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PROGETTO “L’ARCOBALENO”
“farsi accoglienza” … “farsi casa” per minori in difficoltà
Struttura Residenziale – Struttura Diurna – Famiglie di supporto – Famiglie affidatarie
INDICE
Parte prima:
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Presentazione dell’Associazione
Obiettivi statutari
Intervento del Garante Nazionale
Visione critica della situazione
Norme di riferimento
Parte seconda:
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Premesse
Presentazione del Progetto
Vision – obiettivo finale
Mission – motivazioni di fondo per raggiungere la Vision
Valori di riferimento
Sinergie – originali e fondamentali
Obiettivi
o Strategici
o Operativi
La Progettualità in breve
Accoglienza Comunitaria
Modalità di Accoglienza
Accoglienza Familiare
Modalità di Servizio
Caratteristiche del Servizio
Percorso per il Servizio di Volontariato Attivo e di Accoglienza Familiare
Iter operativo per l’Accoglienza Familiare
Associazione di Volontariato “L’ARCOBALENO - ONLUS”
Sede Legale ed Operativa: Via delle Acacie 18 - 33080 Porcia (PN) - C.F. 91027120939
Tel/Fax 0434 590714 - Cel. 348 2696893 - Web: www.larcobaleno-onlus.it - E-Mail: [email protected]
Iscritta nel Registro Generale Associazioni Volontariato Regione Friuli-Venezia Giulia al n. 200 con decreto n. 256/97
Iscritta all’elenco di cui all’art. 1, comma 337, lettera a), Legge 266/2005
Iscritta nel Registro Regionale delle Persone Giuridiche Friuli-Venezia Giulia al n. 261 con decreto n. 0121/Pres/2013
Progetto “L’Arcobaleno” – Rev. 05.3
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Parte prima:
Premesse
PRESENTAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE
L’Associazione di Volontariato “L’Arcobaleno – Onlus” di Porcia (PN), da quasi 20 anni, opera a sostegno
delle famiglie in difficoltà prendendosi cura della parte più debole: i minori ed in particolare i bambini.
Fin dall’inizio della sua attività la sinergia con i Servizi Sociali ha portato ad una diversificazione dei servizi
offerti che progressivamente ha dato sempre maggior flessibilità alle varie risposte d’aiuto.
Siamo, pertanto, in grado di proporre fondamentalmente due tipologie di supporti integrati fra loro che
vengono successivamente illustrate nel dettaglio:
l’accoglienza comunitaria
l’accoglienza familiare
(Struttura Residenziale e Struttura Diurna)
(Famiglie Affidatarie).
La modularità dei servizi e l’adattamento degli stessi alle variegate situazioni di bisogno ci consentono di
operare in situazioni complesse tenendo comunque presenti alcuni principi che riteniamo fondamentali in
quanto sottolineano la centralità del bambino:
IL MINORE HA IL DIRITTO A CRESCERE IN FAMIGLIA – dalla Legge 184/1983
o
Il minore ha diritto ad essere educato prioritariamente nell’ambito della propria famiglia.
o
Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo è affidato ad un’altra famiglia.
o
Il minore privo di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a
provvedervi è dichiarato adottabile.
o
L’inserimento del minore in una comunità di tipo familiare è consentito quando non sono
attivabili gli interventi sopra riportati.
L’INTERVENTO DEVE ESSERE COERENTE
o
I tempi di recupero da considerare non devono essere quelli dei genitori ma quelli del bambino.
o
La promozione dell’affidamento familiare va inteso come strumento che integra, senza sostituire,
il ruolo delle figure genitoriali.
o
La scelta dell’affidamento familiare è prioritaria rispetto all’inserimento in comunità.
o
La scelta di potenziare il ricorso alle forme di accoglienza e di sostegno che prevengono
l’allontanamento del minore dal nucleo familiare quali l’affidamento diurno, il mutuo-aiuto tra
famiglie favorendo interventi precoci quando i minori sono ancora piccoli e le problematiche
familiari sono potenzialmente risolvibili.
o
Sviluppare forme di intervento flessibili al fine di accelerare i tempi di recupero del bambino.
o
Assicurare forme adeguate di preparazione, sostegno ed accompagnamento ai minori, alle
famiglie d’origine e alle famiglie affidatarie al fine di custodire, per quanto possibile e
nell’interesse del minore, la continuità delle relazioni affettive tra i soggetti coinvolti.
Su queste basi si fonda il Progetto “L’Arcobaleno” che propone ai propri interlocutori istituzionali le
esperienze e le competenze maturate che sono coerenti con gli obiettivi statutari, con le norme in materia ed
in linea con riflessioni sull’argomento proposte dal Garante Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e con la
visione critica della situazione attuale sull’affidamento familiare.
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OBIETTIVI STATUTARI
Articolo 2 – Obiettivi e Finalità
(Versione integrale)
L'Associazione che ispira le sue attività ai valori della solidarietà e della condivisione, persegue esclusivamente lo scopo di:
a.
Contribuire alla tutela dei minori in difficoltà familiare ed intervenire nell'opera di prevenzione
del disagio sociale
attraverso:
1. l'accoglienza temporanea residenziale e non residenziale in strutture protette di minori considerati
a rischio con l'obiettivo del loro reinserimento familiare;
2. l'organizzazione di attività educative di sostegno scolastico;
3. la promozione e la formazione del volontariato, sia individuale che familiare;
4. la sensibilizzazione del territorio alle problematiche minorili;
5. l'individuazione e la preparazione di coppie e/o singoli aperti all'accoglienza di minori in difficoltà
familiari;
6. la formazione ed il sostegno permanente delle eventuali famiglie affidatarie.
b.
