METODO didattico di ESOTEATRO
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METODO didattico di ESOTEATRO
Strumenti dell’Esoteatro Percorso condotto da Vania Castelfranchi all’interno degli spazi del Teatro Ygramul LeMilleMolte nella costruzione comune degli strumenti per il Metodo Esoteatrale Il Teatro Ygramul è un luogo sui generis nel panorama dei teatri romani e nasce primariamente per preservare e conservare la Ricerca del Gruppo Ygramul LeMilleMolte. Tale ricerca - legata all’arte Patafisica e al Teatro Antopologico (detto anche “Terzo Teatro”) che ha preso vita dai percorsi di Grotowski, Eugenio Barba, Peter Brook - si intreccia all’Esoteatro, un metodo nascente e in costruzione che il regista Vania Castelfranchi assieme a tutti i singoli componenti del Gruppo Ygramul LeMilleMolte sta formando, e che ha guidato il Gruppo negli ultimi dodici anni fino all’apertura del teatro stesso. Il Teatro Ygramul non soltanto ospita spettacoli e rassegne, ma primariamente vive dei seminari e dei laboratori che quotidianamente accoglie (facenti parte del B.E.Y., il nostro Banjar - scuola comre luogo d'incontro - Esoteatrale di Ygramul), con i percorsi dal lunedì al giovedì e con i seminari intensivi che si svolgeranno il venerdì durante intere giornate di lavoro in cui sarà possibile affrontare - per attori professionisti e non, per appassionati di teatro o per esperti - vari argomenti della metodologia teatrale e soprattutto di questo metodo nascente dell’Esoteatro. Presentiamo nei mesi di marzo, aprile e maggio alcuni dei nostri seminari che ospiteremo nel Teatro Ygramul. www.ygramul.net Il Training “Esoteatrale” è un crocevia d’esperienze; è un luogo misto, una terra di mezzo che, prendendo spunto e barattando le esperienze del training della biomeccanica di Mejerchol’d, dei percorsi stanislavskiani, del gesto psicologico di Michael Checov, della mimesica di Orazio Costa, trova una sua nuova vita e vitalità, in un concetto ispirato all’esoscheletro degli insetti, ossia a quella formazione vitale portata a estroflettere le ossa, a mostrare in qualche modo l’architettura e l’ossatura della vita e a ribaltare il gioco vitale dell’attore e del teatro con un portamento verso l’esterno delle ossa rispetto al sé che si interiorizza. Gli attori e le attrici partecipanti, che siano professionisti o non, amatori del teatro o persone che hanno scelto nella vita quest’arte come loro mestiere e su di essa investono e crescono, potranno ricercare attraverso il corpo, la voce, il ritmo, lo spazio scenico, le dinamiche energetiche e psicologiche dei propri personaggi. Il lavoro intensivo comprenderà l’anello attoriale a 360 gradi cercando di potenziare in quelle nove ore di studio i vari aspetti che un attore deve affrontare per la costruzione della sua opera, della sua messa in scena e in qualche modo per la sua visione interna e creativa del personaggio e del suo percorso narrativo. I singoli incontri del seminario, per quanto intensivi, non saranno esaustivi degli argomenti affrontati, ma possono fornire ai partecipanti - attori e attrici - spunti costruttivi per percorsi più ampi, nonché per le successive tappe. Queste, infatti, per quanto slegate porteranno avanti la stessa tematica dell’Esoteatro e la stessa metodologia attoriale. Si tratta di incontri appositamente creati sulla logica della ricerca e del teatro di ricerca e che, proprio per questo, non tendono a trovare una risposta unilaterale o preventivata; quanto a formare strumenti di percorso, di analisi del testo, del lavoro scenico e della costruzione artistica e a testare tali strumenti di volta in volta scavando all’interno di ogni Tesi, di ogni idea che un attore ha di se stesso e all’interno di ogni poetica che un artista possiede. Seminario di Esoteatro a Granada 2007 Metodologia fortemente ispirata alle modalità artistiche della Patafisica di Alfred Jarri e sperimentato da Vania Castelfranchi in varie città del mondo e con diverse finalità artistiche e politiche. Seminario di Esoteatro in Brasile 2002 Esoteatro 1 L’INCONTRO con il GESTO PITTORICO Tema del gesto pittorico attraverso lo studio del gesto psicologico di Michael Checov e la costruzione del corpo nello spazio secondo gli appunti della danzatrice Isadora Duncan, seguendo il metodo della Mimesica di Orazio Costa e la struttura dei corpi della Commedia dell’Arte italiana. In questo studio l’Esoteatro si propone di marcare il concetto di scia teatrale o zona attoriale descritta da Antonin Artaud nei suoi testi sul teatro e nel suo scritto “Van Gogh il suicidato dalla società” e contemporaneamente di amplificare l’energia di ogni singolo attore e attrice in modo da potenziare la sua creatività scenica ed espressiva. Si giocherà con la Maschera del Buffon per incontrare l'espressività attoriale come rigonfiamento ed esposizione del sè. Lo studio affronterà anche l’incontro e il baratto fra le arti, profonda radice del Teatro Antropologico attraversando le tavole di Basquiat e lo studio sull’ “Action Painting” di Pollock. Inoltre si affronteranno due sequenze dell’Etudes della biomeccanica di Mejerchol’d per applicarle alla pittura dello spazio scenico, anche definibile come creazione della scenografia verbale e fisica degli attori sperimentata nel teatro contemporaneo dallo Studio Azzurro e la parola pittorico-scultorea di Carmelo Bene. Appunti Bibliografici sul Percorso e Sintetiche Schede d’Argomento GESTO PSICOLOGICO: Michail Cechov (1891-1955), nipote di Anton, è stato uno degli allievi di Stanislavskij al Primo Teatro d'Arte di Mosca e divenne uno dei più grandi attori russi finchè, nel 1928, quando era a capo del Secondo Teatro d'Arte di Mosca, fu costretto a fuggire dalle persecuzioni staliniane