FRA NOI - Frati Cappuccini Italiani

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FRA NOI - Frati Cappuccini Italiani
FRA NOI
FOGLIO INFORMATIVO
FRATI CAPPUCCINI DI LOMBARDIA
Numero 140 aprile 2010
LA TESTIMONIANZA GENERA VOCAZIONI
Per la 47ª giornata mondiale di preghiera per le
vocazioni (25 aprile) il
papa Benedetto XVI° ha
scelto il tema della testimonianza per il suo messaggio: “La testimonianza genera vocazioni”.
“La fecondità della portata vocazionale dipende
primariamente dall’azione gratuita di Dio, ma
come conferma l’esperienza pastorale, è favorita anche dalla qualità
dalla ricchezza della testimonianza personale e
comunitaria di quanti
hanno già risposto alla
chiamata del Signore nel
ministero sacerdotale e
nella vita consacrata” (dal messaggio).
Nel vangelo di Giovanni
la chiamata di Simone
Pietro “passa” attraverso
la testimonianza del fratello Andrea: “Abbiamo
trovato il Messia” e lo
conduce da Gesù; la chiamata di Natanaele avviene per la testimonianza
di Filippo: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosé nella legge e i profeti: Gesù il figlio di Giuseppe, di Nazareth, e lo conduce da
Gesù.
La testimonianza di Andrea al fratello è frutto
di un incontro, di una
sequela e di un stare con
Gesù: e quel giorno rimasero con Gesù: “erano
circa le quattro del pomeriggio”.
Fondamentale per la testimonianza è “ l’essere
con”, lo stare con, dimorare con Gesù.
Come Andrea, che comunica al fratello di aver
conosciuto il messia, così
chi vuole essere discepolo e testimone di Cristo
deve averlo “visto” personalmente, deve averlo
conosciuto, deve aver imparato ad amare e a stare con lui.
Il tema della testimonianza è molto legato al
tempo pasquale che stiamo vivendo: “Mi sarete
testimoni”!
C’è un testo di Bruno
Maggioni che mi piace
ricordare a proposito:
“Quando fai esperienza
di una cosa bella, la racconti. Quando ti imbatti
in una cosa vera, la dici.
Se hai capito che la vita
di Gesù è come un lampo
che ha illuminato per
sempre il cammino del
mondo e dell’uomo dandogli senso, allora lo dici
a tutti, non puoi farne a
meno. Inviti tutti gli amici a conoscere questa
persona, perchè hai capito che non è la stessa cosa conoscere Cristo o non
conoscerlo...” ( cfr. I giovani e la nuova evangelizzazione, pro manuscripto.
Il Papa nel suo messaggio richiama tre aspetti
della vita presbiterale
che sono essenziali per
una efficace testimonianza: l’amicizia con Cristo;
il dono totale di sé a Dio;
il vivere in comunione.
E ricorda che se i giovani
vedono sacerdoti, consacrati, isolati e tristi non
si sentono certamente
incoraggiati a seguirne
l’esempio. E’ importante,
continua il papa, realizzare la comunione di vita
che mostri loro la bellezza dell’essere sacerdoti
(consacrati).
Voglio invitarvi a riflettere su questo passaggio
della “Sacramentum caritas”: “La prima e fondamentale missione che
ci viene dai Santi Misteri
che celebriamo è di rendere testimonianza con
la nostra vita. Lo stupore
per il dono che Dio ci ha
fatto in Cristo imprime
alla nostra esistenza un dinamismo nuovo impegnandoci ad essere testimoni del suo
amore.
Diventiamo testimoni quando, attraverso le nostre azioni, parole e modo di essere un
Altro appare e si comunica. Si può dire che la testimonianza è il mezzo con cui la verità
dell’amore di Dio raggiunge l’uomo nella storia invitandolo ad accogliere liberamente
questa novità radicale. Nella testimonianza Dio si espone, per così dire, al rischio della
libertà dell’uomo…” (n. 85)
Credo che noi frati siamo chiamati non solo ad una testimonianza personale ma anche a
quella fraterna. Avere delle fraternità “gioiose” è una preziosa testimonianza. Fraternità gioiose che non significa prive di tribolazioni, di tensioni, di problemi, ma con la voglia di camminare per superare queste difficoltà.
Le nostre fraternità non sono e non devono essere dei “paradisi terrestri”, ma luoghi di
crescita, di dialogo, di passione per la vita e per la vita fraterna. Solo così le nostre fraternità diventeranno luoghi di attrazione vocazionale per i giovani d’oggi.
► AGENDA
21-22 aprile – Varese: Terzo incontro di Formazione permanente sul tema della Riconciliazione.
Relatore don Giuseppe Como: Confessione e direzione spirituale.
22-24 aprile: pellegrinaggio dei fratelli laici ad Assisi.
02 maggio: corso di Esercizi spirituali in Grecia, guidato da Mons. Spiteris e Fr. Luca Bianchi.
03-07 maggio: corso di Esercizi spirituali per i frati dell’infermeria
16 maggio a Folgaria: Esercizi spirituali interprovinciali.
► Missioni a Rovetta (Bg)
Dal 27 febbraio al 14 marzo fra Giansandro, fra Lorenzo Fogliata, fra Cesario Pesenti, fra Aldo
Motta, fra Riccardo Corti e fra Andrea Cassinelli insieme a quattro suore del Bambin Gesù del
Beato Nicola Barrè hanno celebrato la missione parrocchiale in quel di Rovetta (Bg) in occasione
del centenario della presenza delle stesse suore e in preparazione all’Ordinazione presbiterale di don
Davide Visinoni originario del paese.
Le due circostanze hanno permesso a don Severo, parroco della comunità di “provocare” e
“smuovere” i rovettesi riguardo alla loro fede, rivitalizzando l’esperienza cristiana comunitaria, in
particolare per quanto concerne la parte giovanile che “cammina” (coordinata da Don Mauro)
insieme a Onore, Fino del Monte, Songavazzo, S.Lorenzo e Cerete.
