DiCeMbRe 2004 - Bazarweb.info

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DiCeMbRe 2004 - Bazarweb.info
n.9 dicembre 2004
mensile di intrattenimento intelligente
2
EDITORIALE bazar 12 2004
MAra Codalli
Direttore arTistico
www.bazarweb.info
Eugenia ROmanelli
Direttore responsabile
Vera RIsi
viceDirettore
www.bazarweb.info
bazar 12 2004
laboratori studenti la sapienza 3
Manifestazioni
illegali di
P E N S IE R O
Vuoi esprimere liberamente il tuo pensiero? Preparati a evad
ere, a scavalcare
barriere e a muoverti in modo clandestino. Perc
hé
per
riapp
ropr
iarti dei tuoi
spazi spesso devi scegliere l’illegalità
La nostra società richiede
una qualifica specifica, una specializz
fare qualcosa per potersi realizzare nella vita, ma anche solo azione sempre più approfondita, ritmi di vita serrati e schemi per poter “vivere al meglio”. Saper
dall’ambiente che ci ospita nel quale passiamo, ma nel qualeper ottenere un posto dove rifugiarsi. C’è un isolamento che ci allontana non tanto dagli altri, quanto
liberi. Siamo così incastrati nelle nostre idee e nelle righe dellenon viviamo come dovremmo. Siamo senza un posto dove poter essere indipendenti, veri e soprattutto
istituzioni che per poterci esprimere liberamente dobbiamo evadere,
che noi stessi abbiamo creato. C’è chi sceglie luoghi e vie legali
scavalcare con insistenza quello
Nascono cosi tanti movimenti di espressione libera (da vincoli). istituzionali, senza però trovare posto per sé.
Arte per chi la fa e per chi ne fruisce. Nessuna approvazione di
La voglia di esprimere se stessi in questi casi irrompe nelle piazze,
esterni, nessun vincolo legale o fisico.
nei buchi neri dell’etere, su Internet, nel cinema e nel teatro,
Per trasmettere emozioni agli altri non servono leggi o musei
di chissà quale eleganza, basta avere la passione da trasmette ovunque.
(Di Valentina Ruocco, Cristiano Suriano)
re, anche a tutti i costi.
Quell’insostenibile leggerezza dell’etere
Sono circa 140 le televisioni semiclandestine sorte in Italia sulla
scia della bolognese “Orfeo TV”, nata nel 2002. L’ultima frontiera
“street tv”, microemittenti che sfruttano i così detti “coni d’ombra”
della libertà di espressione si chiama
dicono. E’ una situazione analoga a quella degli anni ’70, quando ( frequenze non ancora acquisite da nessuna televisione) per mandare in onda quello che gli altri non
le radio libere cominciarono a trasmettere con successo contenut
leggi statali lo vietassero. A inaugurare il fenomeno delle “tv di
i innovativi e originali nonostante le
Vitali e che trasmette in un area di 200 metri nell’omonima via quartiere” a corto raggio è stata appunto “Orfeo tv”, nata il 21giugno 2002 da un’intuizione di Giancarlo
Bologna.
La
durata
delle
trasmissi
oni
di
una
emittente
-tipo è di poche
senza palinsesto e concentrata su documenti video locali e internazio
nali: denuncia sociale, riprese di eventi cittadini, cortometraggi,ore al giorno, rigorosamente
interviste. Piccole, efficaci ma per qualcuno scomode, le street
filmati reperiti in Internet e
la televisione dei lavoratori FIAT di Termini Imerese, e di “Disco tv fanno controinformazione e può capitare che qualcuna venga chiusa. E’ il caso di “telefabbrica”,
determinante per l’esistenza e l’attività delle tv di quartiere. La volante” gestita da una cooperativa di disabili di Senigallia, subito oscurate. L’aspetto della legalità è
né esercitare impianti di telecomunicazioni”. Per il proprietalegge Mammì prima e la Gasparri poi stabiliscono che senza autorizzazione non è possibile “installare,
fino all’arresto da 6 a 18 mesi. Le tv di quartiere che attualmen rio di una tv di strada non in regola è prevista una sanzione amministrativa dai 250 ai 10 mila euro
Costituzione che garantisce la libertà di pensiero con ognite trasmettono sul territorio italiano sono illegali ma i titolari dichiarano di appellarsi all’ art. 21 della
politico e mediatico inaugurando tra i primi una delle street tv mezzo di diffusione. Duro e polemico il tono di Antonio Ciano, l’uomo che da solo ha sfidato il sistema
del Lazio, TMO: “Basta con la pubblicità e la moda, un freno ai
realtà”, ha detto.
reality show, la televisione deve mostrare la
(Di Renzo Di Falco, Alesia Del Monte, Simona De Piccoli)
4 studenti la sapienza
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Se ami un libro lascialo libero
Si chiama bookcrossing il fenomeno nato in America e lanciato in Italia
a Settembre 2003 presso la fiera letteraria di Mantova grazie all’attività
di Fahrenheit, il programma radiofonico di Radio Tre. E’ il nuovo cult del
momento, nata con lo slogan: “se ami un libro lascialo libero”, ovvero
abbandonalo sulle panchine di un parco, in metropolitana, al bar, in
spiaggia, al cinema o a riposo in una sala d’attesa. E’ un movimento
vivo, solo in Italia gli aderenti al bookcrossing (bookcorsari) sono
21mila. I membri della vasta comunità amanti dei libri, si incontrano
virtualmente tramite internet sul sito ufficiale ( www.bookcrossing.com)
per donare o ricevere un libro giudicato particolarmente interessante
e significativo, che a sua volta sarà poi donato e/o ricevuto tutte le
volte che troverà qualcuno pronto ad accoglierlo. Un solo obbiettivo:
trasformare il nostro mondo in un enorme biblioteca libera. Il
bookcrossing è sentito dai bookcorsari come una vera e propria
“missione di pace” per favorire, diffondere e liberare dalle barriere
burocratiche, e non solo, le culture del mondo nel mondo.
Illegale o no…comunque graffito
Un’arte collettiva, un esposizione murale di pubblica accessibilità.
Graffiti è scrivere sul muro, è ogni dipinto figurativo realizzato con
semplici materiali (bombolette spray, rulli, gessetti) e in luoghi
tradizionalmente non destinati a questa attività. Il writing nasce come
espressione di ribellione sociale sul finire degli anni ’60 nei ghetti neri
degli U.S.A. Raggiunge l’Europa solo successivamente. Quella dei
writers è una cultura variegata e complessa nella quale confluiscono
elementi legati a storia, tradizioni e singole personalità. In passato ci
sono state discussioni sulla reale comprensione dei graffiti nell’ambito
dell’arte, ma come ogni altra forma artistica, il graffito richiede
medesime capacità di produzione ed espressione: passione, creatività,
talento e impegno. A differenza di altre forme d’arte però il graffito si
muove a cavallo tra legalità e illegalità: nasce come azione illegale, una
sorta di invasione di spazi e beni pubblici, con lo scopo di raggiungere
più persone possibili e di creare una nuova forma d’arte basata sulla
libera espressione. Per evitare un abuso di libertà le istituzioni hanno
cercato di incanalare il fenomeno in una forma più controllabile,
mettendo a disposizione dei writers dei “muri legali”, appositamente
destinati a murales e dunque senza conseguenze giuridiche. Resta il
fatto che per i graffitari i muri bianchi sono brutti. E allora perché non
cambiare volto alle città e rinnovare le aree suburbane? Ogni buon
writer comincia taggando (lett. firmando) nel proprio quartiere, sui
treni, nei depositi di metro e autobus, durante il giorno e la notte con in
spalla lo zaino pieno di bombolette. I graffiti sono un avventura: correre,
infiltrarsi, fuggire. Dipingi con l’adrenalina e la trasmetti con il tuo graffito
e che questa forma d’arte sia solo tua, è testimoniato dalla Tag. La Tag
è la firma, strumento fondamentale per l’identificazione di un writer,
con cui l’artista crea se stesso e la leggenda del suo nome, senza
per questo sentirsi da solo con la propria arte, ma con la possibilità
di entrare a far parte di una Crew. La crew è un gruppo di writers che
sentono una sorte di coesione, di condivisone di idee e di un’identità
che li stimola e allo stesso tempo li protegge mentre danno forma
concreta al loro impulso artistico. I graffiti non sono come gli altri dipinti,
sono arte pubblica nel senso migliore del termine perché sono creati in
pubblico e per il pubblico. E’ solo a questo stesso pubblico che spetta
riuscire a distinguere un atto vandalico da una forma d’arte.
(Di Federica Esposito, Giulia Arduini, Susanna Perrotta, Emanuela
Ermacora)
Il cinema sotto il Cinema
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Intervista all’antropologo Massimo
Canevacci, docente di antropologia culturale
all’università di Roma “ La Sapienza”
Cos’è per te l’arte o espressione libera? E l’arte libera è sempre libera?
L’arte in senso stretto non esprime solo libertà ma processi di liberazione, in quanto il prodotto
artistico comunica al fruitore ciò che va oltre la legittimazione dello status quo, favorendo
processi di auto liberazione. Nell’arte c’è sempre un istanza critica e sovversiva nei confronti
dell’etica, della morale, dei codici, dei comportamenti.
Quale è il limite tra la libera espressione e quella controllata dalle istituzioni?
E’ difficile stabilirlo, ma il limite può essere valicato quando non tanto l’arte riconosciuta, ma
quella che esprime la molteplicità dei linguaggi e che colloca lo spettatore in un’area liminoide,
viene espressa nei circuiti istituzionali e nei luoghi tradizionali. Se la sua potenza innovativa è
abbastanza prorompente non subirà la normalizzazione delle istituzioni. Perché le istituzioni
neutralizzano l’opera d’arte e gli artisti perdono in esse la loro potenza liberatoria.
Perché fuori dagli schemi e dai luoghi istituzionali?
Qualsiasi forma istituzionale spinge l’artista anche implicitamente a scegliere differentemente il
proprio contenuto espressivo. Ci sono artisti che si incuneano negli interstizi non ufficiali della
comunicazione della metropoli e lì creano materia espressiva non riconducibile alle norme
del potere consolidato e ossificato. Qualora venga meno una corrispondenza tra autonomia
espressiva dell’artista e dimensione di liberazione del prodotto espressivo, l’artista diviene
una sorta di stipendiato. Senza questo binomio egli diviene colui che lavora a progetto per
un’istituzione.
Hai mai incontrato un artista “fuori”?
Ho conosciuto artisti che usano il proprio corpo come testo non vedendolo più come
uno strumento attraverso il quale realizzare l’arte, ma come tessuto di menti, ascrivibile e
modificabile come opere d’arte. Negli anni ’80 incontrai un artista Catalano Marcelia Antunes
Roca, il quale instaurava un rapporto tra computer e spettatore tale da renderlo uno spett-attore,
che modificando il corpo dell’artista attraverso il computer modificava il testo dell’opera d’arte.
Un’altra artista francese Orland, modifica il corpo, morfizzando il proprio viso tramite personaggi
presi dalla storia dell’arte di altri paesi come donne Inca o S. Teresa, per testimoniare l’esigenza
di un’identità fluida, molteplice, tecnoidentitaria. Poi c’è l’arte più performativa, come le
performance teatrali o musicali inscenate non negli spazi tradizionali ma nelle aree dismesse.
Anche l’arte del riciclaggio di merci in disuso per essere ricontestualizzate artisticamente
esprime un legame tra il corpo dei corpi e il corpo delle merci.
C’è una trama che connette tutte queste forme artistiche?
La trama che le connette è disordinante. E’ il singolo soggetto che crea questa trama e ognuna
è diversa, scomponibile e modificabile.
Cosa significa libera espressione nella società attuale? Ci sono differenze rispetto al
passato? Quali?
C’è una risorsa che libera sempre più l’arte: la tecnologia. L’arte e la tecnologia si sono
sempre intrecciate, trovando soluzioni di volta in volta più o meno significative. Le tecnologie
contemporanee rappresentano una frattura dalla tradizione, spingendo la forma espressiva
dentro contesti (Internet, etc.) in cui essa non rimane fissa o vincolata al suo autore, ma
diviene modificabile, nel tempo e nello spazio. Il rapporto comunicazione-tecnologie ha come
conseguenza il potere di controllo dei flussi espressivi. Se da un lato la dilatazione, conseguente
la diffusione delle nuove tecnologie, permette a chiunque di comunicare la propria “opera”,
dall’altro si creano sfondi inquietanti di manipolazione.
(Di Annamaria Placido, Laura Guglielmo)
La storia comincia così. Ci sono due fratelli nati dalla stessa madre,
abitano la stessa casa. Si somigliano molto eppure sono diversi, nel
camminare, di mostrarsi in pubblico: il più grande è appariscente, sicuro
modo di parlare, di
molto sensibile e acuto, tuttavia le sue grandi doti sono spesso offuscate di sé, anche se non sempre la sua intelligenza va a buon fine; il secondo è più riservato,
racconto. Se del primo si sa già tanto, del secondo si ignora quasi tutto. dall’esuberanza dell’altro. “Cinema” e “cinema indipendente” sono i protagonisti del
Si potrebbe azzardare una doppia definizione: da un lato c’è il
vero senso della parola, il cosiddetto piccolo cinema, realizzato con
pochi mezzi, che punta soprattutto sulle idee, e dall’altro quello fattocinema indipendente nel
già noti in altri ambiti, non escluso quello cinematografico, che sfruttano
solitamente da personaggi
‘60 dove film come “La verifica incerta” (1964) di Gianfranco Baruchello tale successo per realizzare progetti propri. L’origine della sua filosofia è da ricercarsi negli
di una strana “malattia” proveniente dall’America. Si arriva a un modo e Alberto Grifi, considerato il manifesto del cinema indipendente italiano, sono il sintomo
diverso di concepire l’arte su pellicola e, da allora ad oggi, si è fatta
indipendente è chi non si assoggetta ai canoni del cinema nazionale
strada una convinzione:
argomenti che vanno oltre le tematiche ufficialmente riconosciute. Quello, chi si contrappone a un circuito cinematografico troppo rigido ed è disposto a trattare
del cinema indipendente è un universo sotterraneo ricco di potenzialit
parte dei casi è costretto a districarsi fra budget esigui e beghe legali;
à, che nella maggior
nel corso degli anni si è trasformato per forza di cose in un prodotto
progressivamente visibilità e attrattiva sia per il pubblico sia per i potenziali
di nicchia,
produttori e distributori. Se questa è la situazione italiana, viene spontaneoperdendo
con la mecca del cinema e la patria delle Majors, cioè Hollywood, dove
un confronto
paradossalmente si hanno più probabilità di essere notati con un film
costo) che qui in Italia. Passando alle forme pratiche che il cinema indipende
low-budget (a basso
nte assume, la più efficace è senz’altro il cortometraggio. Considera
la porta di servizio per entrare nel cinema con la “c maiuscola”, il corto
to spesso come
visibilità e in particolare per problemi commerciali, visto che praticame sta lottando per acquistare la dignità di opera autonoma; tuttavia per i problemi legati alla
Nonostante questo, grandi passi avanti si sono fatti in particolare nel nte non ha mercato, rimane confinato nell’ambito dei festival. Raramente approda al cinema.
Infinity Media, e non ultimo è da considerare il finanziamento statale, campo della produzione con la nascita di case anch’esse indipendenti, come la Pablo Film o la
con l’articolo 8. Un campo tutto da esplorare è invece quello della distribuzio
Italia viene prodotto un numero cospicuo di film, ma ben pochi riescono
ne. Ogni anno in
lasciando in forse un elemento altrettanto importante come la diffusione a “farsi vedere”, questo perché nella maggior parte dei casi si punta di più sulla produzione
su quello che sarà probabilmente il futuro del cinema d’avanguardia, del lavoro finito. C’è chi riesce ad arrivare alle grandi distribuzioni e chi può invece puntare
collocano intorno al 1993, a San Francisco e Seattle, dove un gruppocioè la rete: Internet diventa vetrina e spazio espositivo. Le prime esperienze nel campo si
in rete, scavalcando così le Majors e i circuiti di distribuzione tradizionadi autori indipendenti realizza, a basso costo e con tecnologia digitale, prodotti che mettono
manifestazione completamente virtuale che da quest’anno, per tutto le. All’interno dello stesso quadro si potrebbe inserire il Niff, Net Indipendent Film Festival,
film in concorso sul proprio computer e decretarne il vincitore, che il mese di marzo, ha permesso a una giuria, composta da soli internauti, di visionare i ventuno
e contrari: da un lato c’è chi ritiene la distribuzione delle pellicole in è rimasto su internet per tutto il 2004. Naturalmente non mancano sull’argomento pareri favorevoli
Comunque accanto a Internet si sta affacciando la possibilità di unarete un nuovo canale di promozione, e dall’altro chi imputa al web la futura morte del cinema.
diffusione direttamente su dvd, le cui potenzialità non sono affatto da
(Di Chiara Guarino, Pamela Gagliardi)
sottovalutare.
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laboratori studenti la sapienza 5
Illegal Art Show: chiamata alle arti
E’ l’ultima tendenza nel circuito della comunicazione
autoprodotta. E’ il richiamo per tutti quelli che hanno
scultori, musicisti, performer, street-artisti multimedialisti,
qualcosa da far vedere, pittori, disegnatori, fotograf
per chi vuole mostrare le proprie opere senza chieder stilisti, installatori ambientali, per coloro che pensano di essere artisti o che credono che tutti lo siano,i, fumettisti,
e il permesso a nessuno. Una mostra d’arte, o meglio
per
autorizzata. Da Milano si è già diffusa a Roma, Bologna
un’ “opera d’arte collettiva” autogestita, autofinanziata,i curiosi,
non
le barriere tra arte, artisti e pubblico, e che lo vogliono , Torino e Catania. Un richiamo che vola su Internet o un passaparola per riunire tutti quelli che vogliono
liberare l’espressività di ognuno, dove artista e fruitore fare in uno spazio urbano, aperto, libero dai vincoli e costrizioni di musei e gallerie. Un momento d’incont abbattere
si
ro
confondono, dove chi ha bisogno di esplodere fuori
non c’è discriminazione tra forme artistiche, in cui la
dai luoghi artistici deputati all’esibizione lo può fare, per
creatività è l’unica parola d’ordine. L’Illegal Art Show
che scorre ininterrottamente sempre uguale a se stesso.
ha lo scopo di influire nel flusso spazio-temporale della dove
metropoli
Riappro
priazion
e
dello
spazio
urbano soprattutto di quelle aree di attraversamento
il non-luogo di consumo, spazi dove i rapporti sociali
tra il non-luogo di lavoro
diventano impossibili e la routine fa abortire ogni possibil
recuperando delle informazioni come gli elementi architett
ità di attivazione cerebrale. Attraversare gli spazi urbanie
onici, l’illuminazione, i rumori, gli odori e i colori,
diventare prosumer (produttore-consumatore). Z.B. è
nato 26 anni fa a Roma, città dove vive e dorme, cosiindividuare luoghi atti a instaurare un dialogo con lo spazio,
Come sei venuto a conoscenza dell’Illegal Art Show?
racconta (preferendo restare anonimo).
Mi hanno contattato gli organizzatori, alcuni non so neanch
e
che
faccia
abbiano
,
li
conosco
solo
on-line
e passaggi di e-mail. Devono aver trovato il mi sito navigan
maglie della rete…per loro è una prassi setacciare web
do tra le
Come è andata la tua prima partecipazione all’inzia alla ricerca di stimoli.
tiva?
Ho ricevuto l’appuntamento via mail, altrimenti lo si trova
sul
sito
o
su
flayer
che
viaggian
o nella città. Ho portato i miei lavori, l’appuntamento
della metro di Cipro a Roma, un posto fighissimo fatto
era nel passaggio pedonale
scegliere un buon posto dove mettere in mostra le mieposta per questo, praticamente una galleria a cielo aperto. Sono arrivato tra i primi e questo mi ha permes
opere: è cosi che funziona, chi prima arriva prima sceglie
so di
veramente entusiasta, ci eravamo conquistati uno spazio
dove
mettersi, non c’è una organizzazione degli spazi. Ero
di normale passaggio per chi si va a rinchiudere in una nella città senza chiedere niente a nessuno e la gente che passava era incuriosita, tutti felici perché
in
quel
scuola
posto
o
in
un
ufficio
c’era
una
iniziativa aperta, spontanea. In quell’occasione ho venduto
comprato un’anziana signora di Catania tutta ingioiell
il mio primo
nessuno li filava e la situazione era tranquilla, ma poi ata, ho immortalato il momento con una foto che ora ho nella mia stanza! A un certo punto sono arrivati quadro, l’ha
poliziott
qualcos
i,
a è cambiato, e ci hanno mandato via con la forza…m
volte vorrebbe chiedere dei permessi per occupazione
a che fastidio davamo?!? Qualcuno per le
qualche gallerista? Io credo che dovremmo continuare di suolo. Ma l’Illegal è nato con uno spirito diverso, perché dobbiamo sempre chiedere il permesso o prossime
pagare
cosi…
Cosa ti piace dell’Illegal Art Show?
La cosa bella è la spontaneità, e il fatto che il modo di
e altre persone che ho conosciuto li, abbiamo deciso procedere sia come un contagio, come le spore dei funghi. Ci sono tanti illegal in programma in nuove
contamina e si contamina il territorio circostante. Non di organizzarci per portare in giro per l’Italia i nostri lavori durante l’estate, vedi come si fa!? Ci si conosce città. Io
, ci si
sarà sempre quella che i sociologi chiamano devianz è semplice, si trova sempre qualcuno che cerca di incanalarti nell’istituzionalità, ma finché ci sarà un ordine
a…noi la alimentiamo con l’arte libera.
stabilito ci
(Di Cristiana Raffa, Francesca Dell’Anno)
S.F. movies, pensate con la
vostra testa
C’è il cinema Hollywoodiano, quello di Cinecittà, quello
e da un anno in Italia c’è un nuovo tipo di cinema: gli indipendente,
S.F.Movies, dove
S sta per “Surprise”, F per “Free” e a parlarcene è colui
che una sera
di settembre di qualche anno fa lo ha “concepito”. E
lui
preferisce che
non venga fatto il suo nome.
S.F. Movies, cosa come e perché?
Si tratta come può essere evinto dalla sigla di FILE GRATU
ITI A
SORPRESA. Il concept è quello di creare dei mediom
etraggi da
proiettare a sorpresa nei paesini della provincia italiana,
che hanno un solo cinema. In questi paesini piombia quei paesini
e la mia “squadra” di lavoro) monopolizziamo una o mo noi ( io
cinematografiche proponendo gratuitamente il frutto più giornate
del nostro lavoro.
Dopo la proiezione cerchiamo di creare un dibattito sul
film, e il giorno
dopo via verso un altro paese.
Ma come si realizza un mediometraggio, senza poi
guadag
narci
nulla?
Tutto questo si concretizza a partire dal sogno condivis
o di 5 ragazzi
“malati di cinema” e facoltosi, che usano la fortuna assegna
ta loro dal
caso per trasmettere un messaggio attraverso il mezzo
Detta cosi sembra quasi una sorta di apostolato... che amano.
Lo so può sembrare “fanatismo cinematografico”, ma
alla fine dei
conti si tratta solo di 5 ragazzi che sentono di non essere
dal modo odierno di far cinema. Chiariamoci, noi adoriamrappresentati
o il cinema,
solo che non ci troviamo d’accordo sul fattore denaro.
dovrebbe essere una missione, un veicolo di educazi Il cinema
one al bello,
un’alfabetizzazione al contenuto ma troppe volte si riduce
solo a una
macchina per far soldi. Basta pensare al costo di un
biglietto
per
assistere ad una proiezione…
In che modo vi rapportate con il cinema indipendente?
Ci rapportiamo male (ride). Il cinema cosiddetto indipen
dente non è
altro che una porta sul retro per entrare nel grande mercato
. Mi fanno
davvero sorridere certi registi che rilasciano interviste
sui
nei quali impegnavano le mutande per produrre il loro loro giorni bui,
aberrante che il punto d’arrivo per questi giovani registiprimo film. Trovo
indipendente” sia diventare fotocopie di quei registi e del “cinema
produttori che
nei giorni della fame criticavano.
Hai parlato più volte di messaggi. Quali sono quelli
che voi
intendete trasmettere attraverso i vostri film?
Il messaggio è unico: PENSATE CON LA VOSTRA
TESTA.
messaggio di libertà assoluta e incondizionata che, soprattu Un
tto nei
piccoli centri nei quali la disinformazione e la cultura
di casta la fanno
da padrone è necessario iniettare. Il nostro primo mediom
intitola Pseudo ed è una commedia pungente che prende etraggio si
tendenza dei giovani di oggi a non essere se stessi bensì di mira la
appartenenti
a gruppi sociali per identificarsi con qualcosa di forte
e sicuro.
Qualche anticipazione sul nuovo film in produzione?
Assolutamente no (ride). Siamo contro la pubblicità,
entrare nel circolo dei “vieni a vedere il nostro film”. Tinon vogliamo
Pseudo per cercare di spiegare un po’ quello che è il ho parlato di
messaggio che
vogliamo trasmettere. Non dimenticare poi che gli S.F.Mov
ies sono
sorprese!
Ultima domanda: speranze di assistere a questi eventi
in
città?
(ride di nuovo) assolutamente no!
(Di Michele Iorio)
La passione che muove la musica
In un momento in cui le forme di controllo sociale stanno diventando sempre più serrate e sempre
più concentrate nelle mani di pochi, l’autoproduzione può testimoniare il rifiuto nei confronti di un
sistema fondato su controllo e censura. L’autocontrollo e l’autogestione possono essere forme di
espressione e creatività in opposizione all’industria della musica intesa come consumo di massa.
Tutto questo per la precisa volontà di non farsi strumentalizzare da nessuno, per non soddisfare gli
interessi di manager, produttori e case discografiche. Le pratiche del D.I.Y. cioè del Do it yourself
(fallo da solo) sono utilizzate anche da chi invece le figure professionali come manager e produttori
a cui affidarsi le ha cercate da sempre senza mai ottenere i risultati sperati.
Concentriamoci su un esempio pratico. Se 4 o 5 ragazzi decidono di suonare insieme e formare un
gruppo, vanno incontro a delle difficoltà. Ecco quali:
1.
Questi ragazzi hanno bisogno di un posto dove esercitarsi. Una sala prove. Esistono
sale professionali che mettono a disposizione spazi e strumentazione, ma molti
gruppi preferiscono svuotare e pulire una cantina. Dopo aver buttato via carissimi
ricordi di infanzia, vecchi mobili, ombrelloni e la sedia della nonna, si procede con
l’insonorizzazione. Sono necessari materassi e gommapiuma da attaccare in qualche
modo alle pareti (questo tipo di materiale abbonda vicino i cassonetti!). Sono molto
preziosi anche i cartoni delle uova, servono a far aumentare il volume delle pareti per
trattenere il suono.
2.
Quando la band ha composto un numero sufficiente di pezzi può cominciare a
cercare uno spazio per organizzare un concerto. Bisogna produrre un cd o almeno un
demotape promozionale. Una volta che questo gruppo, promoter di se stesso, ha fissato
le prime date deve pubblicizzare l’evento. Basta un computer per la grafica di un flayer
e un manifesto da fotocopiare. Poi distribuire o appendere il tutto nei negozi di dischi e
strumenti musicali o, ad esempio, nelle scuole, all’università, durante altri concerti, alle
fermate degli autobus. E’ meglio ripetere il giro più possibile, in varie nottate. I vostri
manifesti potrebbero essere da chiunque abbia la vostra stessa idea. Questa è una
“guerra” iniziata prima che arrivaste voi!
3.
Se il gruppo è ben avviato può decidere di realizzare un disco o un cd. Esistono
moltissime etichette discografiche. Alcune sono molto piccole e desiderose di crescere
producendo gruppi. Non esistono contratti. Gli accordi sono presi a voce! La prima
stampa dei loro prodotti si aggira intorno alle 1000 copie. Le etichette discografiche più
facoltose a volte pagano le spese di registrazione ai gruppi che producono. Di solito,
però, i costi di produzione sono divisi in questo modo: la band autoproduce le spese
per lo studio di incisione e il proprietario dell’etichetta sostiene le spese di stampa,
pubblicità e produzione. Questi dischi possono essere trovati nei negozi specializzati o,
insieme a magliette, spillette, fanzine, nei banchetti durante i concerti (questo uno dei
modi migliori per la band per trovare qualche soldo utile).
Le fanzine sono giornali periodici, fotocopiati o stampati. Chiunque può decidere di scrivere e
pubblicare le proprie idee autoproducendo una ‘zine. Si tratta di un’infinita lista di nomi, gruppi,
etichette, distribuzione ecc. Un’idea in più può essere quella di produrre le magliette della band e
vendere anche queste. Tutto questo, o quasi, come detto, avverrà naturalmente con i propri mezzi!
Alla fine comunque, come ci spiega un componente dei K’e-k’e-m (gruppo sardo), “il metodo
migliore per pubblicizzarsi è dare il massimo durante i concerti. La gente apprezza molto l’impegno
anche quando la musica non è particolarmente gradita, si tratta quindi di qualcosa che va al di fuori
di logiche di mercato, perché per impegnarti dal vivo non hai bisogno di soldi e tanto meno ne devi
sborsare…è qualcosa inerente solo alla tua passione per la musica, l’unica cosa che spinge avanti,
come i k’e-k’e-m”.
(Di Annalisa Vitale, Donato Zarrilli, Eleonora Esposito, Emanuele Sammali, Cristiano Suriano)
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Liberi
dal teatro
Una nuova esigenza comunicativa impone la colonizzazione di nuovi spazi per la rappresentazione teatrale. L’insufficienza dello spazio istituzionale si accompagna
all’impeto dell’azione. Il teatro irrompe nella vita, non più esperienza mimetica della realtà bensì evento, fatto. Ciò ha dato inizio alla creazione di un “nuovo teatro” e ha
spinto varie personalità ad intraprendere un nuovo percorso artistico. Ieri era il teatro classico di parola, regno dello spazio scenico chiuso e predeterminato, del pubblico
come quarta “parete”. Oggi assistere ad uno spettacolo teatrale non implica più il sedersi in platea. I “nuovi teatranti” sostengono che questo cambiamento sia ancora
in corso e trova nei centri sociali e negli spazi occupati (anche temporaneamente) gli unici luoghi adatti ad accogliere le nuove istanze. In questi spazi si rintraccia un
surplus di significato dato dall’esperienza del e sul luogo: lo spazio scelto per la rappresentazione non è neutrale ma è uno spazio che comunica in prima persona, anche
a discapito della parola stessa, ormai insufficiente nelle nuove performance dai molteplici codici espressivi. I “nuovi artisti” si definisco illegali, a un primo livello, proprio
per questo e si rifanno direttamente all’esperienza dei rave, dove l’occupazione illecita di uno spazio pubblico è una tappa fondamentale. A Roma centri sociali quali lo
Strike, l’Astra, l’ Ex-snia Viscosa e il Rialto Sant’ Ambrogio sembrano essere le realtà più attive nella scena. I referenti del movimento romano, che operano in queste nuove
realtà, sottolineano l’enorme dispendio di energie e l’assoluta professionalità dei nuovi artisti, che svolgono autonomamente e autofinanziandosi l’intera produzione della
performance. Si definisco illegali anche in senso lato, perché operano al di fuori degli spazi istituzionali e al di fuori della convenzionalità. Infine si tende ad associare
questi nuovi gruppi all’illegalità perché aderiscono a movimenti di dissidenza nei confronti del potere costituito e perché operano all’interno dei centri sociali, strutture non
a norma di sicurezza e comunque occupate illegalmente. Le autorità giuridiche si sono accorte del lavoro culturale messo in atto dai centri sociali. Infatti è datata 1995
una delibera del Comune di Roma (delibera 26) che sancisce “la normativa per l’accesso agli immobili di proprietà comunale da destinarsi ad usi sociali, assistenziali e
ricreativi”. In questo modo i centri sociali sono riconosciuti come personalità giuridiche, quindi considerati non più illegali. La delibera 26, però, ci fanno notare i responsabili
dei centri sociali, è un’arma a doppio taglio. Infatti riconosce questi come enti legali obbligandoli però ad avere una struttura a norma di sicurezza e a pagare, in occasione
degli spettacoli, “l’esorbitante” tassa sui diritti d’autore alla S.I.A.E, cose materialmente impossibili per i pochi fondi a disposizione. Per questi e altri motivi i centri sociali
si stanno battendo per un nuova delibera, “più accorta e realistica della delibera 26”. Storicamente il cambiamento si può leggere nell’ operazione sovversiva di Artaud
e si concretizza negli studi sul corpo di Grotowsky, nel teatro “terzomondista” di Barba, nel teatro sociale di Boal e nel teatro itinerante del Living Theater. Tutti questi
movimenti attivi dagli anni ‘60 muovono da concezioni comuni quali il rifiuto di una società repressiva e il desiderio di liberazione dell’essere umano assieme alla
fiducia nel teatro come mezzo di espressione e l’impegno per la costruzione di una nuova consapevolezza sociale. Le produzioni degli spettacoli iniziarono a ispirarsi a
criteri non convenzionali: si trattava di produzioni povere e l’incasso era l’offerta libera del pubblico. Fare teatro impegnato politicamente comportava molti problemi con le
autorità che spesso chiudevano i locali occupati per motivi amministrativi e arrestavano i membri delle compagnie. Per questo il nuovo modo di far teatro, che ha bisogno
di posti reali per inscenare la vita, sarà fino ad oggi vincolato nel suo nuovo spazio ai confini dell’illegale. Attualmente il teatro tradizionale e i luoghi off (non convenzionali)
si stanno compenetrando. La contaminazione è rintracciabile anche a livello dei codici espressivi: il teatro, contro la canonizzazione del linguaggio, è di difficile
categorizzazione e i contenuti sono espressi attraverso molteplici linguaggi: visuale (installazioni video) ,performativo-corporale e orale. Cambia la personalità sociale, e il
teatro come sempre ne è testimone.
(Di Marco Lupo, Cecilia Marotta, Riccardo Di Giacomo, Erio)
Liberi da cosa?
Net.Art:
arte e denuncia
Il termine net.art, composto da due parole, non è casuale.
La prima parte del binomio indica il carattere comunicativo
e interattivo di questa nuova forma di espressione. La
seconda invece, sottolinea la sua esteticità ed espressività.
Quindi non si parla di sola estetica ma anche e soprattutto,
di comunicazione paritaria. Un esempio per questo nuovo
tipo di comunicazione è il fenomeno del draving blog. Nasce
dalla blog-mania, i cosi detti diari di bordo, spazi web in
cui il fruitore esprime liberamente se stesso con fotografie
o scrivendo. Nel drawing la community interagisce con il
disegno e non con le parole. Nata dall’incontro tra l’eredità
delle avanguardie e l’innovazione tecnologica, la net.art non
va messa in relazione ma va intesa come pratica che mira
a sostituire le opere con le operazioni e la rappresentazione
con la produzione di nuovi circuiti comunicativi. Solo in
questa prospettiva essa può essere interpretata come nuovo
modello di relazione sociale con delle qualità estetiche
proprie, a differenza dell’art on the web che utilizza internet
semplicemente come mezzo di diffusione delle informazioni.
La net.art è nata nel ‘95, da un’intuizione dell’artista Vuk
Cosic. L’idea è legata alla Rete, dove i net-artisti entrano in
contatto con la logica delle macchine e con le dinamiche
relazionali, ci giocano e cercano di portarle in superficie
facendole esplodere dall’interno. Al di là del carattere spesso
giocoso che le opere di net.art assumono esse svolgono un
importante ruolo di critica della rete e dei rapporti di potere
a essa sottostanti. Proprio questo tratto impegnato porta
questa forma d’arte anche fuori dal web, caratterizzandola
di fisicità. E’ nato cosi the War Time Project, progetto
costituito da oltre 50 artisti che agiscono a livello personale e
in gruppo. Organizzato attraverso Internet War Time Project
ha contribuito a creare una reazione e una riflessione contro
ogni tipo di guerra, del passato, del presente e del futuro.
Il progetto è destinato a essere visitato on line ed anche a
essere visto “live” come una performance. Gli artisti che vi
aderiscono sentono di poter in qualche modo contribuire ad
abbattere tutti i confini e le barriere che sono state erette tra
i popoli dai costruttori della guerra. Le opere che si possono
trovare nel sito internet del londinese Andrew Forbes rivelano
come il digitale può diventare mezzo di espressione e di
denuncia. Si sta facendo strada l’idea che ogni forma di
espressione artistica debba circolare come una sorta di linfa
vitale. Ma in che cosa consiste veramente questo tipo di
attività? L’abbiamo chiesto a Daniele Cascone, web designer
e grafico pubblicitario che al di fuori dell’ambito professionale
si dedica alla computergrafica, perché “solo cosi posso
esprimermi in piena libertà e senza avere nessun limite
imposto dal lavoro”. Nelle sue immagini esprime emozioni
represse e sentimenti contrastanti. Per lui realizzare un opera
digitale è “come dipingere su una tela virtuale”. In questo
modo tutte le sensazioni dell’artista passano attraverso
l’opera uscendo dagli schemi rigidi del software che usa,
riuscendo cosi a caratterizzarla con quel calore che è proprio
dell’essere umano. Il web può essere visto come una grossa
mostra virtuale sempre aperta al pubblico in qualsiasi orario;
è possibile confrontarsi e farsi conoscere in una maniera
molto più rapida e semplice senza alcun confine!
(Di Micol Vidoni)
Molte forme di espressione del pensiero sopravvivono cercando di
aggirare la legge
(ad esempio il bookcrossing che tenta di smantellare il diritto d’autore
infrangere alcuna norma), altre invece rischiano di incorrere in gravi senza però
sanzioni penali
(Art crime: l’iconoclastia del nuovo millennio tentare di de-sacralizzare
d’arte riconosciute istituzionalmente deturpandole, spesso in maniera le forme
irreparabile).
La Costituzione è chiara, l’art. 21 tutela la manifestazione del pensiero
ma non
è cosi semplice come sembra. Fra il problema del diritto d’autore, le
legislative di epoca fascista, le forme nascoste di censura preventiva reminescenze
è
difficile accedere all’espressione del pensiero e dell’arte. Per potersi sempre più
esibire in luogo
pubblico o aperto al pubblico bisogna essere in possesso di una licenza
e richiedere
il permesso all’Autorità competente (obbligo sussistente anche per
mestiere di artista girovago). Sono tuttora in vigore alcune parti del chi svolge il
“testo
unico per
la pubblica sicurezza” (risalente al 1931!) in cui si vieta di rappresen
tare spettacoli
che possano turbare l’ordine pubblico o contrari alla morale ed al buon
costume.
