanda di tecnologie per abbattere l'inquinamento e di strumenti biomedicali, infatti, può
aprire nuove possibilità per le Pmi venete. Finora, l'export ha coinvolto soprattutto meccanica,
oreficeria, filiera della pelle, chimica e metallurgia, e ha consentito a diverse realtà di operare
stabilmente in Cina. È il caso della Carel di Brugine (Padova), azienda specializzata in
condizionamento e refrigerazione, che nel 2005 ha aperto una filiale a Suzhou, nel distretto di
Shanghai: «Abbiamo scelto quest'area dopo aver localizzato potenziali clienti e fornitori - commenta
Luigi Rossi Luciani, presidente della multinazionale padovana -. Alcuni prodotti vengono copiati, ma è
la capacità di offrire un servizio completo che conta. A chi vuole investire in Cina, sconsiglio le joint
venture, per non avere mediazioni e minimizzare i rischi legati alla proprietà intellettuale: conosco il
caso di un'azienda padovana dove gli operai timbravano il cartellino, e poi andavano a lavorare per il
partner cinese». Alessandro Macciò
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00010.htm[21/09/2012 17.28.30]
Turate Acciaio sparito Zio e nipote in carcere
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Giorno, Il (Como-Lecco)
"Turate Acciaio sparito Zio e nipote in carcere"
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21/09/2012
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24 ORE pag. 11
Turate Acciaio sparito Zio e nipote in carcere
UN CARICO di vergelle da 30mila chili, barre di acciaio semilavorato del valore complessivo di almeno 100mila
euro. Arrivate nel comasco come capolinea di un tragitto che non avrebbero mai dovuto compiere. Erano state
spedite da un'azienda di Cogne, la «Acciai Speciali spa», all'acquirente di Domodossola, ma il loro tragitto è
improvvisamente deviato, finendo nei magazzini della Transal di Turate. I carabinieri di Novara sono approdati nel
Comasco, dove hanno lavorato assieme a quelli di Turate. In breve le pattuglie sono arrivate fino al deposito di via
Puecher, dove ha sede la Transal. Da lì passo è stato breve: il ritrovamento del carico e l'arresto di zio e nipote con
le accuse di ricettazione in flagranza di reato. Angelo Salerni, 27 anni e lo zio Attilio Salerni, 52 anni, da mercoledì
in cella in attesa di rispondere al giudice.
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00011.htm[21/09/2012 17.28.31]
Bersani scrive a Passera: «Occupiamoci di Lucchini»
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Nazione, La (Grosseto)
"Bersani scrive a Passera: «Occupiamoci di Lucchini»"
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21/09/2012
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PIOMBINO pag. 14
Bersani scrive a Passera: «Occupiamoci di Lucchini»
«Serve un accordo di programma per superare la crisi»
PIOMBINO INIZIATIVA DEL SEGRETARIO PD DOPO LA VISITA DI RENZI
PREOCCUPAZIONE I lavoratori delle Acciaierie in assemblea e nella foto piccola il segretario Pd Pierluigi
Bersani
PIOMBINO «CONFIDO nella comprensione della straordinaria portata della situazione». Lo ha scritto il segretario
del Partito Democratico Pier Luigi Bersani nella lettera che ha inviato ai ministri dello Sviluppo economico,
Corrado Passera, e dell'Ambiente, Corrado Clini, per chiedere di affrontare il caso Lucchini «nel quadro di un
accordo di programma». «Cari ministri - scrive Bersani - giunge notizia di passaggi cruciali a proposito della
Lucchini di Piombino. Non ho bisogno di sottolineare l'enorme rilevanza della questione sia nei suoi aspetti
industriali sia in quelli territoriali. La Regione Toscana - prosegue il segretario nella lettera indirizzata ai due
Ministri - ha già inoltrato richiesta di attivazione della procedura riferita alle aree di crisi industriale complessa».
«NON CREDO che la questione possa essere seriamente affrontata se non nel quadro di un accordo di programma
per il quale sono a sollecitare una vostra iniziativa», sottolinea Bersani, che confida nella «comprensione della
straordinaria portata del problema». La lettera di Bersani arriva pochi giorni dopo l'intervento di Matteo Renzi in
città, forse una spinta che ha stimolato l'iniziativa della segreteria nazionale Pd. E intanto lunedì alle 9.30 Fim,
Fiom e Uilm hanno convocato il consiglio di fabbrica in Lucchini durante il quale saranno discussi i problemi dello
stabilimento e delle imprese d'appalto e saranno prese decisioni in merito a possibili mobilitazioni ed iniziative da
prendere per tentare di sbloccare questa situazione di stallo dal punto di vista della vendita si parla di un interesse
da parte di un fondo svizzero - e di commesse sul mercato. Proprio per mancanza di ordini nel mese di agosto
l'altoforno si è fermato oltre il tempo della normale manutenzione come avviene ogni anno - bloccando di
conseguenza per un mese l'intero ciclo produttivo. m. p. Image: 20120921/foto/3237.jpg
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00012.htm[21/09/2012 17.28.31]
ilpiccolo Extra - Il giornale in edicola
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Piccolo di Trieste, Il
"sertubi, sciopero sospeso ma ora scatta l'ultimatum"
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Data:
21/09/2012
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Pagina 28 - Cronaca Trieste Sertubi, sciopero sospeso ma ora scatta l’ultimatum Tavolo in Prefettura, decisa
l’integrazione salariale. Resta il gazebo dei lavoratori Cosolini: l’azienda faccia chiarezza entro il 26. Savino: solo
rinvii, non è di parola Commissione della Regione in Ferriera
Un sopralluogo alla Ferriera di Servola sarà fatto lunedì pomeriggio dalle Seconda commissione del Consiglio
regionale (Attività produttive) presieduta Da Federico Razzini della Lega Nord (foto) «È inevitabile prevedere per
il futuro per quell’area - sottolinea Razzini - una soluzione che garntisca sì lavoro, ma anche pulizia e
valorizzazione dell’ambiente. Possibilmente prima che intervenga la magistratura, causa l’assenza della politica».
