innovazione didattica
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Avanguardie educative: proposte di innovazione sostenibile a cura di Elena Mosa e Silvia Panzavolta Elena Mosa > Lavora presso Indire dal 2005 e attualmente è ricercatore incaricato del progetto Avanguardie educative il cui obiettivo è quello di portare a sistema l’innovazione scolastica attraverso il contagio di idee e di esperienze. Silvia Panzavolta > Psicologa-psicoterapeuta e mediatrice linguistica, lavora presso Indire dal 1998. Attualmente si occupa di innovazione didattica, educativa e organizzativa. Referente del progetto di ricerca La didattica laboratoriale nei poli tecnico-professionali, fa parte dei gruppi di ricerca legati al progetto Avanguardie educative e al progetto Scientix. Simply put, innovation occurs when you solve a problem in a new way, but impactful innovation occurs when you solve the problem in the right way. Elysa Fenenbock, Educator at Stanford d.school Definire l’indefinibile: che cos’è l’innovazione? È impresa ardua definire cosa si intende per «innovazione». Il concetto di innovazione è, per sua stessa natura, e indipendentemente dall’ambito nel quale trova applicazione, dinamico e in continuo divenire. In questo breve testo ci limiteremo quindi a descriverne i caratteri originali, nella piena consapevolezza che la presente trattazione non può ambire a essere esaustiva di un tema tanto complesso e sfaccettato. Secondo l’OCSE (2009), l’innovazione deve contenere un qualche livello di originalità e produrre un beneficio, ovvero generare un valore aggiunto. Prendendo le distanze dall’invenzione, l’innovazione si riferisce all’elaborazione di nuove idee o strategie, ad esempio, è possibile mettere in atto un utilizzo innovativo di un materiale, di un prodotto o di un metodo già esistente. Secondo Gavin Cosgrave, fondatore di Preflight, l’innovazione scaturisce in reazione a un problema, in un percorso simile a quello della ricerca-azione («innovation is building a totally new solution to a problem»). L’innovazione scaturisce però anche dalla curiosità, dalla propensione a prendersi dei rischi, dalla capacità di attuare strategie alternative allo status quo, e secondo alcuni è legata al pensiero divergente o addirittura ad una sorta di «ignoranza creativa» (Formica, 2015). In ambito educativo, il termine «innovazione» viene associato alla creatività dell’individuo o dell’organizzazione e comporta un cambiamento che non sempre è dirompente, benché intenzionale (Kampylis, Bocconi e Punie, 2012). Possiamo provare a definire gli ambiti dell’innovazione educativa in grandi macroaree o dimensioni, in base alla lettura e alla meta-analisi di precedenti lavori che hanno tentato di fornire indicatori e descrittori per l’innovazione a scuola. 1 Un primo punto di partenza è l’analisi comparativa di pratiche educative innovative. DesignShare (DesignShare.com) ha realizzato un database1 pubblicamente accessibile legato all’innovazione educativa; dalla sua analisi deriva una pubblicazione che mette insieme le 30 più significative strategie per trasformare l’educazione, tra cui ritroviamo diverse pratiche identificate e sostenute anche nel progetto Avanguardie educative2, di cui parleremo successivamente. Come vediamo nella figura 1, le dimensioni dell’innovazione sono organizzate su 3 macroaree: area pedagogico-didattica / area organizzativa / area non scolastica. Figura 1 - Le 30 strategie per l’innovazione educativa. Questo approccio ci pare interessante perché mette insieme gli stakeholder (prevalenti) nelle tre aree: nella prima i principali attori sono sicuramente docenti e discenti, nella seconda i Dirigenti scolastici e i policy maker e nella terza possono rientrare tutti quegli attori che 1 http://www.fieldingnair.com/videos/#post-1886 2 Alcune pratiche sono presenti anche nella galleria di Avanguardie educative, ad esempio l’idea «Spazio flessibile (Aula 3.0)» (analoga alla strategia 29), oppure «Dentro/fuori la scuola» (che comprende le strategie 19 e 30) o «Compattazione del calendario scolastico» (strategia 6) e così via. 2 garantiscono un dialogo con la realtà scolastica ma che provengono