“Argomenti n° 8” – 2011
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“Argomenti n° 8” – 2011
International Society for Augmentative and Alternative Communication Argomenti di Comunicazione Aumentativa e Alternativa numero 8 – 2011 a cura di ISAAC Italy Stampato in proprio nel mese di Gennaio 2012 da: ISAAC Italy – ONLUS Pubblicazione non in vendita, ad uso interno Argomenti di C.A.A. numero 8 – 2011 Prefazione La presente raccolta, Argomenti di Comunicazione Aumentativa Alternativa, numero 8 - 2011, è stata dedicata a due famosi articoli di David Beukelman e Pat Mirenda ed a due rassegne storiche relative agli inizi della CAA (soprattutto in Nord America) e della A.T. nel campo della CAA. Riteniamo che maggiori conoscenze sulle origini della CAA possano essere utili per tutti coloro che sono interessati e coinvolti nel campo della CAA in Italia, ricordanco anche cosa disse Beukelman, lamentandosi che poco fosse stato scritto su quanto avvenne in qui primi anni…..”potremmo essere tentati di considerare questa situazione di limitate informazioni storiche come insignificante e focalizzare le energie solo sul presente. Tuttavia la strada del presente nasce dal passato. Affinché le persone coinvolte nel campo della CAA si preparino ad accogliere le sfide di un nuovo secolo, potrebbe essere auspicabile che riflettano sulle idee ed i traguardi del passato prima di studiare nuove modalità di intervento, nuovi modelli di organizzazione dei servizi, nuovi progetti, nuove teorie, ecc….” Con questo nuovo numero di Argomenti, ISAAC Italy intende continuare a sostenere la diffusione delle conoscenze nel campo della CAA e lo scambio delle esperienze, tra tutti coloro, professionisti, persone che utilizzano la CAA e famiglie, che sono interessati e/o coinvolti negli interventi di C.A.A. Chi fosse interessato alle raccolte Argomenti di Comunicazione Aumentativa Alternativa degli anni precedenti, potrà visionarne gli indici sul sito di ISAAC Italy (in Pubblicazioni e Materiali). Contattare per ogni informazione [email protected] ******************************************************* Hanno contribuito alla traduzione degli articoli inseriti in questo numero di Argomenti di C.A.A.: Andrea Rigamonti Elena Panigadi Gabriella Veruggio Servizio di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa del Centro Benedetta d’Intino di Milano Invitiamo tutti i soci a partecipare alla pubblicazione dei prossimi numeri sia segnalando materiali da tradurre sia mettendo a disposizione di tutti i soci ISAAC , lavori di traduzione conclusi o “in cantiere”. Ringraziamo tutti fin d’ora. Argomenti di C.A.A. numero 8 – 2011 I Indice Prefazione………………...……………….……………………...……………….pag. I Magia e costo della competenza comunicativa Magic and Cost of Communicative Competence David R. Beukelman Augmentative and Alternative Communication, 1991,VOL.7,1 pp. 2-10…………………....….……..…..pag . 1 CAA: costruire un mosaico “incerto” AAC: Bonding the Uncertain Mosaic Pat Mirenda Augmentative and Alternative Communication, Marzo 1993,Vol. 9, 1, pp. 3-9……………....…….….pag. 12 Comunicazione Aumentativa ed Alternativa:una prospettiva storica Augmentative and Alternative Communication:An Historic Perspective Carole Zangari, Lyle L. Lloyd, Beverly Vicker Augmentative and Alternative Communication, Marzo 1994,VOL.10 ,pp. 27-59….....……………..…pag. 23 Viaggio alla scoperta dei primi passi della Comunicazione Aumentativa e Alternativa e dell’accesso al computer A journey through early Augmentative and Alternative Communication and computer access Greg G. Venderheiden (2002)……………………………………………………….…………………...……pag. 62 Argomenti di C.A.A. numero 8 – 2011 I Cos’è I.S.A.A.C.? I.S.A.A.C., Società Internazionale per la Comunicazione Aumentativa e Alternativa, è una associazione senza fini di lucro impegnata nella promozione della qualità della vita e di migliori opportunità per le persone impossibilitate a parlare. Finalità di I.S.A.A.C. sono la ricerca nel campo interdisciplinare della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, facilitare lo scambio di informazioni e mantenere viva l’attenzione su quanto occorre fare per aiutare le persone che nel mondo necessitano di interventi per migliorare la comunicazione. I.S.A.A.C. nasce nel 1983 in Canada, dove ancora oggi ha sede, a Toronto. Le attività della Associazione sono imperniate sulla Conferenza Biennale e sulle pubblicazioni sponsorizzate o affiliate. La Conferenza si tiene ogni due anni, alternativamente in Europa e in nordamerica. La Conferenza rappresenta un insostituibile momento di incontro e confronto, poiché è il luogo ed il momento in cui i professionisti più esperti del campo rendono note le proprie esperienze e riflessioni ed illustrano metodologie e strategie adottate. La pubblicazione ufficiale della Associazione è AAC, Augmentative and Alternative Communication; pubblicazioni affiliate sono Communication Matters, AGOSCI, in lingua inglese, Unterstutze Kommunikation,in tedesco e ISAAC Israel Journal, in ebraico ed inglese. *************** I.S.A.A.C. conta attualmente quasi quattromila iscritti provenienti da quarantasei nazioni nel mondo. Sono stati costituiti Chapters (Sezioni) di ISAAC in Australia, Canada, Danimarca, Finlandia, Paesi di Lingua Francese, Paesi di Lingua Tedesca, Irlanda, Israele, Olanda/Fiandre, Norvegia, Spagna, Svezia, Inghilterra, Stati Uniti. Dal Gennaio 2002 è stato costituito anche il Chapter italiano, ISAAC Italy I Chapters sono gruppi di membri che attuano la missione di ISAAC all’interno della loro nazione o regione. I Chapters permettono di identificare ed affrontare nel modo più mirato i bisogni di ogni nazione/regione nel campo della CAA. Per ulteriori informazioni rivolgiti a: ISAAC Italy c/o Alessandro Chiari Via Pietro Nenni 2 20030 Bovisio Masciago (MI) cell. 338/2653859 e-mail: [email protected] Per essere costantemente informato su eventi, pubblicazioni, iniziative, ecc riguardanti la CAA, consulta il sito di ISAAC Italy www.isaacitaly.it Nell’area riservata ai soci potrai scaricare i numeri precedenti di Argomenti di CAA ed altri materiali La prossima Conferenza Biennale Internazionale di ISAAC si terrà nel 2012, a Pittsburg, USA Gennaio 2012 Argomenti di C.A.A. numero 8 – 2011 Augmentative and Alternative Communication, 1991,VOL.7,1 pp. 2- 10 Magia e costo della Competenza Comunicativa David R. Beukelman Barkley Memorial Center; University of Nebraska-Lincoln and Meyer Rehabilitation Institute, Universityof Nebraska Medical Center-Omaha, USA Lo sviluppo della competenza comunicativa da parte delle persone con linguaggio vocale assente o non funzionale e con difficoltà di scrittura, è magica perché non è così impossibile. Le opzioni di comunicazione aumentativa e alternativa (CAA) hanno consentito a molte persone di acquisire una competenza comunicativa. Dato che è magica, i costi dell'utilizzo della CAA sono parzialmente nascosti. I costi di ausili e materiali sono ovvi, ma i costi relativi all’insegnamento e all'apprendimento non lo sono. La documentazione e la diffusione di tali costi consentiranno ai potenziali utenti della CAA e a coloro che pianificano le politiche pubbliche, di stimare e di gestire più accuratamente i costi globali degli interventi di CAA. Parole Chiave: comunicazione aumentativa e alternativa, competenza comunicativa MAGIA DELLA COMPETENZA COMUNICATIVA Iniziare questa mia relazione parlando di magia non è molto scientifico. Eppure, non posso trovare parola migliore per descrivere ciò che provo parlando di quanto sta facendo la comunicazione aumentativa e alternativa (CAA) sia a livello personale che a livello internazionale. Per coloro che non possono utilizzare il linguaggio vocale per "parlare" e per coloro che non possono "scrivere" per inserire le loro parole su di un foglio di carta (o sullo schermo di un computer), ciò potrebbe sembrare impossibile, tutto ciò è magico (Beukelman, 1990). In passato, non potere parlare in modo abbastanza comprensibile per poter far fare fronte ai propri bisogni comunicativi, era visto come un sintomo naturale o come indicazione della presenza di una malattia o di una particolare condizione. Invece di tentare di ridurre i sintomi e di migliorare la qualità della vita della persona, i sintomi erano visti spesso semplicemente, come un indice della presenza, avanzamento, o gravità della malattia o della sindrome. I secoli passavano senza che fossero fatti sforzi seri per modificare i sintomi o compensarli. Tra il 1920 e il 1940 la risposta sociale ad alcune disabilità era stata quella di rimborsare la persona per la perdita di funzioni. Intorno al 1940, incominciarono i primi tentativi di riabilitazione e non di compensazione (Fry, 1984). Gli atteggiamenti della società - nei confronti di persone con disturbi gravi dell'udito, balbuzie, afasia, disordini nell’articolazione della parola, disordini di linguaggio e disordini cognitivi - erano cambiati. Nel 1990, ci siamo trovati in una particolare fase storica. Adesso leggiamo libri scritti da persone che non possono Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 "scrivere" (Rush, 1986; Nolan, 1987). Ascoltiamo conferenze sulle origini dell'universo tenute da persone che non possono "parlare" (Janoff, 1988). Durante questa conferenza, abbiamo sentito presentazioni tenute da persone che non possono parlare attraverso la loro voce naturale (Duganne & Glicksman, 1990; Creech, 1990). In un paese dopo l’altro, le persone che utilizzano i sistemi CAA, sono in grado di comunicare in modo abbastanza efficace che consente loro di ricevere una formale istruzione. Le persone con severe difficoltà cognitive e comunicative adoperano i loro sistemi di CAA per partecipare all’istruzione, ai momenti di svago e in mobilità. Gradualmente, un numero crescente di persone che utilizzano i sistemi CAA inizia a trovare un impiego. Storicamente, il problema dei disturbi comunicativi gravi, esiste da secoli. Fortunatamente, nel corso degli ultimi decenni, la società ha cambiato il modo in cui tali disturbi sono visti. Agli inizi sono stati fatti continui tentativi per acquisire o recuperare l'uso del linguaggio vocale. Tuttavia, divenne evidente che alcune persone non avrebbero mai potuto parlare in modo funzionale e che era necessario dare loro una alternativa per comunicare. Vi furono prime ed isolate dimostrazioni che gli interventi di CAA erano possibili. Col tempo, incominciarono a comparire primi rapporti sulla efficacia degli interventi di comunicazione. Furono pubblicati così tanti rapporti che è impossibile riesaminarli qui tutti. I primi rapporti sulla validità degli interventi di CAA sono stati poi pubblicati (Light, Lindsay, Siegel, & Parnes, 1990; Light, 1989a). Nel campo della CAA sono stati fatti progressi significativi nel corso degli ultimi due 1 decenni; tuttavia, su scala internazionale l'impatto è ancora abbastanza limitato. Nel 1990 - in tutto il mondo - soltanto una limitata percentuale di persone con severi disturbi comunicativi causati da disabilità motorie, visive, cognitive, e sensoriali, utilizzano sistemi di CAA. L'obiettivo principale dei prossimi decenni sarà quello di estendere le opzioni di CAA a tutte le persone, al di là dei confini di età, di eziologia, e geografici. Le persone con severi disturbi comunicativi e coloro che li assistono non sono le sole a riconoscere la magia della CAA. Il mondo dei media è stato relativamente rapido nel prendere atto dello sviluppo della CAA, iniziando a raccontare la storia di persone che utilizzano le strategie di CAA. Politicamente, anche il campo della CAA sta per essere riconosciuto. Per esempio, durante questa conferenza abbiamo sentito parlare di programmi sanitari e di ricerche che - paese dopo paese – sono stati sovvenzionati da fondi governativi, nazionali, provinciali, o locali (Haney, 1990; McKenna, 1990; SeligmanWine, 1990). Ci stiamo divertendo qui, tutti insieme, in Svezia ed abbiamo molte cose da celebrare. Sono positivo riguardo ai progressi fatti nel campo della CAA durante gli ultimi 15/20 anni, sia in termini di evoluzione della tecnologia e delle strategie di intervento, che rispetto allo sviluppo internazionale della CAA. Tuttavia, questo progresso non avviene senza costi. L’inganno Un aspetto della magia è l'improbabilità ma un altro è l’inganno. Credo che, in un certo senso, il pubblico sia stato ingannato, illudendosi che le tecnologie di CAA di per sè stesse, permettessero a qualcuno che non poteva parlare, di “parlare”. In un certo senso, anche io sono stato ingannato, credendo che la magia fosse più facile da compiere di quanto lo fosse in realtà. Forse soltanto le persone con severi disturbi comunicativi e le loro famiglie non sono state ingannate, almeno non per molto tempo. Un conto è fare funzionare un sistema di CAA in modo che alcuni messaggi di routine siano comunicati. È molto più difficile però essere competenti a livello comunicativo. Oltre ad essere difficile da acquisire, i ricercatori nel campo della CAA si sono impegnati nel capire in cosa consistesse la competenza comunicativa per una persona che utilizza un sistema di CAA. Competenza Comunicativa Quando gli interventi di CAA iniziarono ad Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 essere diffusi attraverso newsletter, riviste mensili periodiche, e le news dei media, eravamo così contenti per le possibilità comunicative che si aprivano per le persone con severi disturbi della comunicazione, che non dedicammo molto tempo a farci domande sulla qualità o sull'ampiezza della comunicazione che era stata acquisita. Abbastanza presto, però, iniziammo ad analizzare la competenza comunicativa delle persone che utilizzavano i sistemi di CAA. Qualcuno aveva una visione ristretta della questione e si concentrò sul modo migliore in cui una persona avrebbe potuto adoperare le tecnologie di CAA. Ci siamo posti domande quali: "La persona può servirsi di tutte le opzioni che l'ausilio di CAA offre?"; “Qual è il modo più rapido per la persona di comunicare il messaggio?";“La persona può riconoscere i simboli selezionati?" Queste erano domande importanti; tuttavia, riflettevano una visione relativamente limitata della competenza comunicativa. In quei primi anni, il numero degli operatori che aveva familiarità con gli approcci di CAA era ristretto e gli interventi erano forniti da centri di CAA regionali. Dato che il personale di questi centri aveva solo contatti intermittenti con gli utenti, tendeva a focalizzarsi principalmente sugli aspetti operazionali della CAA. Divenimmo rapidamente consapevoli che le persone che erano competenti a livello operazionale con i propri sistemi di CAA, non erano necessariamente competenti nell’utilizzarli, dal punto di vista comunicativo. In risposta a questo problema, siamo passati all’estremità del continuum, iniziando a descrivere il gap nelle performance comunicative degli utenti della CAA rispetto a coloro che parlano normalmente. Questi studi portarono a condividere anche varie controversie. Per un certo periodo di tempo, abbiamo discusso come paragonare le persone che utilizzano sistemi di CAA a coloro che parlano normalmente, per quanto riguarda le loro performance comunicative. Qualcuno ha suggerito che gli standard delle performance di coloro che parlano normalmente costituiscano un obiettivo a lungo termine nel nostro campo; altri hanno suggerito che la CAA dovrebbe essere vista come un dialetto e che dovrebbe essere considerata con standard differenti. Nel 1989 Janice Light propose una definizione di competenza comunicativa per le persone che utilizzano sistemi di CAA. Tra parentesi, sono contento (mi rivolgo a Lyle Lloyd e David Yoder) che, esistendo l’AAC Journal, io 2 possa ritenere che la maggiore parte delle persone in questa stanza conoscano questo articolo. Dato che alcuni di voi possono non ricordarlo, lo riassumerò brevemente. Janice ha scritto che…"la competenza comunicativa è un costrutto relativo e dinamico, interpersonale, basato sulla funzionalità della comunicazione, sull'adeguatezza della comunicazione, e su sufficienti conoscenze, giudizio ed abilità in quattro aree tra loro correlate: competenza linguistica, competenza operazionale, competenza sociale e competenza strategica" (p. 137). Light suggerisce che la funzionalità della comunicazione ne implica l’utilità rispetto alle esigenze della vita quotidiana. L’adeguatezza consiste in un livello adeguato di abilità comunicative per “funzionare” all'interno dell'ambiente; non implica la padronanza totale dell'arte della comunicazione. La competenza sembra essere un concetto fondamentale. La competenza linguistica implica la padronanza adeguata del codice linguistico. La competenza operazionale implica la padronanza nell’utilizzo di un sistema di CAA. La competenza sociale consiste nelle conoscenze, abilità, e giudizio rispetto ai ruoli sociali della comunicazione (pp.138-140). Competenza strategica significa "sfruttare al meglio ciò che gli utenti della CAA sanno e possono fare" (p.141). Naturalmente il compito più importante è di fare tutto in modo integrato e farlo in tempo ed in modo efficace. Sono sicuro che potremmo continuare a discutere sulla competenza comunicativa, ma partirò dalla definizione di Janice. Vi ho detto all'inizio che si tratta di qualcosa di ingannevole. Naturalmente, una buona magia sembra sempre facile, perché il mago ha già pagato il costo dell’equipaggiamento, della competenza operazionale relativa all’uso dell’equipaggiamento, della competenza sociale nel gestire l'audience, e della magia. COSTO DELLA COMPETENZA COMUNICATIVA Per analizzare alcuni dei costi della competenza comunicativa, utilizzando l’approccio della CAA, lasciatemi riconoscere che il costo, di per sè stesso, non è scorretto o non si può evitare. Il costo è inevitabile. La mia posizione è che dovremmo saperne di più sui costi della competenza comunicativa e diventare più consapevoli - dato che prendiamo decisioni rispetto agli interventi - dell'impatto che tali costi hanno sulle persone che devono imparare a diventare competenti nel comunicare, utilizzando i sistemi che noi suggeriamo loro. In particolare, Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 dobbiamo conoscere quali sono i costi nascosti nelle decisioni che prendiamo, quando suggeriamo l’acquisto di un certo tipo di tecnologia. Naturalmente, con il passare del tempo, dovremo cercare di ridurre questi costi, senza incidere sul livello di competenza comunicativa desiderata dai consumatori e da coloro che li assistono. Costi ovvi: ausili e materiali I costi più ovvi della CAA sono quelli per gli ausili e i materiali utilizzati in CAA. Non desidero minimizzare questi costi o le difficoltà che sono state affrontate nell'ottenere adeguati ausili e materiali. Durante questa conferenza ISAAC, abbiamo ascoltato le battaglie che si devono ancora fare per avere a disposizione e fornire appropriate tecnologie alle persone con severi disturbi della comunicazione. È stato eccitante per me osservare gli sforzi, in questo campo, di così tante persone per affrontare queste problematiche e (1) sviluppare tecnologie che consentono l’uscita in voce in varie lingue, (2) avere a disposizione varie opzioni di accesso per andare incontro alle esigenze di persone con difficoltà visive, motorie e cognitive, (3) creare sistemi di codificazione dei messaggi per migliorare la velocità della comunicazione e ridurre la fatica, e (4) creare modelli di organizzazione dei servizi che siano sensibili alle problematiche culturali ed economiche. Sebbene gli ausili ed i materiali rappresentino i costi più ovvi, le decisioni per adoperare tali ausili, materiali e strategie sono associate a costi che sono molto meno evidenti. Costi per la formazione dei facilitatori Nel campo della CAA è stata messa bene in evidenza la necessità di professionisti e di facilitatori a supporto dello sviluppo della competenza comunicativa; tuttavia, i metodi di preparazione dei facilitatori restano poco chiari. Quando lasciai l'Università del Nebraska per venire in Svezia, uno dei miei studenti, specializzando in CAA, mi riferì il caso di un giovane uomo con disabilità multiple che non riusciva ad usare il suo sistema di CAA nella casa- famiglia o sul suo posto di lavoro, in una fabbrica di elettronica. Fui abbastanza sorpreso in quanto ricordavo che egli aveva utilizzato con successo la CAA, quando era passato dalla scuola al mondo del lavoro. Il personale della sua scuola pubblica non solo aveva supportato questo passaggio ma aveva svolto anche il ruolo di facilitatore per lo utilizzo del suo sistema di CAA. Quando riesaminai la situazione, fu chiaro che 3 egli non aveva più un facilitatore di CAA né nella casa-famiglia né al lavoro. I suoi messaggi non erano aggiornati, ed a causa delle sue limitate abilità di literacy, non era in grado di fare lo spelling per sostituire vecchi messaggi con i nuovi. Date le caratteristiche del nostro campo, è chiaro che abbiamo bisogno di facilitatori di CAA. È possibile istruirli per rispondere ai bisogni delle persone che utilizzano un sistema di CAA; tuttavia, abbiamo fatto poco per formulare e divulgare protocolli per la loro formazione. Sheela Stuart e io abbiamo testato sul campo alcune schede ideate per approfondire ciò che i facilitatori conoscevano delle tecnologie di CAA e le abbiamo distribuite ad un team di CAA che seguiva una ragazza inserita in una classe regolare di terzo grado. Nei 5 anni in cui la ragazza era stata coinvolta nel programma di CAA, 16 adulti erano stati formati, almeno parzialmente, nel supportare l’uso del suo sistema di CAA. Sebbene sia stato coinvolto nell'intero programma di CAA di questa ragazza, rimasi sorpreso dal numero di facilitatori che erano stati formati. Poichè riteniamo che questa ragazza continuerà proseguire i suoi studi, il numero di facilitatori di cui lei avrà ancora bisogno in questi anni, è difficile da immaginare. Dato che non abbiamo ancora studiato e riportato, in questo campo, l’entità della formazione dei facilitatori necessaria a supportare e mantenere la competenza comunicativa di una persona che utilizza la CAA, non cercherò neanche di indovinare il numero di facilitatori di cui bambini e adulti, con eziologie e contesti comunicativi diversi, hanno bisogno. Non abbiamo neanche stabilito i tipi ed i livelli di formazione dei facilitatori che sono necessari. Tutte queste informazioni sarebbero utili al campo della CAA per poter documentare tutte queste numerose attività e giustificare il nostro impegno in questa area di preparazione del personale. Abbiamo riportato le nostre prime esperienze in questo campo sui risultati della formazione dei facilitatori. Sono stati descritti alcuni programmi di formazione per i facilitatori (Calculator & Luchko, 1983; Culp & Carlisle, 1988; McNaughton & Light, 1989; Light, McNaughton, & Parnes, 1986). Tuttavia, abbiamo iniziato solo da poco a documentare la validità di questi programmi, e non conosciamo la validità delle diverse procedure formative. Mi sembra che gran parte della formazione dei facilitatori sia condotta attualmente nel contesto di un rapporto uno a uno o in piccoli gruppi. E’ tempo di utilizzare un approccio formativo che si rivolga a tutto lo staff. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 Dobbiamo provare ad utilizzare le tecnologie per la formazione, come ad esempio l’insegnamento tramite videoregistrazioni o attraverso simulazioni al computer, per rendere la formazione dei facilitatori più efficace. Ritengo che in futuro il ruolo dei facilitatori sarà sempre più importante nel campo della CAA. Mano a mano che le persone che utilizzano i sistemi di CAA saranno sempre di più inserite nelle scuole, nei centri per la vita indipendente, nel tempo libero e nel lavoro, dipenderanno sempre meno, nel corso degli anni, da un singolo facilitatore ma avranno invece bisogno di una serie di facilitatori formati, che svolgano funzioni differenti all’interno di vari contesti. Formazione degli adulti ad utilizzare le tecnologie Dato che è stato pubblicato così poco, nel nostro campo, su questo argomento, condividerò brevemente le conclusioni che riguardano un aspetto importante della preparazione dei facilitatori, relativo alla loro formazione rispetto alle tecnologie. L'insegnamento delle abilità legate all’utilizzo della tecnologia non ha spesso preso in considerazione le caratteristiche degli adulti che apprendono l’utilizzo della computer technology, quali: 1. Agli adulti piace imparare ad utilizzare il computer in un contesto funzionale, rispetto ad un determinato compito che debbono eseguire tramite il computer stesso. 