L’articolo 666 del Codice Penale prevede che chiunque, senza la licenza
in un luogo pubblico o esposto al pubblico, dia spettacoli o intrattenim dell’Autorità,
qualsiasi natura, apra circoli, sale da ballo o di audizione, sia punito enti di
amministrativa da 258 a 1.549 euro. Chi recita in pubblico drammi o con la sanzione
altre opere, chi
fa rappresentare in pubblico pellicole cinematografiche, non sottoposte
prima alla
revisione dell’Autorità, rischia oltre all’ammenda pecuniaria anche il
carcere
fino a
sei mesi. Chi intende distribuire o mostrare pubblicamente le proprie
opere
deve
depositarne (deposito legale) una copia presso le Biblioteche nazionali
di
Roma
e
Firenze (Legge 106/2004) e una seconda presso il Registro per le Opere
diritto d’autore istituito presso la Presidenza del Consiglio (legge 633/41 protette dal
aggiornata
con la 248/2000).
Devono essere
depositate le seguenti
tipologie di opere:
libri; opuscoli; pubblicaz
ioni periodiche;
manifesti
grafica d’arte; video d’artista
documenti fotografici; sonori e video; musica a
stampa
film iscritti nel pubblico registro della
cinematografia tenuto dalla Società italiana
autori ed editori (SIAE); soggetti, trattamenti e
sceneggiature di film italiani
documenti diffusi su supporto informatico;
documenti diffusi tramite rete informatica
(omissis)
Dall’elenco si evince come la legislazione
italiana tenti di regolamentare qualsiasi forma di
espressione persino le pubblicazioni su Internet,
passando per mostre, scenografie ed opuscoli.
Questo tipo di controllo a tutto campo è legato
alla volontà di conservare la memoria della
cultura e della vita sociale italiana e proteggere il
Diritto Proprietario da eventuali abusi.
(Di Francesca Aurora, Annalisa Russano)
X saperne di +:
telestreet:
www.chellenger,it/telestreet/kit.htm
www.ltx.it/kit.htm
www.telestreet.it/telestreet/tv/orfeotv/
realizzazione.htm
bookcrossing:
www.bookcrossing.com
cinema:
www.cinemaindipendente.it
www.shortvillage.com
www.cortocircuito.it
illegal art show:
www.guerrigliamarketing.com
musica:
www.poison-free.com
www.movimenta.com
le leggi:
www.renewal.org.au/artcrime/pages/front.html
Codice penale
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bazar 12 2004
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SOMMARIO 7
Giulia Premilli – AVERE
3-4-5-6
28 Marco Begani
9-10-11
29 Claudio Amendola
Ananasso – HI50 Agnese
TECH – Plasma o cristalli?
Nancy Brilli – LEGGERE
30 (BRILLETTURE)
– Come
51 Oliva
ARCHITETTURE – Living
Studenti la Sapienza
Roma - LABORATORI
– Manifestazioni illegali di
pensiero
Roberto Pisoni - VISIONI
– Made in Corea
12 Alessandro Benvenuti
– VISIONI (IN PILLOLE)
- Io la detesto!
13
14
Giuseppe Mottola
– VIDEOGIOCANDO
– Satira, ultima frontiera
– LEGGERE (FUMETTI)
– Un fumetto per
schierarsi “contro”
– LEGGERE
(RILEGGERE) – Il
coraggio di riderci sopra
quella volta che sono
andata a trovare mia
madre
31 Marcello Amoruso
– NOTTE – Crossover
musicali
32 Alberto Traversi - NOTTE
– Q-ui si fa festa!
Caterina Gonnelli - ONDE
– Tutti pazzi per il cartoon
15 Giulia Baldi - SINTONIE
– Radio con l’anima
16-17
Gabriella Serusi - SCENE
– Spegnete la TV: c’è un
nuovo teatro!
18
Gabriella Serusi - SCENE
– Margini
Lisi - NOTTE
33 –Andrea
Post techno, new wave
techno, glam techno
34 Claudio Coccoluto –
NOTTE (NOTTETEMPO)
– Tributo all’house
36-37
Chiara Spegni – GUSTI
– Cioccolato!
38-39
Chiara Tacconi – GUSTI
– Golosità che fanno
bene
19 Enrico Lo Verso – SCENE
40 Eva Buiatti - GUSTI
21 Fabio Murru - SUONI
42 Lorella Scacco - ARTI
(SALMONI) – Fatica e
domande
– (RECENSIONI)
– Inquietudini parallele
D’Ottavio – SUONI
22 Pietro
– Il sound liquido di miss
(MANGIA COME LEGGI)
– Mole poblano (se
avete coraggio)
– Insolite suggestioni
43
Trieste
Marcello Amoruso – 3 allegri ragazzi
23 SUONI
morti
44
46
24 Fabrizio Gianuario -
SUONI – Arie di jazz
26-27
Ciro Bertini - LEGGERE
– (RECENSIONI) – Letture
da vertigini
Luca Beatrice – ARTI
– Natale di merda
Marzia di Mento – ARTI
– Botti al museo
Luca Carboni – ARTI
– (SKIZZI)
Mugnaini
47 –Andrea
VIAGGI – Il fascino
sinistro del Guatemala
Agnese Ananasso
48 – ESSERE – Me lo sono
scordato!
Cosa mettere sotto
49 –l’albero?
Muratore –
generation
i – PICCOLI
52 MatteoalBianchin
convegno… sui
– Tutti
bimbi
Cammarano
53 Valerio
– SPORT – Settanta metri.
E una freccia.
Peyretti
54 Angelita
– SCIOCCHINA –
L’ascensore
55 Valeria Cecilia – CORSI
– Imparare il movimento
Cangiano
56 Giuliano
– FENOMENI – Botti di
fineanno alternativi
57 Valeria Cecilia – NET
– Agire sul web
Dolara – NOI –
58 Guido
WE ♥ NYE
Franco Andreucci – LORO
59 – Libertà ?e religione:
possibile
Scoppa
60 Cristiana
– MIGRAZIONI – Nonne.
Inutili?
Premilli – GENDER
61 Giulia
– sta scoppiando la
gendermania
62 Mario Morcellini – CORTEI
– Media e elezioni USA
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bazar 12 2004
visioni di roberto pisoni 9
ha fatto nascere una serie di prodotti in serie, l’industria si è rapidamente
istituzionalizzata. I gruppi finanziari hanno preso il potere sui produttori
con il solo obiettivo di distribuire internazionalmente i loro film. Insomma,
come molti piccoli cinema che si affacciano sul mercato globale quello
sudcoreano vive già una fase d’incertezza e pericolo, con la concorrenza pronta
a strangolarlo.
Se presso il pubblico europeo registi come Hong Sang-soo o Kim Ki-duk, che
propongono opere intimiste, beneficiano di una certa riconoscibilità, restano
assolutamente marginali nel loro paese. In fondo si tratta di un fenomeno
che, al di là dei grandi riconoscimenti critici (in Francia e nel resto d’Europa
prima che in Italia, dove questi film sono distribuiti ancora a singhiozzo), non
ha ancora raggiunto il grande pubblico. Tuttavia, quali che siano i pericoli,
l’onda emotiva provocata dal cinema sudcoreano è al contempo stimolante
e rinfrescante. Il futuro parlerà per loro, sempre che sappiano gestire le
turbolenze produttive e resistere ai canti delle sirene americane.
IHong
nomi
Sang-soo, il minimalista: 44 anni, figlio di produttori, si è formato
Made in Corea
Il “nuovo” cinema coreano è un
vivaio di artisti dal talento versatile
che sta invadendo i festival di tutto il
mondo. Effetto moda?
Attribuendo il Leone d’Argento per la regia a La casa vuota
(3-iron), sagace
elegia d’amore e solitudine diretta da Kim Ki-duk,
l’ultimo festival di
Venezia ha riconfermato, ce ne fosse ancora bisogno
la vitalità del
cinema della Corea del Sud. Un paese diventato,,nel
torno di nemmeno
un decennio, un vivaio di cineasti dal talento versatile
e appassionato che
spopolano nei festival di tutto il mondo.
L’industria cinematografica sudcoreana non è mai stata così
prospera: con il
52% del mercato, le sue produzioni – garantit
da una politica distributiva
protezionistica - contendono senza difficoltà ei primi
posti
delle
classifiche
del box-office nazionale ai blockbuster america Hollyw
ood, da parte
sua, si è accorta del “fenomeno” e rastrella dirittini.per
prepara
re
i
remake
nazionali di film tanto esotici e bizzarri.
In Europa quest’anno non è trascorso festival senza la consacr
azione di un
film “made in Corea” - a cominciare da Old Boy,
tragedia della vendetta di
Park Chan-wook premiata da Quentin Tarantino a Cannes
.
Se alcuni parlano di “effetto moda” – come
o in passato per
il cinema iraniano, cinese e hongkonghese –èiaccadut
film che riescono a
passare le frontiere d’Occidente rivelano una
fresche
zza
e una diversità
innegabili, siano essi action movie, horror, drammi intimist
i, psicologici
o film d’animazione. La maggior parte dei registi, allevati
al gusto del
cinema americano, hongkonghese e giapponese, se ne appropr
ne trascendono i codici, offrendo uno stile allo stesso tempo iano e
singolare
e universale. Ma lungi dall’essere semplici imitato
ri, molti di loro sono
veri e propri autori, le cui poetiche sono intimamente
legate all’ambiente
di provenienza. Così la separazione e il doppio sono temi
ricorrenti e
rimandano al trauma della divisione della Corea,
dopo
il 1948, tra Nord e
Sud.
I fautori di questa nouvelle vague, in maggioranza della stessa
generazione,
sono stati a lungo controllati e vessati da un regime
fino alla fine degli anni
ottanta molto autoritario. L’esplosione e la scopert
a
del
cinema
può essere fatta coincidere con l’uscita di Shiri, nel 1998, film sudcoreano
di spionaggio
di Kang Je-gyu dal budget muscoloso, che ha realizza
il record d’incasso
sugli schermi nazionali, prima d’invadere Giappone to
e
Hong
Kong.
Una
novità assoluta per un’industria fino a quel momento ripiegat
a su se stessa.
I distributori internazionali rivolgono lo sguardo
verso
Seul,
i
registi
e
gli investitori locali prendono atto del loro potenziale. Il success
o di Shiri
negli Stati Uniti e in Francia e proprio alle frequentazioni della Cinémathèque
parigina deve il gusto “europeizzante” del suo stile. In un’intervista ha
dichiarato che la visione di Diario di un curato di campagna (1951) di Robert
Bresson è stata determinante per la sua vocazione. Un’influenza che si ritrova
nella sua direzione degli attori, molto straniata, e nell’istinto geometrico
dell’inquadratura. Hong, con il tono assai libero e naturalista delle sue opere e
il ritmo rilassato della regia, occupa un posto particolare nel cinema sudcoreano
d’oggi, da “minimalista” appartato. Il suo ultimo film presentato in concorso
a Cannes, Woman is the Future of Man (2004) segue i tormenti d’amore di
trentenni alla deriva, parenti dei personaggi migliori di Rohmer e Truffaut.
Im Kwon-taek, il maestro: 68 anni, con più di cento film alle spalle
in quaranta anni di carriera, Im è uno dei cineasti coreani più prolifici.
Nato da una famiglia distrutta dalla guerra di Corea, realizza il suo primo
lungometraggio nel 1962, Farewell to the Duman River, e si afferma nei
generi bellico e poliziesco. Dovrà attendere gli anni ottanta e lavori più
personali affinché la sua opera oltrepassi le frontiere del paese, grazie ai festival
internazionali. Così Chunhyung (2000) e soprattutto Ebbro di donne e di
pittura (2001), uscito anche in Italia, e per il quale ha vinto il premio alla regia a
Cannes 2002, gli hanno fatto guadagnare un pubblico occidentale sempre più
numeroso. Con una filmografia così eclettica e pletorica è difficile riconoscere
uno stile particolare a Im. La sua regia, formalmente molto raffinata, l’iscrive
tuttavia in una tradizione piuttosto classica. L’ultimo film, Lowlife (2003), in
concorso a Venezia 61, è un affresco politico della storia coreana, dalla guerra
agli anni settanta.
Kim Ki-duk, l’irriducibile: 44 anni, con il coetaneo Sang-soo è il più
europeo tra i cineasti coreani, ma anche il più selvaggiamente indipendente.
Preferisce lavorare in maniera autonoma piuttosto che nei circuiti
della produzione tradizionale, per avere libertà totale di creazione. Si è
completamente autofinanziato il penultimo film, Samaria, girato in soli 12
giorni. Malgrado le condizioni precarie, la sua regia, molto istintiva, rivela
un’abilità sorprendente e un senso perfetto dell’inquadratura. La sua favola
umanista Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera (2004) è
uno dei pochi film ad aver avuto un discreto successo anche in Italia. Se L’isola
aveva turbato Venezia 2000 per la violenza di alcune scene, quest’anno La casa
vuota ha convinto tutti.
Bong Joon-ho, l’enfant-prodige: 35 anni, Bong ha studiato sociologia
all’università e si è occupato parallelamente della programmazione di un
cineclub. Dopo essere stato aiuto regista, ha scritto delle sceneggiature prima
di esordire nel 1999 con la commedia burlesca Barking Dog Never Bite.
Ma la sua scoperta avviene con l’uscita del potente Memories of a Murder,
largamente osannato al festival del film poliziesco di Cognac. Malgrado la
sua giovane età e con soltanto due film all’attivo, Bong ha già imposto nel
mondo del cinema sudcoreano uno stile vivo e preciso. Sta preparando il terzo
lungometraggio, The River, film catastrofico ad alto budget, in cui Seul è
minacciata da un’inondazione apocalittica.
Park Chan-wook, il leader: 41 anni. Grazie al recente successo di pubblico
di Old Boy in Corea e al premio di Cannes, Park è diventato una specie di
leader della nouvelle vague coreana. Attivo nell’industria coreana fin dal
1988 come assistente alla regia e traduttore, esordisce nel 1999 con Simpan,
un fallimento al botteghino, immediatamente riscattato dall’energico JSA:
Joint Security Area e confermato, due anni dopo, da Sympathy for Mr.
Vengeance, grande successo in Corea e amatissimo dai più importanti festival
internazionali. Park ama ricordare come il suo amore per il cinema risalga
alla visione de La donna che visse due volte (1958) di Hitchcock, ma le sue
influenze sono molto più contemporanee. Lo stile barocco e coreografico
di John Woo e di Tsui Hark è molto presente sia in JSA che in Sympathy.
L’ambiente freddo e glaciale di Old Boy, come la sua sceneggiatura, richiamano
invece alcune atmosfere alla David Fincher. Quel che è certo è che i suoi
eccessi nella rappresentazione della violenza hanno impressionato perfino
Tarantino.
Kim Jee-woon, l’inquieto: 40 anni, Kim ama sorprendere e giocare con i
generi. Gli piace collocare i personaggi in situazioni volontariamente irreali e
bizzarre. L’influenza del suo “fratello” giapponese Takashi Miike è abbastanza
evidente. Non è un caso che quest’ultimo abbia voluto fare un remake del suo
film d’esordio, il delirante The Quiet Family, la storia di una famiglia di gestori
d’hotel che raccoglie, uno dopo l’altro, i cadaveri dei suoi clienti. Il secondo
film, The Foul King, è stato uno dei successi 2000 in Corea, mentre Due
sorelle (2002), uscito anche in Italia, è chiaramente ispirato ai film di fantasmi
giapponesi, come The Ring di Hideo Nakata. Kim, dopo essere diventato
punto di riferimento per l’horror più criptico, ha annunciato una svolta: il
prossimo film sarà un noir all’europea, influenzato da Jean-Pierre Melville.
Kim Moon-saeng, l’idealista: quarantenne prodigio dell’animazione, si è
formato a una scuola di belle arti, specializzandosi nel design in 3D presso
un’università d’arte industriale. Se, in materia d’animazione, il Giappone
rimane il riferimento assoluto, non si deve dimenticare che i migliori tecnici
sono coreani e numerosi produzioni nipponiche ricorrono alla loro perizia.
Difficile però quando si pensa a un film d’animazione asiatico non evocare i
nomi dei maestri Hayao Miyazaki e Katsushiro Otomo. Lo stile visivo, molto
manga, di Wonderful Days, l’unico lungo di Kim, con la sua mescolanza di 2D
e 3D e l’utilizzazione di alcuni procedimenti rivoluzionari (come la telecamera
digitale ad alta definizione), ne fanno un’opera singolare. Unico neo la
sceneggiatura troppo dolciastra per essere all’altezza di tanto lusso visivo.
10 di roberto pisoni
visioni bazar 12 2004
DONNIE DARKO never dies
Finalmente in Italia il film cult per gli
adolescenti americani
2 ottobre 1988: negli Stati Uniti era il tempo di Dukakis contro Bush padre.
Era il tempo del gioco Hungry Hungry Hippos e dei libri di Stephen Hawking
sull’universo e i buchi neri. Ma era anche il tempo di Donnie Darko,
eroe eponimo di un film destinato a diventare un culto degli adolescenti
americani. Dopo aver furoreggiato nei festival e nel mercato home video
di molti paesi europei, esce finalmente anche in Italia, addirittura nella
versione director’s cut, Donnie Darko (2001), primo lungometraggio del
giovane Richard Kelly.
Testimone accreditato di un possibile rinnovamento della scena
indipendente americana da tempo moribonda, Donnie Darko abborda in
maniera trasversale il malessere della gioventù americana (luogo comune
“indie”) con un personaggio introverso, precipitato nel gorgo di un intrigo
soprannaturale. Donnie (Jake Gylennhall, azzeccato) è un adolescente
solitario, che vive in un banale sobborgo americano. E’ il solo a percepire
l’esistenza di una strana creatura, Frank, che gli annuncia la fine del
mondo. Una notte, la stanza di Donnie è rasa al suolo dal reattore di un
aereo, mentre nella piccola città cominciano a verificarsi strani fenomeni
e un guru malsano comincia ad intossicare gli abitanti con delle teorie
fumose sulla ricerca della felicità. Donnie è sempre più convinto di vivere i
suoi ultimi giorni: adolescente extralucido, sembra caricare sulle sue spalle
la stupidità e l’incoscienza di un’America in cerca di riferimenti: giovani
conformisti e violenti, genitori deboli e ignoranti, un ciarlatano che vende
spiritualità a buon mercato.
Malgrado qualche uscita esilarante contro le aberrazioni di questa
sottocultura e del suo esoterismo new age, Donnie Darko non tracima
mai nella satira. Mentre Todd Solondz, il più rispettato degli indipendenti,
nel recente Palindromes visto a Venezia, tratta la «malattia americana» con
humour ambiguo e caustico, Richard Kelly abolisce la distanza e il suo film,
pieno di compassione, resta in osmosi con il suo personaggio. Distilla
immagini di un sogno triste, costellato di simboli e di apparizioni (Frank,
la leggendaria creatura “mutata” in coniglio difforme), che catturano
per la loro ambigua densità. In Donnie Darko si scivola insensibilmente
da un universo familiare, quello di certi sobborghi residenziali, nel suo
rovescio oscuro, tra le cui ombre Donnie percepisce il disastro a venire. E
anche se il film è una fantasticheria (accompagnata da una rimarchevole
colonna sonora eighties), la suspense è reale, l’atmosfera piena di presagi e
caratterizzata da un senso di minaccia diffuso. Perfino la storia d’amore, di
un lirismo rarefatto, non lascia indenni. Un primo film singolare, intenso,
in cui tutto ciò che si perde lascia una traccia profonda.
www.bazarweb.info
www.bazarweb.info
bazar 12 2004
visioni di roberto pisoni 11
Dvd: l’uomo che fuggì dal futuro
Nei panni di Peter Sellers
Intervista a Geoffrey Rush
Il cinema disdegna le biografie degli attori, che in genere fanno invece
la fortuna della televisione. Così è stato il canale cable americano HBO
a consentire a Stephen Hopkins (regista di Blown Away - follia esplosiva e di
molti episodi della serie 24 Hours) di raccontare su grande schermo la
vita tumultuosa di Peter Sellers. Attore il cui genio polimorfo ha segnato
a fuoco la memoria degli spettatori – con l’ispettore Clouseau, il
Dottor Stranamore, Hrundi V. Bakshi e Mr.Chance, per citare
solo alcuni dei suoi strepitosi personaggi. La difficoltà maggiore era
ovviamente trovare un attore che fosse pazzo abbastanza da osare il
confronto con Sellers. Sfida accolta, non senza titubanza, dall’attore
australiano Geoffrey Rush, virtuoso quanto basta da meritarsi un oscar
con Shine (1997), e superbamente vinta perché, se del film Life and
Death of Peter Sellers qualcosa rimane, è proprio la performance di Rush.
Al di là della somiglianza fisica, la sua interpretazione è stupefacente,
proprio in quanto interpretazione e non imitazione. Il suo Peter Sellers
è forse l’unico possibile: un superbo camaleonte dalla personalità
multipla.
Quanti personaggi diversi interpreta nel film?
Interpreto Sellers in gran parte della sua vita e dei suoi film per un
totale di 38 personaggi. Ho indossato una trentina di parrucche,
altrettante dentiere e infinite lenti a contatto.
All’inizio non era così convinto di accettare il personaggio …
Stephen Hopkins mi ha spedito la sceneggiatura nel 2001. Sono
rimasto colpito dall’abilità con la quale era riuscito ad andare oltre la
semplice biografia – che è una piaga del cinema – per concentrarsi
sull’Inghilterra dell’epoca, sull’identità dell’attore e sull’intersezione
tra vita e ruoli. Per scoprire che il motore, soprattutto nel caso di
Sellers, è l’ansia. Lo script era affascinante, ma poi ho incontrato i fan
di Sellers che sono possessivi e ossessivi e, una volta accettato il ruolo,
avevo paura di diventare il loro zimbello. Sono stato sedotto dalla
sceneggiatura ma sinceramente pensavo che recitare l’Amleto sarebbe
stato molto più semplice. Ma un anno dopo, Stephen è tornato
all’attacco e mi ha convinto.
Come è diventato Peter Sellers?
Ho cominciato ad ascoltare le sue trasmissioni radio, rivedere tutti
gli show televisivi e, ovviamente, i film. Un immersione totale
per tentare di gettare dei ponti tra la sua vita e la mia. Avevo una
moltitudine di personaggi da interpretare, con frasi, intonazioni e
accenti molto diversi. Non solo dovevo diventare inglese, ma parlare
più dialetti, con tanto di affettazioni e sfumature. Ho lavorato duro
e con metodo sulle specificità vocali dei personaggi e, mentre giravo
La maledizione della prima luna, il mio coach mi faceva fare degli esercizi
quotidiani. La preparazione è durata sei/sette mesi ed è stata un tour de
force.
L’impressione è che, per quanto lo si osservi da vicino, l’uomo
Sellers sia assolutamente imprendibile…
Sellers era polimorfo. Tenero, violento, paranoico, dotato, rancoroso…
L’obiettivo che mi ero prefissato era quello di non giudicarlo. Non
farne un uomo meschino e violento, ma una persona di cui potevo
essere amico. Mi sono allontanato nei toni dalla biografia di Roger
Lewis che, rivelando dei comportamenti poco gloriosi della sua vita,
aveva fatto scandalo alla sua uscita. Ho preferito abbordare questo
ruolo come quello di un uomo fantastico, drammatico, talentuoso,
amoroso, frustrato e immensamente celebrato. Sellers era una dose
di LSD fatta uomo. E’ lì che mi sono reso conto di aver spesso
recitato personaggi realmente esistiti: Trotzkji in Frida, Sade in Quills,
David Helfgott in Shine. E li ho affrontati ogni volta con lo spirito del
detective, dell’ispettore… Clouseau!
Tutto ebbe inizio negli anni ‘60, nelle scuole di cinema di Los
Angeles: una borsa di studio vinta dal giovane George Lucas
lo traghettò alla Warner dove conobbe Francis Ford Coppola. I
due ben presto decisero di procacciarsi l’indipendenza dagli
studi di Hollywood e, sull’onda rivoluzionaria di film come
Easy Rider, raggrupparono un combo di cineasti per realizzare
film a “modo loro”. Nacque così l’American Zoetrope,
mitica factory attorno a cui si formarono i talenti della New
Hollywood. L’esordio di George Lucas venne prodotto proprio
in quel contesto: adattamento di un cortometraggio realizzato
da studente, THX 1138 è un film ancora affascinante per stile
e intenzioni. In un’ipotetica società del futuro a ogni essere
umano è impedito provare emozioni attraverso la massiccia
somministrazione di droghe e sedativi che intorpidiscono i
sensi. Unico scopo della vita è il rispetto delle regole per non
subire le rigide punizioni. I nomi delle persone sono semplici
codici e questo consente la catalogazione degli individui e
il loro controllo attraverso un sistema di tele-sorveglianza.
THX 1138 (Robert Duvall) è uno dei tanti anonimi operai, che
insieme alla sua compagna decide di interrompere l’assunzione
di farmaci e di liberarsi.
Ferocemente critica nei confronti della società consumistica, la
storia rielabora gli elementi tipici della fantascienza distopica,
ma lo fa con grande consapevolezza formale e design
minimale. Nell’edizione integrale realizzata per il DVD
sono state aggiunte sequenze tagliate all’epoca e nuovi effetti
speciali che ben si integrano con il look originario (unica
eccezione la sequenza finale dell’inseguimento per le strade
della città). Purtroppo la cronica mancanza di sottotitoli nei
titoli Warner colpisce anche il bel commento al film di George
Lucas e Walter Murch. Fortunatamente il materiale del secondo
disco è talmente ricco da alleviare la delusione: assolutamente
imperdibile è il documentario A legacy of filmakers: The early years
of American Zoetrope, che ripercorre le fasi della breve esistenza
dell’utopia lucas-coppoliana.
Thx 1138 - Director’s cut, Warner Home Video, 20,90€
DVD
12 di alessandro benvenuti
visioni.in pillole bazar 12 2004
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www
Io la detesto!
di cinema non è
Mi disse proprio così… e per una personaore
si aspetta (e spera)
l’att
fa
chi
proprio una bella cosa. Perché
sempre una reazione di apprezzamento nel pubblico…
I pericoli del cinema. Chi fa il mestiere di attore si espone alle
reazioni del pubblico. Ciò è del tutto normale. Eppure, a volte,
le suddette reazioni vengono da persone che forse proprio del
tutto normali non sembrano essere. Questo fatto mi è successo
cinque anni fa a Bordighera. Avevo rappresentato uno spettacolo
in teatro (Benvenuti in casa Gori). Era stato un successone. Poi
andiamo a cena con il direttore, una persona cordiale. Sua moglie,
invece, se ne sta tutta la sera sulle sue. Seduta a un metro da
me, sulle sue. Mangia e non parla. Carattere chiuso, penso. Io ,
racconto cose di tutti i giorni, è una serata allegra: teatro esaurito
sorrisi, applausi. Finché, arrivati al secondo, la donna sbotta
aggredendomi: “Io la detesto. Volevo proprio dirglielo che lei è stato ia
ripugnante”. Io, di sasso, guardo il direttore del teatro che ridacch
neanche troppo imbarazzato; anzi, sembra quasi divertito
del
dell’esternazione della moglie e scuotendo la testolina sulla via
sorpresa
mia
la
scusi
“E,
etto.
gamber
un
sereno
traslucido si sguscia
- dico alla donna - può dirmi perché le faccio questo effetto?”. “E’ stato
una carogna con Christian De Sica nel film di Verdone
’Compagni di scuola’, è stato proprio una carogna con lui...e che si
rompesse una gamba alla fine, era il minimo che si meritava, visto il male
che gli ha fatto”. Io la guardo. L’astice che ho nel piatto capisce al
volo che la sua sta per trasformarsi in una morte inutile. “In fondo
- dico planando sul
positivo - indirettamente mi sta facendo un complimento: il personaggio
è stato scritto per essere un po’ carogna e il fatto che per lei sia stato così
convincente…”. “No – mi interrompe - lei con il povero Christian è
stato proprio odioso e di rompersi quella gamba se l’è proprio meritato”.
E’ dura tenere il sorriso di fronte all’espandersi delle tenebre
cerebrali. Siamo in otto a tavola. Cerco allora di interpretare
gli sguardi degli altri per avere un appiglio per una possibile
lettura di quell’inattesa situazione. In sei la conoscono. Osservo
il marito i cui occhi sembrano pensare: “Nel mondo c’è di peggio”.
Mentalmente riconsidero allora la stagione teatrale che ha
ci
organizzato. A parte un paio di comici sospetti dell’area Zelig,
leggero
teatro
di
ti
banalot
esempi
due
stantii,
classici
due
sono
e un’operetta; insomma è tutto un dare colpi a cerchi e botti,
perfettamente in linea con il resto d’Italia. Degli altri commensali,
due vanno in AUDI e il terzo è un’aspirante cabarettista al
momento provvisto di un alibi come impiegato comunale. E poi
ci sono le due donne, che con la bocca mangiano e con gli occhi
sembrano suggerirmi nascostamente la storia dell’infelice
sapere
moglie del nostro direttore. Le donne: come sempre le uniche a
silenzio
il
troppo
crescere
far
non
Per
questi.
come
cosa pensare in casi
po’
che, si sa, è il maggior concime della pianta dell’imbarazzo (un
comincio a divertirmi anch’io, scusa!) ritento le vie diplomatiche:
stimo
“Beh, Crhistian ed io siamo buoni amici - dico - lui stima me come io
Se
persona.
come
buono
sia
n
Christia
quanto
solo
lui”. “Questo conferma
,
avesse fatto a me quello che ha fatto a lui non so davvero come avrei reagito”e
mi fredda lei. Guardo di nuovo il marito: se non ha reazioni neanch
ta in
stavolta allora sono due quelli pericolosi e avere inserito l’operet
stagione doveva farmelo
gli
capire. Lo guardo e con lo splendore degli occhi cerco di ricordar
che è lui che m’ha invitato a cena portandosi dietro la moglie.
ti
Macché: lui si diverte! Gli sguardi delle donne intanto son diventa
che,
tista
cabaret
il
anche
ora
ano
contagi
che
risate a cielo aperto
si
essendo per natura l’estroso del branco, dice: “Cazzo Daniela (così
chiama la ‘posseduta’) ci vai giù
“Così
di trivella!”. “Lei è così”, minimizza il marito-direttore e basista.
Capitale
la
si,
è,
che
Roma,
da
vengo
che
evi
come?!”, dico io, ricordat
tentacolare, ma dove la gente è abbastanza cordiale con gli stranieri”. E
allora mi spiega che da quando sua moglie ha visto quel film ha
sviluppato un odio viscerale nei miei riguardi che proprio non le i
passa. Che si era rifiutata anche di venire a teatro per non doverme
vedere di persona e che l’ha dovuta costringere quasi con la forzafaccia
che lei alla fine ha accettato solo per potermi finalmente dire in quel
quello che pensava di me da 12 anni. Non solo: ma che in tutto
tempo si era sempre rifiutata di vedere qualsiasi cosa avessi fatto al
in cinema/teatro/ televisione, perché uno che fa quelle carognateil
povero Christian meritava solo disprezzo. “Quindi a questo punto
problema è capire che rapporto c’è fra lei e Christian”.
Dissi io. E la frase fece effetto perchè al marito-direttore andò
finalmente di traverso un gamberetto!
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bazar 12 2004
videogiocando di giuseppe mottola 13
Una risata vi seppellirà
Quando il re di una nota favola camminava
tronfio in parata con addosso un vestito
invisibile agli sciocchi – così aveva detto il
suo sarto – solo un bimbo nella folla ebbe
il coraggio di puntare il dito e urlare “il re
è nudo!”. Quella voce d’infante è la satira,
che nei secoli ha assunto varie forme,
dalle giullarate medievali agli show tv, fino
ai videogiochi, di cui Internet è il principale
canale di distribuzione. Si tratta di giochi
semplici, ma nello stesso tempo pungenti
e arguti. Alcuni trattano di guerra (come
Antiwargame, www.antiwargame.org),
altri di piaghe politico-sociali in cui troppa
gente è restia a mettere il dito. Un
esempio tutto italiano è rappresentato dai
giochi politico-satirici di Molleindustria
(www.molleindustria.it), che affrontano
con ironia temi come precariato, mobilità e
religione permettendovi di gestire la vita di
un operaio, amministrare un lavoratore in
affitto spedito attraverso tubi penumatici (!)
e creare nuovi edificanti discorsi per il Papa
(con tanto di doppiaggio). Ecco un’occhiata
più da vicino a questi titoli.
Satira, ultima frontiera
La satira
sposa i videogiochi. Un matrimonio che
fa discutere perché esprime il potere di ridere
temi forti, come la guerra e la sacralità, con undi
semplice click.
Antisoldati
In Antiwargame si vestono i poco invidiabili panni del presidente USA nella
gestione della guerra in Iraq. I problemi da affrontare sono tanti, ma
facilmente risolvibili con la giusta dose di violenza (scatenando l’esercito contro
i manifestanti e contro gli sfortunati popoli che possiedono risorse petrolifere) e
di dollari (per aumentare le spese militari e controllare i media). La provocazione
è evidente e a volte riesce a strappare un sorriso (come quando i soldati tornano
in patria per poi unirsi alla folla di pacifisti); più spesso, però, il gioco è un’amara
riflessione sull’operato dell’amministrazione Bush negli ultimi mesi. Come
altri giochi politici, Antiwargame subordina l’aspetto ludico all’importanza del
messaggio ideologico di cui è veicolo: non vuole essere un videogioco sulla guerra,
ma piuttosto la dimostrazione che la guerra è, in fondo, un gioco.
Parole sante
La sagacia e l’invettiva di Molleindustria non risparmiano
neppure il Santo Padre e i suoi messaggi di pace, speran
fede e carità. Con il gioco del Papa Parolibero, anche i za,
comuni mortali possono pronunciare discorsi “edificanti”
di “grande impatto” e, cosa ben più importante, senza e
che
questi siano poi messi in discussione da nessuno e in nessun
modo. Il videogioco consiste, infatti, nel comporre i messag
del pontefice alla comunità cristiana in tutta libertà (per gi
dire a casaccio), utilizzando le “parole sante” che svolazznon
all’interno di soffici nuvolette. All’inizio i discorsi appaion ano
o un
po’ insensati, ma basta prenderci la mano… Esiste perfino
un
concorso – a cui tutti i Papa Paroliberi possono parteci
– dove sono classificati i messaggi migliori. Ma la cosa pare
importante è finalmente poter dire di tutto a tutti senza
e lancio di pomodori, e sentirsi per questo onnipotenti. fischi
In
secula seculorum.
Lavori del tubo
Anno 2010. Siete comodamente seduti in
poltrona (mutande e canottiera) cullati dai
rintocchi della pendola, quando svuuup… un
tubo enorme cala dall’alto e vi risucchia. Un
attimo dopo siete Babbo Natale in un grande
magazzino che intrattiene marmocchi con la
sua campanella. Oppure operaio alla catena
(di montaggio). O commesso di un fast food.
O centralinista. O scaricatore. E il lavoro
cambia ogni tre per due, disorientandovi.
E se commettete troppi errori sarete
sbattuti sul marciapiede, a toccare cuore e
borsellino dei passanti con una fisarmonica.
Vita grama quella che condurrete
in TuboFlex, gioco di Molleindustria
che esaspera il concetto di mobilità
costringendovi a guadagnar la pagnotta
cambiando lavoro non ogni tot mesi o anni,
ma ogni manciata di secondi, passando da
un posto all’altro grazie a tubature che vi
catapultano ovunque siano necessarie le
vostre braccia. Be’, non proprio ovunque:
l’unica stanza dei bottoni che vedrete sarà
quella di un call center.
Proletariato in Rete
Quante volte abbiamo sentito di poveri operai licenziati senza
motivo? Con TamAtipico (il nostro lavoratore precario virtuale)
abbiamo la possibilità di essere noi i mostruosi datori di lavoro.
Questo gioco d’animazione realizzato in flash mette la vita di
un operaio nelle nostre mani: più il TamAtipico produce, più
punti accumuliamo. A noi sta scegliere quanto farlo lavorare,
stando attenti alla sua energia e alla sua felicità, perché da
bravo proletario potrebbe scioperare! Per questo siamo tenuti
a mandare il nostro precario a riposare, ma non troppo, o la
sua produttività potrebbe diminuire. E se il TamAtipico diventa
triste? Semplice, gli facciamo vedere la sua amata televisione,
in modo da far crescere la sua felicità: un lavoratore contento
è un lavoratore produttivo! Ma guardando troppa tv potrebbe
impigrirsi... Se poi siamo stufi del nostro lavoratore, c’è una
soluzione semplice ed efficace: lo licenziamo!
14 di caterina gonnelli
onde bazar 12 2004
E a proposito di
Cartoon e tele…
Bazar fa gli auguri a Tilapia, nuova e
giovane realtà creativa partenopea,
già premiata quest’estate per
l’originale cortometraggio di
animazione “Timothy Peabody”, e che
ora riesce a portare una ventata
di innovazione nello stantio mondo
delle soap-opera. Come? Con un
nuovo cartoon dedicato al Pibe de
Oro Maradona sognato, in versione
fumettistica, da uno dei personaggi
di “Un posto al Sole”. Una produzione
in animazione, la Upas Cartoon, che
rappresenta la prima di un’azienda
del sud Italia. E in un mondo
dominato dalle major americane…
scusate se è poco!
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ti nella tv satellitare
Il trionfo dei fumet
sta vivendo un momento di celebrità:
Il mondo del fumetto
basta seguire la moda per accorgersene, su slip e t-shirt,
giacche e cappelli la vignetta mette di buon umore. Anche nella
tv satellitare il cartoon piace, vedi il proliferare di programmi in
teoria dedicati ai ragazzi ma in realtà molto seguiti anche dai
“vecchi”. Per i nostalgici degli anni ’50 e ’60 da non perdere
la serie “Cartoon Classic” in onda ogni week end sul canale
1 Plus 1 con una piacevole selezione dei più rappresentativi
cartoni americani di quel periodo per rivedere mitici personaggi
leggendari e allo stesso tempo attuali. Rimanendo sul classico,
che non tramonta mai, una nota di attenzione merita Rai Sat
Ragazzi con il personaggio nato alla fine degli anni ’70 dalla
genialità di Jean-Louis Fournier e Gilles Gay “La Mucca Nerina”
in onda ogni giorno alle ore 12.00. Impossibile non rimanere
incantati dall’ironia della buffa e casinista mucca che sogna di
diventare una graziosa cerbiatta. Per chi è ghiotto di spinaci
torna sul canale Boomerang il forte-tenero Braccio di Ferro
alla costante ricerca della sua Olivia e in perenne sfida contro il
nemico Bruto che tra un cazzotto e una fumatina di pipa riesce
sempre a scacciare. Per un pubblico più adulto fa scalpore
su Jimmy, ogni giovedì alle ore 21.00, la serie animata “God,
the Devil and Bob” che racconta la sfida tra un Dio vestito da
rockstar, alternativo e anticonformista, perennemente al bar,
un Diavolo, elegante e abile oratore e Bob, tranquillo operaio
casualmente scelto dal Diavolo nella gara tra il Bene e il Male.
Per meditare...
