Articoli - Vittorio Bresciani pianist

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Articoli - Vittorio Bresciani pianist
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Classic Voice
Cilindro e mantello nel nome di Dante
Andrea Estero intervista il Franz Liszt Piano Duo
Tutto comincia a Napoli, alla scuola di Vincenzo Vitale. Vittorio Bresciani e Francesco Nicolosi
erano allievi del grande pianista partenopeo. "Ci ha educati al culto di Liszt e di Sigismund
Thalberg - rivela il catanese Nicolosi -, quel Thalberg pianista e compositore che si stabilì
a Napoli contribuendo allo sviluppo di una gloriosa scuola musicale". Miracolo all'ombra del
Vesuvio quello di riunire i due istrioneschi rivali del concertismo parigino dell'Ottocento.
Liszt e Thalberg arrivarono perfino a sfidarsi, nel 1837, in un memorabile duello pianistico,
davanti alla principessa di Belgoioso, esibendosi in sfavillanti improvvisazioni su temi d'opera.
"Poi - continua Nicolosi - nel corso del Novecento l'avvento del formalismo, dell'avanguardismo,
dell'intimismo ha contribuito a emarginare questo repertorio. Liszt e Thalberg vennero
insieme confinati tra i vecchi arnesi di un Ottocento di maniera". Finalmente, i loro eredi
napoletani (Bresciani ama definirsi un "apostolo" della musica lisztiana, mentre l'apostolato
di Nicolosi si esercita maggiormente su Thalberg) vengono allo scoperto e fondano il Franz
Liszt Piano Duo, un connubio tra due solisti "che - scandisce Bresciani - decidono di unirsi
nel nome di Liszt".
Il duo non punta all'inserimento nella tradizionale routine concertistica. "Non ci interessa
- interviene Bresciani - suonare tutto il repertorio per due pianoforti, alternando nella
scaletta del concerto gli autori più disparati. Al centro della nostra attività c'è un progetto
culturale ben definito: la diffusione, attraverso le trascrizioni autografe per due tastiere,
del repertorio sinfonico lisztiano. Immaginiamo il concertismo come un'attività intellettuale,
attraverso la quale si deve insegnare qualcosa. Anche in questo ci riferiamo alla stagione
dei grandi pianisti di formazione lisztiana, dei Busoni e dei Bülow". Buon sangue (artistico)
non mente: anche in Liszt compositore e trascrittore, è fortissma la tendenza alla divulgazione
culturale. "Decisamente. Il Liszt di Weimar, quello dei grandiosi poemi sinfonici che il Franz
Liszt Piano Duo sta affrontando, ha una nobile ambizione: divulgare con la musica i grandi
miti letterari, Faust, Prometeo, Orfeo, Amleto".
Certo ai due pianisti viene richiesto uno sforzo immenso, se devono al contempo sostituirsi
alla grande orchestra e confrontarsi con una materia espressiva così densa, intellettualmente
impegnativa. Bresciani pensa alla fatica, anche fisica, di ogni esecuzione e confida:
"Comunicativa, virtuosismo e resistenza. Non può mancare nessuna di queste tre doti, Sa
cosa significa cimentarsi con un così alto grado di virtuosismo per un'ora intera, senza
interruzioni?" Quasi impossibile, quindi, questa nobile missione. Ma perché allora non
eseguire Tasso, Les Préludes , Mazeppa nella originale versione orchestrale? "Le
trascrizioni lisztiane hanno un loro potente fascino. Rivelano meglio le componenti formali
delle opere. Come le foto in bianco e nero, mettono a nudo le linee, le più intime strutture
delle composizioni".
Cilindro e mantello, come i grandi virtuosi ottocenteschi, Bresciani e Nicolosi saliranno sul
palco dell'Aula Magna dell'Università di Roma per eseguire, tra l'altro, la Sinfonia sulla
Divina Commedia di Dante . Due pianoforti e un coro femminile per evocare scenari
di terribile bellezza. Ma com'è il viaggio oltremondano del compositore ungherese? Parla
Bresciani, ma Nicolosi annuisce: "Gotico, a tratti corrusco. In alcuni punti la partitura indica
di suonare 'in modo blasfemo'. Forse queta impressione generale, mitigata in parte
dall'ascetico coro finale, nasce dalla mancanza della terza parte. Dopo il Purgatorio Liszt
non ascende in Paradiso. Lo stesso Wagner pare abbia convinto l'audace musicista a fermarsi
di fronte ai misteri supremi". Un omaggio a Dante, forse, che di fronte alla visione divina
aveva scritto: "a l'alta fantasia qui mancò possa".
