La Catechesi Storica di Eusebio di Cesarea Si può contare sulla

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La Catechesi Storica di Eusebio di Cesarea Si può contare sulla
La Catechesi Storica di Eusebio di Cesarea
Si può contare sulla punta delle dita il numero di generazioni che separano Gesù da Eusebio di
Cesarea. E' per questo che gli studiosi hanno sempre guardato con estremo interesse agli scritti di
questo storico cristiano vissuto tra il 265 e il 340; anche perché era vescovo di Cesarea, città della
Palestina dove convergevano informazioni orali e scritte sul cristianesimo e le sue origini. Eusebio
riorganizzò ed ampliò la ricca biblioteca fondata da Origene; viaggiando molto aveva infatti
raccolto per tutta la Palestina papiri e pergamene riguardanti la vita degli apostoli o altri
protagonisti dei vangeli, ricostruendo così una prima storia della chiesa, dal tempo di Gesù fino a
lui, quasi volesse continuare il racconto degli Atti di Luca, fornendo perfino in ordine progressivo i
nomi dei successori di Pietro e degli apostoli. Dopo 25 anni di ricerche, riuscì a portare a termine la
sua Historia Ecclesiastica grazie alla quale veniamo a conoscere un'infinità di dati preziosi che
altrimenti sarebbero andati perduti. Fu la prima organizzata enciclopedia del sapere cristiano,
composta da dieci libri in lingua greca, quasi tutti scritti quando ancora non era terminato il periodo
delle persecuzioni romane, durante le quali aveva visto uccidere i suoi compagni di fede o
decapitare i suoi maestri. All'inizio del Libro I, Eusebio con grande umiltà avvisa i suoi lettori: “Da
questo momento l'argomento richiede l'indulgenza dei benevoli lettori, perché, lo ammetto, è fatica
superiore alle mie possibilità trattare in modo completo gli argomenti che mi sono prefisso, e
perché, implorando l'aiuto della guida divina e della potenza del Signore, mi accingo, io per primo,
a trattare simili argomenti, attraversando, come viandante inesperto, una via deserta e inesplorata,
in cui non è possibile trovare neppure semplici impronte di uomini che prima di me l'abbiano
intrapresa, ma soltanto piccoli indizi di guide parziali, che alcuni scrittori, chi in un modo, chi in
un altro, hanno lasciato sui loro tempi; essi, come fiaccole e voci gridate dall'alto di una vedetta,
mi mostrano la via per la quale bisogna che io indirizzi e orienti il mio racconto per esporlo
rettamente e senza pericolo di errori. Scegliendo pertanto, fra le notizie qua e là riferite, quelle che
ritengo utili allo scopo prefissatomi, e cogliendo come da prati di parole i passi utili di quegli
antichi scrittori, tenterò di fare prendere loro corpo nella mia trattazione storica, ben lieto di
sottrarre all'oblio le successioni, se non di tutti, almeno dei più insigni fra gli apostoli del nostro
Salvatore nelle chiese ancora oggi illustri e famose. Credo che sia assolutamente necessario
affrontare questa fatica, poiché, che io sappia, nessuno degli scrittori ecclesiastici fino ad oggi si è
preso pensiero di scrivere un'opera del genere; e spero che apparirà utilissima a quanti, con
desiderio, ricercano l'utile nella storia” (Historia Ecclesiastica, I,1,3; ed. Città Nuova).
E, a distanza di quasi due millenni, noi c'identifichiamo con questo desiderio: ricercare l'utile nella
storia. Perché per noi credenti, la storia della chiesa non è solo successione di nomi e di date, ma è
“storia della salvezza”. Eusebio ha (e lo vedremo) una visione cristocentrica del tempo, ben diversa
da quella cronologica lineare, “concetti troppo elevati e grandi perché la mente umana possa
pienamente comprenderli”. Ma egli stesso ne fornisce la chiave: “E' necessario che colui che ha
intenzione di affidare alla scrittura l'esposizione della storia della Chiesa abbia come punto di
partenza l'economia di Cristo, che è più divina di quanto non sembri a molti, perché è da lui che
abbiamo ricevuto l'onore di chiamarci cristiani” (I,1,3). Eusebio è quindi sia storico sia teologo. Ed
è per questo che la sua Storia della Chiesa può essere letta anche come una forma di catechesi,
perché in essa si alternano preziose notizie storiche con acute riflessioni teologiche. L'abbiamo
scelta come strumento di lavoro per i prossimi articoli perché tramite essa non solo ci è possibile
rispondere a domande circa gli inizi del cristianesimo (cos'è successo agli apostoli dopo i fatti
narrati nelle Scritture? in quali regioni del mondo hanno viaggiato? che persecuzioni o che martirio
hanno ricevuto? quale fu il destino di Simon Mago o di Pilato? chi prese il posto di Pietro dopo la
sua morte?), ma possiamo anche attingere ad una dotta e preziosa catechesi sui più grandi temi della
fede, cosa che meritò ad Eusebio il prestigioso titolo di Padre della Chiesa. Titolo più che meritato
perché questo vescovo ci lasciò in eredità “infinita volumina” (è San Gerolamo a fornircene
l'elenco): opere dogmatiche, opere bibliche ed esegetiche, opere apologetiche, opere storiche. All'età
di 60 anni fu anche parte attiva nell'importantissimo Concilio di Nicea, che realizzò la prima stesura
del Simbolo della nostra fede: il Credo.