Tutti pazzi per
il cartoon
Soprattutto se nato dalle menti creative di qualche napoletano estroso. E tra
una nuvoletta e l’altra… qualche nuvola vera da evitare seguendo Sky Meteo!
Sky punta al meteo in
perfetto stile americano
Una tv a suon di ricette
Dopo le pesanti indigestioni di talk show, grandi fratelli e tg
pronti a sfornare cattive notizie perchè non alleggerirsi un po’
con programmi più gustosi? Basta sintonizzarsi su Alice che
offre stuzzicanti ricette accompagnate da cultura e tradizio
locale. O Gambero Rosso-Rai Sat, per chi vuole sbizzarrirsi ne
con
tutti i tipi di insalate immaginabili, tra lattughe, rucola, gallinella
,
indivie e radicchi per protagonisti.
Di fronte all’incertezza dei tempi moderni perchè
non puntare sulla certezza delle previsioni
meteorologiche? E’ la scelta di Sky Tg 24 che ad
agosto ha inaugurato un nuovo canale dedicato
24 ore su 24 al meteo e alle previsioni del tempo.
Il modello ricalca il format del canale a stelle e
strisce “The Weather Channel” con un palinsesto
di previsioni meteo ogni 15 minuti in ambito locale,
nazionale, europeo e mondiale. La novità però
consiste nel disporre telecamere nelle principali
città italiane (speriamo non nello stile Truman Show)
e una squadra di abili meteorologi-conduttori al
servizio dei cittadini. Sul video i due bei volti del
meteo, la bionda e altissima Mimmi Gunnarson e
la solare Simona Branchetti, mentre sono aperti i
provini per volti nuovi, possibilmente professionisti
del meteo. Dopo un’estate pazzerella, con maglioni
e scarpe chiuse, e un autunno bollente con tuffi
novembrini a mare, prima di passare alla palla di
vetro forse con il nuovo canale si comincerà a dare
qualche consiglio giusto azzeccandoci un po’ di più.
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bazar 12 2004
sintonie di giulia baldi 15
o delle meraviglie
Atlantis, mond
dagli studi di via Asiago Atlantis,
dal lunedì al venerdì dalle 16:30 alle 18:00, Radio Rai 2 propone
Da ormai tre anni,
nella squadra della mitica Videomusic, prima che
trasmissione condotta da Lorenzo Scoles (che forse qualcuno ricorda
Rai).
approdasse a Radio
e dei suoi tanti ospiti raccontano ogni giorno le meraviglie,
Con un linguaggio semplice e sempre accattivante, le voci di Scoles , infatti, racconta il mondo che ci circonda, spaziando
Atlantis
ne.
mutazio
perenne
in
realtà
una
di
ni
i fenomeni, le innovazio
rendo anche momenti importanti o curiosi della storia del
dall’arte alla quotidianità, dalla cultura ai temi del sociale, ripercor
le evoluzioni del contemporaneo... Novità di quest’anno: ogni
e
enti
cambiam
i
cogliere
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continua
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attenzio
mondo ma con una
à per gli ascoltatori di partecipare al programma inviando
possibilit
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sono archiviate sul sito, per cui se non potete ascoltare
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in diretta i loro SMS
tra cultura fantasy e medioevo, o sulla radio che
rapporto
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la radio in diretta,
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cliccate
blogs,
dei
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fenomen
sul
o
trasmette in latino,
e Quindie
Radio Torino Popolare
pomeriggio, dalle 15.00 alle
Radio Torino Popolare, sabato
16.30: è il momento di Quindie, contenitore incentrato sulle
realtà indipendenti negli ambiti della letteratura, del cinema,
del teatro, delle arti visive e, soprattutto, della musica. La
conduzione del programma, ideato nel 2003, quest’anno è
affidata a Fabio Battistetti, che si avvale della collaborazione
di Alessandro Vaccari ed Enzo Palatella. Attenti osservatori
delle realtà artistico-culturali di Torino e del resto d’Italia
e d’Europa, i tre dedicano parte della trasmissione ad
approfondimenti, interviste, show case, anteprime; e danno,
con dovizia di dettagli, segnalazioni di appuntamenti ed eventi.
Numerosi gli ospiti in studio, sia italiani sia internazionali, e
i collegamenti con l’esterno. E perché non finisca tutto solo
nell’etere, in parallelo alla trasmissione radiofonica Quindie
esiste anche come weblog: http://quindie.splinder.it. Ma se
abitate a più di qualche chilometro dalla Mole Antonelliana,
segnatevi anche il sito: www.rtp97.it. E’ il sito della radio, di
cui, a questo punto, accenniamo un po’ di storia: fondata nel
1982 dalla Cooperativa Radio Torino Popolare per contribuire
al mondo della comunicazione a 360°, RTP97 (a Torino è sui
97 fm…) da sempre pone particolare attenzione a cultura e
impegno sociale, giovani e creatività, educazione alla fantasia
e all’ambiente, e alterna questi contenuti alle informazioni di
Popolare Network…Una radio da tenere in memoria, o almeno
tra i preferiti.
Classica è bello!
Una esperienza da fare, prima o poi, è ascoltare Radio
Classica, network del gruppo Classeditori, incentrato su
un alternanza di musica (classica…ovviamente) e notizie dai
mercati finanziari. Che siate interessati o meno a ciò che
accade nei Palazzi delle Borse internazionali, rimane che la
musica trasmessa è tratta da una discoteca ampia, varia e
continuamente aggiornata, e le selezioni sono accompagnate
da notizie accurate su autori, opere, esecutori. Alcune
trasmissioni, poi, ruotano attorno a temi particolari, come
le varie epoche della musica, le storie dei grandi direttori,
i diversi strumenti; mentre specifiche rubriche annunciano
con anticipo gli appuntamenti da non perdere tra concerti e
festival. Per le frequenze nelle varie città d’Italia, il palinsesto
e tutte le altre info il sito è www.radioclassica.fm
Radio con l’anima
Quella che John Peel metteva in ogni brano che passava. Ma anche quella che esce dalle
frequenze di Atlantis, Radio Torino Popolare e Radio Classica… Mondi contrapposti
Missing John Peel
Il mondo della radio e quello della musica non saranno più
gli stessi: il 26 ottobre scorso John Peel è stato colto da
infarto mentre era in viaggio in Sud America, e ora riposa
in pace. John Peel da oltre 30 anni era il più sensibile dei
dj radiofonici, il più capace di intuire i nuovi corsi della
musica e scoprire nuovi talenti dando loro spazio sulle
frequenze della BBC, spesso prima ancora che i dischi
venissero pubblicati. E le live session registrate nei suoi
studi rimangono momenti fondamentali della storia della
musica contemporanea. Grande appassionato di rock e
punk, che contribuì a far conoscere al mondo, Peel era
anche un amante di reggae, hip hop, elettronica. Dai Pink
Floyd ai White Stripes, passando per Clash, Joy Division,
Nirvana, da Bob Marley ai Public Enemy, dai Depeche
Mode a T.Rauschmiere, nessuno dei musicisti che amiamo
di più avrebbe avuto lo stesso successo senza la sua
passione e il suo impegno. Dopo un set travolgente al
Sonar festival di Barcellona di qualche anno fa, non era
raro incontrarlo dietro la consolle dei club londinesi più
attenti alla qualità e varietà della proposta musicale,
come il Fabric...ed era impossibile non rimanere lì ad
ascoltare e ballare. In sintesi: John Peel ci mancherà
all’infinito.
Per ricordarlo e risentirlo, o magari per scoprirlo, just
check John Peel’s tribute and sessions at
www.bbc.co.uk/radio1/alt/johnpeel/index.shtml
16 di gabriella serusi
scene bazar 12 2004
www.bazarweb.info
Spegnete la TV: c’è un nuovo teatro!
Teatro d’amore. Quello di un uomo-bambino chius in un armadio,
o di un ospite di matrice pasoliniana. Quello intrisoodi
violenza di
Chatila, e quello incomprensibile e indefinibile del canti
co dei cantici.
Anche da una scatola vuota e insensata quale è la televisione di questi
messaggio non riprovevole e degno di nota, capace di viaggiare nell’etetempi, può giungere a volte un
re senza bisogno di essere accompagnato da
bollini rossi, gialli o verdi. La televisione fa spettacolo – lo dice un recente
spot – quando non fa notizia, quando in altre
parole è spenta. “Spegnete la TV, accendete il teatro” recita “mamm
a
tele”
in queste fredde sere invernali, e questa
volta vogliamo proprio darle ragione. Un atto d’amore verso di lei e
verso di noi che ci ripaga con la stessa moneta,
perché la stagione teatrale italiana ormai avviata, pullula di buoni e cattivi
sentimenti, di follia e risentimento, di amore
sacro e profano, di passione ed erotismo. È con sommo piacere che
dedichiamo la nostra rubrica mensile sul teatro
all’amore, croce e delizia di tutte le nostre esistenze. Primo fra tutti l’uomo
dell’armadio.
Strano che nessuno ci avesse ancora pensato a ridurlo a testo teatrale
più talentuosi e sensibili. La crudezza della sua penna genera fiori rari . Ian Mc Ewan è uno degli scrittori contemporanei
e gentili di cui un giovane lettore dovrebbe almeno
una volta respirare il profumo. Si prenda per esempio questo breve raccont
dà ora il titolo alla pièce portata in scena da Giorgio Gallione con Eugenio o pubblicato da Einaudi (prezzo modico) che
Allegri come mattatore, lo si legga tutto di un
fiato e si vada poi a teatro. Si resterà stupiti da quanto amore c’è nel
testo e fuori dal testo, sul palcoscenico, per questo
personaggio di cui non vogliamo svelarvi il nome. Non lo facciamo per
allo spettatore il gusto di trovare da solo la chiave di innamorament puro esercizio della crudeltà ma per non togliere
protagonista. Succede a volte a teatro di escludere tutto il resto, spogliao e comprensione di uno spettacolo che è il suo
fatta di sentimento, o come si dice in gergo tecnico di pancia. Abband re la scena, togliere oggetti e dare vita a una realtà
per una manciata di ore nel mare magnum di sogni infantili, paure, onatevi alla musica delle parole di Allegri e navigate
emotività, immaturità, dolore che l’amore porta con
sé. E chiedetevi, di tanto in tanto – mentre scivolate dolcemente verso
– chi è e che cosa ci fa un uomo-bambino chiuso dentro un armadio. il nulla che abita le nostre coscienze sonnacchiose
L’UOMO DELL’ARMADIO - di Giorgio Gallione, con Eugenio Allegri
Torino, Teatro Garibaldi di Settimo Torinese, via Garibaldi 4 – tel.
011 8970831
Dal 30 novembre al 5 dicembre
Biglietti da 13 a 10 Euro
L’ospite
I Motus restano fedeli alla loro natura fredda e analitica anche in questo nuovo spettacolo
che si configura come ultima tappa di un viaggio nella vita e nella drammaturgia dello
scomodo intellettuale italiano Pasolini. Portano in teatro un lavoro difficile e impegnativo
anche sotto il profilo scenografico oltre che drammaturgico. Non è certamente stato
semplice per la compagnia di Casagrande ridurre a testo rappresentabile quello che è un
coacervo di pensieri e parole, in prosa e poesia, che lo scrittore italiano diede alla luce sul
finire degli anni sessanta. “Teorema” è già stato un libro, poi un film, ora è un lavoro teatrale
in cui sono sedimentate le provocazioni e le profezie del testo originario, ancora così
terribilmente attuale. Lo spettacolo contiene quell’antico elemento sacrale-distruttivo tanto
caro a Pasolini, che si materializza in forme diverse anche in Porcile, San Paolo e Petrolio.
Il tema della crisi e della “banalità del male” nel quotidiano, dentro il “nuovo totalitarismo
consumistico”, passando per il progetto teatrale Rooms giunge fino all’Ospite, produzione
calibratissima e tagliente, intrisa di causticità e ironia secondo il diktat pasoliniano.
L’ospite è per Motus un personaggio scomodo, irriverente, indesiderato; a volte è poco
più di un’apparizione scenica, altre quasi una visitazione angelica. L’ospite ha dunque
una presenza duplice: da un lato si carica di un’aura mistica, con precisi rimandi biblici,
dall’altro va a rompere completamente le convenzioni delle relazioni sociali. La pièce è un
condensato magmatico di carnalità, sessualità, fisicità dolorosa raffreddate dallo sguardo
implacabile, freddo e scientifico dei Motus.
L’OSPITE, MOTUS - di Enrico Casagrande et Daniela Nicolò
dal romanzo Teorema di Pier Paolo Pasolini
Con Dany Greggio, Emanuela Villagrossi, Frank Provvedi, Caterina Silva, Daniele
Quadrelli, Catia Dalla Muta. Drammaturgia di Daniela Nicolò
Una produzione Motus e Théatre National de Bretagne, Rennes in collaborazione con
Festival di Santarcangelo, La Ferme du Buisson - Scène National de Marne-La-Vallée,
Teatro Sanzio di Urbino e Teatro Lauro Rossi di Macerata e A.M.A.T, con il sostegno di
Provincia di Rimini, Regione Emilia Romagna
3 dicembre 2004 h. 21 - “Le vie dei Festival”
Teatro Storchi - Largo Garibaldi 15, Modena
Info: Emilia Romagna Teatro Fondazione
Tel. 0592136011 - fax 059 234979 - biglietteria 059206993
[email protected]
bazar 12 2004
www.bazarweb.info
Moby-dick
- ultima caccia
Valeriano Gialli è interprete e regista di
questa
ennesima rilettura del celebre rom
scritto da Herman Melville per cantare anzo
attraverso la metafora della caccia alla la vita
balena
Moby Dick. Gialli riduce in questo adattame
per il teatro l’unità temporale del racc nto
onto.
Sono gli ultimi tre giorni di caccia al ceta
gigantesco a interessare il regista, quelli ceo
l’epopea umana giunge al suo capolinea in cui
una serie di dirottamenti scenici dello sguadopo
Uno spettacolo in cui la percezione sens rdo.
gioca un ruolo importante, complici le oriale
pitture di Giuseppe Zambon diffuse in video
lo spazio scenico in un esempio inter tutto
di integrazione fra immagine video, essante
musica
elettronica e recitativo.
MOBY-DICK ULTIMA CACCIA - di e con
Valeriano Gialli.
Musica dal vivo di Ladislao Todoroff,
videopitture di Giuseppe Zambon.
Dal 3 all’11 dicembre 2004, ore 20.45
Teatro Juvarra - via Juvarra 15, Torino.
Tel.
011540675
Biglietti da 10 a 8 Euro
scene di gabriella serusi 17
Cantico dei Cantici
- L’amore, secondo Eimuntas Nekrosius, è un can
to
che arriva da lontano
Nessuno resta insensibile al richiamo dell’amore, tanto
meno il teatro. Sarà
perché nel mondo c’è fin troppo odio, sarà perché
la
sua
permette di coglierlo e comprenderlo solo per frammenti, irriducibile natura
quid comprensibile solo a partire dalla sua fenomenolo ma l’amore resta un
gia, dal suo dispiegarsi
e manifestarsi fra gli esseri. C’è l’amore per tutte le creatu
re, l’amore mistico,
l’amore divino, l’amore violento, e poi c’è l’amore
che
tutti questi aspetti
comprende: quello fra uomo e donna. Non si parli
andando a vedere il Cantico dei Cantici firmato nella di metafore, per favore,
grande maestro del teatro qual è Eimuntas Nekrosius regia e nelle scene da un
(Lituania, 52 anni).
Il Cantico dei Cantici è una celebrazione dell’amore
simbolo dai molteplici valori e significati. Il regista umano come grande
spesso succede ai grandi temerari, da un porto diffici-artista è salpato, come
le, un testo sacro scritto
intorno all’anno 1000 a.C. in lingua ebraica e attribu
giudaico-cristiana a Salomone. Al centro della storia ito dalla tradizione
l’innamoramento di Salomone per la pastorella Sulam altro non c’è se non
Nekrosius mette il dito nella piaga e ci parla di noi ita, figlia del re d’Egitto.
che arriva dal passato, dal lontano spazio-tempo biblicattraverso una vicenda
eroico e spumeggiante, intriso di profumi e di vita, o. Ciclico e fantasioso,
sacro e profano, erotico e casto, questo amore narrato allegorico e profetico,
è un numero divisibile all’infinito, un’identità senzatra oriente e occidente,
comprenderlo, penetrarlo, controllarlo e poi, puff, la bollanome. Ci sembra di
nell’aria insieme alle nostre certezze. Dice Nekrosius dellodi sapone si disperde
lui e lei, l’uomo e la donna, senza un vero nome: sono spettacolo: “ci sono
storia che ripetono il miracolo dell’amore”. Parole sante. tutte le coppie della
CANTICO DEI CANTICI - di Eimuntas Nekrosius, scene
con Aldona Bendoriute, Salvijus Trepulis, Povilas Budry Marius Nekrosius
s, Ausra Pukelyte,
Diana Gancevskaite e Vaidas Vilius
Teatro Argentina - Largo Argentina Roma. Tel. 06 68400
0345 - 346
Dal 15 al 19 dicembre 2004, ore 21, giovedì e dome
nica ore 17
Biglietti da 26 a 10 Euro. Prima nazionale
[email protected]; www.teatrodiroma.net
Quattro ore a Chatila
La violenza e l’amore spiegati a teatro in un dramma nuovo
e toccante
Duro da digerire in aria di festività natalizie questo Quattro ore a Chatila
regia da Abdelouahad Ouzri, regista marocchino molto conosciuto nel firmato nella
d’origine. L’asprezza dello spettacolo è probabilmente naturale conseg suo paese
ruvidità dell’argomento trattato. Non si può parlare di Chatila senza uenza della
non si può parlare di questa tragica pagina storica dell’umanità senzaricordare Sabra,
chiamare in causa
“l’unico europeo” - come si definisce nel testo - ad aver assistito al massac
Chatila. Jean Jenet, profeta letterario e cantore della diversità entro nella ro di Sabra e
città afflitta dal
dolore e dalla morte il 19 settembre 1982 – primo fra molti occiden
degli eccidi. Il testo di Genet è una testimonianza e il lavoro teatraletali a entrare nell’area
quel dolore e di quella violenza, della miseria umana che Jenet vide di Ouzri vibra di
con i propri occhi.
Attraverso la voce e l’interpretazione dell’attrice Touria Jabrane, il regista
lo sguardo dalla ferocia dei fatti concreti confinandoli in un passato miticodistoglie talora
che restituisce
l’essenza di un dramma universale. La pièce è un grande atto d’amor
e
per
la verità e la
vita umana.
QUATTRO ORE A CHATILA di Jean Genet, regia Abdelouahad Ouzri
spettacolo in lingua araba con sovratitoli, traduzione Mohamed Berrad
a, musica
Youness Mégri, con Touria Jabrane.
Produzione Le Théatre d’Aujourd’hui, Ministère de la Culture et de
la
Communication, Service de la Cooperation de l’Ambassade de France
Teatro Studio - Milano. Tel. 0272333.222
Dal 19 al 21 dicembre 2004
Biglietti da 22,50 a 15 Euro (riduzioni per giovani e anziani)
18 di gabriella serusi
scene bazar 12 2004
rgini
Ma
La danza contemporanea è una forma espressiva che può
vivere e prosperare ai margini. Ma cosa sono i margini?
E rispetto a cosa si può stare ai margini?
ufficiali cerca
Il sottobosco delle compagnie sperimentali escluse dai circuiti
i teatri
dentro
o
zzati
speciali
festival
dei
no
continuamente visibilità all’inter
compagnie
convenzionati delle città italiane. Nascono continuamente
arsi con
giovani alla ricerca di un’identità autentica e in grado di rapport
centro
fra
confine
il
che
Oggi
o.
territori
del
e
società
della
le emergenze
oltre.
e
guardar
rio
necessa
e
tivo
significa
è
ndo,
e periferie si va sgretola
con
Oltre significa cercare fra le pieghe dell’ufficialità, abbracciare il nuovo
curiosità, preferire il disagio sensoriale.
titolo
A Torino, da qualche anno la rassegna di teatro e danza dal all’erta
e si
Marginalia, proposta dal teatro convenzionato L’Espace, sta ancora
preoccupa di monitorare il territorio e di dare voce a chi voceche porta
propriamente non ha. È una rassegna eccentrica ed eclettica
Lo fa con
alla ribalta le nuove proposte, quelle più giovani e interessanti.
ie
singolar
più
spazi
degli
uno
in
paure
troppe
passione e impegno senza
atipici della città. Ecco gli eventi da non perdere:
Di dei e di passanti
i si fonda
Spettacolo di danza delicato e coinvolgente, Di dei e di passant
,
sul confronto di linguaggi differenti: da una parte la danza indiana
e classiche
dall’altra quella Butoh. È un sorprendente incontro fra disciplin
gesto
e tradizionali con l’attualità e il quotidiano. Nello spettacolo ilcomuni
modi
dei
re
irregola
à
casualit
la
incontra
ato
preciso e controll
vi
e delle abitudini giornaliere, generando così ritmi e alfabeti espressi
incondizionati e nuovi. Il gesto e il corpo con la sua prepotente fisicità
vanifica lo iato fra il divino e il prosaico.
Lontano
li. Un
Lontano è un testo che genera paesaggi coreografici e sensoria
in scena
luogo dell’immaginario carico di emozioni che la danza dei corpi
nia Raffaella
traduce in movimenti evocativi e forti. Prodotto dalla compag
si avvale
De Vita e da EgriBiancoDanza, Lontano è uno spettacolo che
intorno
dell’interpretazione della De Vita, autrice anche del testo. Viaggio
tango. La
all’emigrazione e altri temi scottanti rivissuti sulle note di unintriste
o
musica e il corpo dell’attrice-danzatrice affondano le radici uno spaccat
sione.
dell’illu
cieli
nei
librarsi
a
fino
alto
volano
di verità ma
Rassegna Marginalia 7 edizione, L’ESPACE, Torino, via Mantova 38.
www.salaespace.it
Gli spettacoli:
LONTANO di Raffaella De Vita e EgriBiancoDanza
Dal 20 dicembre al 28, Biglietti da 10 a 8 Euro
DI DEI E DI PASSANTI di OncaOnca.
Dicembre 2004 (date da definire)
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bazar 12 2004
scene.salmoni di enrico lo verso 19
Fatica e domande
La fatica è quella che si respira a un saggio di recitazi
one.
Domande quelle che ti offre una scuola di
recitazione…
Cara Eugenia,
vorrei parlare ancora di giovani. Il saggio della scuola di recitaz
di quello di cui ti raccontavo il mese scorso, il canto non l’ha ione di cui ti parlo oggi, a differenza
anche ardita, spaziando tra più generi, in omaggio alla presunsfiorato nemmeno. Qualche coreografia,
dire che all’insegnante di danza è andata piuttosto bene. Nonta e richiesta versatilità dell’attore. Devo
forzati a fare qualcosa in cui non credessero o in cui si sentiss si aveva mai l’impressione che fossero
è però la recitazione. Ho visto delle cose molto buone. Spaziaero fuori posto. La forza di questa scuola
disinvoltura dal dramma alla commedia. E nei diversi generi vano, i ragazzi, tutti giovani lo ripeto, con
alte. NON E’ RISULTATO DA POCO! A differenza delle sono state toccate anche 2 punte abbastanza
offrire soluzioni. Ciò che può fare è offrire stimoli, doma altre, una scuola di recitazione, non può
altri. L’atmosfera che si respirava era molto bella. Odoravande. Costruire la capacità di lavorare insieme ad
di lavoro, sudore, complicità, amicizia.
La formula del saggio, l’insieme di microtesti, è penalizzante
costruire, far crescere un personaggio nel cuore dello spetta per la recitazione. Non ti permette di
vita, personalità. Lo spettatore è spiazzato e ancora affezio tore. Ogni cambio di testo è un cambio di
interpretato poco prima. Con diffidenza cede la mano pernato al personaggio che il giovane attore ha
essere guidato in una nuova storia. Posso dire
una cosa? BRAVI!
Caro Enrico
dici che una scuola di recitazione a differenza delle altre scuole
Bè, io credo invece che non solo OGNI SCUOLA ma addiri non può offrire soluzioni ma solo stimoli.
ttura OGNI ESPERIENZA non possa
offrire soluzioni ma solo stimoli. E anzi è proprio questo
il bello della vita, offrire suggestioni e occasioni
ma senza indirizzarci. Perché sta a noi scegliere dove andare
, che via seguire. E possiamo farlo solo in base
alle nostre capacità, alle nostre possibilità, alle esperienze fatte
curiosità che ci rinnova e ci rende liberi. Come può esister che ci rendono saggi e intelligenti o alla
e un indirizzo unico per tutti, come può una
medesima indicazione essere la soluzione per desideri, doma
nde, obiettivi che sono diversi quanto diversi
sono i cuori che battono nei petti di ognuno di noi?
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bazar 12 2004
suoni.recensioni di fabio murru 21
le
lle
ra
pa
ini
tud
uie
Inq
giano paralleli ai testi arrabbiati dei Radio
viag
I suoni caldi e intimisti di Tunde
cino si affiancano alle canzoni amare
4, i brani intensi e interrogativi dei Tiroeman
dei Nomadi. Per un generale, profondo
degli Interpol e alle riflessioni profondtutti
…
senso di inquietudine che ci pervade
Tunde
Bmg dei Lighthouse Family, Tunde
Ex cantante
iane,
Baivewu, nato a Londra ma d’origini niger nua
esordisce con un progetto solista che conti
ti
il percorso già affrontato negli anni passai
nei Lighthouse Family; soul, r & b, grand nano
melodie e molto romanticismo accompag
m,
la straordinaria vocalità di Tunde. L’albu t Lee
interamente scritto da lui insieme a Gran
Phillips e prodotto da Mike Peden, si pone e
nel panorama pop internazionale con grand
pecche,
eleganza, una musica semplice senza intime
ed
o
fascin
gran
di
enti
mom
a
regal
che
grande
suggestioni. Una bella scrittura, brani di
miles
d
Balla
la
come
ndità
profo
e
ività
emot
della
ahead of me, o Come our history che parla
e ha
Tund
dove
ia,
Niger
la
aria,
origin
terra
sua
rirsi
vissuto fino all’età di 15 anni prima di trasfe
o di
dens
testo
Un
ra.
Lond
a
ente
itivam
defin
lio e
lacrime e frustrazioni, ma anche di orgog
à.
libert
Interpol
Antics
Emi
ecco che
La storia continua a ripetersi ed e musicali
gli Interpol, una delle nuove anim ndo
della New York d’oggi, con il seco
tempo
album ci rimandano indietro nel Division
alle sonorità new wave degli Joy recente
e degli Psychedelic Furs e al più er dei Cure.
dark sound di Robert Smith lead
d, rispetto
Antics, nuovo lavoro della banthe bright
al precedente album Turn on o cupi, nelle
lights ha toni più aperti e men ma mantiene
sue totalità è più consolatorio degli
inalterato il sound e la scrittura ai sempre
Interpol che continua a dar voce i amare,
presenti disagi giovanili. Canzon
, un tessuto
tristi e spesso anche rabbiose di Paul
musicale fatto di chitarre quelle di Carlos
Banks e Daniel Kessler il basso Banks e poi
D. che accompagna la voce di motore
la batteria di Sam Fogarino vero ani che
propulsivo del gruppo. Per i giov new wave
non hanno conosciuto il periodoa d’umori e
una musica di gran fascino intris di un dolce
suoni metropolitani, per i più gran
tornare indietro nel tempo.
Nomadi
Corpo estraneo
Warner Music
Ancora una
Tiromancino
Illusioni parallele
Virgin
si butta alle
Federico Zampaglione
spalle il disagio nato dopo l’ improvviso
successo dei suoi lavori precedenti e
la separazione da Riccardo Sinigallia,
e con i suoi Tiromancino continua la
strada percorsa di un pop moderno
e affascinante, splendido mix tra
cantautorato, rock e sperimentazione.
Un disco intimista come i precedenti,
ma sicuramente più immediato nel
suono, i testi sono sempre astratti,
ermetici, spesso affascinanti nella
loro costruzione. La musica è la parte
più riuscita del disco, pennellate di
sperimentazione elettronica, rock allo
stato puro come nel brano Esplode
scritto insieme con Manuel Agnelli, ma
anche semplicità e dolcezza, melodia
velata e delicata che raggiunge il suo
apice nel brano Verso Nord davvero
bello. E infine anche una cover di un
mostro sacro della canzone italiana
Felicità di Lucio Dalla, ennesimo step
perfettamente riuscito di un percorso di
evoluzione artistica.
volta spontanei e immediati
mitici Nomadi con un nuovo album, Corpo tornano i
degna continuazione del cammino Estraneo,
percorso
da ormai moltissimi anni dal grupp
emiliana ci propone il ventisettesimo o. La band
lavoro della
loro straordinaria carriera, disco energ
e molto intenso che si sprigiona da ico, tosto
creatività popolare che Peppe Carletti quella sana
propongono da sempre, anche dopo e compagni
la morte del
leader carismatico Augusto Daolio. E cosi
il gruppo
pop più longevo d’italia continua sul suo
viaggio fatto
d’impegno e semplicità, che torna a colpir
e nuovi
e vecchi fan. Alcuni brani sono certam
buona fattura, chitarre elettriche che ente rock di
rabbia, un lavoro duro e sodo al passo sprigionano
con i tempi,
ma che si apre anche a momenti più
e morbidi, ribadendo che i Nomadi sonomelodici
stati e
rimangono ai vertici della musica popolare
italiana.
Radio 4
Stealing of a Nation
Emi
a band internazionale
Da band di culto
ma
il salto per i Radio 4 è stato notevole
ha intaccato
fortunatamente il passaggio non Un cd
il loro modo di proporre musica. icizzati e
doppio ricco di testi arrabbiati, politda sballo
di vera protesta sopra una musicai aggressivi
per ballare loop elettronici e suon
ottanta.
che rimandano alla dance degli anni stati
Un punk funk intellettuale, cosi sono are. Forse
etichettati, che corre veloce e fa pens
sia ancora.
niente di nuovo, ma è bello che ci un libretto la
Originale il packaging del cd, conAt U-G-S.com
cui grafica, realizzata da Howard pervasi da
propone inquietanti interni abitativi
unicazione.
una desolante mancanza di com
22 di pietro d,ottavio
suoni bazar 12 2004
www.bazarweb.info
Il sound liquido di Miss Trieste
E’ così che chiamano la nostra Elisa per identificare le radici
di un’artista che ha saputo conquistare apprezzament
ia
livello planetario. Questo mese a Milano
MARIANNE FAITHFULL
01 MILANO, Alcatraz
MAURO PAGANI WHA WHA BAND
02 ASTI, Diavolo Rosso
RAF
02 PORDENONE, Palasport; 03 PADOVA, San Lazzaro; 06
VARESE, Teatro di Varese; 09 NOVARA, Teatro Coccia.
INTERPOL
03 MILANO, C-Side
STAN RIDGWAY
04 RIMINI, Velvet
ASSALTI FRONTALI
05 ROMA, La Palma
ERIC BURDON & THE ANIMALS
07 VENEZIA, Magic Bus
MARTIN REV
09 ROMA, Circolo degli Artisti
MAX GAZZE’
09 PISA, Metarock; 11 ANCONA, Barfly, 31 ROMA, Concertone
di Capodanno
PACIFICO
10 ROMA, Piccolo Eliseo; 12 CREMA (CR), Teatro San
Domenico; 13 MILANO, Teatro Filodrammatici
NICOLA ARIGLIANO
14 ROMA, The Place
WOODY ALLEN
15 VENEZIA, Malibran
FRESU-YOUSSEF
15 UDINE, Teatro Bon
TELEFON TEL AVIV
16 ROMA, Circolo degli Artisti
La piccola ninfa silvestre del pop italiano
si tuffa nel freddo mare del suo Nord-Est
e tiene la barra di navigazione vicino alla
rotta di un “mostro” (sacro) marino come
la sirenetta Bjork, immergendosi in liquide
sonorità atlantidee. Quelle che riecheggiano
in più versanti del nuovo repertorio di Pearl
Days, che Elisa presenterà dal vivo nel
concerto-evento al Forum di Assago. La
ragazza di Monfalcone si è conquistata
- disco dopo disco, tour dopo tour – una
grande considerazione, sia dei fan che la
seguono dagli esordi e che condividono
la sua scelta di cantare in inglese, sia dal
grande pubblico, folgorato dalla bellezza
della sua voce quando si esprime in
italiano (un unico fulmine a ciel sereno,
cover a parte, che valse la vittoria al
festival di Sanremo con “Luce – Tramonti
a Nord-Est”). E proprio quelle radici così
presenti nella sua musica – all’estero la
chiamano Miss Trieste, magari con un
vago richiamo alla Miss Sarajevo, canzone
cult di Bono e Brian Eno – sono la forza
di Elisa. Un microcosmo fatto di storie
di confine, tradotte in un linguaggio pop
internazionale che valica ogni confine. Più
local-global di così, nell’asfittico panorama
pop italiano, è veramente difficile. E vale
la pena di toccare con mano, o meglio, di
verificare con le proprie orecchie, il fascino
di nuovi brani come Together o Pearl Days.
L’appuntamento è al “vernissage” milanese
del 10, antipasto del tour che partirà a
febbraio.
10 ASSAGO, Forum – Milano
info: www.elisaweb.net; www.frie
ndsandpartners.net
www.bazarweb.info
suoni di marcello amoruso 23
bazar 12 2004
Da Trieste soffiano
suoni “ripidi”
È uscito lo scorso 15 novembre Our graetest hits, album
d’esordio dei triestini Ripidi. Sonorità 2 Tone e stridori
garage-beat, una bass line che spesso richiama quella dei
Cure (Yes it’s time, Candle light) e una voce di personalissima
fattura. Una musica ripida come il nome, sempre in bilico
tra emozione e maniera raffinata, tra ricerca nel passato e
tensioni in avanti. Il titolo dell’album ostenta con ironia
un percorso lungo 13 anni, con tappe intermedie che
hanno visto l’uscita discografica di singoli per la Face
Records e Fridge, tra le altre. 11 tracce di chiara impronta
guitar-indie pop, attigua al panorama mod triestino, in cui
la freschezza del pop dei Beatles (She’s got), si intreccia
con la verve scanzonata dei Supergrass (Stereophonic girl,
Bitter and sugar, Take it easy), l’impertinenza dei Sonics
(Listen up, Fasshion queen). La ricerca di Nicolò Pozzoli
(www.recordkicks.com) verso l’individuazione di un
suono e di testi anglofoni, ancora una volta lascia un
segno autentico nella sua tensione cosmopolita, non è a
caso l’ospitalità data ai sinth, piano e organo di Gianluca
De Rubertis degli Studio Davoli (vedi bazarweb di luglio).
Ripidi, “Our greatest hits”
(Record Kicks/Audioglobe • 11t)
Elettronica e
d’ordine è Live
3
arte:
parola
Il network iXem è giunto al suo primo parto naturale,
un festival interamente dedicato ai diversi intrecci
tra sperimentazione artistica ed elettronica. Si
svolgerà all’Auditorium Candiani di Mestre
dal 10 al 12 dicembre. Il contest/festival
Live!iXem, ideato e promosso da Domenico
Sciajno, è sorto in seno al collettivo iXem
(Italian Experimental Electronic Music): un
network di artisti, nato sul web, interessati alle
sperimentazioni elettroniche di suoni e video.
Partner del festival l’ass. Antitesi di Palermo
(www.arpnet.it/antitesi), l’associazione Vortice
(www.vortice.it) e il comune di Venezia. Il contest che
ha preceduto il festival, dicono gli organizzatori, “è sorto
con lo scopo di porre in rilievo le opere di quegli artisti che in
Italia conducono una sperimentazione integrando dal vivo e in
tempo reale discipline performative (musica, video, danza, teatro)
e strumenti audiovisivi elettronici”. Sei i progetti premiati:
Otolab, Sichel, Talk Show Host, E.G.Ø Disegual
e Claudio Rocchetti, che si esibiranno a fianco di
affermati artisti stranieri quali Gert Jan Prins, con la sua
tensione alchemica generata dall’intreccio di poliritmie
elettroniche con ricetrasmettitori; i canadesi Skoltz_
Kolgen, proporranno una miscela che amano definire
“pigmenti acustici”, iniezioni di bit audio nelle immagini
e viceversa; i tedeschi Thomas Köner e Jurgen
Rebble, in una performance in cui gli esperimenti fatti
da Rebble chimicamente sulle pellicole cinematografiche
e meccanicamente sui proiettori formano un tracciato ai
percorsi sonori di Köner.
Info: www.ixem.it
allegri ragazzi morti
Il Great Complotto ha avuto il suo post: dagli
anni ottanta un urlo punk che arriva alle
orecchie di Tre Allegri Ragazzi di Pordenone e
li trova già Morti
Nascono nel ’94 a Pordenone, nella regione più mitteleuropea della penisola, zona
di confine dove la scena punk ha avuto un grosso seguito nei primi anni Ottanta. La
chiamarono Great Complotto, un’ondata underground che già dal titolo rivelava
una trama, suggellata a livello musicale da gruppi (oramai scomparsi) quali Miss
XOX, 0010011, MESS e più recentemente dal “complotto” lisergico dei Prozac+.
È da questo humus che traggono radici i Tarm. “Io la chiamo la capitale del rock perché
per me lo è realmente stata”, dice Davide Toffolo, chitarra e voce della band, nonché
fumettista di professione per la fanzine Fandango.
Gli altri due sono Enrico Molteni (basso) e Luca Masseroni (batteria), e sui palchi,
soprattutto quelli catodici, scelgono di occultare la propria immagine con maschere
dal sapore tribale e death. Verrebbe da pensare a uno scimmiottamento dei Gorillaz,
ma i Tarm, bontà loro, erano morti prima.
Sin dai primi passi, il suono della band si caratterizza per chiari intenti punk innestati
su melodie pop e testi che affrontano con rara sobrietà i conflitti dell’universo
adolescenziale. Dopo tre demotape autoprodotti, arriva la prima uscita discografica
del ’97, Intervento a vivo (Sensimilia/Self). Quindi Mostri e normali del 1999 (BMG/
Ricordi), lavoro in cui la verve creativa di Davide si mostra poliedrica: in una
edizione limitata a 5000 copie, ritrae a fumetti le origini della band. Nel 2001 la
band giunge al terzo appuntamento discografico con La testa indipendente, prodotto
da Giorgio Canali dei Csi e Pgr. Il trio è ormai maturo e dichiara a chiare lettere
influenze di gruppi quali Gun Club, Devo, Pixies, Violent Femmes. L’ultimo lavoro
in studio è del 2004 e giunge in seguito a un viaggio in Argentina di Luca e Davide.
Il Sogno del Gorilla Bianco (La Tempesta/Venus, 2004) indirizza un nuovo corso dei
Ragazzi Morti, che si staccano da alcuni stereotipi abbracciando una dimensione
più lirica e un più efficace impatto tecnico. Riappare Giorgio Canali, questa volta in
veste di musicista, e nel brano Povero Me ripropone echi dei Csi.
