La Politica Agricola Comune dopo il 2013: sfide del periodo di
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La Politica Agricola Comune dopo il 2013: sfide del periodo di
La Politica Agricola Comune dopo il 2013: sfide del periodo di transizione Bruxelles, 15 settembre 2011 Nella conferenza organizzata dall’Austro-French Centre for Rapprochement in Europe e dal French Institute for International Relations (IFRI), si è parlato della Politica Agricola Comune (PAC)1. L’evento, svoltosi presso la sede della Rappresentanza permanente dell’Austria presso l’Unione europea è stato patrocinato dai Ministri dell’Agricoltura Nikolaus Berlakovich (Austria) e Bruno Le Maire (Francia), ed ha contato sulla presenza di quindici speaker che si sono alternati nel corso della giornata. Dando il benvenuto ai partecipanti, Peter Jankowitsch, Segretario generale dell’Austro-French Centre, ha ricordato come la PAC possa essere considerata uno strumento fondamentale nella stretta collaborazione tra Francia ed Austria fin dalla fine della seconda guerra mondiale. Infatti, obiettivo primario della PAC negli anni ’50 era favorire la produzione agricola in modo tale da garantire ai cittadini europei approvvigionamenti costanti di alimenti e, allo stesso tempo, stabilità dei prezzi e redditività per gli agricoltori comunitari. Storicamente la PAC concedeva aiuti agli agricoltori in modo d’assicurare loro prezzi elevati che ne incentivassero la produzione e, attraverso altri strumenti di supporto finanziario, veniva sostenuto lo sviluppo delle piccole aziende agricole, sia dal punto di vista dimensionale che tecnologico, per garantire loro di poter stare al passo con i tempi. Jankovitsch ha sottolineato come l’attenzione per gli agricoltori medio-piccoli sia un elemento che ancora caratterizza la PAC, unitamente alla protezione dell’ambiente rurale e ad uno sviluppo sostenibile. Anche Dominique David, Direttore esecutivo dell’IFRI, ha ribadito l’importanza della PAC per la cooperazione a livello europeo ed il ruolo fondamentale che la stessa ha avuto nel processo di omogeneizzazione tra i vari Stati membri. Ha inoltre sottolineato come, a fronte dei numerosi successi, oggi sia necessario tenere in considerazione anche le future sfide che dovranno essere affrontate quali: • Miglioramento della produttività. Per soddisfare il sempre crescente numero di cittadini in Europa. • Globalizzazione dei trasporti. Per assicurare un’adeguata circolazione delle merci. 1 http://ec.europa.eu/agriculture/publi/capexplained/cap_it.pdf • Cambiamenti climatici. • Nuove colture e nuovi metodi di coltivazione. • Maggiore attenzione alla sostenibilità agricola; • Nuove normative riguardanti gli Organismi Geneticamente Modificati; • Biocarburanti. A conclusione del suo intervento David ha richiamato l’attenzione dei partecipanti su come, già in passato, la PAC sia stata un ottimo strumento per lo sviluppo europeo e per la cooperazione tra i vari Stati membri. Così, oggi può fungere da traino in un particolare momento di difficoltà economica a livello globale, qual è quello attuale. A conclusione dell’intervento del Direttore esecutivo di IFRI ha preso la parola il Ministro plenipotenziario della Rappresentanza permanente dell’Austria presso l’Unione europea, Harald Günther, il quale ha focalizzato il suo discorso sulle sfide che la PAC ha dovuto affrontare nel passato e con le quali essa è ancora chiamata a confrontarsi come, ad esempio, la necessità di terra e di materie prime per poter continuare a sfamare una popolazione mondiale che dovrebbe toccare i 9 miliardi di persone nel 2050. Inoltre, egli ha rimarcato anche l’esigenza di tenere in debita considerazione l’urgenza di assicurare una crescita eco-compatibile e sostenibile, che possa garantire la salvaguardia della biodiversità e la sicurezza dei cibi. Philippe Duclaud, Capo della sezione Agricoltura della Rappresentanza permanente dell’Austria presso l’Unione europea, ha ribadito l’importanza della PAC sia dal punto di vista dei risultati ottenuti fin dal primo dopo guerra, sia dal punto di vista budgetario, (a tal proposito: la proposta di budget per il periodo 2014-2020 dovrebbe consistere in oltre 380 miliardi di euro) sottolineando però, allo stesso tempo, l’importanza della stabilità delle decisioni politiche riguardanti il mondo agricolo, per favorire una crescita costante