Sulla corporeità Spunti di riflessione - "Ferraris"

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Sulla corporeità Spunti di riflessione - "Ferraris"
Barbara Rubino1
Sulla corporeità
Spunti di riflessione
Per chi ne volesse sapere di più
“Il senso della vita si può cogliere solo nella sua ricerca incessante”
L. Tolstoj
“La verità è una cosa così rara che è piacevole dirla”
E. Dickinson
L’intento seguito nella compilazione di quanto segue è stato ispirato dall’esigenza di
fornire una serie di riflessioni essenziali per comprendere il vasto ed eterogeneo discorso sul
corpo e sul più complesso concetto di corporeità.
È stata forse mia presunzione aver cercato di creare una sintesi per un argomento così
complesso. Mi consolerebbe il solo sapere di aver stimolato in chi leggerà questo mio scritto
eventuali curiosità ed interessi, al di là di ogni convinzione o fede.
Prima di addentrarmi nel vivo della trattazione è necessario precisare che è impresa non
semplice dare una definizione esaustiva di corpo per le varie accezioni che questo stesso ha
acquisito nel tempo e nelle diverse culture, ma anche a causa dei molteplici significati ad
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Docente di Scienze Motorie presso il Liceo Scientifico Statale “G. Ferraris” di Varese.
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esso attribuiti dai vari saperi (filosofia, psicologia, psicanalisi, biologia, neuroscienze, …)
che si sono occupati di questa realtà.
Parlare di corpo e di corporeità, termine ancor più affascinante, oggi erroneamente
richiama soltanto riferimenti immediati alla biologia, alla medicina, alla riabilitazione, alle
attività sportive – ricreative o al mantenimento della perfetta forma fisica che sta sfociando
sempre di più nel fitness più aberrante (e conduce a problematiche correlate
all’alimentazione e ai disturbi alimentari stessi: anoressia, bulimia, ecc.), fino ad arrivare
allo sfruttamento del corpo nella pubblicità e nella moda (corpo assunto come modello
estetico di riferimento).
Anche lo sport spettacolo, nelle sue forme esasperanti di competizione e di esibizione,
non è immune da grandi responsabilità; il rispetto per il corpo dell’atleta viene spesso
subordinato agli ingenti interessi di natura economica che sono alla base di questo fenomeno
sociale e che altrettanto spesso diventano fattori coercitivi che spingono lo sportivo ad
assumere sostanze dopanti anche se pericolosissime per la sua salute.
Da questa babele di implicazioni, unite anche alla cultura tipicamente occidentale di aver
sempre considerato il corpo, nella migliore delle ipotesi, uno strumento della mente, si è
giunti a un grado di confusione tale che si può comprendere il processo di svilimento che ha
subito l’importanza della corporeità, anche scolasticamente parlando.
Se il corpo rappresenta l’organismo umano e testimonia la presenza del soggetto nel “qui
e ora”, per corporeità si intende non solo la presa di coscienza del proprio corpo come
mediatore tra la realtà interna ed esterna (io e non-io), ma anche la consapevolezza
dell’essere stesso che, inglobando le esperienze personali di sensazioni, emozioni,
sentimenti, porta ad un’armoniosa realizzazione del sé. La presa di coscienza del corpo
comporta anche la consapevolezza del proprio limite. La consapevolezza di essere mortali
fa crollare il sogno di onnipotenza (proprio per questa delusione spesso si assiste al ricorso
alla droga o all’assunzione di atteggiamenti di “sfida del pericolo”).
Solo chi possedesse una padronanza culturale eclettica, da auspicare per poter superare i
pregiudizi sulle infinite realtà che non conosciamo, può comprendere quanto si stia
rivalutando il corpo negli ultimi recenti studi, in particolare delle neuroscienze (studi
neuronali, neuroni specchio2, Embodied Cognition)3.
Riguardo al tema dell'embodiment e della corporeità, il dialogo è più che mai aperto e
vivo, poiché si pensa che le conoscenze non siano elaborazioni delle informazioni, ma
derivino dal movimento e dall’azione. Quando, per esempio, comprendiamo parole o frasi,
evochiamo una simulazione interna delle situazioni che le parole traducono, spiegando così
l'importanza che il corpo ha per la cognizione. Da qui la necessità di uno spostamento, in
direzione di una cultura dell’embodiment, dalle tipiche antinomie del pensiero occidentale:
mente/corpo, natura/cultura, individuo/società, all’incarnazione della corporeità stessa come
esperienza situata/personificata nella relazione tra educazione e formazione, tra
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Questa recente scoperta testimonia l’individuazione di un meccanismo potente che può essere denominato
con il termine, a volte discusso, di simulazione motoria (Gallese, 2007). Questo studio individua e cerca di
spiegare una varietà di fenomeni che vanno dallo sviluppo dell’empatia all’evoluzione del linguaggio.