Valorizzare e diffondere una cultura orientata alla solidarietà e di attenzione alle povertà
emergenti
attraverso:
1. l'informazione sui bisogni, le povertà, l'emarginazione presenti soprattutto sul territorio;
2. la promozione ed il sostegno di iniziative caratterizzate dalla gratuità e dalla condivisione;
3. la collaborazione con Enti locali, le autorità, le organizzazioni sociali, sia pubbliche che private,
nella ricerca dei bisogni e delle cause, e nella promozione di servizi, quale risposta ai bisogni
emergenti delle fasce più deboli della popolazione del territorio.
Le suddette finalità saranno perseguite dall'Associazione attraverso la collaborazione con l' "Istituto delle
Suore Figlie di San Giuseppe del Caburlotto", congregazione religiosa con sede in Venezia, Dorsoduro
1690/A, sia per l'apporto professionale di personale di servizio e/o di coordinamento, sia per il progetto
generale e la linea educativa sottostanti, che l'Associazione condivide integralmente e promuove
direttamente con i propri mezzi patrimoniali e con l'impegno personale degli associati, anche attraverso
specifiche convenzioni.
L'Associazione non potrà svolgere attività diverse da quelle menzionate nel comma primo del presente
articolo ad eccezione di quelle ad esse strettamente connesse.
L'Associazione ha durata illimitata, non ha fini di lucro e si appoggia ai servizi sociali locali.
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INTERVENTO DEL GARANTE NAZIONALE
Dottor Vincenzo Spadafora – Garante Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza
Roma 4 luglio 2012 – Incontro con il Tavolo delle associazioni e reti di famiglie affidatarie
Roma, 4 luglio 2012. Primo incontro tra il Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e il Tavolo
Nazionale delle associazioni e reti di famiglie affidatarie. Al centro del confronto la difficile situazione dei
minori “fuori famiglia” e le possibili azioni comuni per rilanciare la cultura e la tutela del diritto dei bambini e
dei ragazzi a crescere in famiglia.
------------------------------------Nella mattina di mercoledì 4 luglio 2012, il dr. Vincenzo Spadafora, Garante Nazionale per l’infanzia
e l’adolescenza, presso la sede dell’Authority sita a Roma in via della Ferratella in Laterano n. 51, ha
incontrato una rappresentanza del Tavolo Nazionale Affido, organismo di raccordo delle principali
associazioni e reti italiane di famiglie affidatarie.
L’incontro, nato da una richiesta del Tavolo Nazionale Affido, si è sviluppato nel corso dell’intera
mattinata, in un clima positivo e di reciproca attenzione. Al centro del confronto la parziale attuazione in Italia
della tutela del diritto dei minori alla famiglia. Alla luce degli ultimi dati statistici diffusi dal Centro Nazionale di
documentazione e analisi sull’infanzia e l’adolescenza risulta che, contrariamente a quanto previsto dalla
normativa in materia, l’inserimento di bambini e ragazzi nei servizi residenziali è più frequente
dell’affidamento ad una famiglia (15.500 contro 15.200). In particolare risulta decisamente preoccupante tenuto conto delle esigenze affettive dei bambini e delle conseguenze negative della carenza di cure familiari
– il dato della prevalenza dell’inserimento nei servizi residenziali (56,8% dei casi) per i minori della fascia 0-2
anni.
Altri elementi di preoccupazione sono:
• la crescente preponderanza degli affidamenti giudiziari, pari al 72% di quelli in corso (erano il 70%
nella rilevazione del 2005) su quelli consensuali, indice di una tendenza ad intervenire solo nei casi
più gravi;
• la forte incidenza di affidamenti familiari di lunga durata (oltre il 32% dura da oltre 4 anni), a fronte di
un intervento che dovrebbe ordinariamente essere di natura temporanea e il cui protrarsi nel tempo
non è sempre supportato da un progetto adeguato ed attentamente monitorato;
• la presenza di forti differenze da una Regione all’altra. Dai dati riportati nella stessa ricerca «risulta
evidente come le modalità operative dei servizi territoriali del Centro e del Nord siano maggiormente
orientate a privilegiare l’affidamento familiare (…) mentre le Regioni del Sud, rovesciando
quest’ottica presentano prevalenze più o meno marcate di ricorso all’accoglienza nei servizi
residenziali».
In questo scenario, assai negativi saranno gli effetti della forte riduzione dei fondi pubblici destinati
alla spesa sociale, soprattutto a causa della mancata definizione da parte dello Stato dei livelli essenziali
delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio
nazionale. Le carenze già rilevabili nelle politiche e nei servizi attivati dalle Regioni e dagli enti locali
rischiano così di aumentare drasticamente.
Il dr. Spadafora ha posto al centro delle proprie riflessioni il bisogno di rilanciare innanzitutto la
“cultura del diritto alla famiglia”. In particolare ha sottolineato che: «Oggi nel nostro Paese è più
preoccupante la mancanza di visione rispetto a quella, che pur esiste, di risorse. Ecco perché è necessario
stabilire al più presto un percorso comune per individuare le priorità su cui focalizzare il lavoro insieme.
L’Authority è nata anche per questo. Per garantire un continuo collegamento con le Istituzioni».
Il confronto ha poi centrato l’attenzione su alcuni nodi critici dell’affidamento familiare quali:
l’adeguamento/completamento delle norme applicative regionali in materia; l’affidamento dei minori
piccolissimi; la tutela della continuità degli affetti dei minori in affido; il lavoro sul consenso dei genitori dei
minori temporaneamente allontanati; l’ascolto del minore e degli affidatari e il ruolo di accompagnamento
delle associazioni; … Temi variegati, che chiamano in gioco diversi enti e livelli di responsabilità, che il
Garante si è impegnato a stimolare tramite incontri e raccordi.