e far fronte, in tal modo, a possibili momenti di crisi derivanti da fattori climatici quali possono essere periodi di particolare siccità o, al contrario, piogge troppo abbondanti. Riprendendo il discorso di Günther sulla necessità di una PAC forte per poter continuare a produrre alimenti con i quali nutrire una popolazione mondiale in costante crescita, Georg Häusler, Capo del gabinetto del Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, ha evidenziato come questa sia una delle poche politiche europee in grado di adattarsi ad ogni sfida ed a trovare il modo di uscire dalle situazioni di impasse con le quali talvolta deve confrontarsi, così come dimostrano i risultati ottenuti nel corso della storia attraverso le varie riforme che hanno caratterizzato la politica agricola europea. Inoltre, al fine di allineare anche la PAC alle esigenze di sviluppo sostenibile, nei prossimi anni sarà necessario stimolare la ricerca e l’innovazione anche nel settore agricolo allo scopo di contribuire al perseguimento degli obiettivi fissati dalla “Strategia 2020” e poter così investire nella Green Economy. A conclusione del suo intervento, Häusler ha ribadito gli obiettivi della Politica Agricola Comune anche dopo il 2013, vale a dire: • Alta qualità dei prodotti. • Prezzi bassi. • Aumento della produzione per fronteggiare la crescita della popolazione. • Protezione dell’ambiente rurale. • Protezione di acqua e terreni dall’inquinamento. • Attenzione ai cambiamenti climatici. A conclusione di questa prima fase di interventi di carattere generale che hanno riguardato molteplici aspetti della Politica Agricola Comune, si è passati ad affrontare più in dettaglio sia le caratteristiche che la stessa ha avuto in passato, sia le sfide future che devono essere considerate per consentire di stare al passo con in tempi anche in questo fondamentale settore della politica europea. Infatti, l’argomento oggetto di discussione nel corso del primo panel di esperti è stato: “50 anni di Politica Agricola Comune”. Yves Madre, membro del gabinetto del Commissario europeo dell’agricoltura, ha messo in evidenza come le continue riforme che la PAC ha affrontato nel corso della storia, ha permesso alla stessa di essere al passo con i cambiamenti che si sono determinati in Europa e di poter affrontare in maniera matura questioni di fondamentale importanza come la sicurezza dei prodotti, la scarsità di materie prime e la diminuzione dell’emissioni di CO2. Inoltre non deve essere dimenticato che la questione delle sostenibilità, di cui tanto si parla in Europa, influenzerà anche il settore agricolo ed è quindi fondamentale sviluppare produzioni sostenibili, che tengano in debita considerazione tanto la protezione dell’ambiente, quanto la salvaguardia della biodiversità e lo sviluppo della Green Economy. A tale proposito anche Hervé Guyomard, Direttore scientifico di INRA, ha sottolineato che le tematiche trattate da Madre nel corso del suo discorso devono essere affrontate per tempo e non, come spesso è accaduto in precedenza, quando queste si sono ormai trasformate in “situazioni di crisi”. In passato, infatti, ci sono state situazioni di eccedenza nelle principali produzioni agricole che hanno reso necessari interventi particolari con costi di bilancio elevati che finirono per causare alterazioni sui mercati oltre che divenire impopolari agli occhi sia dei contribuenti che dei consumatori stessi. Oggi non ci sono più problemi di eccedenza ma è necessario trovare il modo per continuare a garantire una produzione sostenibile, che possa garantire una quantità di prodotti sempre in linea con la costante crescita della popolazione europea e mondiale. Un aiuto in tal senso potrebbe venire anche dalla ricerca così come ha sostenuto Marian Brestic, Vice rettore per la ricerca e la scienza all’Università d’agricoltura di Nitra (Repubblica Slovacca). A seguito dei cambiamenti climatici che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio in Europa e che hanno spesso intaccato la produttività, è utile individuare soluzioni adeguate per proteggere l’agricoltura e, contemporaneamente, garantire la protezione dell’ambiente. Egli ha affermato come non sia possibile proseguire lungo la strada di una produzione intensiva che non tenga in conto la tutela ambientale. Si dovrà pertanto ricorrere ad una produzione estensiva, che sostenga la