Padre Maestro e Pastore 2014 N.2

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Padre Maestro e Pastore 2014 N.2
Anno XXI, n. 2, 25 giugno 2014. Poste Italiane S.p.a. sped. in a.p. D.L. 353/03 (conv. in L. no 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 2 e 3 DCB PESCARA
1
IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI PESCARA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI
10.212 COPIE
PADRE, MAESTRO E PASTORE TIRATURA
25 GIUGNO 2014
XX/2
2014
PERIODICO DI SPIRITUALITÀ, CULTURA, DOCUMENTAZIONE, STORIA E NOTIZIE PER GLI AMICI DEL VENERABILE MASSIMO RINALDI
2
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
Attività culturali e notizie
Sommario
Sommario
DIOCESI E ISTITUTO STORICO «MASSIMO RINALDI» - RIETI
«MISSIONARI DI S. CARLO» - SCALABRINIANI
NOTIZIE
- Terza domenica di ogni mese. Chiesa di S. Rufo in Rieti,
celebrazione della S. Messa, ore 10,30, per ricordare l’azione
e le opere del Venerabile Massimo Rinaldi.
- Da aprilea giugno 2014. È stato proiettato, su richiesta, in
diversi luoghi, con grande concorso di popolo, il film
«Ciabbattone», cioè Il Venerabile Massimo Rinaldi del regista Fausto Fainelli.
- Venerdì 31 maggio 2014. Proiezione del film: «Ciabbattone»
nella chiesa di San Giovenale di Rieti - Cena con le famiglie
degli attori. Assemblea Annuale dell’Istituto Storico M.
Rinaldi nella sacrestia della basilica di S. Agostino di Rieti. I
servizi a p.3.
- Sabato 7 giugno 2014. È È realizzato il pellegrinaggio a S.
Nicola da Tolentino e Belforte del Chienti (Macerata). I servizi nelle pagine 4 e 5.
3 31 maggio 2014. Momenti della proiezione del film:
«Ciabbattone» nella chiesa San Giovenale di Rieti - Cena
con le famiglie degli attori. Verbale Assembleannuale dell’Istituto Storico M. Rinaldi
PROGRAMMA ANNO 2014
24 Deposizioni giudiziarie dei testi del processo di beatificazione e canonizzazione del Venerabile Massimo Rinaldi:
Giuseppe Senzameno teste n. 9. Enzo Picciolini teste n. 10
- Domenica 10 agosto. Monte Terminillo, annuale celebrazione in onore del Venerabile Massimo Rinaldi.
- Domenica 16 novembre. Chiesa di S. Rufo, ore 10,30, annuale
ricorrenza: « Scelte di vita del Venerabile Massimo Rinaldi».
- Domenica 21 dicembre. Chiesa di S. Rufo, ore 10,30, S. Messa in suffragio dei Soci e Benefattori defunti.
GITE -PELLEGRINAGGI ANNO 2014
4 Sulle orme del Venerabile Massimo Rinaldi. Tolentino Belforte del Chienti
di Pasqualino Martini
6 Positio. Fama di santità del Venerabile Massimo Rinaldi
23 Voci di devoti del Venerabile Massimo Rinaldi
32 Immagine del Venerabile con reliquia ex indumentis.
32 Preghiera per la beatificazione del Venerabile Massimo
Rinaldi e per chiedere grazie per sua intercessione.
di Delio Lucarelli Vescovo.
- 20 settembre: Maria Santissima Addolorata (Pescara Colli)
Visitate il sito internet
«Padre, Maestro e Pastore»
www.massimorinaldi.org
www.massimorinaldi.org
Capolettera: «Cantate». Codice miniato francese, sec. XIV, f. 182v (ACR,
foto P. D’Alessandro, Rieti)
è pubblicato sul sito internet:
In copertina
Massimo Rinaldi (1869-1941), missionario scalabriniano
e vescovo di Rieti (1924-1941) all’inizio del suo episcopato
(Archivio fotografico di Guglielmo De Francesco, Rieti. Copia
conservata in Archivio Vescovile di Rieti (AVR), fondo fotografico, busta n. 5, fasc. n.2).
Stemma di Mons. Massimo Rinaldi (da una riproduzione
del 1992 del pittore S ILVANO S ILVANI , Rieti). Spiega il Rinaldi:
«[...] significato del mio stemma vescovile. Nel suo lato
destro un araldo, fregiato [...] di Croce, con [...] una spada
[...]: la spada è simbolo di azione e difesa, la croce di abnegazione, sacrificio e dolore. Nel lato sinistro il coronato
motto “Humilitas” [degli scalabriniani] sotto il quale è una
stella che guida una nave» (M. Rinaldi, Lettera pastorale,
Natale 1924, p. 5).
Testata del Periodico Scalabriniano «L’Emigrato Italiano in
America», anno XVIII, n. 3 (luglio, agosto, settembre 1924),
di cui Massimo Rinaldi fu Direttore dal 1910 al 1924. Il
primo articolo del numero sopra citato, dal titolo: Un missionario Scalabriniano Vescovo di Rieti, di Filippo Crispolti,
riguarda la nomina (2 agosto 1924) di Massimo Rinaldi a
vescovo di Rieti (AVR, Archivio Massimo Rinaldi (AMR),
documenti ricevuti, busta n. 4, fasc. n. 5).
Testata de «L’Unità Sabina». Settimanale della Provincia di
Rieti, anno XIX, n. 21 (25 maggio 1941). Il Settimanale fu
fondato dal vescovo Massimo Rinaldi nel 1926 (AVR, AMR,
busta: Periodici e stampe, fasc. «L’Unità Sabina». Foto studio Controluce di Enrico Ferri, Rieti 1996.
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31 maggio 2014.
Momenti della proiezione del film: «Ciabbattone»
nella chiesa San Giovenale di Rieti
Cena con le famiglie degli attori.
Verbale Assemblea Annuale dell’Istituto Storico M. Rinaldi
Il giorno 31 maggio 2014, regolarmente convocata si è riunita, nella sacrestia della basilica di Agostino di Rieti,
chiesa l’assemblea annuale dei soci dell’Istituto per discutere, nei luoghi e nei tempi gli argomenti di cui alla Lettera di
convocazione allegata al presente verbale sub. A. In apertura di seduta il presidente Monsignor don Giovanni Maceroni
invita il segretario a constatare il numero degli intervenuti e quindi constatarne il quorum richiesto per la validità
Le tre figlie del Regista
(Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
Il regista F. Fainelli (Fotoflash L’attore protagonista Carlo
di Renzi Massimo, Rieti)
Stocco (Fotoflash di R. M., Rieti)
Mons. G. Maceroni e il Vic. Gen. J.
Krzewicki (Fotoflash di R. M., Rieti)
assembleare.Constatata tale esistenza documentata dall’allegato B (elenco soci votanti assemblea annuale 2014) dove la
lettera «P» posta a fianco degli aventi diritto indica la presenza e il trattino la delega . Le deleghe sono contenute nella busta
allegata «DELEGHE» contraddistinta dalla lettera C. Il presidente dopo aver recitato more solito con gli intervenuti la
preghiera del Venerabile procede ad illustrare le attività svolte dall’Istituto. La relazione si allega al verbale con la lettera D.
Aspetti e momenti del pubblico durante la proiezione del film Ciabbattone (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
A lettura ed esauriente commento della relazione, il Presidente invita il Dott. Pierluigi Buzzi, tesoriere, a relazionare
sul Bilancio annuale che si allega al presente verbale sub E. Il bilancio è già stato sottoposto alla visione del Vescovo
Diocesano Mons. Delio Lucarelli, non presente all’assemblea in quanto impegnato nell’amministrazione delle Cresime.
Dopo ampia e matura discussione l’Assemblea approva all’unanimità il bilancio consuntivo 2014. Il Presidente pone all’at-
Aspetti e momenti del pubblico durante la proiezione del film Ciabbattone (Fotoflash di Renzi Massimo, Rieti)
tenzione dell’assemblea la ratifica della nomina dei nuovi soci di cui all’allegato F. Questi vengono ampiamente descritti dal
vicepresidente Dott. Tomassoni. L’Assemblea approva all’unanimità. La reverenda madre Pascalizi suor Margherita dell’Istituto Suore Francescane di Santa Filippa Mareri in Borgo San Pietro avanza la seguente proposta:che il prossimo anno
2015 tale assemblea si tenga in Borgo San Pietro, adducendo come motivazione la profonda devozione dimostrata dal Venerabile Massimo Rinaldi
verso la Santa e l’assidua frequenza dell’allora Vescovo Diocesano presso
quei luoghi. Dopo ampia e matura discussione, il Presidente vuole che la
proposta venga deliberata con il voto singolo e palese degli intervenuti. Ciò L’attore Sandro
Marianantoni
fatto risulta l’unanimità dei consensi e l’astensione di Pasqualino Martini.
con la moglie
Discussi ed approvati, come sopra detto, gli argomenti posti all’ordine del durante
la cena
giorno, il presidente invita gli intervenuti a recarsi in chiesa per la celebra(Fotoflash di
zione della Santa Messa. La seduta è tolta alle ore 17,30.
Renzi Massimo,
Il segretario: Antonio Petrongari
Rieti)
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
Sulle orme del Venerabile Massimo Rinaldi
Tolentino - Belforte del Chienti
Sabato 7 giugno 2014
Partito da Rieti di buon mattino in autobus, il gruppo di
pellegrini, istruito brevemente sul programma da mons. Giovanni
Maceroni, presidente dell’Istituto Storico Massimo Rinaldi, punta
decisamente su Terni. Lungo il percorso don Giovanni invita a
di Pasqualino Martini
Maceroni, il gruppo recita le preghiere del mattino, mentre l’autobus procede con cautela, inerpicandosi lungo gli stretti tornanti
della Valnerina verso l’altopiano maceratese. Il sole appena sorto
or s’affaccia ed ora si ritrae, insinuandosi tra le cime dei monti. La
Tolentino
(Macerata) 7
giugno 2014.
Devoti del
Venerabile
Massimo
Rinaldi davanti
alla facciata del
santuario di
San Nicola da
Tolentino (foto
di Pasqualino
Martini, Rieti)
riflettere sul profondo significato dei pellegrinaggi che l’Istituto
organizza ogni anno: oltre che momento di aggregazione, ognuno
di questi eventi è un cammino compiuto per devozione, ricerca
spirituale o penitenza verso il luogo sacro prescelto. San Nicola ed
il nostro Venerabile, come tutti gli altri santi della Chiesa, hanno
compiuto passi duri e difficili per avvicinarsi a Cristo. Ecco, se
ognuno di noi riuscirà a mettere i piedi su quelle orme, non gli sarà
preclusa la santità. Per questo è importante conoscere le opere
compiute in vita e i miracoli dopo la morte. Visitarne i resti mortali e
pregare su di essi, oltre che devozione, è un atto di conoscenza.
Dunque è con questo spirito che si giunge a Terni. Di qui, imboc-
natura dà spettacolo e l’anima si rinfranca e il pensiero va grato a
Colui che tutto questo ha dato. Ed ecco Tolentino. Se non custodisse i resti mortali di San Nicola, sarebbe un centro come tanti altri
in Italia. Cittadina graziosa, ordinata, vivibile, popolosa abbastanza per essere annoverata tra le città di media grandezza (circa 21.000
abitanti). Ha un interessante centro storico, una buona posizione
geografica tra costa e montagna. Degno di nota per i reatini il fatto
che nel 1166 la città assunse i caratteri di organismo comunale,
liberandosi del dominio indiretto del monastero di San Salvatore di
Rieti, a cui era sottoposta dal 1099. Un tempo sede episcopale,
legata alla memoria di San Catervo che, secondo la tradizione,
Tolentino (Macerata) 7 giugno 2014.
Foto da sinistra a destra: Devoti del
Venerabile Massimo Rinaldi davanti alla
facciata del santuario di San Nicola da
Tolentino; Devoti del Venerabile Massimo
Rinaldi davanti al campanile del santuario; Mons. Giovanni Maceroni tiene
l’omelia durante la celebrazione della
messa nel medesimo santuario (foto di
Pasqualino Martini, Rieti)
cata la Strada Regionale umbra 209, più comunemente nota come
Valnerina, si prosegue in direzione Tolentino. Attraggono l’attenzione i piccoli borghi che s’incontrano lungo la strada, dominati da
torri e castelli medievali, molti ormai diruti, un tempo sentinelle
fedeli, poste a guardia della valle. Intanto, guidato da mons.
avrebbe ricevuto il battesimo dal vescovo Probiano, con Macerata, Recanati, Cingoli e Freia oggi costituisce una più vasta circoscrizione ecclesiastica, sottoposta alla giurisdizione di un unico
vescovo. In età moderna Tolentino divenne famosa principalmente per due grandi eventi: il Trattato del 1797 stipulato da Napoleo-
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ne Bonaparte e papa Pio VI, con il quale la Chiesa dovette accettare dure imposizioni economiche e territoriali e la battaglia del 1815
tra le truppe austriache del generale Bianchi e quelle di Gioacchino
Murat, che dovette soccombere, rinunciando per sempre al sogno
di conquistare al Regno di Napoli il resto d’Italia. Ma chi ha dato
veramente lustro a questa città è San Nicola, il taumaturgo
agostiniano, da non confondere con il santo vescovo di Bari, vissuto un millennio prima. Però un collegamento ideale e misterioso
tra i due esiste. Le pareti istoriate del Cappellone, grande cappella
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donna e ne aveva sperimentato l’efficacia guarendo subito da una
malattia mortale. Al termine della Santa Messa, l’agostiniano Frà
Vincenzo Curtopelle guida la visita al santuario. Di rilievo la bellissima facciata con portale quattrocentesco ad architettura gotica
fiorita, opera di Nanni di Bartolo, l’interessante soffitto a cassettoni di legno dorato e, meraviglia delle meraviglie, il Cappellone di S.
Nicola, così chiamato per la sua grande dimensione. È il luogo di
maggiore interesse della basilica, interamente affrescato, dalla volta alle pareti. Vi lavorarono maestranze riminesi, capeggiate dal
Tolentino (Macerata) 7 giugno 2014. Devoti del Venerabile Massimo Rinaldi durante l’agape (foto di Pasqualino Martini, Rieti)
in cui si accede dal transetto, narrano come i suoi genitori, ormai
anziani, si fossero recati, su consiglio di un angelo, sulla tomba di
San Nicola di Bari per chiedere la grazia di un figlio. Ritornati in
patria, ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la
grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Dopo una libera e breve
escursione nella città, il gruppo di pellegrini si ritrova nella basilica
per la celebrazione della santa messa, officiata da mons. Maceroni,
che nell’omelia illustra la vita e le opere dell’umile frate, mettendo
in risalto le virtù cristiane che lo condussero alla santità. Proprio
quelle stesse virtù che in terra sabina hanno reso grande e famoso
un altro santo del nostro tempo: il Venerabile vescovo Massimo
Rinaldi, gloria e vanto della nostra comunità ecclesiale. Don Giovanni illustra brevemente le tappe della vita terrena di San Nicola,
che nacque a Sant’Angelo in Pontano, nei pressi di Macerata, nel
1245. Entrato molto giovane nell’Ordine agostiniano, all’età di 30
anni fu destinato stabilmente nel convento dei Frati Eremitani di
Sant’Agostino in Tolentino, dove rimase fino alla morte, avvenuta
nel 1305. Già in vita acquistò fama di grande uomo di Dio, di grande
pietà, di grande penitenza (indossava perennemente il cilicio), d’intensa preghiera. Aveva persino il dono d’ introspezione delle anime. Il processo di canonizzazione iniziò dopo pochi anni dalla sua
morte (1325) ed il culto si diffuse presto in tutto il mondo. Verrà
ricordato soprattutto come il patrono delle anime del Purgatorio.
Quaranta anni dopo la sua morte ci fu un tentativo di trafugamento
delle sue braccia, mediante amputazione degli arti, ma non riuscì,
perché questi presero a
sanguinare copiosamente, come se fossero vivi.
