“Stravaganti e bizzarri”: la straordinarietà della Natura come

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“Stravaganti e bizzarri”: la straordinarietà della Natura come
“Stravaganti e bizzarri”: la straordinarietà della Natura come specchio del divino nell’opera di
Bartolomeo Bimbi
di Stefano Casciu
“Avendo poi la stessa Altezza Reale di Cosimo III fabbricato un bel casino in luogo detto la “Topaia” esposto sopra
l’eminenze delle famose vigne della Real Villa di Castello – per dar luogo al suo riposo, in caso che avesse voluto far
gita intorno alle medesime – sì come questo luogo era ed è ripieno di tutte le sorti di frutte, di agrumi, d’uve e fiori
che finora si sono potute trovare, sì di naturali come anche di stravaganti e bizzarri aborti della natura, così volle che
restasse tutto adorno di quadri rappresentanti al vivo le stesse cose. Non solo perché, in caso della mancanza delle
piante originali, restassero sempre vive nella memoria di ciaschedun dilettante le forme e i colori d’ogni specie de’
frutti loro, ma eziandio perché noti si facessero distintamente i veri nomi, già variamente confusi, delle medesime,
colle loro copie e inscrizioni. Per la qual cosa non capitò mai frutta forestiera e stravagante che Sua Altezza Reale
non la mandasse subito a farne il ritratto al Bimbi, per collocarsi poi in detto casino, col dovuto e destinato ordine al
luogo suo.”
Francesco Saverio Baldinucci, Vita di Bartolomeo Bimbi, 1725-1730 ca. ( 1 )
Le opere presentate in questa mostra, provenienti dal Museo di Storia Naturale dell’Università degli studi di Firenze e
dal Museo della natura morta nella Villa medicea di Poggio a Caiano (Polo museale della Toscana), rievocano una
esposizione curata da chi scrive e da Chiara Nepi nel 2008 2 La mostra venne allestita nelle Scuderie della Villa
medicea di Poggio a Caiano e nelle sale della villa che dal 2006 accolgono il museo dedicato al genere pittorico della
natura morta. In questi dipinti, datati tra il 1686 circa ed il 1728 (ai quali si aggiunge in mostra una selezione di cere
botaniche del Museo di Storia Naturale, di epoca posteriore ma ad essi connesse nello spirito di documentazione
scientifica che le ispira) il pittore fiorentino Bartolomeo Bimbi (1648-1730) 3 ha illustrato ortaggi, frutti e piante
caratterizzate da elementi di straordinarietà o di eccezionalità, soprattutto per le dimensioni, ma anche per altre
particolarità quali ad esempio la forma eccentrica o la provenienza esotica.
In queste tele, destinate principalmente al suo committente più importante, il Granduca di Toscana Cosimo III de’
Medici, ma anche alla figlia Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina ed ultima della dinastia fiorentina, il
Bimbi ha raffigurato una strepitosa serie di frutti ed ortaggi “stravaganti e bizzarri”, che venivano ‘ritratti’ dal pittore
di volta in volta che se ne presentava l’occasione. Quando infatti questi prodotti della terra, dalle caratteristiche del
tutto speciali ed uniche, venivano ritrovati e portati al Granduca da tutta la Toscana, egli li faceva immediatamente
raffigurare in pittura dal Bimbi per conservare la memoria del loro aspetto e delle loro caratteristiche eccezionali,
spesso descritte in iscrizioni esplicative dipinte nella stessa tela. Il Bimbi era l’artista col quale il Granduca nei suoi
ultimi anni di regno 4 aveva forse la maggiore sintonia, basata sul comune amore per la Natura nelle sue più varie
manifestazioni, una affinità che coinvolgeva anche gli scienziati e i naturalisti operanti alla corte medicea, primo fra
tutti il botanico Pier Antonio Micheli. Come ricorda il biografo del Bimbi, Francesco Saverio Baldinucci, “non capitò
mai frutta forestiera e stravagante che Sua Altezza Reale non la mandasse subito a farne fare il ritratto al Bimbi, per
collocarsi poi in detto casino, col dovuto e destinato ordine, al luogo suo” 5 . Il luogo al quale il Baldinucci fa
riferimento è il Casino detto della Topaia, una piccola villa rustica, nobilitata dall’intervento architettonico del
maggiore scultore ed architetto della corte fiorentina del tempo, Giovan Battista Foggini, situata nelle immediate
vicinanze di un’altra maggiore e più celebre villa medicea, la Petraia 6 . Nelle sale della Topaia, posta al limite
superiore di quelle “famose vigne” che circondavano le vicine ville della Petraia e di Castello, il Granduca volle che
“restasse tutto adorno di quadri rappresentanti al vivo (…) tutte le sorti di frutte, d’agrumi, d’uve e di fiori che finora
si sono potute trovare”, e che vi fossero destinati inoltre, “col dovuto e destinato ordine, al luogo suo”, anche i
‘ritratti’ di quegli “stravaganti e bizzarri aborti della natura” che il Bimbi dipingeva all’occasione su sua commissione.