Razzini afferma anche che è inconcepibile che lo Stato sia già intervenuto per l’Ilva di Taranto e non ancora per
Trieste. «Forse l’industria e la salute dei triestini - si chiede - è meno importante di quella dei tarantini? O forse la
politica si muove di più quando certe cose avvengono a una certa latitudine?»di Silvio Maranzana Chi ha visto
Leonardo Montesi? Nessuno ieri a Trieste ha segnalato la presenza dell’amministratore delegato di Jindal Saw
Italia, la società che ha in affitto Sertubi, per cui il confronto sul futuro dell’azienda programmato in Prefettura si è
risolto nell’ennesimo dialogo tra i rappresentanti dei lavoratori e quelli della Regione e delle amministrazioni locali
dato che il direttore dello stabilimento Massimo Iuvara, seppure presente, non ha potuto logicamente assumersi
alcuna responsabilità, né presentare alcun piano industriale. Nel pomeriggio però, tramite Assindustria e la
direzione stessa, si è arrivati a un accordo temporaneo per un’integrazione salariale per cui lo sciopero è stato
momentaneamente sospeso e la parte dei dipendenti che non è in cassa integrazione oggi riprende il lavoro in attesa
della data stavolta realmente fatidica: quella di mercoledì 26 settembre. Per quel giorno infatti l’ad Montesi ha
chiesto l’aggiornamento del confronto dato che nella mattinata stessa proseguirà a Milano il consiglio di
amministrazione di Jindal Saw Italia. «Tra i lavoratori vi è giustamente rabbia e preoccupazione - ha commentato
scendendo dalla Prefettura il sindaco Roberto Cosolini - ma sia chiaro che anche per le istituzioni la giornata del 26
è l’ultima disponibile affinché l’azienda faccia una buona volta chiarezza sulle proprie intenzioni. Non si può dire
un giorno: siamo in crisi perché il mercato non tira, un altro giorno: siamo in crisi perché l’energia elettrica ci costa
troppo e un terzo giorno, in modo ancora più censurabile: siamo in crisi perché forse fra tre anni la Ferriera
chiuderà. Tutti sappiamo che dovremo morire, ma mica per questo smettiamo di mangiare già da oggi. Semmai la
prospettiva per cui forse un giorno la ghisa in loco non ci sarà dovrebbe essere elemento che induce a produrre oggi
ancora di più per fare scorte». «La proprietà deve venire al confronto e presentare i piani industriali - ha
commentato l’assessore regionale a Finanze e Ambiente Sandra Savino - il fatto che rinvia di volta in volta gli
appuntamenti sta a significare che non è di parola». «Il settore industriale di Trieste nel suo complesso attraversa
una brutta fase - la considerazione dell’assessore provinciale al Lavoro Adele Pino - ma questa crisi del Polo
siderurgico mette sul chi vive addirittura mille famiglie. Il fatto che tutte le istituzioni si ritrovino unite allo stesso
tavolo significa che è oggettiva la necessità di fare chiarezza: i lavoratori hanno tutto il diritto di sapere cosa c’è nel
loro futuro». «Ogni volta ci sentiamo dire sempre le stesse cose, ma in realtà la trattativa è ferma - la
considerazione di Michele Pepe, rappresentante di fabbrica per Fim-Cisl - l’azienda vorrebbe usarci al massimo per
le pitturazioni di tubi che arrivano dall’India, ma i tubi li vogliamo produrre noi, a Trieste». Da oggi si apre dunque
un’altra fase di tregua armata, ma se ci saranno forze a sufficienza il maxigazebo di piazza della Borsa fino a
mercoledì prossimo resterà aperto ogni giorno per una continua opera di sensibilizzazione nei confronti dei triestini
in questa ottica: la fine della siderurgia significherebbe in sostanza quella dell’industria e con un devastante effettodomino dell’intera economia di Trieste una città che secondo i dipendenti e i sindacati non potrà mai vivere di
turismo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sole 24 Ore, Il
"Acciaio, in Europa crolla la produzione Male Italia e Germania"
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Data:
21/09/2012
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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: COMMODITIES / MERCATI ITALIA data: 2012-09-21 - pag: 34
Siderurgia. È allarme per l'export sotto costo dalla Cina Materie Prime
Acciaio, in Europa crolla la produzione Male Italia e Germania
Consumi deboli, si temono altre chiusure
Sissi Bellomo La produzione di acciaio è diminuita in agosto, anche in Cina. E in Europa la riduzione
è stata particolarmente marcata. Ma l'industria siderurgica sembra lontana dal vedere la fine del tunnel:
la domanda resta molto debole quasi ovunque, nonostante la forte discesa dei prezzi, e il comparto
continua ad essere afflitto da un eccesso di capacità concentrato soprattutto, ma non solo, nel gigante
asiatico la cui riduzione comporterebbe gravi sacrifici in termini di occupazione. Le ultime statistiche
di Worldsteel mostrano che lo scorso mese nell'Unione europea sono state prodotte 12,2 milioni di
tonnellate di acciaio grezzo, il 4,4% in meno rispetto ad agosto 2011 e su base giornaliera il minimo da
dicembre 2009. A livello globale il calo di produzione mensile è stato dell'1% e in Cina dell'1,7 per
cento. Per i due maggiori produttori europei, Germania e Italia una volta tanto accomunate dalle
difficoltà è stato un tracollo: -7,1% per i tedeschi e -15,5% (a 1,22 milioni di tonn.) per il nostro Paese,
un dato che risente solo in parte del rallentamento dell'Ilva di Taranto. La domanda di acciaio resta
infatti depressa in Italia, anche se c'è qualche possibilità di una piccola ripresa legata a necessità di
ristoccaggio. «Dopo le vacanze estive osservano gli analisti del Meps, società britannica specializzata il
mercato italiano è ancora tranquillo. In settembre l'attività è ripresa molto lentamente e i consumi di
acciaio non sono migliorati. Le scorte tuttavia sono esaurite e i centri di servizio hanno cominciato a
informarsi per fare acquisti». A complicare la situazione c'è però l'intensificarsi della concorrenza
cinese, con azioni di vero e proprio dumping. Il settore siderurgico è infatti in crisi profonda anche in
Cina: tutti guardano con trepidazione al nuovo piano di investimenti infrastrutturali varato dal
Governo, ma per adesso non c'è alcun segnale di risveglio della domanda e le acciaierie, che hanno
rallentato a sufficienza, stanno facendo di tutto per disfarsi della produzione in eccesso, offrendola in
tutto il mondo a prezzi sottocosto, come ha denunciato pochi giorni fa la stessa China Iron & Steel
Association (Cisa). Le stime di Hsbc, che hanno segnalato ieri una nuova contrazione dell'attività
manifatturiera in Cina (per l'undicesimo mese consecutivo) hanno intanto fatto crollare di oltre il 4,3%
le quotazioni della vergella alla Borsa di Shanghai, riportandole vicine ai minimi triennali. «La
sovraproduzione rimane un problema serio in Cina commenta Kashan Kamaal di Metal Bulletin
Research Anche se l'output è sceso in agosto, nei primi 10 giorni di settembre è già risalito. Sembra
dunque che non ci sia alcuna soluzione in vista». I produttori europei sono stati più disciplinati:
«Hanno avuto una reazione molto più forte al declino della domanda spiega Patrick Cleary di Wood
Mackenzie Anche in Europa però c'è ancora un grande eccesso di capacità, chespingerà le acciaierie a
intraprendano un maggior numero di azioni di lungo termine, incluse chiusure definitive di impianti».