da altri settori. Si pensi all’alternanza scuola-lavoro, al mondo delle imprese, alle figure professionali quali psicologi ed educatori che toccano aspetti non prettamente legati al curricolo o al metodo di insegnamento/apprendimento oppure ad altri soggetti quali le famiglie, gli architetti, le associazioni del territorio, le biblioteche, i musei ecc. che lavorano per e con la scuola proponendo innovazioni di cui la scuola si avvantaggia. Un’altra ottima rappresentazione dell’innovazione educativa è quella prodotta dall’IPTS-JRC, istituto di ricerca sulle nuove tecnologie della Commissione europea, che nell’ultimo lavoro intitolato Promoting effective digital-age learning: a European framework for digitallycompetent educational organizations, propone 8 dimensioni e relativi indicatori per descriverla. Il framework propone le dimensioni seguenti: 1. pratiche di insegnamento e apprendimento (teaching and learning practices); 2. sviluppo professionale (professional development); 3. pratiche di valutazione (assessment practices); 4. contenuti e curricolo (content and curricula); 5. collaborazione e dimensione di rete (collaboration and networking); 6. infrastruttura (infrastructure); 7. leadership e gestione della scuola (leadership and governance). L’ottava dimensione deve poi essere localizzata a seconda del contesto di applicazione. Ciascuna delle sette dimensioni citate presenta, come si preannunciava, indicatori specifici così che sia possibile utilizzare il framework come strumento di diagnosi e bussola di orientamento per una progetto di miglioramento della scuola. Ma come si sviluppa l’innovazione e quali sono i processi e le strategie che possono supportare la messa a sistema e il radicamento dell’innovazione? Pur essendo un tema di ricerca ancora poco indagato per quanto riguarda il contesto scuola, relativamente al processo di radicamento è interessante ancora una volta il lavoro dell’IPTSJRC che nel testo ICT-enabled innovation for learning in Europe and Asia descrive come proceda l’innovazione scolastica e come possa radicarsi. 3 Figura 2 - Processo di messa a sistema dell’innovazione (nostra traduzione). Il lavoro prende in esame alcuni studi di caso a livello mondiale e attraverso un’analisi dettagliata e comparativa tra situazioni diverse mette in evidenza come ci siano delle invarianti e dei requisiti necessari per cui l’innovazione possa radicarsi. Prima di tutto, affinché una innovazione possa radicarsi, deve nascere o essere accolta a livello locale e di comunità, ossia con un approccio bottom-up (dal basso). Questo processo può essere sia centralizzato che decentralizzato. Una volta che un’innovazione è radicata a livello locale, in un determinato contesto, affinché si diffonda e possa essere messa a sistema in maniera pervasiva deve essere sostenuta, sistematizzata, rilanciata e studiata da un organismo centrale, che persegue un approccio topdown (dall’alto) che può farlo con strategie più o meno centralistiche (figura 1). La proposta di Indire per supportare i processi di innovazione a scuola: Avanguardie educative «Trasformare il modello trasmissivo della scuola» e «Promuovere l’innovazione perché sia sostenibile e trasferibile» sono il primo e l’ultimo dei sette orizzonti che ispirano il Movimento delle Avanguardie educative e che ben ne esprimono, seppur nella sinteticità di un titolo, lo spirito. Il progetto Avanguardie educative prende le mosse dalla constatazione che spesso le pratiche didattiche innovative scaturiscono dall’eccezionalità di una singola persona o sono il risultato di un contesto che produce un’alchimia particolare; il cambiamento generato, in entrambi i casi, rischia il più delle volte di rimanere confinato nell’ambiente di origine, senza riuscire a emergere. La ricerca (Punie, Bocconi, 2012) e l’esperienza di Indire confermano che l’innovazione non funziona se viene esclusivamente calata dall’alto ma, al contrario, “attecchisce” e non viene rigettata se si innescano dinamiche di contagio. La strategia che è alla base del Movimento delle Avanguardie educative è proprio quella di fare sistema tra una rete di attori che, a volte facendo leva