2. Agli adulti piace imparare lavorando in piccoli gruppi di persone che sembrano avere simili conoscenze e capacità. 3. Agli adulti piace collegare nuove conoscenze a ciò che già sanno e capiscono. 4. Agli adulti piace sentirsi competenti in ciò che stanno imparando, piuttosto che passare ad utilizzare troppo presto nuovi materiali. La ricerca non riporta grandi differenze, negli stili di apprendimento o nelle preferenze, rispetto alle diverse età. Dato che gli utenti della CAA comprendono persone di ogni età, ci si aspetta che anche i loro facilitatori possano essere di età molto diverse. Durante la mia formazione rivolta a facilitatori professionisti e genitori di persone che utilizzano sistemi di CAA, ho fatto alcune osservazioni, relative ai loro stili di apprendimento e preferenze, che desidero siano prese in considerazione (Beukelman, 1990). Ipotizzo che agli studenti universitari, che non conoscono queste tecnologie, piaccia impararne l’utilizzo attraverso l'esplorazione diretta, sia da soli che in gruppo. Sembrano coinvolgersi in modo efficace in attività collaborative di apprendimento, insieme ai loro pari; sono disposti a fare errori di fronte ai loro pari; diventano 4 spesso impazienti di fronte ad un insegnamento passo a passo. Sembrano contenti di imparare, utilizzando le tecnologie stesse e anche utilizzando videoregistrazioni. A loro non piace imparare da un manuale. I discenti di mezza età, che non conoscono queste tecnologie, amano prendere appunti. Preferiscono non fare errori di fronte agli altri; a loro non piace, in particolare, imparare di fronte ai loro studenti od ai loro superiori. A loro piace imparare insieme ai propri pari con simili stili di apprendimento. Sono molto interessati alle applicazioni, in quanto tendono ad apprendere da attività funzionali. Persone più anziane che non conoscono queste tecnologie sembrano avere bisogno di una formazione diretta, seguita da molta pratica. Imparano meglio in privato e tramite insegnamento uno a uno. Preferiscono imparare con un ritmo che sia anche piacevole. Preferiscono non imparare da un manuale. Vi prego di ricordare che queste considerazioni riflettono osservazioni informali, influenzate probabilmente dai miei personali pensieri e pregiudizi. Spero che vengano fatte ulteriori osservazioni e che una ricerca sistematica chiarisca i pattern di apprendimento dei facilitatori. Riassumendo, le osservazioni sui casi, suggeriscono che i facilitatori giocano un ruolo cruciale per lo sviluppo della competenza comunicativa delle persone che utilizzano i sistemi di CAA. Vi sono poche ricerche a conferma di tali osservazioni di casi. Il numero di adulti che hanno bisogno di imparare a servirsi delle tecnologie e delle strategie di CAA è veramente molto ampio. I costi di tale formazione è, ad oggi, sconosciuto. Il prezzo da pagare per la mancanza di adeguata formazione è piuttosto chiaro; persone che avevano acquisito un certo livello di competenza comunicativa con un sistema di CAA possono perderla senza il supporto di un adeguato facilitatore. Nel nostro campo, le conoscenze di base - rispetto ai modelli di apprendimento dei facilitatori adulti ed alla efficacia ed efficienza delle varie tecniche di insegnamento - sono estremamente limitate. Il costo per diventare un “comunicatore” competente Il compito di assistere chi utilizza la CAA a diventare comunicatore competente è molto ampio. Data la gamma di competenze che Light (1989b) include nella competenza comunicativa delle persone che utilizzano sistemi di CAA, non dovremmo aspettarci che la formazione dei Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 facilitatori sia un processo semplice o poco costoso. Lo scopo di questo articolo non è quello di minimizzarlo o di evidenziarne solo i costi, ma piuttosto di incoraggiare il campo della CAA a capire l'entità di questi costi, per due scopi. Primo, queste informazioni possono essere utilizzate in ambito clinico per rispondere alle aspettative degli utenti della CAA, delle loro famiglie, e di coloro che gestiscono le politiche pubbliche a sostegno degli interventi di CAA. Secondo, queste informazioni possono costituire una base con cui confrontare le strategie di riduzione dei costi stessi. A causa della gamma di competenze necessarie a divenire comunicatori competenti, non farò riferimento a tutte le varie aree, ma mi concentrerò su di un numero limitato di esse. Il costo di inserire il linguaggio naturale come una delle componenti di un sistema di CAA Ogni volta che si prende una decisione relativa ad un sistema di CAA, viene anche valutato quanto il linguaggio vocale naturale dell'utente di CAA possa soddisfare i suoi attuali e futuri bisogni comunicativi. In questi ultimi anni siamo arrivati a considerare il linguaggio naturale come un aspetto o come una delle modalità di un sistema di comunicazione (Beukelman, 1987). Così, adesso siamo più disponibili ad incoraggiare una persona che può dire soltanto alcune parole, o 20 parole, o 50 parole, ad usarle come parte del suo sistema di comunicazione. Per alcune persone, l'uso delle tecniche di CAA è transitorio, in quanto possono migliorare e riacquistare l’uso del loro linguaggio vocale naturale. L'utilizzo del linguaggio vocale come una delle modalità di un sistema di comunicazione, aumenta potenzialmente costo degli interventi di comunicazione perché gli interventi necessari al miglioramento del linguaggio vocale si aggiungono a quelli direttamente rivolti alla CAA. Durante la Clinical Dysartria Conference del 1990, Marilyn Workinger e Ray Kent hanno riferito che le persone con paralisi cerebrale di tipo atetoide, tendono a parlare meglio mano a mano che crescono e diventano giovani adulti, mentre le persone con paralisi cerebrale spastica tendono a parlare peggio, dopo i vent'anni, rispetto a quanto accadeva durante l'infanzia. Se ciò è vero, dovremmo riconsiderare il ruolo potenziale del linguaggio vocale nei sistemi di comunicazione multimodale di queste persone, mano a mano che crescono. Nel caso di persone con paralisi cerebrale di tipo atetoide, potremmo considerare che il linguaggio vocale possa 5 diventare via via più funzionale nel tempo, mentre per le persone con paralisi cerebrale spastica il linguaggio naturale può deteriorarsi con il passare del tempo e occupare un ruolo limitato nel complessivo approccio alla comunicazione. Inoltre, il team di intervento potrebbe anche considerare di investire un tempo maggiore (di intervento) per una persona che avesse le possibilità di sviluppare, nel corso degli anni, un linguaggio vocale più funzionale. Le persone che presentano severi disturbi di comunicazione come risultato di lesioni cerebrali traumatiche meritano anche anch’esse un’attenzione speciale. Workinger e Netsell (1988) hanno riportato il caso di un giovane uomo con trauma cranico, che aveva recuperato il linguaggio vocale dopo aver utilizzato un sistema di CAA per 13 anni. Light, Beesley, e Collier (1988) hanno descritto l'utilizzo di diversi sistemi di CAA da parte di una adolescente con trauma cranico, durante un periodo di 3 anni. Questa giovane donna riuscì poi a parlare normalmente. Due dei miei studenti di dottorato ed io (Dongill, Hakel, & Beukelman, 1990) abbiamo appena concluso uno studio sul recupero del linguaggio vocale da parte di persone sopravvissute a lesioni cerebrali traumatiche. Nel gruppo di 27 persone che abbiamo seguito, tutti erano stati inseriti in un programma di riabilitazione intensiva per “non parlanti”. Il 59% recuperò un linguaggio vocale funzionale durante la riabilitazione intensiva ed il 41% no. Delle 11 persone non in grado di parlare, che lasciarono la riabilitazione intensiva, una recuperò l'uso funzionale della parola nei 24 mesi dopo la lesione, ed un’altra 48 mesi dopo, aveva fatto dei progressi importanti verso il recupero del linguaggio vocale. Per le persone che non parlano a seguito di lesione cerebrale traumatica, il recupero di un linguaggio vocale funzionale è, almeno in parte, possibile. Per queste persone, i costi degli interventi comprenderanno probabilmente quelli rivolti al recupero del linguaggio vocale oltre a quelli di CAA. Codificazione dei messaggi in CAA Per rinfrescare la vostra memoria, le componenti della competenza comunicativa sono molte e comprendono la competenza linguistica, la competenza operazionale, la competenza sociale, e la competenza strategica. Ovviamente, tutte queste diverse competenze non si riferiscono solo alla CAA. Tra di noi, anche le persone che parlano normalmente hanno dovuto sviluppare la loro competenza linguistica, sociale e strategica. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 Tuttavia, diverse sono le problematiche per chi parla normalmente rispetto a chi comunica tramite la CAA. Naturalmente, la competenza operazionale è un aspetto specifico e significativo della CAA. Portiamo ora la nostra attenzione su questa competenza. Consideriamo le modalità con cui rappresentiamo ed organizziamo i messaggi in CAA. Inviare messaggi comprende sia l’uso di simboli che di strategie per la codifica dei messaggi (immagazzinarli e ritrovarli). Durante i primi anni di sviluppo della CAA, abbiamo chiesto spesso che l'utente si adattasse a quanto richiesto dalle tecniche di CAA, tramite uno specifico addestramento o adattamento. Nei passati 15/20 anni, sono stati fatti molti progressi e le tecnologie di CAA sono state modificate per venire incontro alle risorse motorie della persona. La vasta gamma di singoli sensori, di sensori multipli, di ausili per l’indicazione tramite sguardo, di puntatori ottici, di strumenti per il riconoscimento vocale sono evidenti tentativi di adattare le tecnologie alle capacità di controllo motorio della persona. Quest’area è ancora in evoluzione, ma approfondiamo gli aspetti della CAA relativi ai simboli ed alla codificazione (immagazzinare e ritrovare messaggi). Attualmente abbiamo a disposizione vari set e sistemi di simboli; le persone che non hanno ancora imparato il codice alfabetico non sono più escluse dalle opzioni di CAA. Tali simboli variano in termini di trasparenza o, inversamente, nella quantità di insegnamento ed apprendimento necessario per impararli. Siamo sensibili a questo aspetto da una prospettiva clinica e di ricerca e siamo coinvolti attivamente nello studio dell’intelligibilità o iconicità di tali set e sistemi. Abbiamo iniziato a sviluppare procedure di valutazione per adattare il livello, tipo, e organizzazione dei simboli alle capacità della persona. Stiamo anche iniziando a considerare gli studi sull'apprendimento in quest’area, dalla prospettiva della CAA. La ricerca in quest'area è molto più ampia di quella di cui parlo oggi, ed esistono parecchie rassegne eccellenti, già disponibili, su questi materiali. Pertanto, non concentrerò oggi la mia attenzione su questo argomento, fatta eccezione per una mia personale riflessione. La ricerca relativa all’apprendimento dei simboli si è concentrata ampiamente sulle persone che parlano normalmente e che hanno avuto normali esperienze di vita. Vorrei suggerire di equilibrare la ricerca sui simboli relativa a persone a normale sviluppo, studiando anche come le persone che si 6 servono effettivamente di sistemi di CAA apprendono i vari set e sistemi di simboli. Esistono limitate evidenze che le performance delle persone a normale sviluppo siano un valido modello di ricerca per le persone con disabilità motorie, di linguaggio, o cognitive. Per evitare fraintendimenti, non sto dicendo che la ricerca sull’apprendimento e riconoscimento dei simboli da parte di persone non disabili non debba avere un posto nel campo della CAA, ma soltanto che tale ricerca dovrebbe essere equilibrata con la ricerca rivolta alle persone che si servono effettivamente dei sistemi CAA. Inoltre, stiamo soltanto iniziando a capire le modalità con cui organizzare la codificazione dei messaggi, nei sistemi di CAA, modalità che rispecchino i sistemi di organizzazione interna delle persone che li adoperano. Sono particolarmente preoccupato sulle strategie di codificazione per le persone non alfabetizzate. Sinora, tendiamo a adoperare quattro strategie di base per codificare i messaggi per queste persone. Primo, la categorizzazione semantica che di solito include concetti che hanno relazioni superordinate e subordinate tra di loro. Per esempio, i mobili sono una categoria superordinata e sedia, divano, e tavolo sono categorie subordinate. Secondo, sono state usate le relazioni grammaticali per organizzare i display dei messaggi e le strategie di codificazione, nei sistemi di CAA. Ciò è avvenuto sia nei sistemi low-tech, come ad esempio tabelle con parole od immagini, ma anche nei sistemi high-tech come ad esempio Words Strategy (Baker, 1988) in cui i messaggi sono codificati, in parte, su informazioni grammaticali. Terzo, i messaggi sono organizzati e codificati secondo relazioni contestuali come ad esempio l’insieme dei messaggi necessari per ordinare al ristorante o per festeggiare un compleanno. Infine, i messaggi sono codificati secondo relazioni idiosincratiche (personalizzate), come quelle suggerite nei primi anni di uso del Minispeak (Baker, 1982), in cui la codificazione si basava su codici idiosincratici, sviluppati personalmente per e dall'utente. Poiché questo compito si è rivelato difficile, sul piano clinico, per gli utenti della CAA ed i loro facilitatori, recentemente si sta tentando di sostituire questi sistemi idiosincratici con sistemi organizzati, forniti da utenti con maggiori competenze linguistiche (Baker, 1988; Goossens', Elder, Caldwell, & Page, 1988). È mia impressione che stiamo ancora chiedendo a chi utilizza un sistema di CAA di adattarsi Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 all'organizzazione dei messaggi di un determinato sistema di CAA. Prima il sistema era impostato dall’azienda, ma adesso i messaggi possono essere codificati all’interno di un software, dallo sviluppatore del sistema stesso ma anche da uno specialista o da un facilitatore di CAA. Alcuni utenti di CAA si adattano a questi sistemi forniti da noi, per inviare i loro messaggi e diventano competenti a livello operativo, ma altri no. Coloro che lavorano nel campo della CAA con persone che non possono parlare a causa di disabilità di sviluppo, sono abituate ad insegnare loro i sistemi di simboli e le strategie di codificazione delle tecniche di CAA. Tuttavia, per le persone con disabilità acquisite, l'adattamento ai sistemi di CAA può essere difficile. Mi vengono in mente due gruppi di persone che possono avere problemi con questo approccio: coloro che presentano severi disturbi di linguaggio come ad esempio afasia a seguito di un ictus e coloro che presentano severi disturbi cognitivi e di linguaggio, a causa di una lesione traumatica. Di solito, le tabelle di comunicazione per le persone con afasia sono organizzate secondo categorie semantiche ed in particolare secondo le più rilevanti categorie superordinate come ad esempio persone, luoghi, arredi, tempo, attività, ecc. (Garrett, Beukelman, & Morrow, 1989). Ma, seguendo questo approccio, le persone con afasia più severa spesso non acquisiscono un buon livello di competenza comunicativa. Forse perchè non hanno ancora a disposizione un livello di organizzazione efficiente e valido. Nel campo della afasia esiste qualche ricerca a sostegno di tale tesi. Whitehouse, Caramazza, e Zurif (1978) hanno concluso che persone con afasia anomica possono non essere “sensibili ai parametri di categoria" (p. 71). Hanno suggerito anche che "il lessico interno delle persone con afasia di Broca sia elaborato in modo più ricco e sia strutturato meglio in termini di informazioni pratiche o funzionali rispetto al lessico interno dei pazienti che presentano una lesione posteriore". (p. 72). Grossman (1981) conclude che le persone con afasia non fluente mostrano "dipendenza dalle più alte richieste rappresentative di una superordinata". (p. 321), sebbene le persone con afasia fluente sembrano insicure circa "i confini del campo a cui una superordinata fa riferimento, [ma] sembrano possedere un'idea almeno rozza circa la natura dei referenti della superordinata stessa". (p. 323). Tuttavia, sinora, stiamo lavorando poco sul comprendere il sistema organizzativo della persona e per adattare i nostri 7 approcci di CAA a quel sistema. Per chi tra di noi lavora con i bambini, questi aspetti possono essere meno ovvi rispetto a chi assiste le persone con disturbi comunicativi acquisiti. Siamo abituati a fornire interventi intensivi alle persone con disabilità di sviluppo ed il sistema educativo tende a pagare tali interventi. Tuttavia per le persone più anziane, i problemi sono molto differenti. C'è meno tempo e supporto finanziario per il loro addestramento. La persona più anziana può essere meno abile e meno disposta ad imparare un sistema nuovo. Per loro, almeno, dobbiamo considerare come aiutarli ad essere più competenti, adattando i nostri approcci di CAA alle loro capacità. Attraverso tale approccio possiamo aiutarli ad acquisire una maggiore competenza comunicativa con un costo minore. Costi di apprendimento rispetto ai costi dell’ insegnamento Ho fatto riferimento più volte ai costi dello insegnamento. Tali costi sono abbastanza ovvi, dato che sono di solito costituiti da un'attività specifica o da varie attività. I costi dell’insegnamento possono essere di solito documentati e consistono in costi del personale, dei materiali, e dei locali. È importante identificare i costi dell’insegnamento e, in tempo, adottare quei metodi e procedure in grado di preparare efficacemente la persona con severi disturbi di comunicazione a diventare un comunicatore competente. Ma non basta considerare solo i costi dell’insegnamento. Dobbiamo considerare anche i costi di apprendimento. Tali costi sono meno evidenti, dato che implicano il costo del tempo necessario a chi impara per acquisire un certo livello di competenza. Per esempio, se le persone passano il proprio tempo a acquisire una determinata abilità, potranno avere tempo minore per acquisirne altre. A molti di noi, adulti, potrebbe piacere imparare a suonare uno strumento musicale. Tuttavia, dopo avere fatto questa considerazione, siamo consapevoli che avremmo dovuto farlo quando eravamo bambini, perché in qualità di adulti, non abbiamo semplicemente il tempo per acquisire queste complesse abilità. I costi di apprendimento sono proprio troppo alti. Prendiamo in considerazione i costi di apprendimento per coloro che utilizzano i sistemi CAA. I sistemi CAA non sono di solito trasparenti per un nuovo utilizzatore. Di solito, per fare sì che un utente diventi un comunicatore competente, c'è bisogno di addestramento. Come indicato in precedenza, l'addestramento per supportare una Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 persona a diventare un comunicatore competente, è spesso molto lungo e complesso. Quando si prendono decisioni che riguardano gli interventi di CAA, i costi di apprendimento non dovrebbero essere una sorpresa per gli utenti o per chi li assiste. Quando suggerisco l'utilizzo di un sistema di CAA ad una persona e alla sua famiglia, sono consapevole di avere fatto un lavoro piuttosto buono, prospettando loro i costi delle attrezzature. Trovo particolarmente difficile tuttavia, descrivere chiaramente i costi di apprendimento nascosti, riferiti ai tempi dell’apprendimento stesso. Abbiamo fatto ancora poco, nel nostro campo, per documentare o per divulgare informazioni sui costi dell’insegnamento e dell’apprendimento di specifiche tecniche di CAA. Mano a mano che continuano a cambiare le aspettative delle persone che hanno bisogno dei sistemi di CAA per diventare comunicatori competenti, cambiano anche le valutazioni dei costi. In passato, molte persone con disabilità gravi erano minimamente integrate nella società in attività educative, lavorative, o ricreative. Pertanto, i costi di apprendimento relativi alla CAA non erano così evidenti. Dato che queste persone non erano inserite in classi normali o erano senza un impiego, avevano a disposizione il tempo necessario a migliorare le loro competenze relative alla CAA. La tendenza attuale è quella di integrare sempre di più le persone disabili, con ogni tipo di patologia, nella società. Si tratta di un trend meraviglioso. Mano a mano che le persone con severi disturbi di comunicazione diventano più impegnate, i costi di apprendimento, per sviluppare la loro competenza comunicativa, diventeranno più evidenti. Le nostre decisioni riguardanti la CAA avranno sempre effetti collaterali in termini di tempo e di costi di apprendimento. Ritengo che in futuro, mano a mano che verranno sviluppati nuovi approcci di CAA, sarà necessario documentare e rendere noti anche i costi di insegnamento e di apprendimento relativi alle nostre innovazioni. In futuro, mi auguro che l'introduzione di simboli Bliss (McNaughton & Kates, 1980) o di Minispeak (Baker, 1982; 1988), o di Lolec1, o di Vois Shapes2, sarà seguita da ricerche che rendano chiari i costi di apprendimento, come ad esempio l’impegno richiesto per imparare una determinata tecnica e per fare sì che le esigenze di insegnamento e di apprendimento siano maggiormente comprese. 1 2 RealVoice, Adaptive Communication System , Pittsburgh, PA 15231 Vois Shapes, Phonic Ear, 250 Camino Alto, Mill Valley, CA 94941-1466. 8 Considerate ciò che le persone colpite da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) devono affrontare. Secondo Saunders, Walsh, e Smith (1981), il 75% delle persone con SLA non sono in grado di parlare al momento della loro morte. Silver e Kraat (1982) hanno riferito che, in media, i sistemi di CAA venivano richiesti dalle persone con SLA, circa 3 anni dopo la diagnosi (in un range tra i 6 mesi e i 10 anni). Un terzo di queste persone utilizzava i propri sistemi di CAA per meno di 2 anni. Dato che i sistemi di CAA dovrebbero adattarsi ai bisogni e capacità della persona, debbono essere considerate anche le richieste di apprendimento delle opzioni proposte. Un sistema di CAA che richiede un periodo di apprendimento di 6 mesi, ha poco senso per una persona che adopererà il sistema per meno di 2 anni. Nell'area accademica, abbiamo evidenziato che i bisogni comunicativi, all’interno di una classe normale, sono estremamente variabili. Di settimana in settimana e da lezione a lezione, il vocabolario necessario per una ottimale partecipazione accademica, cambia. C'è poco tempo per insegnare elaborate strategie di codifica,basate sull'uso di simboli grafici od ortografici. Il ritmo una classe normale comporta che gli studenti siano in grado di rispondere in modo efficiente e in tempi adeguati. Perciò, i costi di apprendimento di strategie di codifica che necessitano lunghi tempi di apprendimento, possono non essere appropriati all’interno di una classe, almeno nel breve periodo. Naturalmente, l’apprendimento della forma scritta della propria lingua costituirà, nel tempo, un importante supporto alle attività accademiche delle persone che utilizzano i sistemi di CAA. Riassumendo, il campo della CAA ha dedicato energie considerevoli all'analisi della iconicità e delle esigenze di apprendimento di set o sistemi di simboli da parte delle persone disabili e di quelle non disabili. Tuttavia, ci si è focalizzati molto meno sui costi di insegnamento e di apprendimento delle strategie di codifica. Ciò è molto preoccupante perché tali strategie sono molto utilizzate nel nostro campo. Conflitto tra l’apprendimento della CAA e quello accademico Mano a mano che inseriamo i bambini disabili nelle classi normali, si osserva un conflitto tra il tempo di apprendimento necessario a sviluppare competenze relative alla CAA rispetto a quelle accademiche che sono necessarie a diventare uno studente competitivo o addirittura attivo che può essere conforme agli stessi standard accademici degli altri studenti. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 Riteniamo che quando gli studenti disabili sono integrati nelle classi normali, la mole di lavoro sia molto ampia. Di solito, gli studenti che utilizzano i sistemi di CAA scrivono più lentamente dei bambini non disabili, perciò l’esecuzione dei compiti scolastici prende molto più tempo. Quando l’apprendimento del funzionamento di un sistema di CAA si va ad aggiungere alla già pesante mole di lavoro scolastico, aumenta il conflitto tra i tempi di apprendimento. Questo problema è più acuto durante i primi anni delle elementari. Per esempio, stiamo attualmente cercando di trovare il tempo, all’interno della vita di una giovane ragazza, per lavorare sulla competenza operazionale sul Minispeak ed imparare a ritrovare parole e messaggi e per migliorare contemporaneamente la sua competenza linguistica ed imparare a compitare e leggere nella sua lingua natia. Ma non è tutto. Al tempo stesso, sta imparando matematica, scienze, storia, e così via. Abbiamo davanti a noi diverse opzioni. Per prima cosa possiamo, per il momento, lavorare soprattutto sulla competenza operazionale nell’organizzare in sequenza i simboli e dare meno enfasi alla lettura e scrittura. L'assunzione che sottintende questo approccio è che le sue capacità espressive, scritte e di linguaggio parlato, verranno supportate dalle strategie di organizzazione dei simboli in sequenza. Eppure, siamo riluttanti a non insegnarle la literacy della lingua inglese. Siamo preoccupati inoltre dell'impatto che una limitata esposizione allo spelling, possa avere in futuro sulla sua capacità di leggere. Esistono dei costi nascosti, nel senso che non possiamo evidenziarli facilmente. D'altra parte, il fatto che questi costi sono nascosti non significa che siano meno importanti. A questo punto, non ho alcuna risposta facile. Stiamo utilizzando i camp estivi come momento di insegnamento delle competenze di CAA, nel tentativo di ridurre il conflitto con i programmi accademici durante l'anno scolastico. Sono sicuro che dovremo lavorare su questi aspetti negli anni a venire. Documentare e divulgare i costi dell’insegnamento e dell’apprendimento Effettuare ricerche relative all’insegnamento e all’apprendimento richiede la partecipazione di coloro che sono impegnati principalmente in campo clinico. Finora, migliaia di persone hanno adoperato i sistemi di CAA per diventare competenti a livello comunicativo, ma la letteratura nel nostro campo non dà nessun accenno ai tempi di insegnamento e apprendimento necessari per acquisire una competenza comunicativa. Questa è un'area che 9 non abbiamo analizzato e le cui informazioni sono racchiuse nei documenti presenti nelle nostre case, scuole, strutture sanitarie ed ospedali. Dopo la presentazione di questa mia comunicazione, alcune persone hanno criticato ciò che consideravano una richiesta prematura rispetto al confronto della efficacia dei diversi approcci di CAA. Alcuni studi di questo tipo sono già iniziati (Light, Lindsay, Siegel, & Parnes, 1990; Light 1989a). Tuttavia, suggerisco di documentare almeno quanto tempo investiamo nell’addestrare gli utenti della CAA ed i loro facilitatori. Naturalmente, l’obiettivo finale sarebbe quello di ridurre il tempo, e perciò i costi, di questo addestramento, senza però diminuire il livello di competenza comunicativa raggiungibile dallo utilizzatore della CAA. Il futuro non è chiaro. Può essere per noi difficile, per almeno due ragioni, decidere come documentare e divulgare le esigenze di apprendimento relative allo sviluppo delle competenze nel campo della CAA. Per prima cosa, noi tutti siamo una miscela di creatività e capacità critiche. Coloro che hanno un alto tasso di creatività e basse capacità critiche, trovano valida e piacevole l'innovazione, la novità, la diversità. Coloro che eccellono nel lavoro di ricerca e di sviluppo (R & D) e sviluppano programmi, tendono ad avere un certo tipo di creatività. Gli altri trovano i loro punti di forza nell'area dell'analisi critica. Questo gruppo preferisce dedicarsi alla ricerca empirica che studia l’efficacia e l’efficienza degli sforzi creativi fatti dagli altri. Sfortunatamente, pochi hanno l’equilibrio necessario per essere bravi in entrambe le cose. Pertanto, che piaccia o no, dipendiamo gli uni dagli altri per creare un equilibrio nel nostro campo. Per fare ciò, dobbiamo considerarci e rispettarci a vicenda, in modo che coloro che supportano lo sviluppo del nostro campo non si sentano svalutati, sentendosi considerati non eruditi e non sistematici. Dobbiamo anche comportarci in modo che coloro che scelgono il ruolo dell’analisi critica, non vengano ostacolati, sentendosi definiti come negativi, vendicativi, pignoli, o scarsamente creativi. L’equilibrio è importante perché in alcuni campi vi sono stati atteggiamenti così ipercritici da bandire nuovi elementi di sviluppo dal loro campo. Altri hanno preso in considerazione il solo sviluppo creativo e sono diventati “di moda”, con poca conoscenza dell’efficacia o dell'efficienza del loro lavoro. Ciò potrebbe accadere anche nel campo della CAA. Potremo dividerci in due gruppi, uno interessato agli aspetti clinici ed uno interessato alla ricerca. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 Questi due gruppi potrebbero pubblicare e presentare le loro informazioni separatamente, potrebbero incontrarsi separatamente, e secondo me, rischiare di perdere l'equilibrio di cui il nostro campo ha ora bisogno e di cui continuerà ad avere bisogno in futuro. Una seconda ragione per cui potremo non raggiungere l’equilibrio necessario a documentare l’efficacia e l’efficienza dei nostri interventi, è quella relativa agli aspetti commerciali del nostro campo. Le tecnologie, i materiali, ed i libri sono aspetti importanti di questo campo. Gli aspetti commerciali sono e saranno critici per il suo sviluppo. Coloro che hanno fatto un investimento commerciale sono ovviamente sensibili alla documentazione delle ricerche sull’efficacia ed efficienza dei loro prodotti e strategie. Queste problematiche potrebbero aumentare, specialmente se la ricerca è scarsa o divulgata prematuramente. Con queste riflessioni sulla difficoltà del compito e delle relative cause, ritorno al mio punto principale, e cioè ai costi e ai benefici della competenza in CAA. LA MAGIA VALE I COSTI? Dato che la competenza comunicativa è la base dello sviluppo umano e della partecipazione, vale la pena fare un investimento considerevole su di essa. Per me, la magia della competenza comunicativa per le persone che utilizzano i sistemi CAA è reale. I sistemi di CAA possono aiutare le persone con severi disturbi di comunicazione ad avere l'opportunità di vivere un tipo di vita diverso da quello che sarebbe possibile senza la CAA. Maggiore è la magia, più nascosti sono i costi; tuttavia, la nostra missione deve essere quella di massimizzare la magia della CAA e di minimizzarne i costi. Traduzione a cura di A. Rigamonti e G. Veruggio Riferimenti bibliografici 10 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 11 Augmentative and Alternative Communication, Marzo 1993,Vol. 9, 1, pp. 3-9 CAA: Costruire un mosaico “incerto” Distinguished Lecture tenuta alla Fourth Annual Phonic Ear Conference del 1993 Pat Mirenda Università di Nebraska-Lincoln, Lincoln, Nebraska, USA Sono onorata di essere stata scelta per presentare la Distinguished Lecture di questo anno e voglio ringraziare tutta la gente meravigliosa della Phonic Ear per avermi sostenuto in questo impegno. Voglio ringraziare anche il Comitato Editoriale di AAC e Lyle Lloyd per avere pensato che io meritassi di calcare le orme dei miei distinti colleghi Shirley McNaughton (McNaughton, 1990), David Beukelman (Beukelman, 1991), e Alan Newell (Newell, 1992). Quando Lyle Lloyd mi ha chiamato, nel Marzo o Aprile scorso, per chiedermi se potevo presentare questa comunicazione, ebbi due reazioni dopo essere rimasta per un momento senza parole. La prima cosa che ho fatto è stata di prendere il telefono e di chiamare diversi colleghi che lavorano con persone con severi disturbi di comunicazione e con severe disabilità intellettive. Dissi loro che avrei voluto parlare delle persone di cui cercavamo di supportare la comunicazione, parlando da dove esse vengono e dove stanno andando, come cittadini del mondo e membri delle loro comunità. Ho detto loro - e parlavo seriamente - che volevo presentare una comunicazione che rappresentasse non solo le mie idee, ma anche le loro, e quelle delle persone che le supportano. Ho chiesto di inviarmi le loro storie ed esperienze favorite, in modo da poterle adoperare durante questa comunicazione. Perciò, voglio ringraziare Rose Sevcik, Mary Ann Romski, Peggy Locke, Paula Daharsh, e Bob Williams per avermi aiutato a condividere con voi oggi alcune di queste storie. La seconda cosa che ho fatto è stato attraversare la hall sino all'ufficio di David Beukelman per chiedergli di aiutarmi a pensare un titolo. Gli dissi ciò che avevo in mente per la mia comunicazione, e parlammo per un’ora o giù di lì di varie possibilità, sino a quando alla fine arrivammo alla metafora di un mosaico e al titolo, " CAA: Costruire un mosaico incerto". Ho pensato che il titolo poteva essere abbastanza intrigante da attirare la gente per scoprire di cosa Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 avrei parlato. Potrebbe anche fornire un modo interessante per parlare delle vite delle persone con severe disabilità intellettive che utilizzano le tecniche della comunicazione aumentativa e alternativa (CAA) e di porre le loro vite in un contesto sia passato che futuro. Ho pensato, inoltre, che il titolo mi avrebbe dato la possibilità di farvi entrare all'interno dell’edifico del Nebraska State Capitol, un meraviglioso edificio in arte decò che ha la particolarità di essere l'unico edificio State Capitol negli Stati Uniti che è stata pagato non appena hanno finito di costruirlo. All'interno dello State Capitol ci sono dozzine di bei mosaici, che rappresentano diverse leggende mitiche e storiche, tra cui la Creazione di Dio e la creazione del Nebraska, due eventi di quasi uguali proporzioni, secondo i primi pionieri del Nebraska! Vi sono anche numerosi pavimenti in mosaico bianco e nero, che raffigurano gli uccelli, insetti, mammiferi e rettili esistenti nello Stato. Una delle cose interessanti dei mosaici è che sono costituiti da due ingredienti che si combinano insieme per formare un tutt'uno, anche se uno è più evidente dell'altro. Ovviamente, un mosaico complesso è composto da migliaia o da milioni di tasselli, il primo ingrediente. In modo meno chiaro, il mosaico è tenuto insieme dal cemento, senza cui l'intera struttura non durerebbe molto a lungo e non potrebbe neppure stare insieme. Tasselli e cemento, entrambi lavorano insieme per raccontare una storia… IL MOSAICO CERTO I vecchi tasselli Utilizziamo questa analogia e applichiamola alle vite delle persone con severe disabilità intellettive. Mi riferisco qui a persone etichettate tradizionalmente come handicappati multipli, o 12 come ritardati mentali severi o profondi, autistici, e sordi e ciechi o con doppia disabilità sensoriale. Esse rappresentano, nella maggiore parte dei paesi, dall’1 al 2% della popolazione dei disabili più gravi, e quasi sempre presentano severi disordini di comunicazione, associati ai loro disturbi principali. Le vite di queste persone, fino a 25 anni fa o giù di lì, erano - nella maggior parte dei luoghi - un mosaico i cui tasselli erano tenuti al loro posto in modo abbastanza stabile dal cemento che li circondava. I tasselli di questo mosaico certo, consistevano in numerosi elementi comuni, che non tenevano conto di dove le persone vivevano, perché i professionisti incaricati di fornire loro gli interventi, si trovavano abbastanza d'accordo su molte cose (Fig.1). Primo, si erano trovati d'accordo sul fatto che persone con severe disabilità intellettive non sarebbero mai state capaci di accudire a sè stesse o di vivere autonomamente. Perciò, uno dei tasselli certi era quello che descriveva dove essi vivevano: strutture residenziali. Grandi edifici in cui vivere erano stati considerati un luogo accettabile e ragionevole per queste persone, perché, dopo tutto, non sarebbero mai state in grado di partecipare, all’interno del loro mondo; pertanto, si riteneva improbabile che conoscessero la differenza tra vivere all’interno della comunità e vivere in una grande struttura. La stessa logica era stata applicata all'istruzione - queste persone non avrebbero potuto competere all’interno di classi regolari e si riteneva improbabile che avrebbero potuto trarre beneficio dallo stare con "bambini normali"; così furono mandati in scuole e in classi separate. Sfortunatamente, pur avendo usufruito degli interventi di educazione speciale, la maggiore parte delle persone con disabilità gravi non erano ancora in grado di competere sul mercato del lavoro, ed ecco che un altro tassello si aggiunge al mosaico; le persone erano inserite, da adulte, in centri diurni o in laboratori protetti per Figura 1. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 una ulteriore formazione. L'idea qui era che fornendo insegnamenti specifici su alcuni compiti lavorativi, queste persone sarebbero diventate in grado di lavorare nel mondo reale. Sfortunatamente, sia i nostri dati che quelli esteri, indicano che solo circa il 10% delle persone che entrano in un laboratorio protetto lo lasciano mai – ma, nonostante tutto, il modello andava avanti. Infine, il prevedibile risultato di anni passati a vivere in istituti residenziali segregati, a frequentare scuole e classi separate e a lavorare in laboratori protetti, era che, in genere, queste persone erano circondate ed assistite da persone che costituivano il quarto tassello certo della loro vita – in molti casi le loro famiglie ed in tutti i casi, persone retribuite. Tutti noi, nel corso della nostra vita, abbiamo avuto la possibilità di interagire regolarmente, e si spera, in modo piacevole con le persone che fanno parte della nostra famiglia e con persone a pagamento come ad esempio, dottori, insegnanti, operatori sociali, baby-sitter, ed altri professionisti. Noi facciamo conto su queste relazioni e spesso ne sentiamo la mancanza o le desideriamo quando non le abbiamo a disposizione - perciò non sto dicendo che la famiglia e le persone retribuite non siano importanti ed utili nella vita delle persone con disabilità gravi - lo sono. La differenza è che, per noi che non abbiamo disabilità intellettive, queste non sono le sole persone presenti nella nostra vita. Noi abbiamo anche vicini, conoscenti, amici,amici intimi, partner, colleghi di lavoro ed un'ampia varietà di altre persone che rappresentano un'ampia gamma di relazioni sociali. Noi facciamo parte di una comunità, che non è costituita solo dalla famiglia, di una comunità con cui condividiamo valori comuni. Perciò, i componenti della famiglia ed il personale retribuito sono persone importanti e necessarie in tutta la nostra vita; ma semplicemente non sono sufficienti. Il passato: un mosaico certo 13 Il vecchio cemento Scompaginare il mosaico certo Questi quattro elementi - strutture residenziali, scuole e classi separate, laboratori protetti, famiglie e personale retribuito - erano tasselli certi nel mosaico della vita delle persone con severe disabilità intellettive fino a circa 25 anni fa.I tasselli stavano al loro posto grazie ad un cemento composto da parecchi elementi (vedi Fig. 1). Due di questi elementi – barriere nelle politiche e barriere negli atteggiamenti – che riguardano i pensieri e le pratiche sia governative che sociali, avevano dato vita ai servizi indicati quali tasselli e ritenuti accettabili. Noi viviamo in una società handicappata in cui, in generale, le persone con disabilità - e in particolare quelle con disabilità intellettive - sono classificate come cittadini di seconda classe, a cui sono negati molti dei privilegi disponibili alla maggioranza delle persone. Le altre tre barriere – il modello della candidatura, la formula della discrepanza, ed i prerequisiti - sono più specifici dell’istruzione in generale e della CAA in particolare. Tali barriere si riferiscono a pratiche utilizzate per determinare se una persona sia o meno "candidata" per determinati interventi. Nel nostro campo, sono stati sviluppati diversi modelli di candidatura per stabilire se una persona sia o meno candidata agli interventi di CAA, modelli basati sul fatto che la persona abbia o non abbia raggiunto una determinata età di sviluppo o un determinato stadio - come ad esempio i 12/18 mesi di sviluppo o lo stadio senso motorio 5° o 6° (p.e. Owens & House, 1984; Shane & Bashir, 1980). Sulla base di questi modelli, molti Stati, province, e distretti scolastici hanno inventato elaborate formule di discrepanza per stabilire se esisteva o meno una sufficiente e significativa discrepanza tra le abilità di linguaggio di una persona e la sua età cronologica od un indice di potenzialità generale, come ad esempio l’età mentale. Come i modelli della candidatura e gli elenchi dei pre-requisiti, queste formule di discrepanza escludevano in effetti – e ciò accade ancora in molti luoghi - la maggiore parte delle persone con severe disabilità intellettive dagli interventi di CAA, poichè queste persone non corrispondevano a tali criteri. Negare a queste persone una voce ha avuto anche l’effetto di cementare ulteriormente i tasselli del mosaico, dato che, non potendo comunicare, non c'era nessun modo in cui esse potevano raccontarci se erano o meno soddisfatte delle vite che avevamo progettato per loro. Perciò, abbiamo ritenuto che E poi alcune cose hanno cominciato a cambiare. Ricercatori all’interno della scuola e della comunità, in tutto il mondo, hanno iniziato a progettare un nuovo mosaico per le persone con severe disabilità intellettive. I ricercatori nel campo della comunicazione, molti dei quali sono leader della Società Internazionale per la Comunicazione Aumentativa e Alternativa (ISAAC), hanno cominciato a riflettere ed a dimostrare gli errori dei modelli della candidatura e della discrepanza (p.e. Kangas & Lloyd, 1988; Reichle & Karlan, 1985; Romski & Sevcik, 1988). Abbiamo iniziato ad essere consapevoli di alcune verità che forse avrebbero dovuto essere abbastanza evidenti sin dall’inizio, ma che non lo erano state. La prima di queste è che la comunicazione è più dell'uso di simboli. La comunicazione implica anche vocalizzi, espressioni del viso, linguaggio del corpo, gesti naturali, e molte altre modalità espressive che non richiedono "nessun stadio senso motorio" per potere essere prodotte ed interpretate. I neonati con non più di un'ora di vita, comunicano - forse non intenzionalmente, e cerco di dirlo ai genitori di bambini appena nati, e voi inizierete a discutere su questo- ma certamente, stanno facendo delle cose che noi riconosciamo come comunicative e che ci spingono ad agire come se anche noi stessimo comunicando con loro. Ci rendiamo conto che tutti possono comunicare ed infatti tutti possono comunicare in diversi modi, in qualsiasi modo, se c'è qualcosa di importante da dire. In altre parole, la comunicazione non è né un diritto né qualcosa che si deve imparare - è una cosa inevitabile: le persone non possono non comunicare (Watzlawick, Beavin, & Jackson, 1967). Dato che siamo sempre più d’accordo su questo dato ed abbiamo iniziato ad ampliare la definizione di comunicazione in generale e della CAA in particolare, includendo sia la comunicazione simbolica che quella non simbolica, abbiamo scoperto che la comunicazione ha soltanto un pre-requisito; un pre-requisito che non ha niente a che fare con l'età mentale, l'età cronologica, liste di pre-requisiti, formule matematiche, o di qualsiasi altro modello sviluppato per decidere chi è candidato alla CAA e chi no. Respirare è l'unico pre-requisito rilevante per comunicare. Respirare equivale alla vita, e la vita equivale a comunicare. È così semplice. Detto questo, non significa che noi sappiamo automaticamente tutto su come attuare gli interventi di CAA per le persone con le fossero soddisfatte e abbiamo continuato a progettarle per loro. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 14 disabilità più gravi - ma non sapere non equivale a pensare che non sia possibile, e perciò non dare un'opportunità alle persone; sono due cose diverse. Così mi piacerebbe suggerire che una delle cose più importanti che possiamo fare nei prossimi anni può essere seppellire, una volta per tutte, i modelli della candidatura, i prerequisiti, e le formule sulla discrepanza che hanno limitato le vite delle persone con severe disabilità intellettive per così tanto tempo. Sarebbe ora che capissimo questo, sia come organizzazione internazionale, l’ISAAC, che come organizzazioni nazionali, in cui tali modelli predominano ancora. Esistono poche cose sulle quali io sono d'accordo con Nancy Reagan. Questa è una delle poche: noi dobbiamo solo dire no. Noi dobbiamo credere e poi dimostrare che la CAA per tutte le persone con severe disabilità intellettive comprende sia opzioni low-tech che high-tech, create per aiutarle a partecipare ed a comunicare in vari contesti, con partner comunicativi con i quali sono interessate a interagire e che a loro volta sono interessati a interagire con loro. Avendo iniziato, nel corso degli ultimi due decenni, ad organizzare interventi di questo tipo, almeno un cambiamento ha cominciato a verificarsi nel mosaico. Il vecchio cemento – barriere alla candidatura e cose simili - ha iniziato ad indebolirsi e sbiadire. Ciò non vuol dire che sia scomparso, ma almeno non tiene più così fermi i tasselli. Poco a poco, in alcuni luoghi più che in altri, il vecchio cemento ha iniziato ad essere sostituito da un nuovo cemento, composto da parecchi ingredienti. Uno di questi è la CAA (Fig. 2). Ci sono un paio di cose che voglio sottolineare a proposito di quanto schematizzato nella Figura 2. Una è che sto parlando della CAA come parte del cemento, non come uno dei tasselli. La CAA e la comunicazione in generale - è uno strumento per raggiungere un fine; non è fine in sè stessa. È davvero importante essere chiari su questo, perché andiamo incontro a problemi reali quando facciamo della CAA un tassello piuttosto che una componente del cemento. Lasciate che vi faccia un esempio. Ho recentemente fatto visita ad una classe di una scuola elementare per bambini con problemi motori in cui tutti gli studenti utilizzavano in maniera proficua le tecniche di CAA. Intendo dire che questi bambini erano stupefacenti - uno adoperava un display per la indicazione tramite sguardo, a più livelli e molto sofisticato, uno stava imparando ad utilizzare Words Strategy3 con un indicatore luminoso posto sul capo, e gli altri usavano una combinazione di varie tecniche elettroniche e non elettroniche. Io parlai per un po’ con i bambini ed una di loro, Karen, che utilizzava lo sguardo per indicare, mi chiese che cosa facessi per vivere. Le dissi che, tra le altre cose, lavoravo con gli insegnanti che hanno nelle loro classi bambini che utilizzano sistemi di CAA e che li aiutavo a capire come aiutare i bambini a imparare nel modo migliore possibile. Bene!!! Lei saltò quasi fuori dalla sua carrozzina, tanto era eccitata, e continuò a condurre un rapido e animato scambio di opinioni con la sua insegnante - la cui sostanza era che lei voleva andare alla scuola dove io lavoravo così che anche lei potesse trovarsi tra bambini normali. Il suo insegnante, che era molto bravo e chiaramente molto interessato a Karen, spiegò che lei non poteva andare in una classe con bambini normali perché doveva imparare a comunicare con un nuovo ausilio a scansione che sarebbe arrivato nella settimana successiva, e che, quindi, non poteva proprio competere con i bambini non disabili a causa della sua disabilità. Karen mi guardò e mi chiese come facevano i bambini con cui lavoravo - e io le dissi che, onestamente, la maggiore parte dei bambini con cui lavoravo non Figura 2. Scompigliare il mosaico certo 3 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 Words Strategy è un programma di applicazione Minspeak di proprietà della Semantic Compaction Systems, Pittsburgh, Pennsylvania, realizzato dalla Prentke Romich Company, Wooster, Ohio. 15 adoperavano le tecniche di CAA in modo così proficuo come lei, dato che passavano molto del loro tempo a fare altre cose con i loro amici invece di impratichirsi nell’utilizzare i loro sistemi. E Karen guardò il suo insegnante e disse e si trattava di una bambina di circa 10/12 anni, non di più - disse, essenzialmente "Io