Il suo corpo, allora, venne nascosto segretamente sotto terra, per sottrarlo a possibile ulteriore profanazione e quelle braccia divennero a loro volta
oggetto di culto. Soltanto nel recente 1926 il corpo sarà ritrovato durante
alcuni lavori di ristrutturazione della basilica e,
ricomposto finalmente
con le sante braccia, troverà stabile dimora nella
cripta appositamente costruita sul luogo del ritrovamento. La devozione a
questo santo è stata sempre legata al miracolo dei
panini benedetti, che egli
Belforte del Chienti (Macerata) 7 giugno aveva mangiato dietro
2014. Polittico della chiesa di S. Eustachio suggerimento della Ma-
pittore Pietro da Rimini. Sono affreschi tra i meglio conservati di
origine trecentesca, che narrano la vita, le opere ed i miracoli del
Santo. Nella volta trovano posto gli Evangelisti, ciascuno appaiato
ad uno dei Dottori della Chiesa, colti nell’atto di scrivere sotto loro
dettatura. Le pareti sono divise in tre ordini: i due superiori contengono episodi di vita della Vergine e di Cristo, quello inferiore episodi
della vita del Santo. Altre bellezze da ammirare sono la cappella
maggiore, in cui è custodito il Santissimo Sacramento, realizzata sul
lato sinistro del transetto, con cupola sferica e lanternino ottagonale
sul tiburio, la sacrestia, la cappella che fino al 1926 ha custodito le
sante braccia, la cripta con l’urna contenente il corpo, il museo delle
ceramiche, il museo degli arredi sacri in metallo prezioso, l’ esposizione di presepi. Molto interessante il Diorama, costituito da una
teoria di 28 nicchie scenografiche in successione una accanto all’altra, che rappresentano fedelmente la storia del Santo. Ultima meraviglia, il chiostro. I corridoi coperti, che si sviluppano lungo il perimetro interno dell’edifi cio, contengono sulle pareti affreschi di rara
bellezza. Terminata la visita alla basilica, si va a pranzo da “Paolo
Restaurant”. Menu a base di pesce. Pietanze buonissime. Cibo abbondante, gustoso e genuino. Dopo il pranzo non resta che l’ultima
tappa di questa importante giornata: la visita al polittico policromo
di Sant’Eustachio, opera di rara bellezza per il tema trattato e per
l’eccezionale accostamento di colori, custodita presso la chiesa di
Sant’Eustachio a Belforte del Chienti. Realizzato nel 1468 dal
camerte Giovanni Boccati, è composto da numerosi pannelli. L’intera struttura celebra la figura di S. Eustachio, cui è dedicata la
Chiesa e che è il patrono della città. Al centro dell’opera maestosa
domina l’immagine eterea di Maria con le mani giunte in direzione
di Gesù bambino. Sopra, la crocifissione esprime tutto il dolore di
Maria e Giovanni. Sopra di loro, in un cerchio inscritto nella cuspide centrale, l’immagine di Dio tra gli angeli del cielo. A destra della
Vergine, S. Pietro e S. Eustachio a cavallo. A sinistra Santiago de
Compostela e S. Venanzio. Nel gerarchico, in alto, a destra della
crocifissione sono rappresentati S. Nicola di Bari e il Beato Guardato, co-patrono della città, mentre a sinistra si identificano S.
Sebastiano e S. Eleuterio. Alle estremità dei pilastri si possono
vedere le immagini di S. Maria Maddalena, S. Barbara e S. Agata
speculari a S. Lucia, S. Caterina d’Alessandria e S. Antonio Abate.
È sera ormai e bisogna rientrare. La strada prescelta per il ritorno è
la più comoda statale 77 che, uno dopo l’altro mostra in lontananza
gli abitati di Foligno, Spoleto e Terni. Presa di qui la direzione di
Rieti, mons. Maceroni traccia un positivo bilancio della giornata,
ringraziando tutti per la partecipazione, ed invita alla recita del
Santo Rosario. È sabato e si contemplano i misteri della gioia. Rieti
accoglie nella notte i devoti del Venerabile. Siano rese grazie a Dio
per il buon esito del viaggio e arrivederci alla prossima occasione.
L’autore di queste righe, oltre che dei commenti raccolti durante le
visite, si è avvalso anche dell’ausilio di testi e note rinvenuti in vari
siti internet, dai quali ha colto, sintetizzandoli, gli aspetti più qualificanti dei luoghi visitati e delle opere ammirate.
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
Fama di santità
del Venerabile Massimo Rinaldi*
Tutti i testi ritengono il [Venerabile] Servo di Dio giusto, umile, santo e molti di essi gli attribuiscono miracoli e grazie.
Tutti confermano che la fama di santità del [Venerabile] Servo di Dio, nonostante i cinquant’anni trascorsi dalla morte, non
ha avuto mai interruzione. Coloro che, il 31 maggio 1966, furono presenti alla riesumazione della salma di Mons. Rinaldi,
per la traslazione dal cimitero cittadino alla basilica cattedrale di Rieti, restarono stupefatti nel vedere, attraverso il vetro
inserito nella cassa nel 1941, le sembianze del [venerabile] Servo di Dio che, dopo 25 anni dalla sepoltura, sembrava
essersi da poco addormentato. La decisione della traslazione fu del vescovo mons. Nicola Cavanna, del capitolo della
cattedrale basilica e dei parroci della città, in risposta al desiderio corale della popolazione.
S
«Due vigili urbani di
scorta al Gonfalone della
città di Rieti» (AVR, fondo
Fotografico, fasc. 560
Anniversario [31.5.1998]
della morte del vescovo
Massimo Rinaldi. 1)
Presentazione di due
volumi nel Salone Papale. 2
Concelebrazione eucaristica
in cattedrale. Il testo è di
Martini Pasqualino)
L’avvenimento fu una testimonianza grandiosa di affetto e di riconoscimento per la singolarità di quella figura di
vescovo. Tutte le manifestazioni, dal giorno della morte ad oggi, in commemorazione di Mons. Rinaldi, hanno visto
sempre una larga partecipazione di popolo come anche l’apertura del processo diocesano di beatificazione e canonizzazione,
nella cattedrale basilica di Rieti, il 25 gennaio 1991, e la celebrazione pubblica di chiusura, il 19 ottobre 1997. Dopo
l’apertura del processo diocesano tra i Reatini circola l’espressione: «Finalmente lo portano sugli altari!». Molti testimoni
desiderano ardentemente che la Chiesa annoveri tra i suoi santi anche mons. Rinaldi, non solo per glorificare un servo
fedele di Dio e un amico degli uomini, ma anche perché egli potrebbe costituire un modello religioso, di sacerdote e di
vescovo. Tutti i testimoni si rivolgono a lui, nelle loro necessità, come ad un santo. Sulla sua tomba c’è sempre un fiore.
Riportiamo solo alcune specificità di tale fama di santità dalle testimonianze del processo diocesano.
Emilia Vettorato Varini attesta:
«Mi risulta che il vescovo Massimo Rinaldi era da tutti considerato “santo”, sia dalle persone vicine alla Chiesa, sia da
quelle che l’avversavano».
*A. ESZER, G. MACERONI, A. M. TASSI, Congregatio de Causis Sanctorum P. N. 1741. Reatina Beatificationis et Canonizationis Servi Dei
Episcopi Reatini e Congregatione Missionariorum a S. Carolo (Reate 1869-1941). Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis. Vol. I,
Informatio super virtutibus et fama, ; Vol. I, Biographia Documentata, Editoriale Eco srl, San Gabriele-Colledara (TE), 2001, pp. 351-366.
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
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Vinicio Picchi, riferisce: «Circa due mesi fa, trovandomi al cimitero di Rieti in visita ai miei defunti, un gruppo di donne,
parlando tra loro, uscì in questa epressione: “Ma quando ce lo fanno santo?”. Mi resi conto che si trovavano vicino alla
tomba di famiglia del [Venerabile] servo di Dio».
Suor Angela Risa dichiara: «Nel tempo in cui ero addetta alla cucina dell’episcopio, ho sentito ripetere, dalle persone più
varie per provenienza e per ceti sociali diversi, che il vescovo mons. Rinaldi era un “santo”».
Sabatino Grillotti informa: «Posso affermare che mons. Massimo Rinaldi godeva in vita fama di santità sia in Rieti che
nelle parrocchie della diocesi. I suoi funerali furono uno spettacolo, un’epopea e il [Venerabile] servo di Dio era ritenuto
santo non solo dagli Scalabriniani, ma anche da tutti i fedeli che vi presero parte».
«Un’inquadratura,
a campolungo del
pubblico
intervenuto alla
manifestazione.
Nella fila di destra,
in primo piano
Suor Anna Maria
Tassi, Autrice del
Volume,
Il ricostruttore delle
strutture portanti
della Chiesa reatina,
Massimo Rinaldii»
(AVR, fondo
Fotografico, fasc.
56o Anniversario
[31.5.1998] della
morte del vescovo
Massimo Rinaldi.
1) Presentazione di
due volumi nel
Salone Papale.
2) Concelebrazione
eucaristica in
cattedrale. Il testo è
di Martini
Pasqualino)
Mons. Giuseppe Senzameno conferma: «I seminaristi del seminario regionale umbro, non solo quelli della diocesi di
Rieti, consideravano il vescovo Massimo Rinaldi, come uomo di Dio, un santo. Come gli altri, anch’io giudico Massimo
Rinaldi uomo santo, e, andando a Rieti, passo a venerarlo e a pregare alla sua tomba in cattedrale e questo da molti anni».
Mons. Gioacchino Bella testimonia di Mons. Rinaldi: «Dovunque è passato ha lasciato dietro di sé una traccia di
santità».
Fernando Rossi ricorda che il Servo di Dio «era ammirato da tutti specie quando usciva da solo per recarsi al Seminario
o altrove; la gente gli correva incontro per baciargli la mano» e aggiunge: «in silenzio tanta gente passa, sosta e prega, nella
Cappella della Cattedrale ove sono le Sue Sante Spoglie».
«Un’inquadratura,
a campo corto sul
pubblico intervenuto alola manifestazione. In primo
piano,
secondo da sinistra,
il prof. Nicola
Venenzi. Il quarto è
Padre isaia Birollo,
Superiore Generale
degli Scalabriniani»
(AVR, fondo
Fotografico, fasc.
56o Anniversario
[31.5.1998] della
morte del vescovo
Massimo Rinaldi.
1) Presentazione di
due volumi nel
Salone Papale.
2) Concelebrazione
eucaristica in
cattedrale. Il testo è
di Martini
Pasqualino)
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
Riccardo Giannini dichiara: «La sua ultima lettera ai fedeli, il manifesto con il quale il Capitolo annunciò la sua morte e
la traslazione della sua salma a Rieti, e i riti funebri che in quella occasione furono celebrati, questi avvenimenti videro un
totale concorso di popolo e tutti furono occasione per riflettere ed esprimere, fin da allora, apertamente il pensiero sulla
santità del [Venerabile] Servo di Dio. Fu voce comune, fu voce di popolo. Successivamente, il suo testamento con il quale
uscì da questa vita, in assoluta povertà, il suo ultimo ricordo per il Brasile, la sua richiesta di suffragi rivolta ai fedeli, la sua
richiesta di modestissima sepoltura con il quale atto egli si ricongiungeva alla modesta sua famiglia ed a Rieti, sua città
natale, tutte queste cose ravvivarono, in tutti, i ricordi della sua operosa vita, fatta, soprattutto, di semplicità di povertà di
penitenza, [virtù] sulle quali edificò [ ] le sue notevoli opere di carità. Queste sue tre grandi eroiche virtù furono, in quei
«Da sinistra a
destra
prof. Veneruso,
Mons. Molinari e
Mons. Lucarelli»
(AVR, fondo
Fotografico, fasc.
56o Anniversario
[31.5.1998] della
morte del vescovo
Massimo Rinaldi.
1) Presentazione di
due volumi nel
Salone Papale.
2 Concelebrazione
eucaristica in
cattedrale. Il testo è
di Martini
Pasqualino)
momenti, soprattutto ricordate, quando tutto il popolo lo volle, allora, a gran voce, acclamare vescovo eroico e santo. Non
si è mai spento, negli anni successivi alla sua morte, fino ad oggi, il ricordo del [Venerabile] Servo di Dio e delle sue opere;
e fu un grande giorno quando il 31 maggio 1966, con solenni onoranze, furono traslate le sue reliquie nella Chiesa
Cattedrale. Così come tutti i sentimenti ed i ricordi della vita e delle preclare virtù del [Venerabile] Servo di Dio furono dal
popolo riconfermati quando nel 1969 si inaugurò, intitolato al suo nome, il rifugio alpino del Terminillo. Volle essere questo
un gesto altamente significativo che si ricongiungeva alla figura del [Venerabile] Servo di Dio, come grande operatore nei
silenzi delle altitudini dello spirito e nella purezza dei cieli. Possiamo dire che il [Venerabile] Servo di Dio non ha mai smesso
di esercitare nell’animo del popolo reatino, la sua presenza
benefattrice, che tutti avvertono, nella pienezza di un sentimento, fatta di eroismo e di santità, alla quale tutti ricorrono,
ancora oggi, chiedendo conforto, nei momenti di bisogno».
Suor Caterina Gianferri comunica: «Ho conosciuto mons.
Rinaldi, l’ho sempre stimato come un santo, ed anche le mie
consorelle […]. Dopo la sua morte di procurami un pezzettino
di stoffa di un indumento a lui appartenente, per farci una
reliquia, nella speranza della sua santificazione».
S.E. Mons. Marco Caliaro così riassume le dichiarazioni
sulla fama di santità di Mons. Rinaldi, rilasciate da parte di
coloro che lo conobbero: «Le testimonianze che il [Venerabile] Servo di Dio anche in vita godette di fama di santità sono
molte. Ne ricordo alcune:
– Anzitutto quella del Servo di Dio Card. Rossi, Segretario della Concistoriale […]. Non lo dice santo, ma il giudizio
globale che dà sull’esercizio delle virtù nel [Venerabile] Servo di Dio sono di un tale valore da superare qualsiasi proclamazione di santità.
– Don Vittorio Giusto riferisce l’ammirazione del Beato
Don Orione che un giorno, parlando del Rinaldi, esclamò:
“Avete un vescovo santo, lo vedrete sugli altari”.
– Il Card. Confalonieri nella prefazione alla Biografia del
«L’omelia del Vescovo Delio Lucarelli. Seduto in primo piano, Padre [Venerabile] Servo di Dio, dopo aver accennato a qualche
Luigi favero, Sup. Gen. Scalabriniano. In secondo piano, dietro il episodio della vita di Mons. Rinaldi che poteva sospendere il
Vescovo, Mons. Giovanni Maceroni» (AVR, fondo Fotografico, fasc.
56o Anniversario [31.5.1998] della morte del vescovo Massimo Rinaldi. giudizio di taluni, pur essendo intimamente persuasi della sua
1) Presentazione di due volumi nel Salone Papale. 2 Concelebrazione santità, aggiunge: “La rudezza, che perfino strideva nel timbro della voce; la penitenza, che avrebbe schiantato un coreucaristica in cattedrale. Il testo è di Martini Pasqualino)
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po meno sorretto dalla vivacità dello spirito; l’assoluta continuità e resistenza nel lavoro, che lo teneva in moto perpetuo;
e tante altre doti, lo facevano veramente un uomo d’eccezione. La nostra sensibilità, abituata ai facili accomodamenti, ci
si trova talvolta a disagio. Se la trascuratezza sconcerta, la virtù balza evidente: una virtù austera provata, dal volto
marcato d’abnegazione e di umiltà, che saremmo tentati di classificare eccessive, fors’anche perché non ci sarebbe facile
imitarle, neppure ‘in abscondito’ ”.
– Mons. Settimio Peroni, vescovo di Norcia: “Che bella figura di vescovo, di apostolo, di santo! È una vera gloria per
l’episcopato”.
– Il P. Chenuil, superiore generale del P. Massimo, nel 1924 lo descriveva così in una lettera al Card. De Lai: “Lo ritengo
uno dei migliori sacerdoti che io abbia conosciuto in vita mia. Perciò non solo io, ma tutti gli altri nostri Missionari hanno
per lui la massima stima e venerazione.