contro gli intelletuali. Nel suo libro "La tecnica dell'Attore" raccoglie e sviluppa il metodo Stanislavskij sulla Memoria Emotiva per spingerlo verso la definizione di Gesto Psicologico. Immaginate di dover recitare la parte di un personaggio che, secondo la vostra prima impressione generale, ha una volontà forte e inflessibile, è posseduto da desideri dispotici di dominazione ed è pieno di odio e disgusto. Cercate un gesto che si adatti al tutto e che esprima tutto questo nel personaggio e forse, dopo alcuni tentativi, lo troverete. E' forte e ben definito. Ripetendolo più volte tenderà a rinforzare la vostra volontà. La direzione di ogni arto, la posizione finale dell'intero corpo come anche l'inclinazione della testa sono tali da portare a richiamare un desiderio preciso per una condotta dispotica e dominante. Le qualità che riempiono e permeano ogni muscolo del corpo provocheranno dentro di voi sentimenti di odio e disgusto. Così, tramite il gesto, penetrate le profondità della vostra psicologia stimolandole. Esoteatro 2 Questa volta definite il personaggio aggressivo, forse anche fanatico, con una volontà piuttosto impetuosa. Il personaggio è completamente aperto alle influenze che provengono dall"alto" ed è ossessionato dal desiderio di ricevere, e addirittura di forzare, le "Ispirazioni" da queste influenze. E' pieno di qualità mistiche, ma allo stesso tempo è ben piantato per terra e riceve influenze altrettanto forti dal mondo terreno. Conseguentemente, è un personaggio in grado di riconciliare in se stesso influenze sia dall'alto che dal basso. Per questo esempio sceglieremo un personaggio che in qualche modo contrasta con il precedente. E' interamente introspettivo, senza alcun desiderio di entrare in contatto né con il mondo al di sopra, né con quello al di sotto, ma non è necessariamente debole. Il suo desiderio di isolamento potrebbe essere molto forte. Una qualità meditativa permea tutto il suo essere. Potrebbe essere felice della sua solitudine. Molto dipende anche dal ritmo con il quale esercitate il gesto psicologico una volta che lo avete trovato. Tutti nella vita attraversano diversi ritmi. Dipende principalmente dal temperamento e dal destino di ognuno. Lo stesso deve valere per I personaggi di un'opera. Il ritmo generale nel quale vive il personaggio dipende in larga misura dalla vostra Interpretazione. Paragonate I disegni 2 e 3. Riconoscete e sentite quanto più veloce è il ritmo del primo? Per questo esempio, immaginate un personaggio completamente attaccato ad un tipo di vita terreno. La sua volontà forte ed egoista è costantemente diretta verso il basso. Tutti i suoi desideri passionali e le sue lussurie portano il timbro di qualità basse e basilari. Non ha alcuna simpatia per niente e nessuno. Diffidenza, sospetto e biasimo riempiono tutta la sua vita interiore, limitata e introversa. Il personaggio rifiuta uno stile di vita onesto e retto, e sceglie sempre le strade più ambigue e scorrette. E' un tipo di persona egocentrica e, a volte, aggressiva. Ancora un altro esempio. Potete vedere la forza di questo particolare personaggio nella sua volontà di protesta, di negazione. La sua qualità principale potrebbe sembrare la sofferenza, forse con una sfumatura di rabbia o indignazione. D'altra parte, una certa debolezza permea tutta la sua figura.. Questa volta il vostro personaggio è di nuovo un tipo debole, incapace di protestare, lottare nella vita; molto sensibile, incline alla sofferenza e all'autocompassione, con un forte desiderio di commiserazione. Anche qui, come nel caso precedente, studiando ed esercitando il gesto e la sua posizione finale sentirete la sua triplice influenza sulla vostra psicologia. Testo - LA TECNICA DELL’ATTORE di Michail Checov Esoteatro 3 ISADORA DUNCAN : Isadora Duncan, pseudonimo di Dora Angela Duncan (San Francisco, 28 maggio 1878 – Nizza, 14 settembre 1927), è stata una danzatrice statunitense. E' considerata una tra le più significative precorritrici della cosiddetta "danza moderna". "La Danza del Futuro" Una volta una donna mi chiese perché danzassi a piedi nudi e io le risposi: "Signora, io credo nella religione della bellezza del piede umano". La donna rispose: "Io però non ci credo". E io: "Eppure, signora, Lei dovrebbe crederci, perché l'espressione e la sensibilità del piede umano è una delle più grandi vittorie nell'evoluzione dell'uomo". "Ma io non credo nell'evoluzione dell'uomo", disse la signora. "Il mio compito allora termina qui", risposi. "Le consiglio di rivolgersi ai maestri che tengo più in considerazione, il signor Charles Darwin e il signor Ernst Haeckel". La donna disse: "Io non credo neanche in Darwin e Haeckel". A questo punto non seppi più cosa dire. Vi renderete dunque conto di quanto poco io valga per convincere la gente e forse non dovrei neppure parlare. Invece vengo portata fuori dall'isolamento del mio studio, trepidante e balbettante davanti a un pubblico, e mi si dice di tenere una conferenza sulla danza del futuro. Se ricerchiamo la vera origine della danza, se ritorniamo alla natura, troviamo che la danza del futuro è la danza del passato, la danza dell'eternità, che è sempre stata e sempre sarà la stessa. Il movimento delle onde, dei venti, della terra esiste da sempre nella stessa armonia. Noi non andiamo sulla spiaggia a chiedere all'oceano come fosse il suo movimento nel passato e come sarà in futuro. Ci rendiamo conto che il movimento proprio della sua natura rimane eternamente aderente a essa. Il movimento degli animali in libertà e degli uccelli corrisponde sempre alla loro natura, ai bisogni e ai desideri di essa, e all'armonia che essa ha con la terra. Solo quando si impongono restrizioni artificiali a degli animali