Questa raccolta di opere che avevano come soggetto la Natura nel suo meraviglioso dispiegamento di molteplici
forme, colori, profumi e sapori era appartata e privata, ma ben nota ai contemporanei, tanto che (è ancora il Baldinucci
a parlare 7 ) “non vi è dilettante e professore o nazionale o forestiero, che a questo luogo, molto di buona voglia e con
somma curiosità, non si porti, e con altrettanta soddisfazione d’averlo veduto non se ne parta.”
Quei dipinti (molti dei quali qui esposti) erano quindi dedicati a rappresentare la splendida varietà del mondo
botanico, ma anche quei casi eccezionali che la Natura offriva in modo apparentemente casuale, in realtà secondo un
disegno divino imperscrutabile ma certamente presente, che informava una visione teologica che Cosimo III, uomo di
1
BALDINUCCI 1725-1730, ed.1975, p. 247.
STRAVAGANTI E BIZZARRI 2008
3
Per il Bimbi si veda la monografia BARTOLOMEO BIMBI 1998, e da ultimo VILLA MEDICEA DI POGGIO A CAIANO 2009, alle pp. 50165.
4
Il Granducato di Cosimo III fu il più lungo dell’intera storia medicea. Nato nel 1642, Cosimo, figlio di Ferdinando II e di
Vittoria della Rovere, salì al trono nel 1670 e morì nel 1723.
5
BALDINUCCI 1725-1730, ed. 1975, p. 247.
6
Per la Topaia vedi SPINELLI 2008.
7
, BALDINUCCI, 1725-1730, ed. 1975, pp. 249-250.
2
profonda fede, condivideva con i suoi consiglieri spirituali, ed in particolare col gesuita Paolo Segneri. Il celebre
prelato scrisse proprio a Firenze testi importanti, alcuni dei quali dedicati al Granduca stesso, “nei quali la natura
viene intesa come frutto della sapienza e della bontà divina, facendosi compendio all’uomo nella ricerca del supremo
artefice e nell’itinerario verso la di Lui conoscenza” 8 .
Accanto ai dipinti di soggetto teratologico, dedicati a casi speciali ed individuali, nella stessa villa della Topaia, ed in
particolare nel salone centrale e negli ambienti ad esso adiacenti, erano disposti altri celebri dipinti di Bartolomeo
Bimbi, veri e propri campionari delle varietà dei frutti che all’epoca erano prodotti in Toscana, uve, agrumi, pere,
mele, pesche, susine, ciliege, fichi, albicocche, illustrate in splendidi dipinti (tutti oggi esposti nel Museo della natura
morta nella Villa medicea di Poggio a Caiano) che sono da considerare tra i vertici della pittura di natura morta
italiana 9 .
Nel complesso, questo insieme di dipinti di soggetto naturalistico (di tema prevalentemente botanico, anche se non
mancavano alla Topaia tele raffiguranti animali 10 ), rappresenta una delle imprese più singolari realizzate a Firenze
alla fine dell’età medicea, tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, in attuazione di una precisa volontà del
granduca Cosimo III de’ Medici e grazie all’abilità mimetica ed artistica di Bartolomeo Bimbi, uno dei grandi maestri
della natura morta italiana.
Sono strette le relazioni tra l’impresa pittorica di Bartolomeo Bimbi alla Topaia e i contemporanei sviluppi dello
studio della botanica alla corte medicea, in particolare con l’attività e l’opera del celebre botanico Pier Antonio
Micheli. Su questo tema specifico si rimanda al testo di Chiara Nepi in questo stesso catalogo.