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Amadeus
Omaggio all'invenzione lisztiana del recital
Articolo di Francesco Saponaro sul Franz Liszt Piano Duo
Si presentano in scena indossando, sul frac, mantello e cilindro neri, e in guanti bianchi.
Perché questa era la mise in voga tra i concertisti, al tempo di Liszt; e per sottolineare il
riferimento all'invenzione lisztiana del recital pubblico, del concerto virtuosistico, autentico
spettacolo. Con una serata nella stagione della Istituzione Universitaria dei Concerti,
all'Università La Sapienza in Roma, Vittorio Bresciani e Francesco Nicolosi hanno offerto
la prima esecuzione italiana in versione autografa per due pianoforti e coro femminile, essi
affermano, della Dante-Symphonie di Franz Liszt. In questa pagina, con i due pianisti,
si è esibito il Coro Femminile del Teatro dell'Opera di Roma, diretto da Marcel Seminara.
A completare la locandina del concerto, tre poemi sinfonici (Tasso. Lamento e Trionfo,
Les Préludes , Orpheus), sempre di Liszt, e sempre nelle versioni autografe per due
pianoforti.
La peculiarità del programma era sia in questa prima italiana, sia nell'organica riproposta
di una singolare dimensione storico-creativa, oggi ormai poco conosciuta. Allievi della grande
scuola di Vincenzo Vitale, Bresciani e Nicolosi solcano da tempo territori paralleli, ognuno
per proprio conto, orientando le rispettive attività solistiche sui cataloghi di Franz Liszt e
di Sigismund Thalberg. Come naturale conseguenza di tale affinità, da due anni hanno
costituito il Franz Liszt Piano Duo, con l'intenzone di diffondere, attraverso le versioni
autografe per due pianoforti, l'opera sinfonica del composistore ungherese. Recentemente,
infatti, per la Fondazione Arena di Verona, il duo ha interpretato la Faust-Symphonie,
sempre nella versione per due pianoforti, con coro maschile e tenore solista. Un progetto
omogeneo e originale, dunque, perché il repertorio del Franz Liszt Piano Duo comprende,
oltre alle due sinfonie Faust e Dante, i poemi sinfonici (il tutto sempre nella stesura che
l'autore magiaro concepì per due pianoforti, accanto alle creazioni orchestrali) e varie
trascrizioni da Wagner, ad opera di allievi di Liszt.
Il senso di tale operazione culturale si comprenderà meglio se si sottolinea che queste
versioni per due pianoforti appaiono squisitamente concertistiche per se stesse. L'ascolto
dimostra che il pensiero analitico di Liszt, in queste pagine, è degno di quello orchestrale,
ma con proprie, peculiari sfumature epresssive, sonore, di colore. Non a caso la Yamaha
ha voluto sostenere questa proposta, fornendo a Bresciani e Nicolosi due gran coda di
equivalente qualità, che viaggiano con loro e, si può dire, fanno parte del progetto.
Come sia andato il concerto alla IUC è superfluo ricordarlo, dato il livello dei due interpreti:
e lo ha confermato l'accoglienza, molto calorosa, del pubblico. Un esperimento riuscito,
dunque, perché ha permesso di comprendere come questa singolare letteratura lisztiana
costituisca un autentico pianismo sinfonico, una sintesi di grande impatto artistico e
comunicativo, grazie alla dimensione espressiva e alla fusione dei due solisti in un unico
strumento.