liberi, questi perdono la facoltà di muoversi in accordo con la natura e assumono movimenti che sono espressione delle limitazioni loro imposte. Esoteatro 4 Così è successo per l'uomo civilizzato. I movimenti dell'uomo primitivo, che viveva in libertà, in costante contatto con la natura, erano senza limitazioni, spontanei e meravigliosi. Solo i movimenti del corpo nudo possono essere completamente naturali. L'uomo, giunto al termine della civilizzazione, dovrà ritornare alla nudità: non alla nudità inconsapevole del selvaggio, ma a quella conscia e riconosciuta dell'uomo maturo, il cui corpo sarà l'espressione armoniosa della sua vita spirituale. E i movimenti di quest'uomo saranno belli e naturali come quelli degli animali liberi. Il movimento dell'universo, concentrandosi in un individuo, diventa ciò che è chiamato volontà. Per esempio, il movimento della terra, essendo concentrazione di tutte le energie che la circondano, conferisce alla terra stessa la sua individualità, ossia la sua volontà di movimento. Così anche le creature della terra, ricevendo a loro volta queste forze concentrate e tra loro diversamente correlate, trasmesse loro dagli antenati che le avevano ricevute dalla terra, sviluppano in se stesse quel movimento individuale chiamato volontà. La danza allora dovrebbe essere semplicemente la gravitazione naturale di questa volontà dell'individuo, che in fondo non è altro che la versione umana della gravitazione universale. L'odierna scuola di balletto, lottando inutilmente contro le leggi naturali della gravità o contro la volontà naturale dell'individuo, e operando nel suo movimento e nella sua forma in disaccordo con la natura, produce un movimento sterile che non genera movimenti futuri, ma che muore appena compiuto. L'espressione della moderna scuola del balletto, in cui ogni azione è finita e dove nessun movimento, posa o ritmo è legato all'altro o può generare un' azione successiva, è un' espressione di degenerazione, di morte vivente. Tutti i movimenti della nostra moderna scuola di balletto sono movimenti sterili perché sono innaturali: cercano di dare l'illusione che per loro la legge non esista. I movimenti primari o fondamentali della nuova scuola di danza invece devono contenere in sé i semi dai quali si evolveranno tutti gli altri movimenti; questi a loro volta ne faranno nascere altri, in un sequenza senza fine di espressioni, pensieri e idee sempre più nobili ed elevati. A tutti coloro che, ciononostante, per ragioni storiche, coreografiche o altre, apprezzano questi movimenti, io dico che non sanno vedere al di là dei tutù e delle maglie. Guardate invece: sotto i tutù e le maglie danzano muscoli deformati. E guardate poi ancora più a fondo: sotto i muscoli ci sono ossa deformate. Uno scheletro deformato sta danzando di fronte a voi. Questa deformazione data dall'abbigliamento inadatto e dal movimento sbagliato non è altro che il risultato dell'addestramento necessario per il balletto. Il balletto si condanna da solo perché impone la deformazione del corpo meraviglioso della donna! Nessuna ragione storica o coreografica può avere la meglio contro questo argomento! La missione di tutta l'arte è quella di esprimere i più alti e meravigliosi ideali umani. Che ideale esprime il balletto? No, la danza era un tempo la più nobile di tutte le arti, e ritornerà a esserlo. Risorgerà dal grande abisso in cui è sprofondata. La danzatrice del futuro raggiungerà delle vette così alte, che tutte le altre arti ne trarranno vantaggio. Esprimere ciò che vi è di più morale, sano e bello: questa è la missione della danzatrice e a essa ho dedicato la mia vita. Questi fiori davanti a me racchiudono il sogno di una danza che potrebbe essere chiamata "la luce che si spande sui fiori bianchi". Una danza che sarebbe la traduzione sottile della luce e della purezza. Così pura, così forte che la gente direbbe: quella che vediamo muoversi è un'anima, un'anima che ha raggiunto la luce e trovato la purezza. Il suo movimento ci rende felici, perché attraverso questo intermediario umano, attingiamo la piena sensazione del movimento, della luce e di tutte le cose belle. Attraverso questo tramite umano, il movimento di tutta la natura scorre in noi trasmessoci dalla danzatrice. Percepiamo il movimento della luce fusa con l'idea della purezza. È una preghiera, questa danza; ogni suo movimento raggiunge i cieli in ampie onde e diventa parte del ritmo eterno delle sfere. Esoteatro 5 Trovare quei movimenti fondamentali del corpo umano dai quali tutti i movimenti della danza futura dovranno svilupparsi in un eterno variare, naturalmente, in sequenze senza fine - questo è il dovere del nuovo danzatore di oggi. Come esempio, possiamo prendere in considerazione l'atteggiamento dell'Ermes dei greci, che viene rappresentato come se volasse nel vento. Se l'artista avesse pensato bene di rappresentare il piede della statua in posizione verticale, lo avrebbe potuto fare come se il dio, volando nel vento, non toccasse la terra; comprendendo invece che nessun movimento è reale, se non suggerisce una sequenza di altri movimenti, lo scultore ha collocato l'Ermes con il piede che posa sul vento, dando così al suo movimento un carattere di eternità. Allo stesso modo potrei portare come esempio ogni atteggiamento o gesto delle migliaia di immagini che ci sono state lasciate sui vasi greci e nei bassorilievi; non ce n'è uno, di questi gesti, che non prefiguri un movimento successivo. Questo perché i greci erano i più grandi studiosi delle leggi della natura, dove ogni cosa è espressione di un'evoluzione senza fine, in continua crescita, che non conosce arresti o pause. Tali movimenti dipenderanno sempre dalla forma che si muove e a essa