L’incontro si è concluso con il comune intento di proseguire, con determinazione, in tutte le azioni
che si renderanno necessarie per migliorare la tutela del diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere in
famiglia.
Vedi: http://www.tavolonazionaleaffido.it/files/2012-07-04_-_comunicato_congiunto_garante-tavolo.pdf
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VISIONE CRITICA DELLA SITUAZIONE
Da Manifesto Ai.Bi.
L’affidamento familiare è in crisi.
Nei 10 anni successivi all’emanazione della L.149/2001 i minori fuori famiglia sono aumentati del 24%.
Al 31.12.2010 i minori fuori famiglia sono 29.309, di cui circa 14.781 in Comunità educative (di cui 1.626
minori al di sotto dei 6 anni) e 14.528 affidamenti familiari (il 44% dei quali a parenti).
Le presenze in Comunità sono rimaste nei 10 anni in esame praticamente invariate.
Lo strumento dell’affidamento familiare, nel nostro Paese, non è mai veramente decollato.
Le famiglie affidatarie non sono sufficienti.
L’affidamento fa paura: essere genitori affidatari richiede un investimento emotivo difficile da gestire.
Solo il 37,1% dei casi di affido dura al massimo 2 anni, mentre nel 55,9% dei casi questa misura viene
prorogata oltre i 2 anni previsti dalla Legge con un 32,7% che prosegue perfino oltre i 4 anni.
Condizioni essenziali.
Cambiare cultura e rispettare la temporaneità dell’affido, ridurre i costi pubblici e coinvolgere le
associazioni familiari nelle procedure dell’accoglienza.
L’accoglienza familiare temporanea.
Occorrono alcune riforme culturali e procedurali che consentano, da un lato, di ridare fiducia a chi
desidera accogliere un minore in affidamento e, dall’altro, di rendere questo istituto davvero temporaneo.
La rete di famiglie come risorsa.
L’Italia è piena di reti e associazioni familiari che, soprattutto in un momento di crisi economica come
quella che viviamo, sono in grado di affiancare il servizio pubblico nella gestione degli affidamenti. Da ciò
deriverebbe anche un risparmio per le casse dei servizi pubblici locali, perché le famiglie si affidano a
famiglie e non a costose strutture.
La rete dell’accoglienza familiare temporanea.
L’accoglienza familiare temporanea non può essere fatta in autonomia: le famiglie vanno accompagnate
al fine di poter offrire liberamente la loro disponibilità all’accoglienza e di essere messe in rete grazie a
una nuova figura di un soggetto del privato sociale autorizzato.
NORME DI RIFERIMENTO
Convenzione sui Diritti dell’Infanzia
Approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con
legge del 27 maggio 1991, n. 176, depositata presso le Nazioni Unite il 5 settembre 1991.
Legge N° 184 del 04/05/1983
“Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori”.
Legge N° 328 del 8/11/2000
"Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali".
Legge N° 149 del 28/03/2001
“Modifiche alla legge 184/83 ed al titolo VIII del primo libro del codice civile”.
Legge N° 184/83 e ss.mm. “Diritto del minore ad avere una famiglia”
Testo integrato in vigore - con le modifiche apportate della Legge 149/01.
Linee guida per la predisposizione dei Piani di Zona
Emanate dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Direzione Centrale Salute, Integrazione Socio
Sanitaria e Politiche Sociali. Allegato alla Delibera Regionale n. 458 del 22 marzo 2012.
Linee di indirizzo per l’affidamento familiare
Emanate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 25 ottobre 2012 in accordo tra Governo, Regioni
ed Autonomie Locali. Le linee d’indirizzo sono affidate ai territori per la validazione nei contenuti e nella
metodologia.
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Parte seconda:
Presentazione del Progetto
VISION
Obiettivo finale
Il focus è il benessere del minore.
Il diritto del minore di vivere ed essere educato in famiglia e preferibilmente la propria.
Offrire al minore e agli adulti coinvolti percorsi ad alta sostenibilità e flessibilità.
MISSION
Motivazioni di fondo per raggiungere la Vision
Affrontare l’emergenza del disagio familiare attraverso l’accoglienza comunitaria del minore per il tempo
necessario.
Collaborare con i Servizi per il superamento delle difficoltà della famiglia di origine.
Creare i presupposti per offrire al minore ogni possibile supporto che favorisca il rientro nella famiglia
d’origine, anche per mezzo dell’istituto dell’affidamento familiare, attraverso un percorso innovativo che
permette alla famiglia affidataria una formazione specifica graduale e un fattivo sostegno fino alla sua
reale autonomia operativa, al fine di dare la più alta probabilità di successo all’iniziativa, superando le
difficoltà legate all’accoglienza.
VALORI DI RIFERIMENTO
Centralità della persona.
Lavorare per il bene comune nel rispetto della dignità di ogni soggetto coinvolto.
Secondo un concetto di solidarietà nella condivisione di beni materiali e spirituali.
Secondo un concetto di sussidiarietà nel coordinamento delle attività della società a sostegno della vita
interna delle comunità locali.
SINERGIE
Originali e fondamentali
Collaborazione tra Ente Pubblico, Istituto Religioso e Associazione di Volontariato come sinergia tra
Pubblico e Privato sociale nel mettere in gioco competenze consolidate e disponibilità.
Operatività realizzata tra Comunità Religiosa, Collaboratori (dipendenti e professionisti) e Volontari
(diurni e rete di famiglie) come portatori d’interessi interni diversi fra loro ma con caratteristiche che
rendono possibile qualità, professionalità ed economicità nell’offerta di servizi di accoglienza a favore dei
Minori che sono i principali portatori d’interesse.
Con un rapporto tra Comunità Civile, Azienda Sanitaria e Ambiti Distrettuali come portatori d’interessi
esterni la cui sintesi è collaborare per il Bene Comune della collettività di riferimento.