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Piano Time
Goethe secondo Liszt
Articolo di Sara Patera sul Franz Liszt Piano Duo
Per l'anniversario di Goethe - a 250 anni dalla nascita - l'associazione siciliana Amici della
Musica non ha dimenticato di inserire, a febbraio, nel suo cospicuo e interessante cartellone
palermitano, un concerto che rendesse adeguato omaggio al grande poeta tedesco e, oltre
a una conferenza sul Faust, ha programmato per la stagione serale la poderosa FaustSymphonie di Liszt nella versione autografa per due pianoforti con Vittorio Bresciani e
Francesco Nicolosi. Un impegno nuovo ma non improvviso per i due pianisti che con
l'eccentrico e inafferrabile musicista ungherese hanno sedimentato nel tempo un rapporto
che ha lontane radici, fin ancora dalla fase degli studi con Vincenzo Vitale. E non improvviso
- è noto - neanche per Liszt il ricorso a Goethe: quasi cinque lustri prima della sua FaustSymphonie l'opera goethiana l'aveva irretito (nella traduzione francese di Gérard de Nerval)
in quel fervido periodo parigino che fu per lui momento di grandi frequentazioni artistiche
con gli uomini più interessanti del momento, non ultimo Berlioz il quale di questo suo
interesse per Goethe si era fatto tramite e gli dedicò poi la sua Damnation de Faust.
Affiora lentamente, nell'autore delle Rapsodie Ungheresi, l'idea di un lavoro che si ispiri
all'opera di Goethe anche se se ne profilano le difficoltà. E le sue esitazioni a riguardo sono
chiaramente esprese quando annota che "qualunque cosa abbia a che fare con Goethe è
per me pericolosa da trattare". La spinta decisiva al grandioso impegno gli verrà ancora
de Berlioz da lui invintato a Weimar, nell'autunno del 1852, dove egli allestisce un Festival
nel corso del quale il musicista francese dirige, tra l'altro, la sua Damnation de Faust
dedicata a Liszt. Non più di due mesi occorrevano poi a questi, tra l'agosto e l'ottobre del
1854, per elaborare una prima versione della poderosa partitura della Faust-Symphonie
che subirà nel tempo e poi fino all' '80 numerosi cambiamenti.
Ma già al '56 risale la trascrizione lisztiana di questo lavoro per due pianoforti, proposta a
Palermo dal duo Bresciani-Nicolosi. Primo momento, per i due interpreti, di un grandioso
progetto che il duo intende sviluppare per gradi e che costituirà una sorta di monumentale
omaggio lisztiano con l'esecuzione integrale dei 12 poemi sinfonici trascritti per due
pianoforti. Proposito di grande mole e - forse - finora intentato, che comunque prosegue
un cammino, fra Liszt e Thalberg, finora percorso singolarmente da Nicolosi e Bresciani. E
potrebbe anche contribuire a ridisegnare un profilo di Liszt sottratto a certa deformante
retorica che nasce da un assai circoscritto e limitante approccio, se si guarda alla vastità
in parte inesplorata del suo catalogo nel quale rientrano anche le citate trascrizioni dei suoi
poemi sinfonici. Un'area che si estende tra il 1854 e il '61 - nel periodo attivissimo di
Weimar- e si colloca in quell'indagine sulle possibilità del pianoforte così proficuamente
portata avanti, e ad ampio raggio, da Liszt. Un viaggio a tappe, dunque, in duo, da Orpheus
a Mazeppa, da Prometheus a Hamlet, che comprenderà anche la Dante-Symphonie
e che ha preso l'avvio dal grandioso lavoro su Faust già proposto, in esordio, alla Camerata
Musicale Barese prima che a Palermo e successivamente in altri capoluoghi siciliani.
Esecutivamente si è annotata innanzi tutto, nell'accurata costruzione con cui i due pianisti
hanno delineato i caratteri dei personaggi dei tre movimenti, quasi un'acribia nel dare risalto
all'elaborazione tematica che stabilisce un preciso raccordo tra i due strumenti: chiarezza
analitica, equilibrio sonoro e un incisivo dominio tastieristico che si fa mezzo per definire
il profilo delle tre figure goethiane, pur se - necessariamente - il nucleo della ricchezza
timbrica che Liszt realizza in orchestra non può ottenere lo stesso riscontro in questa
successiva trascrizione. Piace, in particolare, la flessione emotiva che si protende verso una
soffusa delicatezza con cui Bresciani e Nicolosi rendono suggestiva l'immagine di Gretchen
e certa secca definizione ritmica che così al vivo sbalza i tratti di Mephistopheles. Un
solido blocco maneggiato con molta sicurezza e seguito con interessse dal pubblico che ha
poi ottenuto, in bis, Les Préludes
in un'esecuzione serrata e ben rifinita, di pregio.
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