Invitata dal vescovo mons. Francesco Beschi, che ha aperto la missione, ad “uscire” dalle proprie
case e abitudini, la parte più giovane della comunità dai piccoli, ai ragazzi delle medie, agli
adolescenti e giovani, è stata la vera trascinatrice dell’evento facendosi coinvolgere a tempo pieno e
animando così anche i più grandi; si è vissuto un clima spirituale molto “caldo” nonostante le
condizione atmosferiche fossero tutt’altro che favorevoli.
La Parola scesa come la pioggia e la neve (per tre giorni!!!) ha trovato terreno buono. “Il Maestro è
qui e ti chiama..” era il tema della missione, con serietà e gioia molti si sono lasciati interpellare da
Lui che guida la nostra vita verso la felicità piena. Un ringraziamento alle fraternità che hanno
messo a disposizione i frati missionari e a tutti coloro che hanno pregato per la buona riuscita
dell’Annuncio.
► Nomina
Fr. G. Rodriguez Carballo, Ministro generale OFM, il 15 marzo u.s., ha nominato Fr. Luca Bianchi
“professore aggiunto” per la Facoltà di teologia “Cathedra Historiae Spiritualitatis” presso la
Pontificia Università Antonianum di Roma.
► L’iniziativa ‘Un container contro la fame in Eritrea’ è stata una grande raccolta di
generosità …
L’appello: ‘Sono appena tornato dalla visita fraterna alle nostre missioni del Bassopiano
Occidentale dove ho potuto vedere ancora una volta la dura realtà della povertà e della sofferenza di
un popolo duramente e lungamente provato … qui serve tutto’ . Così ci ha scritto fra Hailemikael
Beraki, Ministro provinciale dell’Eritrea.
La risposta: la raccolta di generi alimentari che ha avuto luogo nei nostri conventi durante il tempo
di Quaresima e in nove centri commerciali nei sabati 13 e 27 marzo 2010.
E’ stata una grande raccolta di generosità che ci ha commosso ed edificato. Dai conventi sono
arrivati oltre 400 scatole, dai centri commerciali oltre 1500 e un benefattore ha donato 20 quintali di
riso. La raccolta riguardava pasta, riso, biscotti, legumi, scatolame salsa di pomodoro, lenticchie. Il
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peso medio di ogni scatola è di 16 Kg e la “ provvidenza” ha felicemente occupato ben 60 bancali
che saranno caricati in 2 container.
Ancora una volta la generosità delle persone che frequentano i nostri conventi e le nostre chiese si è
manifestata con abbondanza, segno questo di affetto e fiducia nei confronti dei frati.
L’accoglienza dell’iniziativa nei dei Centri Commerciali è stata molto calorosa , l’incontro con le
persone è stato commovente in quanto chi ha donato sono state persone semplici o famiglie con
bimbi piccoli che portavano la spesa in dono. Oltre 150 volontari hanno offerto un contributo
prezioso e sono rimasti entusiasti dell’esperienza. Queste persone hanno testimoniato il valore e la
bellezza di donare tempo ed energie per il prossimo: c’erano gli adolescenti di Bollate e di
Giussano, i giovani e le famiglie che si stanno preparando per un’esperienza missionaria
programmata per la prossima estate. Significativa è stata la presenza-testimonianza di alcuni postnovizi di Cremona..
Il 19 aprile, la stiva di una nave accoglierà i 2 container e se tutto procederà bene, nel giro di un
mese i nostri frati Eritrei possono cominciare la distribuzione dei generi alimentari
Se la questua è parte della nostra tradizione francescana, in questa giornata con una modalità
diversa, abbiamo vissuto la stessa esperienza. Stendere la mano per chi ha fame è un gesto che ci
educa alla condivisione, alla gratuità e alla povertà. Questa mano è stata riempita oltre ogni nostra
aspettativa. Dalle pagine di Fra noi un grazie particolari alle fraternità della Provincia che hanno
donato la loro disponibilità per questa abbondante e generosa raccolta.
Fra Mauro Miselli
Fra Agostino Valsecchi
► Nuovo Ministro provinciale OFM
Il giorno 7 aprile 2010, i Frati Minori della provincia di San Carlo Borromeo riuniti per il XXXVII
Capitolo provinciale hanno eletto fra Francesco Bravi Ministro provinciale.
Francesco Bravi, nato a Maleo (Lodi) il 9 Febbraio 1956, è entrato nell’Ordine dei Frati Minori,
nella Provincia di Lombardia “S. Carlo Borromeo”, il 14 Settembre 1976.
Terminato l’anno di noviziato ad Assisi, ha emesso la prima professione il giorno 8 Settembre 1977
e la professione solenne il 21 Settembre 1980. È stato ordinato sacerdote il 24 Maggio 1982 nella
Parrocchia del Sacro Cuore a Busto Arsizio (VA) da Sua Ecc.za Mons. Renato Corti, Vicario
generale della Diocesi di Milano.
Nel 1982, dopo aver frequentato gli studi teologici presso il nostro studentato di p.le Velasquez, ha
conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso il Pontificio Ateneo Antonianum in Roma e,
dal 1983 al 1988, ha frequentato la Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano.
Ha svolto il servizio di Guardiano nel Convento di Cermenate (CO), Casa di Postulato della
Provincia, dal 1985 al 1988 e dal 1991 al 1994. Dal 1988 al 1991 ha ricoperto l’incarico di Maestro
di formazione dei postulanti. Nel 1994, trasferito nel Convento di S. Antonio in Milano, sede della
Curia provinciale, è stato Guardiano della fraternità fino all’anno 2000.
Dal 1985 al 1991 è stato Animatore provinciale per la cura pastorale delle vocazioni e, a partire
dall’anno successivo, ha svolto il servizio di Coordinatore nazionale di questo settore per la
COMPI.
Vice Economo provinciale dal 1994 al 2000, è stato eletto Definitore provinciale per tre trienni
consecutivi, dal 1988 al 1997.
Eletto Ministro provinciale nell’anno 2000, è stato Presidente della COMPI e Vice Presidente della
CISM di Lombardia dal 2000 al 2003.
