(continua) siamo pronti a soccorrere per primi?

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(continua) siamo pronti a soccorrere per primi?
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S
in alute
ATTREZZIAMOCI PER TEMPO
Troppo spesso ci si limita a tenere
in casa del cotone idrofilo e dell’alcool denaturato come attrezzatura
per le emergenze sanitarie. Ovviamente è troppo poco: anche se
non occorre dotarsi di un grosso
armamentario, bisognerebbe sempre avere a disposizione sia in casa che in auto un’apposita cassetta di pronto soccorso facilmente
accessibile, da riempire con:
de alla fasciatura. Nel caso che la
frattura interessi un’articolazione
l’arto si presenta spesso piegato o
deformato: in questo caso può essere necessario raddrizzarlo, manovra
che va eseguita sempre tenendo le
parti in trazione. Se il traumatizzato
non riesce a muovere le dita delle
mani o dei piedi, se avverte formicolio alle spalle o alle gambe, oppure dolore quando tenta di muovere
la schiena o il collo, può esserci
frattura della colonna vertebrale. In
questo caso l’unico modo per evitare lesioni del midollo spinale, con
conseguente paralisi o addirittura
morte, è mantenere immobile
l’infortunato. Evitare assolutamente
di sollevargli la testa per dargli da
bere! Se una situazione di grave pericolo impone di spostare la persona, occorrono almeno tre (possibilmente cinque) soccorritori. Due di
loro mantengono in trazione la colonna vertebrale, tirando testa e piedi in direzioni opposte, gli altri fanno scivolare le mani aperte a palmo
in su sotto la schiena della persona,
in modo da formare una specie di ripiano, quindi sollevano il corpo
mantenendolo il più possibile allineato e immediatamente lo immobilizzano su di un piano rigido.
Soffocamento da corpo estraneo
Posizionarsi alle spalle della persona e appoggiare un pugno contro il
suo stomaco, tra l’ombelico e l’arco
delle costole. Afferrare il pugno con
l’altra mano ed effettuare una serie
di energiche e brusche pressioni, in
modo da spingere verso l’alto il diaframma per aumentare la pressione
nei polmoni e far quindi schizzar
fuori il corpo estraneo. Se la persona sviene, sdraiarla sul pavimento a
pancia in su ed eseguire la stessa
manovra facendo pressione con le
mani aperte poste una sull’altra, a
braccia tese. Se il malcapitato non
rinviene rapidamente, alternare
quattro compressioni sullo stomaco
con due inspirazioni in bocca. Se si
tratta di un bambino piccolo, la manovra più efficace consiste nell’afferrarlo saldamente per i piedi e tenerlo sollevato a testa in giù. E se
capitasse la stessa cosa a noi mentre
siamo soli? In questo caso si appoggia lo stomaco contro una superficie
rigida (ringhiera, lavandino, tavolo)
e si preme diverse volte con tutta la
propria forza fino a quando il corpo
estraneo non viene espulso dalla
trachea.
Fermare un’emorragia
Nelle ferite al braccio, tenere l’arto
sollevato e comprimere con i pollici
nella cavità ascellare. Nelle ferite
all’avambraccio o alla mano, comprimere con i pollici nell’incavo del
gomito. Nelle ferite all’inguine o alla coscia distendere a terra la perso-
na e comprimere con forza sull’inguine con la mano a pugno, spingendo anche con l’altro braccio.
Nelle ferite alla gamba o al polpaccio, sdraiare a terra la persona, inginocchiarsi davanti a lei e farle mettere il piede sulla propria spalla,
quindi comprimere con i pollici
nell’incavo del ginocchio. Solo in
caso di assoluta necessità si può
usare un laccio, perché questo blocca del tutto la circolazione e quindi
può provocare la necrosi dei tessuti.
Inoltre è da escludere la sua applicazione a livello della gamba e
dell’avambraccio, dove i vasi sanguigni scorrono tra due ossa e quindi
non si lasciano comprimere. Ad ogni
modo il laccio, dopo che è stato
messo, non deve essere né allentato
né tolto, perché l’improvviso ristabilimento della circolazione rischia di
provocare uno scompenso circolatorio grave, o addirittura mortale.
Posizione antishock
Una grave lesione (ferita, ustione,
frattura) provoca spesso uno stato di
shock: la persona è pallida, ha la
pelle sudata e fredda, il polso debole e frequente, il respiro irregolare e
superficiale. In questo caso è importante far affluire il sangue al cervello e mantenere il calore corporeo.
Sdraiate la persona a pancia in su
con le gambe più alte della testa,
slacciatele i vestiti per facilitare la
circolazione del sangue, copritela
leggermente evitando però di farla
sudare con un calore eccessivo. Evitate assolutamente di farle bere alcoolici; potete darle ogni tanto un
sorso d’acqua non fredda solo se
non accusa nausea e non ha ferite
• Cerotti di varie dimensioni
• Fasce elastiche larghe 10 cm.
• Garze sterili di 5 e 10 cm.
• Guanti di lattice
• Aghi e siringhe
• Forbici e pinzette
• Flacone di soluzione salina sterile
• Flacone di disinfettante
• Flacone di acqua ossigenata
• Pomata antistaminica
• Pomata per le ustioni
profonde all’addome. Non mettete
in posizione antishock nel caso di
trauma cranico o nel sospetto di
emorragia cerebrale.
Posizione di sicurezza
L’infortunato che perde conoscenza
corre il rischio di soffocare per
ostruzione delle vie aeree da vomito
o per rovesciamento all’indietro della lingua. Inginocchiatevi a lato della persona e liberatele la bocca da
vomito, protesi dentarie, o qualunque altra cosa. Mettetele la testa in
estensione sollevandole il mento,
aiutandovi con l’altra mano posta
sotto la sua nuca. Allungatele lungo
il corpo il braccio che si trova dal
lato in cui vi trovate e piegatele l’altro braccio al gomito, facendo appoggiare l’avambraccio e la mano
sul torace. Piegatele il ginocchio del
lato in cui vi trovate, quindi afferrate contemporaneamente la spalla e
il bacino dall’altro lato e fate ruotare
il corpo in avanti. A questo punto il
braccio allungato si troverà sotto il
corpo e l’altro sarà a contatto con il
terreno, con la mano sotto la testa
(che va mantenuta in estensione).
Questa manovra non deve mai essere eseguita in caso di sospetta lesione della colonna vertebrale.
Saper mettere in atto, all’occorrenza,
queste semplici tecniche con tempestività e sangue freddo può veramente fare la differenza tra la vita e la
morte per un essere umano: non c’è
dubbio, quindi, che valga la pena di
conoscerle e di tenerle a mente… sia
pure sperando in cuor nostro di non
dovercene mai servire.
Milena Cannao
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