salvaguardia di elementi fondamentali come acqua, aria e terra. A conclusione del suo intervento, Brestic ha sollevato alcune critiche riguardanti la mancanza di fondi per la ricerca sull’agricoltura e, a suo dire, uno scarso interesse degli stessi attori politici in tale ambito di ricerca. Ha inoltre richiamato l’attenzione sulla necessità di una maggiore cooperazione, a livello europeo, tra i ricercatori che si occupano di questa tematica, allo scopo di trovare soluzioni comuni con le quali poter fornire sostegno all’agricoltura. Infine, citando Borlaug (Premio Nobel per la Pace), ha dichiarato che gli Organismi Geneticamente Modificati potrebbero contribuire a frenare la fame nel mondo. Nella prima sessione pomeridiana dal titolo Quali sfide per il futuro? le tematiche trattate riguardavano le prossime sfide che la PAC dovrà affrontare dopo il 2013. Il primo intervento è stato quello di Edith Klauser, Capo del dipartimento agricoltura e nutrizione del Ministero dell’agricoltura austriaco, che ha posto l’accento su aspetti quali: sicurezza dei prodotti, implementazione della competitività e della produttività, protezione dell’ambiente e aumento dei cosiddetti green jobs. Queste a suo parere le problematiche che l’Unione europea dovrà considerare a partire da subito per non farsi trovare impreparata nel lungo periodo. Come ricordato più volte nel corso della conferenza, il tasso di crescita della popolazione europea e mondiale comporterà l’obbligo di produrre sempre maggiori quantità di prodotti per i quali dovrà comunque continuare ad essere garantita la qualità e la sicurezza. Klauser con tono deciso ha inoltre ricordato come l’Austria sia sempre stata contraria agli OGM, ritenendo che il perseguimento di un’agricoltura ecologia e sostenibile non possa considerarsi compatibile con il ricorso alle modificazioni genetiche per i prodotti agricoli. Inoltre, non deve essere dimenticata l’attenzione da riservare alla conservazione del paesaggio rurale, con il duplice obiettivo di proteggere il patrimonio e le caratteristiche dei luoghi, tutelare l’ambiente e garantire lo sviluppo di quelli che vengono definiti green jobs, che in Austria godono già di una certa attenzione. Guilhem Brun, Deputy Director per gli affari europei della Direzione generale Agricoltura, ha focalizzato il uso intervento su tre punti principali: 1. Miglioramento della catena alimentare. 2. Sostegno agli agricoltori soggetti a rischi, attraverso forme di assicurazione contro le crisi (non esiste però assicurazione contro i mancati guadagni). 3. Necessità di reazioni efficaci contro le crisi, sia facendo tesoro delle esperienze passate sia trovando metodologie valide per agire tempestivamente (ad esempio basti ricordare che non erano state previste adeguate misure legislative per contrastare la crisi del latte del 2009) Riprendendo il discorso della necessità del sostegno agli agricoltori, Catherine Moreddu, Analista per l’agricoltura presso il Direttorato per il commercio e l’agricoltura del OCSE di Parigi, ha chiarito però che tale sostegno non deve essere riconosciuto esclusivamente ai grandi produttori, che possono godere di ottimi guadagni, ma deve essere invece diretto ai piccoli agricoltori. Infatti, per questa categoria di lavoratori, i fondi sono necessari per poter avere accesso alla tecnologia disponibile al fine di sviluppare nuovi sistemi per migliorare le coltivazioni e far crescere tutto il settore. Ha precisato inoltre che l’intervento statale può essere utile nell’indirizzare la produzione agricola in certi momenti particolari, così come in momenti di crisi quando l’intervento degli Stati membri può essere diretto a contenere la situazione. L’ultimo oratore del panel del pomeriggio è stato Markus Hofreither, Professore all’University of Natural Resources and Life Sciences di Vienna, il quale ha chiarito come l’intervento statale sia utile quando è necessario orientare l’aumento della produzione di un determinato prodotto piuttosto che di un altro. Ma lo Stato può intervenire anche nel caso si renda necessario realizzare un piano di stabilità come è avvenuto, ad esempio, nel 1993 con la “Riforma MacSharry”. Negli ultimi 10 anni il settore agricolo ha goduto di una sostanziale stabilità, considerato che il mercato interno non ha subito oscillazioni particolari, ciò nonostante, mantenere tale stabilità è fondamentale