Bocciato il pianoIlva u pagina 41 RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sole 24 Ore, Il
"Bocciato dai custodi il piano dell'Ilva"
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Data:
21/09/2012
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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 41
Il caso Taranto. Giudicate insufficienti dai tecnici le misure programmate
dall'azienda per avviare il risanamento degli impianti sotto sequestro PUGLIA
Bocciato dai custodi il piano dell'Ilva
La società: «Aspettiamo che sia il procuratore a pronunciarsi, per noi è quello che conta» REAZIONI I
sindacati: l'Ilva riveda gli interventi oppure attenda la nuova Autorizzazione ambientale per fare tutto
ciò che è necessario
Domenico Palmiotti TARANTO Disco rosso. I custodi giudiziali bocciano il piano Ilva da 400 milioni
di euro per i primi interventi immediati nel siderurgico alfine di ridurne l'inquinamento e ora il
procuratore capo della Repubblica, Franco Sebastio, si accinge a formalizzare - probabilmente già oggi
- il verdetto negativo. Da vedere però se risponderà all'Ilva oppure invierà tutto al gip Patrizia Todisco
che ha firmato l'ordinanza di sequestro. A meno di nuovi sviluppi, si torna quindi alla direttiva che i
custodi lunedì hanno trasmesso all'azienda per lo spegnimento e il rifacimento di una serie di impianti
tra altiforni, cokerie e acciaierie. In verità era nell'aria che da Palazzo di Giustizia arrivasse un
responso sfavorevole. Ricevuto lunedì scorso il piano dal presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, la
Procura l'ha subito trasmesso ai custodi - che in questa vicenda sono i consulenti tecnici dei magistrati
- perchè l'analizzassero e facessero conoscere il loro parere. Ieri in un vertice gli ingegneri Barbara
Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento hanno consegnato al procuratore capo, Franco
Sebastio, una relazione nella quale, sostanzialmente, il piano Ilva verrebbe definito insufficiente
rispetto alla situazione esistente. Fonti della Procura, invece, fanno un accostamento fra il piano Ilva e
quanto contenuto negli atti d'intesa che, negli anni scorsi, la stessa Ilva ha firmato con i governi
regionali per sottolineare come, in alcuni casi, si tratti di interventi già annunciati e rimasti sulla carta.
La notizia del nuovo altolà dei custodi - non nuovi in verità a bocciare gli interventi proposti
dall'azienda - arriva anche all'Ilva che però sceglie di non commentarla, almeno per ora. «Non
rispondiamo a quelle che per ora sono indiscrezioni, nè ai custodi - affermano fonti Ilva -. Aspettiamo
il responso del procuratore che per noi è quello che conta. Se confermerà queste cose, è ovvio che
prenderemo posizione». L'Ilva aveva presentato un piano che riguarda cokerie (con fermo delle battere
5 e 6), altiforni 1 e 2 (con fermata dell'1 e installazione di sistemi di depolverazione su entrambi),
agglomerato (anche qui sistemi di depolverazione) e acciaieria 1 (chiusura e copertura del tetto e filtro
da 3,2 milioni di metri cubi l'ora per contrastare lo slopping, nuvole rossastre piene di polvere di ferro).
Avvio nell'anno, conclusione di molti interventi tra il 2013 e il 2014. Previsto anche uno studio, da
farsi in 15 mesi e affidato alla Paul Wurth, per stabilire tecnicamente se i parchi minerali che si
estendono per 75 ettari si possono coprire o meno. Duplice l'obiettivo del piano, al quale l'Ilva, dice
Ferrante, avrebbe poi aggiunto gli interventi dell'Autorizzazione integrata ambientale mobilitando altri
soldi: dare un segnale alla Procura, ottenere l'ok ad «una minima capacità produttiva» che viene
reputata indispensabile, e fermare il piano dei custodi che blocca gran parte della fabbrica,
cominciando dall'altoforno 1 e dalle batterie 9-10 - che l'Ilva dichiara già in ristrutturazione - e 5-6.