– Mons. Benedetto Riposati: “Per me, che gli sono stato a lungo vicino e che ho potuto conoscere e ammirare la sua
rara virtù, egli è un santo: come tale sento di considerarlo e nei momenti di debolezza me lo vedo vicino e riascolto la sua
voce incoraggiante”.
– Del senatore Filippo Crispolti ho già citato il giudizio assai lusinghiero sul [Venerabile] Servo di Dio … “S’imponeva
un sentimento di venerazione e, quantunque impreparati, ci veniva in mente un giudizio che poche volte gli uomini hanno
il coraggio e l’onestà di pronunciare: Costui è un santo”.
– Anche quel signore che passò la notte alla stazione ferroviaria di Rieti con il [Venerabile] Servo di Dio e che si permise
di parlare male del vescovo di Rieti: si dovette presto ricredere quando, dopo che il [Venerabile] Servo di Dio senza essere
conosciuto si era prestato ad aiutarlo nel portare le valigie, quando seppe trattarsi del vescovo in persona, andava dicendo:
“Non lo conoscono! non lo conoscono! Ne sono convinto anch’io: quell’uomo è un santo”.
– Come nessuno è grande davanti ai propri domestici, almeno così si dice, verrebbe da pensare che nessuno è santo
per i propri domestici. Non fu così per il domestico del [Venerabile] Servo di Dio, Bucari Aniceto, che lo venerava davvero
Un’inquadratura
panoramica delle
persone presenti a
«Rieti Teatro Flavio
Vespasiano
- 31.5. 2000 Onoranze a Massimo
Rinaldi Reatino del
secolo» (AVR, AMR,
fondo Fotografico,
busta 1,
Manifestazioni, foto
di Enrico Ferri. Il
testo è di Martini
Pasqualino)
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come un santo. Don Vittorio Giusto, che visse a fianco del [Venerabile] Servo di Dio, anche come direttore del Convitto
vescovile, ricorda: “Il suo fedele cameriere, ammirando la vita del suo vescovo tutta spesa tra rinunce senza un attimo di
sosta, un giorno uscendo dalla stanza di Mons. Rinaldi, allargando le mani, col volto trasognato dall’ammirazione esclamò:
‘Se non ci va lui in Paradiso, il Padre eterno se lo può affittare’!”.
– Qualche voce anche del popolo reatino: La signora Maria Scafati, di S. Anatolia, in data 29. 07. 1941, scriveva: “L’ho
conosciuto da bambino … L’ho tanto venerato, ne ho sentito e ne sento vivamente la perdita. L’unico mio conforto è il
pensare che ha finito di tribolare … Lo prego come un santo, non potrei farne a meno”.
Il cantautore Francesco
Rinaldi canta Monsignor
Scarpone [Venerabile
Massimo Rinaldi]. Da
sinistra a destra: Avvocato
Giovanni Vespaziani, Mons.
Giovanni Maceroni,lo
scalabriniano padre Pietro
Paolo Polo, il Presidente
della provincia di Rieti
Giosuè Calabrese, il
vescovo di Rieti Lucarelli, il
sindaco di Rieti Cicchetti
saluta la dott.ssa Suor A. M.
Tassi. «Rieti Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.2000 Onoranze a Massimo
Rinaldi Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta 1,
Manifestazioni, foto di
Enrico Ferri. Il testo è di
Martini Pasqualino)
Da sinistra a destra:
Avvocato Giovanni
Vespaziani, Mons. Giovanni
Maceroni, lo scalabriniano
padre Pietro Paolo Polo, il
Presidente della provincia
di Rieti Giosuè Calabrese, il
vescovo di Rieti Delio
Lucarelli. «Rieti Teatro
Flavio Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi Reatino
del secolo» (AVR, AMR,
fondo Fotografico, busta 1,
Manifestazioni, foto di
Enrico Ferri. Il testo è di
Martini Pasqualino)
– Una signora di Fiamignano, certa Cristina, ha conosciuto Mons. Rinaldi e attesta: “Veniva quassù (980 metri s.m.)
appoggiandosi a un bastone, visitava gli ammalati, dava quel che poteva ai poveri; ci radunava in chiesa chiamandoci per
le strade: Buoni cristiani! Quando poteva si fermava e di buon mattino faceva suonare le campane per farci ascoltare la
Messa. Era proprio un santo! e ci voleva tanto bene”.
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
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– Un certo Giosuè di Greccio, ottantenne, con la moglie di 78 anni, attestano: “Quello non era un vescovo, era un
santo. Un sacerdote secondo il Vangelo! Era povero, voleva bene ai poveri! … Era proprio un prete santo”.
– Che il [Venerabile] Servo di Dio alla sua morte, avvenuta in Roma, fosse ritenuto santo da molte persone di ogni ceto
e, naturalmente da noi Scalabriniani, lo posso testimoniare di persona. Fui anch’io uno degli studenti incaricati a turno di
vigilare la salma per impedire che gli tagliassero ciocche di capelli o pezzetti di veste. Il nostro compito era di far toccare
alla salma: corone, immaginette, fazzoletti. Era una cosa molto commovente. Altrettanto, e anche più, si verificò a Rieti
Da sinistra a destra
nel tavolo della
presidenza: la
persona in piedi è
don Pierino
Gelmini, Avvocato
Giovanni
Vespaziani, Mons.
Giovanni Maceroni,
lo scalabriniano
padre Pietro Paolo
Polo, il Presidente
della provincia di
Rieti Giosuè
Calabrese,
presidente della
provincia di Rieti, il
sindaco di Rieti
Cicchetti, Suor A.
M. Tassi. «Rieti
Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta
1, Manifestazioni,
foto di Enrico Ferri.
Il testo è di Martini
Pasqualino)
dove i funerali furono “simili a un trionfo”, come ebbe a scrivere Mons. Bonomini, vescovo di Terni e Narni. Publio
Jacoboni riferisce che all’annuncio della morte del [Venerabile] Servo di Dio a Rieti “tutti parlano, tutti dicono, tutti
commentano. Nelle famiglie, negli uffici, nei crocicchi, non si sente altro: era buono, era bravo, era santo”.
– Nel tempo che fui vescovo di Sabina-Poggio Mirteto più volte, dovendo recarmi a Rieti per ragioni di ufficio, ne sentii
parlare con entusiasmo e ammirazione. Non credo che lo si facesse per un complimento in quanto si sapeva che io
Mons. Prof.
Giovanni Maceroni,
legge la sua
relaziome a «Rieti
Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta
1, Manifestazioni,
foto di Enrico Ferri.
Il testo è di Martini
Pasqualino)
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
appartenevo alla stessa Congregazione. Direi, piuttosto, che, forse, pensando a Mons. Rinaldi, i buoni reatini riversavano
su di me elogi che erano solo di Lui. Di questo ne ero e sono pienamente cosciente. La notizia, troppo attesa, dell’introduzione della Causa di Canonizzazione del [Venerabile] Servo di Dio, per me è giunta graditissima. Credo che lo sia stata
anche per tutti i Sabini.
– Conosco molto bene le solenni commemorazioni per la traslazione delle spoglie del [Venerabile] Servo di Dio in
Cattedrale e per il 40o della morte. Fui presente ad entrambe. La partecipazione dei reatini alla traslazione fu veramente
impressionante, anche se era giorno di lavoro».
Mons. Antonio Ricci così ricorda della traslazione della salma del [Venerabile] Servo di Dio nella cattedrale basilica di
Santa Maria di Rieti, avvenuta il 31 maggio 1966: «Nel 1966 la salma di mons. Massimo Rinaldi venne trasferita, dalla
La Dottoressa Suor
Anna Maria Tassi
legge la sua
relaziome a «Rieti
Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta
1, Manifestazioni,
foto di Enrico Ferri.
Il testo è di Martini
Pasqualino)
tomba di famiglia del cimitero comunale, nella cattedrale di Rieti, perché il [Venerabile] servo di Dio godeva fama di
santità. In quel periodo ero membro del capitolo cattedrale e, unitamente al popolo, determinammo, con il vescovo Nicola
Cavanna, di accoglierne le spoglie in duomo. Ritengo che il [Venerabile] servo di Dio sia veramente un uomo santo, anche
se all’inizio della mia vita ecclesiastica, richiamandomi in diocesi, non mi permise di continuare gli studi, troncandomi la
carriera. Spesso mi sono recato in preghiera alla tomba del vescovo Rinaldi. Per la traslazione delle spoglie del vescovo in
cattedrale, ci fu un grande concorso di popolo e ci giunsero generose offerte».
L’Avvocato
Giovanni
Vespaziani riceve
dal sindaco di Rieti,
Antonio Cicchetti, il
diploma di
appartenenza
all’Istituto Storico
Massimo Rinaldi a
«Rieti Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta
1, Manifestazioni,
foto di Enrico Ferri.
Il testo è di Martini
Pasqualino)
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
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Rocco Guerini riferisce della coralità della fama di santità del vescovo Rinaldi: «Posso rispondere che il [Venerabile]
Servo di Dio era zelantissimo e che le anime che pastoralmente visitava erano prese come da un pathos di rispetto e
immensa venerazione. Lo so de auditu et de auditu de auditu da famiglie che ricordo d’aver incontrato nei diversi paesi e
paesini. Essendomi fermato, una volta, per circa un’ora nella casa di Don Silvio Verna a Campolano, sentii da quell’umile
gente l’ammirazione devota e profonda del piissimo Vescovo. Quei buoni familiari di Don Silvio mi mostrarono anche un
bastone che vi aveva lasciato il [Venerabile] Servo di Dio: un bastone dal medesimo ricavato da un alberello e che gli era
La signora Fiorella
Simonetti riceve dal
Presidente della
provincia di Rieti,
Giosuè Calabrese, il
diploma di
appartenenza
all’Istituto Storico
Massimo Rinaldi a
«Rieti Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta 1,
Manifestazioni, foto
di Enrico Ferri. Il
testo è di Martini
Pasqualino)
servito da sostegno nel suo lungo e faticoso camminare. Io, per devozione e ricordo, ne tolsi una scorza secca e che
ancora conservo come dolce ricordo: et adhuc loquitur! …».
Suor Agnese Ceci testimonia: «Marchioni Eusanio, muratore, aveva aiutato mons. Rinaldi nell’edificazione e nel restauro di molti edifici sacri; recatosi in Brasile per far visita ai suoi parenti che ivi lavoravano, rimase profondamente impres-
Il Dottor Roberto
Bock riceve dal
Presidente della
provincia di Rieti,
Giosuè Calabrese,
il diploma di
appartenenza
all’Istituto Storico
Massimo Rinaldi a
«Rieti Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta
1, Manifestazioni,
foto di Enrico Ferri.
Il testo è di Martini
Pasqualino)
sionato nel constatare che laggiù mons. Rinaldi veniva venerato come un santo: era ancora viva tra la popolazione la sua
opera di missionario».
Alberto Alunni dichiara: «Il [Venerabile] servo di Dio godé fama di santità durante la vita sia in Rieti che nelle parrocchie
della diocesi. Tale fama non si è mai estinta ed è tuttora viva. L’opinione pubblica plaude all’iniziativa della canonizzazione
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
del [Venerabile] servo di Dio; io la desidero, perché ritengo mons. Rinaldi veramente un amico di Dio e degli uomini. La
sua glorificazione sarebbe non solo di onore a Dio, ma anche di sprone agli uomini, nel volere il bene».
Marzio Bernardinetti attesta: «Si diceva dal popolo: È un santo […]. Posso dire anche che, in qualche circostanza di
mia visita in cattedrale nelle ore aliturgiche, mi capitò di vedere dei fedeli pregare davanti alla sua tomba. Anch’io ricordo,
nelle mie preghiere, di implorare l’aiuto del [Venerabile] servo di Dio mons. Rinaldi».
Nicola Di Blasio constata: «Per i Reatini il [Venerabile] Servo di Dio Mons. Rinaldi è già santo. Presso la Cattedrale dove
è stato traslato nel l966, continuo a vedere i fedeli che si fermano davanti alla sua tomba, anch’io quando mi fermo a
Il Dottor Alberto
Matteucci accoglie le
congratulazioni dal
sindaco di Rieti,
Antonio Cicchetti
mentre riceve dal
Presidente della
provincia di Rieti,
Giosuè Calabrese, il
diploma di
appartenenza
all’Istituto Storico
Massimo Rinaldi a
«Rieti Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta 1,
Manifestazioni, foto
di Enrico Ferri. Il
testo è di Martini
Pasqualino)
pregare avverto un sollievo, mi sento rincorato. Sia in vita che dopo la morte i Reatini hanno sempre considerato santa la
vita trascorsa dal loro concittadino […]. Sia da mia suocera che da molti reatini ho sempre sentito dire che Monsignor
Rinaldi è stato un Sacerdote, missionario e Vescovo santo, buono, generoso, umile, Santo. La gente di Rieti, delle campagne e paesi ha sempre considerato una grazia onorare la memoria del [Venerabile] Servo di Dio, anche coloro che non sono
praticanti hanno sempre ammirato ed apprezzato l’opera di Monsignor Rinaldi. Lo hanno sempre ritenuto un santo Vescovo. Ispirava fiducia ed ammirazione. Credevano in lui ed ora sperano in lui […]. I fatti di Greccio, quando mons. Rinaldi
Il dottor Coppo
riceve dallo
scalabriniano padre
Pier Paolo Polo il
diploma di
appartenenza
all’Istituto Storico
Massimo Rinaldi a
«Rieti Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta 1,
Manifestazioni, foto
di Enrico Ferri. Il
testo è di Martini
Pasqualino)
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
15
era parroco ivi, venivano raccontati nella bottega di falegname di mio suocero, così pure i fatti di Ornaro quando il
[Venerabile] servo di Dio ivi era sostituto del parroco. Mio suocero e mia suocera raccontavano che il [Venerabile] servo
di Dio, nei due paesi, dormiva o sul semplice pavimento, o si addormentava sul tavolo e per cuscino usava una fascina».
Ferdinando Scafati dichiara: «Non ero a Rieti nel 1941, quando morì mons. Rinaldi, ma fui presente nel 1966, quando
le spoglie mortali del [Venerabile] servo di Dio furono traslate dal cimitero comunale alla cattedrale. Fui invitato ad essere
presente all’apertura della tomba insieme ad altre persone che avevano conosciuto vivo il [Venerabile] servo di Dio. Potei
notare, come del resto anche gli altri che erano con me, che, attraverso il vetro della cassa posto all’altezza del volto, si
scorgeva la faccia abbrunita, ma incorrotta del vescovo. La gente che partecipò alla traslazione fu veramente numerosa e
molti ritenevano mons. Rinaldi santo. Anche in vita, quando si parlava di lui, la gente diceva: “È un santo vescovo!”. Io
Celestina
Maceroni riceve
da Giosuè
Calabrese,
Presidente della
Provincia di Rieti,
il diploma di
appartenenza
all’Istituto Storico
Massimo Rinaldi a
«Rieti Teatro
Flavio Vespasiano
- 31.5. 2000 Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del
secolo» (AVR,
AMR, fondo
Fotografico, busta
1, Manifestazioni,
foto di Enrico
Ferri. Il testo è di
Martini
Pasqualino)
ritengo che il [Venerabile] servo di Dio sia veramente un santo. Mi reco spesso in cattedrale e sono solito intrattenermi in
preghiera dinanzi alla sua tomba, non recitando il “Requiem”, ma il “Gloria Patri”, solo perché ritengo che Egli sia già nella
gloria di Dio».