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Durante il Capitolo generale dell’Ordine svoltosi a S. Maria degli Angeli dal 25 Maggio al 21
Giugno 2003 è stato eletto Definitore generale per l’Italia il 7 Giugno 2003.
Il 10 Novembre 2004, in seguito alla morte del Vicario generale fr. Antonio Franjic, il Definitorio
generale dei Frati Minori ha eletto fr. Francesco Bravi nuovo Vicario generale e Procuratore
dell’Ordine.
Rientrato in Provincia allo scadere del mandato nel 2009, è attualmente presso il Convento di
Varese. Il 25 Giugno 2009 il Definitorio generale lo ha nominato Visitatore generale della Custodia
di Terra Santa.
A Fra Francesco e al suo Definitorio auguriamo un servizio generoso e fecondo ai fratelli.
► Quattro novelli presbiteri in Cameroun
Il giorno 9 aprile u.s i nostri fratelli della Custodia del Cameroun hanno vissuto una giornata di festa
e gratitudine al Signore. Br. Julius Mbuye, Br. Derick AjendeBr, Br. Thierry Yanou, Br. Author
Abanfegha, sono stati ordinati presbiteri.
L’ordinazione presbiterale si è svolta nel Seminario Maggiore di Bambui ed è stata particolarmente
significativa in quanto inserita nelle celebrazioni dell’anno sacerdotale indetto da papa Benedetto
XVI. I novelli presbiteri sono 22, diocesani e religiosi tutti appartenenti alla Provincia Ecclesiastica
di Bamenda che è formata da 4 Diocesi : Kumbo, Manfe, Buea e l’Arcidiocesi di Bamenda. I
vescovi concelebranti erano 5. L’ordinazione è stata preceduta da una tre giorni di predicazione
sulla figura e sul ministero del presbitero. Dopo la celebrazione i neo presbiteri cappuccini hanno
invitato parenti, amici e fedeli delle loro comunità d’origine nel convento di Bambui: circa 1.000
persone hanno mangiato, danzato e fatto festa fino a sera inoltrata.
Con queste nuove ordinazioni i frati cappuccini presbiteri della nostra Custodia del Cameroun sono
18. Il Signore li custodisca nel suo amore e doni loro zelo e passione per l’annuncio del Vangelo.
► I nostri morti
Il giorno 23 marzo il Signore ha chiamato a se’ Fr. Giulio Savoldi. Lo ricordiamo nelle nostre
preghiere.
► Segnalazioni librarie
1. Schioppetto Daris, La forza della follia. Commento al Saluto alle Virtù di Francesco d’Assisi,
L.I.E.F. (Libreria Internazionale Edizioni Francescane), Vicenza 2009, p. 224, € 19,00.
Il titolo dà sicuramente fastidio. Lo stesso autore se ne rende conto e tenta di spiegare il significato
di “follia” nelle p. 15-18. Personalmente credo che se avesse scritto “La forza del coraggio”,
avrebbe raggiunto lo stesso risultato. Coraggio, perché oggi il concetto stesso di virtù non è più
quello evangelico di Francesco, ma o i vizi sono diventati virtù o si sono caricate di significati
orientali (lo chiarisce nelle p. 23-31).
A p. 10 l’Autore espone la struttura del suo libro: “… praticamente è diviso in due sezioni: nella
prima ho lasciato campo libero allo studio ed alla ricerca, al fine di costruire le fondamenta per ciò
che seguirà. Ecco allora uno sguardo all’opinione odierna, per poi passare subito alle Fonti
francescane al fine di comprendere cosa intendessero con questo termine sia Francesco che Chiara.
Dopo questo primo approccio con il tema, uno sguardo esegetico alla preghiera di Francesco
conclude la prima sezione, mettendomi così a disposizione quanto serve per intraprendere il
percorso della seconda parte dove, grazie allo stile della Lectio divina, prenderò in esame ogni
singola espressione della suddetta opera”.
Proprio perché viviamo in una cultura in cui la virtù e le virtù sono estromesse dalla vita quotidiana
abbiamo ancora più bisogno di un aiuto come questo per comprendere il pensiero e l’esperienza di
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Francesco perché, pur dialogando con le attuali culture, non disperdiamo il nostro patrimonio e
possiamo esserne testimoni con le parole e i fatti.
2. Accrocca Felice, Ti indicherà il cammino. Francesco e il crocifisso di san Damiano, Edizioni
Porziuncola, S. Maria degli Angeli – Assisi (PG) 2010, p. 70, € 7,00.
Il libro è il risultato della elaborazione di due studi precedenti. L’Autore stesso spiega: “Ho lasciato
però i saggi nel loro impianto originale: il mio obiettivo, infatti, è ora più ampio di quello perseguito
in origine e – se si vuole – più ambizioso. Poiché i destinatari sono diversi, mi è sembrato
opportuno offrire un allargamento di prospettive. Mentre allora l’obiettivo era di comprendere – con
gli strumenti e il metodo dell’indagine storica – alcune tappe dell’esistenza di Francesco, in questa
circostanza, accanto alle esigenze della conoscenza storica, ho deciso di perseguire un’altra finalità:
proporre – ai consacrati francescani (frati, monache, suore), ai membri dell’Ordine Francescano
Secolare, ai giovani, agli educatori dei giovani e dei ragazzi, a tutti coloro che amano Francesco –
un approccio, un metodo che mira ad unire alle risposte della fede le esigenze della ragione” (p. 7).
Attraverso lo studio delle fonti l’Autore cerca di ricostruire l’esperienza che Francesco ha avuto del
Crocifisso, esperienza che deve essere condivisa da tutti coloro che vogliono seguirlo, perché lui ci
porta a Cristo crocifisso e risorto.
3. Di Taranto Leonardo Nunzio, Fare pastorale della salute in Italia, oggi, Edizioni Centro
Volontari della Sofferenza, Roma 2010, p. 174, € 12,00.
Il sottotitolo dice: “Identità evolutiva – Fondamenti biblico-teologici – Orizzonti operativi –
Soggetti pastorali – Malato e comunità: un binomio di arricchimento reciproco – Promozione della
salute nel mondo sanitario e nel territorio – Strutture di comunione e di animazione”.