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OBIETTIVI
STRATEGICI
Creare RETE tra Enti Pubblici e Privato Sociale.
Sensibilizzare la comunità locale.
Promuovere la cultura dell’accoglienza.
Promuovere le reti familiari per l’accoglienza.
Sperimentare forme innovative di supporto/sostegno familiare e di affidamento.
Sensibilizzare le famiglie che si avvicinano all’affido e sostenere le famiglie affidatarie.
Utilizzare le buone prassi pubblico-privato già sperimentate.
Collaborare sul tema “affido” per una co-progettazione con i Servizi Sociali e Sanitari.
OPERATIVI
Mettiamo a disposizione del territorio provinciale l’esperienza nell’accoglienza dei bambini
20 anni di accoglienza comunitaria e 12 anni di affidamento familiare.
Buone prassi pubblico-privato, con integrazione socio-sanitaria, già definite ed operanti dal 2008.
Creiamo sinergia flessibile ed efficace tra "accoglienza comunitaria" e "accoglienza familiare"
Per strutturare percorsi individualizzati che favoriscano la rapidità d’intervento.
Riduciamo i tempi di permanenza in struttura
Far transitare i bambini attraverso le strutture "per quanto necessario" e offrir loro al momento opportuno
l'esperienza "in famiglia".
Favoriamo percorsi graduali di supporto e affidamento familiari
Accompagnare le famiglie disponibili all'accoglienza ad affrontare "dolcemente" ed in modo "protetto" le
prime esperienze al fine di favorire le loro disponibilità ad esperienze più impegnative.
La Formazione Permanente ed il Sostegno, che mettono in gioco tutte le nostre risorse interne,
accompagnano costantemente le famiglie interessate nel percorso di accoglienza.
Offriamo un servizio di qualità alle Comunità di riferimento
Attraverso un’attività formativa di comprovata competenza favoriamo affidamenti che si sono verificati
sin’ora ad “alta compatibilità” ed “alto successo” portando nel contempo il target dei minori accolti
all’intera fascia d’età (0-18) attraverso la modalità di presa in carico definita “Comunità Diffusa” (vedi
sezione “Accompagnamento” a pag. 10 e “Rapporto economico e contrattuale” a pag. 12).
Creiamo e sosteniamo una Rete Familiare
Offrire un reale sostegno ed accompagnamento alla Rete di Famiglie Aperte e Solidali che fanno
riferimento alla nostra Associazione come espressione vitale della Comunità Civile.
Promuoviamo la Famiglia come risorsa fondamentale
Valorizzare la "famiglia" come luogo accogliente e "risorsa terapeutica" insostituibile per ogni altra
famiglia in difficoltà.
Riduciamo i costi dell’accoglienza
Ottenere una concreta riduzione in valore assoluto dei "costi di accoglienza" attraverso un percorso che
ottimizza le risorse impegnate raggiungendo, in tempi più brevi, una reale stabilizzazione familiare.
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LA PROGETTUALITA’ IN BREVE
La descrizione delle risorse in campo, le modalità di funzionamento, i meccanismi di tutela e le modalità di
comunicazione sono ampiamente descritti nella Carta dei Servizi di cui è dotata l’Associazione e alla quale
è opportuno far riferimento.
La nostra Associazione opera da quasi 20 anni nell'area dell'accoglienza dei minori, sia a livello
comunitario che a livello familiare, nell'ottica di un reale supporto alle famiglie in difficoltà, con l'obiettivo di
collaborare con le istituzioni affinché i minori possano essere educati in una famiglia idonea considerando
decisamente prioritari i tempi di recupero dei bambini rispetto a quelli della famiglia d'origine.
Il Progetto “L’Arcobaleno” può essere definito come un originale ed innovativo approccio all’accoglienza e
all’affidamento dei minori in stato di disagio; l’Associazione, in collaborazione con i Servizi che si occupano
della fase di conoscenza, offre un accompagnamento/sostegno costante e qualificato delle famiglie
interessate all’affido dalla loro formazione, alle prime esperienze di supporto fino alla maturazione di una
consapevolezza personale che porta alla disponibilità a farsi valutare dal Servizio Sociale di riferimento.
ACCOGLIENZA COMUNITARIA
SITUAZIONE ATTUALE
La Struttura Residenziale
E’ in grado di accogliere al massimo 5 minori + 2 in emergenza nella fascia d’età dai 0 ai 10 anni.
L’accoglienza Residenziale può essere resa da:
Struttura Interna fascia 0-10
Gruppo Famiglia Arcobaleno
Comunità Diffusa fascia 0-18
Affido Familiare Supportato
(Rete di supporto: strutture, équipe professionali e famiglie di supporto)
La Struttura Non Residenziale (Centro Diurno)
E’ in grado di accogliere al massimo, oltre ai residenziali, 20 minori nella fascia d’età dai 3 ai 14 anni
(con una particolare prevalenza nella fascia d’età dai 3 ai 10 anni).
L’accoglienza Non Residenziale può essere di tipo:
Diurno
orario standard
08-18
Semi Diurno
orario standard
12-18
Pomeridiano
orario standard
14-18
Condizioni generali:
I minori accolti possono essere di ambo i sessi. La struttura è aperta tutto l’anno.
Le prestazioni sono esenti da IVA ai sensi dell’art.8, comma 2° della Legge 11.08.1991 n. 266.
SVILUPPI FUTURI
Ampliamento strutturale – 3° Lotto Programmato (valutazione in itinere):
Sarà destinato ad ampliare la capacità di accoglienza residenziale di minori (in particolare la fascia 0-3),
a creare un’area strutturata per le visite protette, a creare un’area per attività polivalenti (supporto
all’accoglienza 0-3, attività famiglie di supporto e tutor, ospitalità a famiglie adottive in avvicinamento,
ecc.) e ad aumentare lo spazio destinato alla struttura diurna attraverso lo spostamento dell’area uffici.