Alberto Rinaldi nipote diretto del [Venerabile] Servo di Dio, asserisce: «Ho assistito di persona alle testimonianze
rilevate da G. B. Sofia a Fiamignano, a Borgo S. Pietro ed a Greccio, ove le persone interpellate hanno risposto esplicitamente, che Mons. Massimo Rinaldi Vescovo di Rieti era un veggente ed un Santo. D’altra parte solo i Santi possono fare
una vita difficile ed eroica solo per il bene del prossimo, voleva imitare S. Francesco di Assisi il suo Santo preferito insieme
alla Madonna del Popolo […]. Passarono dieci anni dalla morte dello Zio, ed il Consiglio Comunale intese intitolare una
strada a Massimo Rinaldi ove lui era vissuto da giovane. La fama di Santità di Mons. Massimo Rinaldi aumentava con il
passare del tempo, si chiedeva anche a mezzo della stampa, perché non si provvedeva da parte del clero ad una sua
eventuale causa di beatificazione. Si avvicinava il 25o della morte ed il Vescovo di allora Mons. Nicola Cavanna, con una
lettera a me indirizzata mi fece sapere che il Capitolo Diocesano aveva deciso di portare le sue spoglie in cattedrale,
sistemandole in una apposita tomba ricavata nella cappella di S. Rocco, la seconda entrando in cattedrale a destra, ove il
popolo potesse pregarlo, e per una eventuale causa di beatificazione che non sarebbe tardata a venire […]. Intanto al
cimitero tirata fuori la cassa, abbiamo potuto constatare dal cristallo della seconda cassa le sembianze del venerato
Vescovo, il viso scuro ma intatto, la mitria era scivolata un po’ da una parte […]. La tomba del [Venerabile] Servo di Dio,
in cattedrale, con il passare del tempo era sempre più frequentata, l’amore con il passare del tempo per quel Santo Vescovo
aumentava a dismisura […]. Chiedo la canonizzazione del [Venerabile] servo di Dio non per motivi di parentela, ma per la
sua stessa santità di vita e perché ne deriverebbe un bene per la Chiesa universale e locale».
Giannina Andreatta palesa: «Era nostra convinzione che fosse morto un santo e si diceva anche: chissà se avremo la
grazia di vederlo sugli altari ? […]. Quanti di mons. Rinaldi ci vorrebbero oggi per la nostra società! […]. Io prego mons.
Rinaldi come un santo».
Maria Adelaide Rosati Colarieti afferma: «Io ritengo che Massimo Rinaldi debba essere annoverato tra i santi, per
l’umiltà, pietà, carità, zelo apostolico, sacrificio e la sua sofferenza, virtù che praticò in modo costante ed eroico. Io lo
prego come santo».
Mons. Vincenzo Santori manifesta: «Per quanto riguarda la traslazione delle spoglie mortali di mons. Rinaldi dal cimitero alla cattedrale, in occasione del 25o della morte, oltre che sottolineare la grandiosità della partecipazione della gente
alla traslazione stessa, devo dichiarare che mi fece impressione il contemplare il volto del vescovo ancora composto e
quasi vivo, rimasto esposto nella cappella del cimitero. Durante la vita di mons. Rinaldi, sia la gente comune che le
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
persone qualificate, come pure i superiori e gli alunni del seminario regionale di Assisi, ritenevano mons. Rinaldi un
vescovo straordinario e veramente santo. Io, entrando in cattedrale, non esco senza essermi soffermato un istante davanti
alla tomba di mons. Rinaldi per invocarlo e pregare per la sua e nostra Chiesa reatina, allontanando anche solo il pensiero
di dire per lui la preghiera del “Requiem” […]. La gente è persuasa che veramente egli ha vissuto da Santo […]. Senza
dubbio ha tutto per essere beatificato».
Don Pierino
Gelmini tiene la sua
relazione a «Rieti
Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta
1, Manifestazioni,
foto di Enrico Ferri.
Il testo è di Martini
Pasqualino)
Colomba Nicoletti testimonia: «Mia zia, Elvira, mi parlava spesso di padre Massimo, prima che questi venisse consacrato vescovo. Proprio in questa sala [dell’abitazione del teste] era appesa una fotografia che ritraeva padre Massimo su
un cavallo, mentre era missionario in Brasile; mia zia me ne parlava con entusiasmo ed ammirazione, quasi fosse un santo,
e me lo proponeva come modello cristiano […]. Ricordo di aver partecipato a molti avvenimenti importanti della vita del
[Venerabile] servo di Dio: la processione di S. Antonio, che mons. Rinaldi seguì, a piedi scalzi, con un cordone ai fianchi;
i funerali del vescovo, con una partecipazione imponente di popolo e di personalità religiose civili e militari. Ricordo la
traslazione della salma del [Venerabile] servo di Dio dal cimitero — non si trattava di resti mortali, ma del suo corpo intatto:
ebbi infatti la possibilità e la fortuna di rimirare le sembianze del santo che si vedevano da un vetro a finestrella nella cassa
Maria Pia
Colasanti riceve da
Antonio Cicchetti,
Sindaco di Rieti, il
diploma di
appartenenza
all’Istituto Storico
Massimo Rinaldi a
«Rieti Teatro Flavio
Vespasiano - 31.5.
2000 - Onoranze a
Massimo Rinaldi
Reatino del secolo»
(AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta
1, Manifestazioni,
foto di Enrico Ferri.
Il testo è di Martini
Pasqualino)
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
17
—, alla cattedrale. Sia in vita, ma soprattutto in morte e dopo la morte, la fama di santità del [Venerabile] servo di Dio è
andata sempre crescendo. La sua fama di santità è davvero diffusa in tutti gli strati sociali della città di Rieti. Io penso che
la Chiesa debba glorificare un [Venerabile] servo di Dio, tutto di Dio e niente per sé, che esercitò tutte le virtù, teologali e
cardinali, e tutti i consigli evangelici. Io ho sempre pregato mons. Rinaldi come santo e ho sperimentato la sua intercessione».
Giovanni Firmi espone: «Mio zio era qui in Curia e lui prese un piccolo Crocifisso come ricordo che apparteneva a
Mons. Rinaldi, e questo Crocifisso lo portava quando lui era in Missione in Brasile […]. Nella sua tomba, in Cattedrale, c’è
sempre gente che prega […]. Il [Venerabile] servo di Dio ebbe fama di santità in vita, non solo a Rieti, ma anche nelle
Il Senatore, Avvocato
Antonio Belloni,
Presidente del
Circolo “Reatino fra
Reatini”, presenta al
pubblico presente sia
la Positio sul
Venerabile Massimo
Rinaldi sia i suoi
coautori, dott.sa
Suor Anna Maria
Tassi e Mons. Prof.
Giovanni Maceroni
«nella Sala
Consiliare del
Comune di Rieti 27.11. 2003» (AVR,
AMR, fondo
Fotografico, busta 1,
Manifestazioni, foto
di Enrico Ferri. Il
testo è di Martini
Pasqualino)
parrocchie della diocesi; la sua santità fu unanimemente riconosciuta ai suoi funerali, a cui ho partecipato. C’è altresì
unanime aspettativa che la Chiesa riconosca le virtù eroiche del [Venerabile] servo di Dio. Quando mi reco presso la sua
tomba, chiedo il suo aiuto perché sono convinto che egli esercita una potente intercessione presso Dio».
Organtino Di Genova testimonia: «Nel 1938 mi trovavo a Tortona (Alessandria), nel probandato dell’Opera Divina
Provvidenza di don Orione. Don Orione, di ritorno dall’America latina, venne ad incontrare noi giovani. Egli volle conoscere ciascuno di noi, con nome, cognome e diocesi di provenienza. Quando fu il turno di Antonio Di Francesco, di
Il Sindaco di Rieti,
Antonio Cicchetti,
saluta il pubblico e
gli organizzatori
della manifestazione
«nella Sala
Consiliare del
Comune di Rieti 27.11. 2003» (AVR,
AMR, fondo
Fotografico, busta 1,
Manifestazioni, foto
di Enrico Ferri. Il
testo è di Martini
Pasqualino)
18
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
Fiumata, successivamente parroco di Petrella Salto, della diocesi di Rieti, don Orione esclamò con grande entusiasmo e
calore: “Voi avete un santo! un santo vescovo, già missionario in Brasile dove ho avuto modo di constatare le opere di
santità da lui lasciate!” [...]. Da Livorno mi trasferii a Rieti nel 1961. Venendo a Rieti, città di Massimo Rinaldi, avevo
desiderio di conoscere i luoghi dove era vissuto il [Venerabile]servo di Dio, del quale il beato don Orione mi aveva lasciato
Una veduta del
pubblico «nella
Sala Consiliare del
Comune di Rieti 27.11. 2003»,
presente alla
manifestazione
(AVR, AMR,
fondo Fotografico,
busta 1,
Manifestazioni,
foto di Enrico
Ferri. Il testo è di
Martini
Pasqualino)
nell’animo l’immagine di un santo. A Rieti ho potuto notare che ogni ceto sociale e persone di ogni età ritenevano, allora,
e ritengono anche oggi, mons. Rinaldi un amico vero di Dio e degli uomini […]. Io, sulla parola di don Orione, ritengo
mons. Massimo Rinaldi santo. Nelle mie preghiere associo i due santi Luigi Orione e Massimo Rinaldi».
Marcello Chiattelli, presidente del tribunale civile di
Rieti, asserisce: «Per la mia attività sia di ufficio sia professionale, essendo scomparso mio padre, mi era capitato
sia pure occasionalmente di venire a conoscenza con persone, quindi la mia è una testimonianza indiretta, ma testimonianza diretta di queste persone che hanno conosciuto,
hanno avuto rapporti di lavoro, di missione con il Vescovo
Rinaldi e mi sembra che da parte di tutte queste persone sia
rimasta impressa in loro, come valutazione della personalità di quest’uomo, che si trovavano davanti ad un Vescovo
Santo. Questa era l’opinione diffusa in tutti questi interlocutori che occasionalmente, non perché ci fosse un problema diretto, ma andando così a parlare del comportamento,
dell’umiltà, della condotta di vita, della disponibilità specialmente verso i poveri, gli emarginati, di questo Vescovo
tutti ne avevano ricavata l’impressione, la sensazione ben
radicata di trovarsi di fronte ad un uomo ed ad un Vescovo
Santo […]. Preciso che mio zio, padre Ugo Cavicchi,
scalabriniano, nell’immediato periodo successivo al secondo conflitto mondiale, ha retto per qualche anno, in qualità
di economoe procuratore generale, e cioè negli stessi incarichi a suo tempo ricoperti da mons. Massimo Rinaldi, le
sorti dei Missionari di S. Carlo-Scalabriniani, con sede presso la casa generalizia di Roma, e anch’egli aveva un’opinione di uomo santo del vescovo Rinaldi. Sono stato presente anche alla traslazione della salma di mons. Massimo
Rinaldi, dal cimitero cittadino alla cattedrale, con grande
concorso, non solo di autorità, ma anche di popolo. Nell’occasione ho incontrato, tra gli altri padri, anche padre
Mons. Giovanni Maceroni pronunzia la sua relazione «nella Sala
Consiliare del Comune di Rieti - 27.11. 2003» (AVR, AMR, fondo Francesco Tirondola [...] che, a quanto ricordo, prese anFotografico, busta 1, Manifestazioni, foto di Enrico Ferri. Il testo è di che la parola in cattedrale a chiusura della traslazione, esaltando la figura e le virtù del vescovo Massimo Rinaldi».
Martini Pasqualino)
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
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Giovanni Marconicchio afferma: «Ritengo con assoluta certezza che mons. Rinaldi è nella gloria del paradiso […]. Ho
sempre seguito mons. Rinaldi sia in vita che in morte e dopo la morte».
Alessandro Rinaldi, pronipote, in linea diretta, del [Venerabile] Servo di Dio, medico dentista, dopo aver ricordato di
aver sentito parlare, fin dalla sua infanzia, di Massimo Rinaldi come di un santo, da parte di persone di ogni categoria
sociale che lo avevano conosciuto, compreso il domestico del vescovo Aniceto Bucari, e che frequentavano a Rieti, in
piazza S. Francesco, la casa dei suoi nonni paterni Edoardo Rinaldi ed Elvira Nicoletti e dei suoi genitori, testimonia: «In
tali circostanze mi sembrava che i miei parenti erano contenti di tali attestazioni, ma le tenevano gelosamente per sé, senza
promulgarle. Ho visto più di una volta che i miei familiari, quando sentivano parlare della santità del [Venerabile] servo di
Una veduta del
pubblico «nella
Sala Consiliare del
Comune di Rieti 27.11.2003», presente alla manifestazione (AVR,
AMR, fondo Fotografico, busta 1,
Manifestazioni,
foto di Enrico Ferri. Il testo è di
Martini
Pasqualino)
Dio, si asciugavano qualche lacrima dai loro occhi. Oggi, ad oltre 50 anni dalla morte del [Venerabile] servo di Dio, posso
dire che, durante tutta la mia vita, ho sempre sentito parlare di lui come “santo” e sempre con la stessa intensità. Sono state
sempre altre persone, al di fuori della famiglia, a parlarmene, senza che io ne prendessi l’iniziativa […]. Impressionava i
Reatini il fatto che il [Venerabile] servo di Dio si recava presso famiglie e persone dove non c’era stato mai nessun
vescovo. Entrava e usciva dall’episcopio a tutte le ore e si rapportava con ogni categoria di persone, con semplicità e
spontaneità. I Reatini e i diocesani
in genere lo incontravano per le
strade di Rieti e per i viottoli e sentieri della diocesi mentre svolgeva
con entusiasmo la missione
santificatrice di vescovo […]. Ricordo sia la commemorazione del
25o della morte di mons. Massimo
Rinaldi, sia il 40o, sia l’inizio del
processo di canonizzazione, il 25
gennaio 1991. Nel 25o c’erano molte persone che lo avevano conosciuto direttamente; nel 40o ne erano rimaste poche, ma c’erano molte di
quelle che ne avevano sentito parlare. Nell’apertura del processo di
canonizzazione c’è stata molta gente, ma ce n’erano pochissimi, perché già deceduti, di quelli che personalmente lo avevano conosciuto.
Tutto questo testimonia che la fama
di santità di mons. Massimo Rinaldi
è stata sempre viva ed estesa sia in
vita, sia in morte, sia dopo la morUna veduta del pubblico «nella Sala Consiliare del Comune di Rieti - 27.11. 2003», presente alla te; anzi con il passar degli anni, la
manifestazione (AVR, AMR, fondo Fotografico, busta 1, Manifestazioni, foto di Enrico Ferri. Il testo fama di santità è sempre più viva e
sempre più estesa».
è di Martini Pasqualino)
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
Padre Raimondo De Cinti, frate Minore, vicemaestro dei novizi e confessore dei religiosi, dichiara: «La fama di santità
ha sempre accompagnato mons. Rinaldi: in vita, in morte e dopo la morte. Io prego e chiedo l’intervento di mons.
Massimo Rinaldi affinché intervenga ad aiutare le anime in difficoltà».
Padre Buzzi Giacomo, frate Minore, testimonia: «Presso il popolo il [Venerabile] servo di Dio era ritenuto persona
austera e dedita all’esercizio di tutte le virtù umane e cristiane. Per tale motivo era considerato comunemente santo sia in
Suor Anna Maria
tassi legge la sua
relazione «nella Sala
Consiliare del
Comune di Rieti 27.11. 2003» (AVR,
AMR, fondo
Fotografico, busta 1,
Manifestazioni, foto
di Enrico Ferri. Il
testo è di Martini
Pasqualino)
vita che dopo morte. La fama di santità di mons. Rinaldi non solo non è venuta mai meno, ma è cresciuta con lo scorrere
del tempo. Ritengo che la Chiesa farebbe bene a riconoscere la santità e la conseguente glorificazione di mons. Rinaldi sia
perché visse da santo, sia per la edificazione del clero e del popolo. Mons. Rinaldi è un bell’esempio di santità per tutti».
Suor Maria Francesca Matteucci, monaca clarissa, nel monastero di Fara Sabina, si sofferma, riferendosi al tempo in
cui ella dimorava nel monastero di S. Chiara di Rieti, a rievocare la stima di santità che le monache avevano del [Venerabile]
Servo di Dio, con l’accortezza di conservare gli oggetti che egli aveva toccato o che in qualche modo gli appartenevano,
come del resto facevano anche lei e due suoi fratelli sacerdoti francescani. Attesta suor Maria Francesca: «Un giorno,
mentre la comunità era già al refettorio per il pranzo comune, il [Venerabile] servo di Dio si presentò inaspettatamente […].