Sul sito di Mtv è finalmente disponibile un’interessante anteprima del dvd dei
Tarm, in uscita per il prossimo 15 dicembre. Tre video, (Nuova identità, Signorina
primavolta e Rasoio, mattatoio, pazzatoio), oltretutto in questi giorni in rotazione
televisiva.
Per date e luoghi dei concerti di dicembre: www.treallegriragazzimorti.it
Beastie Boys al Mazda Palace
di Milano
E’ un grande ritorno in stile old school, il tour mondiale
dei Beastie Boys a Milano. Sarà la recente uscita di To The
5 Boroughs, ma già da qualche tempo si sentiva aleggiare un
atteso ritorno in Italia dell’hip hop bianco dei Beatsie Boys–
unica data fissata per il 18 dicembre – la band newyorchese
che all’interno di un’attitudine punk ha scelto di inserire i
germi confittivi del rap divampandoli con l’asprezza di cori
hard.
18 MILANO, Mazdapalace
info: 0248047501
TOUR
24 di fabrizio gianuario
suoni bazar 12 2004
www.bazarweb.info
Non è una relazione biunivoca quella che passa tra la musica
classica e il jazz. Se infatti, come in Stravinskij, il jazz è entrato
all’interno della tradizione classica soltanto per il valore
eterodosso di alcuni suoi aspetti formali (tempo e impianto
armonico), il repertorio musicale classico è stato invece letto
dalla musica di origini afroamericane principalmente per il
suo potere espressivo. Già Jelly Rolly Morton, agli albori della
storia del jazz, prese spunto da arie d’opera di Verdi e Donizetti
senza trasportare la grammatica classica all’interno della
sua musica, ma semplicemente usando il tema, il materiale
melodico, come spunto di partenza per la costruzione di
alcuni suoi brani. L’importanza del carattere trasformativo
dell’improvvisazione, dell’espressività estemporanea, ha
inoltre un valido testimone nel book musicale del jazz,
fatto di standard, di brani in cui sono dati sia il tema che la
struttura armonica di partenza, e la cui minore o maggiore
conoscenza costituisce un bagaglio determinante per un
musicista. Estemporaneità espressiva che non ha avuto alcun
problema ad espandere il proprio raggio di azione a brani
appartenenti a generi musicali differenti, fino a includere le
melodie più celebri della tradizione operistica mondiale.
Interamente dedicato alla rilettura jazz di celebri temi di
Giuseppe Verdi è Verdi in Blue, progetto musicale realizzato
dal Velotti-Battisti Ensemble ed edito dalla Isma Records.
Promosso da Ivan Galea, direttore
artistico dell’etichetta, il lavoro attraversa
la produzione musicale verdiana nella
sua interezza, dal Nabucco alla trilogia
popolare costituita dal Rigoletto, La
Traviata e Il Trovatore, arrivando ad
ppe
Giuse
di
arie
ri
E’ possibile rileggere in jazz le più celeb
attingere fino alla tarda produzione del
Forza del Destino,
Verdi come Va Pensiero o Bella Figlia dell’Amore? Il compositore con La
l’Aida e l’Otello. La formazione, la cui
Velotti Battisti Ensemble ci ha provato…
sezione ritmica è costituita da Carlo e
Mario Battisti, è guidata dal pianista Mario
Donatone e dal sassofonista e clarinettista
romano Luca Velotti, che con sincerità e chiarezza espressiva
Rosario Giuliani
hanno guidato la rilettura di brani la cui estrema notorietà
More Than Never
(come Bella Figlia dell’Amore, Va Pensiero e Libiam nei Lieti
Rosario Giuliani è l’unico artista italiano a essere edito dalla prestigiosa etichetta
Calici) non rende certo facile e immediato il confronto.
francese Dreyfus. Un riconoscimento che porta il sassofonista romano a uscire dalla
Ma l’ensemble ha affrontato il compito interpretativo con
schiera dei giovani artisti (è stata la rivista Musica Jazz a eleggerlo nel 2000 miglior
naturalezza, senza timori reverenziali, contando sul fatto che
giovane talento), per posizionarsi invece all’interno della più prestigiosa e affermata
ciò che di questi temi va valutato è proprio il radicamento
realtà del jazz europeo. Trampolino di lancio è in questo caso la Francia, che ancora
nella cultura musicale ed emotiva dell’ascoltatore.
una volta sembra saper apprezzare e valutare meglio dell’Italia la musica della nostra
Un po’ timido risulta a volte essere lo sviluppo del brano dal
penisola. E d’oltralpe è la formazione con cui Rosario Giuliani ha condiviso la
tema di origine, ma certo la costruzione ingegneristica della
registrazione del suo ultimo disco More Than Ever, in cui hanno partecipato Rèmi
forma musicale non è stato l’obiettivo con cui il gruppo ha
Vignolo al contrabbasso e Benjamin Henocq alla batteria, con ospiti Richard Galliano e il
messo insieme questo lavoro. Come si intuisce dal titolo, si
pianista Jean-Michel Pilc. Proprio quest’ultimo ha dato a Giuliani il migliore apporto
allude infatti alla rilettura in blue del patrimonio melodico
al disco, coadiuvando il fraseggio articolato del sassofonista con uno stile pianistico
verdiano, una rilettura condotta secondo quell’aspetto
incisivo nella pronuncia sonora e allo stesso tempo equilibrato e ricercato sotto
più istintivo e sanguigno del jazz che è appunto il suo
l’aspetto della quantità musicale. L’intimo rapporto tra i due si può apprezzare in
essere radicato nello spirito blues della cultura musicale
modo particolare nella ballata Monsieur Martin, oltre che nella traccia iniziale More
afroamericana.
than ever, in cui si può ascoltare la cristallina complessità del fraseggio di Giuliani,
In confezione digipack, il cd offre inoltre una breve
sempre molto limpido, e senza strappi nel suono del suo strumento se non ai limiti
spiegazione per ogni traccia sia riguardo al contesto del
estremi dell’espressività.
tema musicale internamente alla produzione verdiana sia
Richard Galliano partecipa invece con l’accordèon in I Remember Astor, J.F. (due brani di
rispetto alle ragioni emotive che hanno portato il gruppo a
sua composizione) e nella traccia conclusiva del disco Bianco e Nero. Una partecipazione
confrontarsi con quel determinato motivo musicale
in cui Galliano fa sentire fortemente la sua presenza, dipingendo nostalgiche
www.ismarecords.it
atmosfere musicali
che
attingono
dalla sua profonda
ammirazione
Umbria Jazz Winter
nei confronti del
Dal 29 dicembre prende il via l’edizione
maestro argentino
invernale dell’Umbria Jazz Festival. Fino al 2
Astor
Piazzola,
gennaio si terranno a Orvieto intense giornate
e con le quali
di jazz, con particolare riguardo alla notte di San
Giuliani dimostra
Silvestro quando si festeggerà l’arrivo del 2005.
di dialogare senza
Per scaricare il programma della manifestazione
alcuna fatica.
si può andare sul sito www.umbriajazz.com
oppure ciccare direttamente sul seguente link:
http://www.umbriajazz.com/resources/
immagini/PROGR_UJW12.pdf
Arie di jazz
26 di ciro bertini
leggere.recensioni bazar 12 2004
www.bazarweb.info
ture da vertigini
Let
Perché fanno girare la testa le ansie adolescenziali
di Jack, le confessioni viscerali di quattro madri
infanticide, gli articoli di controinformazione capaci di
mettere in dubbio ogni nostra certezza.
NALA
SEG
AR
BAZ
Homes
A.M.
–
JACK
13 euro)
(Minimum fax. 228 pp.,
Stati Uniti si prende la patente di guida. Così, certi dilemmi morali scattano
Jack ha quasi 16 anni, età in cui negli
per evitare di colpire
prima che altrove. Un esempio? “Stai guidando e un animale ti sbuca davanti, tu (a) sbandi
di evitare l’animale, ma
l’animale anche se questo significa mettere in pericolo il tuo e gli altri veicoli; (b) cerchi
fornisce istintivamente
se lo colpisci, lo sposti a lato della strada”. All’inizio di questo romanzo di formazione, Jack
mette la croce su
la risposta (a): sbagliando. Nel finale, durante la prova d’esame, pur ancora con qualche perplessità,
di scelte responsabili.
quella corretta. Come dire: il passaggio dallo sguardo infantile sulla realtà all’assunzione
dal torpore, non fosse
Solo che agli esseri umani pare non sia dato evolvere senza sofferenza. Perciò a scuotere Jack
parte del padre di essere
da
rivelazione
la
arriva
genitori,
dei
separazione
la
traumatico
evento
come
sufficiente
stato
violazione: Jack vorrebbe
gay. L’autrice la fa avvenire su una barca al centro di un lago, comunicandoci il senso di una
in giro dei compagni di
prese
delle
bersaglio
diviene
tempo
poco
In
farlo.
può
non
ma
scappare dalle parole paterne,
teme di essere gay,
stesso
Lui
unica.
situazione
una
come
appare
gli
sua
La
scuola: un dramma per un adolescente.
che non si conosce provoca
non trovando sui libri smentita alla possibile ereditarietà genetica. Si sa che spesso ciò
Maggie è gay,
terrore. Gradualmente però le cose cambiano. Intanto, anche il padre della bellissima e inarrivabile immaginando le
del padre
poi Maggie comincia a interessarsi a Jack e Jack comincia a provare solidarietà nei confronti
di Max - il migliore
discriminazioni che è costretto a subire in quanto omosessuale. E forse ciò che succede alla famiglia
peggiore…
lunga
gran
di
è
Jack
di
amico
rappresentata, sta tutta
La forza del romanzo d’esordio di A.M. Homes, nonostante la splendida galleria di personaggi
mai di sognare che gli
smettere
non
di
capacità
quella
disincanto,
e
innocenza
di
mix
Quel
Jack.
nella voce holdeniana di
il cielo”.
fa dire, durante un seduta di guida, “che certe volte guidando sembra di andare dritti contro
Colonna Sonora: TIROMANCINO Illusioni parallele
P
L
T
–
p
G
TIN
OU
SC
NT
LE
TA
sani
FROM MEDEA – Grazia Vera
124 pp., 10,50 euro)
(Sironi Editore.
a scrivere una storia così. E a metterla in
scena, trattandosi di una pièce teatrale. Per
Ci vuole un bel coraggio
del mito, ma imbrattandosi le mani con il sangue
pieghe
le
tra
l’argomento: infanticidio. Per il modo: non volendolo celare
abile più di qualsiasi altro per le nostre
inaccett
delitto
della realtà. Di infanticidio se ne parla pochissimo, essendo
sud, a ricchi e poveri, e noi non ne sappiamo quasi
a
nord
da
altrove,
come
Italia
in
accade,
Eppure
figli.
di
coscienze
niente.
della propria vita all’interno di un carcere psichiatrico.
Si legga allora From Medea. Ci si lasci trasportare per un’ora
quattro donne. Sulle pareti hanno appeso due icone - Madre
a
assieme
fobico,
claustro
Ci si senta rinchiusi in un universo
d’animo che le percorre. Le si ascolti confessare il
stati
degli
gamma
la
e
Teresa di Calcutta e Courtney Love – eloquent
fai fuori in quel momento”. Si noti la mancanza di
che
stessa
te
è
loro doppio assassinio: “quando uccidi tuo figlio,
ho infilato la testa di mio figlio in un sacchetto
se
loro
colpa
è
autoindulgenza: “tutte le famiglie fanno schifo. Ma non
muoiono come gli animali, con dignità. Muoiono
bambini
“i
:
della Coop”. Non si dimentichi l’orrore di quanto hanno commesso
irredimibile cui sono sottoposte “guarita è esagerato…
condanna
la
e,
giudicar
senza
osservi,
Si
”.
sorpresi
senza esserne
cieco, prima urla, strepita, poi vive da cieco, punto e
Comunque ci si abitua. Ci si abitua a tutto. Prendi uno che resta
orio: “io vorrei essere senza ossa, fluttuare come una
consolat
sogno
un
re
sussurra
e
fiato
basta”. Si lasci loro prendere
una buona persona], se sparissi dalla faccia della
“sarei[
che:
olezza
consapev
nella
medusa”. E subito dopo risprofondare
me?”
come
una
da
o
terra. Non è questo che tutti si aspettan
ti. Allora lasciamole cantare in dissolvenza Sally di Vasco
Non c’è modo di congedarci da loro, in qualche modo pacifica
il coraggio per affrontare i sensi di colpa e cancellarli
troverà
Rossi: “forse, alla fine di questa triste storia, qualcuno
to e come se fosse l’ultimo…”
turbamen
suo
da questo viaggio, per vivere davvero ogni momento con ogni
laughs
madcap
The
BARRETT
SYD
Colonna sonora:
E
r
t
d
a
q
d
p
s
T
www.bazarweb.info
bazar 12 2004
leggere.recensioni di ciro bertini 27
BAZAR
COLLECTION
APPUNTI DI VIAGGIO
– Rinaldo
Donati (Stiva. 64 pp. + cd audio,
14 euro)
Avete avuto una giornata dura, piena di contrattempi che vi
hanno
ostacolato? Correte su per i gradini con le borse della
spesa,
le chiavi in bocca, il giornale – che non avete avuto tempo
di
sfogliare – sottobraccio? Allora, una volta in casa, richiusa
la porta e lasciato fuori il mondo ostile, mollate gli ormeggi,
liberatevi delle sciarpe, fatevi una doccia calda e concedet
evi il
lusso di un massaggio ai piedi. E poi? Resistete alla tentazio
ne
di accendere la tv. Spegnete le luci. Infilate il cd di
Rinaldo
Donati nel lettore. Abbassate le palpebre. Lasciatevi condurre
dalle note nella foresta amazzonica, su una spiaggia caraibic
a,
tra i colori e i suoni di un mercato popolare. Non importa
se
non siete mai stati in Brasile: immaginatelo con l’ausili
o della
bossanova. Abbandonatevi al mood, improvvisate il vostro
film
sopra il tappeto sonoro. La musica è già finita? Sono passati
23
minuti. Premete il pulsante repeat. Accendete l’abatjour.
Aprite
il libretto Appunti di viaggio. Mentre scorrono di nuovo le
note,
posate gli occhi sulle parole e le immagini coloratissime
scelte
da Rinaldo Donati per raccontarsi, per comunicare attraverso
altri
codici il senso della sua ricerca musicale. Va meglio ora,
non è
vero? Perché come dice Tom Waits, in una frase inserita da
Donati,
“quello che ti resta è tutto ciò che hai amato”. E questo
è solo
il primo di una serie di momenti da amare: gli Appunti di
viaggio
continuano. Per saperne di più: [email protected]
Colonna sonora: MILTON NASCIMENTO Angelus
PENSARE
ENDO
LEGG
CIO’ CHE SAI
E’ FALSO 2
TUTTO
– Aa. Vv. (Nuovi Mondi Media. 484
pp., 23 euro)
Natale 2004? Se il tam tam in
E se fosse questa la strenna del
rete – piccole gocce che possono rapidamente commutarsi in marea
travolgente – lo trasformasse da prodotto di nicchia a oggetto
di culto? Sarebbe una gran bel affare. Perché una cosa è certa:
di
anche nel caso in cui non si condividesse neanche una riga
are
quanto contenuto in questo libro, sempre meglio poter confront
il
due versioni contrastanti dei fatti che avere a che fare con
pensiero unico. E tanto per smentire chi nutre un generalizzato
sentimento antiamericano, si sappia che il progetto da cui nasce
ma
Tutto quello che sai è falso 2 ha origine negli USA. Ok,
ne
formazio
controin
di
articoli
30
di
tratta
Si
parla?
di che
sugli argomenti più vari – terrorismo, guerre, AIDS, Prozac,
la
CIA, fluoro, Ogm, ecc. – che hanno lo scopo di raccontarci
di
cruda verità dei fatti, quella che non subisce il processo
dai
edulcorazione, quando non di totale mistificazione, operata
i.
media ufficiali a beneficio di “superiori” interessi economic
Ma
Più che articoli, per documentazione e tono sono brevi saggi.
smo
non spaventatevi: il linguaggio è quello diretto del giornali
e il registro brillante.
Forse, per chi sia uso frequentare certi canali di informazione
–
alternativa, sono poche le rivelazioni davvero sconvolgenti
alla fine ciò che ci ha indignato di più è stato Stragi italiane
impunite di Gabriella Canova - però è davvero di grande effetto
vedere raggruppate un così notevole cumulo di menzogne: superata
la rabbia iniziale, fa venire voglia di uscire di casa a cambiare
il mondo. Pensate, nonostante tutto, è ancora possibile.
c’è
Per chi poi desideri aggiornamenti in tempo reale
www.disinfo.com.
Colonna sonora: FATBOY SLIM Palookaville
UPPER READERS
IO NON SONO JACKSON POLLOCK
– John Haskell
(Bookever. 176 pp., 14 euro)
“Questa storia parla di un’elefantes
sa morta folgorata
cent’anni fa”. “Janet Leigh non fu mai comple
tamente nuda
durante le riprese di Psycho, però aveva due
bei seni”.
“Capucine aveva cinquantasette anni quando
si uccise
buttandosi da una finestra al nono piano”.
“Glenn Gould
aveva uno strano rapporto con i microfoni”.
Questi sono
alcuni degli attacchi dei nove racconti conten
libro Io non sono Jackson Pollock del talentuosiss uti nel
imo John
Haskell, americano di Brooklyn. Se li abbiam
o riportati
è per dare almeno una vaga idea della strate
gia con cui
cattura il lettore, del tutto simile a una
tecnica di
pesca: inizialmente incuriosendolo, quindi
trascinandolo
con una prosa deliziosamente ipnotica e a strapp
i, prima di
rigettarlo nella realtà con più dubbi di prima.
Protagonisti
sono alcune icone del secolo scorso, scelte
per
eccentricità nei settori in cui si sono espres la loro
se (arti
figurative, poesia, musica, tanto cinema) e colte
in momenti
di sintomatico disagio esistenziale. La notevo
le capacità
mimetica dell’autore, mescolata alla facolt
à di rendere
credibili degli aneddoti in realtà tutti da
verificare,
comporta un originale effetto straniante: si
passa - di
colpo - dall’impressione di avere colto l’esse
nza del
personaggio alla sensazione di avere assistito
solo
delle molteplici rappresentazioni della sua person a una
Da incorniciare, per raffinatezza di costru alità.
zione ed
eleganza espressiva, il racconto imperniato
sulla figura
di Jackson Pollock, in cui a Haskell riesce
l’impresa di
dare forma a un fenomeno psicologico complesso
quale è la
dissociazione mentale.
Colonna sonora: MASSIVE ATTACK Danny the dog
OLD FASHION
I RACCONTI – Heinrich von Kleist
(Garzanti. XXXII-256 pp.,
9,50 euro)
Che cosa vi fa venire in mente la parola “vendetta”? Forse Kill
Bill,
Uma Thurman/La Sposa in tutina gialla che brandisce una scimitar
ra?
Ecco: fate conto che è niente in confronto a ciò che combina
il
Michael Kohlhaas dell’omonimo racconto scritto da Heinrich
von
Kleist nel 1808. Come a La Sposa, anche a Kohlhaas hanno
fatto un
torto, un grande torto. E come lei, anche lui non può che
farsi
giustizia da solo. Se però, quello de La Sposa, è un fatto
– o un
misfatto – privato, quello subito da Kohlhaas potremmo definirl
o
politico. Infatti siamo di fronte a un sopruso, perpetra
to ai
danni del cittadino modello, a opera dei soliti potenti che
se ne
infischiano delle regole, perché ritengono di poterle modifica
re
a proprio piacimento. Ok, d’accordo: qui vi vengono in mente
altri
riferimenti recenti, non solo cinematografici. Ma attenzio
ne, c’è
una differenza non da poco: Kohlhaas non è come noi, nel
senso
che non è italiano. E’ tedesco: la morale non è quella cattolic
a,
semmai calvinista. Quindi niente scurdammoce ‘o passato. Kohlhaas
è stato vittima di un’ingiustizia? Ora pretende una riparazi
one e
la esige a modo suo. Se il potere arrogante va oltre la legge,
la
legge è come se perdesse il suo valore etico: l’individuo
è libero
di non sottostarvi più e di considerare legge ciò che
meglio
risponde alle proprie esigenze di giustizia. E Kohlhaas
diviene
implacabile, la sua reazione totalmente sproporzionata rispetto
al danno. All’improvviso lo troviamo diabolico, perché
capiamo
che la sua precedente condotta irreprensibile non era naturale
, ma
funzionale ad arrogarsi il diritto di esplodere nella violenza
.
Nell’edizione Garzanti dei racconti, oltre al celeberr
imo La
marchesa di O…, trovate delle interessantissime note biografi
che
dell’autore (morto suicida) compilate da Giuliano Baioni.
Colonna sonora: LUDWIG BEETHOVEN Sinfonia n°7
28 di marco begani
leggere.fumetti bazar 12 2004
www.bazarweb.info
Aaron McGruder,
THE BOONDOCKS, Arcana 2004.
La vittoria elettorale di George
W. Bush deve aver infuriat
McGruder, critico feroce delle gesta del petroliere texanoo
e della sua
amministrazione, ma, allo stesso tempo, gli garantirà
per le sue strisce, mentre in Italia è stata pubblicata (ilveleno fresco
3 novembre)
la sua prima acclamata raccolta. Il mensile Linus ha pubblic
ato negli
ultimi anni la corrosiva
produzione di un
giovane autore che,
proprio per l’assoluta
mancanza di riguardo,
si è guadagnato un
posto d’onore tra
tutti quelli che sono
orgogliosi di essere
contro. A scrivere
l’introduzione del volume si è scomodato Micheal Moore,
peso
massimo di questa indispensabile schiera.
In poche realtà come quella degli USA il fumetto occupa
un
posto tanto importante, soprattutto a livello sociale. È
l’invenzione delle grandi icone, da Topolino a Supermamericana
a Spiderman, che catalizzano da più di settant’anni an, da Snoopy
da parte dei lettori di qualunque livello di reddito o dil’identificazione
istruzione. È
americano l’uso di ospitare sulle grandi testate le popola
strisce in bianco e nero, senza che queste abbiano menorissime
dignità
di un fondo di politica internazionale. Infine, è americ
ana l’industria,
americano il sindacato, americano lo stile di disegnare,
l’ispirazione del cinema al fumetto, sono americane le americana
grandi scuole.
In un tessuto che tanto si nutre di cultura di massa, l’espre
ssione
rapida e affilata delle piccole vignette agisce come un
coscienza, in pochi istanti, e afferma la propria autoritàflash della
del successo di pubblico, quasi del tifo. Lo dimostrano sulla base
fumetti
apparentemente innocui come Garfield o Calvin e Hobbe
più raffinata d’oltreoceano, Doonesbury.Nessun fumetto s, o la soap
americano è
imparziale o distante dall’America.
La conquista del West, la conquista dei diritti individu
della Casa Bianca, la conquista dell’Iraq, la conquistaali, la conquista
dell’opinione
pubblica. Nell’America che è più che mai terra di conqui
sta, Aaron
McGruder, ventinove anni di Los Angeles, si schiera
contro il suo governo e i luoghi comuni di cui è nutritascolasticamente
nera. Intelligente e letale, dipinge il suo mondo politicala comunità
mente scorretto
attraverso occhi stanchi ma mai distratti. Il suo eroe (che
è lui stesso)
è costantemente accigliato e si chiama Huey, ha un fratello
minore
che è uno stereotipo vivente (teppismo e rap) e una
coscienza
smisurata, rassegnata a una sorda indignazione. I due
nonno saldamente ancorato a valori tradizionali, mentrevivono con un
il migliore
amico - l’ottimista Caesar - rappresenta l’alter ego di
Huey e parla al
telefono con Rumsfeld, Kerry, Cheney e tenta di portarli
sulla retta via
con le armi della dialettica.
La simbologia popolare nera – soprattutto quella legata
– è la prima a cadere sotto la tagliente spada di McGru al successo
der (Caesar
vuole indire un premio per il più piccolo cellulare tempes
diamanti), poi la funzione cosmetica dei media, e infine tato di
tutti i volti
della politica di questi anni, i temi più importanti del dibattit
visti attraverso la lente di un’ironia surreale e martellante. o vengono
In una delle
ultime vignette, Bush in persona si reca in un superm
ercato cercando
di restituire l’Iraq perché si è rotto.
Tecnicamente, è un fumetto funzionale. A volte ripetitiv
o, punta a
trasmettere e non a stuzzicare. Chi va alla ricerca di stile
personalità, chi va alla ricerca di una storia troverà un troverà
messaggio.
Un fumetto per schierarsi "contro"
In un America in cui il fumetto ha la stessa dignità
di un fondo di
politica internazionale, Aaron McGrude
r sfida Bush a colpi di strip
In giro per mostre…
La classicissima Mostra Mercato del Fumetto di
Reggio Emilia, giunta alla sua 33ma edizione, apre
il 4 e il 5 dicembre presso il Centro Esposizioni,
grazie alla cura dell’ANAFI (Associazione Nazionale
Amici del Fumetto e dell'Illustrazione) e dell'Arci di
Reggio Emilia. Oltre cento espositori e collezionisti
privati, molti dei quali affezionati cultori del "fumetto
antiquario"; sono inoltre presenti piccole case
editrici amatoriali che stampano o ristampano le
avventure degli eroi popolari negli anni '40, '50 e '60,
come Tex, Zagor, Capitan Miki, Blek Macigno, il
Piccolo Sceriffo, e altri ancora. Non mancheranno
certo gli eroi degli ultimi anni: da Martin Mystere
ad Alan Ford, da Dylan Dog a Nathan Never, e
naturalmente quelli del Sol Levante, i supereroi
a stelle e strisce e gli immancabili Pokemon in
qualunque formato. In questa edizione mostra
monografica dedicata a Gino D'Antonio, firma
storica del fumetto italiano.
Centro Esposizioni di Reggio Emilia, via
Filangieri 15, l’orario continua dalle 9 alle
19. Biglietto omaggio per i soci ANAFI. Altre
informazioni sul sito www.arcire.it/anafi/
Partecipare e vincere
Fumetto, il Festival Internazionale del fumetto di
Lucerna, bandisce il suo concorso per l’edizione
2005. Si tratta di un’occasione preziosa per incontrare
altri fumettisti o aspiranti, per confrontarsi e mostrare
le proprie opere a un vasto pubblico. Il tema di
quest'anno è "Heimat" , termine la cui traduzione
letterale ma restrittiva è "patria", che tuttavia va ben
oltre il senso politico: è il luogo da cui si proviene, o
quello che si sente come proprio.
Il termine dell’iscrizione è il 21 gennaio 2005.
Affrettatevi. Bando, condizioni, premi, giuria
www.bazarweb.info
bazar 12 2004
leggere.rileggere di claudio amendola 29
Il coraggio di
riderci sopra
E’ quello di chi sa fare satira, e sa
cogliere sotto le bugie, una verità a volte
drammatica, spesso amara, quasi sempre
bruciante. E su questa verità sa riderci su
con grande arguzia e sagacia. Come fa Sabina
Guzzanti. Quando glielo fanno fare.
E’ difficile essere creativi in un paese come il nostro.
Difficile essere artisti. Difficilissimo fare satira.
Perché la satira è lacerante come la verità, e per una
nazione che ha una democrazia vacillante è pericolosa.
Per questo Sabina Guzzanti, come tanti altri che fanno
satira, è continuamente presa a spintoni nel tentativo
di relegarla ai margini e schiacciarla nella categoria
dei “buffoni”: si cerca di annientare la sua capacità di
intuire la verità, in trasparenza, sotto le bugie.
Lo racconta l’alter ego di Sabina nel suo “Il diario di
Sabna Guzz” (Einaudi). Mai con atteggiamenti lamentosi.
Anzi, con allegria, comicità, sarcasmo e ironia. Come al
suo solito!
Il diario di Sabna Guzz – di Sabina Guzzanti,
edizioni Einaudi 240 pp., € 19
30 di nancy brilli
leggere.brilletture bazar 12 2004
www.bazarweb.info
Come quella volta che sono
andata a trovare mia madre
farci capire
Non aver capito chi ci ha lasciati, o non essere riusciti a sottot
erra,
da chi non c’è più… E quando quel qualcuno è ormaiMasters,
è troppo tardi. Lo raccontano le poesie di Edgar Lee
seducenti nello svelarci i fantasmi del nostro passato…
la strada almeno dieci volte, e
Il giorno di Natale del ‘94, con la mia macchinetta, sono andata. Mi sono fatta spiegare
, mi sa che li ho pure pagati
da mio padre, e da mia nonna e da una zia e dall’altra zia. I fiori al banco di fronte all’entrata
è il venticinque dicembre.
Oggi
accidenti!
grande,
è
quanto
città,
una
è
Verano
Il
fiori?
dei
prezzo
del
io
so
cari, e che ne
forse poi era pure
che
volta,
una
di
ricordo
mi
sempre,
andavo
ci
mamma
con
Ieri sera sono andata a messa, anche
io sempre a letto
me,
per
strano
momento
un
era
passi,
i
sentivo
l’ultima, imbacuccata nel cappotto di pelliccetta finta,
chiesa a casa saranno stati
dopo Carosello, l’una di notte era un evento epico, c’era un senso di avventura grande, dalladel sagrato, i piedi piccoletti
cinquecento metri, ma io ero piccola, eh, avevo otto anni. Beh, i passi strascicati sulla ghiaia
portare quei fardelli
e un po’ pesanti per via delle scarpone coi plantari, che ci avevo i piedi piatti e allora dovevo , signorina per favore
ortopedici
plantari
dei
ha
bambina
(la
casino
di cuoio e ferro che facevano sempre un gran
o stringhe, prego).
solo scarpe con lacci o cinturino, no, le ballerine ovviamente no, nemmeno i mocassini, lacci
ai suoni. La sua
legata
è
madre
mia
di
conservo
che
memoria
poca
la
tutta
rumore,
il
bene
così
ricordo
lo
Me
Me lo sento
piace.
Mi
mamma?
sassetti,
dei
rumore
questo
“Senti
la.
riconoscer
voce sono certa che potrei
Scrocchia, Fa
rumore.
bel
un
è
certo,
dire,
può
“Si
rumore?”
un
di
rotondo nelle orecchie. Si può dire rotondo,
se tu ci fossi.
compagnia”.Eh, sapessi quanto mi è mancata la tua, di compagnia! Chissà come sarei adesso,
sono i palazzi, e scale
Ma guarda un po’ questo posto quanto è grande, un cimitero che al posto delle tombe ci ancora, e non
sbaglio
e
sbaglio,
mi
e
strada,
la
telefono
al
spiegare
faccio
.mi
per salire, e luci per ricordare..
e devo fare pipì e
riesco a trovarla giro e giro e sono sempre al punto di partenza e ho in mano le stelle di natale
chiodo con appesi pezzi
non trovo il bagno e poi lo trovo, che madonna quanto puzza e non c’è la carta, solo un piazzetta e la fontanella
la
di giornale fetido e stantio e allora mi asciugo con la carta dei fiori e ricomincio a girare:
e una stradina tra le
scalini
tre
e
ritoio
dell’incene
lamiere
le
e
diroccata
cappella
la
e
e il corridoio tra i palazzi di loculi
tre alberelli, una
dietro
e
fiori
tutti
intorno
con
travertino,
di
lastra
siepi e a sinistra una cripta e a destra mamma… oddio! Una
due piccoli di latta e uno grande,
grande croce di ferro scuro distesa e poi i nomi di tutti. In fondo alla tomba ci sono dei vasi, l’acqua, metto dentro le stelle.
di coccio. Come sono calma. Fa freddo e c’è il sole. Prendo il vaso grande, lo svuoto e cambio
pulire la lapide dagli aghi di pino
Belle, così rosse e allegre. Appoggiata agli alberelli c’è una scopetta di saggina, la uso per è morta. La sua foto è scolorita, ma
quando
anni
39
aveva
mamma:
che la insozzano. Mi siedo da una parte, vicino alla foto di
troppo rosee e i colori pastello dei
l’avevano trattata in maniera da sembrare appena fatta, sai quelle foto da morto, con le guance
su col naso, pulisco l’ovale della
tiro
altri,
agli
e
suo
al
nome,
al
e
appiccicat
terra
di
caccole
le
tolgo
dito
il
vestiti e del fondo. Con
mi manchi tanto. Sai, ho
mamma,
ciao
neri,
occhiali
gli
sotto
da
colano
oggi
di
lacrime
foto ma non è pulizia, è carezza. Queste
della morte, quella
mica
gente,
della
e
mondo
del
paura
paura,
fatto un bel po’ di casino da quando te ne sei andata, ho avuto
e di sicuro mi è costato caro, ho dei
eri tu che ce l’avevi, e hai visto com’è andata. Sono passati anni, forse qualcosa ho imparatoe tutto questo tu di certo lo sai già e
pezzi in meno nella pancia ma ora è passata, una strana famiglia che si tiene con lo sputo,tempo accetto il fatto di saperti sepolta
io comunque te lo dico lo stesso, sto qui con te, finalmente, per la prima volta dopo tanto morta un giorno e me lo hanno detto
qui sotto. Troppi anni fa sei morta, e la malattia carogna mi ha amputato i sentimenti, sei Ha continuato a succedere sempre,
che era già successo e io non ci ho creduto e poi però non è successo altro per tutta la vita.tanto.
ogni giorno, sempre per sempre e io qui che ti so così poco e ti amo ancora, e ancora cosìnon sono brava, non sono mai stata
Una sensazione di tenerezza grande, ti parlo, ti racconto. Aiutami, guidami, ti prego, io ho bisogno di aiuto, te ne prego. Io ci
molto brava con la gente, con l’amore non ci ho mai capito niente, dimmi cosa devo fare, nessuno mi ha aiutata, ho fatto quel che
provo a essere brava, ogni sera mi chiedo se sono stata una brava persona, ma che ne so, è venuta, la vita, ma neanche troppo
ho potuto, mi sono sbranata le carni, ottusa di orgoglio e diffidenza. Mica troppo bene mi
male, insomma, lo vedi, ho bisogno di consigli. Per piacere.
un po’ freddo, ora. Mi stringo nel
L’ho salutata, e in tutto questo non c’e nulla di patetico, solo amore a traboccare fuori. Fa
devo capire, cioè devo aver chiaro
piumino e mi rendo conto che è passato tutto il pomeriggio, è quasi tardi. Vado a casa, adesso
già.
so
lo
fatto
va
che
in mente, che quello
ama, un lavoro faticoso e bello e
Oggi sono dieci anni dopo. Ho un bambino, e sono un po’ migliore. Ho un uomo che misciolti. Mi devi aver parlato. Ti ho
sono
nodi
tanti
ma
ero,
che
qualche amico sincero. Mica tutto è perfetto, dentro so quella
ascoltata, si vede.
Mamma, mi saluti? Tienimi stretta. Io ti tengo.
una Nancy così
A dicembre va bene rileggere:
Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters
edizioni Einaudi Tascabili, 507 pp., euro 9,80
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bazar 12 2004
notte.SUD di marcello amoruso 31
Crossover musicali
Quello dell’Alpheus, che mischia puls
sonore da ogni frontiera. O quello raffinato
di una dj che scopre tendenze all’esterioni
o e le importa in Italia con il suo stile cald
o
Il nuovo restyling dell’Alpheus di Roma si
chiama Groucho nite, a cura di Rad
io città
aperta. Le altre sale? … varie
L’Alpheus di Roma ha sempre avuto un percorso ed eventuali …
tortuoso nella
sua lunga vita
notturna, alti e bassi, una programmazione irregola
re e non sempre felice. Ma
quest’anno la novità è senza precedenti: si chiama Grouc
organizzata dalla storica emittente della capitale Radio ho night, serata del venerdì
serata band emergenti della scena italiana e artisti internaCittà Aperta. Ad aprire la
zionali, per poi proseguire
con le selezioni elettroniche dei dj di Rca – primo fra
– amanti delle calde pulsioni ritmiche generate datutti il resident Gianluca Polverari
New Wave, Elettronica, Punk,
Highpop, Stoner, Crossover Indie, 80’s Rock e Brit pop.
Se non dovesse bastare, fatevi un giro intorno… a una
fontana posta al centro di una
sala concepita come una rotonda da cui fugano a
con un suo corso. Una vi conduce nei ritmi freestyle,raggiera diverse strade, ognuna
per trovare promettenti ballerini
break; un’altra si dirama verso zone r’n’b, soul; quindi,
house e, su tutti, un piccolo spazio interamente dedica per gli incorreggibili, la sala
to a etnica, reggae e spirito
freak. Al venerdì dell’Alpheus si incrociano differen
ti codici: ambienti su ambienti,
musica su musica, all’interno di un contenitore framme
riprodurre le zone underground della metropoli. Il disorie ntato che sembrerebbe
ntamento è l’unica chiave di
lettura, per il resto è divertimento senza condizioni.
Per dicembre: Berg Sans Nipple (Francia), il 3; Q And
Not U (Usa), il10; Slowmotion
(Italia), il 17. www.radiocittaperta.it
Alpheus, Via del Commercio 36, Roma. Info: 065747
826
Flavia Lazzarini è una dj che ama
le atmosfere ‘casalinghe’. Regna
sulle consolle del La Maison e del
LivingRoom di Roma e ha l’house nel
sangue
Ritornano le notti firmate Glamnight a La Maison, “salotto francese” di
Roma. Marchio che vuol dire musica house e bossanova, ambiente fashion
e atmosfere eleganti. Flavia Lazzarini alla consolle e Marco Longo conduttore
della parte artistica, confezionano Dimanche, appuntamento dedicato
all’ultimo giorno della settimana. Tra il nuovo rosa antico delle pareti, i colori
scuri dei divani vintage e la lucentezza dei sontuosi lampadari, Glamnight
vuole ancora cucire performance seducenti e sofisticate atmosfere da
boudoir. Più spinti invece i beat della serata inaugurata lo scorso 29 ottobre
al LivingRoom, nuovissimo locale nel quartiere Esquilino di Roma: 5 sale
color arancio, lacche rosse dai toni orientali, 3 zone bar, luci crepuscolari e
visual art.
Quando hai cominciato?
Nel 1990, quando la scena elettronica in Italia era al suo esordio.
Qual è l’idea di base che porti in consolle?
Negli anni ho arricchito molto la mia cultura musicale. Mi ritengo abbastanza
eclettica. Mi piace spaziare tra stili diversi adattandomi facilmente al tipo di
locale in cui mi trovo a suonare.
Ci racconti le tue esperienze all’estero?
Ho suonato al Pacha di Madrid, al Folies Pialle di Parigi. Suonare all’estero
mi dà la possibilità di confrontarmi con realtà diverse e arricchire il mio
bagaglio musicale scoprendo nuove tendenze da poter importare in Italia.
Hai incontrato difficoltà come dj-donna?
Solo all’inizio della mia carriera, quando eravamo contate. Proporsi è stato
difficile, ma credo che ora le cose siano molto cambiate: avere una djdonna in consolle è diventato una moda.