SCHEDA GRAFICA RIEPILOGATIVA – Modalità di Accoglienza
Riporta modalità interconnesse tra risorse in campo e tipologie di accoglienza.
Le caselle con area retinata o con indicazione specifica rappresentano “punti di operatività” tra Risorse e
Tipologie; le caselle con area vuota rappresentano “punti di non operatività” tra gli stessi elementi.
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PROGETTO "L'ARCOBALENO"
Modalità di Accoglienza
STRUTTURE
Diurna
TIPOLOGIE
ACCOGLIENZA
Residenziale
RISORSE
SUPPORTI
Volontariato
Famiglie
Famiglie
Interno
Sostegno
Affidatarie
Equipe Educ Supervisori
Tutor Area
Interni
Fasce
di età
NON RESIDENZIALE
- - Retta Non Residenziale Diversificata - -
- Pomeridiano
3 - 14
- Semi Diurno
3 - 14
- Diurno
3 - 14
RESIDENZIALE
- - Retta Residenziale - -
- Comunità Interna
0-3
3 - 10
- Comunità Diffusa
0-3
emergenza
emergenza
3 - 10
emergenza
emergenza
10 - 14
emergenza
14 - 18
emergenza
FASE SUCCESSIVA / FINALE
- - Rimborso Diretto alla Famiglia - -
emergenza
- Affido Familiare autonomo
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ACCOGLIENZA FAMILIARE
Rete di Famiglie Aperte e Solidali
L’Associazione è riferimento per un gruppo numeroso di famiglie di supporto che collaborano con la
Casa Famiglia nel dare supporto all’accoglienza residenziale preparandosi in tal modo per l’esperienza
di affidamento familiare che si realizza sia attraverso la “Comunità Diffusa” che fa capo all’Associazione
e opera nella fascia di età da 0 a 18 anni, sia in modo diretto con i Servizi di riferimento.
I volontari del Gruppo Famiglie di Supporto sono una realtà sempre più consolidata. Essi sostengono
regolarmente la permanenza in Arcobaleno dei minori residenziali e occasionalmente la struttura diurna.
Sono una risorsa preziosa per i minori accolti che possono confrontarsi con coppie o singoli che nella
loro disponibilità possono fare l’esperienza di “famiglia aperta e solidale” attraverso attività ludiche ed
educative organizzate e svolte in presenza di un educatore di riferimento e condivise dall’equipe
dell’Area Accoglienza Familiare.
L’opportunità di potersi avvalere del volontariato del Gruppo Famiglie di Supporto sarà concordato con i
Servizi di riferimento in occasione dell’inserimento residenziale.
Da questo Gruppo sono emerse le disponibilità verso l’esperienza di Affido Familiare vero e proprio.
Formazione Permanente
La formazione iniziale avviene attraverso i “Corsi Base sul Sostegno e Affido Familiare”, condotti da una
psicologa psicoterapeuta, rivolti a Coppie e Singoli interessati a conoscere e/o approfondire la tematica
come “Primo passo verso una prospettiva concreta di solidarietà”.
Tali corsi sono organizzati annualmente dall’Associazione in collaborazione con gli Ambiti Distrettuali di
riferimento e con l’ASS n. 6 Pordenone - Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” – che ci
sostiene con il proprio patrocinio e attraverso la disponibilità di personale docente volontario.
Vengono inoltre organizzati durante l’anno incontri motivazionali di continuità e di approfondimento al
Supporto e all’Affido Familiare durante i quali il confronto/dibattito su esperienze e testimonianze radica
e consolida la disponibilità interiore.
L’esperienza formativa, che si protrae già da diversi anni, ci ha permesso di raccogliere nel Gruppo sia
famiglie sia singole persone disponibili all’esperienza del Supporto alla struttura residenziale.
Accompagnamento
La formazione così strutturata permette di superare “dolcemente” le difficoltà pratiche, psicologiche e
relazionali creando i presupposti per il coinvolgimento verso l’Affido Familiare Autonomo.
L’esperienza sopra descritta si propone, in collaborazione con i Servizi Sociali e Sanitari, di diffondere
l’Affido Familiare attraverso la Modalità di Presa in Carico denominata “Comunità Diffusa” che mette a
disposizione delle Famiglie Affidatarie coinvolte, facenti capo all’Associazione, una completa Rete
Sociale Integrata per il superamento delle difficoltà iniziali e giungere quanto prima all’autonomia.
Tale rete di nuclei familiari potrà in tal modo far conto su tutti i servizi interni all’Associazione medesima.
In tal modo l’approccio all’Affido Familiare viene realizzato con modalità innovative, a maggior garanzia
del buon fine del servizio di accoglienza residenziale dei minori, permettendo di allargare la fascia di età
dei medesimi dai 0 ai 18 anni.
SCHEDA GRAFICA RIEPILOGATIVA – Modalità di Servizio
Riporta modalità di processo interconnesse tra risorse in campo e tipologie di servizio.
E’ evidente come l’attività di “Volontariato Attivo Arcobaleno” interno alla struttura non residenziale sia
propedeutica per ogni altro tipo di servizio.
Le caselle con area retinata o con indicazione specifica rappresentano “punti di operatività” tra Risorse e
Tipologie; le caselle con area vuota rappresentano “punti di non operatività” tra gli stessi elementi.