sulle possibilità offerte dall’Autonomia scolastica, altre individuando soluzioni alternative, hanno già mosso i primi passi nel tortuoso cammino dell’innovazione. Tutto ciò ha lo scopo di preparare il terreno ad un modello efficace e sostenibile d’innovazione; attraverso un processo che parte dall’esperienza e arriva al cambiamento sistemico, per gradi, passaggi e contaminazione di idee. Occorre superare il modello tradizionale di scuola caratterizzato dalla trasmissione unidirezionale del sapere (Biondi, 2007), dalla fissità dell’orario delle lezioni e dalla parcellizzazione delle discipline (Morin, 2000), dai limiti strutturali dell’aula con i banchi allineati e gli arredi fissi che confliggono con la dinamicità dei processi comunicativi resi possibili dalle ICT. 4 La scuola soffre, infatti, di meccanismi inerziali quando tende a riprodurre se stessa piuttosto che cambiare le pratiche di insegnamento verso nuovi scenari per l’apprendimento attivo. Le ICT possono giocare un ruolo chiave per modificare questi meccanismi inerziali nella misura in cui consentono di portare i linguaggi multimediali in classe andando a scardinare il modello didattico attuale nelle sue coordinate vitali: Spazio e Tempo. In quest’ottica, le Avanguardie educative mirano a creare i presupposti per mettere in atto un’innovazione trasferibile e sostenibile, attraverso strumenti progettati insieme alle scuole già impegnate in sperimentazioni di rilievo a livello nazionale (le cosiddette scuole «capofila») e azioni di supporto sia in presenza sia in comunità di pratiche online. Dal lavoro di osservazione e analisi condotto dai ricercatori Indire, e nel rispetto dei principi del Manifesto, sono state elaborate le prime 12 idee del Movimento che rappresentano il “filo di Arianna” per orientarsi nel complesso labirinto dell’innovazione didattica. Ogni idea concorre al perseguimento dell’obiettivo comune delle Avanguardie educative: ripensare il modello di scuola affinché possa rispondere alle esigenze di una società della conoscenza in rapida evoluzione. Tre sono le dimensioni, strettamente interconnesse, che forniscono il contesto di riferimento per i processi di innovazione innescati dalle Idee: Didattica, Spazio e Tempo. La didattica è il motore delle scelte che vanno a impattare su tempo e spazio; il punto di partenza per innescare un cambiamento che superi le rigidità del calendario scolastico, l’orario delle lezioni e la parcellizzazione delle discipline da un lato (dimensione Tempo) e i limiti strutturali dell’aula con i banchi allineati e gli arredi fissi che confliggono con la dinamicità dei processi comunicativi resi possibili dalle ICT (dimensione Spazio). La singola idea non ha, da sola, la forza per “scardinare” i meccanismi inerziali che affliggono e “ingessano” la scuola, troppo spesso persa dietro a pratiche burocratiche e poco incline alla sperimentazione e alla ricerca. Tuttavia, può essere un primo passo per rompere l’inerzia e innescare dinamiche di cambiamento e di “contagio” fra scuole. Se, infatti, in un sistema complesso come quello della scuola, si comincia a incidere sulla variabile spazio (nuovi setting/nuovi ambienti per l’apprendimento; si vedano le idee «Spazio flessibile (Aula 3.0)» e «Aule laboratorio disciplinari»), presto si avvertirà la necessità di andare ad agire anche sul tempo scuola. Molte delle scuole capofila hanno infatti sentito il bisogno di cambiare il setting d’aula a banchi allineati per favorire modelli didattici diversi (si vedano, a titolo d’esempio, le idee «Debate (Argomentare e dibattere)», «TEAL (Tecnologie per l’apprendimento attivo)», «Spaced learning (Apprendimento intervallato)», «ICT Lab» e «Didattica per scenari»). Quando la lezione si fa meno trasmissiva e si apre ad una didattica di tipo laboratoriale, ecco che l’unità temporale dell’ora di 60 minuti può non essere più sufficiente (idee «Compattazione del calendario scolastico», «Flipped classroom (La classe capovolta)» e «Bocciato con credito»), sfumano i confini tra apprendimenti formali-non formali-informali (idea «Dentro/fuori la scuola»), si rende necessario disporre di contenuti didattici digitali