I documenti d’archivio 11 ci mostrano con chiarezza come il Granduca Cosimo III de’ Medici, a partire dal 1697,
abbia seguito un piano ben preciso per allestire l’arredo artistico della Topaia, prendendo il via dalla mobilia, eseguita
appositamente per la villa e secondo un progetto definito sin dall’inizio nelle sue caratteristiche, nelle scelte stilistiche
e nei motivi decorativi, improntati ad una immagine trionfale e lussureggiante della Natura. Dal 1699 arrivarono nella
villa i grandi otto campionari di frutti dipinti dal Bimbi ed oggi esposti nel Museo della natura morta di Poggio a
Caiano (i Fichi, con 33 varietà, le Mele, con 52 varietà, le Ciliegie, con 34 varietà, le Pere, con 114 varietà, le Susine,
con 39 varietà, le Pesche e albicocche, con 45 varietà, le Uve, con 75 varietà in due distinti dipinti), inseriti in
spettacolari cornici anch’esse a tema botanico, realizzate appositamente dall’intagliatore di origine olandese Vittorio
Crosten e ancora oggi conservate. Nel 1715 giunsero poi alla Topaia le quattro Spalliere di agrumi, anch’esse opera
del Bimbi e conservate a Poggio a Caiano, nelle quali sono raffigurate 116 diverse varietà di arance, bergamotti, cedri,
limoni, lumie, melangoli e lime 12 . In tutte queste opere ogni frutto è associato ad un numero che rimanda ai nomi
correnti delle specifiche varietà 13 , elencati in cartigli dipinti in bella evidenza nelle stesse tele, fatto che rende questi
dipinti particolarmente importanti anche per la conoscenza della varietà linguistica delle denominazioni, oltre che
della biodiversità, considerando che gran parte di queste varietà di frutti oggi non sono più esistenti, o comunque sono
molto rare 14 . Si comprende bene, osservando queste tele, quale fosse la volontà enciclopedica e scientifica che
informava questo programma artistico ed illustrativo, in parallelo con quanto andava elaborando il Micheli con la sua
catalogazione di centinaia di varietà botaniche. Allo stesso tempo è evidente il rimando a quel disegno teologico al
quale si alludeva prima, che “nell’abbondanza dei frutti della terra … implica la lode della bontà divina”, mentre
“nella considerazione della sua varietà porta alla riflessione sulla sapienza del Signore” 15 .
In maniera diversa, ma altrettanto significativa, anche i dipinti qui esposti, dove troviamo singole piante, frutti ed
ortaggi eccezionali, mostruosi od eccentrici, testimoniano della volontà del committente di illustrare l’abbondanza e la
varietà del Creato, anche se in forme non prevedibili né catalogabili, a differenza dei campionari dei frutti toscani, ma
come prova dell’arbitrio e della sapienza del Creatore, che si manifesta senza preavviso, suscitando una meraviglia
che, tradotta in pittura grazie all’abilità del Bimbi, trova piena espressione nelle forme stilistiche del Barocco, delle
quali queste opere sono esempio tra i più originali.
E la meraviglia, prima ancora di trasformarsi in arte grazie al Bimbi, si manifestava in forma spontanea e naturale nel
comportamento dei contadini, degli ortolani o dei nobili di campagna che rinvenivano nei loro campi, senza potersene
spiegare le ragioni, questi frutti e questi ortaggi giganteschi, deformi, assolutamente debordanti, fonte anche di timori
superstiziosi, o comunque di stupore pre-scientifico. Ben sapendo che questi prodotti della Natura avrebbero suscitato
il piacere e l’interesse del Principe, del quale era ben nota la passione per la scienza e le espressioni bizzarre del
Creato, e di certo anche nella speranza di ottenere una probabile ricompensa, essi si affrettavano a portarli alla corte di
Firenze da tutti gli angoli della Toscana. Il destino di questi frutti era di essere innanzitutto dipinti, per serbarne la
memoria, e quindi consumati alla mensa del Granduca e dei cortigiani.
8
DELLA MONICA 2008, p. 47. Per i testi del Segneri ed il suo importante rapporto con Cosimo III ed il suo mecenatismo artistico
nel campo della pittura di cose naturali, sono fondamentali le ricerche di Ilaria Della Monica. Si vedano soprattutto DELLA
MONICA 1992, e DELLA MONICA 2008.