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PROGETTO "L'ARCOBALENO"
Modalità di Servizio
STRUTTURE
Diurna
TIPOLOGIE
SERVIZIO
Residenziale
RISORSE
SUPPORTI
Volontariato
Famiglie
Famiglie
Interno
Sostegno
Affidatarie
Equipe Educ Supervisori
Tutor Area
Interni
Fasce età
Minori
CONOSCENZA E AVVICINAMENTO
- Promozione
- Informazione e Formazione
- Punto Informativo Strutturato
Idoneità Interna al Volontariato
SERVIZIO DI VOLONTARIATO INTERNO ALLA STRUTTURA NON RESIDENZIALE
- Supporto Area Educativa
3 - 14
- Trasporti
3 - 14
- Comunicazione/Promozione
- Manutenzione
Idoneità Interna al Sostegno Familiare
SERVIZIO DI VOLONTARIATO INTERNO ALLA STRUTTURA RESIDENZIALE
- Supporto a Struttura Residenziale 0 - 10
Percorso di Conoscenza e Valutazione all'Affidamento Familiare da parte dei Servizi interessati
SERVIZIO ESTERNO ALLA STRUTTURA IN COMUNITA' DIFFUSA
- Affido Familiare Supportato
0-3
emergenza
emergenza
3 - 10
emergenza
emergenza
10 - 14
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Valutazione Definitiva all'Affidamento Familiare da parte dei Servizi interessati
SERVIZIO ESTERNO IN AUTONOMIA
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- Affido Familiare Autonomo
Progetto “L’Arcobaleno” – Rev. 05.3
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Associazione “L’Arcobaleno – Onlus” - Porcia
CARATTERISTICHE DEL SERVIZIO
Organizzazione interna strutturata
Vi sono 2 Aree operative: Area di Accoglienza Comunitaria (AAC) e Area di Accoglienza Familiare (AAF)
L’organizzazione in 2 Aree distinte favorisce l’autonomia operativa e, nel contempo, permette di
coordinare meglio le sinergie tra le Aree per ogni singolo intervento.
L’Accoglienza Comunitaria copre le fasce d’età 0-10 Residenziale e 3-14 Non Residenziale.
L’Accoglienza Familiare in “Comunità Diffusa” copre la fascia d’età 0-18
Supervisione su tutte le attività di accoglienza
Ogni Area di Accoglienza ha un Supervisore Esperto e un Coordinatore che organizza le risorse,
programma le attività e verifica l’applicazione delle direttive del Supervisore.
Attività programmate
Secondo le finalità dei Progetti Educativi Personalizzati (PEP) (1) di ogni singolo minore ed il PEA
(Programmazione Educativa Annuale) (2).
Inserimento Minori e Volontari
Sono previsti specifici Iter per ciascuna categoria i cui dettagli si trovano nella Carta dei Servizi (CdS).
Presenza del Volontariato in tutte le attività
Il supporto del Volontariato è fondamentale ed è presente in tutte le attività programmate lungo il corso
dell’intera settimana sia a favore della Struttura Diurna che della Struttura Residenziale.
I volontari hanno tutti un Tutor interno di riferimento
Il Tutor interno di riferimento è un Educatore Professionale che fa parte dell’Equipe di Area.
Lo Staff di personale dipendente è professionalmente qualificato.
Modalità del Servizio
Sono descritte nella scheda grafica della pagina precedente. Ogni fase è preceduta da una Idoneità
Interna al Servizio. La Formazione Permanente è presente in tutte le fasi ed è subordinante.
Attività di verifica e di sostegno
Vengono organizzati da ogni singola Area incontri di “Training Group” coordinati dal Supervisore e
finalizzati alla condivisione delle esperienze nonché al sostegno e verifica delle attività di volontariato. E’
disponibile inoltre uno “Spazio di Ascolto” individuale con il Supervisore a richiesta dei singoli volontari.
Attività Relazionali nel Supporto alla Struttura Residenziale
L’attività di Supporto alla Struttura Residenziale viene resa, sia all’interno che all’esterno della struttura
fisica, alla presenza del Tutor, con attività organizzate dall’Equipe di riferimento atte a conoscere
atteggiamenti e stili di relazione di ogni singolo partecipante, sia esso minore che volontario.
Tra volontari e minori vengono prese opportune precauzioni affinché non si creino attese sia nei minori
sia nei volontari. Le principali precauzioni sono:
• Rotazione programmata tra minori e volontari
• Limitazione nel tempo dedicato ad ogni singolo incontro
• Esclusione del pernottamento esterno alla struttura
Rapporto con i Servizi Sociali Territoriali
Premesso che ogni bambino inserito ha il suo PEP (1) concordato con i Servizi di riferimento, qualora si
ravveda l’opportunità di un’attività relazionale che coinvolga un nucleo familiare o un singolo volontario in
un rapporto univoco con un minore, verranno preventivamente concordate, con il Servizio interessato, le
modalità di accesso ed esecuzione dell’attività.
Rapporto economico e contrattuale
Tutte le attività inerenti l’organizzazione e la gestione dei servizi illustrati nel presente Progetto sono
coperti finanziariamente dalle rette di accoglienza dei minori.
Qualora intervenga l’affidamento familiare in “Comunità Diffusa”, l’inserimento viene equiparato a quello
comunitario residenziale (salvo accordi particolari) ed il rimborso viene in parte erogato alla Famiglia
Affidataria, che accoglie il minore, e la parte restante all’Associazione per i servizi di supporto messi a
disposizione e per la disponibilità ad intervenire al fine di garantire qualità ed efficacia dell’inserimento.
Il Progetto di Affidamento Familiare in “Comunità Diffusa” viene concordato e sottoscritto dalle tre parti in
causa (Servizi, Associazione L’Arcobaleno e Famiglia Affidataria). Ogni modifica al Progetto stesso
comporta il consenso unanime o la facoltà di rinuncia anche di una sola parte.