preferirei avere degli amici". Ed io pensai - Oh mio Dio, questo potrebbe essere un esempio di quando noi confondiamo le nostre priorità, o, in termini di metafora, è quello che accade quando la CAA diventa un tassello piuttosto che una componente del cemento. Diamo più importanza alla CAA che alla partecipazione che dovremmo facilitare. Isoliamo le persone affinché possano imparare a comunicare meglio, dimenticando che, quando tutto questo viene fatto, esse possono non avere nessuno con cui comunicare. La seconda cosa che voglio sottolineare è che qui, nella Figura 2, i tasselli vecchi sono conficcati nel cemento nuovo. Secondo questa schematizzazione, le persone ora adoperano le tecniche di CAA all'interno dei loro istituti, classi e scuole separate, e laboratori protetti, per parlare con i familiari ed il personale retribuito. È davvero questo che vogliamo? È triste a dirsi, la risposta a questa domanda non è chiara nella mente di molti professionisti che forniscono gli interventi, ed è certamente non chiaro agli enti governativi che forniscono i finanziamenti per tali servizi. Ecco perché il mosaico che riguarda il futuro è al momento piuttosto incerto. Il futuro assomiglierà al passato, fatta eccezione per la CAA, e pochi altri ingredienti formeranno un nuovo cemento? O inizieremo a parlare su come costruire un nuovo mosaico di vita per le persone che supportiamo? Figura 3. IL MOSAICO INCERTO Io credo che, se noi vogliamo veramente e seriamente che la comunicazione diventi un mezzo per raggiungere un fine, ci deve essere un diverso insieme di fini piuttosto che uno solo. Vorrei condividere con voi, ciò che il mosaico nuovo – un mosaico nuovo ed incerto – potrebbe essere (Fig. 3). Tasselli nuovi: Vivere nella comunità e partecipazione Primo, persone con severe disabilità intellettive dovranno vivere e prendere parte alla vita della comunità nel senso più ampio. Faranno compere nei negozi, mangeranno nei ristoranti, si ritroveranno tutti insieme nei centri commerciali, e passeranno tutta la domenica in una lavanderia automatica, proprio come facciamo noi. Taglieranno il prato, bagneranno i loro giardini, faranno le pulizie nelle loro stanze (o no), e brontoleranno per dover svuotare la lavastoviglie, proprio come chiunque altro. Adesso, alcuni di voi staranno pensando "Sì, bene, io lavorerò con una persona che vivrà in una casa-famiglia inserita nella comunità, e che non avrà più partner comunicativi né un supporto per la comunicazione da parte del personale, migliore di quanto potrebbe avere all'interno di un istituto, e allora in che cosa consiste la grande trovata?" Ed avete ragione - perché neanche le case-famiglia più tradizionali, con 4/6 posti letto, funzionano. Perchè tengono le persone segregate all'interno dei quartieri invece di tenerle segregate in qualche altra parte del paese - ma si tratta ancora di segregazione. Io qui sto parlando di qualche cosa d'altro, sto parlando di situazioni di vita in Il futuro: un mosaico incerto Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 16 comunità che aiutino le persone a diventarne membri e non solo residenti in quella comunità. Sto parlando di programmi finalizzati ad aiutare le persone a conoscere e a tenersi in contatto con i propri vicini e con i negozianti del luogo, con la postina e il cane del quartiere vicino che rovescia il bidone della spazzatura tutti i martedì (Nisbet, Clark, & Covert, 1991; Taylor & Racino, 1991). Vedete, l'appartenenza è diversa dallo stare insieme o vivere vicino a o essere affiliati a qualche cosa - voi potete fare tutte queste cose da soli. Ma voi non siete membri di un gruppo sino a quando il gruppo dice che voi lo siete; è reciproco, è consensuale. Questo è ciò che vogliamo – essere membri di una comunità. Tasselli Nuovi: Scuole di quartiere e classi normali E poi le persone andranno a scuola con gli altri bambini che vivono nel loro quartiere. Faranno parte di classi normali in cui riceveranno il supporto di cui hanno bisogno per seguire i normali programmi scolastici, secondo modalità che siano appropriate ed interessanti per loro. Ad iniziare dal periodo prescolare, impareranno a interagire con bambini disabili e non disabili. Prenderanno parte e parleranno con i loro compagni di classe in refettorio, al laboratorio di arte alla scuola elementare, alla lezione di economia della scuola media locale, ed alla lezione di ceramica del liceo. E, cosa più importante, cominceranno a tirare giù dagli scaffali o dai loro armadietti in corridoio i loro ausili, ed inizieranno ad adoperarli, perché avranno a che fare con persone interessate a parlare con loro. Ciò è quello che è successo a Greg. L'insegnante di Greg, Paula, si disperava per due problemi che aveva con Greg: primo, Greg non aveva nessun amico, e secondo, aveva un ausilio di comunicazione che costava centinaia di dollari che lei lo stimolava e pregava di usare. Decise di cercare di fare qualcosa per risolvere il problema degli amici cercando di integrare Greg nella classe di 5º e 6º grado della scuola. Diede vita da un Circolo degli Amici (O' Brien, Forest, Snow, & Hasbury, 1989) con gli studenti della 5^ e 6^ per aiutarli a conoscere Greg e a creare opportunità per stare tutti insieme. Una parte di questo progetto consisteva in incontri di 15/20 minuti la settimana con gli studenti che volontariamente facevano parte del suo Circolo degli Amici per parlare di cosa si sarebbe fatto e suggerire altre attività. Durante uno di questi Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 incontri, uno degli amici si disse dispiaciuto del fatto che Greg non potesse parlare perché sarebbe stato sicuramente più facile conoscerlo, se lui avesse potuto parlare; Paula disse ai ragazzi che Greg avrebbe potuto farlo con il suo ausilio di comunicazione, ma non voleva adoperarlo. Fece vedere ai ragazzi come fare, ed essi, naturalmente, pensarono che fosse una grande trovata e promisero che avrebbero fatto in modo che Greg lo adoperasse se lei vi avesse inserito un vocabolario divertente. Così, quando salutavano Greg alla fermata del bus al mattino, gli facevano usare il suo ausilio. Paula inserì nell'ausilio il gioco del knock- knock e indovinelli divertenti, e Greg iniziò ad utilizzarlo ancora di più. I compagni chiesero insistentemente a Paula di inserire nell'ausilio parolacce proprie di un ragazzo di 5^ , e Greg lo adoperò ancora di più. Molto presto, Greg portò con sè l'ausilio dappertutto, ed iniziò ad usarlo sempre. Lo usava durante la lezione di matematica dato che egli lavorava accanto ad una studentessa che lo considerava fortunato - lei faceva lunghe divisioni mentre lui si esercitava a scrivere i numeri da 1 a 10. Lo adoperava per partecipare agli avvenimenti quotidiani della classe, per riferire le novità e per parlare di pianeti e rocce durante la lezione di scienze. Un giorno i ragazzi del Circolo andarono da Paula e le dissero che Greg avrebbe dovuto iniziare a frequentare anche la lezione di spelling, dato che pensavano che gli sarebbe piaciuto (l'insegnante era davvero simpatica). Paula disse loro di no; che Greg non avrebbe potuto imparare a fare lo spelling e perciò quella lezione non andava bene per lui. A questo punto i ragazzi le replicarono, "Uh-huh, lui può fare lo spelling Greg faglielo vedere". E Greg iniziò a compitare con il suo ausilio "Tartarughe Ninja" come i suoi amici gli avevano insegnato. Così, iniziò frequentare la classe di spelling ed ad imparare a compitare altre parole e frasi funzionali come secchione, bellissimo, e ciucciati il calzino. Greg cominciò a prendere parte anche alle attività extra curriculari, come il musical della scuola, a cui partecipò per la prima volta con i suoi amici, invece che con quelli delle "classi speciali" come aveva fatto in passato. Nelle classi speciali, i bambini usavano stare in piedi su di una sorta di palco mentre il personale e gli insegnanti cantavano - probabilmente conoscete la scena. Bene, mentre gli alunni di 5º e 6º grado stavano programmando le loro canzoni, decisero che, dato che Greg conosceva alcuni segni manuali, 17 dovevano imparare tutti a cantare le loro canzoni anche con i gesti. Pertanto, decisero che sarebbe stato davvero divertente e corretto nei confronti di Greg, farlo diventare co-direttore di cerimonia assieme al suo amico Shermain e dargli la possibilità di usare il suo ausilio di comunicazione. Così, Greg e Shermain presentarono insieme lo spettacolo, mentre la mamma, il papà di Greg e la sua insegnante, Paula, sedevano tra il pubblico raggianti e agitavano i fazzoletti. Questo è ciò che l'inclusione in classi normali può significare per i ragazzi che utilizzano la CAA, quando questo è fatto bene - opportunità di comunicazione migliori di ciò che avremmo potuto escogitare in classi e scuole separate. Tasselli Nuovi: Assistenza al lavoro Terzo, nel nuovo mosaico, le persone con severe disabilità intellettive conseguiranno il diploma scolastico e verranno supportate nel trovare un vero lavoro negli ambienti della comunità (Moon, Inge, Wehman, Brooke, & Barcus, 1990; Wehman, Wood, Everson, Goodwyn, & Conley, 1988). Potranno lavorare negli ospedali, nei ristoranti, e al Wyndham Franklyn Plaza Hotel.4 Lavoreranno nei nostri uffici - alcuni espletando semplici compiti, altri adoperando gli stessi computer che adoperiamo noi. I loro ausili di comunicazione saranno adoperati per conversare e per aiutarli nella gestione del loro lavoro, e utilizzeranno agende di lavoro costituite da immagini e ricette descritte passo a passo tramite simboli. Potranno guadagnare denaro reale e pagare tasse reali ed andare ai picnic aziendali, alle feste di Natale, ed uscire il venerdì sera per una birra con i loro colleghi di lavoro, perché saranno tenuti in considerazione per ciò che sono e per il lavoro che svolgono. In altre parole, avranno degli amici - il quarto tassello del nuovo mosaico. Tasselli Nuovi: Amici, famiglia e professionisti retribuiti La gente imparerà ad apprezzare le persone disabili per ciò che possono dare, piuttosto che svalutarli per la loro diversità. Tomas, per esempio, è inserito pienamente in una classe regolare di primo grado, e i suoi amici pensano che una delle sue caratteristiche sia questo suo sensore, che si può accendere per fare di tutto così che lui può attivare un mixer o qualunque altra applicazione debba essere utilizzata in un dato momento - una capacità piuttosto speciale. Se queste persone avranno bisogno di aiuto, i loro amici li aiuteranno, come fa Sandy quando aiuta la sua amica Shameel a mangiare, all’ora del pranzo, o come fa Lori con Chris - un intenditore sia di birra che di donne – che ha bisogno di aiuto per decidere in quale pub andare il venerdì. Si raduneranno con i loro amici, faranno dei giochi, e faranno gli sciocchi, proprio come chiunque altro. A volte, i loro amici saranno persone che non ci si aspetterebbe - come nel caso di Steve, che si è fatto degli amici tra i ragazzi più popolari del suo liceo - ragazzi che voi non avreste mai pensato che avrebbero parlato con un ragazzo con disabilità multiple. Ma lo hanno fatto - e lui è loro piaciuto perché si tratta di un ragazzo simpatico! Al compleanno di Steve, i suoi amici hanno deciso di fargli una sorpresa costruendo un ventaglio decorato da loro con carta crespa e festoni, affinchè lui lo potesse attivare - tramite il suo sensore - per soffiare sulle candeline della torta che avevano preso per lui. Queste sono proprio cose che fanno gli amici. Avere amici significa anche avere persone - che non siano familiari o persone retribuite - per fare delle cose insieme, dopo la scuola o anche dopo una giornata di lavoro. Così - nel nuovo mosaico - ragazzi disabili faranno parte delle squadre di pallacanestro YMCA, o andranno con i loro amici in campeggio o a dormire fuori durante il weekend, o usciranno per bere una coca-cola dopo la scuola, o per fare qualsiasi altra cosa che gli altri ragazzi fanno di solito. Come fanno tutti i ragazzi più grandi, possono ritornare a casa con i loro amici, o potranno lavorare con i loro amici. Essi impareranno, e insegneranno agli altri che per farsi degli amici, è necessario essere un amico. In breve, il nuovo mosaico potrà essere quello in cui le persone con severe disabilità intellettive avranno una vita che potrà essere degna di essere vissuta né più né meno di quella delle persone non disabili. Cemento nuovo: Literacy Adesso la CAA è l'ingrediente principale per costruire il nuovo mosaico, perché senza la capacità di comunicare e di partecipare alle comuni attività ed eventi, l'amicizia sarà Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 4 Wyndham Franklyn Plaza Hotel in Filadelfia era la sede della Conferenza Biennale ISAAC 1992. 18 probabilmente unidimensionale, nella migliore delle ipotesi. Ma, non si tratta dell'unico ingrediente. Ce ne sono altri, molti altri - due dei quali voglio sottolineare oggi. Il primo di questi è la literacy. Adesso, alcuni di voi staranno pensando: aspetta un minuto, literacy? Pensavo che stessimo parlando di persone con severe disabilità intellettive - che cosa a che fare con loro la literacy? Bene, lasciate che vi dica che ha moltissimo a che fare con loro, in molti modi. Prima di tutto, literacy è qualche cosa di più che imparare a leggere, scrivere, e compitare in modo efficiente. Significa imparare a divertirsi, ascoltando parole e racconti quando qualcun altro li sta leggendo. Significa imparare ad amare i libri e tutti i mondi che i libri possono aprire. È un modo per stare più vicino agli altri, attraverso la condivisione di esperienze di literacy con gli amici o con i compagni di classe. Significa scoprire il modo in cui le cose accadono in luoghi che non abbiamo mai visitato o in luoghi che non sono mai esistiti. Se capiamo che literacy è tutte queste cose e anche di più, potremmo capire anche che tutti possono acquisire una qualche abilità di literacy se vi vengono esposti e se vengono date loro delle opportunità. Secondo, noi tutti siamo consapevoli che la capacità di leggere, compitare, e scrivere è quell’insieme di abilità che solo può consentire alle persone con severi disturbi della comunicazione di dire ciò che vogliono e quando vogliono. Anche coloro che utilizzano sofisticati sistemi di codificazione iconici o alfabetici devono essere in grado di effettuare lo spelling delle parole. Perciò, le abilità di literacy spalancano letteralmente il mondo delle opzioni comunicative agli utenti della CAA. Attualmente, si ritiene di solito che le persone etichettate come ritardate mentalmente o come autistiche o in qualunque altro modo, non siano in grado di apprendere le abilità di literacy. Ciò che dimentichiamo è che a volte – e forse molto più spesso di ciò che pensiamo - etichette e prognosi possono ingannare, e portarci a pensare che non vale nemmeno la pena di cercare di fare cose che invece sarebbero possibili. Questo è quello che è successo, per esempio, a Mary Lou. Quando era giovane, le era stata diagnosticata una severa disabilità intellettiva e viveva in una struttura statale da 9 anni. I professionisti che si erano presi cura di lei all'età di 2, 3, o 4 anni, avevano scosso la testa e detto chiaramente ai suoi genitori, che lei non avrebbe potuto apprendere molto di più, e che di sicuro non avrebbe mai imparato a leggere e a Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 scrivere. Furono fatti poi altri tentativi di insegnamento nel corso degli anni, ma senza nessun risultato perché nessuno credeva seriamente che ciò sarebbe stato possibile. Questo è il punto che voglio sottolineare. E questo sta ancora accadendo ogni giorno; le persone guardano i bambini come Mary Lou quando sono piccoli e decidono ciò che saranno in grado di fare, addirittura prima che sia data loro la possibilità di provare! Questi professionisti – e noi facciamo a volte come loro, diciamolo chiaramente - non provano neanche a far acquisire loro le abilità di literacy o qualsiasi altra abilità che abbia a che fare con la literacy, perché la decisione è già stata presa: lui o lei non impareranno mai a leggere o a scrivere. Bene, chiedete a Mary Lou ed a Kerry, il suo tutor, dei racconti tratti dalla Bibbia che hanno letto nel corso degli anni, o della biografia di Elvis Presley che hanno in programma di leggere il prossimo anno (Mary Lou pensa che sia ancora vivo, ma questa è un'altra storia). Chiedetele delle lettere che scrive agli amici o delle storie che scrive servendosi di un software che l'aiuta a sopperire ai suoi deficit di compitazione e di lettura. Mary Lou vi parlerà, utilizzando termini assolutamente chiari, della literacy e delle persone catalogate come disabili intellettivi gravi - e ciò che dirà non sarà gentile o edificante per il sistema scolastico che l'ha emarginata per così tanti anni. Chi di voi ha incontrato, assistito, oppure parlato con persone come queste che utilizzano la comunicazione aumentativa, sa di cosa parlo. E tutte le persone etichettate come colpite da disabilità intellettive gravi che rivelano di essere in possesso di una capacità innata di leggere e scrivere e compitare grazie alla comunicazione aumentativa sono un esempio di ciò di cui sto parlando. Dobbiamo dare a tutti i giovani una possibilità di leggere e di scrivere, e smettere di credere alle nostre etichette. Cemento nuovo: supporto non punitivo ai comportamenti L'ultimo ingrediente del nuovo cemento, di cui voglio parlare, ha a che fare con le persone che presentano comportamenti problema e dei tipi di supporto che dobbiamo dare loro. Abbiamo perso per molti anni il timone rispetto al supporto e alla gestione dei comportamenti, o in qualunque modo vogliate chiamarlo, I professionisti - e mi metto anch'io con dispiacere tra di loro - hanno fatto cose per le persone con severe disabilità intellettive, nel nome della gestione dei 19 comportamenti problema, che sarebbero considerate oltraggiose da Amnesty International. Molti di voi sanno di che cosa parlo; abbiamo sviluppato delle punizioni sotto forma di nobile arte. Fortunatamente, in particolare nel corso dell'ultimo decennio, gente come Gary LaVigna (LaVigna & Donnellan, 1986), Luanna Meyer (Meyer & Evans, 1989), e Ted Carr (Carr & Durand, 1985; Carr, Robinson, & Palumbo, 1990) ci hanno dato sorprendenti dimostrazioni dell'efficacia delle tecniche non punitive di gestione del comportamento, per risolvere problemi comportamentali anche molto gravi. Così, a poco a poco, queste nuove tecniche hanno cominciato a sostituire le vecchie tecniche punitive, come parte del cemento del nuovo mosaico. Il termine gestione non punitiva del comportamento si riferisce ad un'ampia gamma di approcci di intervento, tra cui quelli relativi alla comunicazione, quelli che si basano sulle tradizionali tecniche di analisi del comportamento e quelle che io chiamo strategie reattive, utilizzate per gestire situazioni di crisi. Voglio parlare brevemente del sottogruppo delle strategie non punitive che chiamo approcci comunicativi, dato che queste tecniche sono particolarmente rilevanti per gli interventi di CAA. Divido questi approcci comunicativi tra quelli basati su ciò che io chiamo il principio dell’ascolto appropriato e quelli che sono basati sul principio dell’equivalenza funzionale e della efficacia della risposta (Beulkelman & Mirenda, 1992). Il principio dell’ascolto appropriato dice che quando le persone comunicano attraverso comportamenti problematici, a volte la risposta più appropriata è quella di "ascoltare" ciò che stanno dicendo e cambiare, di conseguenza, la situazione. Questo è noto anche come il principio dell'edificio che brucia, perché esso consiste nel guardare i problemi di comportamento nello stesso modo con cui guarderemo una persona alla finestra di un edificio in fiamme, che grida, "Aiuto"! Esiste solo una risposta appropriata ad una situazione del genere - fare uscire la persona dall'edificio che brucia. La triste realtà è che molte persone con severe disabilità intellettive con cui noi lavoriamo, si trovano proprio nei loro edifici – istituti residenziali, scuole, e ambienti di lavoro - che bruciano, e stanno cercando di farci sapere, attraverso il loro comportamento, che sono in un grosso guaio. Alcuni colpiscono se stessi. Alcuni colpiscono noi. Alcuni non fanno niente. Alcuni scelgono modi incredibilmente innovativi e Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 inusuali per cercare di inviarci un messaggio, e il messaggio è, "Fatemi uscire fuori di qui"! Il principio dell’ascolto appropriato dice che noi dobbiamo ascoltare questi messaggi e fare qualche cosa di considerevole e di più drastico del fornire loro un sistema o degli ausili di CAA. Se non sappiamo come fare uscire la persona dall'edificio che brucia o come spegnere il fuoco, dobbiamo trovare persone che ci possano aiutare. Non possiamo ignorare il messaggio, non lo possiamo proprio fare se ci siamo impegnati a supportare le persone nei loro tentativi di comunicare. Perciò, il principio dell’ascolto appropriato è l’aspetto ricettivo del sottogruppo degli approcci di comunicazione. La parte espressiva di questi approcci è rappresentata dal principio dell’equivalenza funzionale e dell’efficacia della risposta. Il principio dell’equivalenza funzionale dice che quando le persone comunicano attraverso un comportamento problematico, la risposta più appropriata è a volte quella di insegnare loro una modalità alternativa per comunicare lo stesso messaggio. Ciò significa che prima dobbiamo capire ciò che la persona ci sta dicendo – ad esempio "Non lo voglio fare assolutamente" o "Ho bisogno di una pausa" o "Non capisco" o altro? Saranno necessarie varie tecniche di valutazione e molta pratica; sarà necessario credere che tutti questi comportamenti sono invece comunicativi e scoprire il significato che sta dietro il comportamento stesso. Dopo avere decriptato il messaggio o i messaggi, il compito diventa poi quello di insegnare alla persona ad utilizzare gesti appropriati socialmente, segni manuali, simboli grafici, ausili di comunicazione con uscita in voce, o altre tecniche, per comunicare lo stesso messaggio od un messaggio simile. Vi suggerisco di leggere i lavori pionieristici di Mark Durand (Durand, 1990), Pam Hunt (Hunt, Alwell, & Goetz, 1988), Joe Reichle (Reichle & Wacker in stampa) e Rob Horner (Horner & Budd, 1985) che riportano esempi di tali interventi. Vi ho anche accennato ad un secondo principio - il principio dell’efficacia della risposta. Secondo tale principio le persone comunicano nella maniera più efficiente e più efficace a loro disposizione in un determinato momento. Ciò significa che un comportamento alternativo di comunicazione deve essere altrettanto facile da produrre ed altrettanto efficace - per ottenere la risposta desiderata - del comportamento problematico che dovrebbe sostituire (vedi Horner & Day, 1991). Molti di voi, seguendo questo principio, avranno 20 sperimentato risultati fallimentari. Per esempio, decidete di insegnare ad una persona che, quando vuole fare una pausa dal lavoro, indichi il simbolo stop anziché lanciare le cose dappertutto. Inserite quindi questo simbolo in un libro di comunicazione a pagina 4 in modo che la persona quando ne ha avuto abbastanza di lanciare tutto in giro, tutto ciò che deve è di aprire il libro, girare tre pagine, attirare la vostra attenzione, ed indicare il simbolo. Dimenticatevelo - è molto più facile lanciare via tutto! Oppure, se è abbastanza paziente da fare tutte queste cose, gli verrà detto "aspetta 5 minuti,e poi farai una pausa"; di nuovo, lanciare tutto sarà molto più efficace. Perciò il principio dell’equivalenza funzionale e quello dell’efficacia della risposta funzionano insieme il primo ci dice la funzione comunicativa da insegnare, e il secondo ci ricorda come farlo. Rendere le cose semplici, facili e efficaci. Costruire un mosaico nuovo: Implicazioni Questa è la visione del mosaico che vorrei lasciarvi, un mosaico che dovrebbe raffigurare la vita delle persone con severe disabilità intellettive; persone che fanno parte della comunità in cui vivono, che frequentano scuole normali all’interno dei loro quartieri, che sono assistite nel lavoro, un lavoro reale, e che hanno diversi amici, familiari, e personale retribuito con cui parlare. Tuttavia sarei negligente se non sottolineassi l'importanza di alcuni obbiettivi da realizzare per fare sì che questa