Invece quest'ultimo piano adesso andrà avanti, tant'è che ieri sera i custodi hanno notificato all'azienda
un sollecito a procedere per l'altoforno 1 e le batterie 5-6. Inoltre, venendo meno la possibilità di una
«capacità produttiva minima» si aprono anche scenari critici per quanto riguarda l'occupazione. «Il
fatto che i custodi giudiziali e la Procura abbiano espresso una valutazione negativa sul progetto Ilva
conferma che lunedì avevamo visto giusto - sostiene Cosimo Panarelli, segretario Fim Cisl -. Già
allora abbiamo detto al presidente Ferrante che il piano era inadeguato a fronte dei problemi presenti, e
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00018.htm[21/09/2012 17.28.32]
che l'Ilva avrebbe fatto bene a recepire tutte le indicazioni della Magistratura e a presentare un piano
in quella direzione, chiedendo poi alla Procura una parziale facoltà d'uso, una capacità produttiva
minima e il necessario tempo per realizzare gli investimenti e gli ammodernamenti. Adesso
auspichiamo che l'Ilva non faccia colpi di mano e non assuma provvedimenti sul personale. Sarebbe
grave se ciò avvenisse. Piuttosto - aggiunge Panarelli - l'Ilva presenti un nuovo piano oppure attenda il
rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale per fare tutto ciò che è necessario per lo
stabilimento». «La situazione si complica - rileva Antonio Talò, segretario Uilm -. È sperabile che ci
sia un cronoprogramma anche nelle fermate per non mettere definitivamente ko la fabbrica». Infine
sono state depositate l'altro ieri al Tar di Lecce le motivazioni, peraltro già note, con cui i giudici
amministrativi il 12 luglio hanno respinto l'ordinanza del sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, che
imponeva una stretta all'Ilva obbligandola a una serie di adeguamenti. L'ordinanza si fa in situazioni di
urgenza, dice il Tar, mentre qui non si palesa «l'insorgenza improvvisa di una situazione di danno alla
salute della collettività», questione che «nella sua complessità» è già al vaglio delle autorità come
dimostra anche la riapertura dell'Autorizzazione integrata ambientale. RIPRODUZIONE RISERVATA
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00018.htm[21/09/2012 17.28.32]
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Sole 24 Ore, Il
"Fatturato e ordini in ripresa a luglio"
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Data:
21/09/2012
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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 43
Congiuntura. Dopo l'impennata dell'avanzo commerciale l'Istat registra nuovi
segnali positivi sul fronte dell'economia reale
Fatturato e ordini in ripresa a luglio
I ricavi dell'industria salgono dell'1,2% rispetto a giugno, le commesse del 2,9% IL DATO
TENDENZIALE Ma il confronto con l'anno precedente resta negativo La diminuzione più marcata
riguarda l'estrazione di minerali (-17,4%)
MILANO Fatturato e ordinativi di luglio confermano i primi segnali di ripresa dell'economia reale,
guidata ancora una volta dalle esportazioni. Infatti sono i mercati extraconfine che, anche in questo
caso, dopo l'impennata registrata dall'Istat lunedì scorso dell'avanzo commerciale (si veda Il Sole 24
Ore del 18 settembre, pagina 37), fanno da traino. Mentre il mercato interno continua invece ad
arrancare, anche se in qualche caso il segno più inizia timidamente ad affacciarsi. I dati di fatturato ed
ordinativi dell'industria nel mese di luglio, diramati ieri dall'Istituto di statistica, parlano infatti di un
incremento dell'1,2% per quanto riguarda il fatturato congiunturale - rispetto quindi a giugno di
quest'anno - con la crescita che si posiziona su un interessante 3% per quanto riguarda il mercato
estero, ma con un molto più risicato 0,3% ottenuto su quello nazionale. Positivi anche gli ordinativi,
che in totale fanno registrare una crescita congiunturale del 2,9% che si divide in un +2,3% per gli
ordinativi interni e +3,7% per quelli esteri. Ma i numeri sono molto meno positivi se si confronta
l'andamento di luglio 2012 con quello dello stesso mese del 2011: qui infatti il dato tendenziale,
corretto per gli effetti del calendario, parla di un fatturato in diminuzione, complessivamente, del 5,3%.
Anche qui, comunque, è evidente come il fatturato delle imprese italiane realizzate sul territorio
nazionale sia ancora in discesa (-9,1%) mentre sul mercato estero si ha una ripresa (+2,6%). L'Istat
sottolinea come l'incremento tendenziale del fatturato sia stato maggiore nel settore della fabbricazione
di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e
orologi, che complessivamente hanno totalizzato a luglio un +8,1%. Dall'altro lato, la diminuzione più
marcata riguarda, a luglio 2012 rispetto a allo stesso mese del 2011, l'estrazione di minerali, in calo
dell'17,4%. Passando agli ordinativi, l'incremento maggiore dell'indice grezzo riguarda ancora la
fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, e apparecchi elettromedicali (+18,3%),
mentre la variazione negativa più rilevante si registra in questo caso nel settore della metallurgia e
nella fabbricazione di prodotti in metallo (-11,1%). Guardando ai raggruppamenti principali di
industrie, gli indici destagionalizzati del fatturato segnano variazioni positive per i beni strumentali
(+4,9%) e per l'energia (+3,8%) mentre beni di consumo (-0,6%, con -1,1% per quelli durevoli e 0,4% per quelli non durevoli) e beni intermedi (-0,3%) registrano una decrescita. L'indice del fatturato
in luglio, corretto per gli effetti del calendario, aumenta in termini tendenziali del 5,9% per l'energia e
diminuisce del 9,0% per i beni intermedi, del 5,5% per i beni strumentali e del 4,8% per i beni di
consumo (-9,8% per quelli durevoli e -3,9% per quelli non durevoli). F.S. RIPRODUZIONE
RISERVATA
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Sole 24 Ore, Il
"Feralpi pronta a rilevare Leali"
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Data:
21/09/2012
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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 42
Il caso. Pasini ha presentato un piano agli azionisti della società che è stata leader
fino al 2010
Feralpi pronta a rilevare Leali