Con semplicità francescana e con la familiarità di un padre, tolse ogni timore a noi che ci trovavamo con un certo disagio
[…]. Assaggiò un po’ di tutto quello che era sulla mensa […]. La madre badessa, madre Agnese Matteucci […], consigliò
di conservare, come una reliquia, il bicchiere e la posata usati dal vescovo. Perché la madre badessa non ordinò di
conservare anche il piatto? Perché il vescovo aveva assaggiato la minestra, prelevandola dal piatto di una monaca».
Vincenzo Marchioni, insegnante, parla di penitenza e di un cinturino del [Venerabile] Servo di Dio conservato, in segno
di venerazione, da suo fratello: «Mio padre aveva conservato gelosamente, come una reliquia, un cinturino che mons.
Rinaldi cingeva intorno alla vita, sul cappotto o soprabito. Tale oggetto è ora in possesso di mio fratello Giuseppe,
residente a Rieti, in via Contigliano».
Suor Marcella Schirato manifesta: «Mi fu regalato un bastone che mons. Rinaldi adoperava nelle sue continue
peregrinazioni nella diocesi di Rieti ed io l’ho conservato gelosamente fino a qualche tempo fa come una vera reliquia. L’ho
regalato, con un certo dispiacere, alle Piccole Discepole di Gesù di Campomoro, ma ho avuto l’accortezza di conservarne
un pezzo. Mi rivolgo, nelle mie necessità spirituali e materiali, a mons. Rinaldi, come mi rivolgo agli altri santi, riconosciuti
già dall’autorità infallibile della Chiesa».
Maria Mazzilli, pronipote del [Venerabile] Servo di Dio, casalinga, riferisce un ricordo personale, riguardante la fama di
santità di mons. Rinaldi, nei seguenti termini: «Le suore di Gesù Bambino di S. Caterina [di Rieti], quando ero in collegio
e il [Venerabile] servo di Dio era vivente, dicevano a noi ragazze che mons. Rinaldi era un santo per la sua vita di grande
penitenza, di carità che usava verso tutti e per l’incitamento che dava a tutti di vivere cristianamente».
Leonardo Leonardi, che si adoperò, fin da giovane, di scoprire i segreti della fama di santità di Mons. Rinaldi, così
dichiara: «Cercai, pur essendo ragazzo, di capire su che cosa fosse fondata quella “fama” di Santo e attratto, ma forse
anche incuriosito, dalla personalità certamente non comune e apparentemente “originale” di Mons. Rinaldi ritenni di
individuarne la eccezionalità innanzi tutto nella sua umiltà. Colpiva il suo modo di vestire, il suo comportamento, la
semplicità del suo fare […]. Si diceva che fosse poverissimo e che desse tutto ai bisognosi. Sentivo parlare della sua vita
missionaria e mi è rimasto sempre nella memoria l’episodio che sentivo raccontare di una apparizione del demonio, in terra
di missione, sotto le sembianze di un serpente».
L’On. Filippo Micheli, deputato al parlamento italiano, ricorda: «Mons. Rinaldi era amato dal popolo per la sua semplicità di rapportarsi con esso; esercitava su chi lo conosceva un fascino ed una familiarità tale da essere considerato
veramente padre e pastore, che, per me, equivale ad essere santo. Nella mia lunga attività politica, ho frequentato tutti i
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
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paesi della provincia di Rieti per interessi di ordine politicosociale e quindi non religioso; spesso, il discorso cadeva su
argomenti di natura ecclesiastica e non ho mai udito la benché minima osservazione sull’operato del vescovo Rinaldi, ma
sempre espressioni elogiative dal mondo laico organizzato […]. Io lo ritengo santo e lo prego come tale».
S.E. Mons. Lorenzo Chiarinelli, riassume così le sue conoscenze sulla fama di santità del Servo di Dio, derivate dai
numerosi contatti con laici ed ecclesiastici che conobbero direttamente il Rinaldi: «Avevo sentito parlare molto e molto
bene di lui: 1. dai miei genitori, per ricordi diretti, nella ricostruzione dell’abbazia di S. Salvator Maggiore, dove il vescovo
Rinaldi si recava a piedi, con lo stile della semplicità missionaria. I miei genitori ebbero modo di incontrarlo più volte; 2. dai sacerdoti della diocesi:
mons. Antonio Riposati, mons. Emidio De Sanctis,
don Vittorio Giusto, mons. Bruno Bandini, mons.
Angelo Fasciolo, mons. Carlo Bragoni, mons. Silvio Verna, mons. Publio Jacoboni; inoltre dai nipoti di mons. Massimo Rinaldi: cav. Alberto Rinaldi
e dott. Giuseppe Rinaldi; 3. dalla biografia di padre
Giovanni Battista Sofia, dal testo di mons. Publio
Jacoboni e da appunti di mons. Massimo Rinaldi
conservati presso l’archivio della curia vescovile
di Rieti; 4. dagli amici: Eusanio Marchioni,
Fernando Rossi e Guerrino Giovannelli, artigiani
in continuo contatto con mons. Rinaldi; 5. e da
conoscenti ammirati della vita del [Venerabile] servo
di Dio, durante le visite pastorali. Pressoché in ogni
paese, si ricordava un detto e, soprattutto, qualche gesto di lui: l’andare a piedi, il non utilizzare il
letto preparato, il non partecipare ai pranzi». Il medesimo vescovo Chiarinelli così riflette sulla continuità della missione [Venerabile] del Servo di Dio:
«Tra queste due date (1924-1941) è racchiuso il
ministero episcopale di mons. Massimo Rinaldi a
Rieti. Un ministero generoso, spesso insolito nella
forma, qualche volta addirittura sconcertante. Da
allora sono trascorsi 40 anni e la sua figura si è
Fabrizio Tomassoni, Vicepresidente dell’Istituto Storico Massimo Rinaldi,
fatta via via più chiara, il suo ricordo torna sempre
saluta il pubblico e ringrazia il Senatore, Avvocato Antonio Belloni, Presidente
a noi con l’onda immensa della dolcezza, della sedel Circolo «Reatino fra Reatini» (AVR, AMR, fondo Fotografico, busta 1,
renità, della pace. La Diocesi che fu sua lo ha voManifestazioni, foto di Enrico Ferri. Il testo è di Martini Pasqualino)
luto nella Chiesa Cattedrale: come se da quel luogo
ove riposa Egli debba continuare un ministero di preghiera, di parola e di testimonianza che non conosce interruzioni». Il
vescovo afferma ancora: «Nel clima di fede che ci vincola nella comunione dei santi, in senso ampio, ho sempre sentito
presente e ispiratore della mia vita episcopale mons. Rinaldi. Io, prima di essere eletto vescovo, andavo nella cappella di
S. Rocco, in cattedrale, dove si trova la sua tomba, per amministrare il sacramento della penitenza e sempre l’ho sentito
vicino nella preghiera: la sua tomba è stata punto di riferimento. Eletto vescovo, ho avuto e conservo la sua reliquia
(un pezzo di stoffa consegnatomi dal nipote), che costituisce, per me, una paterna e fraterna compagnia».
Fa
b
Da sinistra a destra Prof. Danilo Veneruso, Mons. Giuseppe Molinari, Mons. Delio Lucarelli, Mons. Giovanni Maceroni, Prof. Aldo Gorini»
(AVR, fondo Fotografico, fasc. 56o Anniversario [31.5.1998] della morte del vescovo Massimo Rinaldi. 1) Presentazione di due volumi nel
Salone Papale. 2 Concelebrazione eucaristica in cattedrale. Il testo è di Martini Pasqualino)
Padre Alessandro Ferrante, frate Minore, guardiano nel convento di Fontecolombo presso Rieti, rivive, nella sua testimonianza, le forti emozioni che provò nell’ascoltare i discorso del [Venerabile] Servo di Dio per l’inaugurazione, a Rieti,
del monumento a S. Francesco, in occasione della chiusura del VII centenario della morte: «Un grande palco fu eretto di
fronte al monumento dove presero posto le autorità cittadine e provinciali. Il Vescovo prese l’ultimo posto a sinistra e da
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lì rivolse il suo discorso alla marea di gente convenuta per l’avvenimento. Parlò con straordinario fervore, quello che
maggiormente commosse gli animi fu la sua ardente preghiera al Serafico Padre: “Parla Francesco … Parla! Abbiamo
estremo bisogno di riudire la tua voce, i tuoi paterni insegnamenti …”. Durante i lunghi anni della mia vita, non ho mai
dimenticato quel momento. Ebbi l’impressione che dalle labbra di Mons. Rinaldi uscissero scintille di fuoco anziché
parole: tale era l’impeto con cui rivolse quel grido al Poverello d’Assisi». Il medesimo padre Ferrante esprime ancora la sua
devozione verso il [Venerabile] Servo di Dio: «Anche questa mattina, prima di venire a dare la mia deposizione, sono
passato a pregare sulla tomba di mons. Rinaldi. Ogni qualvolta ho avuto la possibilità di recarmi a Rieti, ho fatto sempre
visita alla tomba di mons. Rinaldi ed ho sempre recitato il “Gloria” ed ho chiesto, per l’intercessione del [Venerabile] servo
di Dio, aiuti divini per la mia salute fisica e spirituale».
fF
Particolare degli affreschi, dipinti dal pittore reatino Antonino Calcagnadoro nella Sala Consiliare del Comune di Rieti (AVR, AMR, fondo
Fotografico, busta 1, Manifestazioni, foto di Enrico Ferri. Il testo è di Martini Pasqualino)
Luigina Leoncini Cianci testimonia la sua fiducia nell’intercessione del [Venerabile] Servo di Dio: «Mons. Rinaldi era
ritenuto, da tutti, santo perché tutta la sua vita la dedicò per la gloria di Dio e per il bene del prossimo. Io lo prego perché
sono convinta che solo lui potrà intercedere presso Dio una grazia per un mio figlio […]. Chiedo, con tanta fede, al
[Venerabile] servo di Dio che mi ottenga la pace familiare, dal momento che, durante la sua ultima malattia, […], diede la
benedizione alla mia famiglia».
Suor Maria Aquilini rievoca ancora con commozione il suo primo incontro con il [Venerabile] Servo di Dio, avvenuto
nel maggio 1936 quando, all’età di 12 anni, insieme alle sue due sorelle di 6 e 3 anni, orfane di ambedue i genitori, fu
accompagnata da uno zio davanti a mons. Rinaldi. Il [Venerabile] Servo di Dio vedendole piccole, mal nutrite e vestite di
nero, le abbracciò tutte e tre stringendole «con tenerezza paterna e materna al suo cuore, e disse testualmente allo zio:
“Cristià, domani porti le bambine a casa mia, a Rieti, perché ho fatto costruire una casa proprio per loro!” […]. Ci
consegnò alla superiora della casa, che era stata in precedenza messa a conoscenza dal vescovo stesso del nostro arrivo,
con queste parole: “Cristià, non le fa’ soffrire, perché hanno sofferto già tanto!” […]. Il [Venerabile] servo di Dio veniva,
quotidianamente, a informarsi e a rendersi conto, di persona, se stavamo bene e se stavamo ricuperando lo stato di salute
normale […]. Avevamo presa tanta familiarità con lui che mettevamo perfino le mani nelle sue tasche, con la speranza di
trovarvi caramelle, confetti ed altre leccornie, dal momento che le tasche del [Venerabile] servo di Dio erano sempre
rigonfie di queste cose. Madre Giuseppina ci sgridava per la familiarità eccessiva che avevamo col vescovo, ma egli le
rispondeva: “Lasciale sta’, lasciale sta’!”».
Maria Teresa Nicoletti, insegnante elementare, attesta: «Per me mons. Rinaldi è un santo. Quando torno a Rieti, vado
sempre a pregare sulla sua tomba, in cattedrale; anzi, aggiungo che io ho pregato mons. Rinaldi, come un santo, anche
quando era sepolto nel cimitero cittadino nella tomba di famiglia. Pure mamma e papà ritenevano il vescovo, santo, non
solo dopo la morte, ma anche quando era ancora vivo».
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
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Voci di devoti
del venerabile
Massimo Rinaldi
ACR, fondo incunaboli, Missale Romanum, Roma 1475: a sinistra, fregio miniato, [214r]; a destra, capolettera miniata, [8r]
Da Bagnoregio (VT)
M. Rev. Maceroni,
Le scrivo per poter ricevere 5 immagini-reliquie del Ven. Massimo Rinaldi. Mi chiamo P. Stefano-Maria e sono
Parroco di Civita di Bagnoregio. In attesa Le auguro una santa Quaresima. Oremus ad invicem. Con stima e riconoscenza.
Vicolo dell’Asilo 3 - 01022 Bagnoregio (VT). Padre Stefano Maria del Prez.mo Sangue
Molto Rev.do Padre Stefano,
Invio, in data odierna, numero 5 immaginette contenenti la reliquia del Venerabile Massimo Rinaldi. La reliquia è
costituita da un pezzetto del lenzuolo del letto del medesimo Venerabile. Che il Venerabile bendica Lei, la sua famiglia e le sue
attività pastorali. Rieti 31 marzo 2014. Mons. Prof. Giovanni Maceroni
Da Acri (CS)
Mi è capitato tra le mani un calendarietto tascabile del 2009, sul quale fu stampata l'immagine di mons. Massimo
Rinaldi, vescovo di Rieti. Poiché ho appreso che è in corso la causa di beatificazione, gradirei ricevere qualche pubblicazione per leggere e conoscere la vita di questo santo vescovo, insieme ad alcune immaginette da poter distribuire per darle
anche ai sacerdoti ed ai diaconi operanti nel Comune di mia residenza. Il mio indirizzo è il seguente: dr. Russo Gennaro via G. Brodolini, 19 - Casella Postale 87 - 87041 - Acri (CS) 12 marzo 2014 - In fiduciosa attesa, ringrazio e porgo i più
cordiali saluti. Gennaro Russo
Illustrissimo Signor Gennaro Russo,
Mi compiaccio con lei che, attraverso «un calendarietto tascabile del 2009» con l’immagine del Venerabile Massimo
Rinaldi, ha riscontrato in lui segni di santità tanto da volerlo far conoscere a sacerdoti e diaconi. Le invio, in data odierna,
alcuni dépliants e tre volumetti sul venerabile. Che il Venerabile bendica Lei, la sua famiglia e le sue attività. Rieti 24 marzo
2014. Mons. Prof. Giovanni Maceroni
Dal Brasile
Carissimo Mons. Scrivo da San Paolo (Brasile) per fare la richiesta di una imagine con la reliquia «ex indumentis» del
Ven. Massimo Rinaldi, come quella stampata nel periodico «Padre, Maestro e Pastore» del 2 Luglio 2013. Sono un ammiratore del Venerabile e amico delle Suore Scalabriniane a San Paolo. Già ho fatto la richiesta della reliquia del Venerabile nel
settembre 2013, ma come non sono riuscito ad avere una risposta lo faccio un’altra volta. La ringrazio l’attenzione. Cordiali
saluti. Av. Brigadeiro Luís Antonio, 2074 - apto. 8 - 01318002 - São Paulo - SP - Brasil.
Illustrissimo Signor Luìs Antonio Brigadeiro,
Mi scuso se ha ha dovuto scrivere due volte per avere un’immagine con la reliquia del Venerabile Massimo Rinaldi.
Non c’era nessun motivo per non spedirgliela. Devo pensare che la sua richiesta mi era andata perduta. Mi compiaccio con
Lei perché è «un ammiratore del Venerabile». Massimo Rinaldi è veramente amabile sia sotto l’aspetto puramente umano
che cristiano manifestandosi vero amico di Dio e vero amico degli uomini. La vita del Venerabile è sconvolgente e coinvolgente. La reliquia è costituita da un pezzetto del lenzuolo del letto del medesimo Venerabile. Che il Venerabile bendica Lei, la
sua famiglia e le sue attività. Rieti 24 marzo 2014. Mons. Prof. Giovanni Maceroni.