Il confratello cappuccino si occupa dal 1976 dei malati ed ha già pubblicato altri libri
sull’argomento. L’elenco degli argomenti trattati (sottotitolo) dice chiaramente che affronta tanti
aspetti della malattia. Sulla fascetta del volume si legge ancora: “Un sussidio utilissimo soprattutto
per i parroci, per i cappellani ospedalieri, per le suore e i ministri straordinari della Santa
Comunione”.
► Notifica
La fraternità di Albino comunica che ora ha solo un numero telefonico che è il 035-751119. L’altro,
035-751369 è stato annullato. Rimane invariato il numero di fax. Inoltre è stato attivato il nuovo
indirizzo di posta elettronica: [email protected]
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CROCIFISSIONE
olio su tela, fine sec. XVII - inizi sec. XVIII *
Chiesa dei Cappuccini, Barbarano di Salò (Brescia)
La pala è attribuita al celebre pittore bresciano Francesco Paglia (Brescia 1635 – ivi 21 febbraio 1714), allievo
del famosissimo Guercino (soprannome di Giovanni Francesco Barbieri: Cento, 2 febbraio 1591 – Bologna, 22
dicembre 1666). Il Paglia ebbe una grande fama presso i contemporanei non solo a Brescia e nel bresciano, ma anche
nella bergamasca, a Mantova e nel Veneto; compose anche un’opera intitolata Il Giardino della Pittura, una guida al
patrimonio artistico della città di Brescia. I suoi due figli Antonio ed Angelo furono entrambi pittori.
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La pala dell’altare maggiore rappresenta la Crocifissione ed è inserita in una sontuosa ancona
lignea, con un prezioso tabernacolo in legno dorato.
La scena è rappresentata in maniera assolutamente essenziale: sullo sfondo del cielo plumbeo,
campeggia la croce con il corpo di Cristo, ai lati vi sono la Madonna, san Giovanni e Maria
Maddalena. Unica concessione al soprannaturale è la presenza dei due angioletti in alto a destra.
L’elemento compositivo che si impone dunque allo sguardo del fedele è la rappresentazione del
crocifisso: Gesù è al centro della composizione, e la croce è raffigurata in diagonale, obliquamente.
E' rappresentata solo la croce di Gesù, non quelle dei due ladroni. In epoca antica e medievale le
croci, quando erano rappresentate tutte e tre, venivano generalmente raffigurate di fronte. Nel corso
del Quattrocento e Cinquecento, per molteplici influssi, fra i quali la scoperta della prospettiva e
forse anche per influenza delle sacre rappresentazioni e dei Misteri medievali, le due croci dei
ladroni cominciarono ad essere rappresentate di profilo, e costituirono quindi una sorta di “quinta”
scenica che aiutava a far convergere l’attenzione del fedele sulla croce di Cristo al centro,
generalmente raffigurata in posizione frontale. Verso la fine del Quattrocento e nel corso del
Cinquecento, in seguito alla sempre più crescente devozione alla passione di Cristo, dietro richiesta
dei committenti, i pittori, ad iniziare da quelli nordici come i fiamminghi o tedeschi, iniziarono a
privilegiare la rappresentazione di Cristo in croce senza i due ladroni, accompagnato solo da alcune
figure, soprattutto Maria, Giovanni e la Maddalena. Per accentuare la drammaticità della scena e
l’espressività dei sentimenti, la croce fu rappresentata in diagonale, obliquamente, come in opere di
Gérard David (Oudewater 1460 ca. - Bruges 1523), Lucas Cranach il Vecchio (Kronach, 1472 –
Weimar, 16 ottobre 1553), Tiziano (1488/90 - 1576) e Veronese (1528 – 1588), Rubens (1577 –
1640), solo per citarne alcune.
Nella pala che stiamo considerando in cima alla croce vi è la scritta posta da Pilato, rappresentata,
piuttosto che come una tavoletta, secondo quanto ipotizzabile dal testo evangelico1, come un foglio
di pergamena sul quale è scritto a chiare lettere capitali: INRI2.
Nella pala la figura del Cristo si staglia chiaramente anche se, rispetto ad altre crocifissioni, la croce
appare insolitamente poco alta, così che il corpo di Cristo si trova molto vicino alle figure ai piedi
della croce: e tuttavia nonostante la ristrettezza dello spazio la composizione appare monumentale.
Il corpo è inchiodato con tre chiodi, in una posizione ad Y.
Il Cristo è nudo, con un perizoma bianco annodato sul davanti: il tradizionale colore bianco del
perizoma nella Crocifissione richiama le vesti candide del Cristo della Trasfigurazione e della
Resurrezione, ed è quindi simbolo anticipatore che prelude, appunto, alla Resurrezione.
Gesù è rappresentato con in testa la corona di spine, e un alone luminoso gli circonda il capo. E’ già
spirato, perché ha la testa china sul petto: E, chinato il capo, spirò (Giovanni 19,30): la bocca
semiaperta è una descrizione realistica ed efficacissima per descrivere questo momento estremo
della vita del Cristo. Si ha l’impressione che il pittore abbia voluto rendere l’affanno dell’agonia
con la sottolineatura della cassa toracica, tesa nella ricerca spasmodica dell'ultimo respiro. Il
centurione gli ha già trafitto il petto con la lancia, perché si vede la ferita al costato.
La rappresentazione di Gesù rifugge dal realismo e dalla rappresentazione verosimile della crudeltà
della pena e dei tormenti del crocifisso: non è accentuata la drammaticità o il pathos della
sofferenza e della morte, quanto piuttosto una serena compostezza
Le tre figure si distinguono nella loro diversa espressione di sentimenti e affetti.
Ai piedi della croce, dalla parte della croce alla nostra sinistra, la Maddalena è in ginocchio, con la
mano sinistra stringe il legno della croce, nella destra un fazzoletto con cui si asciuga gli occhi dalle
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Ricordo che all’epoca una delle reliquie più preziose e venerate era proprio la tavoletta del titulus (ed anche
titulum) crucis, oggi conservato nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma.