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PERCORSO PER IL SERVIZIO DI VOLONTARIATO ATTIVO E DI ACCOGLIENZA FAMILIARE
Un passo alla volta verso il volontariato attivo e l’esperienza di famiglia affidataria autonoma:
richiamare l’attenzione e sollecitare l’interesse alla solidarietà familiare
• Promozione diretta (depliant – locandine)
• Incontri informativi territoriali di presentazione
• Formazione Interna Generale
offrire un supporto informativo adeguato
• Punto Informativo aperto al pubblico sul Supporto/Sostegno/Affido
• Corso Base sull’Affido Familiare (Supervisore AAF (5))
• Percorso di Approfondimento Gruppo Famiglie (Supervisore AAF)
entrare a far parte del “Volontariato Attivo Arcobaleno”
• Idoneità interna al volontariato (Equipe Educativa e Supervisore AAC) (5)
• Servizio interno alle Strutture in Area Educativa con attività programmate e supervisionate
(secondo criteri che attengono alla clinica)
offrire un percorso tecnico/formativo “sul campo”
• Idoneità interna al supporto familiare (Supervisore AAF)
• Servizio alla Casa Famiglia (Gruppo Famiglie di Supporto)
• Attività Relazionali ludico/ricreative programmate e supervisionate (come sopra)
offrire un supporto psico/pedagogico di autoconoscenza e autovalutazione
• Training Group
(Incontri di gruppo con psicologa psicoterapeuta per una maggiore conoscenza di se stessi
nella relazione con i minori)
o Volontariato Area Educativa (Supervisore AAC)
o Famiglie di Supporto e Affidatarie (Supervisore AAF)
offrire uno spazio di confronto e di supervisione
• Spazio di Ascolto e supporto individuale (Supervisore AAC e/o AAF) a richiesta
(Incontri personalizzati a richiesta di confronto con psicologa psicoterapeuta necessari per
l’idoneità interna allo sviluppo dell’esperienza)
offrire opportunità di affidamento ad “alta compatibilità” e “alto successo”
• Disponibilità al percorso di conoscenza da parte dei Servizi per uno specifico progetto
• Percorso di conoscenza da parte dei Servizi competenti sui minori interessati
entrare a far parte della “Comunità Diffusa Arcobaleno”
• Progetto di Affidamento Familiare specifico in “Comunità Diffusa”
• Attivazione dei supporti interni ed esterni (Strutture, Fam. Supporto, Supervisore e Tutor)
• Condivisione con i Servizi sullo stato di avanzamento sia del PEP (1), se previsto, sia del
Progetto di Affidamento Familiare in “Comunità Diffusa”
• Riconoscimento del rimborso diretto alla Famiglia Affidataria
• Riconoscimento del rimborso all’Associazione per i servizi di supporto interni ed esterni che
è dato dalla differenza tra la retta residenziale ed il rimborso diretto alla famiglia affidataria
raggiungere l’autonomia familiare e l’autosufficienza nell’affidamento
• Valutazione definitiva da parte dei Servizi competenti sui minori interessati
• Progetto di Affidamento Familiare Autonomo concordato
• Permanenza nella Rete di Famiglie Aperte e Solidali de L’Arcobaleno
• Riconoscimento del rimborso diretto alla Famiglia Affidataria
• Opportunità di partecipazione, per la Famiglia Affidataria, al Percorso Formativo di
Approfondimento rivolto al Gruppo Famiglie (Supervisore AAF)
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ITER OPERATIVO PER L’ACCOGLIENZA FAMILIARE
Autorizzazioni preventive:
Consenso al Servizio Generale di Supporto Familiare
da parte della famiglia d’origine
da parte dei Servizi Sociali
I vari livelli di coinvolgimento delle famiglie nel servizio di supporto/affido familiare:
1° livello
Servizio di Supporto alla Comunità Residenziale
•
•
2° livello
Conoscenza interna:
o Formazione:
o
Attitudine:
o
Documenti:
Tipo di servizio:
o Attività:
o Durata:
o Minori:
o Fascia età:
a cura del Supervisore Area Accoglienza Familiare (AAF)
per mezzo del Corso Base sull’Affido Familiare
a cura dell’EQCE (3) + Supervisore AAC e/o AAF
dopo adeguato periodo di volontariato in Area Educativa
Scheda “Anagrafe Famiglie Affidatarie” (All. G) (4)
Autorizzazioni a Servizio Generale di Supporto alla Struttura
Residenziale
temporanea, con rotazione dei minori, con presenza del Tutor
continuativa per alcune ore prevalentemente durante i fine settimana
accolti presso la Struttura Residenziale
da 0 a 10 anni
Servizio di Affido Familiare all’interno della “Comunità Diffusa Arcobaleno”
•
Conoscenza interna ed esterna:
o Formazione: a cura del Supervisore Area Accoglienza Familiare (AAF)
per mezzo di incontri personalizzati (se richiesti) ed a un lavoro di
condivisione con l’EQCE, il Tutor ed i Servizi Sociali interessati
o Attitudine:
a cura dell’EQCE + Tutor + Supervisore AAF dopo adeguata
esperienza di volontariato come Famiglia di Supporto
o Idoneità:
a cura dei Servizi Sociali di riferimento minori (équipe)
o Documenti:
Scheda “Consenso all’affidamento dato dalla fam. di origine” (All. A)
Scheda “Ricerca Famiglia” (All. E)
Scheda “Nominativi Famiglie Disponibili” (All. F)
Scheda “Anagrafe Famiglie Affidatarie” (All. G)
Autorizzazione all’Affidamento Familiare in “Comunità Diffusa”
rilasciato dai Servizi Sociali interessati (équipe)