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
Voci di devoti
del venerabile
Massimo Rinaldi
ACR, fondo incunaboli, Missale Romanum, Roma 1475: a sinistra, fregio miniato, [214r]; a destra, capolettera miniata, [8r]
Deposioni giudiziarie dei testi nel processo di beatificazione
e canonizzazione del Venerabile Massilo Rinaldi
TESTE N. 9 - Giuseppe Senzameno
(CP, voll. I, pp. 180-184; III, p. 825)
Caratteri della testimonianza:
Il teste presenta con schiettezza alcuni tratti della vita quotidiana del [Venerabile] servodi Dio: il suo modo di
pregare, il suo zelo per il sacramento della penitenza, il modo di conversare con la gente ed interessarla a «L’Unità Sabina».
Esprime inoltre il suo pensiero e quello dei seminaristi del seminario regionale di Assisi che vedevano nel vescovo Rinaldi
un uomo di Dio.
Scheda del teste
Cognome: Senzameno — Nome: mons. Giuseppe — Paternità: fu Concezio — Maternità: fu Olga Gennarina—
Data di nascita: 12 marzo 1913 — Luogo di nascita: Leonessa — Residenza: Leonessa — Stato civile: sacerdote diocesano
— Religione: cattolica — Professione: pensionato — Studio: seminaristico — Parente con il S. d. D.: no — Tipo di
conoscenza: de visu — Periodo: dal 1930 al 1941 — Indirizzo: Arco della Ciambella, Leonessa. Incarichi ricoperti: parroco
a S. Filippo di Spoleto; parroco a Leonessa: S. Donato, dal 1959 al 1964; cancelliere della curia arcivescovile di Spoleto,
dal settembre 1964 al 1969; vicario generale e vicario capitolare di Spoleto; canonico della cattedrale di Spoleto; parroco
di Leonessa dal 1981 al 1989.
Ad interrogatorium testis respondit:
Ho conosciuto mons. Rinaldi già vescovo, nel seminario di Assisi, non prima perché appartenente alla diocesi di
Spoleto, negli anni ’30. È l’unico vescovo che ho visto al refettorio con i seminaristi. Mi ricordo che una volta al refettorio
trovò una tazza di latte e caffè avanzata a qualcuno e la prese. L’ho conosciuto ancora a Leonessa, sempre nello stesso
periodo, davanti al santuario di S. Giuseppe, a parlare con la gente, raccomandando la lettura del giornale «L’Unità
Sabina». Sempre a Leonessa, fui pregato dal parroco don Pio Palla, di accompagnare il vescovo al santuario di S. Giuseppe sul monte de La Croce. Proveniva da Cascia con un pellegrinaggio di Reatini. Saputo che sul monte si festeggiava S.
Giuseppe da Leonessa, manifestò il proposito di salire lui pure al santuario de La Croce. Il primo sabato di luglio del 1939
(?), mangiò qualcosa a casa di don Pio e si ritirò per qualche tempo nella camera del parroco, una mezz’oretta, poi nella
notte, verso le ore 21, partimmo per la montagna: io e il vescovo soli. Era un viottolo di montagna molto disagiato e
sassoso, in mezzo a piante ed erbacce. Il vescovo, salendo, inciampò. Rimasi sorpreso, ma il vescovo si riprese subito
dicendo che non era successo niente. Lungo il cammino, il vescovo diceva il rosario e intanto, raggiunti da qualche donna,
rispondevamo alla preghiera. Giunti al santuario montano, egli si mise a confessare al lato sinistro dell’altare, seduto non
so se sui gradini dell’altare o seduto sul basto di una cavalcatura. Confessò per tutta la notte fino a circa le ore 8,30. L’ho
cercato ad una certa ora, ma non l’ho trovato più. Doveva essere sceso da solo. Per raggiungere la vetta, passando per il
vecchio viottolo, si doveva camminare per circa un’ora e mezzo a salire e un’ora per scendere. Il vescovo, durante il
cammino, non parlò per niente, ma pregò soltanto.
Fama di santità
Il teste risponde:
I seminaristi del seminario regionale umbro, non solo quelli della diocesi di Rieti, consideravano il vescovo Massimo
Rinaldi, come uomo di Dio, un santo. Quando mons. Rinaldi morì, io ero già sacerdote e facevo il vice-parroco a Spoleto,
e il vescovo di Rieti lo persi di vista. Come gli altri, anch’io giudico Massimo Rinaldi uomo santo, e, andando a Rieti, passo
a venerarlo e a pregare alla sua tomba in cattedrale e questo da molti anni. Non ho altro.
PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
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TESTE N. 10 - Goacchino Bella
(CP, voll. I, pp. 185-194; III, p. 826)
Caratteri della testimonianza:
Il teste, che ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale da mons. Massimo Rinaldi, nel 1934, descrive la figura spirituale
ed apostolica del servo di Dio, unitamente alle numerose realizzazioni materiali: episcopio e seminario. Ricorda, con molta
precisione, alcune situazioni: i suoi rapporti col vescovo e del vescovo con il popolo; i contrasti del vescovo con gli
officiali di curia e con il capitolo dei canonici. Da tutta la deposizione se ne ricava un grande affresco della santità e della
carità del servo di Dio.
Scheda del teste
Cognome: Bella — Nome: Mons. Gioacchino — Paternità: fu Bernardino — Maternità: fu Breschi Paolina — Data
di nascita: 9 novembre 1905 — Luogo di nascita: Posta — Residenza: Piedelpoggio di Leonessa — Stato civile: celibe —
Religione: cattolica — Professione: sacerdote parroco — Studio: seminaristico — Parente con il S. d. D.: no — Tipo di
conoscenza: de visu — Periodo: dal 1925 al 1941 — Indirizzo: Piedelpoggio di Leonessa (Rieti).
Ad interrogatorium testis respondit:
Vita del [Venerabile] Servo di Dio
Ho conosciuto mons. Massimo Rinaldi il giorno della sua consacrazione episcopale, avvenuta nella cattedrale di
Rieti, il 19 marzo 1925. In quell’epoca ero seminarista nel seminario di Rieti. So, per averlo letto, che il servo di Dio restò
orfano di madre all’età di quattro anni. Ho letto che venne educato dallo zio Domenico Rinaldi, divenuto poi vescovo di
Montefiascone. Sempre per averlo letto, quando il Rinaldi fu mandato a prestare servizio pastorale a Ornaro, trovò la
popolazione nell’indifferenza religiosa e iniziò il suo apostolato avvicinando le singole persone e le famiglie, riuscendo ad
accattivarsi la simpatia della popolazione e a riavvicinarla alla Chiesa. Lo stesso metodo il [Venerabile] servo di Dio lo usò
anche a Greccio, dove trovò una situazione religiosa più disastrosa di Ornaro. Sia ad Ornaro che a Greccio, quando don
Massimo Rinaldi se ne andò, lasciò un sincero rimpianto.
Vescovo
Le solennità furono solo quelle religiose in cattedrale, con la presenza anche di militari e di alte dignità ecclesiastiche e civili. Dopo il rito religioso, noi seminaristi andammo al refettorio e ci venne servito il solito cibo delle altre
solennità e forse, in più, ci venne data la frutta. Circa le ore 15, stando nella sala dello studio, fui chiamato dal
vicerettore don Lucio Crescenzi, che mi incaricò di accompagnare il vescovo all’ospedale civile. Durante il tragitto, il
vescovo non parlò. Dopo la visita ai malati, visitò anche un monastero (forse S. Fabiano), e si recò anche alle carceri.
Poi il vescovo mi accompagnò in seminario e se ne andò via da solo. Posso affermare per conoscenza personale che il
[Venerabile] servo di Dio si adoperò molto per l’Azione Cattolica e fece venire da Roma persone qualificate a parlarne.
C’erano dei sacerdoti parroci, soprattutto in periferia, che trovavano difficoltà nell’organizzare l’Azione Cattolica,
perché la maggioranza della popolazione era dedita all’agricoltura e ad accudire il bestiame. La gente trovava difficoltà
a trovare i soldi per pagare la tessera.
Mons. Rinaldi realizzò lavori consistenti in seminario, ricavando dei negozi per fornire il seminario di redditi.
Trasformò completamente, riportandolo all’antico, l’episcopio, dandogli la funzionalità attuale. Appena venuto come vescovo a Rieti, e lo posso affermare per conoscenza diretta e per averlo udito, lanciò l’idea del progetto per realizzare un
monumento a S. Francesco d’Assisi. Per tale progetto, ripeteva spesso: S. Francesco è conosciuto in tutto il mondo e la
vallata reatina è circondata dai santuari francescani e qui in Rieti, dove è stato S. Francesco a pregare nella cripta della
Cattedrale, non c’è niente che lo ricordi e che leghi la città ai santuari. So che il [Venerabile] servo di Dio, chiuso il convitto
municipale, per attirare e tenere in mano la gioventù, aprì il convitto vescovile. Ebbe la stessa sollecitudine nel costruire la
colonia di S. Antonio per l’assistenza delle vecchie abbandonate e le giovani.
So che il vescovo Rinaldi fu molto zelante per la buona stampa e che Pio XI lo aveva personalmente sollecitato a
curarla. Ho visto più volte che il vescovo giungeva con un fascio di copie del giornale, “L’Unità Sabina”, e anche a
Piedelpoggio, invitava a distribuirne le copie e a fare l’abbonamento.
Ha governato, il Rinaldi, la diocesi con la preghiera, l’umiltà e la penitenza. Queste le sue caratteristiche. Era umile
e dimesso, ma quando saliva sul pulpito assumeva un aspetto anche fisico tutto particolare nel trasmettere la parola di Dio;
insomma si infervorava.
Malattia e morte
Come salute fisica, il [Venerabile] servo di Dio appariva una quercia. So solamente che si sentì male ad Antrodoco.
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
Virtù in genere
Posso affermare che ha coltivato intensamente l’aspetto spirituale, trascurando se stesso e mortificandosi continuamente. Trascurava tutto e pensava solo a beneficare e a costruire opere di beneficenza. Era sempre preoccupato per
la salvezza delle anime. Ricordo che, salito sul monte di S. Giuseppe a Leonessa la prima domenica di luglio, entrato in
chiesa adorò il sacramento ed entrato in cucina dove si stava preparando il desinare disse: «Benedetti figlioli, quassù si
viene per pregare e fare penitenza e non per mangiare». Io ero salito solo per confessare e nelle prime ore del nuovo giorno
ero disceso perché dovevo andare a celebrare a Piedelpoggio prima, a Casanova poi, lasciando il vescovo, da solo, a
confessare.
Virtù eroiche
Fede
Tutto il complesso di vita che faceva era tutto dedito alla propria perfezione e, come vescovo, alla salvezza delle
anime.
So che il [Venerabile] servo di Dio ha lottato tanto per dare incremento ai santuari francescani per fornirli di strade
adeguate per far confluire ad essi fedeli e pellegrini.
Quando entrava nelle parrocchie andava subito a controllare i vasi sacri e, se ne vedeva qualcuno in disordine, lo
incartava e lo portava a ripulire, a indorare e lo restituiva aggiustato. Chi pagasse il lavoro fatto eseguire non lo so; il Rinaldi
sapeva, infatti, che i parroci erano poveri. Ciò significa che teneva in grande prestigio il culto eucaristico.
Da tutto il contegno del vescovo posso affermare che egli desiderava che tutti vivessero in grazia di Dio. Dava
l’esempio ai sacerdoti a fare come faceva lui.
Sfuggiva, nelle visite pastorali, le manifestazioni esteriori. Se conosceva qualche via traversa lasciava la gente ad
aspettarlo sulla via principale e andava diritto in chiesa.
Risponde a verità che il vescovo Rinaldi ha fatto il missionario anche in diocesi, come gli aveva detto Pio XI: «A
Rieti farà il missionario e il vescovo». Raggiunse infatti in diocesi tutte le località più disagiate.
Il promotore di giustizia, avuto il consenso del delegato vescovile, chiede al teste: Il [Venerabile] servo di Dio era
sottomesso all’autorità e alla persona del papa e ossequiente al magistero?
Il teste risponde:
Non voleva essere vescovo, ma accettò l’episcopato solo per obbedienza. Era ossequientissimo all’autorità pontificia e so che, per la festa della Cattedra di S. Pietro, andò ad invitare un prestigioso oratore cappuccino perché parlasse
in cattedrale. Per il papa avrebbe dato anche la vita.
Il delegato vescovile riprende l’interrogatorio e il teste risponde:
Speranza
Il Rinaldi non sperava nei soccorsi umani, ma solo nell’aiuto di Dio. Mi è stato riferito, da persona degna di fede,
ora defunta, che il vescovo, chiamato a Roma presso la S. Sede dopo vari ricorsi dei canonici e dei curiali, i quali lo
accusavano di non essere all’altezza della sua missione, avesse intenzione di rimettere il mandato episcopale al papa.
«Finalmente s’è trovata la strada per liberarmi da questo peso!», avrebbe detto il vescovo al cardinale Raffaello Carlo
Rossi. Il cardinale, conoscendo il valore del vescovo, gli disse: «Il papa ti ha costretto ad andare a Rieti e a Rieti rimani».
Il vescovo con gioia se ne sarebbe andato, ma di fronte ai suggerimenti del cardinale, sembra abbia voluto seguire il suo
consiglio.
Carità verso Dio
Il fatto stesso che andò in missione per la salvezza delle anime, abbandonando i posti onorifici di Montefiascone,
manifesta tutto il suo amore verso Dio.
Massimo Rinaldi amò per amore di Dio tutti e sempre, anche i nemici.
La sua vita era un sacrificio continuo.
Se confessava sempre, per mettere le anime in grazia di Dio, dimostra con evidenza il suo orrore verso il peccato.
Escludo che in vita abbia commesso peccati mortali.
Carità verso il prossimo
Da tutto il suo contegno si rileva che mons. Massimo Rinaldi aveva una predisposizione ad amare il prossimo. Non
si perdeva mai in chiacchiere, ma scendeva subito al sodo per fare e operare. Dal contegno del vescovo e dalle testimonianze di Aniceto e di altre persone, è vero quello che di lui si dice sulla sua carità verso il prossimo.
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Aveva organizzato un ricovero presso l’episcopio per ospitare sacerdoti di passaggio, alcuni anche per diverso
tempo e sempre gratuitamente.
Il [Venerabile] servo di Dio, per visitare i malati o per portare aiuti economici, affrontava anche lunghi viaggi a piedi.
Una volta ho accompagnato il vescovo, da Sigillo di Posta, dopo che aveva fatto la visita pastorale, a Villa Camponeschi,
per la scorciatoia, perché si rendesse conto dove abitavano i fedeli.
Il promotore di giustizia, avuto il consenso del delegato vescovile, chiede al teste: È possibile che questo uomo non
avesse alcun difetto?
Il teste risponde:
Nessun difetto appariscente ho potuto notare.
Il delegato vescovile riprende il suo interrogatorio.
Il teste risponde:
Prudenza
La prudenza del [Venerabile] servo di Dio risplende anche nel suo comportamento, in occasione del falso miracolo
di Paganico. Intuiva subito le cose. Saputo il fatto si recò subito a Paganico Sabino, osservò il tutto e interrogò il parroco
e dal colloquio gli sorsero subito i dubbi, attraverso le ambigue risposte del parroco. Prese tuttavia il corporale, lo portò a
Rieti e lo recapitò alla S. Sede, per farlo esaminare. Il tutto risultò falso.
Giustizia
Da quanto ho già deposto, risulta che il [Venerabile] servo di Dio ha esercitato la giustizia sia verso Dio, che verso
il prossimo e con se stesso.
Fortezza
Nelle sue decisioni, prese al lume del codice, non tornava indietro.
Fama di santità
1. Qui non si parlava di santità, ma meravigliava il suo comportamento e tutti lo stimavano un vescovo particolare.
Dovunque è passato ha lasciato dietro di sé una traccia di santità.
