Dall`incunabolo al web : Laboratorio in
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Dall`incunabolo al web : Laboratorio in
È IW Ordine dei Giornalisti della Lombardia & Biblioteca Ambrosiana Proposta di formazione professionale continua ai giornalisti Dall’incunabolo al web Ordine dei Giornalisti della Lombardia Dalla notizia manoscritta all’edizione digitale della notizia Milano, 23 settembre 2016 - numero 2 - Copia non in vendita foglio ideato e realizzato dal Curatore della Newsletter della Biblioteca Ambrosiana Fabio Trazza con editoria elettronica da tavolo in Ambrosiana e offerto ai Corsisti come invito nel “Laboratorio in-Formazione” Figure sociali: Le fonti: rappresentazione giornalistica approdo dello •StatoUltimo sulla questione giovanile e studentesca è la censura. Annebbiato pare il lavoro per far nascere relazioni permanenti con il sé e con gli altri. Censura dei comportamenti e censura del web. Disegno di legge, 20/09/2016 n° 3139 “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo”. Dalla storia dell’incunabolo l’ammaestramento per il web: il 1° caso di censura, Venezia. Anche nel ruolo esercitato dalle immagini, la questione più rilevante è l’accostamento, cioè la relazione. In rete Alamy, Stockimo e la comunicazione istuzionale del Fertility day (22.9.16). Analisi di un presunto «errore tecnico». Dal riconoscimento della presenza di un «errore tecnico», pur inesistente, alla subalternità ideologica. Oggi vasti strati sociali in quasi tutto il mondo subiscono un attacco ideologico, fondato sulla superiorità economica tra quanti gestiscono il sistema della comunicazione, mirante alla falsificazione dell’erotismo naturale. L’insegnamento dell’«ideologia di genere» ha fatto breccia, camuffata da nuova frontiera del sapere, tra le cattedre universitarie e da lì discende in veste di colonialismo ideologico sin nelle scuole primarie. Diversa origine culturale ha il fecondo filone della riduzione letteraria dell’umanità alle varie specie di bestialità. didascalie per le immagini 1 • • • 2 3 4 5 6 • • 7 8 • «Non uno di meno» (1999), film cinese di Zhang Yimou, racconta la realtà della scuola rurale in Cina. Riceve il Leone d'oro alla 56ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. • • • • • • • 1 - Aretino Pietro, Opere religiose: Vita di Maria Vergine. Vita di Santa Caterina. Vita di Tommaso d’Aquino. Vol. 2. 2011, pp. 734. Curatore Paolo Marini Salerno Editrice (collana Ediz. naz. delle opere di P. Aretino). — I Sonetti sopra i “XVI modi” inaugurano la letteratura pornografica; l’edizione del 1530 fu subito distrutta, salvandosi un unico esemplare con le tavole originali, che riproducono le posizioni erotiche descritte nei versi. 2 - Giulio Romano (1499-1546), pitttore, e Marcantonio Raimondi (1480-1534), incisore, illustrarono i Sonetti dell’Aretino. Qui ritratti da Raffaello ne La Cacciata di Eliodoro dal tempio, affresco (750x500 cm., 1511-1512) nelle Stanze Vaticane (Stanza di Eliodoro). 3 - “Lasciva est nobis pagina, vita proba” Lettera ai lettori in frontespizio al Libro della origine delli volgari prouerbi di Aloyse Cynthio degli Fabritii, Venezia, 30 settembre 1526. 4 - Cartolina di Tommaso Bianco con caricatura della truffa Humbert-Crawford, Parigi, 1902. 5 - P. Aretino, incisione in La Vita di P. Aretino., scritta da G. Mazzuchelli, Padova. 1741, appresso Giuseppe Comino. 6 - Tommaso Bianco, vignetta di garibaldino, in «Album Giannaccari 1885». 7 - T. Bianco, vignetta di zoologia elettorale, 1884, uomo-animale (Jassana), in «Coll. Osp. “Umberto I”, Fasano, Brindisi». 8 - T. Bianco, «Chiaroscuri sociali», ne «La Farfalla», A. 4. - S. II., Milano, 28 aprile 1878, Vol. 3, N.1. 