Testimonianza di Davide Fusco

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Testimonianza di Davide Fusco
Testimonianza di Davide Fusco (alunno dal 1943 al 1947).
La mia conoscenza con il “regio” liceo ginnasio Caio Giulio Cesare avvenne in una fredda ed
umida mattinata del novembre 1943.
L’Italia, stremata per la disfatta militare, era divisa in due, occupata da eserciti stranieri che si
combattevano tra loro.
Incombeva, pure, lo spettro di un De bello civili…
Gli esperti di storia facevano paragoni con la guerra Gotica-Bizantina e con quella dei Trenta
Anni.
Provenivo dall’Umberto I (ora Pilo Albertelli) antiquato, tetro e freddo edificio.
Che impatto felice fu... era il nuovo Istituto una moderna, elegante e luminosa struttura!
Percepii che vi avrei studiato con piacere e così è stato sino al conseguimento, nell’anno 1947,
dell’agognata licenza liceale.
Venni ricevuto quella mattina dal preside Rispoli, cortese persona, che mi assegnò alla V
ginnasiale, sezione C, allora unica classe mista.
“Come ti chiami ? Da dove provieni ? Siediti nella fila dei maschi”, così disse la severa
professoressa sensibilmente contrariata per essere stata, inopinatamente, interrotta nel suo
eloquio sull’orazione Pro Archia.
Ma, mentre rispondevo alle domande, fui folgorato da un paio di lunghe trecce bionde e,
romanticamente, cominciai a sognare...
Il sognare ad occhi aperti fa parte del mio patrimonio genetico, accompagna fedelmente la mia
avventura umana e, oggi, addolcisce l’incombente ed ineluttabile vecchiaia; comunque, evito
con cura la lettura del De senectute…
Quell’anno mi imbattei, per la prima volta, nella dibattuta “questione morale”. Colpa di un
disegno (ritenuto alquanto spinto) che, dal retro della fila, sul mio banco.
Quale corpo di reato fu subito sequestrato dall’insegnante intenta ad illustrare, con enfasi, il
patetico addio di Lucia al paese natio.
Mi fu subito elargito un 4 in italiano, ulteriore 4 in condotta mi venne minacciato, nonostante
avessi immediatamente dichiarato che il disegno non era mio e che, per altro, ignoravo chi lo
avesse inviato. L’autore, invece, mi era ben noto ma la professione di spione mi ha sempre
ripugnato. Le ragazze poi, subdorato di cosa potesse trattarsi, sommessamente cominciarono a
sghignazzare... la qual cosa irritò vieppiù l’isterica ma castigata docente.
Il paterno genitore convocato per il giorno seguente assunse, con il dovuto tatto, la difesa del
proprio “amorale figlio”. A casa, elogiatomi per non aver fatto il delatore, riferì che la
professoressa mi riteneva, comunque, colpevole in quanto avevo sorriso, compiaciuto, alla
vista del contenuto del disegno
O tempora o mores !
Da parte mia decisi, da adulto, di fare il magistrato del p.m. (sembrerà un paradosso) per
tutelare il più possibile i diritti degli imputati e, comunque, di ridere sempre, con un certo
distacco, innanzi a scene scabrose.
Il disegno incriminato descriveva — senza ricorrere a particolari volgarità- l’aspirazione di un
giovane a voler riformare una scuola ormai superata. Si era, incredibilmente, verificato il primo
caso di contestazione con grande anticipo sul fatidico 1968.
Mutate mutandis... ma, aggiungo io, la virtù è sempre nel mezzo...
Al secondo liceo Eros scoccò un altro dardo (due vellutati occhi neri mi stregarono) e, al solito,
ricominciai a sognare…
Scrissi pure angosciate rime.., i lirici greci, latini ed italiani producevano fecondi risultati.
Terzo liceo, la grande paura degli esami di stato; nottate a studiare e ripassare numerosi e
ponderosi testi. Ero divenuto un abituè del programma radio “Notturno dall’Italia” che iniziava
alle ore 24 e terminava alle 5 del mattino. La musica allentava la tensione nervosa..., ma.
ancora oggi, talvolta l’incubo della versione scritta italiano latino turba i miei sonni.
Ma chi lo avrebbe allora detto che un giorno mi sarei dilettato con la lingua di Cicerone ?
Certamente ripudiando i sistemi della sadica e perversa moglie del triumviro Marco Antonio...
Ormai “maturo” (così dicevano i quadri esposti) mi congedai dal Giulio Cesare al tramonto di
una calda giornata estiva, profondamente grato per quello che mi aveva offerto: serenità,
determinazione e saggezza
Ero consapevole che una significativa tappa delle mia vita si era conclusa..; mio padre, da quel
momento, mi permise di fumare in sua presenza.
Ma, in quel meriggio lontano, mentre fantasticavo quale potesse essere il mio futuro, mi
proposi che - anche nel corso della tumultuosa vita che m’attendeva — sarei rimasto sempre
me stesso e che mai avrei fatto compromessi con la Coscienza.
Ne sono stato ampiamente gratificato, pur se la cosa mi ha, come intuibile, procurato
sofferenze varie. Ma, la filosofia stoica e cristiana avevano pure insegnato qualche cosa... ed il
principe De Curtis (in arte Totò) non aveva forse detto “siamo uomini o caporali ?“.
Compiuto gli studi giuridici entrai in banca e, in seguito, misi su famiglia.
Ho ripreso, attualmente, con rinnovato vigore lo studio dei classici, nobilitando così la terza età
ma, in verità, anche per riallacciare il dialogo iniziato, nel lontano 1943, con il Giulio Cesare.
Non manco mai, transitando per Corso Trieste, di rappresentarglielo e lui, ne sono certo, mi
comprende e si compiace...
Aveva ragione Sant’Agostino quando affermava che il tempo è un “continuum” anticipando
quindi le più recenti teorie al riguardo.
Concetto, invero, complesso... che ora comprendo appieno; da liceale, assai meno... Chissà
perché?
Quanto è bella giovinezza che si fugge tuttavia...
(12/04/2003) Davide Fusco, ex alunno Liceo Giulio Cesare, classe V C - 1943