TESTE N. 11 - Fernando Rossi
(CP, voll. I, pp. 199 - 215; III, p. 82)
Caratteri della testimonianza:
La deposizione è di grande interesse, perché il teste è vissuto come un familiare accanto al [Venerabile] servo di
Dio, ospite in un appartamento del vescovado dal 1925 al 1936. Si può dire completa, almeno per il tempo dell’episcopato
[Venerabile] del servo di Dio, per i fatti di cui il teste ha avuto conoscenza diretta, per informazioni ricevute da persone
conosciute, per letture di fatti da lui direttamente riscontrati. Desidera di vedere sugli altari il [Venerabile] servo di Dio,
perché ritiene che abbia esercitato in modo eroico tutte le virtù cristiane. Il teste, attraverso una lunga e ben articolata
deposizione, tenta una ricostruzione della vita del [Venerabile] servo di Dio sulla base delle sue esperienze e della testimonianza di persone degne di fede da lui ascoltate e di letture direttamente controllate. Sono ancora vivi in lui le manifestazioni
di amore che il [Venerabile] servo di Dio aveva per il culto eucaristico, per la preghiera, l’impegno che mostrava nell’esercizio delle virtù dell’umiltà e della penitenza e nell’approccio col popolo.
Scheda del teste
Cognome: Rossi — Nome: Fernando — Paternità: Mario — Maternità: Giulia Nicolò — Data di nascita: 24 giugno
1906 — Luogo di nascita: Rivodutri — Residenza: Rieti — Stato civile: coniugato — Religione: cattolica — Professione:
pensionato — Studio: diploma di maturità elementare (1916) — Parente con il S. d. Dio: no — Tipo di conoscenza: de visu
— Periodo: dal 1925 al 1941 — Teste: de visu. Per i dati biografici si è servito del dépliant compilato per l’occasione
dell’apertura del processo — Indirizzo: Via degli Elci n. 3, Rieti.
Ad interrogatoriorum testis respondit:
Vita del Servo di Dio
Mons. Massimo Rinaldi nacque a Rieti il 24. 9. 1869. I suoi genitori furono: Giuseppe e Barbara Marinelli. Restò
orfano di madre a circa 4 anni. Ebbe come fratelli: Alessandro, Anatolia e Edoardo. [...]. Ho sempre sentito dire che
all’educazione del [Venerabile] Servo di Dio si premurò lo zio Don Domenico Rinaldi.
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[...]. Non so quali scuole abbia frequentato. [...]. Ho sentito raccontare che era un carattere forte. Si è detto che da
fanciullo fu molto virtuoso con particolare dedizione alle persone povere. [...]. Ho sentito raccontare che cominciò a
frequentare il Seminario come esterno e che alla sua formazione pensava lo zio Domenico. [...]. So che celebrò la sua
prima Messa il 16 luglio 1893 nella Chiesa di S. Giovenale. Per la sua esperienza a Ornaro e S. Martino ne ho sentito parlare
che fu molto proficua. Per quanto riguarda Greccio ho sentito raccontare di lui dal domestico Aniceto. Quanto zelo ebbe
Don Massimo durante quel periodo!
Un fatto aneddoto raccontato da Aniceto è quello che più volte lo ha sentito in cantina a parlare forte come predicare
al suo popolo. Anche per Montefiascone Aniceto ci raccontava i vari episodi della vita vissuta colà da Don Massimo fino
a che prese il volo per Piacenza, senza avvertire nessuno.
Per quanto riguarda la vocazione religiosa del [Venerabile] Servo di Dio e sulla vocazione Scalabriniana ho sentito
raccontare ed ho letto molto su quanto è stato scritto di Lui. Mi sono convinto della sua grande passione per la vita
Missionaria. [...].Conosco che nell’agosto 1924 Don Massimo Rinaldi venne nominato Vescovo di Rieti e che la notizia
gli fu portata personalmente dal Card. De Lay. Fu consacrato il 19 Marzo 1925 per le mani del Cardinale Raffaele Merry
Del Val. Posso accertare che fin dal primo momento Mons. Rinaldi ebbe tanta cura per l’Azione Cattolica specialmente
per i giovani. Volle riservare per loro l’appartamento attiguo al Vescovado affidando l’incarico di Assistente al Canonico
Don Giuseppe Donati. Cosa dire per il Seminario? Mons. Rinaldi curò la restaurazione, fece costruire un complesso di
fabbricati adiacenti per ricavarne i mezzi per il sostentamento dei Seminaristi. Quanta cura ebbe per l’assistenza spirituale dei giovani! Ho avuto anch’io un nipote in Seminario negli anni ’30 e Mons. Rinaldi intervenne alle spese di retta
in quanto mio fratello, da poco restato vedovo, non era in condizioni di sostenere quanto era richiesto. Mons. Rinaldi
innamorato di S. Francesco fece redigere il monumento al Santo nell’anno centenario della morte. Lavorò molto per il
restauro del Palazzo dell’Episcopio. Ancora mi pare di sentire gli scalpellini lavorare le pietre essendo io impiegato al
Banco di Roma vicino alle volte del Vescovado. Lavorò indefessamente per la costruzione della colonia S. Antonio
perché voleva dare asilo alle povere vecchiette, così mi diceva, e alle orfanelle. Era coadiuvato da Mons. Guglielmo
Grassi, Abate di Marino, col quale si vedeva spesso ed era amico e ammiratore dell’opera che Mons. Grassi svolgeva
nella sua Marino Laziale.
Circa la vicenda del trasferimento delle Clarisse di S. Filippa Mareri so che per la costruzione della diga l’antico
monastero dovette trasferirsi nella nuova sede entro il paese e che Mons. Rinaldi era molto interessato a che tutto si
risolvesse a favore del monastero che in seguito visitò più volte.
Ricordo la vicenda del monastero di S. Fabiano così sommariamente ma non saprei precisare oggi i particolari.
Mons. Rinaldi ha avuto una grande carità e comprensione. So che aveva tanta pazienza in tutto ciò che gli capitava ma so
anche che quando decideva, ritenendo un fatto di giustizia, era inflessibile.
Mons. Rinaldi si dedicò all’edizione del giornale «L’Unità Sabina» che curava personalmente sacrificando anche le
ore della notte. Quante corse mi ha fatto fare alla stazione ferroviaria a spedire il materiale perché arrivasse in tempo al
mattino seguente alla tipografia di Marino ove veniva stampato. Alla stampa in genere dava somma importanza ritenendola
una valida forma di apostolato.
Mons. Rinaldi visse la sua vita spirituale in modo esemplare. Lo si ammirava quando si incontrava assorto quasi in
continua contemplazione sempre con la corona del rosario in mano. Era innamorato della SS. Eucarestia e mi diceva che
se fosse possibile bisognerebbe ricevere la Comunione più di una volta al giorno. Il suo impegno apostolico era tale che
sacrificava ogni cosa per correre ove c’era maggior bisogno. Durante gli anni in cui gli sono stato vicino l’ho visto sempre
lieto, in lui traspariva aspetto giovanile.
A questo punto desidero attestare di essere molto grato a Mons. Rinaldi per avermi procurato di sua iniziativa il
lavoro al Banco di Roma di Rieti. Egli già mi conosceva per il tramite dell’allora mio Parroco di Rivodutri, Don Filippo
Faccio, che spesso accompagnavo in Vescovado. Toccò a me offrire a Mons. Rinaldi un magnifico servizio di posate in
argento il giorno della sua consacrazione Episcopale, a nome della Parrocchia di Rivodutri. Mons. Rinaldi gradì molto il
pensiero, mi abbracciò e mi disse di farmi vedere spesso perché doveva darmi degli incarichi. Mons. Rinaldi mi offrì
subito alloggio in Vescovado il giorno della mia assunzione al Banco di Roma, 9 Settembre 1929 e vi sono rimasto fino al
14 Settembre 1936 giorno del mio matrimonio. Mons. Rinaldi volle celebrare le nozze d’oro dei miei genitori a Rivodutri
il 2 febbraio 1936 e così il mio matrimonio sempre a Rivodutri il 14 settembre 1936.
Malattia e morte del [Venerabile] Servo di Dio
Lo stato di salute del [Venerabile] Servo di Dio mi è sembrato sempre ottimo. Alle volte appariva affaticato e stanco
dovuto all’eccessivo lavoro. Non credo che il suo modo di vivere austero abbia nociuto alla sua salute. L’ultima sua
malattia è stata quella dei referti medici. Aveva una buona vista da leggere e scrivere senza occhiali. Ho seguito con ansia
il decorso della sua malattia a partire da Antrodoco e poi a Roma. Mi è stato riferito che ricevette i Sacramenti in piena
conoscenza. Il [Venerabile] servo di Dio morì il 31 maggio 1941, alle ore 22,35.
La sua tumulazione avvenne al Cimitero di Rieti nella tomba di famiglia accanto a quella dello zio Domenico già
Vescovo di Montefiascone.
[...].I [Venerabile] l servo di Dio ebbe sempre il desiderio della perfezione. Visse una vita da penitente. Un mattino
lo accompagnai dalle Suore Mantellate presso l’Asilo vicino a S. Chiara e dopo la S. Messa quando le Suore offrirono il
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caffè vuotò la sua tazzina nel vasetto di verde che si trovava sopra il tavolo insegnandomi a fare il fioretto, mentre volle che
io sorbissi per intero il caffè [...].
Una iniziativa particolare del [Vnerabile] Servo di Dio fu quella dei Ritiri spirituali mensili per gli uomini svolti in
Cattedrale ogni mese. Vi parteciparono fino a 400 e più uomini alla S. Messa e Confessione. Certo non mancavano i
Confessori [...]. Durante le visite pastorali non voleva onori. Desiderava solo che tutti si accostassero ai Sacramenti della
Confessione e Comunione mettendosi egli stesso al Confessionale. [...].
Gli stava molto a cuore il decoro della Casa di Dio. Quando arrivava nei Paesi metteva via i fiori finti dagli altari ed
altri ninnoli. Voleva i fiori freschi e tanta pulizia specialmente nelle tovaglie, nei paramenti e oggetti sacri. Era capace di
prendere la scopa e pulire egli stesso il pavimento e così via [...].
Penso che sia nato, come si dice, per la predicazione che poi era una catechesi. In Cattedrale quando era in Sede,
scendeva a predicare alla Messa di mezzogiorno alla domenica. Alle volte era duro alzando il tono di voce quando doveva
difendere una causa giusta. Ci teneva poi a far venire valenti predicatori in occasione delle festività speciali, S. Barbara, S.
Antonio e Quaresimali in Cattedrale [...].
Mons. Rinaldi ebbe una grande devozione per il papa. In ogni circostanza ne parlava con entusiasmo e ammirazione. Conosco la lotta violenta scatenata dal regime fascista contro l’A. C. quando si controllava persino sulle cerimonie
delle Chiese, stando attenti alle omelie e persino agli oremus nella Messa. Furono proibite le Processioni del Corpus Domini
e di S. Antonio. A questa però vinse la grande devozione del popolo tanto che le Autorità decisero di autorizzarla. Mons.
Rinaldi vi partecipò in nigris a piedi scalzi con una corda ai fianchi. Questo fatto destò meraviglia, commozione e ammirazione tra i fedeli ma non dai gerarchi fascisti [...].
Di fronte alle prove, e quante ne ebbe!, mantenne sempre tanta serenità confidando in Dio solo. Mons. Rinaldi a
causa di necessari lavori intrapresi specialmente per il seminario si trovò spesso in difficoltà di far fronte ai pagamenti. Il
suo conto corrente al Banco di Roma, ove io ero in servizio, risultava spesso scoperto, ma veniva compreso dai miei
Dirigenti e aiutato nei limiti consentiti. Io mi interessavo in parte dei suoi problemi finanziari. Quando apriva la corrispondenza e dentro qualche busta vi trovava danaro liquido (allora succedeva perché non c’era pericolo di furti), mi chiamava
e subito provvedeva a fare versamento o pagamento ringraziando la Provvidenza che aveva pensato a Lui. Le spese più
elevate sono state per la Colonia Agricola, per le orfanelle e vecchiette oltre il Seminario [...].
Con il Beato Don Orione ebbe una intima amicizia. Sentii raccontare che un giorno incontrandosi in Piazza S. Pietro
all’atto di salutarsi affettuosamente caddero in ginocchio l’uno e l’altro per umiltà e nessuno dei due riusciva ad alzarsi per
primo. Nel 1923 una mia cugina Sr. Maria Agata entrò a farsi Suora tra le Figlie di Don Orione, vestita dalle Mani del Beato
Padre: è rimasta per 50 anni fino alla sua morte. Mi ha raccontato quanto Don Orione stimasse Mons. Rinaldi ritenendolo
fin da allora un vescovo esemplare [...].
Sono convinto che il [Venerabile ] Servo di Dio amò con tutto il suo cuore Dio, anzi «Domine Dio» come si
esprimeva sovente. Ne ha data sincera testimonianza e ne ha lasciato vivo ricordo. Per quanto è a mia conoscenza dichiaro
che il [ Venerabile] Servo di Dio fu fedelissimo all’osservanza dei doveri della Chiesa e del proprio stato. Al primo posto
metteva Dio e poi il resto [...]. Ebbe sempre orrore al peccato, di ogni colpa anche più piccola. Pertanto amò immensamente i peccatori e restava volentieri al Confessionale, nonostante fosse Vescovo [...].
La sua vita fu di penitenza e mortificazione. Da quando l’ho conosciuto e cioè dal 1925 ho sentito dire che il suo
letto è stato molto duro. Dal 1929 al 1936, anni in cui gli sono stato vicino, perché dormivo in Vescovado, Mons. Rinaldi
riposava nelle poche ore della notte sopra una cassa in una cameretta senza finestra, separata da una tenda che poi dava in
una grande stanza che dava luce alla cameretta di Mons. Rinaldi. C’era anche una rete carica di libri e giornali.
In una mia relazione a parte ho citato che Mons. Rinaldi ospitò Sacerdoti giovani e studenti. Ricordo Don
Antonio Scafati, Don Vittorio Giusto, Don Giuseppe Durastante, Don Ziliani, Don Silvio Verna e i giovani dell’opera di
Mons. Grassi: (Piccoli Discepoli) Ing. Negroni, Mauro e Giaccone. Sacerdoti e giovani mangiavano e dormivano in
Vescovado gratuitamente, alcuni per più anni fino a 5. Io ho soltanto dormito per sette anni gratuitamente, ma non
posso negare che quando arrivavo durante la cena, Mons. Rinaldi si preoccupava se avessi mangiato e voleva che
accettassi qualcosa con loro.
Il [Venerabile] Servo di Dio perdonò generosamente anche ai Sacerdoti per tanti dolori che gli procuravano. Una
volta scrisse così: (ad un Sacerdote) «Le piccole croci che il Signore ti manda si ripercuotono sulle mie spalle». Sopportava tutto per amore di Dio. La sua contentezza era quando poteva fare del bene alle anime. Sopportava con tanta carità il
domestico Aniceto che era avanti in età ma che naturalmente era fastidioso. Entrambi si volevano tanto bene. Mons.
Rinaldi quando avvivava tardi e i cancelli del Vescovado erano chiusi preferiva dormire anche su un gradino anziché
svegliare il suo Aniceto. Ho già riferito come una sera tardi bussò alla Caserma dei Carabinieri di fronte al Vescovado e si
adagiò alla meglio al Corpo di Guardia con grande stupore del carabiniere di piantone. Mi consta che il [Venerabile] Servo
di Dio affrontava lunghi e disagevoli viaggi con mezzi di fortuna, e a piedi per visitare i malati e portare roba. Fu sempre
pronto ad esercitare opere di misericordia corporale e spirituale. La carità e povertà e umiltà costituì una sua nota caratteristica di santità: visse umile, donando tutto ciò che aveva ricevuto [...].
È vero che Mons. Rinaldi sembrava tutto fuoco, di carattere ardente. Camminava sempre a passo svelto quasi di
corsa. Difficile lo stargli dietro. Aveva sempre fretta. Ho sentito molto raccontare della sua vita di missione, so che anche
in Sede o presso i Parroci in Diocesi, non voleva preferenze ma si adattava a quello che trovava, fosse stato un pezzo di
pane e companatico [...].Fino alla vecchiaia dormì sempre sulle tavole [...].