9 - T. Bianco, vignetta di zoologia elettorale, 1884, uomo-animale (corvo), in «Coll. Osp. ‘Umberto I’ Fasano, Brindisi». [Vignette di T. B. in G. Quaranta, Tommaso Bianco, artista bohémien da Fasano a Parigi, Faso ed. 2013 Fasano] 9 Le prime figure sociali: tra genitori e maestri La Tsinghua University di Pechino dal 5 all’8 settembre* ha dedicato il portale alla giornata dei maestri: «Buon San Maestro!». La Tsinghua University di Pechino è la storica sede di studio dei Presidenti della Repubblica Popolare Cinese; un’università che esalta in sommo grado l’insegnamento dei maestri. Ne recupera il significato e il ruolo sociale attingendoli alle tradizioni precedenti la repubblica, sin dai millenni passati. Mentre siamo impantanati a discutere di cyberbullismo e a polemizzare sullo spostamento di tanti maestri da una regione all’altra, dalla Cina potremmo raccogliere l’ammonimento: “Sia a scuola sia sul lavoro, è necessario disporre di un modo per far crescere questa persona importante”, il maestro, l’insegnante. «Come i genitori, ti mostreranno come si naviga». La Tsinghua University di Pechino, nel sostenere la festa degli insegnanti, vuole contribuire a diffondere nella società l’idea che «la più alta onorificenza» debba essere conferita all’insegnamento «per promuovere una migliore comprensione delle responsabilità degli insegnanti, professionale ed etica, per promuovere la costruzione di un sano rapporto insegnante-studente e per sostenere nel rispetto della conoscenza una buona atmosfera sociale». E «gli studenti con la propria crescita offrono agli insegnanti il massimo ritorno», sia che vadano incontro ad un progresso accademico enorme, sia che siano impegnati in ogni altro lavoro. «Interazione e sviluppo comune di docenti e studenti è il più lodevole dei capitoli nella storia di un popolo». * dall’10 settembre 2016 al 19 marzo 2017 l’Art Museum della Tsinghua University di Pechino ospita 60 Fogli del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci e l’Ultima Cena di Leonardo in copia del Vespino • • • • ln «Non uno di meno», epopea della scuola e della comunicazione, la piccola supplente (13 anni), perde un bambino, scappato dalla sua classe. Con l’aiuto della televisione lo ritroverà. N Dall’incunabolo al web : Laboratorio in-Formazione per i giornalisti anno I numero 2 - venerdì 23 settembre 2016 Papa Francesco riceve in udienza in Sala Clementina il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti italiano Roma, 22 settembre 2016 Giornalisti siano onesti e rispettosi della dignità umana. Il giornalismo contribuisca a far crescere la dimensione sociale delle persone e ne rispetti la dignità. I giornalisti amino la verità dei fatti. [Da un servizio di Alessandro De Carolis in Radio Vaticana del 22 settembre 2016] Il bianco e il nero, nettamente suddivisi, sono colori difficilmente rintracciabili nel “pezzo” di un giornalista. Un articolo di cronaca è più spesso il racconto di infinite sfumature di grigi, perché “dibattiti politici e perfino molti conflitti sono raramente l’esito di dinamiche distintamente chiare, in cui riconoscere in modo netto e inequivocabile chi ha torto e chi ha ragione”. Davanti ai circa 400 membri del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti riporta il mestiere verso i suoi valori più nobili. Anche se il flusso mediatico va di corsa tra “tempi di consegna” scadenze, “è indispensabile – dice – fermarci a riflettere su ciò che stiamo facendo e come lo stiamo facendo”. Cominciando, indica, dall’amore per la “verità”, “fondamentale” – sostiene il Papa – per chi, pubblicando notizie, scrive in certo senso ogni giorno “la prima bozza della storia”: “Amare la verità vuol dire non solo affermare, ma vive- re la verità, testimoniarla con il proprio lavoro (...) La questione qui non è essere o non essere un credente. La questione qui è essere o non essere onesto con se stesso e con gli altri. La relazione è il cuore di ogni comunicazione. Questo è tanto più vero per chi della comunicazione fa il proprio mestiere. E nessuna relazione può reggersi e durare nel tempo se poggia sulla disonestà”. Non si tratta di fermarsi al recinto della deontologia, ai doveri scritti nei codici, ma di “interiorizzare il senso profondo del proprio lavoro”: “Da qui deriva la necessità di non sottomettere la propria professione alle logiche degli interessi di parte, siano essi economici o politici. Compito del giornalismo, oserei dire la sua vocazione, è dunque – attraverso l’attenzione, la cura per la ricerca della verità – far crescere la dimensione sociale dell’uomo, favorire la costruzione di una vera cittadinanza”. Un giornalismo sano, afferma Francesco, è quello che evita le chiacchiere ma informa sempre rispettando la “dignità umana”: “Un articolo viene pubblicato oggi e domani verrà sostituito da un altro, ma la vita di una persona ingiustamente diffamata può essere distrutta per sempre. Certo la critica è legittima e dirò di più: necessaria, così come la denuncia del male, ma questo deve sempre essere fat- to rispettando l’altro, la sua vita, i suoi affetti. Il giornalismo non può diventare un’ ‘arma di distruzione’ di persone e addirittura di popoli. Né deve alimentare la paura davanti a cambiamenti o fenomeni come le migrazioni forzate dalla guerra o dalla fame”. “Quanto sarebbe bello che il giornalismo sapesse raccontare le vicende di tante donne e tanti uomini che giorno dopo giorno, con dignità e fierezza, affrontano le questioni della malattia, della mancanza del lavoro, dell’impossibilità a costruire un futuro”, aveva detto mons. Dario Viganò, prefetto della Segreteria della Comunicazione in apertura di incontro. “Perché – aveva proseguito – non coltivare il gusto per le notizie buone, quelle che non fanno mai capolino tra i grandi titoli dei giornali e della Tv che sembrano preferire tutto ciò che è segnato da violenza e da sopraffazione?”. Nella stessa direzione, va l’augurio finale di Francesco: “Auspico che sempre più e dappertutto il giornalismo sia uno strumento di costruzione, un fattore di bene comune, un acceleratore di processi di riconciliazione; che sappia respingere la tentazione di fomentare lo scontro, con un linguaggio che soffia sul fuoco delle divisioni, e piuttosto favorisca la cultura dell’incontro”. In conclusione il presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino, ha donato al Papa un assegno per le vittime del terremoto. JE NE SUIS PAS CHARLIE HEBDO ft La Marsilio è ormai storica nel panorama editoriale. Storica anche per i fondatori, che la chiamarono Marsilio Casa editrice di Venezia, fondandola a Padova nel 1961: Paolo Ceccarelli, Giulio Felisari, Toni Negri e Giorgio Tinazzi. Società per azioni dal 1965, con l’entrata di Cesare e Gianni De Michelis nel capitale, la Marsilio si muove a suo agio tra narrativa, sociologia e politica. Il nome le fu dato in omaggio a Marsilio da Padova, il filosofo ghibellino del XIV secolo. Ma Marsilio si occupa anche di papi. Pubblica In difesa di Pio XII, Le ragioni della storia, a cura di Giovanni Maria Vian, 168 pp., per non dire del papa veneziano: Papa Luciani. La forza dell’umiltà, sempre a cura di G. M. Vian, pp. 160. Marsilio vuole crescere: pubblica anche grandi classici. Così, grazie al capitale dei Bassetti, confluisce in Rizzoli. Capita però che sia acquisita