corrisponderanno. I movimenti di uno scarabeo si accordano alla sua forma e così anche quelli di un cavallo. Allo stesso modo, i movimenti del corpo umano devono essere in armonia con la sua forma: non possono esistere neppure due sole persone la cui danza sia simile. La gente ha sempre pensato che, purché si danzi seguendo il ritmo, la forma e il movimento nello spazio non hanno importanza; ma non è così, l'una deve essere in perfetta armonia con l'altro. I greci lo capirono molto bene. Esiste una statuetta che rappresenta un Cupido danzante. La sua è una danza da bambino. I movimenti dei piedi e delle braccia paffute si adattano perfettamente alla loro forma. La pianta del piede si appoggia sul terreno in una posizione che potrebbe sembrare sgraziata in una persona adulta, ma è invece naturale per un bambino che cerca di mantenersi in equilibrio. Una delle sue gambe è per metà sollevata e piegata: se fosse completamente distesa ci darebbe fastidio, perché il movimento sarebbe innaturale. Esiste anche la statua di un satiro danzante che è molto diversa da quella del Cupido. I suoi gesti sono quelli di un uomo maturo e muscoloso, e sono in perfetta armonia con la struttura del corpo. In tutta la loro pittura, scultura, architettura, letteratura, nella danza e nella tragedia, i greci svilupparono i movimenti da quelli della natura, come si può chiaramente vedere in tutte le immagini degli dèi greci che, non essendo altro che i rappresentanti delle forze naturali, vengono raffigurati in pose che esprimono il concentrarsi e l'evolversi di queste stesse forze. Per questa ragione l'arte dei greci non è un'arte nazionale o tipica, ma è stata e sarà sempre l'arte di tutta l'umanità e di tutti i tempi. Quando allora io danzo a piedi nudi sulla terra, mi vengono spontanei gli atteggiamenti greci, proprio perché sono semplicemente atteggiamenti della natura. La cosa più nobile dell'arte è il nudo. Questa verità viene riconosciuta da tutti e seguita da ogni pittore, scultore o poeta: solamente la danzatrice l'ha dimenticata, proprio colei che più dovrebbe tenerne conto, in quanto lo strumento della sua arte è lo stesso corpo umano. La prima concezione della bellezza deriva dalla forma e dalla simmetria del corpo umano; la nuova scuola di danza dovrebbe perciò cominciare da quel movimento che è in armonia con questo corpo e che lo svilupperà nella sua forma più perfetta. lo intendo lavorare per questa danza del futuro. Non so se possiedo le qualità necessarie: forse mi manca la genialità, forse il talento o il temperamento. So però di avere la Volontà, e volontà ed energia talvolta si rivelano più forti di ogni genialità, talento o temperamento. Lasciatemi anticipare, con questa breve favola, tutto ciò che si può obiettare alla mia qualificazione per questa impresa. Un giorno gli dèi guardarono giù attraverso il tetto di vetro del mio studio e Atena disse: "Non è saggia, non è saggia, in verità, è notevolmente stupida". Esoteatro 6 Anche Demetra guardò e disse: "È gracile, è un essere minuto, non è come le mie figlie dall'ampio seno, che giocano nei campi Elisi; le si possono contare tutte le costole, non è degna di danzare sulla mia Terra dai larghi sentieri". E Iride guardò in giù e disse: "Cosa? Pensa forse di conoscere i movimenti dei miei satiri, splendidi giovani dalle corna adorne d'edera, che portano in se tutta la vita profumata dei boschi e delle acque?" E poi Tersicore diede un'occhiata piena di disprezzo: "E lei lo chiama danzare! Ma via! I suoi piedi si muovono piuttosto con i passi pigri di una tartaruga traballante". Tutti gli dèi risero, ma io guardai coraggiosamente in alto attraverso il tetto di vetri e dissi: "O voi, dèi immortali, che dimorate nel sommo Olimpo e vivete d'ambrosia e di miele, e non pagate l'affitto dello studio né il conto del fornaio, non giudicatemi con tanto disprezzo. È vero, o Atena, che non sono saggia e che la mia testa è vuota, ma di quando in quando, leggo le parole di coloro che contemplarono II blu infinito dei tuoi occhi, e chino umilmente la mia zucca vuota davanti ai tuoi altari". E continuai: "O Demetra dal Sacro Serto, è vero che le splendide fanciulle della tua Terra dai larghi sentieri non mi accetterebbero come loro compagna, però io ho gettato da parte i miei sandali affinché i miei piedi possano toccare ancora più riverentemente la tua terra che genera vita, e ho cantato il tuo inno sacro davanti ai barbari del giorno d'oggi, e li ho convinti ad ascoltarlo e ad apprezzarlo". "O Iride dalle ali d'oro, è vero che il mio è solo un movimento pesante, ma altri della mia stessa professione si sono opposti ancora più violentemente alle leggi di gravità a cui tu, o unica gloriosa, non sei sottoposta. Il vento delle tue ali però ha attraversato il mio povero spirito terreno e spesso ho pregato la tua immagine ispiratrice di coraggio." "O Pan, tu che sei stato pieno di compassione e di benevolenza verso la semplice Psiche nei suoi vagabondaggi, considera più pietosamente i miei piccoli tentativi di danzare nei tuoi boschi." "E tu, o Tersicore, che sei la più raffinata, mandami un po' di serenità e di forza affinché possa celebrare in Terra durante la mia vita la tua potenza, e in seguito, negli inferi, il mio spirito insoddisfatto intreccerà danze ancora più belle in onor tuo." Si udì allora la voce di Zeus, il Tonante: "Continua la tua strada e confida nell' eterna giustizia degli dèi immortali. Se opererai bene essi lo sapranno e ne saranno lieti". In questo senso, allora, intendo impegnarmi e, se riuscissi a trovare nella mia danza alcune o anche una sola posizione che lo scultore potesse riportare nel marmo, così da conservarla, il mio lavoro non sarebbe stato vano: anche questa