Le risorse per la buona scuola

Transcript

Le risorse per la buona scuola
Le risorse per la buona scuola, pubbliche e private a cura di Norberto Bottani, Parigi 12 ottobre 2014 Non leggerò e non commenterò il documento governativo sulla buona scuola. Non ne ho nessuna voglia, non credo più ai discorsi che vengono dal potere. In ogni modo le mie posizioni sulla scuola sono note. Basta andare nel mio sito www. oxydiane.net per conoscerle. Le risorse necessarie per migliorare l’apparato scolastico non sono finanziarie. Ci sono paesi nel mondo che spendono moltissimo per l’istruzione statale come per esempio gli Stati Uniti oppure la Svizzera e che hanno scuole con risultati appena decenti. I risultati che si conoscono e che si comparano sono quelli delle indagini internazionali sulle competenze nella comprensione dei test, sulla cultura matematica o la cultura scientifica e di tanto in tanto su altri soggetti alla moda come la capacità a risolvere problemi oppure la cultura finanziaria ed economica alla fine della scuola dell’obbligo. Questi test non sono perfetti ma sono perfettibili. Non è facile né organizzarli né svolgerli. Però le informazioni che producono su vasta scala sono attendibili; In genere si tratta di test o prove standardizzate accompagnati da questionari per gli studenti e per i dirigenti scolastici. Da alcuni anni ci sono questionari anche per le famiglie o i tutori degli studenti. Le indagini più note sono quelle per i quindicenni ossia per gli studenti che nella maggior parte dei sistemi scolastici arrivano alla fine dell’obbligo scolastico, indipendentemente dall’anno scolastico che frequentano, ma ci sono anche prove standardizzate per studenti di otto o nove anni, indipendentemente dalla classe che frequentano e test per la popolazione adulta nella fascia di età dai 16 ai 65 anni. Questi ultimi test come per esempio il test PIAAC dell’OCSE sono a mio parere i più interessanti ma anche i più costosi e i più difficili da preparare e somministrare. Non a caso finora se ne sono fatti solo tre. L’Italia ha partecipato ai tre test ed ogni volta i risultati italiani sono stati disastrosi. Tutte le informazioni che si raccolgono con queste indagine son ben lungi dall’essere precise ma in ogni modo tutte queste prove su vasta scala convergono su alcuni punti che sono più o meno commentati , ossia che : •
•
Le risorse spese per la scuola non sono sinonimo di qualità; Gli insegnanti non sono il pilastro della buona scuola Questo secondo punto è il più sorprendente perché è in contraddizione sia con la teoria pedagogica generalmente condivisa nella formazione di base degli insegnanti e nei discorsi politici sull’istruzione statale, sia con le chiacchiere da bar. Il dogma al quale tutti credono è proprio questo: la buona scuola è fatta dal buon docente. E’ difficile ammettere questa conclusione e proclamarla perché ci sono molti insegnanti che si danno da fare per insegnare nel migliore modo possibile, per non perdere la faccia, per aiutare i loro studenti ad apprendere il sapere scolastico che non è il sapere ma è l’insieme di conoscenze che si utilizza per fare carriera nel privato e nel servizio statale , per trovare un posto di lavoro, per superare i concorsi. Ci sono però anche molti insegnanti che per un sacco di motivi non si preparano come si dovrebbe e che non ascoltano i loro studenti, anzi non li vedono nemmeno anche se se li trovano in faccia giorno dopo giorno. Dunque si deve concludere che la buona scuola non è il frutto di un ricettario e nemmeno di molte risorse, siano queste umane o finanziarie. Allora cosa è che fa la buona scuola ? La buona scuola è una questione di organizzazione e di cultura. Occorre una eccellente capacità organizzativa e un’intesa culturale tra tutte le parti sociali per condividere un patrimonio culturale di base comune. Purtroppo in Italia, in questo momento, entrambe le condizioni difettano. Non esiste una grande capacità organizzativa del servizio pubblico statale e nemmeno una forte cultura condivisa comune. E’ inutile proporre espedienti e succedanei per sperare di avere una buona scuola. Mi limito ad un accenno alla cultura amministrativa che in Italia è in grande ritardo e che si confonde quasi sempre con la pignoleria. Personalmente sono favorevole alla decentralizzazione del sistema scolastico italiano e allo smantellamento del ministero dell’istruzione pubblica. Ma anche questa opzione è secondaria se non esiste una forte capacità organizzativa a livello regionale o locale. Orbene questo rispetto della buona amministrazione del servizio statale d’istruzione è essenziale. Se esiste, gli insegnanti decenti diventano buoni, progrediscono perché sono ben guidati, perché l’organizzazione che li governa non pasticcia. Si è ancora ben lungi da questo obiettivo che del resto non è irraggiungibile, non è molto più costoso del modulo di governo vigente del sistema scolastico.