L'EVOLUZIONE Negli ultimi anni, con l'intento di occupare spazi lasciati vuoti, nel paese di 2.200
abitanti si sono avviate altre attività nel settore dei metalli non ferrosi
ODOLO (BS). Dal nostro inviato Giuseppe Pasini è pronto a tornare a Odolo. Per salvare le acciaierie
Leali soffocate dai debiti accumulati negli ultimi anni per la crisi del mercato dell'acciaio. Nel paesino
della Val Sabbia, da dove suo padre Carlo, non senza lungimiranza, era partito nel 1968 per trasferire
la Prolafer più a valle, a Lonato, per avvicinarsi alle grandi vie di comunicazione e ridurre i costi del
trasporto che già allora erano una voce importante. Nacque così una «grande realtà siderurgica» (la
definizione è di Ruggero Brunori, figlio di Gianbattista che nel '54 a Odolo aveva fondato la Ferriera
Valsabbia) con radici odolesi. Quella stessa Feralpi che nei giorni scorsi ha presentato alla famiglia
Leali un'offerta per rilevare sia lo stabilimento di Odolo, in cui si producono laminati di qualità e
acciai speciali, sia quello di Borgo Valsugana in provincia di Trento, che produce billette di colata
continua da forno elettrico, per rilaminazione o per stampaggio diretto. «Abbiamo presentato la nostra
proposta» ha detto Giuseppe Pasini, confermando le indiscrezioni che cominciavano a circolare
nell'ambiente siderurgico. «È al vaglio della famiglia Leali e dei professionisti che stanno curando
l'operazione. Ma, sia chiaro, al momento non c'è nulla di deciso». Se l'operazione di salvataggio
andasse in porto, la Leali aprirebbe a Feralpi il mercato degli acciai speciali, destinati tra l'altro al
settore automotive. Si tratta di una nicchia ma in grado di dare margini più consistenti rispetto
all'acciaio per costruzioni in cui oggi Feralpi è uno dei leader di mercato. Il gruppo che fa capo a
Pasini ha più di 1.300 dipendenti e nel 2011 ha superato i 2 milioni di tonnellate prodotte, in crescita
di oltre il 21% rispetto all'anno precedente. Il fatturato consolidato è ammontato a 1,119 miliardi di
euro in accelerazione del 36,5% sul 2010. Numeri che a Odolo sono molto rassicuranti e vengono
considerati una garanzia di continuità per i 150 dipendenti dello stabilimento che è quasi al centro del
paese. In paese gira voce che anche la Ferriera Valsabbia fosse interessata a rilevare la Leali, ma da
Brunori (legato tra l'altro da vincoli di parentela alla famiglia Leali) non giunge alcuna conferma, se
non quella che «il momento è molto delicato». Quella stessa delicatezza che fa tenere le bocche cucite
alla Leali. Le prossime settimane saranno decisive e tutti in paese sperano in una soluzione positiva.
Anche perché, se finora il ridimensionamento dell'occupazione nel settore siderurgico, dovuto
all'introduzione inevitabile di massicce dosi di automazione, è stato compensato da altre produzioni, è
difficile che questo processo di riconversione possa continuare all'infinito. Negli anni scorsi si sono
insediate o si sono sviluppate a Odolo attività soprattutto nel settore dei metalli non ferrosi che hanno
trovato non solo aree industriali disponibili ma anche manodopera qualificata grazie alla cultura
metallurgica diffusa. Due sono le realtà principali che finora hanno consentito di compensare il calo
dell'occupazione nel distretto del tondino. La prima è la Gnutti Cirillo, che a corto di spazio a
Lumezzane, si è insediata al posto della Ilfo, la "madre" di tutte le ferriere di Odolo fondata nel 1950
da Alessio Pasini e chiusa nel 1994 in seguito alla legge sugli smantellamenti e alla riconversione
industriale. Leader nello stampaggio a caldo e nella lavorazione meccanica dell'ottone e di altre leghe
non ferrose, la Gnutti è specializzata nei prodotti "OEM", in base cioè alle specifiche tecniche definite
dal cliente. Lavora per svariati settori, dal riscaldamento all'antincendio, dal condizionamento
all'automotive. L'altra realtà è la Oms Saleri, leader nella produzione di grandi valvole a sfera in
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00015.htm[21/09/2012 17.28.33]
acciaio per l'industria petrolifera ed estrattiva. Gi.Ch. RIPRODUZIONE
RISERVATAL'OPERAZIONEI numeri della Leali Fino a due anni fa la Leali era l'azienda più grossa
di Odolo, con una capacità produttiva di 600mila tonnellate Il fatturato sfiorava i 300 milioni di euro
(erano quasi 500 nel 2008). Ora l'attività è ferma e i circa 150 dipendenti in cassa integrazione in attesa
che si chiuda la trattativa per la vendita L'intuizione di Pasini Feralpi fu fondata a Lonato negli anni
'60 da Carlo Pasini, un odolese che aveva intuito in anticipo il vantaggio competitivo che poteva
arrivare dal localizzare l'attività produttiva in un'area più vicina alle grandi vie di comunicazione, nella
Valpadana Oggi ha 1.300 dipendenti e nel 2011 il fatturato è stato di oltre 1,1 miliardi di euro, in
crescita di oltre il 36% rispetto all'anno precedente
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"Giù i metalli, risale il Brent"
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Data:
21/09/2012
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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: COMMODITIES / MERCATI ITALIA data: 2012-09-21 - pag: 34
COMMODITIES
Giù i metalli, risale il Brent
Sissi Bellomo L'ennesima frenata dell'attività manifatturiera in Cina ha depresso l'umore sui mercati
delle materie prime, provocando vendite diffuse. Al London Metal Exchange solo il nickel ha chiuso
in terreno positivo, mentre gli altri non ferrosi hanno perso quota, con punte di ribasso fino al 3,8% per
lo stagno. In discesa anche i metalli preziosi, anche se l'oro si è riportato in serata intorno a 1.770
$/oncia, dopo un calo sotto 1.760 $. Seduta contrastata per il petrolio, che tuttavia è rimbalzato dopo il
forte ribasso accumulato da inizio settimana: il Brent per novembre ha chiuso a 110,03 $/barile
(+1,7%), il Wti per ottobre invariato a 91,87 $. In forte ribasso alcuni prodotti agricoli. In particolare,
col procedere spedito dei raccolti Usa, al Cbot sono arretrati i semi di soia (-3%) e il mais, giù di oltre
l'1%. Alla Bursa Malaysia l'olio di palma è sceso ai minimi da 11 mesi. All'Ice sono scesi il cotone (1,5%) e il caffè arabica (-3,3%, in controtendenza con il robusta). In recupero infine lo zucchero
grezzo e raffinato.
