Io, docente da New York a Napoli

Transcript

Io, docente da New York a Napoli
CRONACA
Stampa
Stampa senza immagine
Chiudi
LA STORIA
«Io, docente da New York a Napoli»Il prof che seleziona i
migliori cervelli
Lattanzi e le ricerche sulla risonanza: «Una studentessa casertana con me negli Usa»
Vincenzo Pascale
Da Porto Sant’Elpidio (Marche) a
Bologna, poi la laurea in ingegneria
biomedica al MIT di Boston, la
docenza di Radiologia alla New York
University, il trasferimento a Napoli
alla Federico II. «Un’esperienza
straordinaria. Sono persino
ingrassato di quattro chili in tre
settimane». Riccardo Lattanzi —
giovane docente italiano a New York
— di Napoli fino all’estate 2013 sapeva poco o niente. Poi la felice esperienza
accademica gli ha aperto nuovi scenari di ricerca e collaborazione.
Come è accaduto?
«Nel 2012 l’allora ministro della Ricerca scientifica, Profumo lancio’ il programma
Messaggeri della conoscenza per finanziare collaborazioni didattiche e di ricerca tra
professori di Atenei esteri e Università del Sud Italia. Così iniziai a cercare on line
docenti che si occupavano di argomenti di ricerca che si sovrapponevano al mio: la
risonanza magnetica. Mi imbattei nel nome della professoressa Rita Massa docente
presso la facoltà di ingegneria biomedica della Federico II. Concordammo insieme il
progetto di ricerca ed insegnamento. Venne approvato dal Ministero.La
professoressa Massa selezionò i partecipanti al corso (28 studenti). A luglio ero a
Napoli».
Con quali esiti?
«Direi straordinari. Era la mia prima volta a Napoli ed ero un po’ preoccupato. Tutto
si è risolto in una straordinaria esperienza accademica ed umana. Abitavo a Piazza
Amedeo. La mattina mi recavo alla facoltà di ingegneria ad Agnano. In metro fino ad
un certo punto, poi la professoressa Massa mi conduceva in macchina all’Università.
Era una attività molto intensa, insegnavo mattina e pomeriggio e ho avuto poco
tempo per visitare la città: ho visto poco, spesso accompagnato dalla professoressa
Massa. Ci devo ritornare».
E gli studenti?
«Bravissimi. Molto preparati. I ritmi didattici erano intensi, hanno sostenuto 10 mini
esami in 3 tre settimane. Ne ho selezionati tre tra i più bravi per lavorare sei mesi nel
mio laboratorio alla New York University. E una di loro — Carlotta Ianniello — è poi
tornata per il dottorato di ricerca».
Carlotta, ci racconti la sua esperienza ed il suo approdo a New York.
«Ho venticinque anni e sono originaria di Caserta, dove ho frequentato il liceo
Manzoni. Durante la visita accademica del professor Lattanzi ero prossima alla
laurea magistrale. Ho seguito con grande interesse le sue lezioni e sono stata
felicissima quando ho saputo che ero stata selezionata. Nel gennaio del 2014 sono
arrivata a New York, e l’esperienza di ricerca con il professor Lattanzi mi è servita
come ausilio alla mia tesi magistrale. Ho anche presentato i risultati del mio lavoro di
ricerca a due convegni. Appena rientrata in Italia ho fatto domanda di ammissione al
PhD in Biomedical Imaging alla New York University. Sono stata accettata. Lo
scorso agosto ho iniziato».
Progetti futuri?
«Per ora finire il dottorato, poi vedremo.Con il professor Lattanzi stiamo lavorando
su un progetto che mira a misurare le proprietà elettriche del corpo umano».
«Infatti — conferma il Professor Lattanzi — stiamo lavorando ad una nuova tecnica
per misurare le proprietà elettriche (conducibilità e permittività elettrica) del corpo
umano in maniera non invasiva, usando la risonanza magnetica. Abbiamo qui a New
York, un progetto finanziato dalla National Science Foundation. È anche
un’opportunità per continuare la collaborazione con Napoli, infatti con la
professoressa Massa cerchiamo di costruire dei fantocci (phantom) con proprietà
elettriche simili a quelle dei tessuti biologici per validare la nostra tecnica. Carlotta
Ianniello, che è esperta nel costruire questi fantocci, è coinvolta attivamente nella
collaborazione con la Federico II».
Carlotta. A casa come hanno preso la Sua decisione di trasferirsi a New York?
«I miei molto bene. Pur essendo figlia unica. Sto facendo quello che mi piace. I
nonni sono molti tristi. Gli manco. Per le amiche sono una base di appoggio per
venire a trovarmi a New York. Qui mi trovo molto bene».
Professor Lattanzi, differenze tra la ricerca in America ed in Italia a Napoli?
«Nel mio settore, soprattutto sulla strumentazione e su disponibilità e accesso a
finanziamenti per la ricerca. A Napoli ho trovato colleghi preparatissimi e disponibili.
Certo è un ambiente meno multiculturale di New York. Qui ci sono studiosi
provenienti da tutti il mondo. A Napoli voglio tornarci creare un progetto transAtlantico e avere continui scambi scientifici con colleghi e studiosi napoletani».
Vincenzo Pascale
24 marzo 2016 | 12:59
© RIPRODUZIONE RISERVATA