visione diventi realtà. In primo luogo, dobbiamo continuare ad ampliare la gamma di tecniche e di ausili di CAA che siano semplici da imparare, che siano flessibili rispetto al recupero dei messaggi ed all’utilizzo di diversi simboli e abbiano voci di alta qualità a costi ragionevoli. E’ un piacere per me, essere qui oggi e ringraziare le aziende ed i ricercatori che - in questo campo – hanno affrontato con impegno questi problemi nel corso degli ultimi 5 anni! Fino a non molto tempo fa, alle persone con severe disabilità intellettive erano negate quasi completamente le tecnologie di CAA e l’utilizzo dei simboli; ora hanno invece a disposizione un'ampia gamma di opzioni tra cui scegliere. La mia lista di desideri in questa area comprende, per il futuro, soluzioni ad alta o bassa tecnologia per le persone che utilizzano modalità tattili, per coloro la cui modalità di classificazione del mondo in categorie è differente da quella della maggioranza delle persone, e per coloro che imparano una seconda lingua. In secondo luogo, dobbiamo valutare le implicazioni derivanti da questi nuovi tasselli e da questo nuovo cemento Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 per preparare i futuri professionisti in modo molto più approfondito. Nella maggioranza dei programmi formativi per logopedisti ed insegnanti, di cui sono a conoscenza, sia qui che all'estero, non vengono affrontati, se non in alcuni casi in modo limitato, argomenti quali l’insegnamento della literacy, l’approccio comunicativo ai problemi di comportamento, o quello della CAA, per le persone con severe disabilità intellettive. Noi sappiamo ora come condurre questi interventi; dobbiamo però capire come divulgarlo nel modo più ampio possibile e più facilmente fruibile. In terzo luogo, dobbiamo continuare a lavorare, basandoci sulle nostre ricerche di base, lavorando insieme alle famiglie, alle persone che utilizzano le tecniche di CAA, e ad altri professionisti e tenendo conto dei rispettivi punti di forza piuttosto che sentirci frustrati per i nostri punti di debolezza. Se uno di noi ama scrivere ed un altro sta portando avanti un lavoro pratico, creativo ed innovativo, lasciateci lavorare insieme, tutti e due insieme, e lasciate che i clinici parlino e gli scrittori scrivano da qualche parte, in modo che tutto possa essere condiviso e divulgato. Se uno è bravo nello sviluppare un software ed uno è bravo nella ricerca - collaborate per sviluppare le valutazioni, basate sulla ricerca, del vostro nuovo prodotto. Smettiamola di pensare che uno qualsiasi di questi obbiettivi sia più importante e più valido di un altro - c'è un sacco di lavoro da fare per tutti noi, ognuno con il suo ruolo legittimo. Infine, penso che dobbiamo cominciare a pensare seriamente al nostro ruolo di difensori. Ogni volta che parlo dei contesti e delle opportunità di comunicazione e di quanto sia importante fare uscire le persone dai loro edifici che bruciano, inserendoli in contesti inclusivi, le persone invariabilmente mi dicono "Sì, hai ragione, ma non ho tempo per questo", o "Sì, ma non è il mio lavoro". Bene, io dico - con tutto il dovuto rispetto - che questo non è proprio vero. È il nostro lavoro. Noi non abbiamo solo a che fare con il lavoro sulla comunicazione, o sulla mobilità, o sulla literacy, o sulla gestione dei comportamenti, o su qualunque possa essere la nostra area di specialità. Noi abbiamo a che fare con un lavoro che si occupa di rendere libero lo spirito umano - facciamo parte di quel lavoro che, in molti casi, è quello di dare alle persone la possibilità di vivere; e in molte situazioni, ciò richiede un continuo e persistente impegno nella difesa dei diritti che va al di là delle descrizioni dei nostri ruoli e dei nostri compiti tradizionali. 21 Noi sappiamo da molto tempo che la comunicazione è l’essenza della vita; ciò che dobbiamo fare adesso è realizzare insieme questo grande sogno che riguarda ciò che potrebbe essere la vita delle persone a cui diamo assistenza. "Quando sogniamo da soli, è solo un sogno, ma quando sogniamo insieme è l'inizio della realtà". Grazie. Traduzione a cura di A. Rigamonti e G. Veruggio Riferimenti bibliografici Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 22 Augmentative and Alternative Communication, Marzo 1994,VOL.10 ,pp. 27 - 59 Comunicazione Aumentativa prospettiva storica. e Alternativa: una Carole Zangari, Lyle L. Lloyd, Beverly Vicker Special Education Program and Department of Audiology and Speech Sciences, Purdue University, West Lafayette, Indiana, USA (C.Z. and L.L.L.) and Institute for the Study of Developmental Disabilities, Indiana University, Bloomington, Indiana, USA (B.V.) Durante gli ultimi tre decenni, il campo della Comunicazione Aumentativa e Alternativa ha costituito un'importante passo avanti per gli individui con ridotto o non funzionale uso della parola. Questo articolo cerca di documentare gli eventi storici e sociali che hanno portato alla nascita della disciplina della CAA e di identificare alcune principali pietre miliari del suo sviluppo. L'articolo evidenzia i movimenti e i passaggi che hanno avuto luogo nell’area della comunicazione aided e unaided, nell'intervento, nell'organizzazione dei servizi, nelle problematiche del consumatore, e nella formazione professionale. Anche se la maggior parte delle informazioni sono relative solo allo sviluppo in alcuni Paesi, gli autori hanno cercato di usare le risorse di cui disponevano, per presentare i più importanti eventi e gli sviluppi che hanno influenzato l'evoluzione della CAA in nord americana ed a livello internazionale. PAROLE CHIAVE: cronologia, prospettiva storica, tendenze . John Gardner ha osservato che " La storia non è mai come sembra quando ci stai vivendo dentro" (1968, p. 86). Poiché i protagonisti nel campo della CAA si preparano ad accogliere le sfide di un nuovo secolo relativamente ai bisogni teorici e di ricerca, alla gestione clinica, ai modelli di organizzazione dei servizi, all'applicazione tecnologica e al sostegno socio politico, è forse venuto il momento di riflettere sulle conquiste del passato. Anche se la storia si costruisce ogni giorno, queste conquiste possono essere ricordate e valutate, solo se è disponibile una documentazione scritta (Beukelman,1985). Per molti versi il settore della CAA è ancora molto giovane. Nonostante molti traguardi siano stati raggiunti durante il breve volgere di alcuni decenni, molti non sono a conoscenza di come il campo si sia evoluto. Due fattori sembrano aver contribuito a creare questa limitata consapevolezza del passato. Prima di tutto l'informazione sullo sviluppo del settore è per la maggior parte scarsamente documentata; l'informazione, cioè, risiede nella memoria di persone che possono operare come " libri di storia viventi". In secondo luogo, dato che una cospicua parte di informazioni è stata documentata su pubblicazioni diverse e spesso a minima diffusione, l'esistenza di questo campo è sconosciuta ed inaccessibile alla maggior parte delle persone interessate alla CAA. Potremmo essere tentati di considerare questa situazione di limitate informazioni storiche come Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 insignificante e focalizzare le energie sul presente. Tuttavia la strada del presente nasce dal passato. Affinché le persone coinvolte nel campo della CAA si preparino ad accogliere le sfide di un nuovo secolo, potrebbe essere auspicabile che riflettano sulle idee ed i traguardi del passato prima di studiare nuove modalità di intervento, nuovi modelli di organizzazione dei servizi, nuovi progetti, nuove teorie, ecc. L'opportunità di riflettere e valutare, comunque, presuppone strumenti di revisione della storia della CAA. Questo articolo rappresenta un tentativo di dare informazioni esaurienti sullo sviluppo della CAA, in modo che siano accessibili a tutti coloro che sono interessati e fornire una base per la futura documentazione. Questo articolo non è il primo tentativo di documentare il campo della CAA. Diversi autori hanno descritto in precedenza alcuni aspetti della nascita e dello sviluppo di questo nuovo settore (Galyas, Fant, & Hunnicutt, 1993; Lloyd, 1980, 1986; Lloyd & Karlan, 1984; Mc Naughton, 1990; Vanderheiden & Yoder, 1986). Queste sinossi, tuttavia, raccontavano di solito eventi relativi ad un particolare paese o ad un dato continente, o erano limitate per ristrettezze di spazio, fatto che non consentiva una documentazione approfondita con ampi riferimenti. Anche se questo può accadere per alcuni aspetti del presente articolo, la trattazione è decisamente più internazionale e le tematiche sono più diversificate. 23 I primi anni dello sviluppo della CAA Essenzialmente, il campo della CAA è nato tra la fine degli anni ‘50 e l'inizio degli anni ’60, come risposta ai bisogni di persone che, nonostante la esposizione a quello che era chiamato intervento tradizionale di "logopedia"¹, non avevano sviluppato adeguate competenze nella comunicazione orale. I professionisti responsabili degli interventi per queste persone si sentirono sfidati a trovare alternative innovative e spesso risposero con strategie e materiali assai creativi. Fu attraverso gli sforzi pionieristici di queste persone negli ambienti medici, clinici ed educativi che furono gettati i primi semi per quello che sarebbe diventato il campo della CAA. Nonostante questi primi tentativi di intervento non avessero una base di ricerca nel corso dei primi due decenni, ci furono antecedenti eruditi e progetti orientati empiricamente (alcuni dei quali saranno descritti successivamente) che occorsero contemporaneamente allo sviluppo dell'intervento della CAA.* Negli anni ‘50 vi furono vari fattori criticostorici e demografici che facilitarono l'evoluzione di questo settore su basi internazionali. Primo tra tutti, con i progressi della tecnologia medica e della farmacologia (in particolare con l'introduzione degli antibiotici), più bambini sopravvivevano al periodo neonatale, infantile e della prima fanciullezza. Così aumentò la popolazione e con essa il numero degli individui disabili. Per esempio, molti bambini con patologie di sviluppo sopravvivevano all’età infantile (Begab, 1977; Gorga, 1989), ed un maggior numero di adulti che vivevano più a lungo poterono essere esposti al rischio di disabilità acquisite, risultanti da malattie neurologiche, traumi e ictus. Inoltre molte furono le disabilità acquisite a causa della II Guerra Mondiale e si riteneva che i governi dovessero fornire adeguati servizi riabilitativi. Così nei primi anni ‘50 vi era un cospicuo numero di persone che necessitava di servizi, inclusa l’assistenza per migliorare le abilità comunicative (Hardy, 1983). ¹ Il temine “metodi tradizionali” di intervento si riferisce ad esercizi quali l’imitazione vocale, addestramenti ed esercizi di articolazione, esercizi con la lingua e di respirazione che sono spesso utilizzati per migliorare la comprensibilità del linguaggio. * L’eventuale omissione di contributi importanti nel campo della CAA non è intenzionale e rappresenta una disattenzione nella revisione della letteratura o l’impossibilità ad individuare documentazione per una rappresentazione critica della tendenza o dell’evento. Per ragioni pratiche, non tutti i contributi al campo potranno ottenere un riconoscimento nè descrivere in dettaglio tutti gli eventi. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 Conseguentemente, nuove richieste gravarono sul sistema della organizzazione dei servizi e sul personale specializzato nel settore assistenziale. Nel corso dei questi trenta anni vi fu anche una più elevata consapevolezza delle condizioni dei disabili che contribuì allo sviluppo della CAA. Durante questo periodo un'informazione senza precedenti divenne progressivamente disponibile per tutti i membri della società attraverso la stampa, la radio, la tv e i film. I mezzi di comunicazione, attraverso interviste radiofoniche, servizi televisivi, articoli di giornale e riviste, davano informazioni sulla vita e le esperienze di persone disabili; queste realtà venivano quindi conosciute e condivise da una vasta popolazione (p.e. Axline, 1964). Interviste radio, trasmissioni televisive, articoli su giornali e racconti fornirono informazioni ed approfondimenti relativi ai bisogni dei bambini e degli adulti disabili. La legislazione (di cui parleremo successivamente) che diede il mandato per creare servizi per individui disabili ebbe anch'essa un significativo impatto nel campo della CAA. Mentre l'impatto di mutamenti sociali e storici contribuiva alla nascita e allo sviluppo della CAA come settore a sè stante, la nostra pratica clinica / formativa dipendeva anche da una serie di sviluppi nella ricerca e nella tecnologia che avvennero nella prima metà del secolo. Per esempio, la prima ricerca sulla intelligibilità del linguaggio portata avanti dai Laboratori Telefonici Bell e da altri negli anni ‘20, ‘30 e ’40, pose le fondamenta per la sintesi vocale (Egan, 1948; Fletcher, 1929; French & Steinberg, 1947; Hirsch, 1952; Licklider & Miller, 1951; Miller, 1951; Miller, Heise & Lichten, 1951; Potter, Kopp & Green, 1947; Potter & Peterson, 1948). Anche alcuni sviluppi elettronici e tecnologici come l'invenzione del transistor dei Laboratori Telefonici Bell negli anni ‘30/‘40 (Halsey & Friedman, 1985; Schure 1961) e un rilevante lavoro nel miglioramento della trasmissione della voce fornì una base critica per gli ausili di comunicazione. Ci furono diversi progressi biomedici ed informatici durante gli anni ‘40 e ‘50 che si rivelarono punti cardine essenziali per la nostra moderna tecnologia. Questi portarono alla introduzione del microprocessore nel 1969 (Rosch, 1989) e lasciavano presagire il successivo sviluppo dei personal computer e degli ausili portatili di comunicazione. Il lavoro nel settore della sintesi vocale portò agli ausili di comunicazione con uscita in voce, comunemente usati oggi da molti individui con bisogni di CAA. 24 Mentre alcune ricerche venivano condotte a livello universitario, altri progetti restavano sotto la giurisdizione di grandi società o agenzie governative, come i Laboratori della Bell, l'Areonautica Nazionale e la NASA, sotto la guida di creativi contestatori e imprenditori, come Steve Jobs, fondatore della Apple Computer. Come dimostrato dalla nostra esposizione fin qui sviluppata, ci furono numerose circostanze ed eventi che esercitarono un influsso diretto o indiretto su questo settore. Una trattazione focalizzata su singoli argomenti (p.e. la tecnologia) rappresenta un approccio per documentarne l'evoluzione storica. Al contrario, un approccio cronologico permette confronti tra diverse aree di sviluppo all'interno di un dato periodo. In questo articolo, le due modalità di analisi sono combinate in modo che gli argomenti siano discussi in quanto relativi ad un certo periodo (inizio dell'utilizzo della CAA, gli anni ‘50, ‘60, etc.), per consentire una più dettagliata trattazione della storia e dello sviluppo della CAA. INIZIO DELL’UTILIZZO DEI SIMBOLI E DELLE STRATEGIE DELLA CAA Nonostante la CAA possa apparire completamente nuova a certi professionisti, i popoli hanno usato metodi di comunicazione non verbali per migliaia di anni. Gli antropologi ci dicono che i nostri antenati della preistoria utilizzavano gesti e "versi" per esprimere i loro bisogni primari e i loro desideri, molto tempo prima che sviluppassero la capacità di esprimere strutture linguistiche complesse attraverso la parola. È pienamente accertato, per esempio, che i graffiti nelle grotte di Altamira (Spagna), di 20.000 anni fa, siano i resti di "conversazioni" non-verbali e la sola intenzione degli artisti poteva essere quella di comunicare messaggi ai loro simili. Le prime forme di comunicazione gestuale adottate da individui sordi possono essere fatte risalire alla Roma classica; si fa riferimento a tale uso, per esempio, nelle opere di Platone (Levinson, 1967). Inoltre, riferimenti all'uso di alfabeti gestuali (con una mano sola) da parte di individui con deficienze uditive sono stati registrati fin dal 1579 in codici italiani (citati e illustrati in Svage, Evans, & Svage, 1981). Il sistema italiano può aver fornito la base per altri sistemi di comunicazione gestuale, come per Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8,2011 l'alfabeto ad una mano pubblicato dallo spagnolo Juan Pablo Bonet nel 1620 (Dixon 1620/ 1890). L'uso di alfabeti manuali e gesti continuarono ad essere documentati nel XVII, XVIII e XIX secolo in Inglese (Bulwer, 1644) e Francese (Bebian, 1825; citato in Stokoe, 1960). È stato documentato anche l'utilizzo di gesti da parte dei monaci Benedettini. Probabilmente non è che i monaci avessero difficoltà di udito, ma avendo preso i voti del silenzio, superavano questo ostacolo usando dei segni per scopi comunicativi (Chaves & Solar, 1974). Diversi anni dopo Lewis e Clark, esploratori americani del XVIII secolo, impararono ad usare un sistema di segni locale (Alfabeto muto indiano; Cody, c. 1970) per comunicare con i nativi americani che incontravano (Waldo, 1978). L'alfabeto muto si suppone si sia evoluto secoli prima, al tempo della migrazione intercontinentale dall'Asia. Il sistema gestuale che ne derivò fu determinato dal bisogno di una forma elementare di comunicazione tra individui provenienti da culture differenti e che parlavano lingue diverse (Skelly, 1979). Un confronto tra l'alfabeto muto indiano ed altre primitive forme di comunicazione gestuale è documentato da Mallery (1972). Metodi di comunicazione non-verbali esistevano dunque da molto tempo e sembra logico domandarsi perché la CAA si sia evoluta come un settore autonomo solo negli ultimi decenni. La seguente analisi cronologica potrà illuminare tale processo. Gli anni ’ 50 Questo periodo può essere considerato il decennio che ha visto nascere i metodi e la pratica clinica da noi definita CAA. In questo decennio furono gettate le fondamenta cliniche/formative della CAA, ma poco si faceva per la ricerca. Ricerca e sviluppi clinico/formativi Uno dei principali precursori che ha favorito lo sviluppo della CAA è stato il passo avanti compiuto nell’approccio al trattamento e nei tipi di servizi disponibili per alcune persone con lievi e moderate disabilità intelletive. Un'importante svolta di pensiero cominciò negli anni ’50 e continuò negli anni ’60. Questo orientamento era caratterizzato da un allontanamento dall’opinione diffusa che il bisogno primario di queste persone fosse la care fisica e la protezione, verso un modello più umanitario (Scheerenberger, 1987). 25 Questo nuovo approccio enfatizzava il bisogno, per le persone con disabilità intellettive, di imparare e sviluppare abilità che portavano ad un aumento dell’indipendenza e ad uno stile di vita molto più simile a quello dei pari non disabili. Anche se segni di questi cambiamenti si potevano riscontrare a livello internazionale, furono in particolare i Paesi scandinavi che assunsero la guida nel formulare il concetto di "normalizzazione", (Bank-Mikkelsen, 1969; Scheerenberger, 1987). In questi anni si verificò il fenomeno delle Associazioni costituite dai genitori di bambini disabili che ebbe una significativa funzione di stimolo culturale e di strutturazione di servizi mirati all'integrazione sociale dei loro figli (p.e., Eltern fur integration [Genitori per l'integrazione - Germania], Association Pro Anomalies [ASPRONA Associazione a favore delle Anomalie - Spagna], Asian Women’s Welfare Association [AWWA Associazione per il Benessere delle donne Asiatiche, Singapore], e Akim [Israele]). I migliorati servizi medici, riabilitativi e terapeutici che furono sperimentati per la prima volta negli anni ‘40 con i veterani di guerra disabili, cominciarono in questo decennio ad essere utilizzati anche per gli individui con disabilità intellettive. Nel campo dell'educazione, l'attività della Association for Retarded Citizen ((ACR - Associazione per i Cittadini Ritardati), fondata da un gruppo di genitori nel 1950 negli Stati Uniti, influenzò gli interventi forniti a bambini e adolescenti lievemente ritardati. Come risultato diretto degli sforzi dell’ACR queste persone cominciarono a ricevere un più qualificato intervento educativo e relativi servizi nelle scuole statali americane (Scheerenberger, 1987). Il grosso investimento sull'integrazione scolastica facilitò la consapevolezza circa il grande numero di persone che necessitavano di un intervento nel settore della CAA. Poiché gli specialisti riconoscevano che persone con lievi o moderati deficit intellettivi avevano bisogno o erano in grado di imparare ed affinare le proprie competenze comunicative, furono intensificate le ricerche mirate a meglio identificare la popolazione bisognosa di un intervento CAA. Con l'aumentare degli individui con bisogni di comunicazione, aumentavano anche gli individui che richiedevano gli interventi di CAA. Il mutamento nella percezione dei bisogni degli individui con deficit cognitivi non solo influenzò le tipologie di servizi offerti a questi individui ma Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 rese ancora più importante il ruolo degli specialisti in comunicazione. Fu durante questo decennio (anni ‘50) che emersero i primi documentati sforzi sull'adozione di approcci di CAA. Ricercatori ed esperti sia nel campo educativo che sanitario cercarono di fornire le competenze comunicative fondamentali alle persone che avevano bisogno, nel modo più evidente, di una alternativa alla comunicazione orale. Il linguaggio di queste persone era incomprensibile o inesistente poiché avevano danni agli apparati locali , a causa di un intervento o di una malattia (ad esempio laringectomia, glossectomia). Spesso queste persone ricorrevano a messaggi scritti fino al momento in cui riuscivano ad imparare ad emettere suoni attraverso l'esofago. A coloro che non erano in grado di comunicare con successo attraverso l'esofago veniva spesso insegnato l’utilizzo di ausili quali la laringe artificiale. I professionisti, durante questo periodo, raramente consideravano l'uso delle strategie di CAA per persone con difficoltà comunicative che ancora avevano la laringe. In alcuni casi (p.e., Brown, 1954), individui con ridotto o non funzionale uso della parola, svilupparono a modo loro dei mezzi alternativi di comunicazione. I pochi specialisti che sperimentavano la CAA deviarono dal comune corso dell'intervento comunicativo e furono spesso guidati dalla loro intuizione clinica e dai risultati di una programmazione per "prova ed errore". I loro primi risultati possono aver generato ottimismo e interesse tra alcuni dei loro colleghi e stimolato la censura e la critica in altri. Documenti su questi iniziali tentativi di intervento e sulla ricerca clinica vennero soprattutto dal campo della riabilitazione. Goldstein e Cameron pubblicarono nel 1952 notizie sul loro utilizzo di tabelle comunicative per individui affetti da afasia; queste furono seguite nel 1956 dal lavoro di Sklar e Bennet. Altri, come Feallock (1958) e Goldberg e Fenton (1960), delinearono le loro idee e le loro intuizioni man mano che applicavano le strategie della CAA ad individui con disabilità motorie. Altri specialisti e rappresentanti di questa area di intervento sperimentarono anche programmi di CAA durante questo decennio, ma il loro lavoro non fu pubblicamente documentato e i loro sforzi sono parte della storia vivente e nascosta della CAA, che potrà essere condivisa a livello interpersonale (Albright, 1989). Si stavano verificando mutamenti anche nel settore educativo, dove idee e interessi sulle 26 strategie comunicative ricevettero maggiore attenzione. Con l'aumentare del numero degli individui con danni all'udito da educare presso gli istituti residenziali, si poté assistere ad un cambiamento filosofico, dal supporto ad un esclusivo approccio orale che non incoraggiava l'uso della comunicazione gestuale a uno che era meno restrittivo e più direttamente basato sull'uso del linguaggio delle mani (Jordan, Gustason, & Rosen, 1976). Questo sviluppo fu influenzato da cambiamenti di prospettiva nella scienza del linguaggio. Nuove correnti nella linguistica enfatizzarono la distinzione tra espressione linguistica e competenza linguistica e sottolinearono che l'espressione della competenza linguistica non deve essere ristretta alla parola come unica modalità di espressione. Nel Regno