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00019.htm[21/09/2012 17.28.33]
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Sole 24 Ore, Il
"I tedeschi di Bavaria interessati all'Alcoa"
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Data:
21/09/2012
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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 41
Sardegna. La holding ha inviato una lettera al ministero e alla multinazionale per
rilevare il sito di Portovesme SARDEGNA
I tedeschi di Bavaria interessati all'Alcoa
INFORMAZIONI Il managing director chiede di poter accedere alla data room e parla della possibilità
di un accordo rapido qualora maturino le condizioni
Cristina Casadei Salgono a cinque le offerte per il sito Alcoa di Portovesme. Dopo Glencore, Klesch,
Kitegen research e un gruppo cinese non meglio precisato di cui ieri ha parlato il sottosegretario allo
Sviluppo economico Claudio De Vincenti si è fatta avanti la Bavaria Industriekapital. Dopo una serie
di incontri interlocutori al Mise, con una vera e propria manifestazioen di interesse, recapitata a John
Fontecchio, direttore dello sviluppo economico di Alcoa, e allo stesso De Vincenti, il managing
director Philipp Gusinde, spiega che Bavaria Industriekapital AG è una holding industriale quotata alla
borsa di Francoforte. Nel 2012 raggiungerà un fatturato di circa un miliardo di euro. Dalla sua
costituzione nel 2003 la holding ha portato a termine più di 25 acquisizioni e attualmente fanno parte
di Bavaria 14 aziende che svolgono la propria attività nella maggior parte dei principali Paesi Europei.
Se si considera solo il settore dell'alluminio, Bavaria, si legge nella lettera, ha ristrutturato aziende
«come Fonderies de Poitou in Francia, Inasa Foil Sabiñanigo S.A. ed Inasa Foil Irrurtzùn SA in
Spagna, Faral Spa in Italia». E ha un'expertise sia «nel condurre e avviare grandi siti industriali», sia
«nel settore industriale dei metalli, per investimenti in Griset SAS (trattamento rame), Kienle+Spiess
(trattamento di lamiere d'acciaio) e nel settore automobilistico (Techform SAS, ADG GmbH e altri).
Ebbene con tutte queste premesse Bavaria sarebbe interessata ad acquisire il complesso aziendale di
Portovesme direttamente o, eventualmente, attraverso una società controllata al 100% costituita ad hoc.
È ancora una volta solo una manifestazione di interesse, ormai la quinta, e la lettera specifica che non
c'è alcuna assunzione di alcun obbligo od impegno da parte della holding, ma certo la manifestazione
riflette la disponibilità di massima alla valutazione di una possibile acquisizione con l'auspicio che
possa supportare tutte le Parti coinvolte nel raggiungimento di «un rapido accordo». Al Mise si lavora
incessantemente, con uno scouting serrato, per andare in questa direzione a partire da una delle
manifestazioni di interesse arrivate. A Portovesme, intanto, i lavoratori aspettano. Nella lettera di ieri,
comunque, Bavaria già parla di due diligence e di una serie di informazioni necessarie per avviarla. In
particolare chiede accesso alla data room e dati riguardanti l'assetto produttivo, la capacità produttiva,
le caratteristiche dei flussi produttivi, le fonti di approvvigionamento energetico, le loro condizioni
attuali e future. E poi ovviamente la situazione del personale e delle forme adottate di tutela del
trattamento economico, nella situazione attuale e prospettica. Ma anche il sistema di gestione degli
acquisti, con particolare riferimento alla gestione dei rischi commodity e valutario, l'entrata ordini
mensile e portafoglio ordini, il budget dettagliato delle previsioni dei flussi di cassa, il saldo clienti e
fornitori con ageing e date di scadenza, così come quello giacenze di magazzino, criteri di valutazione
ed indici di rotazione. E via via informazioni sul Tfr e i debiti verso istituti previdenziali, e la sintesi di
tutte le obbligazioni verso le banche. RIPRODUZIONE RISERVATA
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"I tondini di Odolo salvati dal Maghreb"
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Data:
21/09/2012
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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 42
I distretti vent'anni dopo COME CAMBIANO I POLI DEL MADE IN ITALY
I tondini di Odolo salvati dal Maghreb
Gli investimenti per ridurre l'impatto ambientale. Nei decenni scorsi, quando il boom economico
imponeva ritmi produttivi che oggi definiremmo "cinesi", l'espressione "sviluppo sostenibile" non era
stata ancora coniata. L'impatto ambientale di produzioni come quelle di Odolo era pesante, ma
tollerato. Da tempo non è più così e nell'ultimo decennio le imprese si sono dotate di tecnologie in
grado di abbattere le emissioni nocive nell'aria e l'inquinamento delle acque. Nella foto in alto
l'installazione della nuova cappa di aspirazione di ultima generazione alla Ferriera Valsabbia e, a lato,
un modulo del condotto.
