Scarica pdf - Cantamaggio ternano

Transcript

Scarica pdf - Cantamaggio ternano
“Oh, non dite al prete della nostra promessa ché la chiamerebbe peccato.
Ma noi siamo stati fiori nei boschi tutta la notte”
Rudyard Kipling, A Tree Song
Nell’antica Roma erano i Ludi Florales o Floralia, celebrati dal 28 aprile al 3 maggio in
onore di Flora, antica dea italica della vegetazione in fiore. La notte del primo maggio era
sacra a Bona Dea, ai cui misteri non erano ammessi gli uomini, mentre il giorno dopo si
celebrava Maia, dea della terra che nutre gli uomini. La festa, impudica e gioiosa,
comprendeva spettacoli teatrali e cacce ad animali mansueti, offerti in premio alle
cortigiane vincitrici di licenziose gare di corse e combattimenti.
In Europa, la notte del 30 aprile i Celti festeggiavano Beltane, momento particolare
dell’anno in cui era possibile entrare in contatto con il regno degli spiriti e quello delle
fate. Ma Beltane era in primo luogo la festa sacerdotale del fuoco sacro e dei riti di fertilità
su cui vegliava la Dea Madre che dominava allo stesso tempo il destino dei semi e quello
dei morti ed era perciò venerata come dea della morte e della rigenerazione.
In Germania e nei Paesi scandinavi la notte del 30 aprile era la Notte di Valpurga, tenebra
in cui agivano demoni e streghe e nel crepitio dei fuochi la dea incontrava il dio,
fecondando così la terra.
In Italia, già dal '300, l’inizio della bella stagione era celebrato con tornei dove il vincitore,
personificazione del trionfo della luce sulle tenebre, otteneva il diritto di sposare la
damigella per cui si era battuto. Era il Calendimaggio, una tradizione viva ancor oggi in
molte regioni come allegoria della rinascita.
In molte località europee, intanto, si formavano comitive di giovani che giravano per i
villaggi cantando stornelli e augurando la buona fortuna. Rami e fiori venivano portati dai
boschi la mattina di Beltane per decorare porte e finestre o per fabbricare ghirlande da
offrire in giro per le strade, chiedendo in cambio una ricompensa. Nei paesi anglofoni, il
simbolo della festa della primavera era l’albero o il palo piantato nelle piazze dei villaggi
e adornato di nastri multicolori, e se ancora oggi in Gran Bretagna si celebra il May Day
con carri, danze, parate e incoronazioni di re e regine di maggio, in Cornovaglia un uomocavallo fa il giro del villaggio molestando fanciulle: è Obby Oss.
In Spagna, nei primi giorni di maggio, è la Festa della Santa Croce l'occasione per
celebrare la primavera, mescolando il sacro con il profano nella corsa dei caballos del
vino..
In Francia e in Svizzera, la notte del 30 aprile sfilano carri addobbati di rami fioriti e si
danza intorno all'albero di maggio intrecciando destini: è il Feuillu.
A Terni era la notte del 30 aprile 1896 quando una comitiva di amici capitanata dal poeta
Furio Miselli* si avviò per le campagne dicendosi decisa a rifondare “le antiche usanze”.
Portavano appresso un ramo fiorito ornato di lanterne, un maggio luminoso da piantare
nell’aia dei casolari presso i quali si sarebbero fermati a cantare. Con gli anni le comitive
dei maggiaioli si moltiplicarono. Quell’arburittu fu presto collocato su un carretto, poi su
un carro che dalle campagne si trasferì in città. I carri di maggio presero a competere tra
loro in bellezza; con il progresso divennero sempre più sofisticati. Puntualmente salutati
ogni 30 aprile dalla città in festa, con loro la magia di un’ antica notte di primavera. E’ il
Cantamaggio ternano. Che piova o ci sia il sole, c’è.
*Figlio di un piccolo proprietario terriero, Miselli era un impiegato del dazio dedicatosi poi, con un certo
successo, al canto lirico e al suo insegnamento. Stimato poeta, nel 1921 contribuì alla fondazione di
“Sborbottu”, giornale dialettale impegnato, in polemica con gli effetti dell’industrializzazione e
dell’immigrazione, nella salvaguardia delle tradizioni locali. La sera del 30 aprile 1922, la redazione costituì
una comitiva di suonatori e cantanti che, munita di albero e carretto, tornò ad inscenare il Cantamaggio per
le campagne. Con gli anni, il Cantamaggio di “Sborbottu” cominciò a coinvolgere differenti strati sociali.
Disciplinato, a partire dal 1927, dal Dopolavoro fascista che introdusse la competizione tra carri e il concorso
canoro, nel 1929 la comitiva di Fulgenzio Proietti sostituì il carretto con un camion e attraversò la città,
spostando, con l’approvazione delle autorità, il baricentro della manifestazione. Negli anni Trenta, fulcro
della festa divenne “il Palazzone” di Viale Brin, edificio operaio costruito nel 1886, passato alla Società Terni
nel 1922. Progressivamente, il Cantamaggio venne incorporato anche nella tradizione storica del movimento
operaio.