sola forma sarebbe un progresso, sarebbe un primo passo verso il futuro. La mia intenzione è di fondare, a tempo debito, una scuola, di costruire un teatro dove centinaia di giovani fanciulle saranno addestrate nella mia arte che esse, a loro volta, sapranno migliorare. In questa scuola non insegnerò alle bambine a imitare i miei movimenti, ma a trovare propri. Non le costringerò a studiare determinati movimenti prestabiliti; le aiuterò a sviluppare quei movimenti a loro spontanei. Chiunque veda i movimenti di un bambino piccolo, privo di istruzione, non può negare quanto siano belli. E sono belli proprio perché gli sono naturali. I movimenti del corpo umano possono essere altrettanto meravigliosi in ogni stadio di sviluppo, purché siano in armonia con la fase e col grado di maturità raggiunto dal corpo. Ci saranno sempre movimenti che sono l'espressione perfetta di quel corpo e di quell'animo individuale, quindi non dobbiamo costringerlo a fare movimenti non naturali, ma propri di una scuola. Un bambino intelligente rimane sbalordito nel vedere come nella scuola di balletto si insegnino movimenti contrari a tutti quelli che egli farebbe spontaneamente. Potrebbe sembrare un problema di poca importanza, un problema di opinioni diverse sul balletto e la nuova danza. È invece una questione molto seria. Una questione che non riguarda solo la vera arte, ma la specie, l'evoluzione del sesso femminile verso la bellezza e la salute, Esoteatro 7 il ritorno del corpo della donna alla forza originaria e al movimento naturale. È una questione che riguarda lo sviluppo di madri perfette e la nascita di bambini sani e belli. La scuola di danza del futuro svilupperà e rivelerà la forma ideale della donna, Essa sarà, come era un tempo, un museo della bellezza vivente della sua epoca. I viaggiatori che arrivano in un paese e vedono delle danzatrici, dovrebbero scoprire in loro l'ideale della bellezza, della forma e del movimento di quel paese. Invece gli stranieri che ogni giorno giungono in una qualsiasi nazione e vedono le danzatrici della scuola di balletto, si fanno un'idea davvero strana dell'ideale di bellezza di quel paese. Inoltre la danza, come ogni arte in ogni epoca, dovrebbe riflettere il momento di più alta spiritualità raggiunto dall'uomo in quel determinato periodo. Si può forse pensare che l'odierna scuola del balletto esprima questo ideale? Perché le sue posizioni sono in così grande contrasto con le meravigliose posizioni delle sculture antiche conservate nei nostri musei, e che ci vengono costantemente presentate come modelli perfetti della bellezza ideale? O forse che i nostri musei sono stati fondati solo sulla base di un interesse storico o archeologico e non per amore della bellezza degli oggetti che conservano? L'ideale di bellezza del corpo umano non può cambiare con la moda ma solo con l'evoluzione. Ricordate la storia della meravigliosa statua di una fanciulla romana scoperta sotto il pontificato del papa Innocenzo VIII, che con la sua bellezza provocò così grande sensazione che tutti gli uomini si accalcavano per vederla e facevano pellegrinaggi fino a lei, come fosse una sacra reliquia, tanto che il papa, preoccupato per l'agitazione che aveva suscitato, la fece sotterrare di nuovo. Qui vorrei chiarire un malinteso che potrebbe facilmente sorgere. Da ciò che ho detto potreste forse concludere che la mia intenzione sia quella di ritornare alla danza degli antichi greci, o che io pensi che la danza del futuro sarà una rinascita delle danze antiche o di quelle delle tribù primitive. No, la danza del futuro sarà un movimento nuovo, il risultato dell'intera evoluzione attraverso cui è passata l'umanità. Ritornare alle danze dei greci sarebbe tanto impossibile quanto inutile: noi non siamo greci e perciò non possiamo danzare le danze greche.La danza del futuro però dovrà ritornare a essere una sublime arte religiosa, com'era presso i greci. L'arte che non è religiosa non è arte, ma pura merce. Il corpo e l'anima della danzatrice del futuro saranno cresciuti insieme così armoniosamente che il linguaggio naturale dell'anima sarà diventato il movimento del corpo. La danzatrice non apparterrà a una nazione, ma all'umanità intera; non danzerà in forma di ninfa, o di fata, o di seduttrice, ma in forma di donna nella sua espressione più alta e pura. Ella realizzerà la missione del corpo femminile e la santificazione di tutte le sue parti. Danzerà il mutare della vita nella natura, mostrando come ogni elemento si trasformi nell'altro. Da ogni parte del suo corpo si irradierà l'intelligenza splendente, che comunicherà al mondo i pensieri e le ispirazioni di migliaia di donne. Ella danzerà la libertà della donna. Oh, che battaglia la sta aspettando! Sentite come si avvicina, come sta arrivando, questa danzatrice del futuro! Aiuterà le donne a raggiungere una nuova consapevolezza della forza e della bellezza potenziale del loro corpo e del rapporto che esso ha con la natura della terra e con i figli del futuro. Danzerà il corpo che risorge da secoli di oblio civilizzato, che risorge non nella nudità dell'uomo primitivo, ma in una nudità nuova, non più in lotta con la spiritualità e !'intelligenza, ma unita a esse in una gloriosa armonia. Questa è la missione della danzatrice del futuro. Non sentite come è vicina, non desiderate ardentemente, come me, che arrivi? Prepariamole il posto. lo costruirò il tempio per aspettarla. Forse non è ancora nata, forse ora è una bambinetta. Forse, oh me felice!, sarà mia la sacra missione di guidare i suoi primi passi, sorvegliare giorno per giorno il progresso dei suoi movimenti finché questi, superando di molto i miei poveri insegnamenti, diventeranno divini, rispecchiando in sé le