La Maison, Vicolo dei Granari 4 - Roma. Info: [email protected]
LivingRoom, Via Solferino 9 a. Info: [email protected]
www.flavialazzarini.com
Nu jazz and broken beats, la
tensione
ModeRn di vecchi as
co
lti
re
m
un dj che ha già lasciato un ixata da
’impronta
nel genere e si
Una rassegna itinerante chefa chiamare Solko
, a tre anni dall’inaugu
razione
Club di Gaeta, si è resa già
famosa in diversi club del cen allo Zulu
adesso ci prova anche al nord
tro-sud e
esplorare i suoni soulful, brok . Modern, questo il suo nome, “vuole
provenienti dalla scena club, en beats, future jazz e nu latin-brazilian
molti italiani protagonisti di fucina di nuovi generi musicali, che vede
conosciuti”: parola di Davidequesta rivoluzione dei ritmi fino ad ora
presidente dell’Associazion Rossillo, direttore artistico dell’evento e
agenzia di booking di eventi e Italiana Cultura Elettronica, rinomata
Come dicevamo, una sera elettronici.
ta girovaga che tende la sua
tra il Polyritmia di Montesarchi
ragnatela
di Napoli, il Fake e La Palm o (Bn), il B2 di Latina; il Rising south
life. Il resident della serata a di Roma, all’interno dell’evento Re::
è dj Solko, l’ingegnere (ele
di fatto) dei ritmi spezzati, ogg
ttronico lo è
broken beatz e future jazz in i tra i più rappresentativi della scena
Italia
del ´91 quando acquista i suo . Inizia la sua carriera nel maggio
i primi dischi firmati Africa Bam
e Crystal Waters. Vanta un min
baata
piatti dell’Elysèe Montmartre, i-tour a Parigi che lo ha visto dietro i
dell
al Bundolo Club e We got Bee ’OPA e del Folies Pialle; in Finlandia,
Droom con Squadra Bossa. f re-mix club e, in Belgio, al Muziek-oal Solko Ensemble, con l’inteNegli ultimi tempi ha dato anche origine
nto di realizzare uno scambi
e la live session di strumentisti
o tra il djing
la vj crew dei Pixel Orchestra. jazz, e a un progetto audio-video con
Info: www.culturaelettronica.
it
32 di alberto traversi
notte.NORD bazar 12 2004
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Etnico a Milano
Q–ui si fa festa!
Il mondo è un vociare sommesso dove solo le grandi realtà
politico-economiche hanno il privilegio di farsi sentire. Fuori
dal branco, i piccoli popoli, o meglio, le etnie dimenticate dal
grande circuito della globalizzazione sociale faticano a schiarirsi
la voce e dialogano col mondo attraverso la loro storia e la loro
cultura: un passato ricco di tradizioni e intuizioni artistiche che
stanno diventando punto di riferimento per nuovi trend. Dalla
musica agli abiti, agli spazi d’aggregazione, a Parigi, come a New
York, i locali ispirati ad etnie, più o meno sconosciute, stanno
crescendo a vista d’occhio e Milano, capitale della
moda e del divertimento del Nord Italia non poteva
segnare il passo davanti a questa esplosione. Tra gli
Stati Uniti e il Messico, precisamente in quella lingua
di terra chiamata Baja California c’è una cittadina
che racchiude nel suo spirito la leggendaria allegria
ispanica e il tipico cosmopolitismo in stile stelle e
strisce della vicina, e quasi omonima, California.
Il suo nome, Mexicali è stato preso a prestito per
un nuovo locale, nato negli spazi riadattati di un ex
import export, ironia della sorte, proprio di prodotti
messicani. La zona è lo Scalo Farini, area non nuova
a questo tipo di operazioni che, grazie anche alla
presenza di De Sade e Alcatraz si sta sempre più
affermando come polo d’interesse per il popolo
della notte. Al Mexicali non c’è niente di troppo
messicano e niente di troppo americano. Tutto dall’architettura
in stile “Santa Fe”, alla musica latin-lounge, ai complementi
d’arredo in pietra viva e materiali naturali, è pensato per gente
metropolitana che dell’etnico ama soprattutto i sapori genuini e
un certo modo un po’ understatement di stare a tavola. Dall’altra
parte della città, in zona Ripamonti, nell’isolato che comprende
il supertrendy Magazzini Generali, c‘è l’Ekatana, risto-bar che
rispecchia appieno, a livello architettonico, l’ultima tendenza
ethno-tech di origine giapponese. La struttura, ricavata da un
ex magazzino adibito alla lavorazione del merluzzo, presenta
un mega-loft su due livelli dove, a un’area relax dominata da
un bancone e un piccolo soppalco di legno ricco di divanetti e
sedie in stile asiatico, si sovrappone un’importante struttura a
ringhiera sopraelevata, destinata al ristorante. I materiali scelti per
l’interno, fortemente ispirato all’antica tradizione delle locande
giapponesi, sono legno naturale, bambù, foglia di banano per i
complementi d’arredo, e ferro grezzo, calce lavorata e mattone
vivo per le strutture portanti. Si ispira, invece, all’Africa di Wilbur
Smith, ma anche alla leggenda di Tarzan e a quella di Mowgli,
protagonista del „Libro della Giungla“ un locale che, tra il serio
e il faceto, si propone come angolo di selva tropicale a due
passi dal Centro cittadino. A pochi metri da viale Forlanini, il
Crazy Jungle si sviluppa su un’area immensa che comprende
un ristorante da 200 coperti specializzato in fusion africana (
provare i piatti al bisonte e all’antilope) un discobar caratterizzato
da un chiringuito in midollino e palme, e un dehor dove trovano
posto la pista da ballo e la cabina del dj incastonata nel tronco
di un finto baobab. In tutti gli spazi, l’arredo riprende le forme e
i colori di un’Africa disneyana dove, accanto a gigantografie in
cartapesta di leoni, coccodrilli e serpenti a grandezza naturale,
si affiancano sedute maculate, finte palme e tendaggi dal
gusto coloniale. Dall‘Africa all‘India, parlando di locali, il passo
è breve: colori, suoni e icone tra le più tipiche della terra di
Gandhi adornano il Maharaja creatura di Giorgio Santambrogio,
fondatore della plurigettonata agenzia di modelle Fashion. Sui
due piani del locale abbellito da un’importante boiserie e dipinto
con gli ori e le tinte forti tipiche del Rajastan è possibile non solo
cenare ma anche sorseggiare un aperitivo accompagnato da
un ottimo buffet. La vita dei gaucho della Pampa, almeno per
quel che riguarda la parte dedicata al cibo, è la vera attrazione
del Paso de los Toros, ristorante-cerveceria dove è possibile
gustare asado e tanti altri tipi di carne alla griglia. Tra bancone e
sala predomina il legno e la voglia di divertirsi con musica ad alto
volume. Sempre l’Argentina è la protagonista del Café del Tio
dove tra bandoneon e chitarre flamenco l’atmosfera caliente del
tango è sostenuta da musiche a tema e cocktail tipici. Particolare
non trascurabile, questo è l’unico locale dove si può anche
gustare il mitico Pata Negra, per gli intenditori il miglior prosciutto
del mondo.
Dove? Al nuovissimo Q di Padova, locale glam
dalle ambientazioni lounge. Ma anche a Milano,
tra i migliori locali di gusto urban-etnico. Per notti
selvagge a metà strada tra giungla e asfalto.
Q Lounge a Padova
Prende il posto dello storico cinema Quirinetta il Q, nuovo styloso locale
piazza Insurrezione a Padova. Disposto su due piani, il “Q”, dal nome di
mai essenziale, si sviluppa su cinquecento metri quadri arredati con più che
dall’architetto milanese Cadamuro. Due gli spazi principali: il Loungemaestria
trovano posto il palcoscenico e la pista da ballo, e il Dinner, un’area Bar, dove
ex galleria contraddistinta da un magnifico lampadario Svarowsky e nata nella
da un
privé molto speciale realizzato in una stanza di vetro insonorizzata con
musica
e bagno privati, per incontri di lavoro semiseri e party originali. Per quanto
riguarda la programmazione, grande spazio al jazz soprattutto il martedì
quando entra in scena quello d’autore selezionato dalla direzione artisticasera
in
collaborazione con l’Associazione Veneto Jazz. A dare il battesimo
al Q ci hanno pensato David Hazeltine al piano, Joe Farnsworth allamusicale
John Webber al contrabbasso, tre fuoriclasse del genere che hanno batteria e
inondato
il nuovo locale con una pioggia di note di altissimo livello. Jazz a parte,
quanto riguarda la club culture, l’appuntamento principale è il mercoledper
ì chillout, che vede alla consolle due volte al mese il dj Ravin, quotato seleziona
tore
del Buddha Bar e Marco Fullone di Radio Montecarlo. Tutti i concerti
iniziano
alle 22.30. Il Q, aperto dalle 18, offre anche degustazioni tipiche e propone
un angolo ristorante di alto livello. Nel dopo cena l’ingresso è libero,
con
consumazione obbligatoria a otto euro.
Q Ristorante lounge bar, vicolo dei Dotto, Piazza Insurrezione – Padova.
0498751680 - sito: www.q-bar.it - Orario 19.00-04.00 / Chiuso il lunedì Tel.
Mexicali via Valtellina, 33. Tel. 0260830042
Ekatana via Pietrasanta ang. Pompeo Leoni. Tel. 0255230797
Crazy Jungle via Cavriana, 26. Tel. 0270009831
Maharaja viale Gorizia ang. Via Mortara – Tel. 0289416581
Paso de los Toros via L.Palazzi, 7 – Tel. 022049870
Café del Tio piazzale Bacone, 8 – Tel. 022046550
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bazar 12 2004
notte di andrea lisi 33
Ci siamo. Il momento è stramaturo per spingervi a un faccia
incondizionato con il sound della etichetta tedesca intorno a faccia
a cui gira
tutto il baraccone della punk-dance degli ultimi anni: la Interna
dj gigolò di Monaco di Baviera. Ne abbiamo parlato a iosa, tional
riprese, in passato. Dicesi punk-dance una miscela assolut a più
accattivante di pose rockettare, nichilismo postpunk, amente
electro disco e techno che triturano tutto lo scibile della ritmiche
degli ultimi 25 anni, trasformando in materiale di recupe musica
che una volta era sperimentazione, creazione di contesti ro quella
percettivi
nuovi. Il postmodernismo strumentale dell’avanguardia precipi
tato
in postmodernismo finale, strategia di sopravvivenza di un
di sciacalli euforici e privi di futuro che banchettano sull’uni branco
co cibo
rimasto in circolazione: gli avanzi.
Meno ingenuo e solare del big beat anni 90, smaliziato
esperto di marketing sufficientemente cinico per sedurre come un
ma anche
abbastanza intelligente per disgustarsi, il suono della Gigolò appare
cchia
idealmente festini decadenti elettrici irresistibili, dove si
passa con
disinvoltura dallo scatenamento delle passioni all’irrig
idimento
cerebrale, dalle stoccate di gran classe agli sbracamenti pop.
Molta
ruffianeria e molta posa ma anche un sottofondo di humou
sprazzi un’eleganza che fanno la differenza in un panoramar noir e a
di prodotti intrisi di analoga musicalità. Aprire il catalogo dallaaffollato
sexpistolsiana è scoprire come gran parte dei tormentoni grafica
delle stagioni post 11 settembre sia marchiata International più arty
dj Gigolò:
dagli inni electro techno di David Carretta, monumento vivente
della
dance puramente europea, agli inventori dell’electroclash
Miss kittin
and The hacker e Fischerspooner con tutto il nutrito drappe
llo di
interpreti del genere: Steril, Mt sims, Cross over, Plastique
de reve,
Zombie Nation, Fat Truckers, oltre ai technomani internazionali,
sua maestà Dave Clarke a Richard Bartz, all’oscuro Terence Fixmer. da
pluralismo di linguaggi predomina un’attitudine epica, una consist Sul
sonora ed emotiva, un’intransigenza teutonica che emerge enza
bene nelle produzioni del gran capo dell’etichetta, il supergimolto
golò,
l’istrionico, mattatore Dj Hell. Ormai
veterano del circuito europeo dei club,
dopo essere stato considerato per anni un
eccentrico provocatore per la sua maniera
di presentarsi e per le scelte nostalgiche e
compromesse con il rock e il pop, è ormai
riconosciuto come punto di riferimento
essenziale delle notti del ventunesimo
secolo. Ogni suo set è letteralmente uno
spettacolo perchè personaggio e personalità
sono la stessa cosa quando sale in consolle.
Anzi, è proprio lui ad aver dato slancio Ovvero strategia di sopravvivenza di un branco
definitivo alla pratica del dj-ing come di sciacalli intorno all’unico cibo rimasto in
performance annullando ogni
residua circolazione: gli avanzi della punk dance.
differenziazione tra un selezionatore e
il front man di una rock band, pratica
ampliamente imitata negli ultimi anni. Per
la seconda volta
in Italia in meno di un anno, questo mese sarà possibile ascolta
ballare Dj Hell il 3 ai Magazzini Generali di Milano e il 4 al Cocoricre e
ò di
Riccione. Da approfittare.
Su www.gigolo-records.de oltre ad avere l’elenco comple
to delle
pubblicazioni dell’etichetta e un saggio del suo stile, a disposi
anche la playlist del momento di Dj Hell, tanto per farvi un’idea zione
..
Ma a dicembre, sempre il 3, al Totem di Vicenza, si affaccia
anche l’altro membro dello stato maggiore dell’ International in Italia
l’oriundo greco Savas Pascalidis esperto in tracce di impresdj gigolò,
carica travolgente, un po’ disco europea hi energy, un po’sionante
house, un po’ techno, autore di numerosi riempipista delle elettro
stagioni. Più gioviale di Dj HellI, la sua musica è ideale anche passate
per party
dove l’inquietudine è indesiderata. Quindi, divertimento assicura
to.
Nel suo caso, essendo l’artista anche boss di un’altra label
topica per
il sound del momento, la Lasergun, per la quale incide anche
Superastronaut e Universal Power, è altamente consigliabile come
un giro
intorno a www.lasergun-records.com
Post techno, new
wave techno, glam
techno
34 di claudio coccoluto
notte.nottetempo bazar 12 2004
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Balliamo come ci pare, ci muoviamo liberi
seguendo quel flusso energetico di ritmi e
suoni che arriva dagli altoparlanti. Una libertà
conquistata grazie alla musica house un bel
po’ di anni fa. Una magia che unisce corpi e
note in un’unica coreografia
A volte, concentrato come sono, quando mi trovo intento a mixare,
la mia attenzione viene rapita da qualche ragazzo/a che in pista si
muove in piena sintonia con i suoni che sto proponendo, con le
tipiche movenze fluide e sognanti di chi è completamente perso
nella musica, come se i suoi movimenti possano essere stati suggeriti
da un coreografo invisibile che conosce perfettamente quelle note:
magico! E magicamente cubisti e cubiste, professionisti delle piroette
si polverizzano al confronto; è chiaro, sto parlando non dello stile,
ma della sincerità dei gesti, che quando si è immersi in un buon
suono diventano belli. E si, scusate, ma se nelle disco generaliste si
possono ammettere distrazioni dal sonoro causa donne, champagne
e altre amenità, nei club che frequento io questi cali d’attenzione,
non dovrebbe proprio accadere mai. Un tantino di rigore ecumenico
dovrebbe essere garantito! Con tutte le pretese di avanguardia
discografica e di costume che hanno i locali underground, il minimo
dovrebbe essere porsi rispetto all’audio con orecchie e pori della
pelle ben aperti e pronti ad accogliere ogni mutazione molecolare e
umorale possa arrivare dal flusso energetico degli altoparlanti. D’altra
parte alla musica house, cioè a quel sound che 15 anni fa azzerò
ogni parametro musicale, è un piccolo tributo che si può giustamente
corrispondere rispetto alla libertà acquisita di ballare come a ognuno
pare e piace, oggi irrinunciabile e sacrosanto diritto di tutte le etnie i
sessi e le classi: Dance, Dance, Dance!
o
t
u
b
i
tr
e
s
u
o
h
all’
36 di chiara spegni
gusti bazar 12 2004
www.bazarweb.info
Le ultime frontiere del cioccolato? Da scoprire tra le ricette per
cucinare con la Nutella e i baci perugina, ma anche tra chi osa
spolverare con il cacao risotti alla zucca e formaggi…
Cioccolato!
foto www.oltremara.com
Da mangiare
con gli occhi
Frutto divino, il cacao è un regalo di Quetzalcoatl agli
Aztechi, che lo usavano anche come moneta di scambio. Gli spagnoli
l’hanno portato nelle corti europee, poi nel Seicento sono comparse le
chocolate houses e le prime creazioni delle pasticcerie. Appassionati di
cioccolato “puro”, ma anche drogati dalla Nutella, gli italiani sono stati tra
i primi del Vecchio Mondo a godere della scoperta. Le mille declinazioni del
cioccolato sviluppate dalle aziende italiane sono ormai un vanto nazionale.
Versatile in cucina, il cioccolato trionfa nei dolci, ma non disdegna altri
accostamenti insoliti!
A seconda dell’origine, il cacao compare in tre varietà: il criollo
messicano, il forastero dell’Amazzonia, e il trinitario, specie ibrida
frutto dell’incrocio delle altre due. In cima alla classifica dei golosi
di cioccolato sono gli svizzeri (9,8 kg per abitante ogni anno), (ma
non si conta quello comprato dai turisti…). L’Italia ne consuma,
naturalmente più al Nord che al Sud, circa 3,2 kg per abitante.
I luoghi in cui si produce il cioccolato, sia per motivi climatici (il
cioccolato si conserva in un’atmosfera asciutta e temperata) sia
per ragioni di sviluppo economico, non sono quelli dove si acquista
il prodotto finito. Così le bontà e le invenzioni degli artigiani, dopo
la scoperta dell’America, sono appannaggio di altri Paesi, come
la Sacher in Austria, le praline belghe, il cacao in polvere di Van
Houten in Olanda, la ganache dei cioccolatai francesi, la tavoletta
degli inglesi Richard e George Cadbury, il gianduia alla nocciola
dell’italiano Caffarel, la “conciatura” di Lindt e la tavoletta “Milka”
in Svizzera, oppure le barrette della Mars in Minnesota, solo per
citarne alcune. Per la cronaca, gli svizzeri la ricetta del cioccolato
l’hanno avuta dai torinesi! Cosa contiene il cioccolato? I maniaci
delle diete lo evitano, ma basta non abusarne. Fondente, con il
70% di cacao, per 100 gr. contiene 520 calorie, ma anche tanto
potassio, magnesio e fosforo.
I titoli da leggere sono tanti: c’è chi guarda anche alle immagini,
chi invece si concentra più sulle ricette. Un percorso fotografico
dall’albero di cacao alla tavoletta in “Cioccolato dolce e salato”,
di Mario Bisso e Carlo Vischi, ed. il Gusto della Gribaudo, a 19,95
euro; una miniera di informazioni, inclusa una sezione “luoghi e
modi del cioccolato” come festival, saloni e musei, in “Cioccolato”,
nuove armonie, di Rosalba Gioffré, ed. Giunti, 19,50 euro; storia,
curiosità, varietà e 150 appetitose ricette in “Il grande libro del
cioccolato” di Sara Jayne-Stanes a 12,55 euro; una guida compatta
è “Cioccolato” della collana grandi classici, ed. Gribaudo Parragon,
8,99 euro; altra collana “la grande cucina” con “Cioccolato”, 120
ricette illustrate passo dopo passo da Jacqueline Bellefontaine, ed.
Parragon, 12,95 euro; altre irresistibili tentazioni con le 300 ricette
per golosi di “cioccolato e cioccolato”, della De Agostini, 19,50
euro; dalla degustazione agli effetti benefici sull’organismo, storia,
curiosità, ricette e belle illustrazioni in “Il cioccolato” di Gilles
Brochard, ed. L’Ippocampo, 6,50 euro; “per apprezzare i piaceri
della vita” la ricchissima “Piccola enciclopedia del cioccolato”
della Rizzoli, a 9,90 euro; forme e stampi, fusione e temperaggio,
ricette testate e belle foto, sotto la guida di Nicoletta Negri in
“Cioccolato che passione”, ed. Mondadori, a 23 euro; ricette
classiche per tipi classici in “cioccolato”, ed. Logos, a 5,95 euro;
un altro classico “le migliori ricette, dolci al cioccolato”, con 58
ricette dei grandi pasticceri e ristoratori, ed. Fabbri a 9 euro; nella
collana “delicatezze in cucina” è la volta di “cioccolato”, golose
tentazioni ed. Demetra a 6,90 euro; nei quaderni di cucina ed. Food
editore “Crema e cioccolato”: creme di base, dolci cremosi, soffici,
freddi, ottimo per principianti, coloratissimo, a 8 euro; essenziale
il librino di Franca Feslikenian “In cucina con cacao e cioccolato”,
ed. Gribaudo; nei “peccati di gola”, sempre Gribaudo, anche
“cioccolato”, a 1,69 euro; idea regalo “Il cofanetto del cioccolato”,
L’Ippocampo a 19,95 euro, dove forse è più bella la confezione del
contenuto; “cioccolato” della collana “La cucina italiana”, ed.
Piemme, a 12,50 euro; torte, dolci, pasticcini e altre golosità in “Il
cioccolato”, di Enrico Medail e Marie Gosset, ed. De Vecchi a 9,90
euro; dolci belli da vedere e da mangiare in “tutto cioccolato” di
Nicoletta Negri e Nathalie Aru, ed. Fabbri, 17,50 euro; magnifica
la guida di Chantal Coady “cioccolatini”, con una descrizione
delle migliori qualità in giro per il mondo: produttori, schede sulla
degustazione, specialità artigianali, come distinguere il cioccolato
artigianale da quello industriale; per i viaggiatori invece non può
mancare anche la guida del Touring Club, “L’Italia del cioccolato”,
18,50 euro, fresca di stampa.
www.bazarweb.info
Chicche da
non perdere
Cosa distingue il cioccolato di Modica dagli altri? Nasce da una
ricetta antica e non subisce la raffinazione, ma è lavorato a mano
con rulli di pietra (all’Antica Dolceria Buonajuto: Corso Umberto I,
Modica. Tel. 0932941225). Non dimentichiamo poi che a dicembre
la manifestazione eurochocolate sarà a Napoli: www.eurochocola
te.perugia.it. Chi volesse invece testare le proprie conoscenze può
cliccare su: http://www.cioccoweb.it/cioccoquiz/campi.htm; http:
//www.arcobaleno.net/curiosita/cioccolatotest-domande.htm; http:
//www.semplicemente.it/Attivita/Test16.htm.
Altre informazioni su www.chococlub.com
Cucinare con Nutella
e baci perugina
Gigi Padovani “Nutella, un mito italiano”, Rizzoli a 15 euro: origini,
storia, leggenda dal 20 aprile 1964, cioè dal primo vasetto fino ad oggi;
Paola Balducchi, con le sue 300 ricette semplici e originali per cucinare
con la Nutella, grandi manuali Newton a 10,90 euro: dall’albero di
pandoro alla zuppa rustica. Altra invenzione italiana, altro mito: “300
semplici, originali ricette con i BACI”, di Laura Rangoni, sempre Grandi
manuali Newton, 8,72 euro; da segnalare un saggio che è tutto un
programma “I piaceri del cioccolato”, il giro del mondo in 80 tavolette
senza dimenticare cioccolato in tazza, Garzanti 15 euro. Per la serie
“amore e cibo”, un’idea sempre stuzzicante, il guru da seguire è
uno solo, si chiama Murray Langham, terapeuta neozelandese, chef,
diplomato in ipnoterapia clinica, che non ha dubbi: “Dimmi cosa
mangi e ti dirò chi sei”. Lo fa in “Cioccolatoterapia: la nuova via ai
segreti del vostro più intimo io”, ed. Salami a 7,80 euro, e anche in
“Cioccolatoterapia dell’amore”, per assaporare le relazioni di coppia,
ed. Salami a 11 euro. Cosa sceglie il vostro partner? Le preferenze
parlano delle relazioni: amore e sesso sulla base del cioccolato. Per
chi non l’avesse ancora fatto, è d’obbligo immergersi in “Chocolat”
di Joanne Harris o “Come l’acqua per il cioccolato” di Laura Esquivel,
oppure, se si preferisce, con Nanni Moretti e il supervaso di Nutella in
“Bianca”.
Golosi romani
Una bella GOLOSATA tutti i mercoledì alle 21.30 da “Chocolat”,
cioccolatini d’autore, in via della Dogana Vecchia 12-13 (angolo
S.Eustachio), tel. 0668135545. I menu cambiano sempre, ma per dare
l’idea assaggiamone uno: sangria, formaggio pastore sardo; fichi, miele
e cacao; tartufini di formaggio spolverati di cacao; torta bruna di
melanzane; zucca ripiena con risotto spolverato di cacao; marroni al
cioccolato e brandy. E se non vogliamo spostarci da casa, la proprietaria
prepara anche intere cene su ordinazione. Per Natale, particolari
scatole di cioccolatini, fatte a mano. Per chi invece vuole entrare in una
pasticceria “d’epoca”, dove sembra di tuffarsi direttamente in una
confezione di cioccolata, l’indirizzo giusto è da “Moriondi e Gariglio”,
una “maison” fondata da due cioccolatai torinesi trasferiti a Roma dopo
l’unità d’Italia al seguito dei Savoia. Entrano nell’atmosfera di altri
tempi in via del Pié di Marmo 21-22 (tel. 066990856) oltre ai famosi
kri-kri, praline, croccanti e nocciolati, anche fondant, canditi, lacrime
d’amore, marron glacé e splendide confezioni in rosso e nero, come “tu
ed io” e “solo per te”, create per il fidanzamento e il matrimonio di
Maria José con Umberto di Savoia. Bellissimi anche i cuori rossi per S.
Valentino.
bazar 12 2004
gusti di chiara spegni 37
L’altra ricetta
La torta di Valentina è una goduria creata per chi soffre di celiachia e
magari è anche allergico al latte, ma viene divorata da chiunque ami la
cioccolata. Ingredienti: 300 gr. di cioccolato fondente, 6 uova, 180 gr. di
zucchero, 60 gr. di maizena, 1⁄2 bicchiere di olio di semi. La prima cosa da
fare è montare bene le chiare a neve, perché in assenza di lievito, sono
loro a far montare l’impasto. A parte amalgamare i 6 rossi d’uovo con i
180 gr. di zucchero, la maizena e la cioccolata, fusa a bagnomaria. Alla
fine incorporare l’olio e unire le chiare montate a neve. Infornare per
35 minuti a forno caldo (180°). Per offrire cioccolatini alternativi, http:
//www.mangiarebene.com/accademia/gusti/cioccolato/brie.htm propone
i cioccolatini di brie! Con 300 g di formaggio brie, 250 g di cioccolato
fondente (meglio copertura), insalata novella, per 6 persone. Tagliate il
formaggio a piccoli rombi regolari partendo dalla punta della fetta del
formaggio. Riducete il cioccolato in piccoli pezzi e fatelo sciogliere a
bagnomaria prestando molta attenzione che non entrino schizzi d’acqua.
Mescolate continuamente: il cioccolato deve essere caldo, ma non
bollente. (40-50° C) Togliete il bagnomaria da fuoco prendete 2/3 del
cioccolato e versatelo su un piano di marmo (tavolo o tagliere) e con
una spatola, con movimenti ritmici e regolari, allargate e raccogliete
il cioccolato fino a portarlo a 27°. Rimettete il cioccolato insieme al
restante rimasto nella ciotola, scaldate di nuovo a bagnomaria e riportate
il cioccolato alla temperatura di 32°. Infilzate ogni rombo di formaggio
con uno spiedino ed intingetelo nel cioccolato fuso facendo in modo che
il cioccolato ricopra perfettamente il formaggio. Infilzate ogni spiedino
in una mezza patata utilizzata per far asciugare e colare il cioccolato in
eccesso. Una volta asciutti riporre i rombi di formaggio in frigorifero per
almeno un’ora prima di servire. Serviteli adagiati su un piatto con insalata
novella.
Da scoprire: il Museo Caffarel, via Gianavello 41, Luserna S.
Giovanni (Torino) tel. 800807046 e il Museo storico della Perugina,
strada Pievaiola, San Sisto (Perugia) tel. 0755276796. Scuole e
associazioni utili: C.A.S.T. Alimenti, Centro Arte Scienza e tecnologia
dell’alimento: il cioccolato dalla A alla Z, via Serenissima 5,
Brescia tel. 0302350076; Scuola e Master del cioccolato – scuola
dell’alimentazione presso l’Università dei sapori, via Tornetta
1, Perugia tel. 0755732625; Scuola di cioccolato, Tavoletta del
Monferrato, via della stazione 5, Cocconato (Asti) tel. 0141907083;
Scuola del cioccolato della Perugina (Perugia), tel. 80043443;
in visita a Perugia potrete alloggiare al piano Gianduia, al Latte
o Fondente, andare al chocostore e degustare a volontà, all’
Etruscan Chocohotel (via Campo di Marte 134, tel. 07558373). Per
viaggiare a tema invece, c’è chocotravels, [email protected];
Tel. 02733547 - 3334860753. Ottima la produzione tutta naturale,
indicata anche per i celiaci, dei vasetti di “Nuts & Cream S.r.l.”, un
mondo da spalmare, tel. 0761270244; email: [email protected].
L’appuntamento è tutte le domeniche, dalle 16 alle 18. La
pasticceria Mosaico, ad Aquileia, attira golosi da ogni dove, pronti
ad addentare i favolosi krapfen caldi, appena sfornati, da riempire
a piacere. Dal classico cioccolato alla crema vaniglia, la marmellata,
lo zabaione, fino alla sola panna (90 centesimi l’uno). L’occasione è
buona per divorare anche le tavolette di cioccolato preparate in 25
modi diversi, oppure le praline. Non ci sono prodotti pronti. Mario
Zerbini e la moglie sono sempre in laboratorio a scegliere e dosare
gli ingredienti, per nuove irresistibili creazioni. Le tavolette hanno
varie gradazioni di cacao: dal 55, 72 e 100%. Thé, tabacco da pipa,
liquirizia, yerba mate, vaniglia, nocciola, senza zucchero, senza
latte, speziate come la “montezuma” al peperoncino e cannella,
un latte/fondente da scoprire: sono tante le varietà di tavolette
disponibili. Le praline sono al caffè, nocciola, mandorla, sesamo,
pinoli, cocco, riso soffiato, agrumi, pistacchio, castagna. Vera
specialità i cioccolatini alla grappa, di un’azienda agricola locale,
e al cabernet, vino corposo che si sposa bene con il cacao. Per i
golosi a casa anche due creme spalmabili (fondente e gianduia) e
blocchetti ad alta densità di cacao, anche aromatizzati, per avere
la cioccolata in tazza: basta immergerli nel latte o nell’acqua (3,80
euro per 1 litro di cioccolata). Poi ci sono cioccolatini allo zenzero,
cannella, cardamomo, finocchio, rosmarino, latte e noce moscata.
Per Natale altre specialità: il dolce di Natale (una bomba di frutta
secca d’origine austriaca) e il cioccolatoso “tronco di Natale”. La
pasticceria Mosaico è aperta dalle 7 alle 19 d’inverno e dalle 7 alle 24
d’estate; chiusa il lunedì; Piazza Capitolo 16/A, Aquileia (Udine); tel.
0431919592.
38 di chiara tacconi
gusti bazar 12 2004
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NORD
De Coll’ - Eurociok
Via Monviso 7, None (Torino). Tel. 011 9863465
Dal produttore al consumatore: l’azienda legata al rinomato marchio di cioccolata De Coll’
mette a disposizione del pubblico un punto vendita a fianco dei laboratori. Una lavorazione
artigianale tutta da gustare in forma di tavolette, gianduiotti (siamo o non siamo a Torino?),
gianduia con nocciole intere, creme spalmabili. Arricchiscono la golosa offerta i cru Domori
e la cioccolata biologica. Il punto vendita è aperto tutti i giorni fino alle 17 esclusi il giovedì
pomeriggio e la domenica; anche presso L’Oasi del Cioccolato a Torino, in corso Francia 197d.
CENTRO
Luca Mannori
Via Lazzerini 2, 59100 Prato. Tel. e fax 0574 21628
Assaggiare la mitica torta Setteveli, che ha fatto guadagnare a Luca
Mannori il titolo di
campione del mondo di pasticceria, è un’esperienza tutta da provare.
Nel suo locale di Prato
Mannori ha creato un’area riservata alla degustazione delle praline
e degli altri prodotti
di cioccolateria, perché è una gioia da assaporare lentamente e senza
essere disturbati. Il
pasticcere ha da poco pubblicato “Come Musica - Elementi di Pasticcer
ia”, libro nel quale
condivide segreti e passioni della meravigliosa arte della dolcezza
con professionisti e semplici
appassionati.
Golosità che
fanno bene
Boutique di cioccolato con qualcosa
in più: la cioccolata biologica,
i cioccolatini dalle potenzialità
terapeutiche e una torta creata dal
campione del mondo di pasticceria…
SUD
Maglio Arte Dolciaria
Via San Giuseppe, 54 Maglie - (LE). 0836423831
Stanno per festeggiare i 130 anni di attività, naturalmente a base di
cioccolata: gli eredi di Antonio Maglio, che nel 1875 fondò l’azienda
di “Arte Dolciaria”, continuano la tradizione artigiana. Oltre alle
tavolette e alle praline classiche, qui si possono assaggiare i sapori
del sud racchiusi in una golosa copertura di cioccolata: noci,
datteri, prugne, fichi ripieni di mandorle e scorzette di limone,
filetti di arance canditi, mandorle pralinate, frutta disidratata
tuffata nei distillati e pasticcini alle mandorle.
New entry
Q
16 Rosso
Via Stimigliano 16, Roma. Tel. 0686211816
Chiuso il lunedì
Tipo di cucina mediterranea innovativa
Specialità del locale tagliata di filetto allo
scalogno e aceto balsamico
Spesa media 25/30 euro (antipasto, primo,
secondo/contorno) vino escluso
Dolci della casa, alcuni espressi
Vino consigliato Rodaro e Feudi Principi di
Butera
Piatti dietetici vegetariani
Particolarità atmosfera retrò (Parigi primo
Novecento), colori predominanti rosso e
nero
Numero coperti 32
Carte di credito Visa, Mastercard
Musica pop, lounge, ambient ed
eventualmente a tema dell’evento in corso
Gentilezza personale ottima
Servizi per disabili no
Sale per fumatori no
Illuminazione soffusa, candele
Tradizionale
Malia
Via Scopeti, 130 San Casciano in Val di Pesa
(Firenze). Tel. 055828140
Chiuso il lunedì
Tipo di cucina toscana rivisitata
Specialità del locale gnocchi al tartufo
Spesa media 25/30 euro con vino della casa
Dolci della casa
Vino consigliato Chianti
Piatti dietetici no
Particolarità niente menu, ci si affida allo chef
che ogni sera propone portate diverse
Numero coperti 32
Carte di credito no
Musica no
Gentilezza personale ottima
Servizi per disabili no
Sale per fumatori no
Illuminazione soffusa, candele
Etnico
Ristorante Africano Adal
Via Vasari 7, Bologna Tel. 051374991.
Chiuso il lunedì
Tipo di cucina africana
Specialità del locale zighnì
Spesa media 20 euro
Dolci della casa
Vino consigliato bevande tipiche: ginger e
bissap
Piatti dietetici vegetariani
Particolarità piatti speciali su prenotazione
(zighnì di pesce, cous cous di pesce, fagioli con
osso buco in agrodolce, polenta eritrea)
Numero coperti 50
Carte di credito sì
Musica danze, spettacoli, percussioni dal vivo
Gentilezza personale ottima
Servizi per disabili no
Sale per fumatori no
Illuminazione soffusa, candele
bazar 12 2004
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gusti di chiara tacconi 39
Trento
Un brindisi con
le Bollicine su
La città del Concilio, dei mercatini di Natale
e degli spumanti mette in mostra il meglio
di sé dal 26 novembre al 19 dicembre con
Bollicine su Trento. Il Trentino produce
quasi il 40% degli spumanti nazionali,
ed è proprio nel cuore del capoluogo,
Palazzo Roccabruna, appena restaurato,
quello che ospitò il Concilio, che si terrà
la manifestazione dedicata alle bollicine
nazionali. Degustazioni e curiosità per
conoscere da vicino il mondo frizzante dello
spumante, assaggiando bottiglie esclusive
e tuffandosi nel passato con affiche d’epoca
e pubblicità di altri tempi.
Concerto al cioccolato
Ha aperto da pochi giorni a Milano, nel cuore di Brera, Cioccol
atopuro, una boutique tutta
dedicata a praline, tavolette, creme, gelati monoporzione,
ovviamente a base di cacao. Le
esperienze gustative del cioccolato sprigionano una miriade
di sensazioni e richiami che questo
nuovo locale vuole indirizzare verso “l’arte di vivere”. Nutrirsi
con gusto e coscienza, prima di
tutto, sfatando il luogo comune che vuole il cacao e i suoi
derivati solo peccati di gola e non
sostanze nutritive amiche; ed ecco che Cioccolatopuro allega
ai propri prodotti una piccola
scheda informativa sulle potenzialità terapeutiche del cacao
e degli alimenti naturali ad esso
combinati: la nocciola, ricca di fibre e vitamina E, il sesamo, un
naturale schermo solare e le noci,
che abbassano il colesterolo. E poi, la produzione di un cd
musicale, Jouer du chocolat, per
accompagnare, con le note di Mozart, Schubert, Chopin, Schuma
nn, Brahms, Debussy e Ravel,
la degustazione del cioccolato. Musiche accuratamente abbinate
ai vari momenti di incontri con
il gusto, dal “preludio all’esperienza” al “conflitto dinanzi alla
tentazione” arrivando finalmente
all’appagamento dei sensi. E senza dimenticare che il pianofor
te è già un richiamo evidente
all’accostamento di bianco e nero, latte e cacao, panna e cioccola
to. Cioccolatopuro è a Milano
in piazza del Carmine 1, tel. 0272022584.
Enoteca
Ristorante enoteca Locanda del Vinattiere
Via Fontana 10, Valverde (Catania). Tel.