9
Cfr. VILLA MEDICEA DI POGGIO A CAIANO 2009, cit. schede nn. 11, 12, 17, 18, 19, 20, 21, 22.
10
CASCIU 2008
11
CASCIU cit. , pp. 40-43.
12
VILLA MEDICEA DI POGGIO A CAIANO 2009, cit. schede nn. 31 a,b,c,d
13
Non si tratta ancora del nome scientifico, dal momento che siamo in epoca pre-linneana.
14
Per questi temi si veda AGRUMI, FRUTTE E UVE 1982.
15
DELLA MONICA 2008, cit. p. 50.
Esemplare è tra i tanti il caso del Cocomero di Amerigo Baldi (catalogo n. 7). Così lo descrive il Baldinucci: “...un
cocomero di libbre centocinque, bellissimo, mandatogli dallo stesso Granduca con ordine che intero lo dipingesse e
tale lo rimandasse ... e il giorno dipoi, oltre a un generoso onorario, trovossi [il Bimbi] a casa una fetta di quello di
trenta libbre, fortemente diacciata e di bellissimo colore, acciò la dipignesse nella stessa tela e indi saziasse con essa la
propria famiglia e suoi amici: come seguì” 16 .
Fu simile il caso del Tartufo di Castel Leone (catalogo n. 8), del quale viene narrata l’intera vicenda nel cartiglio
dipinto. “Nel Principato di Castel Leone, posseduto dall’Altezza Reverendissima del Signor Principe Cardinale
Francesco Maria de’ Medici, nel mese di Ottobre dell’Anno 1706 fù trovata questa gran massa di materia in quel
terreno, ove si producono i Tartufi neri odorosi. E perché questo globo nell’esterna sua apparenza aveva tutte le
qualità di vero Tartufo, cioè figura, colore, consistenza, e odore eziandio, fu perciò come tale mandato à Firenze a Sua
Altezza Reverendissima e da lei fù donato all’Altezza Reale di Cosimo III Gran Duca di Toscana. Questo smisurato
Tartufo pesò libbre 54 ½ . La sua corteccia era quasi affatto impietrita, ed era grossa due dita traverse, e ciò fù creduto
procedere dall’esser questo Tartufo molto, e molto antico, e per tal cagione è credibile esser parimente proceduto, che
la sua interna sostanza non fusse uniforme, tenera, e pastosa, siccome è quella de’ Tartufi ordinari; ma tutta ineguale,
terrea, traforata, e dogn’intorno divisa da molte, e molte tuniche, simili a un sottile cuoio, e bianche, e rosse, e di altri
colori, ad alcune delle quali tuniche erano uniti molti piccoli vermicciuoli rossi, effetti tutti dell’essersi in progresso di
molti Anni stranamente alterata la sua sostanza”. Il Bimbi lo dipinse nell’ottobre del 1706 in maniera sontuosa e
solenne, posato su un piatto d’argento sopra una tavola ornata da una tovaglia rossa, sormontata da un tendaggio di
velluto verde con nappe dorate, sia intero che diviso, per farne apprezzare anche la conformazione dell’interno 17 .
Od ancora vediamo il Cavolfiore del canonico Venuti e il ramolaccio del podere del marchese Corsi (catalogo n. 10),
dei quali si legge nel cartiglio dipinto dal Bimbi nella tela eseguita nello stesso anno 1706: “Questo smisurato Cavolo,
crebbe nel Territorio di Cortona nella Villa di Ticognano, del Signor Canonico Michel Angelo Venuti, distante un
miglio, è quasi al pari della Città medesima. Fù donato al Signor Cavaliere Segretario Montemagni, che pesatolo dopo
già molti giorni che era colto, lo trovò di libbre 18 e poi lo regalò alla Real Altezza di Cosimo Terzo. Il famoso
Ramolaccio fù prodotto in un podere del Signor Marchese Corsi alla Fonte all’Erta, lo portò a Sua Altezza Reale Pier
Antonio Micheli Botanico della medesima Altezza Serenissima Reale, e pesava libbre otto, e un oncia. Seguì l’uno, e
l’altro nel Mese di Dicembre dell’Anno 1706” 18 .