per evitare una fluttuazione dei prezzi degli alimenti che possa ripercuotersi tanto sui produttori quanto sui consumatori finali. A conclusione del suo intervento, Horeither ha ribadito ancora una volta l’importanza della PAC quale strumento di coesione tra i vari stati dell’Unione ed ha indicato la stessa politica agricola come uno dei possibili strumenti trainanti dei prossimi anni per il passaggio alla green economy. Il terzo ed ultimo panel organizzato per questa intensa giornata di confronto sulla PAC aveva come titolo: La Politica Agricola Comune dopo il 2013. Il primo a prendere la parola è stato Pierre Boulanger, ricercatore presso il Gruppo d’economia mondiale della facoltà di Scienze politiche di Parigi, il quale ha richiamato l’articolo 39 del trattato CE che fissa i 5 obiettivi della PAC: • Incrementare la produttività dell'agricoltura, sviluppando il progresso tecnico e assicurando un impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della manodopera. • Assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola. • Stabilizzare i mercati. • Garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. • Assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori. Boulanger ha fatto notare come a tali obiettivi, di per sé già abbastanza ambiziosi, si siano aggiunti oggi anche quelli derivanti dalla “Strategia 2020”, rendendo maggiormente difficoltoso assicurare il raggiungimento di tutti questi traguardi. Analizzando poi la proposta di bilancio per il periodo 2014/2020 ha fatto notare che i circa 370 miliardi di euro previsti verranno distribuiti in maniera simile a quanto fatto nel ciclo precedente: circa il 72% del totale sarà messo a disposizione del primo pilastro, circa il 23% invece sarà per il secondo pilastro ed il restante verrà suddiviso tra vari ambiti quali, ad esempio, ricerca ed innovazione, sicurezza alimentare ed una riserva per le crisi. A conclusione del suo intervento, Boulanger ha posto alcuni interrogativi per i quali, per poter avere una risposta certa, si dovrà attendere. Alcuni esempi: quali strumenti d’assicurazione potranno essere utilizzati per sostituire i pagamenti diretti? Quali cambiamenti porterà l’introduzione del procedimento di codecisione a favore del Parlamento europeo sul calendario dei progetti 2011/2013? Quale sarà lo sviluppo dei rapporti con l’Organizzazione Mondiale del Commercio? Della necessità di ridistribuire in maniera più efficace le risorse disponibili ha parlato Gàbor Nagy, Terzo segretario della Rappresentanza permanente dell’Ungheria presso l’Unione europea. Egli, durante la sua presentazione, ha evidenziato come attualmente alcuni stati, citando ad esempio l’Italia, dovrebbero beneficiare di un budget minore per il proprio settore agricolo a favore di stati quali, per esempio, Romania e Polonia che pur avendo superfici agricole molto maggiori di quelle italiane beneficiano di un budget inferiore. L’ultimo degli speaker della giornata è stato Andrä Rupprechter, Direttore del settore Sviluppo rurale e Finanziamenti agricoli del Segretariato Generale del Consiglio dell’Unione europea. Nel corso del suo intervento ha sottolineato come la proposta di budget della prossima PAC abbia subito alcune riduzioni rispetto al budget precedente, variazioni che comportano complessivamente una diminuzione del 9%. A fronte di ciò ci dovrebbe essere una ridistribuzione migliore delle risorse in quanto: dei circa 370 miliardi di euro, 281 miliardi saranno destinati ai pagamenti diretti ed alle misure a supporto degli agricoltori; mentre quasi 90 miliardi saranno diretti allo sviluppo rurale. Inoltre è previsto anche uno strumento per ridurre le disparità di reddito tra gli agricoltori dei “vecchi” Stati membri e di quelli più recenti. Rupprechter ha poi messo in risalto ancora una volta l’attenzione per le misure “verdi” con la proposta della Commissione di sottoporre il 30% dei pagamenti diretti all’adozione, da parte dei contadini, di azioni volte alla protezione dell’ambiente, al miglioramento dell’efficienza idrica e alla riduzione dell’uso di pesticidi. Infine, la Commissione intende limitare gli aiuti diretti ai grandi produttori agricoli a favore dei piccoli agricoltori, in modo da migliorare la distribuzione delle risorse, considerato che le più grandi aziende agricole godono comunque di introiti maggiori. Samuele Campestrin 19/09/2011