0957211865
Chiuso il martedì
Tipo di cucina siciliana rivisitata
Specialità del locale maccheroni di casa al
pettine con ragù bianco di cinghialetto e carciofi
Spesa media menu degustazione enoteca 30
euro
Dolci della casa
Vino consigliato dalla carta (cantina storica
visitabile)
Piatti dietetici menu biodinamici, vegetariani,
per celiaci, per intolleranti al lattosio e bambini
Particolarità lista di circa 36 olii extra vergini di
oliva provenienti da tutta Italia, aceti balsamici,
lista delle acque oligominerali e minerali
Numero coperti 60
Carte di credito tutte
Musica no
Gentilezza personale ottima
Servizi per disabili sì
Sale per fumatori sì
Illuminazione soffusa
Design
Marghera 37
Via Marghera 37, Milano. Tel. 024814386
Chiuso il mercoledì
Tipo di cucina mediterranea
Specialità del locale pizza fritta
Spesa media cena 20 euro
Dolci della casa
Vino consigliato del Sud Italia
Piatti dietetici no
Particolarità colori predominanti marrone e oro,
con due piante secolari in mezzo alla sala
Numero coperti 100
Carte di credito sì
Musica sì
Gentilezza personale ottima
Servizi per disabili sì
Sale per fumatori sì
Illuminazione calda, soffusa
40 di eva buiatti
gusti.mangia come leggi bazar 12 2004
Libri da mangiare e piatti da leggere da tutti i Paesi del mondo per occasioni
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diverse
poblano
Mole
“Con entusiasmo si era messa a preparare il mole per il battesimo. Pedro, che era
i. Il baccano delle
nella sala accanto e la sentiva cucinare, provò nuove sensazion
a voce di Tita
melodios
la
comal,
sul
pentole, l’odore delle mandorle abbrustolite
L. Esquivel,
sessuale”
istinto
suo
il
o
risvegliat
avevano
o,
cucinand
che cantava
Dolce come il cioccolato, ed. Garzanti.
in grani, tre
Procuratevi mezza tacchina giovane tagliata a pezzi. Fatene un brodo molto ristretto, con poca acqua, tutti gli odori, pepe
di mandorle spellate
foglie d’alloro e tre chiodi di garofano (deve bollire circa un’ora e mezzo). In una padella tostate leggermente un pugno
una stella di anice,
e due cucchiai di semi di sesamo, e mettete da parte. Preparate sul banco di cucina: una cipolla rossa, tre spicchi d’aglio,
di cioccolata
cinque chiodi di garofano, una stecca di cannella, un peperone giallo, dieci peperoncini freschi, zucchero, mezza tavoletta
grande tegame (ci
fondente (o 3⁄4 se avete coraggio), una fetta biscottata. Tritate finemente la cipolla e l’aglio, e mettete a soffriggere in un
privati dei semi e
deve entrare tutto il tacchino) con un fondo abbondante di burro. Quando sarà ben dorato, aggiungete i peperoncini
giallo tagliato a
peperone
il
e
cannella
la
garofano,
di
chiodi
i
l’anice,
adesso
Aggiungete
parte.
da
metterli
poi
per
leggermente
soffriggeteli
nel tegame i
Mettete
soffritto.
al
nuovo
di
aggiungeteli
e
bollente
acqua
in
peperoncini
i
Scottate
minuti.
dieci
per
fettine e lasciate cuocere
Estraete adesso il
pezzi di tacchino, salate al gusto e insaporiteli con mezzo bicchiere di vino bianco, fino a che non avranno preso colore.
a ebollizione con
tacchino e mettetelo da parte. Aggiungete alla salsa le mandorle, metà del sesamo e la fetta biscottata sbriciolata e portate
risultare piuttosto
una tazza del brodo, lasciando cuocere 10 minuti. Adesso passate nel mixer la salsa (meno l’anice e la cannella), che deve
Se il tutto fosse
densa. Rimettetela nel solito tegame, aggiungete di nuovo il tacchino, e (atto di estremo coraggio!) la cioccolata in pezzetti.
dare al piatto un
troppo appiccicoso, aggiungete ancora mezzo bicchiere di brodo. Assaggiate senza paura: occorre ancora lo zucchero per
nello stesso tegame,
gusto dolce-forte (sta a voi trovare la dose giusta). Appena la salsa si raddensa sul fuoco basso, spengete il fuoco e servite
spolverando con il sesamo rimasto.
infatti di affidarsi alla
Se oserete presentare questo piatto in occasione del Natale, fatemelo sapere: avrete tutta la mia ammirazione! Si tratta
cos il Natale se
tradizione pi profonda e antica, ma una tradizione completamente “altra, radicata nelle campagne messicane. Festeggiate
degli istinti pi vitali,
avete con voi degli amici equi, solidali e teneramente globalizzati, anche sereni e non spaventati di fronte alla liberazione
intimit lasciar aleggiare
senza vergogna ad apparire come sono, sapendo che gli altri a quel tavolo appariranno cos a loro volta. D un senso di
sia un camino o un
che
qualunque,
fuoco
un
accendete
potete
se
piuttosto
finestra,
la
aprite
non
sesamo;
del
e
mandorle
delle
il profumo
qualche buccia di
di
l’aggiunta
con
(magari
brucia
che
legno
del
l’odore
stanza:
alla
mezzo
in
fal
un
follia,
improvvisa
braciere o, in preda a
da single: non solo
arancia) fa parte dell’incanto di un piatto che dovrebbe essere cucinato in campagna. Evitate di prepararlo per una cena
sareste subissati dalla quantit, ma dopo averlo mangiato non sapreste cosa fare di voi stessi.
pappa, latte, neonati e
E’ a suo tempo famoso (ne hanno fatto un film), molto femminile, un po’ selvatico, che mescola senza pudore sesso e
se leviamo uno a uno i
nostro
anche
ma
strano
essere
questo
attrae
mi
e
nato,
dove
Messico
il
molto
ricorda
me
A
crudelt.
e
donne, dolcezza
avere, oppure se non
di
pensato
mai
avreste
non
che
pazzesco
amore
un
avete
se
Leggetelo
cipolla.
una
di
buccia
la
nostri strati esterni, come
lo avete ma lo vorreste. Non fidatevi delle ricette del libro: vanno modificate per renderle accettabili.
Dolce come il cioccolato, di Laura Esquivel - edizioni Garzanti, 179pp., € 7,50.
Se c’ è un libro che vi piace,
con un personaggio che
mangia con gusto, e vi siete
sempre domandati che sapore
avrebbe il suo piatto, scrivete a:
[email protected]
Troverete
prossimo
la ricetta sul
numero di Bazar!
42 di lorella scacco
arti bazar 12 2004
i polazioni
tion
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sug
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Ins
mani
alle
lia
bottig
in
e
chius
e
Dalle utopi
genetico-artistiche. Dalla città che diventa laboratorio
alle sculture che rappresentano diagrammi di stati
d’animo. Lasciamoci suggestionare
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Bottiglie e anarchia
Francesco Bocchini
Cento bottiglie di latta disposte su un tavolo
di ferro lungo 7 metri. L’artista romagnolo ha
posto all’esterno di ogni bottiglia il nome di un
anarchico, come “un’etichetta che garantisce il
contenuto”, poiché ciascuna di esse contiene
i lori pensieri, sogni e utopie. Sulle pareti della
galleria vi sono poi grandi e piccoli meccanismi
a parete, sempre in lamiera, dove il suono dei
metalli si accorpa alla vivacità degli smalti e
della ruggine. E’ il titolo “Bulgarico” a coronare
questa mostra che rievoca il mondo circense
dei Balcani non tanto per le rappresentazioni
ma per quelle atmosfere di allegra melanconia
che lo caratterizzano. La scultura di Francesco
Bocchini continua così a raccontare con poesia,
intelligenza e ilarità la complessità dell’essere al
mondo.
Galleria L’Affiche, Via dell’ Unione 6 , Milano,
tel: 02 804978 – 02 86450124, affiche.galleria@
libero.it, orari: da martedì a sabato 16 – 19, fino
all’11 dicembre
Manipolazioni artisticamente genetiche
Myriam Laplante
dall’artista e performer canadese per la sua nuova
E’ “Elisir” il nome prescelto
mostra a Roma. Volume!, lo spazio no-profit romano che offre agli artisti di operare
direttamente sul luogo, è stato trasformato da Myriam Laplante in un laboratorio
di ricerca in campo genetico dove uno scienziato esegue le proprie assurde
sperimentazioni. L’insolita scenografia vuole essere stimolo alla riflessione sulla
recente manipolazione genetica come metafora della mistificazione mediale e dei
condizionamenti psichici, temi cari all’artista e da lei già indagati in passato.
VOLUME!, Via San Francesco di Sales 86/88 – Roma, info: tel e fax 39 06 6892431–
www.volumefnucci.it, fino al 22 dicembre
Arte Citta’ Paesaggio: Matera
Contemporanea
La mostra è un progetto che accompagna l’evento culturale “Metamorphosis di una
città: architettura contemporanea a Matera” presentando i lavori di noti artisti che
si sono relazionati con l’urbanistica e l’architettura. Tra i partecipanti: Henri Cartier
Bresson, Pietro Consagra, Oskar Kokoschka, Emilio Vedova. Interessante ricordare
come gli storici Rioni Sassi di Matera siano entrati a far parte dell’Unesco, mentre
la città è nel frattempo divenuta laboratorio per l’architettura contemporanea, con
interi quartieri disegnati da architetti come Aymonino, De Carlo e Quadroni.
Fondazione SoutHeritage, via Francesco Paolo Volpe 6, Matera – Chiesa S. Pietro
Barisano, Rioni Sassi, Matera – info: 0835.240348 –southeritagepress@southeritage
.org - orari: martedì – venerdì 16 – 19- ingresso libero – fino al 28 gennaio 2005
AS IS WHEN: l’arte della
nnica
stampa brita
grafica britannica degli anni Sessanta.
Una mostra sulla
Il titolo dell’esposizione, difficilmente traducibile in
italiano, proviene da una serie di stampe serigrafiche
realizzate da Eduardo Paolozzi nel 1965 e dedicate
al filosofo Ludwig Wittgenstein. Ma perché realizzare
una mostra di questo tipo? Il British Council ha scelto
di rendere visibile la propria collezione per festeggiare
il suo 60° anniversario e far conoscere al pubblico
italiano un decennio davvero rivoluzionario per
l’arte della stampa britannica. Partendo da Paolozzi e
Richard Hamilton, e poi passando per Kitaj, Hockey,
Tilson, ecc., gli artisti elaborarono nuove tecniche e
nuovi codici estetici, come la non espressività dei loro
personaggi e l’uso di mezzi anonimi.
Istituto Nazionale per la Grafica / Calcografia, via
della Stamperia, 6, Roma, info: tel. 06 699801, orari:
lunedì – domenica 10 – 19, dal 15 dicembre 2004 al
7 febbraio 2005
Diagrammi dell’anima
Giovanni Rizzoli a Giovanni Rizzoli sono esposte negli spazi della galleria
Nuovi disegni e sculture dell’artist
e Venezia,
romana in pieno centro storico. Dopo aver realizzato i suoi studi tra Londra
Biennale di
l’artista ha esposto in importanti mostre personali e collettive come la 48°sculture non
Venezia del 1999 e la Triennale di Scultura a Stoccarda nel 1998. Le sue , rievocano
descrivono o rappresentano qualcosa ma sono ‘diagrammi di stati d’animo’
che nascono
momenti e sensazioni bloccati dalla / nella materia. E’ per questo motivo
prima in cera per poi essere fuse in bronzo, acciaio o alluminio.
858,
Galleria Alessandra Bonomo, via del Gesù 62, Roma, info: tel. 0669925
www.bonomogallery.com, dal 1 dicembre
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bazar 12 2004
arti di luca beatrice 43
Natale di merda
E’ il titolo provocatorio di una delle mostre
programma a dicembre. Per chi questo mesine è alla
ricerca di un sano antidoto ai panettoni…
Luigi Presicce
Fucking Christmas (ovvero Natale di merda) è l’attacco non
solo concettuale alla normalità ipocrita e alle convenzioni
Il giovane pittore pugliese di nascita e milanese di adozionsociali.
uno dei migliori dell’ultima generazione, sceglie il paesagge,
io
innevato come scenario in cui si perdono le certezze e i punti
di
riferimento. Presicce espone una serie di quadri in cui il bianco
fa da padrone nascondendo le tracce di inquieta verità sottosta la
nte.
In catalogo un’intervista con Nico Vascellari, performer e
cantante del gruppo punk With Love.
Luigi Presicce. Fucking Christmas. Studio d’Arte
Cannaviello, via Stoppani 15, Milano tel. 0220240428,
fino
all’8 gennaio 2005. orario: martedì-sabato 10.30-19.30, chiuso
lunedì e festivi.
Audrey Nervi
“Enfant terribile” della giovane arte francese, Audrey
Nervi, trentenne di Lione, lavora su una pittura politica
che prende spunto da viaggi verso luoghi contradditori,
come I’m not a Gringo in Messico e Etat des Lieux in
Bosnia e, più di recente, la serie ZAT (Zona d’Autonomia
Temporanea) nata da immagini di rave party e centri sociali
occupati. Utilizza una tecnica iperrealista che le permette
di conservare l’immediatezza della fotografia e restituire la
realtà il più oggettivamente possibile.
Audrey Nervi, Galerie Frank, 7 rue SaintClaude 75003 Parigi, tel. 0033 1 48875004
www.galeriefrank.net, fino al 20 gennaio, orario:
martedì-sabato 10-18, chiuso lunedì e festivi.
Martin Kippenberger
Kippenberger era un punk con il vestito su misura. Genio e sregolatezza, talento
vitalistico votato all’autodistruzione. Pittore di talento a cui la pittura non bastava,
vicino al punk berlinese prima che crollasse il Muro. Celebri le sue irruzioni
in cui vestito da tirolese marciava al passo dell’oca, i quadri dai titoli assurdi che
sbeffeggiavano il mondo dell’arte e le sue convenzioni. Kippenberger è stato una
cometa di straordinaria intensità, scomparsa prematuramente nel 1997. Oggi Madrid
gli dedica la più completa retrospettiva europea, assolutamente da non perdere.
Martin Kippenberger, Palacio Velazquez, Parque del Retiro, 28009 Madrid,
tel. 0034-91-5746614, fino al 10 gennaio 2005. orario: lunedì-sabato 10-18, domenica
e festivi 10-16, chiuso martedì.
m
e Durha
Jimmi(nato
è poeta, scrittore e artista
in Arkansas nel 1940), Jimmie Durham
o
Cherokee
Movement negli anni ’70, ha partecipat
visivo. Attivista dell’American Indiantra cui Documenta e le Biennali di
nali
nazio
ssor
alle maggiori rassegne inter
York. Di recente è stato visting profe
Venezia, Sidney e del Whitney a Newta magnetico che riconduce il lavoro
Artis
o.
Com
alla Fondazione Ratti di
alla presa di distanza dalle certezze.
all’esperienza umana, al nomadismo, am è per la prima volta in una galleria
Durh
ie
Jimm
Affascinante ma difficile,
italiana.
Contemporanea, via Rossini 23
Jimmie Durham, FrancoSoffiantino
ffiantino.it, fino a metà febbraio,
coso
.fran
www
Torino, tel. 011837743,
ì e festivi.
luned
o
chius
9,
orario: martedì-sabato 14-1
Sussurri e grida
è ispirato al famoso film di Ingmar Bergman, accosta
il Natale…
Dedicato a chi odia
ha smascherato le vere
In Fuga dal Natale John Grisham
intenzioni sulla festa più bella e costosa dell’anno, più
amata e più odiata, con la sua potenza consumistica e il suo
ingombrante moralismo. E’ un piccolo libro sferzante e ironico
che consigliamo a tutti quelli che dal 20 dicembre all’Epifania
entrano in ansia di iperalimentazione e vanno in crisi per colpa
di parenti invadenti. Anche se è impossibile sfuggire del tutto ad
alberi, presepi e regali, queste mostre potrebbero alleviarci/vi la
sofferenza.
Sinossi: Luther e Nora Krank sono un’affiatata coppia di mezza
età, abituata a vivere secondo le tradizioni. Quando la figlia Blair
decide di partire come volontaria per il Sudamerica, cominciano
a chiedersi che senso ha trascorrere il Natale senza di lei, e
decidono di evitarlo a tutti i costi…
Fuga dal Natale, di John Grisham, edizioni Mondadori,
pp. 153, € 15.
La mostra, il cui titolo
il lavoro di due artisti in apparenza diversi. Wolfgang Tillmans (tedesco ma
vive a Londra) è noto al pubblico non solo per le sue intense fotografie
di vita quotidiana esposte nei più importanti musei del mondo (che gli
sono valse il Turner Prize), ma anche per i ritratti della techno generation
d’Europa. Chloe Piene (figlia d’arte, suo padre apparteneva al Gruppo
Zero) è una giovanissima americana che passa dal disegno alle foto e al
video, mettendo in scena un universo cupo e inquietante, dominato dai
suoni dark e da atmosfere sataniche. Un ottimo antidoto ai panettoni…
Sussurri e grida. Duet artgallery, via San Martino 5, Varese tel.
03322310033 www.duetart.com, fino al 15 dicembre 2004. orario:
martedì-sabato 15.30-19.30, chiuso lunedì e festivi.
st o 11.55
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A Parig
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Parig
ta e ritorno Torino
€ 272 anda
diretto Alitalia partenza 9.10 arrivo 11.20
€ 297 andata e ritorno Roma Parigi volo
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Mad
€ 174 andata e ritorno Roma
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volo
rid
Mad
€ 175 andata e ritorno Milano
i indicati di seguito sono per biglietti
prezz
I
t.
dia.i
Per altre informazioni www.espe e le spese. Se l’itinerario richiede biglietti cartacei ci sarà
tasse
elettronici e includono tutte le
un ulteriore addebito.
44 di marzia di mento
arti bazar 12 2004
www.bazarweb.info
tti al museo
Bo
Apre il primo museo al mondo dedicato agli esplosivi, per
nti a
la gioia di Willy il Coyote! Ma dopo rilassiamoci dava
olato
ciocc
del
o
una tazza di cioccolata bollente al muse
oppure andiamo a cercare qualche idea al museo austriaco
dell’albero di Natale.
E’ nato a Parma il primo Museo dell’Esplosivistica.
Ideato da Danilo Coppe (che di mestiere fa per
l’appunto l’esplosivista) e inaugurato nell’ottobre
scorso, conserva dispositivi, ordigni e accessori dal
1800 ai giorni nostri. E’ il museo dell’esplosivistica
“buona”, di tutto ciò che riguarda quindi applicazioni
non militari, come quelle civili e minerarie. In circa 100
mq sono esposti 300-400 campioni: esplositori come
quelli di Willy il Coyote, diversi generi di detonatori,
micce e dinamite, macchinari di antiche fabbriche,
fino al manichino del vecchio minatore con tutti i
suoi accessori rigorosamente originali. Poi i moderni
dispositivi utilizzati nell’antiterrorismo, nella lotta alle
calamità naturali e nei diversi settori della sicurezza.
Infine una raccolta di reperti della Polizia Scientifica e
del RIS dei Carabinieri relativi ad attentati dinamitardi,
testimonianze dell’opera di sminamento umanitario e
di demilitarizzazione di ordigni. Insomma, i dispositivi
dell’antico e moderno esplosivista, con esplositori
di tutti i tipi e di tutte le età. Si tratta di un’iniziativa
unica al mondo, che ha tra gli scopi principali la lotta
all’uso criminale di bombe e affini e quello di mettere
in luce gli aspetti benefici dell’uso corretto degli
esplosivi, riqualificando quindi gli operatori del settore.
Indimenticabile l’inaugurazione: date le circostanze, il
museo è stato salutato facendo esplodere un “festone”
di dinamite!
Scuola-Museo dell’Esplosivistica Civile, Forense,
della Sicurezza e dell’Emergenza
Via Trento 10, 43100 Parma. Tel. 0521784906
[email protected], www.esplosivistica.it
Ingresso: previa prenotazione, dal lunedì al venerdì in
orari d’ufficio, e il sabato mattina.
Biglietto: offerta libera
Cioccolata da imparare
Aperto nel 1995 a Norma (LT) il museo ha come
protagonista assoluto il cioccolato. Dalla “bevanda
degli Dei” della civiltà maya, a Cristoforo Colombo
fino ai salotti del 1800, il museo ripercorre tutte
le fasi storiche e i diversi ruoli e significati avuti
nelle civiltà, dalle origini ai giorni nostri. Poi
tutta la lavorazione del cacao, la piantagione,
la raccolta, la fermentazione, l’essiccazione, la
tostatura, soffermandosi sulle diverse fasi del
processo, spiegandole con l’aiuto di ricostruzioni
e ambientazioni. Il museo ha lo scopo preciso di
fornire indicazioni didattiche ai consumatori e di
metterli in guardia dai finti cioccolati. Commovente
la fontana che zampilla cioccolata calda.
Museo del Cioccolato, via Colle Catilina
20, Norma (LT). Tel. 0773354548
[email protected]
Ingresso: aperto da settembre a maggio, da lunedì
a venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle
19.00; nei giorni festivi su prenotazione e solo per
gruppi.
Biglietto: Ingresso libero
A tutti i visitatori verrà offerta una degustazione di
cioccolata.
Altri musei del cioccolato si trovano a Perugia,
a Genova e a Caslano, nei pressi di Lugano, in
Svizzera. Nuova apertura prevista a Torino.
Storia e cultura dell’albero di Natale (e tante idee
da copiare…)
in Austria, ed espone oggetti raccolti da Elfriede
Questo curioso museo si trova a Steyr,
dei vecchi tempi”, al
Kreuzberg dal 1830 al 1945. Al pianterreno sono in mostra oggetti del “Natale
fabbrica degli angeli”.
primo piano “il Natale da tutto il mondo”, mentre in soffitta è ospitata “la carta, per un totale di oltre
Comprende antiche decorazioni in vetro, porcellana, metallo, cartone o a di Biedermeier (dal
centomila decorazioni per l’albero di natale. Inoltre duemila ostie dall’epocdalla signora Kreuzberg.
1815 al1848) alla seconda guerra mondiale, tutte collezionate e decorate – 0 - 7252/80659
Museo austriaco del Natale, Michaelerplatz 2 A – 4400 Steyr. Tel. 0043
[email protected], www.tourism-steyr.at
alle 17.00; tutto l’anno
Ingresso: dal 20 novembre 2004 al 9 gennaio 2005, tutti i giorni dalle 10.00
su prenotazione.
Biglietto: Adulti 3 euro, gruppi 2 euro, bambini 1.50 euro
Steyr si può raggiungere in treno da Vienna o Salisburgo.
La vita nella casa - grotta
La città dei Sassi Matera, costruita e scavata nella pietra e dichiarata
patrimonio mondiale dell’umanità nasconde un luogo da scoprire e nel 1993
visitare. E’ la
Casa Grotta di vico Solitario, una tipica abitazione d’epoca, una delle
tante grotte
utilizzate a partire dal 1800 come ricovero per persone e animali. E’
con mobili e attrezzi originali: visitarla può aiutare a comprendere la ancora arredata
qualità
della vita
e le abitudini dei suoi abitanti, costretti a dividere in undici, con asini
metri quadri disponibili. La casa-grotta è stata abbandonata nel 1952,e galline, i pochi
a
seguito
delle leggi speciali di De Gasperi, che fece trasferire circa 15.000 persone,
la metà
della popolazione, nei nuovi rioni. Da allora il 70% dei Sassi è proprietà
del
demanio
dello stato, compresa la casa grotta di vico Solitario.
Casa Grotta di Vico Solitario, vicinato di vico Solitario 11, Sasso
Caveoso
,
Matera. Tel.: 0835310118 - [email protected], www.casagrotta.i
t
Ingresso: 1.50 euro
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46 di luca carboni
arti.skizzi bazar 12 2004
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bazar 12 2004
viaggi di andrea mugnaini 47
I
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fa
sc
in
o
si
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is
del Guatemala tro
Terra dalla bellezza tragica e amara. Terra amata.
Dagli studenti per studiare lo spagnolo
, dai
viaggiatori per confrontarsi con una cult
ura antica
e una natura inviolata
5 cose da non perdere
1.
Scalare il vulcano Pacaya
2.
Le chiese di Antigua
3.
I villaggi sperduti dei monti
Cuchumatanes
4.
Arrivare a Livingston attraverso il
Rio Dulce
5.
La foresta di Tikal
Cosa vedere
Vulcani, terremoti, guerra civile. La storia del Guatemala è segnata dalle
conseguenze di eventi
tragici. Le tracce del passato sono tuttora visibili e continuano a condizio
il presente. In primo luogo ad Antigua, completamente distrutta da nare e a influenzare
nel 1773. Alcune delle numerose chiese della città sono state restaurat un terribile terremoto
una facciata molto elaborata dai colori senape e bianco. Altre, come e come La Merced, con
il Colegio de San Jeronimo,
sono rimaste abbandonate, ma non per questo risultano meno affascina
su cui incombono i vulcani Fuego, Aqua e Acatenango, è una città vivace nti. Oggi Antigua,
studenti, soprattutto americani, l’hanno scelta come sede per frequent e piacevole. Molti
are corsi di lingua
spagnola (il sito www.guatemala365.com è un’ottima fonte di
informazione e consigli
pratici per scegliere quella giusta).
Antigua è anche la base per scalare il vulcano Pacaya, il più accessibile
al giorno per 8 dollari molte agenzie organizzano escursioni (un buone anche uno dei pochi ancora in attività. Due volte
00502.8322071). Ci vogliono due ore di cammino un po’ faticose, maindirizzo è Paraiso Maya, 5 Calle Poniente n.6, tel.
arrivati in vetta lo spettacolo è magnifico.
Anche sul lago Atitlan il paesaggio è dominato dai vulcani. Dei paesini
comodo per visitare i dintorni ma anche il più turistico. Noi consiglia che si affacciano sul lago, Panajachel è il più
escursioni a cavallo (Excursion Big Foot tel. 00502.2046267) e riposarsi mo San Pedro La Laguna dove è possibile fare
nelle calde acque termali (Thermal Waters tel.
00502.2069658).
Livingston, affacciata sul golfo del Messico, è l’unica città del Guatema
africani, e si può raggiungere solo via acqua. E’ un luogo piacevole dovela popolata da garifuna, discendenti degli schiavi
passare qualche giorno con possibili escursioni
lungo le gole del Rio Dulce, alle cascate di Siete Altares o alla splendid
rivolgersi è Exotic Travel, presso il ristorante Bahia Azul (tel. 00502.94a spiaggia di Playa Blanca. La migliore agenzia a cui
70049).
Chichicastenango in genere è un luogo di arrivo per visitare il suo splendid
o ma inflazionatissimo mercato del giovedì e
della domenica. Sarebbe invece bello che fosse un punto di partenza
dei Cuchumatanes dove sopravvivono ancora intatte le tradizioni e la per visitare il triangolo Ixil e i paesi dell’altipiano
cultura maya. Imperdibili, infine, le rovine maya
di Tikal, immerse nella foresta popolata di scimmie urlatrici e coloratis
simi uccelli. Dal tempio n. 5, recentemente
restaurato, si gode una vista mozzafiato.
Comprare
Gli abiti e le stoffe dai mille colori, tessuti a mano dalle donne maya, sono tra gli oggetti più
interessanti per i turisti. Il mercato settimanale è il luogo migliore dove poterli acquistare.
Quello di Chichicastenango è il più conosciuto (ogni giovedì e domenica) ma anche quello dove
vengono scaricate orde di turisti dei viaggi organizzati. Noi consigliamo il mercato del venerdì
di San Francisco el Alto o di Solola. Splendide ceramiche vengono realizzate a San Antonio Palopo
sul lago Atitlan in un atelier nei pressi della chiesa principale. Ad Antigua, Nim Po’t (5 Avenida
Norte 29) è una specie di grande magazzino con molti e variegati vestiti, oltre a stoffe e oggetti
di artigianato. Tutto a prezzi ragionevoli.
foto di andrea mugnaini
Leggere il
Guatemala
Rigobert
a Menchu, donna maya nata in un
villaggio della Sierra Madre, ha ottenuto
il premio Nobel per la pace nel 1992 per
l’impegno in difesa dei diritti umani in
Guatemala e della popolazione indigena;
ha raccontato la sua vita nel libro Mi
chiamo Rigoberta Menchù (Giunti, 1999).
Nel romanzo Antigua, vita mia (Feltrinelli,
2000), la scrittrice cilena Marcela Serrano
riesce a evocare attraverso un’opera di
fantasia la magia reale di questa magnifica
città. Il Guatemala vanta un altro premio
Nobel, questa volta della letteratura.
Miguel Angel Asturias ha ottenuto
l’onorificenza nel 1967. La sua opera più
famosa è Il signor presidente (Feltrinelli,
1975), romanzo che descrive la malvagità
di un dittatore sudamericano insensibile e
corrotto.
Dormire
Panajachel, Hotel Utz Jay (Calle 15 Febrero, tel.00502 7620217)
Livingston, Hotel Doña Alida (tel.00502 9470027)
Antigua, Hotel Los Nazarenos (Callejon Camposeco 3-D, tel. 00502 78323201)
Chichicastenango, Santo Tomas (7 Avenida 5-32, tel. 00502 7561061)
Flores, Hospedaje Doña Goya (tel.00502 9263538)
Mangiare
Ad Antigua, da non perdere le colazioni al Kaffee Fernando (7 Avenida Norte 43) e i dolci
al Doña Maria Gordillo Dulces Tipicos (4 Calle Oriente 11). Per i pranzi consigliamo
La Cuevita de Los Urquizu (2 Calle Oriente 9). Per un cocktail dopocena il Café No Sé
(1 Avenida Sur #11C) dove organizzano mostre e serate con musica dal vivo. A San Pedro
La Laguna il ristorante Luna Azul (400 mt sulla destra arrivando in barca) ha una vista
splendida. A Livingston buone cene a base di pesce al Tiburon Gato (tel. 00502 9470631).
http://www.tikalpark.com Informazioni e notizie sul
parco di Tikal
http://www.mayaparadise.com Guida alla regione del
Rio Dulce: informazioni turistiche, storia geografia
http://www.frmt.org Sito ufficiale della Fondazione
Rigoberta Menchu
http://www.guatemalaweb.com Sito molto completo
e aggiornato per preparare un viaggio in Guatemala
48 di agnese ananasso
essere bazar 12 2004
Me lo sono
scordato !
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Si fa presto a dire “ti
ricordi?”. Ma cosa vuol dire
ricordare? Quali meccanismi
si nascondono dietro la
memorizzazione? Un processo
lungo e delicato che mette in
moto una parte importante
del nostro cervello, che non
sempre funziona perché quasi
sempre si dimentica senza
accorgersene.
La memorizzazione è un processo delicato come
l’immagazzinamento dei dati in un computer, il cosiddetto
storage, che in un’azienda è la base di tutto il sistema
informatico. Allo stesso modo, ma senza l’utilizzo dei
software, avviene nell’essere umano. Ricordare è vivere,
formare un’identità. Perdere la memoria è come perdere
una parte della propria storia personale, del modo
d’essere. Conservare le informazioni è una delle capacità
più importanti del cervello umano-
cellulare
la memoria
Nuove cure: zona
dove risiede la memoria, anzi questa risiede
memoria
I luoghi della
specifico del cervello dove risiede la memoria,
Non esiste un luogo
ma ci sono delle aree che vengono stimolate di più rispetto alle
altre, l’ippocampo e l’amigdala, e altre che vengono coinvolte nella
formazione di una configurazione neuronale determinata. Questa
distribuzione puntiforme permette che le informazioni non vengano
perdute facilmente e anzi, siano recuperate. Anche il sistema libico,
responsabile delle emozioni, viene coinvolto nel processo, è per
questo che le emozioni e i sentimenti influenzano fortemente il
ricordo, l’apprendimento e la dimenticanza.
I tipi di memoria
oni ricevute dall’esterno compiono un
Gli stimoli e le informazi
percorso, passando per tre diverse tipologie di memoria:
Memoria sensoriale
Si divide in iconica o visiva, ed eroica o uditiva. La memoria
sensoriale, capace di trattenere le informazioni per soli due secondi,
scarta il 75% delle informazioni che colpiscono il sistema sensoriale e
del restante 25%, solo l’1% arriva alla memoria a breve termine.
Memoria a breve termine
Quell’1% delle informazioni permane nella memoria a breve termine
per 30 secondi, poi comincia a deteriorarsi, a meno che non ci sia
una reiterazione del ricordo. Quello che “sopravvive” viene trattenuto
grazie alla creazione di schemi e categorizzazioni mentali.
Memoria a lungo termine
Le informazioni trattenute grazie alla schematizzazione passano
alla memoria a lungo termine, che costituisce il magazzino da cui
attingiamo i ricordi della vita passata, il sapere enciclopedico, le
emozioni. Così formiamo il nostro comportamento, la gestualità,
sviluppiamo le abilità cognitive.
rla
C’è chi sceglie di perde
perché alcuni preferiscono
Se la memoria è un bene così prezioso
perderla? La rivista Nature ha pubblicato i risultati di una ricerca di
due psicologi dell’Università dell’Oregon, che confermano la teoria
freudiana che il cervello possa rimuovere ricordi spiacevoli. Secondo
il loro esperimento le persone possono spingere i ricordi fuori dalla
coscienza e causare la loro dimenticanza. Ad esempio è possibile
che bambini vittime di abusi sessuali usino una strategia simile
per convivere con i loro ricordi scioccanti. Quando un bambino
subisce un abuso da una persona a lui vicina può succedere che
dica di averlo dimenticato perché così attiva una difesa nei confronti
dell’aggressore. Stesso evento si verifica nei soggetti con disturbi da
stress post-traumatico (Ptsd), che rivivono sempre ricordi terribili.
Forse provano a sopprimere il ricordo degli eventi senza riuscirci
perché qualcosa interferisce con i processi inibitori.
Il cervello non è l’unica
in tutte le cellule del corpo. Si parla di memoria cellulare quando il nostro
corpo è in grado di immagazzinare ricordi a livello di ogni singola cellula
e influenzare i nostri comportamenti, anche quelli di routine. Se a seguito
di stress o trauma emozionale non si rimarginano le ferite, la libertà di .
azione può rimanere limitata nel tempo e portare anche a delle patologie
Lavorando sull’energia che risiede nelle cellule, quindi nel nostro corpo,i
si opera il cosiddetto rilascio di memoria cellulare per guarire i cosiddett
disturbi emozionali. Con questo metodo si va ad agire direttamente sulla
muscolatura e sull’energia che risiede in essa. Questa tecnica si chiama
bio-feedback, è ancora poco conosciuta ma informazioni si possono
trovare sul sito internet www.cellularmemory.net, o in libreria in The
power of Now di Eckhart Tolle (Editore New World Library, pp.224
€ 13,12) e “Il codice del cuore” di Paul Pearsall (edizioni Rizzoli, pp.
318 € 4,65).
ettive dal Dna
Nuove prosp
Nazionale delle Ricerche) hanno scoperto, in
Al CNR (Consiglio
collaborazione con scienziati americani, che l’apprendimento dipende
anche dal Dna, cioè dai geni del cervello, 140 per la precisione. La ricerca
è stata pubblicata su Proceedings of National Academy of Science. La
scoperta rappresenta una svolta nello studio delle terapie per la cura
delle malattie celebro-degenerative, come l’Alzheimer e altre malattie
della memoria. Tramite moderne tecniche di indagine sul genoma,
gli studiosi sono riusciti a implicare nel processo di apprendimento e
memorizzazione 140 geni, identificati con funzioni diverse e in grado
di frenare la degenerazione delle funzioni della memoria. Questo tipo
di terapia, abbinata all’utilizzo di molecole, come il Growth Factor-18
(ancora in fase di studio), potrebbe migliorare le capacità cognitive in
condizioni patologiche.
memoria imparino a memoria le
Imparare ache
i bambini a scuola
La tradizione vuole
poesie perché in questa maniera si dovrebbe incamerare lo “scibile
umano”. Intere generazioni hanno adottato tale strada per sviluppare
l’apprendimento degli alunni ma negli ultimi anni si sono sviluppate
nuove teorie di insegnamento, secondo le quali imparare a memoria
sviluppa dei risultati positivi, è vero, ma bisogna affiancarvi anche un tipo
di didattica che tiri fuori le inclinazioni e la creatività, per far crescere non
solo la cultura ma anche il bambino-persona. Per saperne di più, Howard
Gardner, Educare al comprendere (Edizioni Feltrinelli, euro 33,60)
www.bazarweb.info
bazar 12 2004
avere di giulia premilli 49
Cosa mettere sotto l’albero?
I “Culandari”, le nuove borse a 45 giri, cioccolata all’assenzio o il formaggio
introvabile… chi più ne ha più ne compri! Sono solo alcuni dei “consigli” da
mettere sotto l’albero dei Bazariani, lettori cool in cerca di regali ironici!
Per Natale regala … il tuo
sedere!
lo insegnano insigni pubblicitari che
Non c’è fine al piacere del “di dietro”. Cei glutei. Però in Italia c’è chi ha fatto
o
ngon
per vendere una macchina espo
(quasi) esatta. Oronzo Ricci, artista di
della conoscenza del “popò” una scienza catalogare le infinite tipologie di sederi
nel
to
alizza
fama internazionale, si è speci
italica, a mandolino e molti altri ancora
dividendoli per categorie. A pera, a mela za di sua invenzione che è una branca
scien
Una
.
tutti descritti nella Pigheologia
forma delle natiche per trarre indizi sul
della fisiognomica, che tiene conto della ni cosa fa? In pratica invece di ritrarti
soldo
in
ta
carattere delle persone. Ma l’artis
“retroritratto” del tuo “popò”. I suoi
il volto…. ti ritrae le natiche, fornendoti un che l’idea funziona lo studioso ha
visto
e
ruba
e
quadri, manco a dirlo, vanno
il Culandario dove in dodici mesi vi
messo in produzione un calendario, anzi, . Attenzione, i “retroritratti” sono solo
sciuti
cono
ri
descrive le categorie dei sede
di signore!
costerà indicativamente 15.00
Il Calendario Pigheologico (Culandario), e Rosse di Firenze. Si può
€, sarà presentato il 3 dicembre alle Giubb re, tel. 0585787527, e-mail
ordinare all’editore, Roberto Meiattini Edito
[email protected]
Gira con il
a
disco! La nuov
borsa a 33 giri
ia
Sono le curiose borse realizzate da Claud zionato
Capogreco, il primo modello di bag confe
33 e 45
utilizzando vinili originali, nella versione
con
giri. Le creazioni possono essere realizzate
nola,
collezioni a tema (musica classica, spag dosi
italiana, rock, punk ecc.), oppure sbizzarren
disc, 78
con modelli speciali (dischi rari, picture
ando
giri ecc.). Le borse vengono prodotte utilizziere
stoffe colorate unite ai vinili che puoi scegl
… da
anche tu. L’effetto è esorbitante, il costo
provare.
Per informazioni: [email protected]
La ciocectiolata
dei po etti
maled
Olanda dal sapor
di cumino, è
sorprendente!
E’ il traditional leiden cheese, il Boeren – Leise.
Formaggio estremamente delicato dalla consistenza
compatta dove prende posto il cumino come unico
gusto di contrappunto. Fa parte dei 100 prodotti
tipici nazionali olandesi in via di estinzione. La ricetta
viene da lontano, si narra che era già presente
nelle tavole d’Olanda nel 1500. Nei secoli si è persa
la lavorazione proprio perchè il gusto particolare
dato dal cumino, spezia decisa e difficilmente
abbinabile, non era apprezzato da tutti. In Italia non
ha distributori, per averne una forma è possibile
contattare lo 00310317427500 oppure hielke.vander
[email protected]
Costo: 8 euro al Kg
rlare di
olata! Ma per pa
Facile dire ciocc io, il top lo raggiunge
nz
se
e che
cacao all’as
ccolateria cunees In
Venchi, antica cio
cao doc.