onde, i venti, movimenti delle cose che crescono, il volo degli uccelli, il passaggio delle nuvole e infine il pensiero dell'uomo nel suo rapporto con l'universo. Testo –LETTERE DALLA DANZA di Isadora Duncan Firenze, Casa Usher, 1980 Esoteatro 8 L’INCONTRO con IL TORO PERSONALE Studio sui nodi che impediscono il flusso d’energie dell’attore e bloccano la costruzione delle architetture sceniche e della fioritura energetica, drammaturgico-narrativa. Il percorso attraverserà : - alcuni cicli di esercizi Castaneda della Tensegrità; energietici Percorso Esoteatrale a Dubrovnik 2006 di - - alcuni etudes Biomeccanici di Mejerchol’d per la costruzione mimica e barocca delle energie corpore; - - un viaggio negli elementi della Mimesica di Orazio Costa per cercare 'il corpo esploso od estroflesso'; - - ricerca negli esercizi dell’Esoteatro del “Toro” personale guardiano, predatore psichico e cacciatore d’ossa che impedisce la fioritura di un attore; - - studio della voce strutturata nei giochi di Demetrio Stratos e di Diamanda Galass; - - percorso sugli studi dei Tori pittorici di Pablo Picasso. Gli attori cercheranno di sottolineare i propri nodi che impediscono alla creazione artistica di fiorire e di mostrarsi interamente sottolineando le molte e diverse cicatrici che nel percorso attoriale segnano e immobilizzano le energie fisiche, vocali, psicologiche ed energetiche attraverso lo studio antropologico dei racconti di “Donne che corrono coi lupi” della scrittrice Clarissa Pinkola Estés. ESOSCHELETRO: L'esoscheletro degli Insetti è un apparato che svolge al tempo stesso le funzioni dei sistemi tegumentali e dello scheletro dei Vertebrati. Questo apparato è presente, più in generale, in tutti gli Artropodi. Come tutti gli apparati di rivestimento presiede, dunque, a funzioni di protezione, secrezione ed escrezione, e come tutti gli apparati di sostegno offre supporto agli organi e l'attacco al sistema muscolare. Esoteatro 9 La struttura base dell'esoscheletro è quella di un qualsiasi sistema tegumentale complesso. Dall'interno all'esterno, si compone, infatti, dei seguenti tre strati: un tessuto connettivale, detto membrana basale; un tessuto epiteliale, detto epidermide; un tessuto inerte, detto cuticola. A questi elementi strutturali si associano elementi ghiandolari e sensoriali La membrana basale è un tessuto formato da fibre collagene, che mette in relazione l'apparato tegumentale con la cavità interna del corpo. Si ritiene sia prodotta dalle cellule dell'epidermide [1]. L'epidermide è un epitelio semplice, formato cioè da un solo strato di cellule. Rappresenta la componente "viva" dell'esoscheletro e presiede principalmente alla costruzione della cuticola. Poiché tale funzione è riguarda in particolare l'insetto in fase di sviluppo, le cellule dell'epidermide sono particolarmente attive negli stadi giovanili, in quanto in prossimità della muta devono generare la nuova cuticola. Queste cellule si presentano di forma cubica o cilindrica negli stadi giovanili e appiattita nell'insetto adulto. La cuticola è un tessuto formato dall'organizzazione strutturale complessa di composti organici macromolecolari che nell'insieme devono conferire, all'esoscheletro, rigidità, elasticità e inerzia chimica. È priva di elementi cellulari, perciò si può definire un tessuto inerte, anche se gli strati più interni sono permeati da fibre nervose. La complessità funzionale della cuticola è dovuta alla differenziazione di più strati in cui cambiano sia la composizione chimica sia l'organizzazione strutturale Testo - JUNKSPACE di Rem Koolhaas. Macerata, Quodlibet, 2006. CASTANEDA e la TENSEGRITA’: Che cosa è la Tensegrità? Tensegrità è il nome dato alla versione moderna dei passi magici: posizioni e movimenti del corpo che erano state sognate e fissate da uomini e donne veggenti vissuti in Messico in tempi antichi, ed insegnati a Carlos Castaneda, Florinda Donner-Grau, Taisha Abelar e Carol Tiggs dal loro maestro, don Juan Matus, un indiano Yaqui di Yuma, Arizona, e Sonora, Messico, erede di un lignaggio di veggenti che ha origine nel Messico antico. La parola Tensegrità è presa in prestito da un architetto, ingegnere, scienziato e sognatore che Carlos Castaneda ammirava: R. Buckminster Fuller, il quale descriveva tensegrity come una combinazione di integrità sottoposta a tensione, le forze al lavoro in una struttura formata da una rete di compressione circoscritta, o da elementi rigidi interconnessi attraverso elementi di tensione o elastici che danno alla struttura la sua generale integrità. Per questa proprietà elastica di interconnessione, quando un elemento della struttura di tensegrità viene modificato, questo cambiamento è risentito dall'intera struttura, tutti gli altri elementi si modificano, o si adattano a questi movimenti, flettendosi senza rompersi, per una nuova configurazione. Esoteatro 10 Carlos Castaneda considerava questo processo, tensegrità, come una perfetta descrizione energetica della pratica moderna dei passi magici e del modo di essere che don Juan Matus gli aveva insegnato. Nel caso dei passi magici, Tensegrità si riferisce all'interazione tra la tensione e il rilassamento dei tendini e dei muscoli e delle loro controparti energetiche, in una maniera che contribuisce alla totale integrità del corpo inteso come unità fisica ed energetica. Nel caso della vita quotidiana, Carlos Castaneda diceva: la Tensegrità è un'arte: l'arte di adattarsi alla propria energia, e all'energia degli altri in un modo che giovi all'integrità della comunità che siamo. Testo – TENSEGRITA’ di Carlos Castaneda Milano, Bur, 2004 BIOMECCANICA : “Se eliminiamo la parola, il costume, il proscenio, le quinte, la sala, finchè rimane l’attore e i suoi