non ha importanza chi detiene il potere politico, tanto non sono loro
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non ha importanza chi detiene il potere politico, tanto non sono loro
NON HA IMPORTANZA CHI DETIENE IL POTERE POLITICO, TANTO NON SONO LORO A DECIDERE Negli ultimi venticinque anni il capitale finanziario multinazionale, piuttosto che negli investimenti e nel commercio, è stato impiegato nelle speculazioni sui mercati azionari internazionali, tanto che gli stessi Stati Uniti sono diventati una colonia dei movimenti di capitali internazionali. Il numero di aziende che hanno sede negli Stati Uniti è in crescita, ma la variante moderna è che la produzione ha luogo soprattutto nel Terzo mondo. Negli anni settanta il 90% del capitale delle transazioni economiche internazionali era utilizzato a scopi commerciali o produttivi e soltanto il 10% a scopi speculativi. Oggi le cifre si sono invertite, dal 1990 in poi il 90% viene utilizzato per la speculazione; nel 1994 si era saliti addirittura al 95%. L’ammontare globale del capitale speculativo è esploso: l’ultima stima della Banca mondiale indicava una cifra di circa 14.000 miliardi di dollari, denaro che può essere liberamente spostato da un’economia nazionale a un’altra: un ammontare enorme, superiore alle risorse di qualsiasi governo nazionale, e che quindi lascia ai governi possibilità estremamente limitate quando si tratta di operare scelte politiche economico-finanziarie. Perché si è verificata una crescita tanto imponente del capitale speculativo? I motivi chiave sono due. Il primo ha a che fare con lo smantellamento del sistema economico mondiale del dopoguerra, che avvenne nei primi anni settanta. Durante la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti riorganizzarono il sistema economico mondiale e si trasformarono in una sorta di “banchiere globale” (conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite a Bretton Woods nel 1944): il dollaro diventò la valuta mondiale, venne fissato all’oro e divenne il punto di riferimento per le valute degli altri paesi. Questo sistema fu alla base della consistente crescita economica degli anni cinquanta e sessanta. Negli anni settanta il sistema di Bretton Woods diviene insostenibile: gli Stati Uniti non erano più abbastanza forti economicamente, soprattutto per gli alti costi della guerra nel Vietnam. Richard Nixon prese la decisione di smantellare del tutto l’accordo e all’inizio degli anni settanta sganciò gli Stati Uniti dal sistema monetario aureo, aumentò le tasse sulle importazioni e distrusse tutto il sistema. Ciò diede l’avvio a una speculazione sulle valute senza precedenti e a una fluttuazione degli scambi finanziari, fenomeni da quel momento in costante crescita. Il secondo fattore che ha determinato il boom del capitale speculativo è stato la rivoluzione tecnologica nelle telecomunicazioni che rese d’improvviso molto facile il trasferimento di valuta da un paese all’altro. Oggi, virtualmente, l’intera Borsa valori di New York si sposta a Tokyo durante la notte: il denaro è a New York di giorno, poi viene trasferito “via rete” a Tokyo, e siccome il Giappone è in anticipo di quattordici ore lo stesso denaro viene utilizzato in entrambi i posti. Oggi quasi 1000 miliardi di dollari vengono spostati quotidianamente sui mercati speculativi internazionali, con effetti enormi sui governi nazionali. A questo punto, la comunità internazionale che gestisce questi investimenti ha un virtuale potere di veto su tutto ciò che un governo nazionale può fare. Questo è quanto accade oggi negli Stati Uniti e negli altri paesi occidentali. Bisogna tener conto che agli speculatori finanziari non interessa la crescita ma vogliono valute stabili. La stampa specializzata parla apertamente di “minaccia di una crescita troppo impetuosa” e anche di “minaccia di un eccesso di occupazione”. Il motivo è che chi specula sulle valute teme l’inflazione perché fa diminuire il valore del suo denaro. Ogni tipo di crescita, stimolo economico, diminuzione della disoccupazione minacciano di far crescere l’inflazione. Agli speculatori valutari questo non piace, così quando vedono i primi segnali di una politica di stimolo dell’economia o di una qualsiasi iniziativa capace di produrre una crescita portano via i capitali da quel paese, provocando una recessione. Il risultato complessivo di queste manovre è uno spostamento internazionale verso economie a bassa crescita, bassi salari e alti profitti. Questo non può essere impedito perché i governi nazionali che cercano di prendere decisioni di politica economica e sociale non hanno mano libera, temendo una fuga di capitali che potrebbe far crollare le loro economie. La stessa politica che favorisce l'immigrazione incontrollata in Europa serve a fornire manodopera a bassa qualifica. I governi del Terzo mondo non hanno nemmeno la possibilità di portare avanti una politica economica nazionale. Ma anche le grandi nazioni, Stati Uniti inclusi, hanno ben poca possibilità di farlo. Il Wall Street Journal scrisse esplicitamente che, se per qualche sfortunata coincidenza, Clinton o qualsiasi altro candidato avesse cercato di avviare un programma di riforme sociali, sarebbe stato immediatamente bloccato. L’Economist di Londra scrisse un articolo sui paesi dell’Europa orientale che avevano votato per far tornare al potere i socialisti e i comunisti, invitando a non preoccuparsi perché “l’amministrazione è sganciata dalla politica”. In altre parole, senza dare importanza ai giochi che vengono fatti nelle varie arene politiche, le cose continueranno come sempre, perché gli speculatori controllano le valute internazionali, sono gli unici che possono concedere prestiti, possono distruggere le economie come e quando vogliono. Quello che sta accadendo in questi anni è una novità storica assoluta. Si sta imponendo un nuovo tipo di governo, destinato a servire i bisogni sempre crescenti di questa nuova classe dominante internazionale definita come “il governo mondiale di fatto”. I nuovi accordi internazionali sul commercio riguardano proprio questo aspetto: NAFTA, GATT, CEE, Fondo monetario internazionale, Banca mondiale, Banca interamericana di sviluppo, Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e i G8 che programmano gli incontri tra i grandi paesi industrializzati. Questi organismi sono tutti espressione della volontà di concentrare il potere in un sistema economico mondiale fondato sul paradigma che “l’amministrazione sia sganciata dalla politica”. In altre parole, il programma è che la popolazione mondiale non abbia più alcun ruolo nel processo decisionale, che le scelte strategiche vengano trasferite in un empireo lontanissimo dalle possibilità di conoscenza e di comprensione della gente, così che non si possa avere la minima idea di quali decisioni influenzeranno la nostra vita. La Banca mondiale ha un proprio modo per definire il fenomeno, lo chiama “isolamento tecnocratico” alludendo alla necessità che un gruppo di tecnocrati, essenzialmente impiegati nelle grandi imprese multinazionali, operi in pieno “isolamento” quando progetta le politiche perché - termini usati esplicitamente se la gente venisse coinvolta, potrebbe farsi venire in mente brutte idee, come un tipo di crescita economica che operi a favore di tutti invece che dei profitti e altre sciocchezze del genere. Per cui i tecnocrati devono agire isolati e nella segretezza, poi una volta ottenuto lo scopo si potrà concedere qualunque sistema di governo che si voglia, tanto non farà alcuna differenza. Tratto da una relazione di Noam Chomsky, professore di linguistica al Massachusetts Institute of Technology. Fonte: www.controinformazione.info