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ne
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um, si
dal 1878 si
di 45g, la Absinthi
una confezione za del puro cacao (75%)
en
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alcolico
racchiude
mente ad estratto
unito equilibrata thium (5%). Dal gusto
sin
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Da provare in co ggestioni dei poeti
su
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maledetti… A To duecento anni tenuto da
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minile.
solo personale femda 45g, 2,50 euro
Costo: confezione
Manna?
Esiste!
In quanti sanno che la manna non è
solo un racconto biblico ma uno squisito
dolcetto prodotto proprio in Sicilia? In
contrada Labbra, nel Pollina (Pa) se ne
.
produce ancora con l’antica tecnica araba
La manna, dolcificante dal gusto leggero
(granuloso come lo zucchero filato si i
scioglie sulla lingua) è indicato per obes
e diabetici. Si ricava da incisioni praticate
con un coltello speciale nella corteccia dei
frassini, dove, dopo avervi aggiunto un filo
di seta, il liquido viene fatto sgocciolare
perpendicolarmente formando lunghe ta il
concrezioni. La resina indurendosi diven
prelibato dolce.
Non contiene saccarosio ne’ sostanze
amidacee. E’ ottima con i dessert e si
i.
abbina molto bene a vini liquorosi e secch
Vicino a Palermo l’azienda Agricola
di
Biologica di Valeri Onorato ne produce
ottima qualità.
76
Per info: tel. 0921910083 – cell. 33321990
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Costo: una confezione da 20g 3 euro
50 di agnese ananasso
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Pl
as
ma o cristalli?
Sappiamo veramente di cosa
parliamo? O un
televisore al plasma è per noi un elettrodomestico
che funziona col sangue? Tra pixel, fonti
elettromagnetiche ed elettrodi, Bazar cerca di
trovare un disordine sensato
Lcd
La televisione si evolve, e almeno dal punto di vista tecnolog
ico anche il
televisore. Da un paio di anni si fa un gran parlare di digitale
terrestre
(Ddt), canali satellitari e alta definizione, senza mai capire
cosa si sta parlando ma soprattutto: cosa servirà alla genteveramente di
per poterne
usufruire?
I nuovi standard digitali non cambieranno radicalmente la nostra
momento in cui ci troveremo davanti alla scelta tra tubo catodicvita, se non nel
o, schermo al
plasma o a cristalli liquidi. Questo sarà il vero cambiamento,
del terzo millennio, il televisore. Infatti il caro vecchio televiso quello del focolaio
re analogico (Crt,
Catodic Ray Technology) non è strutturato per supportare l’alta
nuovo standard Hd – High definition - dovrebbe arrivare in Italiadefinizione (il
a breve) che
richiede schermi di grandi dimensioni e, poiché le dimensioni
e l’ingombro sono
direttamente proporzionali alla grandezza dello schermo, non
in media oltre i 36 pollici in formato panoramico. Lo scherm si può andare
o di un analogico
inoltre è troppo sensibile ai disturbi esterni e alle fonti elettrom
agnetiche e
questo porta alla produzione di immagini disturbate. Le nuove
oltre a prestarsi alle grandi dimensioni per la forma ultrasotv digitali invece,
ttile ed essere
splendidi oggetti d’arredamento, offrono immagini ad alta risoluzio
più perfette, grazie alla tecnologia digitale. Ma anche gli scherm ne, sempre
i al plasma e a
cristalli liquidi (Lcd, Liquid crystal display) presentano delle differen
ze, da non
sottovalutare quando si acquista.
Plasma
Quella al plasma è un’immagine istantanea e di gran definizio
ne, che si realizza
uniformemente fino agli angoli esterni dello schermo senza effetti
di distorsione
e sfarfallio. Questo perché nella tecnologia al plasma,
differente da quella dei display tradizionali, in ogni singolo pixel completamente
del mondo in digitale) viene generata contemporaneamente (l’unita di misura
luce. Elettrodi carichi affacciati sulle superfici di un pannellouna sorgente di
provocano l’esplosione di scariche di un gas speciale, che creanopiano di vetro
l’emissione di
luce ultravioletta. Questa va a eccitare i fosfori verdi, rossi e
blu degli schermi.
I pixel quindi si “accendono” tutti insieme, al contrario di quello
che avviene
coi normali tubi a raggi catodici, dove l’immagine viene creata
scansione dello schermo. La superficie ricoperta di fosforo con una rapida
direttamente e non si affida a una immagine proiettata viene stimolata
sullo schermo.
Questo fa sì che il display al plasma possa offrire angoli
di visibilità
eccezionalmente ampi, per questo per schermi di grandi dimensi
pollici in su. Il record dello schermo al plasma più grande del mondo, oni, dai 40
dalla Samsung, col prototipo di 80 pollici. Lo schermo al plasma è detenuto
risulta più
caro di uno a cristalli liquidi ma in effetti, se si osservano
le dimensioni, si
equivalgono.
I cristalli liquidi sono composti organici che possono
avere sia le proprietà dei liquidi sia le proprietà dei
cristalli: come i liquidi possono essere versati ma
come i cristalli mantengono una struttura molecolare
ordinata. Quando viene applicato un campo elettrico,
le molecole si allineano parallelamente tra loro. Il
cristallo liquido, a forma elicoidale, ha la proprietà di
cambiare la polarizzazione della luce polarizzata di 90°
o riflettere la luce incidente. I pixel sono accesi da un
apposito transistor. Rispetto al plasma cambia quindi
la composizione di quello che sta “dietro” al vetro. I
monitor a cristalli liquidi hanno numerosi vantaggi: alta
risoluzione, uniformità nello spazio e nel tempo (perché
ogni singolo pixel può essere indirizzato separatamente
e non viene influenzato dai pixel adiacenti). Inoltre sono
sottili (1-2 centimetri) e leggeri, necessitano di una
potenza elettrica molto bassa, non espongono l’utente
ai pericoli dei raggi catodici e possono essere utilizzati
anche per schermi di videocamere e retroproiettori.
I cristalli liquidi si prestano a dimensioni più piccole,
fino a un massimo di 40-42 pollici. Rispetto al plasma
risulta più duraturo nel tempo. Entrambi permettono di
utilizzare tutti i sistemi multimediali, dal DVD all’Home
Theatre, con una resa pressoché perfetta, possibilità
che un televisore tradizionale non offre.
Scegliere
Non è facile scegliere anche se molti mediastore (Trony,
Mediaworld, Euronics) presentano offerte allettanti
con pagamenti agevolati. Certo, Lcd e plasma costano
più di un televisore a tubo catodico ma i prezzi sono
calati molto in quest’ultimo periodo. Basti considerare
che gli schermi Lcd sono già arrivati alla settima
generazione dopo meno di tre anni. Questo vuol dire
migliore tecnologia a minor prezzo. Lasciando da parte
i top di gamma, come la nuova serie di Samsung Lcd LW
32A33W da 32 pollici (con angolo visuale a 170 gradi
con sensore di luminosità ambientale dello schermo in
base alla luce circostante), una buona tv a schermo
piatto Lcd di 26-30 pollici si può acquistare con una
spesa che va dai 400 ai 700 euro, come il Samsung
LW15M23C, 15 pollici o l’LG RZ20LA70. Nella fascia
1.300-1.600 euro rientrano il Samsung LE 26 A41 26
pollici, il Philips 30 PF 9975 30 pollici. Salendo un po’
di prezzo, intorno a i 2.700 euro si trovano schermi a
37 pollici, come l’LG RZ 37LZ30 o a 32 pollici come
il Sony KLV L32M1B. Di recente le maggiori case
hanno cominciato a produrre anche dei modelli portatili
wireless, leggeri e maneggevoli ma è meglio aspettare
che si perfezioni la tecnologia in questo senso prima di
acquistarne uno. Passando al plasma, con 2.500-3000
euro se ne può comprare uno da 42 pollici, come il JVC
PD 42B50 o il Sony KE P42M1S. Quelli nominati sono
modelli di buon livello, senza troppe pretese ma con un
buon rapporto qualità-prezzo.
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bazar 12 2004
Un concorso porta a Tokio i giovani
designer
Alla grande manifestazione di Tokio Designer’s Week
2004,
conclusasi nel mese di ottobre 2004, l’Italia ha
partecipato
con due iniziative, collegate dal tema comune del
Italiano, riletto come spazio ibrido per eccellenza,Living
contaminazione linguistica e funzionale, territorio luogo della
di molteplici interpretazioni sul tema dell’abitare, di coabitazione
al contributo dell’Istituto nazionale per il Comm realizzate grazie
ercio Estero.
La prima è la mostra intitolata “Open Living” che
si è tenuta
alla Spiral Hall, allestita sotto la direzione del famos
o designer
Denis Santachiara seguendo il progetto di allesti
Sani. Visitandola, si ha modo di viaggiare attrav mento di Davide
erso i vari modi
di rileggere il tema dell’abitare, del “living” nel nostro
paese,
interpretato dai designer contemporanei, in modo
così, un’antropologia moderna dell’abitare italian da delineare,
o.
La seconda è l’installazione nell’ambito dell’ “Open
Living in
Container”, in una città provvisoria formata da
sull’isola artificiale di Odaiba: qui il vincitore dellavecchi container
consultazione-
architetture di oliva muratore 51
premio per giovani designer sotto i 40 anni d’età (bandito
recentemente dall’Istituto nazionale per il Commercio Estero
con l’intento di valorizzare e dare visibilità alla creatività dei
giovani nell’architettura, design e arti) ha potuto visualizzare i
nuovi scenari della creatività riferiti al mondo del design italiano,
realizzando la sua installazione. Nel loro complesso entrambi
gli eventi hanno dunque come scopo finale quello di offrire alla
riflessione del visitatore una visione complessiva dello stato attuale
della produzione e della ricerca italiana nell’ambito del living: con la
prima iniziativa, infatti, si proporranno i prodotti che al momento
risultano essere all’avanguardia nel campo del design italiano;
con la seconda saranno protagonisti i possibili scenari futuri della
produzione nostrana, grazie alle proposte dei giovani architetti,
designer e artisti frutto della competizione.
Per informazioni: ICE - Istituto Nazionale Per Il Commercio Estero
- via Liszt 21, 00144 Roma; Tel 0659921; fax 0659926869;
email [email protected].
Liv
ing generation
I luoghi
dell’abitare diventano il tema di un concorso a Tokio
che lancerà i designer
del futuro. Intanto anche la quotidianità di una tazz
a di tè chiede creatività…
Il tè si
butta nel design - Twinings Design
Competition
Il tè Twinings, attraverso il distributore in Italia D&C,
entra nel mondo del design con il concorso Twinigs
Design Competition, riservato ad architetti e designer
under 35 per realizzare il nuovo design per il rito del
consumo del tè nella società contemporanea. Con il
supporto del Consorzio Poli.design, sotto il patrocinio
della Facoltà del design del Politecnico di Milano e con
la collaborazione della rivista Interni il premio invita i
concorrenti a liberare la loro creatività affrontando gli
oggetti legati al tè: teiere, zuccheriere, tazzine, tea
caddy, colini, vassoi. D&C e Twinings metteranno in
produzione il progetto vincitore che sarà proclamato
da una giuria competente: sarà premiato il progetto
più innovativo e aderente agli scenari delineati sul
tema e che avrà come punto di partenza lo studio della
relazione tra tè e “sistema servizio”: luoghi/ambienti
del vissuto quotidiano e differenti contesti in cui il tè
viene oggi preparato e consumato. La relazione tra
la linea di prodotti per il consumo del tè e le nuove
culture emergenti, e le conseguenti possibili occasioni
di consumo, è uno dei quattro i punti fondamentali sui
quali definire i presupposti per sviluppare i progetti.
Iscrizioni e consegna del materiale entro il 17 dicembre.
www.polidesign.net, www.polidesign.net o www.dec.it.
Da sfogliare tutto il meglio
dell’oggettistica 2002
Il volume presenta una interessante selezione
dei migliori oggetti prodotti in Italia nel 2002. Un
annuario da consultare prima di acquistare mobili
e lampade, ma anche per scoprire quali sono le
automobili, i siti web, e perfino gli articoli sportivi
più interessanti realizzati di recente.
Adi Design Index 2003, Edizioni Compositori
CLAC
- Mostra gioco sul design
“Cos’è?”
La mostra gioco sul design, ideata da MUBA,
è organizzata dal Comune di Cantù presso il
CLAC, Galleria del Design e dell’Arredamento.
“Come nascono le cose? Come viene disegnata
la loro forma, come si decide con quale materiale
realizzarle?” La mostra è un percorso di gioco
che si propone di far capire ai bambini come
dietro ogni oggetto ci sia un progetto creativo,
strettamente connesso alla sua funzione e
al materiale in cui viene prodotto. Il percorso
è incentrato su oggetti semplici e familiari,
ognuno dei quali è “testimonial” di un diverso
materiale. I giochi proposti consentono di capire
il perchè della forma degli oggetti, di conoscere
i processi produttivi, di scoprire i segreti dei
diversi materiali, alcuni dei quali accompagnano
da molto tempo la storia dell’uomo, come
legno e metallo. Dopo l’esperienza compiuta
nelle diverse installazioni di gioco, via libera alla
creatività: nel laboratorio i bambini possono
progettare e costruire oggetti assistiti da
animatori specializzati.
CLAC - Piazza Garibaldi, 5 - Cantù
Fino al 5 dicembre 2004
Info e prenotazioni: Ellecistudio, Segreteria
organizzativa tel.031301037 - fax
031299028
52 di matteo bianchini
piccoli bazar 12 2004
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TUTTI AL COVENGNO..SUI BIMBI
In genere un convegno è motivo
di lontananza dai nostri piccoli.
Stavolta no. Quello organizzato a
Genova ci aiuta a capirli meglio
e ad aiutarli. E se non bastasse…
un libro, un film e un sito faranno
la loro parte
Genova “capitale europea della cultura 2004” accoglie
e promuove un confronto sulle trasformazioni sociali e
culturali che si riflettono sul mondo dell’infanzia, sulle
scelte e sulle pratiche educative :in un panorama in rapido
cambiamento.
Il Gruppo Nazionale Nidi Infanzia, con la collaborazione
della rivista “Bambini” organizza il XV Convegno Nazionale
dei Servizi Educativi per l’Infanzia “Le culture dell’infanzia
trasformazioni, confronti, prospettive” che si terrà a Genova,
dal 2 al 4 dicembre 2004
Presso il Centro Congressi Porto Antico – Magazzini del
Cotone
Come si sceglie un libro per bambini?
Oggi si legge, e molto più che in passato, nelle scuole e nelle istituzion
proprio per questo ci si interroga sempre più spesso sulla scelta dei i per l’infanzia. Ma
e valutare le storie da leggere? Quali libri sono più adatti, e a quali libri. Come scegliere
partecipazione dei bambini? E quando sono troppo difficili o astratti? età, per catturare la
e storie difficili” risponde a queste domande mettendo al centro la Il volume “Storie facili
storie, come condizione della partecipazione e del coinvolgimentocomprensibilità delle
sulle storie e i testi narrativi, da sempre quelli più letti e prediletti infantili. E si centra
scuola dell’infanzia e del primo ciclo della scuola primaria. Frutto di , per i bambini della
di analisi dei testi narrativi per piccoli e di esperienze di lettura a un lavoro pluriennale
scuola, il libro elenca
e discute una ricca serie di criteri di analisi e valutazione dei libri per
bambini e illustra i
modi in cui l’adulto può produttivamente mediare il rapporto tra bambino
puntuale di celebri libri per bambini (da Arcobaleno a Elmer l’elefanti e testo. L’analisi
no) conduce poi
a una ridefinizione e verifica critica degli strumenti teorici ricavati
dalla più accreditata
ricerca cognitivista. Una vasta serie di esempi ed esercizi per il lettore
rende il testo uno
strumento utile e operativo per coloro che, a vario titolo, vogliono
diagnosi della difficoltà dei testi e della loro accessibilità e intendono dotarsi di capacità di
possedere attrezzi per
favorire la comprensione e il coinvolgimento dei bambini nelle attività
Storie facili e storie difficili. €16,30, autore: Roberta Cardarelli. Pp.:di lettura.
184
INDIRIZZI
• Centro Congressi Porto Antico / Biblioteca De Amicis /
Città dei Bambini
Magazzini del Cotone, Genova, via al Porto Antico
• Acquario
Genova, Ponte Spinola
• Facoltà di Scienze della Formazione – Università degli
Studi di Genova
Genova, corso Andrea Podestà 2
informazioni: Servizi ai bambini 0/6 anni
telefono 0105577489
iscrizioni e prenotazioni alberghiere
BC congressi, telefono 0105957060
quota di iscrizione: 100 euro
State formando una famiglia? Avete bambini
o siete in attesa? Un sito può aiutarvi!
Il sito www.informafamiglie.it nato dalla collaborazione tra l’Assesso
Regionale Politiche Sociali e i Centri per le Famiglie di alcuni comunirato
emilianoromagnoli ha organizzato una Banca Dati relativa al territorio della regione
Emilia Romagna dove troverete tantissime informazioni che vi semplific
la vita, raccolte e organizzate dai Centri per le famiglie in collaborazioneheranno
con
l´Assessorato Regionale Politiche Sociali.
Tante sono le informazioni che si possono trovare inerenti molteplic
fare un bambino, Salute bambini, Scuole e servizi educativi peri tematiche:
l’infanzia,
l’adolescenza, le famiglie straniere, il Sostegno alle famiglie, Aiuti economi
ci alle
famiglie, Tutela dei minori, Accoglienza familiare, Il tempo libero, I
bambini, la
città, l’ambiente.
La Banca Dati Informafamiglie & bambini è curata da una redazione
e, attualmente, da quattordici redazioni cittadine: Piacenza, Parma, regionale
Reggio
Emilia, Carpi, Modena, Bologna, Ferrara, Imola, Lugo, Faenza, Ravenna
, Forlì,
Cesena e Rimini.
Il film “Due fratelli”?
Vediamolo a casa
Dopo il grande successo nelle sale cinematografiche uscirà, a
giorni, in home video (dvd e vhs) l’ultimo bel film di J.J Annoud
da gustarsi, sul divano, con tutta la famiglia.
La Trama
Indocina. Anni ‘20. Due tigrotti, uno timido e gentile, l’altro
coraggioso e forte crescono tra le rovine di Angkor. Un brutto giorno
al tempio che fa loro da tana giunge una spedizione di cacciatori
di tesori guidata dallo scrittore Aidan McRory. Mamma tigre viene
uccisa e i cuccioli separati. Il più timido dei due, chiamato Kumal,
finisce in un circo, l’altro, Sangha, viene regalato al figlio del
governatore, ma poi ceduto, perché considerato una minaccia,
al principe, collezionista di animali da combattimento. Kumal e
Sangha si ritroveranno, ormai adulti, in un’arena per scontrarsi
all’ultimo sangue. Riconosciutisi al primo sguardo, i fratelli
anziché azzannarsi iniziano a giocare, tra lo stupore dei presenti,
e insieme fuggono dal luogo dello scontro, riparando nella foresta.
Cresciuti in cattività, Kumal e Sangha non sanno cacciare e questo
li porta a depredare gli uomini che organizzano una spedizione per
sopprimerli. A cacciare le due tigri sarà proprio McRory, che però,
maturata la consapevolezza del male fatto loro e affezionatosi a
Kumal, cui offriva caramelle, le risparmia, lasciandole sparire nella
foresta con papà tigre nel frattempo ritrovato.
Jean Jacques Annaud prosegue il suo viaggio nel mondo animale:
dall’orso alle tigri sedici anni dopo aver seguito le avventure di un
orso rimasto orfano che lotta per la sopravvivenza, questa volta i
protagonisti sono due felini, la cui interpretazione è stata costruita
grazie all’apporto di trenta diversi esemplari, che, con smorfie e
sguardi scintillanti, sono le star assolute di questa storia che piace
ai più piccoli perché non ha l’andamento dei documentari sulla
natura realizzati per la Tv.
Due fratelli, pur rifacendosi ad alcuni elementi della tradizione
cinematografica di Annaud, non riesce a somigliare a nessuno
dei suoi lavori precedenti. Il regista francese muta visuale
abbassandosi verso lo sguardo intenso e partecipe di due tigri
a cui viene affidato il compito non di riprodurre ma di creare
e provare naturalmente una emozione. Kumal e Sangha, i due
protagonisti, si muovono con sicurezza e morbidezza mettendo
a disposizione delle telecamere quegli occhi capaci di gioire,
disperarsi e piangere. Quelle pupille fiammeggianti di orgoglio
che sole riescono ad amplificare una commozione, offrendo ad
Annaud la possibilità di realizzare un’opera molto coinvolgente sia
per grandi sia per piccini.
DUE FRATELLI IN DVD
Titolo originale: Two Brothers
Durata: 109 min. (colore)
Paese: Francia / Gran Bretagna
Anno: 2004
Genere: Avventura, Drammatico
Regia: Jean-Jacques Annaud
FILM
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SETTANTA METRI.
E UNA FRECCIA
bazar 12 2004
sport di valerio cammarano 53
È la distanza che nella gara olimpica di tiro
con l’arco separa l’arciere dal bersaglio.
Un’immensità. Ma non per tutti…
Se per i comuni mortali settanta metri sono davvero un’immensità, è solo
ordinaria amministrazione per gente come Marco Galiazzo,
che ad Atene nella specialità ha conquistato uno splendido oro nell’individuale,
dimostrando una volta di più la verità del detto secondo cui l’apparenza inganna. Sì, perché questo ragazzone dall’aria timida, quasi dimessa, cui
a prima vista non si darebbe un centesimo, una volta entrato sul campo di gara si trasforma in una specie di uomo bionico, capace di centrare un
cerchietto di pochi centimetri posto, appunto, a settanta metri da lui (ma possono essere anche 90).
Galiazzo e soci sono eredi di una tradizione antichissima. L’arco ha accompagnato l’uomo per migliaia di anni come strumento di caccia e di guerra,
prima di essere soppiantato dalle armi da fuoco. Solo in anni relativamente recenti si è trasformato in uno sport con regole precise. In Italia, ad
esempio, gli appassionati si sono organizzati in Federazione solo nel 1961. Da allora la FITARCO di strada ne ha fatta tanta, al punto che oggi l’Italia è
una delle nazioni leader nel mondo. A dimostrazione del seguito di questo sport nel nostro paese, basti dire che alla Federazione aderiscono quasi 500
società, il cui elenco si trova sul sito della FITARCO (www.fitarco-italia.org) alla pagina www.fitarco-italia.org/societa/mappa.asp. Trovare un posto
dove cominciare, dunque, non è un problema. Anche perché la maggior parte dei club organizza corsi per principianti con fornitura di tutto il materiale
necessario. Ovviamente, se poi ci si appassiona e ci si vuole dedicare alla disciplina con continuità, a livello amatoriale o agonistico, bisogna attrezzarsi
di tutto punto. E qui cominciano i dolori dal punto di vista economico, almeno per chi è sempre alla ricerca del meglio. Un arco professionale, di quelli
che usa Galiazzo, può arrivare a costare diverse centinaia di euro. Ma ci sono anche modelli per neofiti che si possono acquistare con molto meno.
Esistono diverse tipologie di arco. Qui ci limitiamo a descrivere quelli utilizzati nelle gare, che sono di tre tipi: arco nudo, arco olimpico (o stile libero)
e compound. Il primo, come si evince dal nome, ha pochissimi orpelli e assomiglia molto – almeno per la tecnica di tiro – a quelli usati dai nostri
antenati. Rispetto all’arco nudo, lo stile libero (o arco olimpico) monta degli stabilizzatori e un mirino. Il compound, ultimo ritrovato della tecnica, è
invece una specie di macchina da guerra che, oltre agli ammennicoli sopra citati, è dotata di carrucole (cam) che permettono di diminuire lo sforzo di
trazione dell’arciere, oltre a un mirino con lente di ingrandimento che consente tiri molto più precisi. Inutile dire che è anche il più costoso. Un piccolo
concentrato di tecnologia sono pure le frecce. Costruite quasi sempre in alluminio, carbonio o materiale composito, devono essere perfettamente
equilibrate per essere balisticamente al meglio. La “messa a punto” dei dardi avviene attraverso l’inserimento di punte e inserti di vario peso a seconda
delle condizioni del campo di gara.
Gli appuntamenti del mese
TIRO CON L’ARCO
8 dicembre - Catania: gara Indoor 25+18 metri
11-12 dicembre - Basiglio (Mi): Indoor 18 metri
11-12 dicembre - Caorle: Coppa Italia Centri Giovanili
SCHERMA
6-8 dicembre - Salerno: Prima prova Torneo Nazionale Under 14
(Fioretto maschile e femminile)
11-12 dicembre - Ravenna: Prima prova Qualificazione Nazionale (6
armi)
18 dicembre - Lucca: Trofeo Città di Lucca - Coppa del Mondo Fioretto
femminile Under 20
18-19 dicembre - Ariccia: Prima prova Torneo Nazionale Under 14
(Sciabola maschile e femminile, Spada maschile e femminile)
E a proposito di gare…
I regolamenti della Federazione internazionale, fatti propri dalla
FITARCO, prevedono competizioni all’aperto e indoor. In entrambi i casi,
le distanze degli arcieri dal bersaglio sono variabili: nell’outdoor 90,
70, 50 e 30 metri per gli uomini e 70, 60, 50 e 30 metri per le donne; al
chiuso 18 e 25 metri per entrambi i sessi.
Ma c’è anche un altro tipo di gara, la Caccia e Campagna, la
quale, nonostante il nome, non ha nessuna finalità venatoria (anche
se, purtroppo, c’è anche chi si dedica alla caccia con l’arco).
Semplicemente, si svolgono in mezzo ai boschi, su percorsi divisi in
due parti: nella prima i partecipanti conoscono in anticipo le distanze
dai bersagli, nella seconda no. Il tiro con l’arco non è pericoloso. Le
frecce non possono partire per sbaglio, come invece può accadere
con il fucile o, per rimanere in un ambito simile, con la balestra. Per
scoccare bisogna tirare la corda (ci scusiamo con i puristi della
disciplina per la terminologia usata). È’ solo a quel punto che chi si
aggira intorno all’arciere rischia qualcosa. Ma, se non si commettono
imprudenze, incidenti non ne capitano. A meno che un atleta in gara
improvvisamente impazzisca e decida di puntare all’avversario o ai
giudici invece che al bersaglio. Finora non è mai accaduto.
MA GLI SPORTIVI
LEGGONO?
“L’Arte della Spada” (titolo originale By the Sword)
è un saggio sulla scherma che, nell’edizione italiana, può fregiarsi
dell’introduzione di uno dei più grandi campioni che il nostro paese
abbia mai avuto, Edoardo Mangiarotti, vincitore di 13 medaglie
olimpiche (6 d’oro), l’atleta più vincente nella storia dei Giochi. A
scriverlo l’inglese Richard Cohen. Dall’arte della costruzione della
spada alle tecniche di combattimento, dall’equipaggiamento dei
duellanti alle regole dei duelli, dalle implicazioni psicologiche e
sociali insite nelle sfide d’onore alla “guerra” tra Scuola Italiana e
Scuola Francese, dalle prime esibizioni “sportive” all’esasperazione
agonistica degli ultimi decenni, insomma tutto ciò che appartiene
al pianeta scherma entra a far parte del saggio di Cohen. Il quale,
oltre alla capacità di rendere piacevole anche la lettura delle parti più
tecniche, ha il gusto degli aneddoti e il dono di saperli raccontare. È
impossibile fare l’elenco dei tanti personaggi storici che, con le loro
storie, costituiscono la vera forza del libro. Lasciamo a voi il piacere
della scoperta. Avvertendovi, per dovere di cronaca, che il libro in
questione, edito dalla Sperling & Kupfer, costa 19 euro. E li vale tutti.
54 di angelita peyretti
sciocchina bazar 12 2004
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“i vicini” disegno di marco begani
L’ASCENSORE
Chi di voi non ha mai affrettato il passo per non trovarsi chiuso in ascensore
con il vicino di casa noioso e pletorico alzi la mano…
Pianerottolo. L’ascensore scende lentamente. Armeggiare di chiavi da fuori.
“Muoviti ascensore, dai arriva!”. Niente più sferragliare, ha trovato la chiave
giusta. “Dai coraggio”, solo due piani, circa nove secondi. Infila la chiave nella
toppa. “No! Dio mio, muoviti, dai che ce la facciamo”. Il portoncino d’ingresso
si apre, si chiude sbattendo, si sentono dei passi.
Un piano, un piano solo, “Dannazione, muoviti!”
Trattengo il respiro. Un momento… Sì, si è fermato alla buca delle lettere, sì,
la posta!! Perfetto, mezzo piano, dai tre ai quattro secondi, ce la posso ancora
fare. Tre, due, uno, eccolo, si apre. Passi che si avvicinano. Mi introduco lesta
in ascensore, una gatta… la mano mi trema ma corre alla pulsantiera, ce l’ho
quasi fatta.
“Mi aspetti!”
Un brivido lungo la schiena. Fai che non sia Gramucci, fai solo che non sia
Gramucci!
“Salgo anch’io!”
È Gramucci. “Oh, non l’avevo sentita arrivare… prego, entri.”
Al momento di schiacciare il tasto del suo piano, la frase è di rito: “Eh, sbarco
prima io!”
“Uh… già…”
“Uff, questo caldo umido… appena ci si muove, si suda.”
Ma quale caldo e caldo, sono quelli che sono contenti solo quando fanno la
nuvoletta respirando.
“Sarà questo effetto serra.”
“Eh, sarà…”
“Ma lei è giovane!”
E che c’entra adesso questo? Non attaccherà con la storia di noi giovani che
abbiamo tutto…
“Siete abituati troppo bene voi!”
Dovevo prendere le scale.
“Come l’ascensore, queste cose qui, le date per scontate!”
La prossima volta prendo le scale, lo giuro.
“È perché avete tutto lì, a portata di mano, non andate neanche più al cinema!”
E qui lo prendo in castagna: “L’altro ieri sono andata a vedere il secondo Harry
Potter …”
“Eh, ma il secondo non è mai come il primo…”
E già, ti pareva, sciocca sciocchina. Aspetta che ti faccio vedere io: “Certo il libro
è sempre meglio del film!” Ciapa lì, vediamo come incassi questo, Gramucci.
“Ma tanto ormai non si legge più, con questa televisione!”
Che faccia tosta, a chi la racconta con quel colorino carta da zucchero sulla
pelle? Lo sento di notte che si attacca al video e non molla più. Come quando
esce sul balcone, calzini e ciabatte, e cinturone portatelecomando.
“Ai miei tempi la domenica si andava a passeggiare in montagna, non si stava a
dormire come fanno i giovani adesso…”
Ma sì, lascialo dire, tanto ora arriva il quinto piano, poi il sesto, e ci siamo. Provo
a improvvisare: “Oh, come ha ragione! A me per esempio piace molto andare in
montagna.”
“Eh...”
Eh cosa? Maledetto barotto padano. Che significa eh? Cosa guardi nel tappetino
dell’ascensore eh? Che cosa ci vedi con quell’aria rassegnata da cadavere?
“Bisogna stare attenti in montagna, che la discesa è più faticosa della salita…”
Ma che diavolo dici razza di imbecille? Sei mai stato in montagna? Hai presente la
salita? Dico, hai presente la differenza fra salire e scendere?
“Che poi per stare nella natura non occorreva andare tanto lontano: qua una volta
era tutto prato…”
Prato? Ma se questa casa è del Settecento!
“Era un altro modo di vivere, ci si divertiva con niente… S’aveva niente, ma s’aveva
tutto!”
Per esempio? Di che parla, del Bravo Simac? E allora perché adesso ha il cellulare
cucito al lobo? Ma non è lui che ha un negozio di elettrodomestici?
“Non sapete apprezzare quello che avete!”
Si sta scaldando Gramucci, è passato a dirmi voi… Ah sì eh? E che cosa avremmo
che non sappiamo apprezzare? Dov’è questo paradiso terrestre in cui viviamo eh?
Brutta carogna, che è tutta colpa vostra! E che ci posso fare io se quando sono nata
c’era già il telefono? Chi è stato, lei o io a comprare la Play Station per il bambino
eh? Razza di bidone della spazzatura!
“Sempre in viaggio, su questi aerei, per andare chissà dove, a casa del diavolo!”
A sì? Eh, caro Gramucci, io lo so dove vuole andare a parare lei, ma che mi dice di
queste porte dell’ascensore che si aprono? Ah! che goduria, che bello! Se ne va! A
mai più Gramucci!
… Che fa? Non scende? Indugia, maledetto. Mi viene da piangere, con un piede
fuori e uno dentro l’ascensore sta di nuovo per dar fiato alle trombe…
“Con tutti i bei posti…”
…No, non lo dica Gramucci, la prego non lo faccia!
“Con tutti i bei posti che abbiamo in Italia, andiamo sempre all’estero…”
Ecco, l’ha detto. Respiro, sono tranquilla, la mia mente vola oltre, immagina
una vendetta sublime: se ci fossero ancora i Pasolini, i Calvino, che farebbero di
quest’uomo? No, non sono nervosa, ho fatto sei anni di yoga apposta per queste
occasioni, la mente si libera, la fantasia volteggia ancora, un fiore, il mare, ecco, mi
sento meglio…
“Uff, io non vi capisco voi giovani, non so proprio che cosa andate a cercare!”
Ma sì, che importa? Una montagna… le dune del deserto… i cavi dell’ascensore,
un incidente… la tromba delle scale… “Oh, è stata una tale disgrazia…” le voci
dei vicini…
“Che fa signorina lì impalata, non sale?”
“Eh? A sì… “
“Comunque, signorina, non si scoraggi, che c’è anche dei bravi.”
“…Eh povero Gramucci, un giorno ci siamo, il giorno dopo chissà…” i vicini…
“Gramucci! Aspetti, l’accompagno alla porta!”
bazar 12 2004
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corsi di valeria cecilia 55
Imparare il movimento
Dire danza significa aprire un mondo
ito di possibilità di movimento: dalla
street dance che fonde funk e hip hopinfin
,
al
liryc
jazz che contamina classica e
contemporanea. Dalla nuova danza egiziana aialritm
alla danza da musical. Fino alla danza terapia. Cor i africani, dai balli cortigiani
si per tutti.
Street dance fusion
Napoli - Il LabArt Dance propone corsi di tutte le discipli
in particolare corsi a frequentazione libera (open class) ne moderne di danza. Segnaliamo
corso L.A. Groove propone uno stile ideato e definito che uniscono discipline differenti: il
dall’insegnante Marco Auggiero, nato
dalla fusione tra due filoni di street-dance il funk e l’hip-ho
sono le lezioni di Lirycal jazz, stile coreografico attualm p. Sempre in stile open class ci
emergenti, frutto dell’evoluzione della danza jazz attraveente utilizzato da maestri e coreografi
rso le contaminazioni con la tecnica
classica, la danza contemporanea e la street-dance.
per fluidità, velocità, sospensione del corpo, continuoQuesta forma di danza jazz si caratterizza
cambio di livello nello spazio e teatralità
espressiva.
LabArt Dance Studio, via Riviera di Chiaia, 36 Napoli.
Tel 0817618132
www.labartdancestudio.it
Danza Terapia
La danza può esser vissuta anche come terapia per
sbloccare, curare, imparare di nuovo a esprimersi. Inrilassare,
caso, l’analisi razionale che si fa nella psicoterapia, si questo
movimento del corpo, il suo relazionarsi con gli spazi,fa tramite il
i ritmi della
musica e il contatto con altri corpi.
Milano - Formazione triennale di danzaterapia metodo
MARIA FUX
www.risvegli.it - via Vittadini, 3 Milano
Tel 0258317883
Palermo - Tecniche di Rilassamento e Meditazione, lavoro
creare un flusso interattivo corpo-psiche-mente. Via Danimper
arca n.
48 Palermo. Tel 091513232 - www.artedanza.com
La nuova danza egiziana
Ritmi italo - africani
Reggio Emilia- L’associazione Lo Moussa, si legge sul sito web, “è
nata dall’incontro tra la cultura italiana e quella dell’Africa occidentale,
ed è fortemente caratterizzata da entrambe. Lo scopo principale
dell’associazione è promuovere lo scambio tra culture e creare tra esse
dialogo e comunicazione”. Presso il centro Lo Moussa si può vivere
l’arte africana in molte delle sue affascinanti espressioni, tra cui la
danza, la musica, gli spettacoli.
www.afrodanzalo.it/corsi.htm
Sala polivalente comunale, via Amendola 3 - 42020 Puianello di Quattro
Castella (RE)
Tel. 0522602009
Danza di altri tempi: i balli cortigiani
Bologna – Per i più romantici, l’accademia di danza antica organizza
corsi di ballo rinascimentale, con lezioni di danze di corte, balli e saltarelli
quattrocenteschi. Le tecniche sono riprese dalle trascrizioni di antichi
manoscritti.
Per informazioni Accademia di Danza Antica, via Goito 14 Tel. 051238876
www.comune.bologna.it/iperbole/danzantica/
Milano - Il 12 e 13 Dicembre c’è un grande occasione
per chi ama i ritmi egiziani: uno stage di Hilal Dance
la danza egiziana inventata da Suraya Hilal, che terrà
di persona le lezioni, con l’accompagnamento di
Ibrahim El Minyawi alle percussioni. Suraya Hilal è
una danzatrice nota in tutto il mondo ed è un’autorità
indiscussa nel campo della danza dell’Egitto.
La sua ricerca espressiva la porta a ricostruire le
danze della tradizione egiziana in una danza nuova,
rispettosa delle proprie origini ma del tutto rivolta al
futuro e al mondo contemporaneo. La Hilal Dance
ha un fortissimo impatto sullo spettatore, perché
il danzatore è così fluido e presente da rendere
“visibile” la musica stessa. Il segreto di questa magia
è accessibile a tutti, e si chiama Integrazione Olistica
del Corpo. Il movimento si espande nel corpo e
nello spazio senza limiti perché tutte le membra ne
vengono invase, senza ostacoli.
Mosaico arti danze culture, via Giulio Romano 11
Milano (MM3 Porta Romana)
Tel 0258317962
Stage di Musical Dance
Ravenna - 23-24 dicembre 2004
Un intensissimo appuntamento per chi vuole diventare artista
nei musical, con le tre discipline fondamentali: cantare, ballare,
recitare. Due giornate a tempo pieno insieme ai migliori
professionisti italiani, con possibilità di scegliere tra due sedi:
la Scuola di danza Nancy di Palermo (via Zappalà 49/E) o il
Centro Studi La Torre di Ravenna (via Paolo Costa 2).