Unito, per esempio, il sistema di segni di PagetGorman (PGSS) fu creato per aiutare ad insegnare l'inglese con il supporto dei gesti (Paget, 1951). L'accettazione del linguaggio dei gesti come legittimo mezzo di comunicazione per insegnare e interagire con individui affetti da menomazioni dell'udito, precorreva l'introduzione del suo utilizzo con pazienti muti con udito normale e/o danni intellettivi. Per esempio, il sistema PagetGorman come descritto da Kiernan, Reid, e Jones (1982), fu usato nel Regno Unito con bambini con disturbi di linguaggio. Verso la fine degli anni ‘50 i gesti erano usati negli Stati Uniti nei programmi per alcuni pazienti che avevano sia disabilità uditive che cognitive; un uso più diffuso di questa strategia unaided, con individui che presentavano questa doppia disabilità fu fatto negli anni ’60 ed è documentato da Furth (1961), James (1963), Johnson (1963), Leshin (1961) e Mangan (1963). L'utilizzo del linguaggio gestuale con individui con deficit cognitivo anticipa l'uso efficace delle tecniche di CAA, che cominciò negli anni ‘70 con individui che avevano un apparato uditivo intatto o quasi normale, ma presentavano gravi disturbi comunicativi dovuti ad altre condizioni di disabilità. Nonostante l’applicazione delle strategie di CAA aided e unaided con individui che avevano seri disturbi comunicativi cominciasse ad essere esplorata, era ancora un metodo insolito verso la fine degli anni ‘50. Ci furono esempi isolati di interventi CAA che vennero giustamente considerati sperimentali. Apparvero articoli che documentavano l'implementazione di queste strategie e i loro risultati, e la maggior parte degli Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8,2011 specialisti era inconsapevole del valore delle idee innovative e dei loro risultati e delle potenzialità tanto a livello clinico che educativo. Gli anni ‘60 Numerosi fattori supportarono l'emergere della CAA negli ami ‘60 come una identificabile disciplina accademica e clinico/educativa. Mutamenti sociali, progressi tecnologici, cambiamenti nel pensiero educativo, e intuizioni della ricerca in aree correlate, prepararono la scena per la nascita della CAA quale nuovo campo multidisciplinare. Influenze sociali e politiche Per alcune nazioni gli anni ‘60 furono un decennio di cambiamenti sociali e politici. Nel Regno Unito, per esempio, il Rapporto del Comitato Scott, promulgato nel 1962, enfatizzò la necessità di fornire servizi educativi oltre che di “custodia” e assistenza a persone con ritardo mentale. Per implementare i cambiamenti proposti, il comitato segnalò un programma obbligatorio della durata di 2 anni per preparare il personale impiegato nei centri di formazione che fornivano un servizio educativo a persone con deficit mentali. Questo movimento verso l'abilitazione degli individui con disabilità mentali contribuì allo sviluppo della CAA nel momento in cui ampliò le finalità dei servizi offerti a questi pazienti. Nel frattempo, negli Stati Uniti, la commissione del Presidente Kennedy del 1961, sul Ritardo Mentale fornì all'opinione pubblica una visione d'insieme dei problemi e dei bisogni degli individui con disabilità cognitive. Alcuni ricercatori negli Stati Uniti videro il lieve ritardo mentale come una questione socio-culturale piuttosto che come una disabilità evolutiva e furono organizzati programmi sociali ed interventi ambientali come mezzi per diminuire la discriminazione sociale basata sulla disabilità.. Un programma sociale, il programma Head-Start, proponeva corsi prescolastici per bambini in difficoltà, nella speranza di eliminare la disparità dei livelli cognitivi tra questi bambini e i loro coetanei provenienti da ambienti più avvantaggiati. Questo programma prescolare, concepito con notevole sostegno pubblico (Edgar, 1988), focalizzava l’attenzione sul recupero sociale, educativo e comunicativo di questi bambini in difficoltà. Il varo del PL 90-538 (Programma prescolare di istruzione per bambini handicappati) autorizzò 27 dei fondi per progetti dimostrativi nel campo dell'educazione di bambini disabili, 24 dei quali furono finanziati nel 1969-70 (Hebbeler & Black, 1991). In questo clima di significativi cambiamenti socio-culturali accompagnati da un aumento della popolazione con problemi di disabilità, si intensificò notevolmente la sensibilità dell'opinione pubblica verso questo tipo di popolazione. Negli anni ‘60 sia Kennedy che poi il Vice Presidente Hubert Humphrey riconobbero di avere parenti disabili (per esempio con ritardo mentale), cosa che era comunemente tenuta nascosta a quel tempo. Il numero crescente di individui con disabilità, l’estendersi della pubblica consapevolezza su questo gruppo, e la maggiore attività nell'area dei diritti civili, ha messo le basi per l’autodeterminazione e una più adeguata legislazione e tutela dei diritti civili per i decenni successivi. Fattori socio-politici come questi portarono allo sviluppo del "movimento per i diritti dei disabili" negli anni ‘70 che generò un forte interesse per la CAA. Ricerca e sviluppi clinico/educativi Come è stato accennato precedentemente, un accresciuto interesse nell'uso dei gesti da parte di individui con difficoltà uditive, incentivò la nascita della CAA. Una maggior consapevolezza delle istanze dell’autodeterminazione per una più incisiva legislazione e per le necessità educative dei disabili continuò durante i primi anni ’60 (per approfondimenti vedere Hoolihan, 1984, 1985; Savage, et al., 1981). Per esempio, insieme agli altri gruppi che stavano lottando per ottenere i loro diritti civili negli USA, gli Americani sordi perseguivano il loro diritto a comunicare e ad essere istruiti nella loro lingua naturale, il linguaggio americano dei segni (American Sign Language, ASL), piuttosto che nell'inglese parlato. Un interesse maggiore nella linguistica e sul naturale linguaggio dei segni emerse durante questo periodo; questo interesse fu alimentato dal libro di Stokoe sulla ASL, Sign Language Structure (Stokoe, 1960 - Struttura linguistica dei segni). Periodici che si concentrarono sulle lingue naturali dei segni, come i Sign Languages Studies (Studi sul linguaggio dei segni) e Signs of Our Times (Segni del Nostro Tempo), uscirono durante questo decennio e fornirono importanti fondamenti per una base di conoscenza sulla comunicazione unaided. Il movimento della "total communication", una filosofia che sottolineva Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 l'importanza della comunicazione multimodale, nacque anch’esso durante questo periodo (Denton, 1970; Evans, 1982; Garetson, 1976; Vernon, 1972). Coloro che proponevano questo tipo di approccio sostenevano l'uso di qualsiasi mezzo appropriato di ricezione ed emissione (input e output) (per esempio, gesti, parole, simboli grafici) per facilitare la comunicazione e l'apprendimento. Contemporaneamente, tra alcuni logopedisti, l'uso dei gesti con persone che presentavano sia difficoltà uditive che cognitive, cominciò ad essere rivalutato quale vitale strumento per una maggiore comunicazione con essi. Verso la fine degli anni ‘60 e gli inizi degli anni ‘70, l'uso dei gesti con persone che presentavano sia difficoltà uditive che cognitive era riconosciuto e fondato (Burrows & Lloyd, 1972; Hall & Conn, 1972; Hall & Talkington, 1970; Hoffmeister & Farmer, 1972). I gesti furono anche introdotti come strumenti di intervento con alcuni pazienti autistici le cui capacità di linguaggio parlato erano estremamente limitate nonostante gli sforzi sistematici di esercizio (Creedon, 1975; Miller & Miller, 1973). In questo periodo i programmi per persone con difficoltà cognitive si stavano muovendo verso migliori metodi di esercitazione e abilitazione. La frequenza dei deficit di comunicazione in questi individui necessitava di un insegnamento estensivo delle abilità ricettive ed espressive del linguaggio orale. Come gli specialisti avrebbero poi compreso, però, le capacità orali acquisite da numerosi individui con disabilità cognitive severe, non si traducevano in una conquista funzionale a livello comunicativo. Alcuni educatori e clinici si rivolsero ai simboli e alle strategie della CAA nel tentativo di fornire a queste persone abilità comunicative che potessero essere imparate e usate sensatamente (Lorrett, 1969). L’approccio esteso a 24 ore sull’ambiente comunicativo, utilizzando segni manuali, descritto da Kopchick e Lloyd (1976), emerse negli anni ‘60 come uno sforzo di comunicazione funzionale nel contesto ambientale. Anche la ricerca di base ebbe un deciso impatto sulla CAA negli ami ‘70. Per esempio, l'uso di vari simboli non parlati con i primati, fornì l'intuizione per giungere a come gli scimpanzé potevano essere addestrati ad usare i gesti e altri simboli astratti in ambito comunicativo (Gardner & Gardner, 1969/1979; Premack, 1971; Premack & Premack, 1974; Rumbaugh, 1977; Rumbaugh, Gill & von Glasserfield, 1973). 28 Una più ampia prospettiva del linguaggio, dell’acquisizione linguistica, dell’apprendimento comunicativo simbolico, ed un accresciuto interesse verso altre possibili applicazioni, si sviluppò da questo corpo di ricerche (Mayberry, 1976). Le intuizioni offerte dai ricercatori che lavoravano con i primati, generarono un sostanziale interesse tra alcuni professionisti orientati all'aspetto clinico, nel fornire un simile programma di addestramento di CAA ad individui con severe disabilità comunicative, soprattutto per coloro che avevano difficoltà cognitive (p.e. Carrier, 1974; Deich & Hodges, 1977). Un'altra area che ricevette una maggiore attenzione in ambito clinico e di ricerca in questo periodo fu l'intervento su individui incapaci di usare con successo il linguaggio vocale per ragioni fisiologiche. Osservando il linguaggio fortemente disartrico dei bambini con paralisi cerebrale, i ricercatori indicarono che il sistema respiratorio, fonatorio ed articolatorio, erano interdipendenti, e che la produzione del linguaggio orale consisteva in una serie di intricate azioni valvolari (Valving). Clinici e ricercatori come Hixon e Hardy (1964) e Kladde (1974) suggerirono che gli individui in cui era seriamente compromesso il sistema articolatorio a livello neurologico, rischiavano di non sviluppare in modo adeguato una forma di linguaggio sufficientemente comprensibile per rispondere ai loro comuni bisogni comunicativi. Un danno neurologico riferito al sistema articolatorio, che controllava l’emissione del fiato attraverso la lingua, le labbra ed altro, sembrava avere un maggior influsso negativo che non un danno riferito al sistema respiratorio e fonatorio. Sulla base di queste scoperte, alcuni programmi clinici cominciarono a sperimentare le strategie aided della CAA su alcuni individui selezionati (p.e. Kladde, 1974). Nello stesso tempo, altri educatori e clinici cominciarono ad usare tabelle di comunicazione e l'alfabeto morse con individui disabili, soprattutto bambini con paralisi cerebrale (Clement, 1961; Dixon, 1965; Dixon e Curry, 1973; Gertenrich, 1966; Goldberg & Fenton, 1960; Kavanaugh, Holmlund, & Krause, 1966; Lorrett, 1969; Sayre, 1963). Altri clinici e ricercatori presentarono con successo i metodi comunicativi della CAA ai loro pazienti adulti con danni da demielinizzazione e disturbi neurologici (Adams, 1966; Chen, 1968; Eagleson, Vaughn, & Knudson, 1970). Negli anni ’60 ci furono ancora pochi programmi che si focalizzavano sulla Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 organizzazione dei servizi di CAA per le persone con severe disabilità di linguaggio. Un’eccezione fu un progetto avviato nella Scuola Ospedaliera dell’Università di Iowa City, Iowa. Questo progetto fu tra i primi ad utilizzare dati empirici per giustificare un corso alternativo di terapia per i suoi pazienti con paralisi cerebrale. Il “Progetto del sistema comunicativo non-verbale", piccola parte del progetto più ampio per la disartria, cominciò nel 1964. Fu in parte per il collegamento di questo progetto alle maggiori università di ricerca, che il progetto fu un’eccezione in cui la pratica clinica superava le attività di ricerca. Questo fu uno dei primi progetti conosciuti negli Stati Uniti non solo nel rivolgersi in modo specifico alle necessità di intervento per le persone non-parlanti, ma anche nel concentrare buona parte della sua energia nella diffusione delle informazioni (Vicker, 1974). Sempre negli anni ‘60 emersero legami tra i campi della (ri)abilitazione comunicativa e la tecnologia. Sistemi di controllo per macchine da scrivere e altri ausili elettromeccanici mostrarono grandi promesse per migliorare la qualità della vita di individui con disablità motorie (Boulton, 1969; Fox, 1969; Jones, 1961; Miller & Carpenter, 1964; Newell & Nabaui 1969; Perron, 1965; Roy, 1965). Nel Regno Unito il Collegio dei Logopedisti si impegnò nello sviluppo di ausili comunicativi per individui con paralisi cerebrale. Lo sviluppo del Patient Operated Selector Mechanism (POSM, POSSUM) (letteralmente: meccanismo selettore attivato dal paziente) ad opera di Maling e Clarkson nel 1963, fu annunciato come un enorme progresso per gli individui con severi disabilità motorie e comunicative. Il finanziamento del progetto POSSUM da parte della Fondazione per la Ricerca sulla Polio permise di testare il campo e di migliorare l’ausilio, e nel 1963, il POSSUM fu presentato al IX Congresso Mondiale della International Society for the Rehabilitation of the Disabled, vincendo il Premio Bell Grieve Memorial per il più significativo contributo nel settore della riabilitazione. Nel 1966, il Ministro Britannico della Sanità decise di rendere disponibile il POSSUM, su prescrizione, a pazienti appropriati. Un altro significativo sviluppo tecnologico fu il Patient Initiated Light Operated Telecontrol, o PLOT, che permetteva ad individui gravemente handicappati di utilizzare il movimento del capo come zona di controllo e attivazione (Collins, 1974; Copeland, 1974). Gli sviluppi sopra descritti prepararono la scena 29 per la nascita di un nuovo campo interdisciplinare. Gli sforzi individuali di ricercatori, ingegneri, educatori e clinici suggerirono il valido potenziale delle strategie CAA per individui con severi disabilità comunicative, e i loro successi indicarono che ulteriori approfondimenti sarebbero stati garantiti. Nonostante la maggior parte dei professionisti non avessero ancora utilizzato l'intervento di CAA con i loro studenti e clienti, un numero ristretto ma crescente di essi stava diventando consapevole della esistenza e potenzialità di queste strategie. Gli anni ‘70 Influenze sociali e politiche Vari fattori socio-politici continuarono ad influenzare lo sviluppo della CAA durante gli anni ‘70. Agli inizi del decennio, le Nazioni Unite pubblicarono la Declaration of the General and Special Right of the Mentally Handicapped [Dichiarazione sui Diritti Generali e Specifici degli Handicappati Mentali], evidenziando il diritto universale di queste persone ad avere adeguati servizi educativi che potessero permettere loro di sviluppare al massimo le proprie potenzialità (Nazioni Unite, 1971). Negli Stati Uniti, il Rehabilitation Act del 1973 proibiva a qualunque programma che riceveva fondi federali, la discriminazione nei confronti degli individui sulla semplice base della disabilità. Inoltre la adozione nel 1975, come punto di riferimento, dell’Education for All Handicapped Children-Public Law 94-142 [Atto sulla Educazione per tutti i Bambini Handicappati], decretò che una libera istruzione pubblica e relativi adeguati servizi, dovesse essere fornita a tutti gli studenti che ne avevano bisogno (US Department of Education, 1978). Il riconoscimento pubblico della responsabilità dello Stato ad offrire le stesse possibilità di entrare nella società agli individui disabili, favorì lo sviluppo della CAA come settore autonomo. Mutamenti negli atteggiamenti verso gli individui con handicap continuarono nel corso degli anni ‘70. Professionisti che operavano con individui con paralisi cerebrale (p.e. Silverman, Mc Naughton & Kates, 1978) presero posizione circa la comunicazione: la comunicazione è un diritto fondamentale di ciascun individuo; i programmi di intervento sulla comunicazione dovrebbero includere l'uso di simboli grafici per aumentare le capacità acquisite precedentemente. I bambini Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 affetti da autismo, precedentemente classificati come emotivamente disturbati e descritti come esseri chiusi in sè stessi, che volontariamente respingono il contatto umano ed esprimono rabbia interiore causata da problematiche psicosomatiche familiari, cominciarono ad essere descritti in riferimento alle loro caratteristiche comportamentali (p.e. severi deficit socio-comunicativi, difficoltà nell' autocontrollo e nella generalizzazione, iperselettività agli stimoli ) (Holzman, 1982). Questo mutamento nella eziologia avrebbe influenzato infine l’attenzione e i metodi usati dagli operatori con queste persone. Nei media popolari, i saggi sulla vita di individui disabili portarono una nuova attenzione sul diritto di individui incapaci di comunicare con successo (p.e., Greenfield, 1978, 1979; Kaufman, 1976). Ricerca e sviluppi clinico/educativi Fu durante gli anni ‘70 che la CAA cominciò a emergere come un'area legittima di specializzazione nell'ambito di numerose professioni. Terapisti occupazionali, fisioterapisti, psicologi, logopedisti, insegnanti di sostegno, ingegneri della riabilitazione, ed altri che decisero di dedicarsi a questo settore, cominciarono a riconoscere un comune interesse nell'aiutare a comunicare individui con gravi difficoltà verbali. La CAA si avvalse inoltre delle scoperte nello sviluppo nella comprensione del linguaggio, dei progressi tecnologici, della crescente diffusione delle informazioni e della nascita di una ricerca di base sistematica durante questo decennio. Nella letteratura riguardante lo sviluppo linguistico crebbe l'interesse nei confronti della pragmatica, delle relazioni semantiche e dell'intenzionalità comunicativa, quando i ricercatori iniziarono a concentrarsi maggiormente sulla funzione, anziché sulla forma dell'atto comunicativo (Bates, 1976; Bloom, 1970). Questo mutamento nell'ambito della ricerca costituì un importante precedente per lo sviluppo della CAA come settore ed ebbe un certo influsso sui pensieri e sulle azioni degli operatori. Anche se la pratica applicazione di questa tendenza non si concretizzò in un diffuso uso clinico fino agli anni successivi, gli specialisti lungimiranti adattarono le loro strategie di intervento riferendosi a questa nuova scuola di pensiero (McLean & Snyder-McLean, 1978; Miller & Yoder, 1974; Vicker, 1974). I ricercatori impegnati in altri aspetti 30 comunicativi continuavano ad esplorare l'area della comunicazione non verbale (Birdwhistell, 1970; Egolf & Chester, 1973; Morris, Collet, Marsh, & O’Shaughnessy, 1979). Questo complesso di ricerche, cominciato negli anni ‘60, può avere contribuito indirettamente al campo della CAA, focalizzando l'attenzione sulla postura, l'orientamento del corpo e la prossemica, come importanti aspetti legati alla comunicazione. Questo interesse si propagò anche attraverso i media popolari nei primi anni ‘70 (p.e., Fast, 1971) e può anche aver condotto alcuni professionisti della CAA a prestare maggiore attenzione ai segnali comunicativi meno convenzionali. Un'altra indiretta influenza sullo sviluppo della CAA fu il crescente utilizzo di programmi linguistici basati sul modello comportamentale come i programmi ideati da Guess, Sailor, e Baer (1976 a, b), Lovaas (1966), e Lovaas, Berberich, Perloff, e Schaeffer (1966), che consentirono di scomporre i comportamenti comunicativi in più piccole unità di insegnamento. Questo approccio di task analisi all’intervento comunicativo, fu ampiamente adottato in alcune parti del mondo durante gli anni ‘70. La tecnologia, qui sviluppata, dedicata all'educazione fu certamente usata unitamente ai simboli ed ai sistemi della CAA e fu utilizzata con diversi livelli di successo in numerosi programmi di intervento. L'implementazione di questo modello per insegnare comportamenti comunicativi, tuttavia, evolse per tutto il decennio successivo quando gli operatori divennero più sensibili alle complessità dell'interazione sociale e al bisogno di sviluppare capacità funzionali, sensate e applicabili ad ampio raggio. Linguisti, educatori per sordi, logopedisti, e altri membri della comunità professionale continuarono a dimostrare il loro interesse per le lingue naturali basate sui gesti. Gli anni ‘70 videro la nascita di diversi sistemi gestuali pedagogici e di sistemi inventati, come il Signing Exact English (Anthony, 1971), il Signing Essential English, (Gustason, Pfetzing, & Zawolkow, 1972), il Linguistics of Visual English (Wampler, 1971), e il Signed English (Bornstein, 1974). Sebbene questi sistemi fossero stati concepiti per essere usati da individui con handicap uditivi, vi furono benefici anche nell'ambito della CAA. La creazione e l'uso di questi sistemi generalizzò l’utilizzo dei gesti, favorì l'uso di una sintassi paragonabile a quella del linguaggio parlato, e produsse diversi materiali educativi, come libri di Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 racconti e manuali di formazione. Questa attività rappresentò un catalizzatore per la diffusione dell'uso dei gesti con individui con autismo e ritardo mentale (come indicato prima) e l’utilizzo dei segni manuali in tutti gli ambienti comunicativi (Kopchick & Lloyd, 1976). Nel Regno Unito il vocabolario Makaton fu ideato per adulti sordi con disabilità intellettive che vivevano in istituti (Cornforth, Johnston, & Walker, 1974; Walker, 1973). Questo sistema insegnò concetti funzionali attraverso i gesti corrispondenti al linguaggio. Il vocabolario fu successivamente riveduto per essere adattato ai bisogni dei bambini e degli adulti in ambienti comunitari e fu ampliato per essere usato con individui con varie disabilità (p.e., ritardo mentale, autismo, disabilità sensoriali, ecc.) (Walker, 1987). Il vocabolario Makaton acquistò una decisa popolarità durante tutti gli anni ‘70 e ’80 (Grove & Walker, 1990). I progressi nella tecnologia illustrano alcuni dei più evidenti passi avanti, fatti nel corso degli anni ‘70. I progetti sperimentali iniziati da alcuni ingegneri nel loro tempo libero, all’interno delle loro cantine e garage, diventarono ora modelli di ricerca sostenuti da prove di laboratorio. I professionisti provenienti dalle più svariate discipline si sentirono coinvolti e attratti dagli sviluppi legati ai display comunicativi basati su computer, alle strategie di accesso, e alla sintesi vocale. Un esempio che dimostra questo tipo di interesse è il Talking Brooch (spilla parlante) creato da Newell e dai suoi colleghi britannici (Newell, 1974). La spilla consentiva al suo fruitore di manipolare una tastiera in miniatura e di produrre parole su di un display a diodi a emissione luminosa (LED) appuntato sulla spalla dell'utente CAA. Un altro dispositivo creato durante questo periodo fu l'Auto-Com², che visualizzava le selezioni operate dall'utente su uno schermo LED o le stampava su una striscia di carta. Progettato dal Trace Research and Development Center for the Severely Communicatively Handicapped (Centro di ricerca e sviluppo per handicappati con gravi problemi di comunicazione), l’Auto-Com eliminava il bisogno per il partner comunicativo di controllare visivamente e uditivamente il messaggio dell'utente CAA (Vanderheiden & Harris- Vanderheiden, 1976). L'Auto-Com era anche programmabile e modificabile e questo gli conferiva un elevato grado di flessibilità che consentiva l’ottimizzazione delle capacità di chi lo utilizzava. Allora il dispositivo, che pesava 17 31 libbre (ca 7kg e 700 gr), era considerato "portatile", ed era uno dei primi ausili di CAA con possibilità di stampa, progettato e destinato ad accompagnare il suo utente nei diversi ambienti. Un altro aspetto rilevante della creazione e dell'utilizzo di questo strumento era il tentativo sistematico di valutarne l'efficacia clinica attraverso uno studio dei casi (HarrisVanderheiden & Vanderheiden, 1977). Il Canon Comunicator³, ideato in seguito, era un ausilio portatile che, nonostante fosse più limitato nelle caratteristiche tecniche, aveva il vantaggio di essere più piccolo e leggero rispetto al precedente. L’Elkomi 2, fabbricato in Olanda, era ancora un altro ausilio sullo stile dei calcolatori che aveva una tastiera alfanumerica e mostrava messaggi digitati in una piccola finestra. La ricerca e il progresso portarono anche a migliorare i metodi di selezione e di uscita del messaggio, come il Lightspot-Operated Typewriter (LOT; Soede, Stassen, Van Lunteren, & Luitse, 1974). In Danimarca fu progettato un sistema che visualizzava e stampava il testo (Braun, Jarkler, & Speldt, 1974). Verso la fine degli anni ‘70 cominciarono ad essere disponibili ausili di comunicazione basati sulla tecnologia dei microcomputer, includendo l’Express 1, l’Handivoice e il Form-A-Phrase (un sistema con voce in uscita che utilizzava messaggi registrati). L’Handivoice permetteva di incorporare un vocabolario autonomo ed aveva un complesso di capacità fonetiche che consentiva agli utenti di programmare l’ausilio stesso con i vocaboli che erano loro necessari. Altri ausili comunicativi adattabili erano allora disponibili sul mercato quali: cicalini di chiamata, ausili a scansione (p.e. il Bliss Symbol Scanner, l’Illuminaid, il Message Selector, il Tufts Interactive Communicator, lo Zygo Modello 16), sensori, tabelle per la selezione tramite sguardo, tabelle e libri con simboli. Mentre molti dei promotori degli ausili della CAA crearono dispositivi dalle caratteristiche generali, appropriati per un’ampia varietà di individui, altri come Eulenberg ed i suoi colleghi del Laboratorio del Linguaggio Artificiale, si concentravano su dispositivi altamente personalizzati (I lettori interessati facciano riferimento a Vanderheiden [1978b] per una serie di informazioni relative a questi ed altri strumenti di CAA allora disponibili). Con l'aumentare del numero degli ausili di CAA, divenne più evidente il bisogno di standardizzare alcuni aspetti di questo tipo di tecnologia. Ricercatori e promotori interessati ai problemi di generalizzazione, cominciarono una seria discussione sull'argomento (Vanderheiden, 1978b), che condusse a importanti cambiamenti sul modo di progettare questi strumenti nel corso degli anni ‘80 e successivi. Lo sviluppo di questa tecnologia di supporto alla comunicazione ebbe una notevole ripercussione nel campo della CAA durante questo decennio, generando l'interesse tra gli utenti della CAA e la comunità dei professionisti. Durante gli anni ‘70 anche i simboli Bliss vennero introdotti per la prima volta in Canada come mezzo di comunicazione per bambini con paralisi cerebrale, incapaci di usare l'ortografia tradizionale in modo efficace. Questo intervento innovativo fu implementato all’interno del programma formativo dell’Ontario Crippled Children’s Center, (OCCC; poi chiamato Hugh MacMillan Medical Centre) nel 1971 (Kates & Mc Naughton, 1975; Mc Naughton, 1976). Il sistema simbolico Bliss fu originariamente creato da Charles K. Bliss quale sistema internazionale di comunicazione (Bliss, 1965). La simbologia Bliss è un sistema simbolico grafico generativo, fondato semanticamente, costituito da combinazioni di componenti pittoriche, ideografiche e/o arbitrarie. Dal suo inizio presso l’OCCC, l’applicazione del metodo Bliss fu poi introdotta in diverse nazioni. Nel 1975 fu istituita la Blissymbolics Communication Foundation (rinominato Blissymbolics Communication Institute nel 1978 e Blissymbolics Communication International nel 1987) per sostenere la diffusione internazionale del sistema simbolico Bliss e per fornire a livello 2) L’Auto-Com fu sviluppato al Trace Research and Development Centre e fu distribuito dalla TeleSensory, P.O. Box 7455, Mountain View, CA 94039-7455,USA. Non è più commercialmente disponibile. 