•
Tipo di servizio:
o Accoglienza:
o
o
o
presso la Famiglia Affidataria
con l’attivazione dei supporti interni ed esterni dell’Associazione
secondo un progetto specifico (tra la Famiglia Affidataria, i Servizi
Sociali interessati e l’Associazione) periodicamente supervisionato
dai Supervisori AAF e AAC e dai Servizi Sociali interessati
Minori:
accolti dalla Famiglia Affidataria che ne ha la tutela
viene predisposto il PEP (1) per i servizi di supporto messi in Rete:
sia Strutture (Residenziale/Diurna) e sia Famiglie di Supporto;
la Famiglia Affidataria è supportata dall’EQCE e dal Supervisore
AAF attraverso le attività del Tutor della stessa Area dedicato
Fascia età:
da 0 a 18 anni
Abbinamento: a cura dei Servizi Sociali interessati (équipe)
Progetto “L’Arcobaleno” – Rev. 05.3
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Associazione “L’Arcobaleno – Onlus” - Porcia
3° livello
Servizio di Affido Familiare Autonomo
•
Conoscenza interna ed esterna:
o Formazione: a cura del Supervisore Area Accoglienza Familiare (AAF)
per mezzo di incontri personalizzati (se richiesti) ed a un lavoro di
condivisione con l’EQCE, il Tutor ed i Servizi Sociali interessati
o Idoneità:
a cura dei Servizi Sociali di riferimento minori (équipe)
o Documenti:
Scheda “Consenso all’affidamento dato dalla fam. origine” (All. A)
Scheda “L’impegno degli Affidatari” (All. B)
Scheda “Provvedimento di affidamento eterofamiliare” (All. C)
Scheda “Verbale di collocamento in Famiglia” (All. D)
Autorizzazione al proseguimento dell’Affidamento Familiare
Rilasciata dai Servizi Sociali interessati (équipe) dopo il buon esito
del servizio di accoglienza in “Comunità Diffusa”
•
Tipo di servizio:
o Accoglienza:
o
o
o
o
direttamente in Famiglia Affidataria secondo un progetto specifico
in accordo con i Servizi Sociali interessati
Durata:
secondo il Progetto di Affidamento Familiare Autonomo concordato
Minori:
già conosciuti durante l’esperienza di “Comunità Diffusa” per cui la
Famiglia è in grado di proseguire in autonomia e l’Associazione
termina il proprio supporto esterno ma rimane la permanenza attiva
nella Rete di Famiglie Aperte e Solidali de L’Arcobaleno
Fascia età:
da 0 a 18 anni
Abbinamento: a cura dei Servizi Sociali interessati (équipe)
NOTE:
(1)
PEP
Progetto Educativo Personalizzato
Che cos’è:
Documento in cui vengono indicati gli obiettivi specifici e la scheda operativa dell’attività pedagogica per
ciascun minore da svolgere durante l’anno sociale tenendo conto del PEA (Programmazione Educativa
Annuale).
Chi sovrintende:
Responsabile dell’Accoglienza, il Supervisore AAC e l’Educatore Referente del minore.
Fasi di realizzazione:
Dopo una prima fase di osservazione e compilazione dell’apposita griglia vengono condivisi in Equipe di
Supervisione gli obiettivi specifici suddivisi per area (autonomia personale, comportamento sociale,
comunicazione e linguaggio, affettivo relazionale, competenze scolastiche).
Tempi di realizzazione e verifica:
Viene redatto entro 2 mesi dall’inserimento, verificato ogni 3 mesi.
Monitoraggio attraverso l’attività di Supervisione AAC che valuta eventuali modifiche in itinere.
Verifica e relazione finale durante il mese di giugno dell’anno in corso.
(2)
PEA
Programmazione Educativa Annuale
Che cos’è:
Documento in cui vengono indicati gli obiettivi generali e specifici dell’attività pedagogica da svolgere
durante l’anno sociale con le relative attività rivolte al target di minori inseriti tenendo conto del PUP.
Chi sovrintende:
Responsabile dell’Accoglienza, il Supervisore AAC e l’Equipe Educativa.
Fasi di realizzazione:
Dopo un’analisi della situazione di partenza e dei bisogni, vengono indicati finalità ed obiettivi con re-lative
attività e contenuti secondo una metodologia e criteri di verifica adeguati.
Tempi di realizzazione e verifica:
Viene redatto durante il mese di luglio precedente l’anno sociale interessato.
Monitoraggio attraverso l’attività di Supervisione AAC che valuta eventuali modifiche in itinere.
Verifica finale durante il mese di luglio dell’anno in corso.
(3)
EQCE
Equipe Coordinamento Area Educativa
Composta da:
Supervisore Area Accoglienza Comunitaria (AAC)
Responsabile Accoglienza
Assistente Area Operativa
(4)
ALL. X
Gli Allegati richiamati nel presente documento sono gli “Strumenti Operativi” in attuazione del Protocollo d’Intesa in
materia di Affidamento Familiare da noi sottoscritto con l’Ambito Distrettuale Sud 6.3 unitamente al Servizio di NPI,
al Distretto Sanitario Sud ed in particolare al Consultorio Familiare del Distretto Sanitario Sud
(5)
AAC
AAF
Area Accoglienza Comunitaria
Area Accoglienza Familiare
Progetto “L’Arcobaleno” – Rev. 05.3
pag. 15 di 16
Associazione “L’Arcobaleno – Onlus” - Porcia
“Sinergia Originale”
Accoglienza Comunitaria
Accoglienza Familiare
Struttura
Residenziale
Famiglie
Sostegno
Struttura
Diurna
Famiglie
Affidatarie
Progetto “L’Arcobaleno”
Creiamo RETE SOCIALE
perché
La COMUNITA’ aiuti
la parte più debole di se stessa!
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