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Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum = Gesù Nazareno Re dei Giudei.
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lacrime: non guarda Gesù ma è come chiusa in se stessa nel suo dolore: ed infatti dal punto di pista
compositivo, la sua figura è stata costruita dal pittore come una figura geometrica curva, chiusa in
se stessa.
Dalla parte della croce alla nostra destra si trovano invece san Giovanni in primo piano e Maria in
secondo piano. Maria ha le mani giunte al petto per esprimere il suo infinito dolore, ed alza gli
occhi verso il figlio in croce: lo sguardo della Madonna è doloroso e piangente, ma sereno e
composto. Dopo il Concilio di Trento infatti c’erano state molte iniziative da parte dell’autorità
ecclesiastica per bandire le rappresentazioni della Madonna svenuta ai piedi della croce,
un’immagine che aveva una grande popolarità ma che non rendeva giustizia all’idea
dell’accettazione della volontà di Dio da parte di Maria. Un prelato criticò lapidariamente immagini
del genere commentando: nel Vangelo c’è scritto stabat, non iacebat!
Per dirla con il detto popolare, a San Giovanni sono cascate le braccia: ha infatti le braccia
abbassate e spalancate, per esprimere il suo grande sconforto e la sua profonda costernazione. Il suo
braccio è proteso verso il fedele, e la mano destra sembra voler uscire dal quadro: questo è un gesto
molto significativo, che ha una lunga tradizione nell’arte italiana3, emotivamente pregnante anche
se trattenuto, che vuole essere coinvolgente per il fedele, e che si unisce al già citato schema
compositivo della croce raffigurata in diagonale. E’ un gesto, ripeto, molto significativo ma molto
trattenuto, se pensiamo alle braccia spalancate dietro la schiena o levate verso il cielo con cui
Giovanni o la Maddalena esprimevano il loro dolore in molte crocifissioni; ricordo solo due esempi
celeberrimi: Giotto nel Trecento e Masaccio nel Quattrocento.
Tutte e tre le figure dunque esprimono i loro sentimenti ma in gesti contenuti, non c’è un
espressionismo accentuato.
I due angioletti sono, come accennato, l’unica concessione ad una presenza soprannaturale. Il
motivo degli angeli è medievale, un ricordo degli angeli che piangono la morte di Cristo sia nelle
icone bizantine che negli affreschi delle grandi crocifissioni medievali. Le figure di angeli o
angioletti, caratteristica comune nell’iconografia cristiana sin dal Medioevo, erano una presenza
prediletta e quindi costante nell’arte religiosa del Seicento, durante l’epoca comunemente
denominata come età barocca, soprattutto in contesti legati, come in questo caso, a episodi della vita
di Cristo oppure nelle raffigurazioni di scene di martirio, in episodi della vita di Maria e dei santi,
soprattutto in immagini di estasi e visioni. Va notato che gli angioletti esprimono il loro dolore di
fronte alla morte del Cristo, quasi come un contrappunto soprannaturale ai gesti di dolore degli
esseri umani: uno infatti si copre il volto piangendo, asciugandosi le lacrime come la Maddalena,
mentre l’altro ha le mani spalancate in gesto di disperazione4, come san Giovanni.
**********
Per le osservazioni fatte fin qui, mi sembra di poter ritenere che la fonte evangelica cui i
committenti si ispirarono sia proprio il passo del vangelo di Giovanni in cui ci sono questi elementi
3
Infatti per molti storici dell’arte l’inizio del distacco dell’arte medievale dalla tradizione bizantina, che avrebbe
poi portato alla nascita dell’Umanesimo e del Rinascimento, si può individuare, fra gli altri, in un gesto simile
raffigurato verso la fine del Duecento in un affresco delle Storie della Genesi della Basilica Superiore di San Francesco
ad Assisi: La Benedizione di Giacobbe da parte di suo padre Isacco: la mano di Isacco è tesa verso il fedele con un
naturalismo ed un senso dello spazio assolutamente nuovo ed anticipatore, che lascia intuire lo schiudersi non solo di
una nuova sensibilità ma di una vera e propria nuova concezione dell’uomo e del mondo, che si svilupperà lungo il
Trecento per dare origine all’Umanesimo, agli inizi del Quattrocento.
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Questi due gesti di dolore si possono ritrovare, come accennato, sia in icone bizantine, sia nei grandi affreschi
delle Crocifissioni medievali fra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento: ricordo qui, solo come esempio, le
Crocifissioni dei vari maestri nella Basilica di San Francesco ad Assisi, e la Crocifissione ed il Compianto di Cristo
morto di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
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in successione: la morte, il colpo di lancia, la testimonianza di san Giovanni apostolo e
l’adempimento della profezia di Zaccaria.
E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non
rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero
a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e
spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti
però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati
gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà
testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi
crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato
alcun osso (Esodo 12,46; Salmo 34,21). E un altro passo della Scrittura dice ancora:
Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto(Zaccaria 12,10).( Giovanni 19, 30-37)
La Madonna e san Giovanni sembrano la traduzione visiva dell’oracolo del profeta Zaccaria che
Giovanni nel suo vangelo interpreta come profezia della morte di Gesù: Questo infatti avvenne
perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura
dice ancora: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”(Giovanni 19, 37): la citazione è
appunto da Zaccaria 12,10.
La pala non è dunque solo e innanzitutto una meditazione sui dolori e sulle piaghe di Gesù
crocifisso, non particolarmente raffigurati o esasperati, ma piuttosto un pressante invito a guardare
al Crocifisso in una prospettiva di fede secondo la testimonianza dell’apostolo ed evangelista
Giovanni: Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero,
perché anche voi crediate (Giovanni 19, 35).
Le due figure della Madonna e di Giovanni, di fronte a Gesù Cristo crocifisso, sono dunque un
appello alla fede!