Le mini-acciaierie che producono per le costruzioni resistono alla crisi con l'export nel Nord Africa
L'OCCASIONE MANCATA È stata trascurata l'innovazione che avrebbe potuto arginare la
concorrenza dei nuovi player: una possibile chance di rilancio dal puntare sull'ecocompatibilità
Giuseppe Chiellino ODOLO (BS). Dal nostro inviato Per farsi un'idea di come è cambiato il distretto
di Odolo dove si produce ancora più di un quarto del tondino per costruzioni in Italia, forse può bastare
un pomeriggio dalla "Bruna", il bar trattoria e albergo in posizione strategica tra i capannoni delle
acciaierie e delle altre aziende giunte negli ultimi anni in questo paesino della Val Sabbia per
insediarsi al posto delle ferriere che nel frattempo hanno chiuso. Nel fare due chiacchiere davanti ad
un prosecco e una fetta di porchetta, capita d'incontrare il titolare della Bredina, al tavolo con il collega
della Olifer, appena dietro l'angolo. E mentre nella saletta riservata Ruggero Brunori della Ferriera
Valsabbia pranza con clienti e fornitori, nel salone grande c'è il servizio mensa per gli operai delle ditte
lì intorno. Più tardi, all'ora dell'aperitivo, che qui arriva un po' in anticipo, passa per un bicchiere l'ex
caporeparto della Bredina e scambia due chiacchiere sul presente e sul passato con il suo amico
meccanico ormai in pensione che, come decine di altri artigiani, assicurava la manutenzione dei
laminatoi dei tondinari di Odolo. Al tavolo accanto c'è il tecnico bresciano rimasto senza lavoro e
assunto in Iraq da una società saudita: è qui a studiare i laminatoi prima di trasferirsi per due anni a
Bassora. «Solo qualche anno fa - racconta Carletto che dall'anno scorso è il nuovo proprietario del bar
- era un andirivieni di camion e i piazzali erano pieni di tir in attesa di caricare tondino o scaricare
rottami». Ora c'è un po' di movimento solo davanti alla Iro. Alla Bredina è scattata la cassa
integrazione fino a fine anno. «Ormai non basta più lavorare di notte per risparmiare sull'energia
elettrica. Gli incentivi per le rinnovabili scaricati in bolletta hanno quasi azzerato i vantaggi» spiega di
malavoglia il proprietario Nicola Pasini che rimpiange «lo spirito che c'era 20 anni fa». Lo stesso che
ora «spinge l'altra parte del mondo». È ferma anche la Leali che pur avendo puntato sugli acciai
speciali, con contenuti tecnologici più alti rispetto al tondino tradizionale, è in grosse difficoltà e
potrebbe passare la mano (si veda articolo in basso). Ferma per un paio di mesi è anche la Ferriera
Valsabbia per rinnovare l'impianto e cambiare il forno fusorio. Investimenti per qualche decina di
milioni di euro che portano a un centinaio quelli spesi in dieci anni, tra Odolo e Sabbio Chiese, a
quattro chilometri, dove la Valsabbia produce rete elettrosaldata. «Tra mille dubbi e perplessità»
ammette l'a.d. Ruggero Brunori, preoccupato per la ripresa che non arriva. Comunque un segnale di
speranza per l'azienda che lavora al 60% delle capacità e per un territorio dove per contare le ferriere
rimaste bastano le dita di una mano. Negli anni Settanta, tra ferriere e laminatoi, c'erano 26 realtà. Da
tempo si sono ridotte a cinque, ma almeno un paio sono in seria difficoltà. Sono rimaste tutte a
gestione rigorosamente familiare, pur avendo compagini sociali allargate. Nessuna si è rivolta a
manager esterni. Negli anni d'oro il Roi viaggiava a doppia cifra, fino ai record del 2008, prima del
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crollo nel 2009, annus horribilis anche qui, in cui le vendite si sono più che dimezzate per tutti e il Roi
è diventato negativo. Il futuro non promette nulla di buono, se non la speranza di attrarre nuovi
imprenditori dalle aree vicine, pronti ad occupare con altre produzioni i siti industriali dismessi. La
patria delle mini-acciaierie - nate grazie al forno elettrico introdotto da Alessio Pasini negli anni '50 come molti distretti paga le conseguenze della globalizzazione che pesano su tutta l'industria
siderurgica italiana. Con un sovrapprezzo: la distanza dalle grandi vie di comunicazione che significa
distanza dalla materia prima e dai mercati di sbocco. Il costo della logistica, tutta su gomma, diventa
sempre più alto. A questo si aggiunga che, con le costruzioni ferme da cinque anni, il consumo di
tondino è diminuito di oltre il 17% tra il 2009 e il 2011, e si capisce perché anche i margini siano
crollati. Era inevitabile per un prodotto povero dal punto di vista tecnologico e senza sostanziali
barriere all'ingresso, se non il capitale iniziale per l'impianto. Perciò a Odolo, e non solo qui, si salva
chi è riuscito ad aumentare la presenza sui mercati internazionali. «Con un limite fisico importante:
mille chilometri» spiega Emanuele Morandi, fondatore e presidente di Siderweb, il portale dell'acciaio.