che sappiano “parlare” agli studenti con linguaggi multimediali in grado di veicolare contenuti che possono andare oltre il testo scritto (simulazioni, giochi educativi, app, ecc.; si veda l’idea «Integrazione CDD/Libri di testo»). Il progetto consente alle scuole che decidono di aderire al Movimento (le cosiddette 5 «adottanti») di accedere a un ambiente online di assistenza-coaching per sperimentare le idee innovative grazie al supporto delle scuole capofila. Docenti e Dirigenti hanno la possibilità di confrontarsi con altri docenti che hanno già sperimentato i percorsi di innovazione proposti. Nell’ambiente sono inoltre disponibili documenti e materiali multimediali e vengono organizzati momenti di riflessione e condivisione delle esperienze (webinar tematici e a carattere trasversale), che congiuntamente agli incontri seminariali in presenza, mirano a creare il presupposto per la costruzione di una comunità di pratica di docenti (figura 3). Figura 3 - Elementi del modello di assistenza-coaching per le scuole di Avanguardie educative. Il progetto di ricerca intende inoltre individuare nuove esperienze di innovazione e arricchire la galleria delle idee del Movimento. Il progetto ha infatti preso il via proponendo le prime 12 “idee” che certamente non sono le uniche esperienze di innovazione realizzate nella scuola italiana che mirano a “scardinare” il tradizionale modello organizzativo e didattico della scuola. A tal proposito, tramite il sito web del Movimento, è stata predisposta una form che consente alle scuole italiane di sottoporre all’attenzione di Avanguardie educative le proprie esperienze di innovazione realizzate a livello sistematico e continuativo. Tali esperienze vengono analizzate da un’apposita redazione al fine di coglierne la coerenza con i principi del Manifesto e la loro effettiva trasformazione in idea. All’individuazione di nuove idee viene quindi collegata la produzione di nuove linee guida per la loro implementazione e l’individuazione di ulteriori scuole capofila che mettono la propria esperienza a disposizione delle altre scuole italiane, consentendo così di offrire al sistema scolastico italiano nuove modalità per mettere in atto processi innovativi con il supporto delle scuole che le hanno già sperimentate. Avanguardie educative è, anche e soprattutto, un laboratorio di ricerca il cui obiettivo mira a un avanzamento delle conoscenze nel campo dell’innovazione scolastica con particolare attenzione alla comprensione di come si sviluppano, si radicano e si diffondono i processi di innovazione a scuola, partendo da una logica di innovazione di tipo bottom-up. 6 L’analisi di pratiche innovative dal punto di vista educativo e organizzativo realizzata con l’ausilio degli strumenti di ricerca descritti, consentirà di elaborare un modello efficace e sostenibile di innovazione scolastica che vada oltre il concetto di buona pratica, troppo spesso legata all’esperienza isolata del singolo docente “pioniere”, per svilupparsi a livello di scuola e di istituzioni scolastiche nel loro complesso e coinvolgere l’intera comunità di docenti, proponendo un percorso che sia trasferibile anche in altri contesti. Ciò sarà possibile anche grazie al lavoro congiunto di Indire e delle scuole capofila impegnate nella progettazione e realizzazione di strumenti di riflessione, implementazione e documentazione di pratiche organizzative e didattiche innovative che possano essere sperimentate e trasferite nelle scuole italiane che potranno avvalersi di un costante percorso di assistenza e coaching di tipo blended. Per informazioni: [email protected] Per aderire al Movimento: http://avanguardieeducative.indire.it/ («Adotta un’idea») Per proporre un’idea: http://www.indire.it/bandi/proponi/index.php?action=login Bibliografia Bagnara, S., Campione, V., Mosa, E., Pozzi, S., Tosi, L., Apprendere in digitale. Come cambia la scuola in Italia e in Europa, Guerini e Associati, Milano 2014. Bauman, Z., Futuro liquido. Società, uomo, politica e filosofia, AlboVersorio, Milano 2014. Biondi, G., La scuola dopo le nuove tecnologie, Apogeo, Milano 2007. 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