Certo c’è anche tutto il dolore, cordoglio, compassione e sofferenza umane di fronte alla morte,
sentimenti espressi soprattutto dalla Maddalena e suggeriti anche dai gesti sia della Madonna che
dell’apostolo. Questo è forse ravvisabile anche dal punto di vista compositivo: le tre figure
sembrano comporre una linea in ascesa serpentinata, che dalla schiena della Maddalena attraverso il
braccio sinistro di san Giovanni passando per il capo della Vergine sale al capo chino di Gesù;
anche dal punto di vista compositivo dunque il pittore ha probabilmente desiderato rappresentare la
progressiva ascesa dal dolore umano della Maddalena piangente alla contemplazione del mistero in
Giovanni ed alla fede di Maria. Lo sguardo, la testimonianza, la fede vanno oltre e superano anche
il dolore e la morte aprendosi alla speranza, come si esprime il Vangelo di Giovanni: Chi ha visto
ne dà testimonianza… perché anche voi crediate.
Concludendo: mi sembra che l’opera esprima il principio che la Chiesa Cattolica ha sempre
affermato, soprattutto da san Gregorio Magno ed Isidoro di Siviglia (sec.VI-VII) in poi, ed in
seguito vigorosamente difeso e riaffermato a partire dal Concilio di Trento, cioè che le immagini
sacre sono un invito e un appello alla fede, e sono quindi una muta praedicatio = una predicazione
muta.
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Dalle nostre Missioni
In ricordo di Fr. Giulio Savoldi
► Dal Cameroun
Carissimo fra Mauro,
ci è giunta inaspettata la notizia della morte del nostro caro confratello fra Giulio Savoldi.
Qui in Cameroon, almeno tra i frati molti sapevano che P. Giulio oltre ad essere stato in visita qui
un paio di volte quando era nel definitorio provinciale, aveva a cuore il lavoro dei missionari e delle
missioni. I diversi Custodi che si sono succeduti in questi anni e i missionari che passavano nel
convento di S. Francesco durante il loro periodo di riposo hanno avuto più volte occasione di
incontrare P. Giulio il quale si mostrava sempre interessato sulla missione del Cameroon e dei
missionari chiedendo notizie e facendo domande.
P. Giulio è stato anche un grande benefattore per la nostra missione del Cameroon. Nel passato ci
ha aiutato a portare avanti il progetto dei giovani della cooperativa della comunità dell'Arca mentre
recentemente ci è stato di grande aiuto nel portare avanti il progetto “Emmaus” per la cura e
riabilitazione dei malati mentali. Sia lo scorso settembre sia recentemente a febbraio del 2010
abbiamo ricevuto un suo aiuto economico per la conduzione e il sostentamento del progetto.
In fraternità abbiamo pregato il Signore perchè gli doni la ricompensa che solo Lui sa dare.
Ti chiedo a nome della Custodia di esprimere le nostre più sincere condoglianze ai confratelli del
convento di S.Francesco e ai suoi famigliari.
Possa il Signore Risorto donargli il riposo dei giusti.
fra Angelo Pagano
Superiore Regolare
► Dalla Costa d’Avorio
Carissimo Fra Marino Pacchioni ringrazio vivamente per l'offerta pervenuta dai benefattori di
Padre Giulio Savoldi. Sappiamo della sua generosità verso la Costa d'Avorio e da molti anni. Che il
Signore gli conceda il riposo eterno, la pace e la speranza per i suoi benefattori che Dio mantiene le
sue promesse. Tanti auguri di Buona Pasqua. Fra Antonio Forchini
► Dalla Thailandia
Carissimo fra Marino,
il Signore ti dia pace!
Vengo a te con questa breve lettera che vuole essere la voce di tutti noi frati della Delegazione di
Thailandia, di tutti i nostri giovani in formazione, delle sorelle Clarisse Cappuccine ma, in
particolare, di noi missionari italiani che abbiamo conosciuto personalmente P. Giulio e abbiamo
toccato con mano quanto lui amasse ogni frate e in particolare quanto amasse e pregasse per le
nostre missioni.
P.Giulio conosceva bene le problematiche di ogni missione, della nostra missione e conosceva bene
i missionari. Ciò che mi ha sempre colpito in lui era la sua capacità di vedere il positivo in ogni
frate. Amava la vita fraterna e sapeva dare fiducia, sempre e a tutti. Aveva la capacità di stimolare,
di correggere, ma sempre con misericordia e, spesso, col sorriso sulle labbra. P.Giulio ha portato
dentro di sé la sofferenza di tante persone che affidava ogni giorno una ad una a Gesù Cristo povero
e crocifisso che davvero era il suo Tutto. Mi risuona ancora nelle orecchie quando il mattino presto,
in chiesa a P.le Velaquez, mentre pregava la via crucis, diceva a voce alta:”Mio Dio! Mio Dio!”.
P.Giulio era un vero uomo di preghiera ma coi piedi ben saldi sulla terra.
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Noi tutti frati della Delegazione di Thailandia lo porteremo sempre nel cuore e nella preghiera per
tutto quello che ha fatto per noi. Siamo certi che lui continuerà ad accompagnarci dall’alto, col suo
sorriso, con la sua classica “risatina” sotto quella lunga barba dalla quale rifletteva sempre un
sorriso di misericordia per tutti.
Grazie per il tuo esempio P.Giulio, da buon frate Cappuccino hai fatto tutto per amor di Dio e per la
sua santa carità!
