CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB(2015_05_03)

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SALUTE
Dossier
Domenica 3 Maggio 2015 Corriere della Sera
TECNO-GIOCHI
38%
La quota di bambini
al di sotto dei 2 anni
che ha già usato
un dispositivo mobile
per giocare
o guardare video
Psicologia
63%
La quota dei bambini
al di sotto degli 8 anni
che maneggia
abitualmente
smartphone e tablet
dei genitori
30%
La percentuale di bimbi
al di sotto degli 8 anni
che preferisce usare
smartphone
e tablet per leggere
72%
La quota dei ragazzini
sopra gli 8 anni
che usa smartphone
e tablet dei genitori
44%
La quota di chi
tra i 5 e i 13 anni
usa in modo costante
Internet
www
Fonte: documento Tecnologie digitali e bambini del Centro per la Salute del Bambino Onlus - Telefono Azzurro 2012
Le tecnologie digitali, a disposizione dei giovanissimi, possono
essere «pericolose», ma sono un’opportunità di accrescimento.
A patto che gli adulti non le trasformino in babysitter elettroniche
e le inseriscano in un contesto in cui non siano l’unico interesse
Tv e peso
Basta un’ora
di Tv al giorno
perché un
bimbo della
scuola materna
accumuli
grasso di
troppo: una
ricerca su oltre
11mila piccoli
presentata nei
al congresso
delle Pediatric
Academic
Societies
statunitensi
spiega che il
rischio di
sovrappeso e
obesità sale del
50-60% se si
superano
i 60 minuti
quotidiani di
TV. In media,
stando ai dati
raccolti, i bimbi
fra i 4 e
i 6 anni
guardano oltre
tre ore di Tv
ogni giorno.
C
ome passano il tempo i nostri figli durante l’infanzia e nell’adolescenza? Spesso e volentieri, e
per parecchie ore al giorno, di fronte allo schermo di un tablet, del computer, della Tv o dello
smartphone (magari della mamma). Tanto che
un recente studio statunitense sottolinea la necessità di rivedere le linee guida sull’uso di televisione e computer dell’American Academy of
Pediatrics, pubblicate oltre dieci anni fa prima
dell’arrivo dei nuovi cellulari e degli iPad.
Secondo quel documento, ormai decisamente datato, gli schermi andavano vietati ai bambini prima dei due anni di età, mentre ai più grandicelli si potevano concedere al massimo due
ore di Tv al giorno. Limiti anacronistici secondo
l’indagine attuale, condotta su oltre 2600 ragazzini fra otto e sedici anni: il 63 per cento supera
infatti la “soglia” raccomandata non perché
guarda troppi cartoni in televisione, bensì perché passa ore a giocare o sui social network, col
tablet o con il telefonino.
Le dosi «pediatriche»
per tablet e smartphone

Fenomeno da gestire
La pervasività dei
nuovi media è tale da
rendere impossibile
tenerli fuori dal
mondo dell’infanzia:
bisogna insegnare
a «usarli bene»
Una situazione analoga a quella italiana, visto
che i dati di un’indagine conoscitiva sull’infanzia
e l’adolescenza in Italia, condotta due anni fa da
Eurispes e Telefono Azzurro, mostrano che il 38
per cento dei bambini al di sotto dei due anni ha
già usato un dispositivo mobile per giocare o
guardare video, mentre a otto anni il 72 per cento maneggia abitualmente tablet e cellulari dei
genitori.
Stando ai risultati di un’analisi del Safer Internet Center Italiano (il centro per l’uso più sicuro
di Internet da parte dei ragazzi, voluto dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza), inoltre, il primo
smartphone arriva ormai a undici o dodici anni
e il 90 per cento dei ragazzini trascorre ben più
di un’ora al giorno sul web, connettendosi soprattutto dal telefonino.
Stando a un recente documento realizzato dal
Centro per la Salute del Bambino Onlus di Trieste, sì, soprattutto perché le tecnologie digitali
non sono solo “pericolose”: possono facilitare la
comunicazione, essere un’occasione di accrescimento culturale, fornire informazioni utili, a
patto di “connettersi” in modo corretto e consapevole.
«Per riuscirci è inutile mettere divieti: piuttosto, serve inserire le tecnologie digitali in un
contesto in cui non siano l’unico interesse dei
bambini e dei ragazzi, ai quali devono essere offerte altre esperienze — spiega Giorgio Tamburlini, coordinatore del documento italiano e responsabile scientifico del Centro per la Salute
del Bambino —. Lettura, musica, gioco con gli
amici, sport, da proporre ai figli come alternative all’uso della tecnologia: se fin da piccolissimi
le vivono con piacere, cresceranno consapevoli
che internet è una delle tante opportunità per
passare il tempo, ma non l’unica. Sarà naturale
non eccedere e dare il giusto spazio al digitale».