movimenti, il teatro resta teatro”. (Vsevolod E. Mejerchol'd) La Biomeccanica non è un “sistema di recitazione” ma un “sistema di allenamento globale dell’attore” in funzione di un momento successivo che è la recitazione. Nasce ad opera del regista russo V. E. Mejerchol’d già dai suoi primi esperimenti pedagogici nel suo Studio di via Borodinskaja a Pietroburgo tra il 1913 e il 1917. La Biomeccanica mette in primo piano la comprensione psico-fisiologica dell’attore: prima di padroneggiare gli strumenti e gli oggetti scenici, il performer deve conoscere il linguaggio del proprio corpo, così come per un lingua, prima va imparato l’alfabeto e poi si possono usare le lettere per comporre parole e frasi. La Biomeccanica è una vera e proprio scienza del corpo in cui “l’attore è il meccanico e il corpo la macchina su cui deve lavorare”. “L’attore è sia il materiale che l’organizzatore del proprio materiale corporale”. Testo –L’ATTORE BIOMECCANICO di Vsevolod Mejerchol’d Milano, Ubulibri, 1993 MIMESICA : Comincio a rilevare l'importanza essenziale ai fini dello sviluppo dell'individuo animale superiore dell'istinto dell'imitazione. Attraverso esso il piccolo imitando l'adulto, acquista il carattere definitivo della specie; le abitudini, le qualità. L'uomo partecipa di questo istinto di imitazione; tuttavia la sua attenzione non si limita agli individui della sua specie, ma va a tutto ciò che può considerare individuale che sia animato o inanimato [...] l'imitazione puramente animale si esercita per ripetizione "membro a membro" di un atto o di una serie di atti e con il piccolo d'uomo ( e anche l'uomo maturo) che si eserciti all'imitazione di oggetti (animali, cose, fenomeni) si trova senza membri identici atti all'imitazione [...] Esoteatro 11 quasi senza accorgersene, e seguendo un istinto che chiamo "mimico" valica con tutta spontaneità questo limite d'impossibilità e continua ad imitare senza corrispondenza di membri identici [..] attribuendo ad alcune delle sue membra il ruolo di altre e dei più diversi aspetti degli oggetti considerati, realizzando, mediante nuove e del tutto astratte azioni e serie di azioni un nuovo tipo d'imitazione analogica che deve essere chiamata in un altro modo per il suo nuovo carattere. Dall'"imitare" si passa al "mimare". Dalla pura e semplice ripetizione si passa ad una funzione che è nello stesso tempo interpretativa e creativa. Interpretativa perché non potendo riprodurre traduce, creativa perché la scelta degli atti espressivi non è meccanicamente automatica ma è affidata alla natura dell'individuo [...]. Per Orazio Costa l'istinto mimico è presente nel bambino in forma assolutamente spontanea: è il "facciamo che si è", è quel desiderio di giocare ad essere ciò che non si è, persone o oggetti: il bambino che fa l'aeroplano, il bambino che fa il cavallo o quanto altro. Tuttavia, questo stesso istinto mimico viene man mano "atrofizzato" nel nostro modello educativo: il bambino crescendo pian piano e divenendo prima ragazzo e poi uomo dirada sempre di più gli atti di mimazione: convenzioni, necessità sociali - ma non solo - operano in questo senso. La nostra società non sembra apprezzare o utilizzare in alcun modo l'istinto mimico: non ci aspettiamo che il nostro commercialista o il nostro medico si metta a mimare un aeroplano, o un fiore, o la pioggia mentre siamo nel suo ufficio. Tuttavia altre culture riguardano l'atto mimico in modo diverso: si pensi a tutte le culture sciamaniche, si pensi, ai noti gruppi di guerrieri germanici (gli uomini-orso, gli uomini-lupo già citati da Tacito) o alle società guerriere Azteche. La nostra cultura sacrifica l'istinto mimico, ma non tutte le culture lo sacrificano e lo soffocano. Quel che più conta, secondo Orazio Costa, è che l'istinto mimico è indispensabile per il lavoro dell'attore Testo – QUADERNI e LEZIONI RAI di Orazio Costa Roma, Archivio Rai, 1986 TORO ESOTEATRALE : Vedi in Allegato il Racconto del Toro Vari Testi di riferimento – ARTE COME MESTIERE di Bruno Munari Roma-Bari, Laterza, 2008 I SUFI e LA PREGHIERA IN MOVIMENTO di Maria-Gabriele Wosien Roma, Hermes, 2007 IL LINGUAGGIO DEI SEGNI, antologica Milano,Universale Electa, 2002 IL SECONDO SESSO di Simone De Beauvoir Milano, il Saggiatore, 1998 Giullarata e Corpi dell’Esoteatro ad Avignone 2008 Esoteatro 12 UBU di Alfred Jarry Milano, Adelphi, 2005 IL LAVORO DEL LIVING THEATRE di J. Beck e J. Malina Milano, Ubulibri, 1982 IL TEATRO E IL SUO DOPPIO di Antonin Artaud Torino, Einaudi, 1968 COME FARSI UN CORPO SENZA ORGANI di Deleuze e Guattari Da Millepiani- Capitalismo e Schizofrenia AL LAVORO con GROTOWSKI SULLE AZIONI FISICHE di Richards Milano, Ubulibri, 1993 ANATOMIA DEL TEATRO a cura di Nicola Savarese Firenze, S.E.S., 1983 DEMETRIO STRATOS e DIAMANDA GALAS : Demetrio studia le modalità canora dei popoli asiatici. Grazie ai suoi già notevoli requisiti, alle tecniche acquisite ed agli studi del Cnr riesce a raggiungere risultati ancora ineguagliati. Demetrio riesce a emettere doppi, tripli, talora quadrupli suoni simultanei, raggiunge frequenze di 7000 hertz. Frutto di queste esperienze sono "Metrodora" (1976) e "Cantare la voce" (1978). Demetrio studia anche le connessioni tra canto e psiche, studia e insegna la psicanalisi e l'etnomusicologia alle Università di Padova e di Milano. Le hanno affibbiato i nomignoli più strani e inquietanti, riassumibili in quel Diva Satanica che fa tanto titolo e colore. Lei ridacchia e risolve tutto con uno di quei “fuck” che caratterizzano così frequentemente il suo irruento eloquio. Gran donna, Diamanda Galas. E gran personaggio, artista, cantante. Completamente fuori dagli schemi e dalle regole, per questo scomoda e boicottata. Difficile riassumerne