Pace e bene!
fra Giovanni Cropelli e tutti i frati della Delegazione di Thailandia
► Dal Brasile
1. Caro P. Mauro,
ho appreso della partenza di P. Giulio Savoldi alla Casa del Padre per ricevere la ricompensa dei
servi buoni e fedeli e gioire per sempre della comunione con Dio e con i fratelli. Subito al momento
della notizia, mi sono raccolto in preghiera e ho ripensato la sua figura di frate buono, umile,
semplice, povero, essenziale, così come l’ho conosciuto quando ero studente di teologia 50 anni fa e
come mi è rimasto nella memoria. Sì perché poi ho solo avuto rari e sfuggevoli incontri con lui
quando rientravo in Italia dal Brasile. Ma mi è rimasto nel cuore e nella mente e mi rallegravo nel
sapere dell’immenso volume di bene che faceva alle persone che incessantemente lo cercavano per
riversare nel suo cuore grande e misericordioso il loro dolore, i loro problemi e afflizioni, tutto il
male che tormentava il loro corpo e la loro anima. Questo lieto e sofferto servizio di ascolto
paziente delle miserie umane e il dono sempre offerto di una parola di conforto, di incoraggiamento
e di speranza hanno santificato la sua vita e l’hanno resa preziosa agli occhi di Dio e degli uomini
che hanno beneficiato della sua presenza e del suo ministero e ora ne piangono la scomparsa ma
anche gioiscono nel saperlo felice nella luce della Gloria del Signore. In nome della Provincia
Cappuccina del Brasile porgo a tutti i confratelli della Provincia di Milano i vivi sentimenti della
nostra partecipazione al dolore e alla preghiera in suffragio di P. Giulio e ringrazio per il suo amore
sincero e operoso alle missioni e ai missionari che con tanta benevolenza e ammirazione accoglieva
e aiutava.
Frei Gentile Gianellini
2. Articolo di Frei Apollonio Troesi
P. GIULIO SAVOLDI non é piú tra noi...
Dal 23 marzo u.s. una stella in piú brilla nel cielo di Dio...
ABBIAMO PERSO UN AMICO
ABBIAMO ACQUISTATO UN PROTETTORE
Davvero GIULIO NOSTRO era un GRANDE AMICO!... É stato chiamato altrove a prendere parte
per sempre alla gioia del Suo Signore (cf Matteo 25,21)!...
Ora se era GRANDE quando era qui tra noi, immaginateVi come lo É adesso che ha incominciato
ad abitare le “Tende della Perennitá”!...
Mi spiego con tanta gioia, tanta commozione:
P. GIULIO SAVOLDI – Cappuccino D.O.C., classe 1928 – da anni, molti anni era
conosciutissimo in Milano e non solo!
Da tante parti – tante, davvero – venivano a lui, facevano ore e ore di anticamera pur di
essere accolti!...
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Vecchietto, magro di austeritá, pochi capelli, abbondante santitá, riceveva ogni giorno in una
saletta disadorna del convento di Piazzale Velasquez, riceveva e ascoltava con la pazienza di Gesú
in croce, riceveva gli afflitti nel cuore e nella mente, gli addolorati e intristiti per malattie in proprio
o nei famigliari, riceveva e accoglieva i peccatori alla ricerca di un perdono totale, ma concesso
con il sorriso sulle labbra e tanta misericordia nel cuore, riceveva tutti nonostante gli acciacchi e le
malattie di una vecchiaia che lo incurvava sempre piú perché io so che era abituato a “somatizzare”,
cioé, a fare abbondantemente suo tutto il dolore che assorbiva, beveva nelle lunghe, a volte
estenuanti, ore di ascolto!...
“RICEVEVA”!... Ecco il verbo che va a pennello per questo nostro Confratello,
degnissimo Servitore della Misericordia gioiosa del Padre!...
Lo dico e lo scrivo con una festiva sfumatura di compiacimento perché, oltre che far rivivere
dalle Pagine immortali del Vangelo di Luca, quel famosissimo capitolo 15, unico anche da un punto
di vista poetico-letterario, P. GIULIO NOSTRO riceveva e accoglieva PURE le nostre lettere di
missionari che gli piovevano spesso dai nostri “fronti”!...
Riceveva ANCHE le mie lettere dal Brasile, le leggeva, le sottolineava, a volte perfino me
le ha sollecitate e poi le esponeva con le fotografie annesse nella rustica saletta del convento dove
facevano paziente anticamera quelli che desideravano essere ricevuti...
Non solo le riceveva, accoglieva e allineava in buon ordine dalla parte piú illuminata della
sala di aspetto, ma parlava di noi missionari, ora dell’uno ora dell’altro, ai suoi devoti piú sensibili e
con quel suo sorriso serafico proponeva loro un’opera buona, magari per invogliare di piú i Santi o
Gesú stesso a intervenire lá dove l’uomo non poteva fare piú niente e, cosí, a noi, a me, di tanto in
tanto arrivava propizia la tanto sospirata “Provvidenza”...
Santo “Giulietto” nostro!...
Missionario nelle retrovie, se vogliamo, ma missionario nel senso piú completo della
parola!...
A nome di tutti i miei “Colleghi d’oltremare” gli rendo omaggio riverente con tutto il
cuore!...
A questo punto mi serve P. Daniele da Samarate, Servo di Dio e dei Suoi poveri, Lebbroso
fra i Lebbrosi... Quando nel 1909 viene in Italia per motivi di salute, dopo essere stato a Roma ed
essersi sottoposto alle cure mediche del Professor Campana, prima di ritornare in Brasile, sente il
bisogno – annota nel Suo Diario – di visitare il convento di Bergamo proprio per incontrarsi con P.
Rinaldo Combi di Cremeno “muito affeiçoado à Missão para a qual muito se presta”.
Bello e completo questo elogio! Quanto si addice al Giulio nostro!... Rinaldo e Giulio, frati
dal cuore grande, dai sentimenti nobili per cui erano portati automaticamente a “prestarsi molto” –
notate i due “muito” di Daniele – per la Missione, per le Missioni!
P. Daniele va a Bergamo in convento soprattutto per ringraziare P. Rinaldo – erano quasi
coetanei – va per effondergli il suo cuore...
Cuore con cuore! Italia per il Brasile! E c’era ancora posto... sempre piú posto! (cf Luca
14,22).
É quello che sto cercando di fare qui con P. Giulio Savoldi.
Il momento é solenne e esige gratitudine immensa da parte di tutti noi missionari...
Io personalmente, ho motivi su motivi per essergli riconoscente!...
Ecco a Voi l’ultimo ed é il piú bello, il piú intenso, che io ricordi, é quello che mi ha
commosso fino alle lacrime...