Altrettanto essenziale non usare smartphone
e tablet come babysitter elettronici: uno studio
da poco pubblicato sulla rivista Pediatrics ha
spiegato che piazzare un bambino piccolo di
fronte a un video per distrarlo o calmarlo è deleterio per il suo sviluppo sociale ed emotivo, soprattutto se diventa la norma. Quantomeno dovremmo stargli accanto e “guidarlo” nell’utilizzo, mantenendo aperto un canale di comunicazione, perché diventi un’attività condivisa e
come tale positiva. Altrimenti il rischio è quello
paventato dagli autori di una ricerca su Computers in Human Behavior, secondo cui l’onnipresenza degli strumenti digitali nelle nostre vite,
che riduce le occasioni di scambio faccia a faccia, potrebbe farci perdere la capacità di leggere
le emozioni degli altri: basta infatti togliere per
cinque giorni qualsiasi dispositivo elettronico
dalle mani dei bimbi per incrementare la loro
capacità di empatia.
«I genitori di oggi per fortuna conoscono e
usano per primi le tecnologie digitali, pertanto
per loro non è difficile “stare al passo” con i
bambini e i ragazzi — dice il pediatra Giorgio
Tamburlini —. Occorre, però, stare in guardia.
Se il figlio per stare al computer o al cellulare trascura il gioco con gli amici, e se quando lo si
chiama perché interrompa i passatempi digitali
e partecipi alla vita di famiglia non si limita a
sbuffare ma assume un atteggiamento oppositi-
Rischi
L’uso eccessivo di smartphone,
televisione, computer
può provocare insonnia, disturbi
dell’attenzione e aggressività
vo, significa che la tecnologia sta avendo il sopravvento e rischia di diventare un’attività poco
“sana”. Purtroppo i genitori sono spesso presi da
altro e non si rendono conto se un bambino o un
adolescente passa troppo tempo di fronte a uno
schermo».
Riuscirci pare invece indispensabile, visto che
ci sono ormai pochi dubbi sugli effetti deleteri
dell’uso eccessivo di smartphone, televisioni,
computer: favoriscono la sedentarietà e l’immobilità in posture spesso scorrette, con un aumento del rischio di sovrappeso e obesità, diabete, disturbi articolari; possono provocare insonnia, disturbi dell’attenzione, aggressività e
ostacolare lo sviluppo di memoria, creatività, capacità critica. Possono perfino comportare dipendenza e comportamenti a rischio.
Elena Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Videogame, il pericolo è quello
di identificarsi con il «cattivo»
D
a quando sono comparsi sul mercato, ormai qualche decennio
fa, i giochi elettronici
non hanno mai smesso di suscitare perplessità e critiche.
Su quelli violenti, poi, il dibattito è accesissimo: utili a scaricare le pulsioni negative inevitabilmente presenti in ciascuno di noi, secondo chi ne sostiene il ruolo; pericolosi
perché potrebbero scatenare
comportamenti aggressivi nella vita reale, stando ai detrattori. Uno studio recente dell’Università del Lussemburgo, condotto su 230 volontari, ha mostrato che l’effetto dipende
molto dal grado di identificazione del giocatore con il per-
sonaggio del videogame. Se nel
gioco ci si immedesima completamente nel “cattivo” di turno è poi molto più probabile
assumere atteggiamenti antisociali nella realtà.
«Se un giovanissimo tende
ad avere comportamenti discutibili, questi comportamenti
possono essere rinforzati da videogiochi in cui si punta su
brutalità e malvagità» scrivono
gli autori. Conferma i timori
una ricerca, apparsa su Jama
Pediatrics, secondo cui i giochi
dove lo scopo è uccidere o razziare rendono i bambini incapaci di comprendere le conseguenze della violenza.
«I videogame violenti hanno
effetti nefasti sui giovani, au-
mentando le manifestazioni di
aggressività e irrequietezza —
osserva il pediatra Giorgio
Tamburlini —. Anche nelle fiabe ci sono personaggi crudeli
ma è una violenza che viene
elaborata; nel videogioco invece si viene catapultati in un
meccanismo per cui si diventa
indifferenti alla ferocia finendo
per esserne conquistati. Un fascino da cui è bene tenere alla
larga bambini e ragazzini: i videogiochi violenti andrebbero
proibiti e i genitori non dovrebbero aver paura di negarli
ai figli, benché esista il pericolo
di incrementare l’attrazione
per qualcosa di vietato».
E. M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA