USA, la carica dei 101 miliardari

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USA, la carica dei 101 miliardari
USA, la carica dei 101 miliardari
Lunedì 11 Giugno 2012 23:00
di Luca Mazzucato
NEW YORK. Uno spettro si aggira per l'America: “Miliardari di tutto il mondo unitevi!”. Con
questo grido di battaglia, alcuni tra gli uomini più ricchi del paese stanno spendendo centinaia di
milioni di dollari nella campagna elettorale contro Barack Obama. Un'azione coordinata in tutti
gli Stati a suon di martellanti (e costosi) spot elettorali che si avvicendano senza sosta sulle tv
via cavo. Grazie a questi miliardari il partito repubblicano sta ammassando un'enorme fortuna
da usare nella campagna elettorale per Mitt Romney.
Secondo le previsioni, Romney sta raccogliendo fondi per circa il doppio del Presidente. Sulla
questione del finanziamento ai partiti, l'America e l'Italia se la giocano alla pari, in quanto a
corruzione e malaffare. Che i soldi siano diventati il fattore determinante delle vittorie elettorali è
sotto gli occhi di tutti, e i democratici con Nancy Pelosi timidamente fanno outing a favore del
ritorno ai finanziamenti pubblici. Purtroppo per i democratici, i loro avversari hanno trovato la
gallina dalle uova d'oro. Ogni repubblicano che si rispetti ha il proprio “crazy billionaire” pronto a
staccare assegni per decine, o anche centinaia, di milioni di euro, per finanziare campagne
elettorali a cui altrimenti nessuno darebbe una lira. Il partito repubblicano dunque, non più
legato al supporto popolare per raccogliere i fondi, ha le mani libere.
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I fratelli Koch, David H. e Charles G., si sono comprati un governatore, Scott Walker del
Wisconsin. Dalla sentenza Citizens United del 2010, in America non esistono più limiti alle
donazioni elettorali. Dunque i fratelli Koch hanno donato trenta milioni di dollari a Walker nelle
elezioni di martedì scorso, polverizzando l'avversario, il democratico Tom Barrett che si è
fermato a meno di tre milioni di dollari. Il governatore Walker è forse il più radicale tra i
repubblicani, famoso per aver reso illegale la contrattazione collettiva dei sindacati, le cui lotte
avevano portato alle recenti elezioni.
“Adoro i piani ben riusciti,” direbbe il colonnello Smith dell'A-Team, in coro con i fratelli Koch. I
due miliardari hanno deciso di mettere a buon frutto questa vittoria per passare all'attacco
nazionale. Contribuiranno a Mitt Romney trecento milioni di dollari, in contanti. Una bazzecola,
per i due fratelli la cui fortuna personale è stimata attorno ai cinquanta miliardi di dollari.
Potrebbero da soli comprarsi tutti i politici del paese. Infatti ci stanno provando.
Ovviamente non sono soli, in questo assalto all'ultimo voto a suon di contanti: tutte le
corporation si sono accodate. “Le aziende sono persone, caro mio!” disse Romney in un
celebre comizio, e dunque hanno il diritto alla libertà di parola, che si esplica tramite il denaro.
Ad esempio, le aziende del Tabacco.
In California, non fuma quasi nessuno. Il fumo è vietato dappertutto. Un referendum martedì
scorso chiedeva alla popolazione di aumentare di un dollaro la tassa sulle sigarette, per
raccogliere mezzo miliardo di dollari da donare alla ricerca sul cancro. In Marzo, due elettori su
tre erano a favore della tassa. Philip Morris e soci non ci sentono e il cartello del tabacco mette
in campo cinquanta milioni per spot elettorali contro la nuova tassa. Avanti veloce fino al giorno
del voto: il cartello del tabacco rovescia i sondaggi e vince il referendum. Servirebbe uno studio
su quanti soldi per voto sono necessari nei diversi contesti elettorali. Di sicuro i repubblicani lo
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studio l'hanno già fatto e lo stanno applicando alla perfezione.
Mentre quattro anni fa Obama era cool tra i traders di Wall St., ora la finanza ha deciso di
voltargli le spalle e puntare su Romney per una totale deregulation. I più grandi donatori del
partito democratico sono i tre grossi sindacati. Ma Scott Walker in Wisconsin ha mostrato la
strada per marginalizzare i sindacati: da quando ha abolito la contrattazione collettiva, in un
anno i sindacati hanno perso metà degli iscritti. Un piano perfetto per privare i democratici
dell'unica fonte di grossi finanziamenti. Ma se le presidenziali sono aperte e i candidati si
rincorreranno voto su voto, la grossa differenza è nelle elezioni per il Senato e il Congresso: lì
dieci milioni in più significano vittoria sicura per un candidato, e dunque il controllo dei cordoni
della borsa del paese.
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