Leggete con me quanto mi ha scritto, via internet, il 24 marzo u.s. P. Marino Pacchioni, il
superiore di P. Giulio: “Ti scrivo perché mi sono preso l’iniziativa di aprire la tua ultima lettera al
Giulio, lettera arrivata quando già era in ospedale. Gli avevo detto più volte che gliela avrei
portata, ma mi diceva sempre di aspettare perché la sua vista si era molto abbassata e faceva fatica
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a leggere oltre che ad essere senza energie. E così l’ho aperta oggi per vedere se c’era qualche
richiesta particolare... Comunque anche all’ospedale, il Giulietto si é ricordato di te – (la
sottolineatura é mia) – e mi ha detto di mandarti, tramite il Centro missionario, il solito contributo
trimestrale insieme ad una busta indirizzata a te con altri soldi. Se dovessi trovare nella sua stanza
altre buste o indicazioni che ti riguardano, provvederò prontamente... Ricordiamolo al Signore, lui
senz’altro ci ricorda. Ciao Fra Marino.”
Fino all’ultimo!...
Servono forse parole di commento?... Parli alto alto la bontá di P. Giulio!
Quanto é bello servire il Signore e i Suoi Fratelli piú poveri!... Quanto é “contagioso” fare il
Bene! Quanto é produttivo!...
Tu dai un po’ del “tuo” Dio; dai, quindi, un po’ di Bene perché “solo Dio é buono” (cf Luca
18,19) ed ecco che susciti, anche senza volerlo, una risposta naturalmente di Bene perché Dio é in
tutti!...
Nel Giulietto nostro c’era “una grossa quantitá di Dio”!...
Adesso ha la pienezza! Adesso Dio é tutto Suo!...
Raccomandiamoci vivamente a lui adesso che respira a pieni polmoni la ricompensa celeste
per tutto il bene seminato e raccolto tra quelli che ha ricevuto e aiutato, per il bene immenso che ha
compiuto nelle nostre Missioni con una presenza solidale di preghiera e di condivisione!...
Raccomandiamoci...
Marino dice bene: “Ricordiamolo al Signore; lui senz’altro ci ricorda!”.
É vero, verissimo questo “senz’altro”!
Giulio é stato un uomo, un frate tutto per gli altri anche quando avrebbe potuto chiamarsi
in pensione e finalmente riposarsi perché erano ormai molte le primavere e molti i malanni; é stato
così buono perché era tutto di Dio!...
Ricordo con dolcezza che fino dagli anni della nostra teologia vissuta insieme negli anni ’50
– parlo del secolo scorso! – , lui era solito ripetere a voce alta: “Gesú mio, tutto mio”!. Non
serviva rispondergli: “Oh, lasciane un po’ anche a noi!”, continuava imperterrito...
Gli anni sono passati, uno sopra l’altro, molti, é arrivato fino a 82 suonati e quel “tutto mio”
é rimasto sempre SUO!...
LO SARÁ PER SEMPRE!
A me, a Voi Amici delle nostre Missioni, ricordarlo; lui senz’altro ci ricorda e ci ricorderà
al Signore! Per sempre!... Amen...
3. Mons. Franco Cuter
Carissimo P. Mauro,
sono lieto di potermi unire al coro di voci che ricordano con gratitudine la bella e cara figura di
P.Giulio che il Signore ha donato alla nostra fraternità. Un fratello che ha amato e vissuto la sua
vocazione francescana e cappuccina nella semplicità e nella generosa disponibilità. Un fratello che
nell’esperienza dell’amore di Gesú nella sua vita ha davvero imparato a mettersi a disposizione dei
fratelli con lo stesso cuore grande. Credo che gli ultimi anni del suo generoso servizio sacerdotale,
nella accoglienza paziente e fraterna di tanti fratelli e sorelle sofferenti, abbiano evidenziato le
grandi doti di mente e di cuore di P.Giulio, diventato davvero testimone e segno di Gesú che si apre
e va incontro alle sofferenze dell’umanità per donare speranza e vita. Molti certamente ricorderanno
questo delicato e importante ministero, così come ricorderanno
i preziosi servizi che ha reso alla fraternità provinciale e alla Chiesa nel disimpegno sereno e
disponibile delle varie attività che gli erano affidate.
Vorrei qui ricordare la sua apertura alle dimensioni del mondo, la sua attenzione all’impegno
missionario della Chiesa, che P.Giulio ha ricevuto e respirato nella ricca tradizione della fraternità
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provinciale e che ha vissuto con convinzione. P.Giulio ha sempre accompagnato con fraterna
partecipazione, con la preghiera, con l’aiuto generoso l’attività dei confratelli missionari impegnati
nelle differenti realtà dove lo Spirito del Signore li inviava: Eritrea, Camerun, Costa d’Avorio,
Thailandia, Brasile...Credo che tutti i confratelli missionari abbiano sentito e goduto di questo
fraterno interessamento nel quale poi coinvolgeva altre persone generose. Perché attraverso l’aiuto
concreto sentivamo la fraterna condivisione delle difficoltà e delle gioie del nostro lavoro di
evangelizzazione. L’abbiamo sentito forte anche noi impegnati, nella realtà del Maranhão-Brasile,
a continuare la lunga e generosa presenza cappuccina, che ha preparato e costruito la realtà di
giovani chiese particolari e di fraternità cappuccine che incarnano in questa terra il carisma
francescano. Mi piace ricordare soprattutto il suo atteggiamento di fraterna e serena semplicità con
cui accoglieva. Non c’era bisogno di cercarlo, di sollecitarlo, di chiedere. Bastava apparire nella
Fraternità di San Francesco e era proprio P.Giulio che ti si faceva vicino per chiedere, informarsi,
promettere preghiere e allungare silenziosamente il frutto del suo lavoro come segno e
partecipazione al lavoro missionario dei fratelli. A volte anche chiedendo scusa per non poter fare
di più.
Grazie P.Giulio per la tua presenza amica. Grazie per il tuo esempio di frate e di missionario. Grazie
per averci mostrato come amare al Signore e amare ai fratelli .
Grazie per il bene che hai voluto alla nostra Chiesa missionaria di Grajaú
+ Franco Cuter
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