Ed infine, vediamo il caso della Zucca del giardino granducale di San Francesco a Pisa (catalogo n. 13), dipinta nel
1711, del quale abbiamo questo divertente resoconto dal biografo Baldinucci: “Una mattina pertanto veddesi il nostro
pittore portare da due facchini una grossissima zucca di libbre centosessantasette, col seguito di molta curiosa gente
che con strepito l’accompagnò fino a casa sua”. Si trattava, come recita il cartiglio dipinto nel quadro, di una “Zucca
nata in Pisa nel Giardino di Sua Altezza Reale detto di S. Francesco l’Anno 1711. Pesava libbre 160” . La zucca, per
volontà principesca venne raffigurata “intera e partita per vederne l’interno” 19 .
Come si comprende da questi pochi esempi, la modalità di rappresentazione pittorica di questi parti eccezionali della
Natura prevedeva generalmente un’attenta e veritiera illustrazione, paragonabile ad una tavola di documentazione
scientifica, anche se con spiccate qualità pittoriche e di stile nella linea della natura morta barocca, ma anche e
contemporaneamente con la irrealistica rappresentazione dello stesso frutto od ortaggio sia intero che aperto, per
mostrarne didatticamente l’interno. Principalmente i frutti sono collocati in una ambientazione paesistica che spesso
allude al contesto del loro ritrovamento, come ad esempio la veduta in lontananza di Pisa, con la torre pendente, nella
tela del 1711 con la Zucca, o la piramide e le palme nel dipinto coi Datteri del 1720 (catalogo n. 21). Vi è però
un’altra modalità, che incontriamo ad esempio nei dipinti con il Tartufo, il Cavolfiore e ramolaccio, il Cardo
maggiore di Spagna (catalogo n. 9), il Cedrato gigante (catalogo n. 15), il Grappolo d’uva di Ponte alla Badia
(catalogo n. 19), o i Cedrati dipinti per l’Elettrice Palatina Anna Maria Luisa de’ Medici (catalogo nn. 23-25): una
rappresentazione individuale del frutto o dell’ortaggio in un contesto astratto arricchito da elementi aulici (piatti in
metallo o in porcellana, tovaglie, tende, tavoli in marmo) che conferiscono a questi eccezionali prodotti del Creato un
valore esemplare e solenne, in linea con la visione spirituale della Natura come specchio della volontà divina alla
quale abbiamo già fatto cenno.
Negli stessi anni dedicati all’arredo della Topaia 20 , che come si è visto era di tema soprattutto botanico, Cosimo III
definì, ancora una volta con l’aiuto della versatilità stilistica e delle capacità pittoriche di Bartolomeo Bimbi, fidato
interprete della sua personalissima visione della Natura, un secondo originale allestimento di dipinti naturalistici,
questa volta di soggetto zoologico, in un’altra delle ville da lui più amate, l’Ambrogiana a Montelupo Fiorentino 21 .
Cosimo III volle riunire in quel luogo un numero veramente impressionante di dipinti (negli inventari se ne contano
oltre settanta, dei quali se ne conservano almeno trentaquattro, ventiquattro dei quali riferibili con certezza al Bimbi),
16
R. Spinelli, scheda n. 10, in STRAVAGANTI E BIZZARRI 2008, cit. p. 84.
R. Spinelli, scheda n. 11, in STRAVAGANTI E BIZZARRI 2008, cit. p. 86.
18
R. Spinelli, scheda n. 13, in STRAVAGANTI E BIZZARRI 2008, cit. p. 90.
19
R. Spinelli, scheda n. 16, in STRAVAGANTI E BIZZARRI 2008, cit. p. 98.
20
La contemporaneità dei due allestimenti emerge con evidenza dai Giornali di entrata e di uscita della Guardaroba Medicea.
21
Sulla villa, accanto alla quale il Granduca aveva voluto fondare un convento dei Padri francescani alcantarini, collegato alla
residenza granducale da un lungo corridoio, si veda da ultimo il contributo di GRIFFO 2006, con bibliografia precedente.
17
quasi tutti eseguiti appositamente per questa villa, seguendo le occasioni della Natura, che faceva nascere e ritrovare
animali curiosi, mostruosi, colorati, bizzarri, che suscitavano nel Principe un’intensa attrazione, che alcuni hanno
voluto definire da voyeur 22 . Queste opere erano disposte prevalentemente nel grande salone dell’appartamento nobile
del Granduca, dove sessantacinque tele (delle quali ben cinquantadue raffiguravano uccelli, vivi o morti 23 ) erano
disposte fittamente sulle pareti. Sebbene la caccia fosse il principale leit-motiv presente nei dipinti dell’Ambrogiana,
visto che la villa era posta al limitare del Barco reale, la più grande bandita di caccia medicea, non era certo solo
l’attività venatoria ad interessare Cosimo III, ma anche qui - come a Topaia - la stupefacente varietà della Natura, in
questo caso nelle forme animali.