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Importanza che il corpo ha nei processi cognitivi e di come non siano vincolati solo al cervello ma anche al
nostro sistema sensorimotorio, quindi alla motricità.
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comunicazione sociale e comunicazione interiore, tra cura dell’altro e cura di sé, tra modello
sociale e compito personale, tra universo pubblico e sfera privata.
Alla rivalutazione del corpo e della corporeità hanno dato un notevole contributo la
concezione comportamentistica e quella fenomenologica e gli studi dei più autorevoli autori
contemporanei, Dewey, Watson, Husserl, Sarte, Merleau-Ponty, solo per citarne alcuni, i
quali hanno tentato, anche se per alcuni è rimasto un mero tentativo, di superare il dualismo
cartesiano (res cogitans, res extensa), per evidenziare l’impossibilità della scissione
nell’uomo tra corpo e mente. Anche se alcune cristallizzazioni “sugli opposti” permeano
ancora la nostra cultura occidentale. Basti pensare alla psicanalisi freudiana e ai suoi
dualismi tra conscio ed inconscio, tra es e super-io. Recupera l'unità la psicologia
individuale di Jung che, discostandosi dal suo maestro, ritiene l'inconscio il nostro autentico
aspetto creativo.
Attraverso i contatti corporei passa il flusso di sentimenti ed emozioni che possiamo
sperimentare nella nostra vita. L’identità corporea si struttura su una precisa percezione dei
propri limiti e sulla capacità di sopportare il senso di frustrazione che ne può derivare
quando questo non ha l’aspetto desiderato. Il corpo ci presenta al mondo, è la nostra
immagine primaria che precede l'espressione di sé, il personale modo di essere, l'identità
unica e irripetibile di ogni individuo. Le prime impressioni che riceviamo da una persona
sono trasmesse dalla sua corporeità.
Il corpo, e ancor più la nostra corporeità, sono le espressioni stesse della nostra unicità ed
il linguaggio non verbale4 che da esse scaturisce testimonia quanto i nostri gesti, le nostre
azioni non sono qualcosa di puramente fisico, ma manifestazioni del nostro essere in modo
autentico che, al di là delle dissimulazioni verbali, rivelano ed esprimono molto più
fedelmente le nostre vere intenzioni. La gestualità corporea è una forma arcaica di
comunicazione ancora oggi utilizzata per integrare il linguaggio verbale. Attraverso il
linguaggio corporeo e gestuale, infatti, possono essere trasmesse informazioni, stati d'animo,
emozioni, sentimenti (felicità, sorpresa, paura, tristezza, rabbia, disgusto, disprezzo,
interesse). Anzi spesso sono proprio le manifestazioni somatiche ad evidenziare particolari
stati emotivi, anche quelli che si vorrebbero celare. Le posizioni del corpo, i gesti, la mimica
forniscono quindi informazioni di rinforzo comunicativo. La comunicazione tra le persone,
una emittente il messaggio e l'altra ricevente, avviene mediante l'utilizzo di precisi codici
comunicativi, conosciuti da entrambi i soggetti partecipanti allo scambio comunicativo. Il
codice della comunicazione corporea e gestuale è un codice universale, una sorta di
patrimonio ancestrale, riconoscibile da tutti gli esseri umani e pertanto come tale utilizzabile
tra le diverse culture ed etnie. La comunicazione sociale è anche fortemente condizionata
dalla distanza spaziale. Gli studi dello psicologo americano Hall, fondatore della
prossemica, hanno dimostrato l'importanza delle distanze nella comunicazione
(comunicazione spaziale).
In merito a quanto appena espresso vorrei citare un breve stralcio tratto da un discorso, di
uno studioso, Glenn Olds, che nel lontano 1963 in una conferenza affermava:
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Vedi uno dei più autorevoli studiosi del linguaggio non verbale (Hall) che ha sperimentato con vari studi la
comunicazione tra gli esseri viventi , le posture assunte, la mimica, la gestualità.
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“Il corpo è la nostra più antica biblioteca che ci offre la prospettiva della natura umana;
esso infatti è il nostro più intimo laboratorio vivente che ci fornisce la pratica. Infatti tra le
sue parti spesso, segretamente e quasi sempre simbolicamente, l’individualità emerge. Il
corpo è il nostro più vitale anello di congiungimento con gli altri, con il senso della vita e
che ci dà la libertà.”