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Era talmente preso dal lavoro del suo giornale «L’Unità Sabina» che non si curava nemmeno di mangiare. Alla sera
a tarda ora io lo aspettavo in sala da pranzo accanto al caminetto ove gli mantenevo il piatto caldo che il domestico gli
aveva lasciato, lo chiamavo e poi restavo in sua compagnia provandomi di farlo mangiare il più possibile. Di sera beveva
volentieri un bicchiere di vino e poi si ritirava. Preciso però che quando non aveva seri impegni veniva a cena insieme alle
persone che ho citato innanzi e poi si recitava il rosario. Mi pare ancora di vederlo inginocchiato su una sedia curvo, con
le mani appoggiate sul tavolo. Ogni tanto si addormentava; bisognava scuoterlo [...].
Il [Venerabile] Servo di Dio godé fama di santità in tutti i ceti sociali. Il giorno 7 settembre 1929 quando non ci
pensavo affatto, Mons. Massimo Rinaldi mi scrisse di presentarmi subito da Lui. Il Direttore del Banco di Roma si era
rivolto al Vescovo per completare l’organico del Personale da assumere in occasione dell’apertura della Filiale di Rieti.
Mons. Rinaldi pensò a me e mi presentò al Direttore Vizzardelli. Appena questi mi vide mi disse di prendere subito servizio,
ossia il lunedì successivo perché quel giorno cadeva di sabato. Mi fissò anche l’orario delle 8. Infatti mi presentai ma con
20 minuti di ritardo perché non avevo altro mezzo che la diligenza postale trainata dal cavallo. Il Direttore non mi ricevette;
anzi mi cacciò via a malo modo perché non ero stato puntuale all’orario. Ebbe una cattiva impressione dei reatini ritenuti
non puntuali. Rimasi di stucco e corsi dal Vescovo piangendo (avevo solo 23 anni). Mons. Rinaldi comprese, mi abbracciò, mi benedisse e mi invitò a tornare in Banca perché il Direttore mi avrebbe perdonato. Così avvenne. Tornai a ringraziare il Vescovo che mi disse: «Ora dobbiamo pensare ad alloggiare questo figliolo perché non ha mezzi per andare e venire
dal paese, Rivodutri». Difatti mi assegnò subito una branda uso militare collocata al secondo piano del Vescovado sotto
un’ampia scala di passaggio e lì ho dormito per lungo tempo fintanto che Mons. Rinaldi mi provvide una cameretta
ricavata da una grande stanza dove dormivano Don Giusto e Don Giuseppe Durastante. Ci sono restato per 7 anni
gratuitamente fino al giorno del mio matrimonio 14. 9. 1936.
Il giorno 31 maggio 1966 il nipote di Mons. Rinaldi, Alberto, venne con la sua macchina a prendermi a casa per
andare al Cimitero per la traslazione della Salma di Mons. Rinaldi alla Cattedrale. Proprio in quel momento il fattorino
telegrafico mi consegnò un espresso della Direzione Centrale del Banco di Roma col quale mi comunicavano l’assunzione
di mio figlio Mario al Banco in mia sostituzione in quanto io avevo raggiunto i limiti di età 60 anni. Questi due fatti li ritengo
straordinari dovuti ad una speciale grazia del [Veverabile] Servo di Dio Mons. Rinaldi a cui debbo perenne riconoscenza.
Note particolari alla scheda d’interrogatorio
per il Processo Diocesano del Servo di Dio Mons. Massimo Rinaldi
Mons. Rinaldi aveva disposto di mettere una cassettina sopra un tavolo accanto alla Sua Cappella privata con dentro
monete spicce per i poveri che giornalmente venivano a chiedere elemosina. Incaricato era il domestico Teodoro. Quando
il danaro finiva, bussava dal Vescovo e subito veniva rifornito. Passava il tempo e Mons. Rinaldi si accorse che il domestico Teodoro non era più affidabile. Dopo aver riflettuto, con tanta pazienza e delicatezza del caso, dovette licenziare il
Teodoro senza che nessuno ne conoscesse la vera causa.
A questo punto voglio ripetere che Mons. Rinaldi è stato un grande risparmiatore. Diceva che ogni piccola cosa,
fosse un pezzo di carta o uno spago poteva servire. Consigliava sempre di stare accorti e vivere modestamente. Per sé non
spendeva nulla mentre per gli altri, se necessario, era sempre pronto a fare sacrifici.
Note aggiunte alla scheda d’interrogatorio
per il processo Diocesano del [Venerabile] Servo di Dio Mons. Massimo Rinaldi
Alla pagina n. 2 (capoverso 6) della scheda d’interrogatorio riguardante il Monastero delle Clarisse di S. Fabiano mi
sono espresso sommariamente senza precisare i fatti che non ricordavo. Dal volume: Società, culto dei martiri e monasteri, di Mons. Giovanni Maceroni, ho letto attentamente sulle pagine che si riferiscono al suddetto Monastero e mi sono
ricostruita la vicenda nei minimi particolari che fanno fede alla storia. Quelle Suore, o almeno alcune di esse, purtroppo
non seppero capire l’iniziativa del Santo Vescovo che le invitava alla vita contemplativa sì, ma anche a quella attiva che
avrebbe procurato loro un migliore sostentamento. Mons. Rinaldi soffrì molto per la ribellione, se così si può dire, di
quelle religiose, anzi si adoperò sempre a venire incontro a loro usando misericordia fino ai limiti del possibile.
Mons. Rinaldi ebbe tanto a soffrire anche da parte di alcuni Sacerdoti che tentavano di ostacolare la sua opera di
Missionario anche a Rieti. Mi riferisco in particolare ai suoi più vicini collaboratori di Curia. Cito il Canonico Campelli che
fu Cancelliere Vescovile, il Canonico Morichini e Canonico Veronesi Amministratori. Cito Don Lucio Grillo Parroco della
Chiesa Nuova, Don Umberto Tarani Cappellano del Cimitero e parente del Vescovo Rinaldi. Il canonico Campelli venne a
Rieti richiesto dal Vescovo del tempo Mons. Francesco Sidoli, assumendolo come Segretario e poi Cancelliere. Lo stesso
Can. Campelli, assistente delle Suore Clarisse del Monastero di S. Lucia, come Cappellano, aveva creato un po’ di confusione per il fatto che Mons. Rinaldi aveva richiesta la collaborazione di 3 Suore per adibirle al servizio Sociale presso lo
Stabilimento della Supertessile dove avrebbero guadagnato per far vivere meglio il Monastero. Non credo che i Sacerdoti
suddetti ignorassero il fine su quanto Mons. Rinaldi voleva sempre a fin di bene, ma perché egli dava fastidio per l’impronta nuova, umile, privata del Vescovo. In sostanza non l’hanno capito. Non così però nella grande maggioranza del Clero
che stimava ed amava il Suo Vescovo.
Stando così le cose Mons. Rinaldi si guardò bene di andare avanti con persone siffatte e dopo matura riflessione
ritirò il mandato ai curiali. Nell’anno 1929 pregò Mons. Carlo Bragoni che era Parroco a Cantalice, ad assumere l’incarico
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di Vicario Generale della Diocesi di Rieti. Nel 1931 invitò Don Bernardino Gianferri, Parroco di Cittareale ad assumere
l’incarico di Cancelliere Vescovile che ricoprì fino alla sua morte 1947. Successivamente nominò amministratore Don
Ercole Francesconi già Parroco di Labro.
Mons. Rinaldi si provvide anche di un Sacerdote Scalabriniano, Padre Luigi Ziliani, persona intelligente, colta ma
che aveva preso un po’ la mano nella gestione del Palazzo Vescovile. Fu Segretario del Vescovo e anche qui chi lo voleva
e chi no perché dipendeva da lui progettare e risolvere cose che non riguardavano direttamente il Vescovo. Non finirei se
dovessi descrivere ciò che sente il mio cuore sulla fama di Santità del [Venerabile] Servo di Dio Mons. Rinaldi. Lo vedevo
stanco e affaticato ma non voleva riposare. La sua giornata oltre ai vari impegni era: «studio, lavoro e preghiera». Fu il
Vescovo di tutti ma avendo scelto la via dell’umiltà predilesse i poveri e il popolo. Era ammirato da tutti specie quando
usciva da solo per recarsi al Seminario o altrove; la gente gli correva incontro per baciargli la mano. Mi ricordo quando
entrava al Banco di Roma, spalancava le due vetrine a vento, salutava con le braccia aperte e si infilava presso la Direzione.
Io ero lì in servizio e tutti facevamo a gara per trattenerlo, ma aveva sempre fretta. Quando lo colpì il male la gente si
affannava a chiedere notizie. Tutti speravamo che per la sua forte fibra si fosse ripreso. Peccato che oggi non ci sono più
i molti che lo hanno conosciuto per risentire dalla viva voce quanto in vita si diceva di Lui. Troppo tempo si è lasciato
trascorrere in silenzio, in 50 anni dalla Sua morte si è fatto troppo poco. La Sua tomba dovrebbe essere un giardino di fiori
e luci, almeno vista dall’esterno. Mi conforta il fatto che in silenzio tanta gente passa, sosta e prega, nella Cappella della
Cattedrale ove sono le Sue Sante Spoglie.
TESTE N. 12 - Enzo Picciolini
(CP, voll. I, pp. 216 - 220; III, p. 828)
Caratteri della testimonianza:
La deposizione, pur non presentando elementi di particolare interesse, è tuttavia utile per conoscere la fama di
santità diffusa e il modo di vivere semplice del vescovo Rinaldi.
Scheda del teste
Cognome: Picciolini — Nome: Enzo— Paternità: fu Ugo — Maternità: fu Turilli Elisabetta — Data di nascita: 9. 2.
1910 — Luogo di nascita: Rieti — Residenza: Rieti — Stato civile: coniugato — Religione: cattolica — Professione:
intagliatore pensionato — Studio: seconda tecnica — Parente con il S. d. Dio: no — Tipo di conoscenza: de visu —
Periodo: dal 1924 al 1941 — Indirizzo: Via Paolessi, 107, Rieti.
Ad interrogatorium testis respondit:
Il delegato vescovile legge al teste le domande del questionario sulla fama di santità del [Venerabile] servo di Dio.
Il teste risponde ai seguenti numeri:
Mons. Rinaldi si staccava da tutti i vescovi da me conosciuti, per la sua vita esemplare era ritenuto da tutti un santo
vescovo. Mi risulta che, tra il popolo, è stata presa con la massima soddisfazione l’introduzione della causa di santificazione
del [Venerabile] servo di Dio. Ricordo che per la solenne commemorazione del 40o della morte del [Venerabile] servo di
Dio ci fu una grande partecipazione di popolo.
Le dichiarazioni, poche e modestissime che mi accingo a riferire, a onore e gloria di mons. Massimo Rinaldi sono
sincere e non di parte, il ricordo di questo illustre e santo uomo merita la più alta nostra considerazione. Ebbi modo di
conoscere il nostro vescovo nello stabilimento per mobili dei fratelli Nicoletti ove io lavoravo in qualità di intagliatore in
legno e con me lavorava Alberto Rinaldi, nipote di S.E.; essendo il [Venerabile]servo di Dio parente dei proprietari, di tanto
in tanto veniva in stabilimento a far visita e si soffermava volentieri nel nostro reparto dandoci consigli e avvertimenti con
tanto calore umano esortandoci a essere buoni e onesti cittadini e sopratutto devoti al Signore e alla Madonna. Eravamo nel
periodo pre natalizio e come di consueto il [Venerabile] servo di Dio venne in stabilimento e pregò il nipote Alberto e il
sottoscritto a recarci, dopo il lavoro, in cattedrale per poter aiutarlo a costruire il presepio. Ben felici di questa ambita
richiesta, la sera puntualmente andammo e durante il lavoro rimasi sorpreso come un vescovo lavorasse manualmente con
tanta tenacia e abilità, a una mia osservazione mi disse che quando era missionario in Brasile tanto lavoro aveva eseguito;
ogni volta che a noi si rivolgeva ci chiamava figli miei cari. Si fece tardi, e al termine del lavoro con tanto affetto e
insistenza ci invitò a cenare con Lui, la cena fu molto modesta, e in quella occasione ebbi modo di vedere la cassapanca
ove dormiva. Ricordo ancora i festeggiamenti che furono fatti in Rieti il giorno che il [Venerabile] servo di Dio in forma
ufficiale entrò a Rieti per la consacrazione episcopale. Spesso si incontrava per le vie il nostro vescovo, poche volte
accompagnato dal segretario o da un sacerdote. L’abbigliamento non rispecchiava il suo grado, la sua modestia gli faceva
quasi nascondere le insegne del suo grado, la croce pettorale la teneva nascosta sotto le sue mani e solo l’anello era visibile
che ci permetteva di baciare ritirando frettolosamente la mano, l’abito era modestissimo di stoffa comune e le scarpe
spesso avevano necessità di una riparazione. A prima vista sembrava un uomo rozzo causa la sua voce forte e cupa, invece
trattandoci ci si accorgeva subito che dimostrava intelligenza bontà e benevolenza qualità che tutti i cittadini di Rieti e oltre
gli riconoscevano. Tanta commozione tutti provammo nel vedere il nostro vescovo partecipare alla processione di S.
Antonio a piedi nudi. Virtù eccezionali di cui solo uomini eccezionali che il Signore ci dona e che da noi sono da prendere
a esempio per meditare.
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PADRE, MAESTRO E PASTORE 25 GIUGNO 2014
Preghiera
Per la beatificazione del Venerabile Massimo Rinaldi
e per chiedere grazie per sua intercessione
Signore Gesù Cristo,
che hai dato alla Chiesa di Rieti come Vescovo
il Venerabile Massimo Rinaldi,
convinto annunciatore del Vangelo
e pastore ricco di sollecitudine apostolica e missionaria,
ascolta le nostre preghiere:
fa’ che la Chiesa reatina
abbia sempre sacerdoti
pieni di amore per il tuo popolo,
semplici e distaccati dalle cose del mondo,
credibili e gioiosi araldi del tuo Vangelo.
Donaci la gioia di vederlo
tra coloro che la Chiesa addita
come testimoni esemplari
da imitare e venerare.
La sua presenza spirituale
continui a sostenere il cammino della nostra Chiesa
e di quanti si rivolgono a lui
fiduciosi nella sua intercessione.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
Rieti, 19 dicembre 2005
+ DELIO LUCARELLI
Vescovo
RINGRAZIAMENTI E COMUNICAZIONI
Immagine del Venerabile con reliquia ex indumentis
Il Venerabile
Massimo
Rinaldi in visita
alle missioni del
Rio Grande del
Sud (Brasile).
(Fotografia,
dalla
pubblicazione
della diocesi di
Rieti, in La
memoria di
Mons. Massimo
Rinaldi. Nel X
anniversario del
suo transito,
Rieti, 31 maggio
1951, s.n.e.
AUVR, AMR,
busta n. 1,
Documenti
ricevuti, fasc. n.
5, Mons.
Massimo
Rinaldi)
«Padre, Maestro e Pastore».
La Redazione di «Padre, Maestro e Pastore», ringrazia i devoti che aiutano la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del
Venerabile Massimo Rinaldi.
Chi desidera inviare offerte può usare il c/c postale n. 10068021
intestato a: Istituto Storico «Massimo Rinaldi», Settore di
Causa di Canonizzazione, Curia Vescovile, Via Cintia, 83-02100
Rieti.
Si accettano scritti e fotografie riguardanti il Venerabile Massimo Rinaldi, da inviare alla Redazione di «Padre, Maestro e
Pastore». Il detto materiale, anche se non pubblicato, non si
restituisce. Ogni collaborazione si intende a titolo gratuito.
Il periodico «Padre, Maestro e Pastore» è gratuito.
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rice-vute, rivolgersi a: S.E. Mons. D. Lucarelli, vescovo di Rieti,
o a Mons. G. Maceroni, Curia vescovile - Via Cintia, 83 - 02100
Rieti - tel. 0746/253636. Fax 0746/200228.
E-mail: [email protected]
Internet: www.massimorinaldi.org
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La Direzione.
Periodico fondato da Mons. Giovanni Maceroni. Anno XXI, n. 2, 25 giugno 2014. Registrazione del Tribunale di Rieti,
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