Nelle ville della Topaia e dell’Ambrogiana, esempi del raffinato mecenatismo dell’ultimo grande sovrano della
dinastia Medici, la peculiarità delle scelte di Cosimo III così come emergono dalle opere esposte in mostra,
testimonianza delle superlative capacità artistiche di Bartolomeo Bimbi, aveva dato forma ad un progetto unico nel
panorama del tempo. Trascendendo sia il mero dato di illustrazione naturalistica, che pure è fondamentale e
scientificamente fondato, sia il valore artistico ed estetico dei dipinti, comunque altissimo, e sfruttando con
consapevolezza le potenzialità tecniche e stilistiche di Bartolomeo Bimbi e le sue capacità di rappresentazione
pittorica della realtà naturale, Cosimo III de’ Medici aveva creato per la sua personale e privata meditazione un
universo di immagini in sé concluso ed autosufficiente, per attingere, attraverso la multiforme varietà delle forme
della Natura, ad una superiore visione del mondo.
Bibliografia citata
BALDINUCCI 1725-1730, ed. 1975
F.S. Baldinucci, Vite di artisti dei secoli XVII-XVIII (1725-1730), BNCF, Fondo Palatino, ms. 565, ed. a cura di A. Matteoli,
Roma 1975
AGRUMI, FRUTTA E UVE 1982
Agrumi, frutta e uve nella Firenze di Bartolomeo Bimbi pittore mediceo, Firenze 1982
MOSCO 1985
M. MOSCO, Natura viva in Casa Medici, in Natura viva in Casa Medici, catalogo della mostra a cura di M. Mosco, Firenze 1985,
pp. 11-16
DELLA MONICA 1992
I. Della Monica, Bartolomeo Bimbi, Paolo Segneri e Cosimo III, in “Artista”, 1992, pp. 36-65
BARTOLOMEO BIMBI 1998
Bartolomeo Bimbi. Un pittore di piante e animali alla corte dei Medici, a cura di S. Meloni Trkulja e L. Tongiorgi Tomasi, con
contributi di I. Della Monica, S. Meloni Trkulja, M. Rossi, R. Spinelli, L. Tongiorgi Tomasi, Firenze 1998
GRIFFO 2006
Al. Griffo , Cosimo III de’ Medici all’Ambrogiana, a Montelupo Fiorentino: l’orto del convento e due cappelle di Pier Dandini,
in Ville e parchi storici. Strategie per la conoscenza e il riuso ambientale, atti del convengo (Lastra a Signa, 2004), a cura di S.
Bertocci, G. Pancani, P.Puma, Firenze 2006, pp. 39-42
STRAVAGANTI E BIZZARRI 2008
Stravaganti e bizzarri. Ortaggi e frutti dipinti da Bartolomeo Bimbi per i Medici, catalogo della mostra a cura di S. Casciu e C.
Nepi (Poggio a Caiano), Firenze 2008
CASCIU 2008
S. Casciu, Allestimenti di nature morte nelle ville medicee al tempo di Cosimo II: il caso della villa di Topaia, in
STRAVAGANTI E BIZZARRI 2008, pp. 27-43
DELLA MONICA 2008
I. Della Monica, La Topaia come luogo dello spirito, in STRAVAGANTI E BIZZARRI 2008, pp. 45-54
SPINELLI 2008
R. Spinelli, La Topaia “villa della fruteria”, il restauro di Giovan Battista Foggini e Cosimo III de’ Medici, in STRAVAGANTI E
BIZZARRI 2008, pp. 19- 26
VILLA MEDICEA DI POGGIO A CAIANO 2009
Villa medicea di Poggio a Caiano. Museo della Natura morta. Catalogo dei dipinti, a cura di S. Casciu, Livorno 2009
22
23
MOSCO 1985, p. 12, che cita il viaggiatore francese Guyot de Merville.
Molti di questi dipinti sono oggi conservati nel Museo della natura morta di Poggio a Caiano.