Al discorso del corpo come mezzo di espressione è legato il movimento. Anche se, più
che di movimento forse si dovrebbe parlare di psicomotricità (vedi studiosi quali il Piaget,
Vayer, Le Boulche, Gesell).
Sin dalla più tenera età gli apprendimenti sono di natura motoria (pensiamo alle tappe
dello sviluppo: stazione seduta, prensione, stazione eretta, deambulazione-sinteticamente) e
come il controllo motorio si perfezioni man mano nella crescita (organizzazione spaziotemporale, lateralizzazione, coordinazione).
Il non rispetto di queste fondamentali tappe nell’accrescimento, è
provato
scientificamente, può provocare intralci e
gravi difficoltà nelle successive fasi
dell’apprendimento, compresi i processi del pensiero (vedi disturbi specifici
dell'apprendimento: dislessia, ecc.).
Le attività motorie a scuola quindi sono un fatto che si identifica solo con il mero
addestramento del corpo o anche con la manifestazione dell’essere nella sua unitarietà?
Il discorso non è solo filosofico, ma anche pedagogico e nell’ordinamento scolastico le
scienze motorie5 (così denominate oggi nel tentativo, forse solo nominale, di conferire loro
dignità) non dovrebbero occupare un posto marginale.
Si dovrebbe giungere, distaccandosi quindi dai pregiudizi dell'educazione
intellettualistica, ad una concezione olistica dell’individuo6, (vedi cultura orientale da non
confondere con pratiche legate alle mode) a quella unitarietà dei vari aspetti dell’individuo
(corporeo, affettivo, cognitivo, …) i quali non possono essere scissi quando si miri alla
formazione della personalità. Diventa fondamentale, quindi, saper ricollocare al centro
dell'attenzione pedagogica la corporeità, guardando in particolare non solo al corpo che si
ha, ma soprattutto al corpo che si è; proprio Heidegger ha indicato “nell'ordine corporeo”
“non solo la condizione imprescindibile per essere nel mondo ma la stessa espressione
umana di possibilità esistenziale”.
Avrei voluto essere più esaustiva e sbizzarrirmi con altri contributi tratti dalle numerose
letture che mi hanno accompagnato, silenziosamente, in questi anni, ma mi sono
autolimitata.
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Il termine scienze presupporrebbe che sistematicamente e non occasionalmente fosse fornito agli studenti
un bagaglio teorico-teoretico oltre alle attività pratiche.
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Testimonianza è l’attenzione da parte delle scienze umane verso la corporeità: saperi come quelli citati non
si sono fermati ad un’arida definizione ontologica della corporeità, ma hanno progressivamente maturato stili
di riflessione sempre più orientati verso una visione, articolata e complessa di una vera e propria
esistenzialità corporea.
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Vorrei, però, inevitabilmente fare riferimento all’era digitale, ai social network, all’uso
in generale del Web. Siamo sempre più relegati non solo ad una vita oltremodo sedentaria
(vedi gli studi di ergonomia per soccorrerci a tutela delle posture corrette), ma sempre più
dipendenti dall’incremento dei rapporti fittizi (virtuali) e con un’esigenza accanita di
visibilità (una sorta di presenza che ha bisogno di essere confermata – followers), che,
crediamo, ci dia autorevolezza.
Si stanno azzerando quei rapporti veri, diretti, nei quali appunto il corpo è la scena
essenziale con tutta la sua magia comunicativa, con il suo linguaggio fatto di sguardi che
scaturiscono spontanei, di vicinanza, di emozioni, di vera partecipazione empatica che
precede la stessa comunicazione linguistica orale o scritta che sia; insomma per dire con le
più autorevoli parole di George Steiner “il vero limite della cibernetica (e/ma non solo) è
affettivo”.
BIBLIOGRAFIA
Galimberti U., Il Corpo, Feltrinelli
Enrile - Invernici, Teoria delle attività motorie educative, Società stampa sportiva
Le Boulche J., Verso una scienza del movimento Umano, Armando
Carotenuto A., I sotterranei dell’anima, Bompiani
Policreti V., Diacronico o sincronico? Conoscenza, dipendenza, personalità, Articolo
Borghi - Nicoletti, Movimento e azione, in stampa: I processi cognitivi, Carocci
Mariani A., La corporeità: il contributo delle scienze umane
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