Centro Studi “La Torre”, IDA, via P. Costa 2, 48100 Ravenna. Tel.
054434124
www.cslatorre.it - www.dance.it/evento.asp?ID=10
56 di GIULIANO CANGIANO
fenomeni bazar 12 2004
www.bazarweb.info
i
nativ
alter
nno
finea
di
i
Bott
e nei locali più
sociali
Tutto quanto fermenta da sud a nord nei centri
underground del tessuto urbano nell’attesa del nuovo anno
parla di 27, 28, 29, 30 e
Inizio campanilisticamente dalle mie parti, presentandovi una cinque giorni (almeno il planning mentre scrivo rosso (sta a voi scoprire di che si
naturalmente 31) di iniziative edonistico-estetico-culturali che vanno dalla sfilata transgender al capodanno in più rock). Tutto questo, e chissà
tratta), con tanto di live-performance artistiche per il veglione e tripla dance hall (reggae, chillout e una un po’
settembre 2004, stessa
quanto altro, avrà luogo al C.S.A. AURO di Catania, reduce, come ricorderete (vd. Fermenti indipendenti, bazarweb
vera e propria fucina artistica e
rubrica), da una ventata di cambiamenti interni che da qualche settimana a questa parte hanno reso il posto una
di trasformazione nella più grande
culturale irrefrenabile con l’avvio di laboratori di ogni genere (dalla biodanza agli djembé) e con la prospettiva
zona, fate un salto e non ve ne
galleria underground del meridione. Ma questa è un’altra storia. Intanto da Santo Stefano in poi, se vi trovate nella
pentirete.
C.S.A. AURO via Santa Maria del Rosario, 28 Catania
X, dopo un imperdibile
Sempre l’ultima notte dell’anno, a Bologna, i ragazzi di Livello 57, confermano un festone denominato BrainstormM
con annessa Cannabis parade,
CapaRezza live in Stalingrad (dove per stalingrad o substalingrad si intendono i locali vicino Porta Mascarella),
la performance del
previsto per il 13. Non posso aggiungere molto su quest’ultima parata, ma sicuramente posso invogliarvi a presenziare
dei giorni nostri. Approfitto,
grande Capa rebelde che, malgrado le (mie) incertezze iniziali, devo dire si è rivelato una specie di Dante-santone
sedi diverse, la storica di via
inoltre, per informare chi non ne fosse a conoscenza, che al momento il Livello 57 divide le sue iniziative tra due
(o via delle Bisce).
Stalingrado (dove oltre ad alcuni eventi continueranno a tenersi i laboratori) e il “posto nuovo” di via Battirame
Livello 57 via Stalingrado e via Battirame Bologna
www.ecn.org/livello57 (un sitone tutto da spulciare).
con selezione musicale Dark,
Andando ancora a ritroso, verso inizio mese troviamo il 10 al Valtorto di Ravenna una bella New Wave Night
The Slow Band + Fluws
Gothic, New Wave, Electro e Industrial gestita da un trittico di DJs. Anche se assai più intrigante appare la serata
gli altri su Coolissimo stay-up
(giorno 4) che vedrà Fluws, appunto, promettente fumettista della città (trovate le sue opere, un po’ acerbe, tra
Band.
magazine) esibirsi in un live painting col background musicale degli altrettanto ravennati musicisti della The Slow
Valtorto via Faentina, 216 Ravenna
www.valtorto.net
www.coolissimo.it
enochè il grande Raiz che,
In contemporanea (il 4 dicembre) strizzerà la sua portentosa ugola al Villaggio Globale di Roma nientepopodim a presentare la sua prima fatica
abbandonato il suo ruolo da frontman degli Almamegretta (che tornano a essere un “collettivo aperto”), è pronto il partenopeo apolide esprime
da solista al pubblico più affezionato: Raiz.Wop, disco con pezzi in tre lingue (napoletano, italiano e inglese) dove
l’attimo, di lasciarsi cullare dal
“un inno panteista alla vita, sospeso tra la rabbia per quello che tutti vediamo attorno a noi e la voglia di cogliereitaliani in america. Fate un po’ voi…
respiro sensuale di una donna, ma anche di madre natura”. Giusto una curiosità: i wop erano i primi emigranti
Villaggio Globale Lungotevere Testaccio (ex-Mattatoio) Roma
http://www.ecn.org/villaggioglobale
http://www.raiz.it
(con la sottolineata
Per concludere vi segnalo in volata un festival Indie Rock il 7 dicembre al C.S.O.A. Terra di Nessuno di Genova
o, due interessanti
partecipazione di Toxic Picnic e Starfish) e giovedì 2 dicembre allo ZK di Ostia, per la rassegna A rota de cinematograf
proiezioni: Per grazia ricevuta (di R. Garzia) e Matti da slegare (di M. Belloccio).
CSOA Terra di Nessuno via B. Bianco, 4 Genova
http://www.ecn.org/csoatdn
Lo ZK tiene la rassegna cinematografica all’Ateneo occupato di via O. Fattiboni, 2 a Ostia
http://www.tmcrew.org/zk
www.bazarweb.info
bazar 12 2004
net di valeria cecilia 57
AGIRE SUL WEB
Per cambiare le cose. Oppure per partecipare al prim
per sottoscrivere una campagna contro il pagamentoo blog di grafica. Ma anche
biblioteca. O per scrivere una nuova storia collettiva dei libri in prestito in
…
Social design, il primo blog della grafica,
compie un anno. E festeggia con un libro.
Poco più di un anno fa è nato un blog un po’ atipico
, ricco non solo
di parole, riflessioni, testimonianze, scambi, ma
sulla forza delle immagini. Si tratta del primo fondato soprattutto
dall’Aiap, (Associazione Italiana per l’Arte Visiva) blog grafico, ideato
etici e sociali. Un luogo virtuale in cui il graphi incentrato su temi
c design recupera un
ruolo partecipe nella vita di tutti i giorni, relazio
nandosi con politica,
sociale, spazi pubblici, urbanistica. Il sito funzion
blog, costruito sui liberi contributi (scritti e disegn a proprio come un
i) di autori diversi. E
se è interessante per gli addetti ai lavori, lo è altrett
anto per tutte le
persone che si pongono delle domande di fronte
a manifesti pubblicitari,
campagne politiche, spot tv, volantinaggi, tenden
primo anno di vita, il sito del social design italianze del design. Nel suo
o ha raccolto migliaia
di contributi di giovani e maestri del settore, appas
sionati e giornalisti,
che hanno dato vita a gallerie, articoli, interve
nti, ricerche. Quanto a
temi, l’argomento statisticamente predominante
dell’anno è stato,
inevitabilmente, la guerra in Irak. Ora, il lavoro
di vita del blog della grafica attiva, è raccolto in di questo primo anno
un libro, il “Dizionario
del social design”, in uscita questo mese in libreria
, ma acquistabile
anche on line.
http://socialdesignzine.aiapnet.it
Globalrising.org - Per partecipare al
cambiamento globale, cosa posso fare io?
Qui si parte da un
libro e si arriva a un sito
web. Il libro è “the Age of Consent” l’età del
consenso di George Monbiot, l’altra bibbia
del cambiamento globale, insieme a quella di
Noemi Klein, “No Logo”. Secondo l’attivista
e giornalista Monbiot, per contrastare la
rotta intrapresa dai governi mondiali verso
un sistema di sempre maggiori ingiustizie
e disparità, i movimenti di opposizione
devono entrare nella fase operativa,
uscire dalla fase dell’opposizione e del
lamento, iniziare a costruire. Ecco la
fase del consenso: perché se cambiare
le istituzioni esistenti non è possibile,
bisogna iniziare a costruire un altro
governo globale sul modello del world
social forum. Come fare? È chiaro che
le tecnologie hanno un grande ruolo
nella capacità di aggregazione delle
forze e nella diffusione della conoscenza.
Intanto oltre al libro, Monbiot risponde
alle domande di chi volesse darsi da fare
per un futuro migliore, tramite il suo
sito. Su www.monbiot.com si possono
leggere gli articoli dello scrittore,
commentarli e discuterne con lui. Poi
c’è il sito www.globalrising.org che
offre una mappa mondiale di indirizzi
di organizzazioni attive che lavorano
nell’ambito del cambiamento politico,
finanziario e della giustizia.
www.monbiot.com
www.globalrising.org
Tutto su Pierpaolo. E’ pasolini.net
“Questo sito è frutto del lavoro indipendente, appassionato,
gratuito e senza alcuno scopo di lucro”. Così si presenta
il sito dedicato al grande scrittore e regista, Pier Paolo
Pisolini. Le pagine del sito web a lui dedicato contengono
tantissime informazioni e approfondimenti sulla vita, la
prosa, l’ideologia dell’autore. C’è anche una documentazione
su tutti i processi a cui fu sottoposto lo scrittore, una
galleria di immagini e infine una sala d’ascolto, in cui si
possono rivivere le grandi musiche che hanno fatto da sfondo
ai suoi film.
www.pasolini.net
Per amore di birra
Storie inedite, curiosità, informazioni per gli amanti della
birra internazionale.
http://birra.virtuale.org/
Campagne sempre attive: nopago di
leggere
Contro il prestito a pagamento dei libri in biblioteca è
ancora attiva la campagna no pago.org, da sottoscrivere
on line. La campagna risponde alla decisione dell’unione
europea di aprire un procedimento di infrazione contro
alcuni paesi tra cui l’Italia, “colpevoli” di non aver introdotto
la remunerazione degli autori e degli editori per i prestiti
effettuati in biblioteca.
www.nopago.org
Soultube.org, finito
un viaggio ne inizia un
altro
Ricordate soultube? Il sito del
viaggio in metropolitana con
scrittura collettiva, ne abbiamo
parlato qualche mese fa in queste
pagine. Bene, il primo viaggio è
concluso, il treno è arrivato alla
stazione di fermata ed è possibile
ora leggere i racconti che sono
stati scritti (anche su di voi,
se a suo tempo avete preso
coraggio e siete saliti in metro).
Per chi avesse voglia di un altro
viaggio, un nuovo vagone si sta
riempiendo. Si può ancora saltare
su, osservare gli altri, e scrivere,
sognando delle storie
www.soultube.org
58 di guido dolara
noi bazar 12 2004
www.bazarweb.info
Avete intenzione di passare il
capodanno on the road? Dalla festa
gaelica di Hogmanay a Edimburgo fino
ai sedici rintocchi di Dublino o (perché
no?) la ghiacciata Piazza Rossa
moscovita, ecco tutte le dritte per una
notte senza freni
WE ♥ NYE
Passati i bagordi del Natale, il capodanno è una festa celebrata in tutta
Europa. Festa poco religiosa, che trascende le distinzioni di identità
nazionale e di fede nell’Europa multiculturale. È una festa da passareetnica,
con amici, cercando di dimenticare tutte le dinamiche, i litigi e le nostalgie
del Natale in famiglia. Ma è anche una serata che permette ai locali
raddoppiare i prezzi senza raddoppiare i servizi. Per questo sempredi
persone preferiscono festeggiare in piazza finchè la temperatura lo più
aspettando fuochi d’artificio, campane o altri segnali dell’ arrivo del permette,
nuovo
anno. Tutte le metropoli del continente offrono grandi eventi in piazza,
Puerta del Sol di Madrid, alla Piazza San Venceslao di Praga, a tuttodalla
il centro di Amsterdam (un suggerimento per chi va in Olanda, il posto
per vedere i fuochi è il tetto di NEMO, il museo disegnato da Renzo
con vista su tutto il porto- www.e-nemo.nl). La festa di strada forsePiano
nota d’Europa è quella di Edimburgo, chiamata con il nome gaelicopiù
di
Hogmanay (sito ufficiale www.edinburghshogmanay.org), e nata
proprio
dallo spirito protestante scozzese che aveva poca simpatia per la festa
semipagana del Natale. L’evento attira centinaia di migliaia di visitatori e
quattro giorni. Comprende fiaccolate, teatro di strada, feste carnevaldura
esche
e un party di strada finale con fuochi d’artificio il 31 dicembre. Per entrare
in
centro occorre un biglietto gratuito da prenotare sul sito ufficiale della
in modo di evitare folle eccessive. Quest’anno il concerto finale vedrà festa,
la
partecipazione di Blondie e degli Scissor Sisters (www.scissorsisters.com)
- questi ultimi pur essendo di New York ormai sono diventati parte del
panorama locale. Vivono infatti a Londra e incarnano forse meglio di
chiunque lo zeitgeist europeo di quest’anno, sottilmente impegnato
ma anche
profondamente confuso. Anche gli irlandesi, cugini celtici degli scozzesi
,
festeggiano l’arrivo del nuovo anno per le strade di Dublino. La mezzano
è segnata da sedici rintocchi della Christ Church Cathedral, uso consono tte
alla
cattolicissima Irlanda. Le folle che si trovano in centro si riversano poi
nelle
centinaia di pub del centro della città. L’inizio del 2005 sarà invece marcato
primo gennaio per le strade del centro da otto bande in parata. I moscov il
iti,
che delle feste fanno da secoli un’arte, celebrano l’arrivo del nuovo
anno
sulla Piazza Rossa davanti al Cremlino. Date le temperature impossib
però la maggior parte preferisce finire presto a casa di amici, preparan ili
enorme tavolo di zakuski (antipasti), carni e dolci annaffiati da champagdo un
di produzione locale e, ovviamente, litri di vodka intervallati da lunghiss ne
brindisi sentimentali. Meglio ancora per chi può portare la festa lontanoimi
angusti appartamenti della metropoli in qualche casetta di campagn dagli
dacha, soprattutto se ben riscaldata da un caminetto e con sauna. a, o
Security alert
Nel clima di allarme per la sicurezza degli ultimi anni le feste in piazza
sono sempre così semplici da organizzare. A Londra per esempio non
non ci sarà il tradizionale megaraduno a Trafalgar Square. Rimangoquest’anno
no però
per festeggiare le innumerevoli nottate extralong in discoteca. Quest’an
segnalare il ritorno della festa glamour di Madame Pushca che organizzno da
club Egg a King’s Cross un party in stile Parigi XVIII secolo pre-rivolu a al
zionaria
con obbligo di vestito d’epoca. Per fare buon uso del proprio costume
maschera, si può cominciare la serata alla cena medievale stile Enrico in
ottavo
all’Ivory House di St Katharine’s Dock, accanto alla Torre di Londra.
Per un sound più alternativo, si possono seguire i Chemical Brothers
segneranno la mezzanotte nel roboante Turnmills (www.turnmills.co che
together) . Per una festa nel quartiere immagine di Hoxton bisogna .uk/
tenere
d’occhio il sito della discoteca 333 (www.333mother.com). Chi la sera
primo gennaio ha ancora voglia di bagordi, può spostarsi su Bruxellesdel
un rapido trasbordo in treno e andare a La Demence (www.lademence.con
com),
uno dei rave gay più pazzi d’ Europa.
Il miglior film per il capodanno
Tradizione immancabile del capodanno russo è guardare il film “L’
ironia del
destino” (Ирония Судьбы, Или С Лёгким Паром!), trasmesso dal Canale
1
ogni anno. Il film, girato nel 1975, racconta la storia di un simpatico
moscovita che ubriaco la sera di capodanno si trova all’aeroporto di medico
e viene imbarcato per sbaglio su un volo per Leningrado. Ignaro di Mosca
arrivato in un’altra città trova una casa che ha esattamente lo stessoessere
(le strade sovietiche avevano un pool di nomi limitatissimo) e la sua indirizzo
chiave
di Mosca gli permette di entrare nell’appartamento. La bellissima padrona
inizialmente lo rifiuta, ma tra una canzone e l’altra piano piano si arrende
all’ironia della sorte e allo spirito dell’anno nuovo.
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bazar 12 2004
loro di franco andreucci 59
Libertà e religione:
possibile?
Dal giuramento di fedeltà alla bandiera, che ogni mattina
si recita in tutte le scuole americane, al fondamentalismo
della Bible Belt. L’affascinante ambiguità dell’America
Ogni giorno, in migliaia e migliaia di scuole americane, milioni di
di fedeltà alla bandiera americana. All’inizio delle lezioni, alzandobambini e ragazzi recitano la Pledge of allegiance, solenne promessa
guardano la bandiera degli Stati Uniti e dicono: “I pledge allegian si in piedi, la mano destra orizzontale sul cuore con le dita unite,
which it stands, one nation under God, indivisible, with liberty and ce to the flag of the United states of America, and to the Republic for
e alla repubblica che essa rappresenta, una nazione sotto il segno justice for all” (Giuro fedeltà alla bandiera degli Stati uniti d’America
Si tratta di un giuramento patriottico nato alla fine dell’Ottocentodi Dio, indivisibile, nella quale esiste libertà e giustizia per tutti).
americana. Le parole under God (sotto il segno di Dio) furono e che si è progressivamente adattato alle caratteristiche della cultura
aggiunte nel 1954, anche per simboleggiare la differenza fra nazione
americana e nazioni senza-dio, come allora alcuni chiamavano i paesi
comunisti. Oggi, la Pledge of allegiance è anche un argomento di
polemica in un paese attraversato da serpeggianti conflitti religiosi
. Due anni fa, un ateo californiano chiese a un tribunale l’eliminazione
dell’espressione under God, a suo avviso politically incorrect, sostenen
do che essa imponeva ad atei o a religioni senza un dio (come ad
esempio il buddismo) la fedeltà a un’entità che essi non riconoscevano.
la Pledge of allegiance incostituzionale. Ne nacque una controversia Un tribunale riconobbe la validità dell’argomento e dichiarò
il ministro della giustizia che sostenevano invece non solo la legittim nazionale nella quale intervennero i corpi legislativi, il Presidente,
giuramento di fedeltà. Repubblicani e democratici, divisi su molte ità dell’espressione under God, ma anche il valore simbolico del
come un testo dell’identità nazionale, nel quale il richiamo a Dio cose, erano però d’accordo nel considerare la Pledge of allegiance
si legava alla bella espressione sulla libertà e la giustizia per tutti.
in alcuni paesi a maggioranza cattolica che prevedono l’insegnamento
Come
chiedere che i loro figli siano esentati dal recitare la Pledge of allegian della religione, del resto, anche in America i genitori possono
ce, ma la cosa finisce piuttosto col suggerire discriminazioni che non
rappresentare libertà religiosa.
Dal punto di vista della religione, gli Stati Uniti sono un paese molto
libertà e della coesistenza delle fedi. Non solo perché in quel paese complicato. Essi rappresentano la massima espressione della
(cattolici, protestanti, ebrei, musulmani, buddisti, ecc.), non solo coesistono enormi comunità appartenenti a religioni differenti
perché chiunque può creare la sua Chiesa e la sua religione (e molti
lo fanno), ma anche perché la tradizione liberale dello stato è molto
Cesare. Al tempo stesso, come ha dimostrato la recente campagna chiara nel rispettare la differenza fra ciò che è di Dio e ciò che è di
slogan e parole d’ordine, una parte degli americani sembra aderire elettorale e i temi religiosi (i “valori”) che sono stati utilizzati come
Belt (letteralmente la cintura della Bibbia) nell’elezione del presidea una religiosità fondamentalista e intollerante. Il ruolo della Bible
Si è parlato e scritto molto, durante la campagna elettorale america nte Bush lo dimostra chiaramente.
Che cos’è la Bible Belt? L’espressione designa un’area geografica na, della Bible Belt e del significato della religione nella vita pubblica.
(più o meno il quarto sudorientale degli Stati Uniti, dalla Carolin
del Nord all’Oklahoma, dalla Florida al Texas) ma soprattutto un’area
a
culturale, caratterizzata dalla forte presenza di gruppi protestanti
fondamentalisti. E’ difficile definire con precisione il contenuto del
sette molto numerose, sia perché il suo carattere estremista facilita fondamentalismo protestante, sia perché si compone di chiese e
convinzioni religiose articolate attorno all’idea della fondamentale schematismi e semplificazioni in chi lo interpreta. E’ un insieme di
carattere dogmatico e assoluto dell’insegnamento della Bibbia, ed cattiveria dell’uomo, della sua disponibilità naturale al peccato, del
scienza e al suo ruolo nella vita civile, intollerante e bigotta, insofferè al tempo stesso una cultura popolare antimoderna, contraria alla
Non c’è dubbio che una parte dell’identità americana sia segnata ente di ogni libertà che non sia contemplata nei Dieci comandamenti.
compassione. Ma bisogna anche aggiungere che preoccuparsene da questi pregiudizi più che dai valori cattolici della pietà e della
troppo è ingiusto e rischia di contrapporre visioni apocalittiche
all’Armageddon dell’estremismo biblico. Il fascino degli Stati Uniti
ma anche quello nel quale il movimento dei diritti civili scorre più sta anche nella loro ambiguità: sono il paese del Ku Klux Klan,
costituzione che chiaramente difendono la libertà di coscienza. intenso. Speriamo che sappiano conservare quei principi della loro
60 di cristiana scoppa
migrazioni bazar 12 2004
nne. Inutili?
No
Per molti esperti sono inutili quando
si tratta di avviare un progetto di
sviluppo in un villaggio africano
oppure in una comunità dell’India.
Judi Aubel invece sostiene
esattamente il contrario. Senza le
nonne, non può esserci sviluppo per
nessuno. E spiega perché
Vive in Italia da poco, ma l’intervista è stata fatta in francese. Perché il francese
è la lingua dell’Africa occidentale, quella porzione di mondo dove Judi Aubel,
antropologa con un master in Public Health (Sanità pubblica) ha passato
– seppure in maniera discontinua – quasi vent’anni della propria vita. E dove
per la prima volta ha “scoperto” le nonne.
“Mi sono sempre occupata di programmi di salute e sviluppo a base comunitaria, rivolti
cioè al miglioramento delle condizioni di vita collettive, in Africa e non solo, anche in Asia
e in America Latina. Circa dieci anni fa ho cominciato a notare che c’era una discrepanza
profonda tra ruolo ricoperto e rispetto accordato alle donne anziane dai diversi membri
della comunità e ruolo e rispetto accordato loro dai programmi di sviluppo, che in realtà
era nullo”.
Dopo anni di osservazione, Aubel arriva alla conclusione che al di là di
differenze culturali e abitudini pratiche, le donne anziane, le nonne,
svolgono ovunque nel mondo determinati ruoli essenziali che comprendono
innanzitutto “sovrintendere al benessere di tutti i membri della famiglia, dando consigli
in base alla loro riconosciuta saggezza e competenza, in particolare in caso di malattia:
sono loro il primo ‘pronto soccorso’ cui si ricorre, laddove il primo presidio sanitario vero
sta a chilometri di distanza”. Poi, non da meno, “consigliare le donne più giovani,
in materia di gravidanza e allevamento dei bambini: quando una figlia si sposa, o una
nuora si trasferisce presso la famiglia del marito, è quasi sempre la madre (di lei, di lui)
a essere cercata per sapere cosa fare di fronte a un problema, un’esperienza nuova quale
la gravidanza, una febbre improvvisa del piccolo, certi malesseri, o anche problemi di
relazioni con altri parenti”.
“Nelle società dove c’è una netta divisione di ruoli tra uomini e donne - fa ancora
notare Aubel - alle nonne spetta anche la guida, l’organizzazione e la gestione dell’unità
familiare, comprese tutte le sue attività produttive”. Infine c’è il ruolo di “custodi della
tradizione: con l’educazione e la socializzazione dei più piccoli, ma anche nel rapporto con
le donne più giovani, le nonne supervisionano l’evoluzione culturale della comunità e ne
garantiscono la coerenza con i valori tradizionali”.
Forse è anche per questo che i programmi di sviluppo non le hanno
– volutamente – prese in considerazione: “Chi scrive progetti, spesso sulla base
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di teorie e non dell’esperienza pratica, considera le nonne inutili, se non un ostacolo
alle attività: un fattore di resistenza alle novità introdotte, ai miglioramenti che esulano dalla
traduzione. Ritengono che non riuscirebbero comunque a imparare nulla di nuovo, e poi,
perché investirci delle risorse se la loro vita sta volgendo al termine? Meglio investire su
persone giovani, sui bambini”.
Proprio in questo preconcetto e smisurato errore di valutazione sta, secondo Aubel,
“il fallimento di molti programmi nell’ambito della salute riproduttiva delle donne e della salute
neonatale e infantile. La difficoltà però è stata convincere chi decide, cioè chi finanzia programmi
di sviluppo, per esempio organizzazioni internazionali come l’Unicef, a cambiare approccio”.
Essenziale per questo uno studio realizzato in Laos che confermava “l’enorme
influenza delle nonne nel sistema sanitario familiare”. Una seconda fase del progetto ha
visto lo sviluppo di metodologie di apprendimento non formale per le nonne. Poi
“si è trattato di convincere chi finanziava il progetto che le nonne erano in grado di cambiare
mentalità, imparare cose nuove, promuovere nuove pratiche sanitarie che avrebbero permesso
di prevenire e curare meglio le malattie infantili, obiettivo ultimo del progetto”. Le nozioni
sono passate attraverso canzoni, storie, racconti e gruppi di discussione che hanno
consentito alle nonne di trovare da sole le soluzioni ai problemi, valutando a partire
dalla propria esperienza e dal proprio buon senso le proposte dei formatori. Non
solo hanno imparato, ma si è verificato proprio quel cambiamento di mentalità e di
pratiche che tanti ritengono impossibile in donne avanti negli anni.
“Questo approccio - fa notare ancora Aubel - ha avuto un altro pregio: quello di migliorare
le relazioni tra donne giovani e anziane. Le anziane hanno avuto a disposizione le stesse
informazioni delle giovani, così hanno smesso di temere i cambiamenti che le giovani donne
proponevano, quell’emancipazione che in fondo anche in Occidente è stata criticata e temuta non
solo dagli uomini, ma anche dalle generazioni di donne più avanti negli anni. Mentre le giovani
hanno avuto accanto delle donne anziane più aperte e disponibili nei loro confronti, che hanno
smesso per esempio di accusarle di pigrizia se al nono mese di gravidanza chiedevano un po’ di
riposo e non si comportavano da ‘donne forti’ come la tradizione voleva, un comportamento che
può essere molto dannoso sia per la puerpera che per il bambino”.
A questo primo progetto ne sono seguiti molti altri, in Mali, Senegal, Albania,
Uzbekistan. Judi Aubel e la sua amica Elisabeth Mealey, giornalista australiana, hanno
dato vita al “Grandmothers Project”, organizzazione non governativa internazionale
che ha l’obiettivo di fare documentare il ruolo e aumentare il coinvolgimento delle
donne anziane nei progetti di sviluppo, anche quando l’obiettivo è il miglioramento
delle condizioni delle nuove generazioni, donne e bambini.
Ora che vive in Italia il suo sguardo comincia a posarsi anche sulla nostra società
post industriale e occidentale, con famiglie nucleari e un alto senso di individualità
e privacy. Società dove quel processo di emancipazione e miglioramento della
condizione delle donne, di pari opportunità e pari diritti pur nel rispetto di
differenze biologiche e di progetti di vita, è se non completato, almeno acquisito
come imprescindibile per gli uomini e le donne di domani.
“Anche qui, come ovunque, il ruolo di consigliera delle donne più giovani resta, seppure molto
ridotto. Diventa più decisivo quando viene al mondo un figlio. Però allora possono succedere due
cose, stando a quello che mi è stato detto - osserva cautamente Aubel - da un lato i valori
e le pratiche di cui sono portatrici le nonne sono investiti di un tale giudizio negativo, che le
giovani madri non fanno quasi vedere i loro figli alle nonne, soprattutto non li lasciano soli con
loro e si guardano bene dal seguire qualsiasi suggerimento venisse da quella parte. Dall’altro,
invece, vista la percentuale sempre crescente di donne che lavorano, aumenta la dipendenza
dalle nonne in chiave professionale, perché sono loro a occuparsi dei nipotini come o al posto di
una baby sitter. Ed è un po’ triste fare riferimento alla nonna solo perché si ha bisogno della sua
mano d’opera”. Sottinteso: quando hanno così tanto altro da offrire. Proprio come
in Senegal o in Mali.
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bazar 12 2004
gender di giulia premilli 61
Sta scoppiando la Gendermania
Gender come appartenenza, cambiamento,
rmazione…
gender come voglia di andare oltre gli schemtrasfo
i,
riscop
rirsi nuovi
nell’armonia dell’evoluzione. Dicembre è un mese molto
Gender!
Corsi di formazione per gender amministratori, uomini semp
re più
attenti all’area domestica… E’ Gendermania!
Per essere Gender , ora ci sono
i corsi!
Partono le prenotazioni per il corso di form
dai 19 ai 65 anni. Scopo è di creare delle azione professionale per Gender Mainstreaming. 315 lezioni suddivise in 40 ore,
quello politico. Interessante il programm strategie che consentano a uomini e donne di avere condizioni paritarie in tutti i indicato per uomini e donne
a:
settori da quello culturale a
Fondamenti teorici: storia del moviment
o
femm
inista
;
ricerc
a
sull´
appartenenza
Comunicazione – conflitto: training
di comunicazione; retorica; comunicazione sessuale; parità e differenza.
al femminile – linguaggio al maschile
verbale-non-verbale; linguaggio.
;
gestio
ne
dei conflitti, atteggiamento cooperativo.
Presentazione – didattica: tecniche
di
moderazione, di presentazione ed esercitazio
in team.
ni, strategie per una didattica conforme ai
principi di parità, lavoro
Principi giuridici: principi legislativi; diritt
o
del
lavor
o;
legisl
azione europea; Mentoring; modelli di sudd
Practice; programmi di promozione .
ivisione del tempo lavorativo, esempi di Best
Analisi del proprio ambito d´interv
ento
:
strum
enti
e
meto
di
per
l´ana
lisi;
Riflessione e possibilità di conversio
elaborazione di questionari;
applicazione; sviluppo di linee giuda (Gen ne del sistema: analisi dei rilevamenti in base alla propria sfera d´azione; elabo
der
razione e possibilità di
Main
strea
ming
).
Pubbliche Relazioni: conferenze stam
pubblicità; organizzazione dei media. pa; comunicati stampa; contatti con la stampa; cooperazione con i media; definizion
e dei target; mezzi di
Management di progetti: pianificazione
management dei processi; organizzazione di progetti; piano a rete; piano a colonne; esecuzione dei piani; piano di finan
Il corso viene finanziato dall’Ufficio FSE dei mezzi imprenditoriali; gestione dei problemi; controllo degli obiettivi raggiunti.ziamento; controllo esecutivo;
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an, via Ortwein 6, I-39012 Merano;
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Tel. 0473230219, fax 211242, uran
[email protected],
Nessuno è perfetto,
neanche gli uomini!
Possono migliorare, e sono sulla giusta strada. Stiamo parlando del
maschio latino, quello
che ringraziando il cielo sta abbandonando il pelo dell’orso per dedicar
armonia con se stessi. La conferma arriva dal recente studio effettua si al bello di sentirsi in
sessuologi Donne dove emerge che l’uomo italicus si sta addolce to dall’Associazione
campione di 1200 coppie (eterosessuali) in età compresa tra i 25 ndo. Come? Su un
il 22% degli uomini ha fatto il bucato nell’ultimo mese, il 37% none i 45 anni si scopre che
spignattare almeno due volte alla settimana, il 12% fa le marmellate si riguarda se c’è da
e il 58% si diletta a fare la
spesa…I misteri della “buona educazione”.
Se la vita ruota
E’ nato finalmente il primo libro vademecu
per i disabili. Nasce dalla collaborazione m che affronta il problema della fertilità e del sesso
dei Centri Ospedalieri di Torino, Firenzetra medici e ricercatori delle UNITA’ SPINALI
e Magenta che curano le persone con lesion
midollare.
e
Il curatore dell’opera è Giulio Del Popo
lo,
respo
nsabile del reparto di Neuro-Urologia
dell’Unità Spinale di Firenze. Il titolo del
problema della fertilità spiegando le tecni manuale è “Se la vita ruota”, affronta il
ed è un valido vademecum per superare che che permettono di concepire un bambino
come quello della sessualità. Il libro non le incertezze su un argomento molto delicato
è in vendita ma si può richiedere gratuitame
www.disabili.com
nte a
62 di mario morcellini
cortei bazar 12 2004
La sconfitta di Kerry, più della vittoria di Bush, offre motivi di lettura decisivi
to
sulla società americana di oggi, ma anche suggestioni sul suo complica
rapporto con media e tv. Anzi, gli elementi che emergono parlano pure alla
vecchia Europa. Riguardano anche noi.
a
La società americana appare in trasparenza attraverso questa gigantesc
indagine demoscopica che sono le elezioni presidenziali; e le tendenze
A
socio-culturali parlano un linguaggio persino più netto delle cifre. e
parità di condizioni, la mobilitazione dei valori e soprattutto l’insistent
lavorio sulla paura prevalgono nettamente sulla rappresentanza degli
interessi economici e sociali messi in discussione dalla crisi. Ma bisogna
dirlo più chiaramente: il conflitto elettorale negli USA si è manifestato,
senza ambiguità, come un contrasto culturale. Da un lato, l’America colta,
intellettuale, giovanile (neanche tutta) e filoeuropea, protesa a elaborare
di
la paura del terrorismo in un tentativo generoso ma illuministico ,
razionalizzazione e di passaggio d’epoca. Dall’altro, l’America profonda
invisibile ai media e persino poco leggibile per la geografia dei sondaggi
perché senza voce, senza una rappresentanza simbolica della sua paura.
Ripiegata nel suo guscio nazionale. A questa seconda America, Bush
o
ha saputo offrire risposte convincenti e selettive, ha saputo soprattutt e
sintonizzarsi senza snobismi sulle frequenze d’onda dell’ansia sociale
interpretarla.
Non c’è allora da domandarsi perché questa America sia quantitativamente
più forte. Certo, è facile parlarne dopo. Ma la risposta è nelle cose, nei
precedenti, nella storia e psicologia di quella grande nazione che vive,:
come altre, il disagio della modernità. Intanto, la rendita di posizione
un Presidente uscente occupa nell’immaginario sociale uno spazio
ingombrante, che si può rimuovere soltanto facendo un diverso appello
alla mitologia collettiva. Kerry ci ha provato, ma con un arsenale linguistico
e un set di argomenti concepiti più per l’opinione pubblica e per i media
che per quella che chiamiamo convintamene opinione-pubblico. Si può
anzi azzardare il paradosso che l’abbraccio dei media sia stato un indizio
pericoloso per lo sfidante, perché ha ufficializzato le differenze rispetto
all’appeal popolare di Bush, sanzionando quasi diverse affinità e alleanze
sociali. Persino le adesioni dello star–system hanno rappresentato un
abbraccio mortale, configurando un’élite politica contrapposta a una
moltitudine senza voce.
E quando una moltitudine è senza voce cerca un’identificazione nel
personaggio che le sembra meno distante sul piano culturale, che parlae
un linguaggio riconoscibile, a metà tra paternalismo rassicurante la
stile predicatorio, quasi evocando sullo sfondo la garanzia di curare
paura. Colpisce che i media e i sondaggi abbiano vissuto quasi un’altra
campagna: hanno immaginato di essere alla vigilia di un cambiamento
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culturale, ignorando che la diffusione della paura e l’emerge
nza
terroristica militano sempre per rinviare il cambiamento e chiedono
rafforzare la rassicurazione e lo status quo. Dobbiamo prendere atto di
che
il nuovo mondo è quello in cui evapora, almeno in parte, la forza politica
dei media. Essi sono capaci di rimettere in corsa un candidato ma
non
di dargli la vittoria. La dinamica dei “vaticini” circa la vittoria dell’uno
o
dell’altro candidato ne sono una prova indiretta. La rielezione di
data quasi per scontata nella prima fase delle Presidenziali, quando Bush,
le Primarie non avevano consegnato a Kerry lo scettro di front-runancora
stata progressivamente avvolta da un’aurea di incertezza per poi ner, è
sfumare dopo la prima conta dei voti, la notte scorsa. In realtà, già quasi
ore dopo il primo dibattito presidenziale le certezze sulla rielezione dipoche
Bush
avevano cominciato a vacillare pesantemente quando anche l’autorev
ole
Gallup aveva dichiarato Kerry in vantaggio di una manciata di
punti.
Lo stesso risultato si è ripetuto nelle analisi che hanno seguito i dibattiti
successivi quando un freddo e professionale Kerry “impone” i suoi
a un Bush sulla difensiva che non riesce a sfoderare sino in fondo temi
della guerra al terrore. Bisogna tornare indietro di qualche mese l’arma
memoria per ricordare come siano stati proprio i “media” a portare con la
la battaglia più dura contro il Presidente in carica. Basta pensare a avanti
quanto
si sono spesi in favore del candidato Democratico (o, più propriam
contro quello Repubblicano) personaggi di rilievo internazionale ente,
Springsteen o Eminem che gira addirittura un video in odore dicome
spot
anti-Repubblicano. O, ancora, ricordare l’endorsement dei più autorevo
quotidiani statunitensi e, ancora, non sottovalutare il peso di MoveOnli
movimento della società civile pacifista che attraverso Internet ha raccolto,
circa due milioni di aderenti, un numero impressionante per un Paese
che
aveva raggiunto picchi di apatia politica senza precedenti. Cosa è successo
allora? Cosa non ha funzionato o ha provocato un cortocircuito
nella
complessa macchina mediale statunitense? Forse, con queste elezioni
anche finita un’epoca in cui si poteva sostenere con confortante tranquilli è
tà
che i media, se non determinanti per l’esito politico di un partito o
candidato, erano comunque in grado di rappresentare gli umori, la di un
della società civile nelle moderne democrazie occidentali. In questopancia
non solo la televisione ha restituito un’immagine distorta della caso,
società
civile americana ma neanche è stata in grado di mantenere le “promess
e
elettorali” della vigilia. Pur con i dovuti distinguo, un caso non
molto
dissimile da quanto accaduto in Italia nelle ultime elezioni europee quando
il partito mediaticamente più forte ha dovuto registrare un’emorr
agia di
consensi elettorali (dati Mediamonitor - DISC 2004). Si tratta, ovviamen
te,
di un dato in questo momento secondario rispetto alla gioia dei vincitori
e allo stile che, comunque, va riconosciuto agli sconfitti. Ma quando
acque dell’America laica e di quella confessionale si saranno calmate le
sarà
necessario che su questo dato si promuova una seria riflessione.
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L’eroe medio dell’America invisibile
e le nuove dinamiche della
comunicazione politica
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bazar 12 2004
gerenza 63
HANNO COLLABORATO
IN QUESTO NUMERO DI
BAZAR:
BAZAR
Via Bradano 30, 00199 Roma
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DIRETTORE RESPONSABILE - Eugenia Romanelli [[email protected]]
VICEDIRETTORE - Vera Risi [[email protected]]
DIRETTORE ARTISTICO - Mara Codalli [[email protected]]
Claudio Amendola
Marcello Amoruso
Agnese Ananasso
Franco Andreucci
Giulia Baldi
Luca Beatrice
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Giuliano Cangiano
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Claudio Coccoluto
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