gesta e performance, se non partendo da quella vocalità impressionante e devastante, in grado di toccare accenti ed espressività assolutamente unici. In vent'anni di carriera Diamanda, americana d'origine greca, ha esplorato nelle sue opere tutti i gradi della sofferenza, raccontando di oppressione e dolore, morte e tortura, Spaziando da Poe a Pasolini, ma sfiorando anche il blues malato di Screamin' Jay Hawkins. Difficile, tormentata, scioccante. Ma di rara intensità emotiva. Come in quello che viene considerato il suo capolavoro, Plague Mass, sorta di messa per tutte le vittime dell'Aids, a partire dal compianto fratello Testo – RITMI DEL TEMPO di Emile Biemont Bologna, Zanichelli, 2002 L’ATTORE CREATIVO di Konstantin Stanislavskij Firenze, Uscher, 1989 Esoteatro 13 TORO e ANTROPOLOGIA in PICASSO : Un giorno, in un atelier, Picasso disegna un toro impeccabilmente classico e somigliante. Dopo ben dieci metamorfosi, del toro resta soltanto una linea. L’incisore che sta guardando racconta: “Quello che non riesco a capire è che lui ha finito dove avrebbe dovuto cominciare”! E invece lui cercava il suo toro. E per giungere al suo toro fatto di una sola linea era passato attraverso tutti quegli altri dieci tori. E vedendo quell’unica linea, non si riesce a immaginare tutto il lavoro che c’è stato. Questo aneddoto illustra in un certo senso tutto l’itinerario artistico di Picasso. Testo – IL TEATRO SOCIALE di Claudio Bernardi Roma, Carocci, 2005 TEATRO, SOLITUDINE, MESTIERE, RIVOLTA di Eugenio Barba Milano, Ubulibri, 2000 TEATRO E ANTROPOLOGIA di Roberto Tessari Roma, Carocci, 2004 DONNE CHE CORRONO COI LUPI di Clarissa Pinkola Estès - Feltrinelli Il mito della donna selvaggia in "Donne che corrono coi lupi". E’ voce diffusa e in parte vera che la solitudine fa paura, qualcuno asserisce alle donne soprattutto; ma altro giustamente dissente, perché "L’esercizio della solitudine intenzionale", scrive un’autrice (analista, già direttrice del Carl Gustav Jung Center di Denver, dottore in etnologia e psicologia clinica) "solitudine non è assenza di energia o di azione, (...) piuttosto un dono di provviste selvagge a noi trasmesse dall’anima". Esoteatro 14 Clarissa Pinkola Estès, con "Donne che corrono coi lupi"(Feltrinelli, 1993) indaga quella parte del femminino la cui naturalità è stata repressa al punto da staccare i contatti tra la psiche individuale e l’anima del mondo, addomesticandola, facendola divenire timorosa e non autosufficiente, priva di iniziative e ingabbiata nell’assenza dell’auto-stima. Come richiamare l’anima? "Con la meditazione, o nei ritmi del canto, della scrittura, della pittura, dell’educazione musicale, (..) visioni di grande bellezza, (...), l’immobilità, la quiete." Così l’anima esce dalla sua dimora, utilizzando l’energia mentale per realizzare uno stato di solitudine utile a ritrovare l’essenza femminile, un essere naturale che possiede "la creatività passionale e un sapere ancestrale". Attraverso un lavoro di ricerca, l’autrice ha raccolto un’ingente mole di materiale attinto dalle fiabe, dai miti, dai racconti popolari enucleando, su base psicoanalitica, una serie di archetipi. Ci si imbatte ne "L’uomo nero nei sogni delle donne" che, insieme ad altre figure simboliche, rappresenta il predatore della psiche femminile e, anche, "sogno iniziatico universale" che spesso denuncia uno stato di reale alienazione, messaggio d’una condizione difficile da cui la sognatrice deve uscire, svegliandosi e cambiando atteggiamento, se vuole che la propria psiche sopravviva. Dunque un segnalato malessere, ciò che a livello conscio la donna non rileva perché le è stata inculcata una cieca obbedienza, e dunque spesso non sa o non ha la forza sufficiente ad accettare il fatto che la disubbidienza, il rifiuto più netto sono in molti casi salvifici. Sviluppare la difesa dagli inganni, rifiutare l’educazione alla passività considerando i fattori culturali e familiari che indeboliscono le donne è la teoria di base di questo insieme di saggi. Ma chi è il predatore innato? Ci pare esemplare il capitolo dedicato a "Barbablù",la cui storia macabra conosciamo, ma soprattutto l’analisi intorno alla chiave che apriva la porta proibita in cui la sposa non doveva entrare, pena la morte (colpevolizzazione e castigo consequenziali alla disubbidienza). Al contrario, "La piccola chiave è l’accesso al segreto che tutte le donne sanno e che pure non sanno", è chiave d’oro della conoscenza, e quindi della vita. "Barbablù impedisce alla giovane donna di usare quella chiave che la porterebbe alla consapevolezza", continua Pinkola Estès, ma l’aspetto più interessante dell’autoconoscenza è che "Nei misteri eleusini la chiave era nascosta sotto la lingua, a significare che il nodo (...), l’indizio, la traccia si trovano in un insieme di parole, di domande-chiave". E allora: "L’uccisione di tutte le mogli curiose da parte di Barbablù è l’uccisione del femminino creativo, (...) potenziale per sviluppare nuovi e interessanti aspetti di ogni genere. Il predatore è particolarmente aggressivo nel tendere imboscate alla natura selvaggia delle donne. (...) cerca di schernire, (...) di tagliare il collegamento della donna con le sue introspezioni, le sue aspirazioni, i suoi obiettivi". Bisogna conservare l’intuito primordiale della donna madre-interiore, l’archetipo che dà energia, seguire le dieci regole dei lupi per conoscere il territorio della vita: mangiare, riposare, vagabondare, mostrare lealtà, amare i piccoli, cavillare al chiaro di luna, accordare le orecchie, occuparsi delle ossa, fare l’amore, ululare spesso, consiglia l’autrice alla fine delle cinquecento pagine, ognuna delle quali offre realtà ed esperienze diffuse. Esoteatro 15