dalla Mondadori nell’aprile 2016. Così, l’azienda della famiglia De Michelis, la GEM Srl, la ricompra per il 94% nello stesso anno. Non un’operazione volontaria, ma per un intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che temeva concentrazioni eccessive della Mondadori. Marsilio ha in pancia oltre 6000 titoli e sforna ogni anno 150 novità. Non è difficile per Stefano Lorenzetto e Massimo Gandolfini pubblicare Dialogo sulla deriva etica con il leader del Family day. Ma poi capita anche che non si possa dire di no ad una giornalista portata in alto: Annalisa Chirico. Così la presenta Marsilio: Annalisa Chirico (1986) scrive per Panorama. Collabora con Il Foglio e il Giornale. Dottoressa di ricerca in Political Theory all’Università Luiss di Roma, ha un master in European Studies. Ha lavorato al Parlamento europeo e condotto campagne Siamo tutti puttane, in senso figurato, perché cerchiamo, ognuno a suo modo, di districarci nel complicato universo dell’esistente». Poi, però, capita anche che un grillino se ne accorga: guarda la copertina, vede che l’autrice è affiancata da un’altra donna, fedele di Tsipras, e decide di correggere qualcosa: le due donne e una parola nel titolo. Quale? Momento. Non gli sembra vero poter deridere apertamente Laura Boldrini ed Elena Boschi, due autorità dello Stato. Sostituisce le immagini e cambia il “tutti” in un “due”. Il risultato è immaginabile: scompiglio mediatico per il fotomontaggio. Non sappiamo se Editore, Autrice e donne lese ricorreranno alle vie legali. Certamente la notte del terremoto, tra il 24 e il 25 agosto Mauro Cossu, militante ligure dei 5 Stelle, ha avuto il suo terremoto: gli è piovuto in La libertà è anche disinvoltura: quando i derisi sono gli altri a favore della libertà di scelta. E così pubblica anche lei: Siamo tutti puttane. Contro la dittatura del politicamente corretto. Marsilio in copertina le fa l’elogio: «Prostituirsi è uno scambio intrinsecamente morale. È la sublimazione del godimento della propria indipendenza privata». Così la Chirico, che si definisce «femminista pro sesso, pro porno e pro prostituzione», si schiera a favore di chi valorizza un invidiabile décolleté, di chi adopera abilmente un carisma innato, di chi punta su una mente brillante (tratti che, si badi bene, non si escludono tra loro). «L’essere puttana - sostiene l’autrice - è uno stato esistenziale, comune a maschi e femmine. testa di tutto. Beninteso, di parole. E nessuno gli ha espresso la pur minima solidarietà. Non se la sarà meritata. Diverso il caso di un attacco alla sola Elena Boschi e sempre alla vigilia del terremoto: Mannelli su Il Fatto Quotidiano pubblica una vignetta raffigurante Maria Elena Boschi, in minigonna e seduta con le gambe accavallate, per poter titolare “riforme: lo stato delle cose”, inserendo tra parentesi una ‘c’ sul finale, nella parola cose. Indignazione generale. Sopita, però non appena Dario Fo ne fa la replica, non come vignetta, ma come opera d’arte, così, di getto, come per zittire tutti i critici di Mannelli. E avviene che realmente tutti si tacciono: se parla un’ideologo lo si segue. Naturalmente se si è affetti da irridente ideologia acuta. Quanta distanza, di tempo e di stile, dal fondatore, materiale e morale, della vignetta italiana in terra di Francia e anche d’Inghilterra: Tommaso Bianco! Paris, 1899 — Tommaso Bianco — Corteo per la grazia ad Alfred Dreyfus, arrestato il 15 ottobre 1894 6 cartoline in successione, dall’alto e da sinistra: apre il corteo Emile Zola con penna e stendardo “J’accuse”, “L’Aurore” e “Le Siècle, testate capofila del fronte innocentista. Chiude la sfilata Marianne in sella a un mulo inchiodato