«Oltre questa soglia i costi del trasporto azzerano i margini, già risicati». Sul prezzo del tondino, che
difficilmente supera i 500 euro a tonnellata, quasi due terzi se ne vanno per la materia prima, il
rottame. Metteteci l'energia e il quadro è completo. Il Maghreb è la destinazione privilegiata delle
esportazioni odolesi e solo grazie alla domanda proveniente dal Nord-Africa la produzione nel 2011 è
rimasta aggrappata ai livelli di 10 anni prima (-2,2% secondo i dati di Federacciai) e comunque
lontana dai record precrisi. Alla Valsabbia le esportazioni superano il 55% del fatturato, più del doppio
della media nazionale. È crollata di quasi il 30% invece l'occupazione. Nel 1990 nelle ferriere e nei
laminatoi lavoravano quasi 1.100 persone. Oggi non si arriva a 800. Questo non significa che il lavoro
sia un'emergenza. I capannoni lasciati vuoti dalle ferriere che chiudevano a mano a mano che la
domanda interna diminuiva e bisognava internazionalizzarsi innovando almeno i processi se non il
prodotto, sono stati occupati da nuove produzioni metallurgiche che qui hanno trovato competenze di
base e contesto generale favorevole. Il sindaco Fausto Cassetti tuttavia non nasconde i timori. «Non
sono disperato. Ma preoccupato sì. Finora è andata bene ma riconvertire non è semplice». «È stata
trascurata l'innovazione di prodotto osserva Giuliano Noci, bresciano e vicedirettore del Mip al
Politecnico di Milano che avrebbe potuto arginare la concorrenza dei nuovi player di mercato. Si
potrebbe puntare sull'ecocompatibilità attraverso campagne di marketing rivolte al mercato finale,
guidando e ampliando la domanda attraverso i cosiddetti "influenzatori", ingegneri e architetti che
promuovano nuove modalità di uso dell'acciaio». Qui la preoccupazione si misura anche al bancone
della "Bruna". Lontani i tempi in cui Odolo guidava la classifica del reddito procapite e in certe ore
bisognava sgomitare per conquistare un bicchiere, nel portafoglio delle famiglie si fa spazio la
spending review. «Se prima arrivava un gruppo di cinque amici e ognuno pagava un giro, oggi racconta Carletto - ne fanno al massimo due di giri. Gli altri, la prossima volta». RIPRODUZIONE
RISERVATA @chigiuIL RATING DEL SOLE Il punteggio Attraverso una griglia di 12 variabili
ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Odolo resiste grazie alla capacità di
attrarre nuove attività imprenditoriali. Insufficente è stata la capacità di innovare un prodotto
tecnologicamente povero e debole la capacità di fare rete.Il giudizio -PUNTI DI FORZA 1
ATTRATTIVITÀ La cultura diffusa della produzione metallurgica richiama imprese da aree dove le
possibilità di sviluppo sono limitate (per esempio la vicina Lumezzane). Negli ultimi anni ciò ha
permesso di contenere la perdita di occupazione.2 CAPACITÀ COMMERCIALE Nonostante la
posizione geografica distante dalle grandi vie di comunicazione e lo stallo delle costruzioni in Italia, le
aziende locali controllano ancora più di un quarto del mercato domestico del tondino per edilizia e
infrastrutture.3 INTERNAZIONALIZZAZIONE Alcune aziende odolesi, davanti alla crisi del mercati
domestico, hanno tentato di internazionalizzarsi, almeno dal punto di vista commerciale. Questa
strategia ha però un limite nei costi della logistica che oltre i mille chilometri azzerano i
margini.ALTA -BUONA -DISCRETA -PUNTI DI DEBOLEZZA BASSA -1 DIMENSIONI
D'IMPRESA Lo spiccato individualismo, passaggi generazionali difficili e la gestione familiare delle
imprese non hanno agevolato le aggregazioni e la crescita. Un limite importante in un mercato sempre
più aperto e con grandi player.SCARSA -2 CAPACITÀ DI FARE RETE Pur essendo nate spesso
grazie a piccole "public company", le aziende non hanno sviluppato la cultura della collaborazione.
Per esempio, non hanno mai costituito un gruppo d'acquisto per ridurre i costi della materia prima, il
rottame di ferro.INSUFFICIENTE -3 INNOVAZIONE Ci si è concentrati sull'innovazione dei
processi produttivi, trascurando invece il prodotto. Differenziarsi rispetto ai nuovi concorrenti dei paesi
emergenti che stanno entrando in un mercato senza barriere all'ingreso aiuterebbe le imprese di Odolo a
restare competitive.
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Sole 24 Ore, Il
"Operazione verità su quanto serve per bonificare"
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Data:
21/09/2012
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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: IMPRESA E TERRITORI data: 2012-09-21 - pag: 41
ANALISI
Operazione verità su quanto serve per bonificare
di Paolo BriccoSul caso dell'Ilva di Taranto, adesso, serve una doppia operazione verità. Sulla salute e
sui soldi. Sui morti e sugli ammalati di tumore si devono maneggiare con più cura i dati. All'Ilva non
si coltivano rose. L'industria primaria ha sempre avuto un elevato impatto ambientale. Fino agli anni
Ottanta in pochi lo hanno ritenuto un problema. La coscienza ecologista è diventata patrimonio di tutti
non più di una ventina d'anni fa. Soltanto che, nel Paese che ha un antico fastidio per i numeri, ora
molti stropicciano le statistiche, comparano periodi diversi, aggiungono note fuori spartito. Come nel
caso dei mesoteliomi pleurici, che hanno la loro principale ragione nell'amianto. Amianto presente in
misura "normale" all'Ilva e (un tempo) in misura strabordante nei cantieri navali di Taranto. Sulla
vicenda si sta abbattendo una pioggia di numeri incontrollati e deformati, magari in buona fede. Con
l'effetto di "inquinare" il clima intorno a una fabbrica da cui dipende un terzo dell'acciaio usato dal
tessuto produttivo italiano. Un altro elemento che getta un'ombra preoccupante sul maggiore impianto
siderurgico europeo è rappresentato dalla distonia verificatasi sui soldi. Il vero nodo della vicenda.
Quanti ne servono per sistemare lo stabilimento. Perché non è possibile che esistano valutazioni tanto
dissimili fra gli inquirenti e i proprietari. I carabinieri del Noe hanno indicato in quattro miliardi di
euro la somma necessaria per rendere l'acciaieria compatibile con l'ambiente. La famiglia Riva, per
bocca del presidente dell'Ilva Bruno Ferrante, ha fatto sapere di pensare a 400 milioni di euro (più di
un terzo, peraltro, già preventivati). Hanno specificato che si tratta di una somma valida per questa
prima fase, da riconsiderare alla luce delle disposizioni dell'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale,
qualora questa venisse rilasciata all'azienda. E, però, la differenza è enorme. Quattromila milioni
(quattro miliardi) contro 400 milioni. Mentre la magistratura boccia il piano dei Riva, l'unico numero
sicuro è 12.859. Tanti sono i dipendenti diretti che rischiano di perdere il posto di lavoro.
RIPRODUZIONE RISERVATA
file:///M|/Rassegna%20stampa/Rassegna%20Stampa%20quotidiana/Art_120921_11479_00020.htm[21/09/2012 17.28.34]