3) Il Canon Comunicator è costruito dalla Canon, USA,Inc.,One Canon Plaza, Lake Success, NY 11042, USA. 4) L’Elkomi 2 è stato sviluppato da Thorn Automation BV e distribuito dalla Prentke Romich Company, 1022 Heyl Road, Wooster, OH 44691 USA. Non è più commercialmente disponibile. 5) L’Express 1 fu costruito e distribuito dalla Prentke Romich Company, 1022 Heyl Road, Wooster, OH 44691 USA. Non è più commercialmente disponibile. 6) L’Handivoice fu costruito e distribuito dalla Votrax Division of Federal Screw Works e distribuito dalla Phonic Ear, 250 Camino Alto, Mill Valley, CA 94941, USA. Non è più commercialmente disponibile. 7) Il Form-A-Phrase fu costruito e distribuito dalla SciTronics of Bethlehem, PA,USA. Non è più commercialmente disponibile. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 32 internazionale modelli di formazione e sistemi codificati. Attualmente l'applicazione clinica dei simboli Bliss con individui che presentano disabilità motorie ed intellettive è diffuso in tutto il mondo. I simboli Rebus (Clark, Davies, & Woodcock, 1974) sono un altro tipo di simboli grafici, che, sebbene all'inizio non progettati appositamente per la CAA, cominciarono ad essere usati negli interventi comunicativi con bambini con linguaggio vocale funzionale scarso o totalmente assente. I simboli concreti, relazionali e arbitrari del sistema Rebus, furono usati per rappresentare parti di parole o parole intere. In pratica, però, i rebus illustrati erano più frequentemente usati per fini comunicativi. Dal momento che il sistema permette all'utente di combinare le lettere dell'alfabeto con simboli Rebus, il vocabolario disponibile poteva essere sostanzialmente accresciuto (almeno teoricamente). L'impiego dei segni manuali per migliorare le capacità comunicative di individui con autismo ricevette sempre maggiore attenzione durante gli anni ‘70 (Benaroya, Wesley, Ogilvie, Klein, & Meany, 1977; Carr, Binkoff, Kologinsky, & Eddy, 1978; Creedon, 1975; Konstantareas, Oxman, & Webster, 1977; Konstantareas, Webster, Oxman, 1979 ; Schaeffer, Kollinzas, Musil, & Mc Dowell, 1977). Clinici, educatori, e ricercatori insegnavano a comunicare attraverso l’uso simultaneo di gesti e linguaggio a quei bambini che non avevano sviluppato un'adeguata comunicazione verbale con i mezzi tradizionali. Mentre buona parte del primo periodo di sviluppo della CAA si concentrava su bambini con gravi problemi comunicativi, l’AmerInd fu creato (Skelly, 1977, 1979) per un adulto che aveva perduto la parola a causa di una glossectomia. Basandosi sui gesti in uso per secoli tra i nativi americani, Skelly ed i suoi colleghi sistematizzarono questo metodo per poterlo usare con individui con severe disabilità di linguaggio. (Skelly, Schinsky, Smith, Donaldson, & Griffen, 1975; Skelly, Schinsky, Smith, & Fust, 1974). Lo sviluppo dell’AmerInd consentì a molti operatori del settore comunicativo di applicare le nuove strategie della CAA ai loro clienti adulti che non parlavano. Altri professionisti che lavoravano con pazienti adulti descrissero l'uso delle tecniche aided di comunicazione (p.e. Cohen, 1976; Copeland, 1974). Quando sempre più specialisti divennero consapevoli delle potenzialità della CAA, si diffuse una considerevole inquietudine per paura Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 che l'uso della CAA potesse rivelarsi dannoso per lo sviluppo del linguaggio vocale. Silverman (1980) fu tra i primi a riassumere le scoperte che avrebbero aiutato a sfatare il mito che l'intervento della CAA potesse impedire lo sviluppo della parola. Un passo fondamentale che ebbe rilevanza internazionale, fu il risultato di un progetto condotto dallo Swedish Institute for the Handicapped, con il sostegno del Ministero Svedese per lo sviluppo tecnologico. Obiettivo di questo progetto era raccogliere e diffondere informazioni sulla ricerca e sugli sviluppi della CAA nelle diverse parti del mondo e fornire una serie di notizie esaustive sugli ausili di comunicazione esistenti. Il loro rapporto, "Technicals Aids of the Speech Impaired: An International Survey on Research and Development Projects [Ausili tecnologici per le persone con difficoltà di parola: una indagine internazionale sui progetti di ricerca e di sviluppo],fu un'importante e influente aggiunta di informazioni alla nostra conoscenza di base (Lundman, 1978). Inoltre, questo progetto fu elemento di impulso allo sviluppo dall’International Project on Communication Aids (IPCAS - Progetto Internazionale sugli Ausili Comunicativi) che sarà discusso più avanti. Verso la seconda metà e la fine degli ami ‘70, le pubblicazioni relative al campo della CAA vissero un periodo di crescita esponenziale. Cominciò ad emergere una base di ricerca sistematica, con un progressivo incremento di articoli ad essa correlati, su riviste come l’American Journal on Mental Deficiency, l’American Journal of Occupational Therapy, il British Journal of Disorders of Communication, il British Journal of Mental Subnormality, il Journal of Applied Behaviour Analysis, il Journal of Autism and Developmental Disabilities, il Journal of Speech and Hearing Disorders, e Mental retardation. Gli articoli di queste riviste (come riferiscono Mc Donald & Schultz, 1973) aiutarono i professionisti attivamente impegnati ad aumentare la loro consapevolezza delle possibilità comunicative per individui con un linguaggio vocale funzionale scarso o totalmente assente. Iniziarono a comparire i primi testi sul linguaggio e sulla comunicazione con due o più capitoli sulla CAA (Lloyd, 1976; Schiefelbush & Lloyd, 1974) e anche libri interamente dedicati alla CAA (Copeland, 1974; Schiefelbush, 1977; Vanderheiden & Grilley, 1976; Vicker, 1974). Questi materiali davano le prime notizie sulla 33 CAA a clinici, terapisti, ed insegnanti che cercavano di aiutare individui con gravi disabilità comunicative. Alcuni dei primi testi fornirono una introduzione ai simboli, alle strategie e agli ausili della CAA (p.e. Copeland, 1974), e altri offrivano una più preziosa gamma di fonti (p.e. Vanderheiden & Grilley, 1976; Vanderheiden & Luster, 1976). Altri ancora davano la documentazione degli usi clinici delle strategie di CAA (p.e. Fristoe, 1975; Silverman, McNaughton, & Kates, 1978; Vicker, 1974). (Per ulteriori informazioni i lettori devono sapere che questi ed altri importanti articoli, capitoli e libri sono elencati nella ISAAC Core Reference List; Windsor & Lloyd, 1987). Sviluppi Professionali Nella metà degli ami ‘70 alcuni professionisti cominciarono a valutare la possibilità di creare una rivista sulle tematiche della CAA. Dopo aver informalmente favorito l'ingresso di diversi specialisti in questo settore, si concluse che la base di ricerca non era ancora abbastanza forte e così una rivista specialistica non era probabilmente ancora realizzabile. L'interesse nel divulgare le informazioni e nello stabilire canali comunicativi tra professionisti fu comunque sostenuto da notiziari ed altre pubblicazioni che cominciarono ad apparire in questo decennio. Communication Outlook, inizialmente distribuito dal Artificial Language Lab presso l’Università Statale del Michigan nel 1978, forniva informazioni pratiche agli operatori della CAA. Pochi anni dopo, apparirono dei bollettini regionali in alcuni Stati della California, dando un ulteriore testimonianza della volontà dei professionisti di condividere le loro esperienze e le loro conoscenze. Contemporaneamente aumentavano le relazioni in conferenze nazionali sui vari aspetti della CAA (Berger, 1972; Burrows & Lloyd, 1972; Fristoe & Lloyd, 1977; Mc Donald, Murphy, & Huskey, 1972; McNaughton & Kates,1974; VanHook& tohr, 1973). Verso la fine degli anni ‘70 interi corsi, brevi seminari e simposi venivano presentati ai congressi di organizzazioni internazionali come quelle dell'American Association on Mental Deficiency (Harris, 1974; McDonald, 1974; McNaughton & Kates, 1974; Vanderheiden, 1974), dell'American Psychological Association (Lloyd, Menyuk, Wilbur, Hoffmeister, & Fristoe, 1979) e Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 dell'American Speech – Language - Hearing Association (Fristoe, Lloyd, & Willbur, 1977). Iniziarono ad essere organizzati workshop a livello internazionale, nazionale e regionale. Nel Regno Unito workshops sulla British Sign Language e sul Makaton Vocabulary, fornirono istruzioni ai professionisti di diverse località geografiche. Allo stesso modo, i workshops offerti dal Trace Center in varie città degli Stati Uniti, davano l'opportunità di esporre le tematiche della CAA ad operatori che altrimenti non avrebbero avuto altra occasione di conoscere questo settore in via di sviluppo. Questi workshops, che stimolarono l'interesse degli amministratori e del personale direttamente coinvolto in questo settore, furono spesso le primitive fonti di informazione relativamente ai simboli, alle strategie, e alle tecniche CAA per coloro che li frequentavano. Workshops sul metodo Bliss furono condotti da presentatori Canadesi in Canada, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Svezia. Medici australiani, danesi, tedeschi, italiani, israeliani, olandesi, neozelandesi, norvegesi, svedesi ed inglesi si formarono nel metodo Bliss in questi workshops canadesi. Molti di questi medici fornirono il loro apporto conoscitivo ai loro colleghi connazionali. Per molti professionisti della CAA, la loro iniziale conoscenza del campo della CAA può essere rintracciata nella partecipazione ad uno dei tanti seminari organizzati alla fine degli ami ‘70 (p.e. Kopchick & Lloyd, 1976). La CAA trasse beneficio dalla crescente accettazione da parte delle organizzazioni professionali esistenti, come la Associazione Americana Speech-Language-Hearing (ASHA). Nel 1978 la loro decisione di costituire un Ad Hoc Commitee on the Communication Processes of Nonspeaking Persons (Comitato per i Processi Comunicativi di persone non parlanti) e la loro seguente presa di posizione rappresentarono dei significativi sviluppi che ebbero un valido influsso sulla comunità dei professionisti (ASHA, 1981). Negli Stati Uniti la disponibilità di informazioni fu estesa grazie anche alla organizzazione dei primi corsi dedicati esclusivamente alla CAA, istituiti presso poche università nel corso dell'anno accademico 197778. Altri programmi di formazione professionale stavano cominciando ad orientarsi sulle questioni della CAA nell'ambito di altri corsi, come quelli sulla paralisi cerebrale o sui disordini linguistici. La condizione della CAA mutò sensibilmente durante gli anni ‘70, muovendosi da una posizione 34 relativamente oscura ad una di più ampio riconoscimento e familiarità. Il termine CAA non era diventato ancora di uso comune, ma gli operatori che si occupavano di problemi del linguaggio, avevano ricevuto, quasi completamente, una formazione di base riguardante questo approccio. Gli anni ‘80 Se gli anni ‘70 furono il decennio che vide l'emergere della CAA quale campo di ricerca, gli anni ‘80 furono allora un decennio di crescita e perfezionamento. Basandosi sugli sforzi precedenti, i professionisti si impegnarono ad aumentare la base delle loro conoscenze, divulgando informazioni e migliorando la qualità dei servizi per gli individui con gravi disabilità comunicative. Furono raggiunti importanti traguardi in questo periodo e qui di seguito sono esposti. Influenze sociali e politiche In alcuni Paesi si continuarono ad affrontare i bisogni delle persone disabili attraverso provvedimenti socio-politici, e i programmi che ne derivarono influenzarono direttamente la disponibilità dei servizi di CAA per coloro che ne avevano bisogno. In Paesi come il Canada, la Svezia e il Regno Unito, i programmi sostenuti dallo Stato al fine di fornire interventi alle persone con severe disabilità comunicative, erano già operativi. Nonostante i livelli dei servizi variassero ampiamente da stato a stato e all'interno di essi, sono ugualmente degni di nota poiché ebbero sovvenzioni e sistemi di organizzazione del servizio a livello nazionale, statale e/o provinciale. In Svezia, per esempio, esistevano approssimativamente 40 ospedali che offrivano gratuitamente ausili di CAA approvati, a bambini ed adulti con gravi disabilità di linguaggio. Benché la prescrizione e la distribuzione degli ausili fosse concretamente gestita dai 23 consigli comunali attraverso i loro centri tecnici di assistenza, The Swedish Institute for the Handicapped era la più efficiente organizzazione federale responsabile della funzionalità della politica svedese a favore dei disabili. Questo corpo amministrativo nazionale aveva il compito di promuovere la ricerca e lo sviluppo, sperimentare gli ausili tecnologici e diffondere le informazioni su di essi. Sovvenzionare la Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 produzione e introdurre sul mercato gli strumenti tecnologici era un'altra funzione assolta da questo Istituto per integrare i cittadini disabili nella società svedese (Granstrom & Sjoberg, 1982) durante gli anni ‘80. Nel Regno Unito esistevano 7 centri assistenziali dotati di questi ausili, in cui gli individui con gravi problemi comunicativi potevano ricevere l'assistenza di CAA finanziata dallo Stato negli anni ‘80. La Royal Association for Disability and Rehabilitation (RADAR), il Ministero del Galles e il Dipartimento della Sanità e della Sicurezza Sociale fondarono questi centri, che fornivano una gamma di servizi diagnostici e di intervento, suggerendo e dispensando gli ausili per la comunicazione aided. Inoltre questi centri furono coinvolti nella ricerca e nello sviluppo di nuovi ausili di comuniczione. In Canada l’organizzazione dei servizi variava da provincia a provincia. In 7 delle 10 province, i più diffusi servizi di CAA furono istituiti nei Blisssymbol Resource Centers, su programmi che utilizzavano il metodo Bliss negli anni ‘70. L'applicazione della tecnologia nell'ambito delle procedure di intervento fu intensificata per molti professionisti e utenti della CAA grazie a progetti e conferenze sponsorizzati dal Consiglio Nazionale di Ricerca (NCR), di Ottawa. Ad iniziare da una conferenza organizzata nel 1975, in cui fu creato un luogo di incontro per ingegneri e clinici internazionali, e continuando negli anni ‘80, l’NCR sostenne lo sviluppo delle iniziative tecnologiche canadesi per i disabili. La tecnologia canadese per la comunicazione trasse grande beneficio dal supporto e dall'interesse dimostrato da parte dello Stato. Nel 1984 la provincia dell’Ontario introdusse un modello per finanziare la fornitura degli ausili per la CAA attraverso l’Assistive Devices Program (ADP) per gli individui nati dopo il 1° luglio 1963. Attraverso questo programma, fino al 75% del costo degli ausili approvati e prescritti tramite cliniche autorizzate fu pagato dalle amministrazioni provinciali. I relativi servizi come la diagnosi interdisciplinare e l'intervento terapeutico, non erano direttamente inclusi nel programma ADP; comunque, nel 1990, grazie ad un programma di sviluppo di base, il finanziamento fu diretto al budget per il personale delle cliniche autorizzate a fornire le valutazioni. Dal suo inizio il programma si è più che raddoppiato. In altre province canadesi non ci furono dei programmi governativi formali che 35 garantissero la fornitura di ausili per la comunicazione, ma esistevano programmi di assistenza, progetti pilota, e una copertura limitata per gli ausili tramite alcun enti, come i Vocational Rehabilitation Services and Workers’ Compensation e altri centri sparsi in tutte le province, sovvenzionate sia da fondi governativi che da organizzazioni caritatevoli che fornivano fonti di informazione, valutazioni e servizi di intervento. Il Quebec era ed è ancora in una posizione unica in Canada, richiedendo strumenti e sistemi simbolici in francese. Fu la prima provincia ad introdurre un programma Bliss negli anni ‘70 e ‘80 e continua a rinnovarsi attraverso programmi di formazione, servizi, sviluppo di simboli e conferenze, al fine di sostenere la CAA anche a favore dei francofoni. La disponibilità dei servizi CAA è stata anche influenzata dalla legislazione e da ogni finanziamento che è stato attivato in conformità di queste leggi. Negli Stati Uniti, emendamenti alle vigenti leggi sulla riabilitazione (PL 98-221 e 99506) e sull'educazione (PL 99-457) appoggiavano i servizi dedicati alla comunicazione e l'uso della tecnologia con individui con severe disabilità. Nonostante il numero dei servizi di CAA sia generalmente aumentato in tutto il mondo durante gli anni ‘80, la disponibilità dei servizi continua ad essere la maggiore preoccupazione in molti Stati. Come si può vedere dagli esempi sopra descritti, la distribuzione della CAA ha qualche relazione, anche se non in corrispondenza univoca, con la geografia e le proporzioni della popolazione. Riconoscendo il potenziale influsso della tecnologia sulla qualità della vita di individui con severe disabilità, alcune nazioni emanarono delle leggi finalizzate a rendere più accessibile la fruizione degli ausili. Negli Stati Uniti, per esempio, il Technology-Related Assistence for Individuals with Disabilities Act (PL 100- 407), firmato nel 1988, provvedeva ai finanziamenti per coordinare le risorse esistenti e sviluppare programmi modello. In Nuova Zelanda nel 1987, fu proposta una linea di condotta politica (anche se non ancora finanziata) per fornire valutazioni, prescrizioni e corsi di formazione nell'uso degli ausili di CAA. Anticipiamo che queste inziali leggi avranno un sensibile influsso nel campo della CAA negli anni ‘90 e oltre. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 Sviluppi Professionali Il coinvolgimento nelle tematiche della CAA da parte delle associazioni professionali esistenti ha influito positivamente su questo settore. La American Speech-Language-Hearing Association (ASHA) pubblicò un documento ufficiale sulla CAA nel 1981 (ASHA, 1981) e costituì un comitato CAA permanente nel 1989 ed una Divisione di Interesse Speciale (SID) per la CAA nel 1991. È interessante notare che la CAA è la terza delle più importanti Divisioni di Interesse Speciale dell’ASHA. I traguardi legislativi della American Association on Mental Retardation (AAMR) furono raggiunti nel 1986 e puntavano alla promozione attiva della ricerca nell'area dello sviluppo tecnologico ed alla proposta di tali tecnologie a tutti gli individui con disabilità cognitive. Il fatto che l'AAMR citasse in modo specifico i dispositivi e i sistemi di CAA come appropriati esempi di questa tecnologia, fu incoraggiante per molti operatori della CAA. Forse uno dei fatti di questo decennio che ebbe ripercussioni importanti, fu il riunirsi di professionisti provenienti da diverse discipline per discutere problematiche e condividere conoscenze relative alla CAA. Gli anni ‘80 furono testimoni delle prime International Conferences on Nonspeech Communication, co-sponsorizzate in parte dal Blissymbolics Communication Institute e dall’Ontario Institute for Studies in Education (Università di Toronto), tenutesi a Toronto nel 1980 e 1982. Dopo il secondo incontro i partecipanti interessati alla costituzione di un’organizzazione internazionale si trovarono d'accordo nel tenere un meeting organizzativo nel maggio del 1983. Questo portò al fondamentale sviluppo della Società Internazionale per la Comunicazione Aumentativa e Alternativa (ISAAC), un'organizzazione che promosse il coinvolgimento degli utilizzatori, il miglioramento dell’organizzazione dei servizi, gli studi, la ricerca e la diffusione delle informazioni relative al campo della CAA. Dalla sua nascita nel 1983, l'ISAAC è stata una forza dominante nella campo della CAA e continua ad esercitare una forte influenza nel settore, con oltre 2500 membri provenienti da 47 paesi diversi (Kraat, 1983). L’ISAAC ha sostenuto numerose attività che hanno rappresentato rilevanti contributi alla CAA, incluse le conferenze internazionali ogni 2 anni e 36 due periodici, l’ISAAC Bulletin e l’Augmentative and Alternative Communication (AAC), la prima rivista specialistica della CAA. Il primo, un notiziario quadrimestrale, serve quale veicolo per comunicare le notizie sull'attività dell’ISAAC ai membri sparsi per tutto il mondo. Sponsorizzando le Conferenze Biennali, ISAAC ha creato un forum di discussione faccia a faccia sugli sviluppi innovativi a livello clinico/educativo e di ricerca, e sulle questioni sollevate da professionisti e utenti. L'importanza e il valore di questa conferenza è riflesso nel numero dei partecipanti, oltre 1000 da ben 24 Paesi all’ultima conferenza di Filadelfia del 1992. Si fanno progetti per la Sesta Conferenza biennale che si terrà nell'ottobre del 1994 a Maastricht, nei Paesi Bassi. La decisione dell’ISAAC di sponsorizzare il primo periodico specialistico, AAC, rappresentò l’evento culmine degli anni ‘80 e un contributo vitale per il settore. Pubblicato per la prima volta nel 1985, il periodico quadrimestrale pubblica articoli e relazioni, resoconti sulla ricerca e studi sui vari aspetti della CAA. AAC è stato quindi riconosciuto quale fonte primaria di informazioni sulla CAA. Il giornale riporta questioni opportunamente scelte d’interesse internazionale, come il quadro dell'andamento del settore, a cui fu riservato un intero numero (Dicembre, 1987), e serve come veicolo per documentare le conferenze dell’ISAAC attraverso gli abstracts pubblicati prima di ogni conferenza biennale. Queste ed altre attività rappresentano un continuo impegno per la formazione, il servizio e la ricerca sistematica di conoscenze sempre nuove nel campo della CAA. Dal momento che il campo è in espansione, i professionisti della CAA in alcune aree geografiche constatarono la necessità di creare delle organizzazioni nazionali che potessero concentrarsi su questioni peculiari e uniche dei loro Paesi. Ci sono 10 sezioni nazionali dell’ISAAC: Regno Unito, Svezia, Stati Uniti, Paesi Bassi / Fiandre, Israele, Finlandia, Danimarca, Germania, Canada e Norvegia. Altre nazioni stanno ora considerando la formazione di Chapters ISAAC nazionali. Altre organizzazioni nazionali che si occupano di CAA si sono già costituite o stanno per farlo anche in altre parti del mondo. Per esempio, nei primi anni ‘80, i membri della Australian Association for Speech and Hearing, decisero di istituire l’Australian Group on Severe Communication Impairement (AGOSCI). Questa organizzazione continua ad interessarsi a Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 questioni come il bisogno di formazione professionale nell'ambito della CAA ed altre tematiche relative alla valutazione e all'intervento. In Sudafrica fu creata un'organizzazione chiamata Interface per dare informazioni sulla CAA ai professionisti locali. Le politiche multirazziali e le pratiche antidiscriminatorie della Interface hanno permesso l’offerta di servizi a individui provenienti da tutti i ceti della popolazione sudafricana. Sviluppatasi in origine nella città di Capetown grazie agli sforzi di ingegneri biomedici ed altri professionisti, l'influenza dell’Interface si è sentita in altre parti del Paese. L'interesse sempre crescente per la CAA e lo sviluppo in questa direzione di diverse nazioni furono evidenziati dalla creazione di un Comitato ISAAC per i Paesi in via di sviluppo e dalla quantità di incontri e seminari internazionali organizzati per discutere le problematiche delle regioni emergenti (Seligman-Wine, 1988). Il Seminario dei Paesi in via di sviluppo, tenuto in concomitanza con ciascuna conferenza biennale ISAAC dal 1986, favorì la comunicazione internazionale e la collaborazione nel nostro campo. Le sessioni incentrate su problematiche internazionali offrivano un luogo per lo scambio di conoscenze e generavano discussioni sulle possibili soluzioni ai problemi legati alla CAA. Questi seminari furono frequentati assiduamente e dettero vita a discussioni (sia dirette che scritte) su numerose tematiche di grande interesse, come ciò che definisce una nazione "in via di sviluppo" nell'ambito della CAA (vedere il rapporto del Comitato ISAAC per i Paesi in via di sviluppo, 1990) e questioni relative alla organizzazione dei servizi. I professionisti di CAA nei Paesi in via di sviluppo diffusero sempre più notizie riguardo ai servizi che la CAA offriva nei loro Paesi attraverso pubblicazioni e presentazioni durante le conferenze (p.e. Blaisus, 1990; Kaul, 1990; Shukkuen, 1987; Waller & Van de Walt, 1988). Tra i gruppi regionali che si formarono negli anni ‘80 in certe nazioni rientrano: la HamiltonWentworth Communication Collective e la Communication Action and Awareness nella regione dell’Ontario, in Canada, e la Northeast, Southeast Pacific Northwest, sulle Montagne Rocciose e i Southern Communication Groups della California del sud (USA). Inoltre alcune organizzazioni professionali, come le associazioni statali o provinciali dei logopedisti, crearono dei comitati operativi che si occupavano delle questioni della CAA (p.e. le Indiana and New Jersey Speech- Language-Hearing Associations). 37 Nel corso degli anni ‘80 continuò l'enfasi sulla divulgazione informativa. Il diffondersi di pubblicazioni scritte dai consumatori e da professionisti come Closing the Gap, Augmentative Communication News, Communicating Together, fornirono nuovi luoghi di discussione per lo scambio di informazioni e conoscenze. Fu durante questo periodo che Aids, Communication, and Electronics, scritto dal Group for Technology and Disability, fu pubblicato nel Regno Unito. Allo stesso modo, la International Commission on Technical Aids, Housing and Transportation cominciò a pubblicare il suo notiziario nei primi anni ‘80. Un aspetto interessante e forse unico della CAA è stato il coinvolgimento costruttivo dei produttori degli ausili e dei materiali per la comunicazione. Come individui e come gruppo, i produttori apportarono molteplici contributi. Quale organizzazione, la Communication Aids Manifactures Association (CAMA) ha contribuito in modo rilevante, fornendo borse di studio e supporti economici agli utilizzatori della CAA che desideravano partecipare alle Conferenze Biennali ISAAC. Anche molti singoli produttori hanno sostenuto il settore, alcuni prediligendo il sostegno a singoli utenti della CAA attraverso borse di studio e premi. Numerosi produttori hanno fatto considerevoli sforzi per riuscire a fornire servizi di consulenza e corsi di preparazione all'uso degli ausili, ai consumatori, alle famiglie ed ai professionisti. Con la pubblicazione di notiziari come il Current Expressions (della Prenkte Romich Company), Echo On (Phonic Ear), e The Key (Words +), i produttori hanno dimostrato il loro impegno nell'approfondire la conoscenza non solo degli ausili di comunicazione, ma anche dei diversi aspetti della CAA. Alcuni produttori si sono dedicati alla difesa del consumatore della CAA ed alcuni hanno dimostrato ancora una volta il loro sostegno, con l'integrazione di diverse borse di studio e di premi, tra cui il Prenkte Romich ISAAC Scholarship Awards per sovvenzionare gli studi di base o avanzati sulla CAA, i Prenkte Romich AAC Awards annuali, per premiare gli autori degli articoli più interessanti del periodico, i Phonic Ear AAC Distinguished Lectureships, che promuovono la divulgazione delle informazioni a livello internazionale ad opera di leader del settore, e il Word+ AAC Consumer Lecture Awards, che offre un riconoscimento ad un utente della CAA, fornendo la possibilità di rivolgersi ad altri utenti e professionisti. I membri ISAAC Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 possono essere orgogliosi del fatto che il primo Phonic Ear AAC Distinguished Lectureship rese onore al primo presidente di quella organizzazione, Shirley McNaughton. Durante gli anni ‘80 il campo della CAA beneficiò dei contributi da parte dei suoi stessi utenti e delle loro famiglie. Diversi utenti della CAA hanno contribuito alle nostre conoscenze di base e ai nostri sforzi nella disseminazione delle informazioni, attraverso libri, rubriche quotidiane (p.e. Harrington & Harrington, 1991; Murphy, 1987), conferenze e/o notiziari (Creech, 1988; Kissick, 1987a,b) e presentazioni in workshops (p.e.Creech, Kissick, Koski & Musselwhite, 1988; MacDonald & Howey, 1992; Segalman, 1992). (Vedere Huer & Lloyd, 1988, per una più esaustiva lista dei contributi letterari pubblicati degli utenti della CAA e delle loro famiglie). Altri hanno dato il loro apporto al settore partecipando alle organizzazioni professionali esistenti (p.e. presiedendo o prestando servizio nei comitati), alla formazione e allo sviluppo di nuove associazioni (p.e. Hear Our Voice, Broehl, 1990). Ricerca e sviluppi clinico/educativi Durante gli anni ‘80 i professionisti entrarono nelle discussioni scientifiche in relazione ad alcuni diffusi problemi della CAA (p.e. Beukelman, 1988b). Questo comprendeva anche la proposta di una tassonomia dei simboli della CAA (Lloyd & Fuller, 1986), la proposta di ripensare "la competenza comunicativa" con specifico riferimento alla CAA (Light, 1988), e la proposta di un modello comunicativo (Lloyd, Quist, & Windsor, 1990). Inoltre molte ricerche e numerosi articoli sulla CAA non solo consolidarono le nostre conoscenze fondamentali in merito, ma aiutarono a preparare il terreno a quei dialoghi pedagogici che sono essenziali per la crescita di un nuovo campo. Alcuni di questi scritti diedero ai praticanti della CAA ulteriori linee-guida da seguire per la valutazione, l'intervento e l’organizzazione dei servizi (p.e. Beukelman, 1988a, Blackstone & Isaacson, 1988; Coleman, Cook, & Meyers, 1980; Goossens’ & Crain, 1985a; Higginbotham, Mathy-Laikko, & Yoder, 1988; Kangas & Lloyd 1988; Lloyd & Kangas; Shane & Bashir, 1980). Molti libri importanti sulla CAA furono ugualmente pubblicati durante questo decennio sia negli Stati Uniti (Beukelman, Yorkston, & Dowden, 1985; Blackstone, 1986; Brandeburg & Vanderheiden, 1987; Fishman, 1987; Goossens’ 38 & Crain, 1985a, b; Hofman, 1982; Kraat, 1985; Musselwhite & St. Louis, 1982, 1988; Schaeffer, Musil, & Kolinzas, 1980, Schiefelbusch, 1980; Shane & Sauer, 1986; Silverman, 1980, 1989; Wasson, Tynan, & Gardiner, 1982), che in altri Paesi (Basil & Ruiz, 1984, 1985; Canadian Rehabilitation Council for the Disabled, 1984; Charlebois-Marois, 1985; Easton & Enderby, 1983; Enderby, 1987; Galyas, Lundman, & Lagerman, 1982; Jones & Cregan, 1986; Kiernan et al., 1982; McNaughton, 1985, Monfort, Rojo, & Juarez, 1982; van Balkom & Donker-Gimbrere, 1988). E’ anche significativo notare che due dei primi testi sono ora giunti alla loro seconda edizione (Musselwhite & St.Louis, 1988; Silverman. 1989). La diffusione delle informazioni è stata anche oggetto dell'attenzione dei media più popolari. I professionisti che lavorano per informare le società dell'intervento di CAA contribuirono ad accrescere la consapevolezza e l'accettazione che si traduce in ultima analisi in una favorevole politica di sostegno e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Un esempio è il film svedese"Smart-granse (Elers- Jarleman, 1983) che illustra la riabilitazione di una giovane donna non parlante a causa di un incidente d'auto. Videocassette come To say I am e To find a Voice (rispettivamente Montgomery, 1980 e Nova, 1980), entrambe trasmesse sulle reti nazionali statunitensi, mostrarono l'uso delle strategie di CAA e documentarono il processo attraverso il quale si riesce a procurare un ausilio di comunicazione. Recenti giornali e articoli di riviste hanno messo in luce i progressi e le conquiste degli utenti della CAA, come Stephen Hawking, il fisico britannico (Adler, Lubenow, & Malone, 1988). La collaborazione internazionale ha favorito ulteriori sviluppi del settore. Un progetto iniziato dalla Svezia, seguita poi dal Canada e, più tardi, dagli Stati Uniti, ebbe come risultato l’International Project on Communication Aids for the Speech Impaired (IPCAS), creato nel 1981. I principali obiettivi di questo progetto includevano la disseminazione delle informazioni sugli ausili tecnologici, lo sviluppo professionale e delle risorse, e la promozione della ricerca e la creazione di ausili tecnologici. L'informazione sugli individui con gravi disabilità di linguaggio è tracciata annualmente da ogni paese membro e diffusa nella forma di rapporti nazionali (p.e. IPCAS, 1984). Inoltre l’IPCAS sponsorizzò un gruppo di ricerca in diversi settori legati alle gravi Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 disabilità del linguaggio vocale. Sono stati menzionati alcuni ricercatori che studiarono settori diversi, come la interazione comunicativa (Kraat, 1985), la sintesi vocale (Fant, 1983) e l'uso della CAA con persone con patologie degenerative (Carroll-Thomas, 1989). Per tutto gli anni ‘80 ci fu una crescita continua nel campo che si occupava della creazione di simboli appropriati per rappresentare messaggi particolari. Molti set (cioè collezioni) e sistemi di simboli grafici furono ideati in questi dieci anni (p.e. Carlson, 1984; Cregan, 1982; Johnson, 1981, 1985). Vanderheiden e Lloyd (1986) fecero una revisione della maggior parte dei simboli grafici creati nella metà degli anni ‘80. L'evoluzione del sistema simbolico Bliss continuò durante gli anni ‘80 attraverso il lavoro di una panel internazionale che incrementava il lessico iniziale. Nel 1980 (Hedner, 1980) fu pubblicato un dizionario contenente i 1400 simboli Bliss e i nuovi simboli aggiunti al lessico standard furono disponibili attraverso il BCI, con supplementi prodotti per tutto l'arco del 1990. Altri svilupparono simboli basati sul giapponese (p.e. Kojima, Iwatate, Hajashi, & Matsumoto, 1988). Cregan (1982) realizzò un sistema per la rappresentazione grafica dei gesti attraverso grafemi semplificati, affinché fossero utilizzati con i bambini con ritardo mentale e iperattivi durante le sue lezioni. Cregan sviluppò simboli grafici disegnati a mano basati sulle caratteristiche principali del gesto (p.e. la forma delle mani, la posizione e il movimento) per colmare il vuoto tra comunicazione aided e unaided. Un altro insegnante che operava con adolescenti sordi, incontrando serie difficoltà durante le lezioni, creò un sistema computerizzato, per rappresentare graficamente i gesti insieme ad un testo stampato che poteva fornire la traduzione inglese o la traduzione nel linguaggio simbolico britannico dei gesti (Llewellyn-Jones, 1983, 1984; Watts & LlewelynJones, 1984a, b). Caratteristici di questo decennio furono i numerosi progressi nel campo tecnologico, compreso l'incremento qualitativo e quantitativo degli ausili di comunicazione disponibili sul mercato. I miglioramenti nella memoria dei computer, i progressi nella sintesi vocale e le migliori possibilità grafiche contribuirono a creare ausili CAA più efficaci. Esisteva un'ampia gamma di ausili di comunicazione disponibili con uscita in voce, come l’All Talk, il Touch Talker, il SayIt- All, lo SpeechPac/Epson, lo Special Friend Speech Prosthesis, il Trine System, il Vocaid, il 39 VOIS, e lo WOLF. Alcuni ausili con uscita in voce, usavano la voce digitalizzata, come l’IntroTalker della Prenkte Romich e MaCaw della Zygo. Altri strumenti erano appositamente studiati per individui con capacità motorie estremamente ridotte. Questi ausili permettevano all'utente di selezionare direttamente i messaggi attraverso la fissazione di sguardo (p.e. il EyeTyper e il Light Talker) o di comunicare attraverso l'uso di sistemi a scansione (p.e., il Flexcom, lo ScanPAC, lo ScanWOLF, il Zygo Model 100). I display dinamici erano un'altra opzione, disponibile con strumenti tipo Word + EZ Keys. La disponibilità sul mercato degli ausili dava ai consumatori e alle loro famiglie una più ampia disponibilità di scelta e accesso a servizi di supporto. Negli anni ‘80 non solo erano più facilmente reperibili gli ausili dedicati, ma si assistette a significativi miglioramenti nella precisione, nella velocità delle prestazioni e nella affidabilità. Questi vantaggi, uniti ai progressi nella riduzione delle dimensioni e la maggiore accessibilità di prezzo, dettero ai professionisti ed ai consumatori molte più possibilità che in passato. Anche l'evoluzione delle capacità dei personal computer nella seconda metà di questo decennio ebbe un considerevole influsso sulla CAA. I progressi nell’hardware e nelle applicazioni software dettero agli individui con gravi disabilità comunicative più ampie possibilità sia nello sviluppo delle literacy che nella comunicazione scritta. Con il maggior utilizzo della tecnologia, molti furono in grado di comunicare con successo. Nonostante gli enormi progressi tecnologici, tuttavia, gli utenti della CAA continuarono a dover affrontare notevoli sfide, come la riduzione della velocità con cui erano soliti comunicare, anche con i mezzi elettronici più sofisticati. Questo problema fu preso in considerazione da numerosi ricercatori come Vanderheiden (1984), (8) L’All Talk è distribuito dalla Adaptive Communication System, Inc., 1400 Lee Drive, Suite 3, Coraopolis, PA 15108, USA. (9) Il Touch Talker è creato e distribuito dalla Prentke Romich Company, 1022 Heyl Road, Wooster, OH 44691 USA. (10) Il Say-it-All è distribuito dalla Innocomp Innovative Computer Applications, 33195 Wagon Wheel Drive, Solon, OH 44139, USA. (11) Lo SpeechPac/Epson è creato e distribuito dalla Adaptive Communication System, Inc., 1400 Lee Drive, Suite 3, Coraopolis, PA 15108, USA. (12) Lo Special Friend Speech Prosthesis è distribuito dalla Shea Products, Inc.,1721 W Hamlin Road, Rochester Hills, MI 48063,USA (13) Il Trine System è distribuito dalla Adaptive Communication System, Inc., 1400 Lee Drive, Suite 3, Coraopolis, PA 15108, USA. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 Vanderheiden e Kelso (1987), Heckathorne, Voda e Leibowitz (1987), e Swiffin (1987). La ricerca tecnologica nell'ambito dell'aumento della velocità prese avvio in questi anni focalizzandosi su tecniche che potessero gestire la formulazione grammaticale dei messaggi (p.e. la previsione di parola) e velocizzare il ritmo globale della comunicazione. COMBIBOARD e KATDAS sono i sistemi nati da un progetto di collaborazione tra Paesi Bassi e Stati Uniti che mirava ad aumentare la velocià della comunicazione usando diverse strategie (Foulds, Soede, & Van Balkom, 1987; Kamphuis, 1990). Le diverse tecniche per velocizzare la comunicazione furono anche studiate e indagate da questi altri ricercatori (p.e., Demasco, Jones, McCoy, & Pennington, 1992; Drynan & McGinnis, 1992; VanBiervliet & Parette, 1992). Un metodo per minimizzare le limitazioni dovuta alla lentezza della comunicazione si basò sulla nozione della compattazione semantica in particolare tramite il sistema software MINSPEAK disponibile sul mercato (Barber, 1983, 1985, 1986). La compattazione semantica, un sistema semantico fondato sulla forma, è un mezzo di codificazione linguistica che consente un efficiente recupero dei messaggi memorizzati elettronicamente. La tecnologia degli ausili di comunicazione fu applicata in modo sempre più massiccio anche nelle nazioni non anglofone durante gli anni ‘80. In Germania, per esempio, un ausilio portatile chiamato Blisskriste fu progettato perché fosse usato da individui con disabilità motorie che comunicavano attraverso i simboli Bliss (Boenick & Rossdeutscher, 1988). Oltre al software dei simboli Bliss sviluppato nel Nord America per anglofoni, furono creati molti altri servizi di software e programmi in francese, italiano (Ceretti, Emiliani, & Tronconi, 1986), spagnolo, svedese (Galyas & Hunnicutt, 1986) e Ewe (una (14) Il Vocaid è creato e distribuito dalla Texas Instrument, Inc.,Parts, P.O. Box 53, Lubbock, TX 79408, USA (15) Il VOIS (vari modelli) è distribuito dalla Phonic Ear, 250 Camino Alto, Mill Valley, CA 94941, USA. (16) Il WOLF è creato e distribuito dalla AdamLab, Wayne County Intermediate School District. , 33500 Van Born Road, Wayne, MI 48184, USA (17) L’ Eye Typer è distribuito dalla Sentient Systems Technology, Inc., 5001 Baum Blvd., Pittsburg, PA 15213, USA (18) Il Light Talker è creato e distribuito dalla Prentke Romich Company, 1022 Heyl Road, Wooster, OH 44691 USA. (19) Lo ScanPAC/Epson è creato e distribuito dalla Adaptive Communication System, Inc., 1400 Lee Drive, Suite 3, Coraopolis, PA 15108, USA. (20) Il Flexcom è distribuito dalla Furalletech Systems Inc., P.O. Box 190, Liberty, IA 52358, USA (21) Lo ScanWOLF è creato e distribuito dalla AdamLab, Wayne County Intermediate School District. , 33500 Van Born Road, Wayne, MI 48184, USA (22) Il Zygo 100 è creato e distribuito dalla Zygo Industries,Inc., P.O. Box 1008, Portland, OR 97207, USA 40 lingua parlata nell'Africa Occidentale; Amedofu & Eulenberg, 1988). I professionisti in campi tecnologici affini, divennero attivi nella CAA in numero sempre maggiore, si occupavano della ricerca e diffondevano nuove attività ricevendo una considerevole attenzione. Il primo workshop della IEEE Computer Society sull'applicazione dei Personal Computers nell'assistenza ai disabili ed altri incontri di altre associazioni professionali, accrebbero la consapevolezza delle problematiche della CAA tra questi professionisti. Grazie alla diffusione dell'interesse nella tecnologia di CAA, la Rehabilitation Engineering Society of North America (RESNA), formò uno special interest group (SIG) per la CAA. Il SIG/CAA promuove il servizio e lo sviluppo di nuove tecnologie di CAA e si occupa di divulgare le conoscenze sulla CAA alla comunità dell'ingegneria riabilitativa. Anche se ci furono sostanziali progressi nell'area tecnologica, gli anni ‘80 videro il programmatico concentrarsi dell'attenzione sui principali bisogni delle persone “non parlanti” (Zangari, Kangas, & Lloyd, 1988). Coloro che lavoravano nei servizi stavano nuovamente enfatizzando la necessità di considerare gli utilizzatori della CAA all’interno di contesto globale e di prestare sempre maggiore attenzione alla complessità dei processi interattivi e alle richieste degli ambienti sociali ed educativi (Calculator, 1988; Light, 1988). Furono riesaminati i risultati ottenuti da alcuni programmi di abilitazione degli anni ‘60 e ‘70 (p.e. Burrows & Lloyd, 1972; Hall & Talkington, 1972 ; Kopchick & Lloyd, 1976) per aiutare queste persone e furono applicati alle correnti modalità di intervento della CAA. Vantaggi significativi vennero anche dal settore accademico. Diversi programmi per la formazione professionale aggiunsero ai loro curricula i contenuti della CAA, sia come seminari a sè stanti che come lezioni inserite nel programma di corsi esistenti. Verso la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli ami ‘90 esistevano già 107 università americane pubbliche e private che offrivano almeno un corso completo sulla CAA (Lloyd & Koul, 192). La prima borsa di studio del Dipartimento dell’Educazione degli Stati Uniti per il dottorato di ricerca e specializzazioni successive nella CAA fu concessa alla Purdue University nel 1983. Da allora sono stati istituiti altri programmi di laurea e specializzazione. Il riconoscimento scientifico fu concesso nel 1984 dal primo World Rehabilitation Found e dalla Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 società universitaria Fullbright per lo studio della CAA, rispettivamente a Rick Foulds e Lyle Lloyd. Gli anni ‘80 furono un decennio di significativi progressi, accresciuti anche dalle acquisizioni scientifiche, dall'aumento delle nostre conoscenze di base, dallo sviluppo della ISAAC, dalla evoluzione tecnologica e dalla condivisione delle esperienze attraverso il lavoro e le pubblicazioni. I casi di collaborazione internazionale erano in aumento e permettevano di condividere idee sui programmi e sui progetti più innovativi. Gli anni ‘90 I primi anni ‘90 videro numerose sfide, trionfi e controversie e rappresentarono un periodo tanto entusiasmante quanto i primi giorni della CAA. Quando la ruota del tempo gira, alcuni raggi si vedono per la seconda volta e altri per la prima. Influenze sociali e politiche Mentre potrebbe sembrare relativamente semplice discutere gli interessi tecnologici e clinici di questo periodo, è molto più complesso descrivere la scena socio/politica. I primissimi anni ‘90 continuarono ad essere un periodo di recessione economica con finanziamenti limitati in molti settori, compresi quelli dei servizi sociali e dell'educazione. Negli Stati Uniti si era registrato un impegno nel riformare il sistema sanitario; i costi di tale sistema contribuivano continuamente alla crescita del deficit nazionale. Tuttavia tale impegno dimostrò che non tutte le necessità dei cittadini potevano essere soddisfatte. Emergeva la sensazione che dovesse esservi un elenco dei servizi che potessero essere coperti solo a certe condizioni. Questa sensazione entrava in collisione con i principi deontologici di molti professionisti, ma gradualmente ciò si stava concretizzando attraverso un periodo di particolare pressione fiscale (DeRuyter & Doyle 1993). Questa situazione pose il problema se si potevano sopprimere i diritti degli handicappati, se tale ristrutturazione fosse stata attuata. Problema non risolvibile in breve tempo (Wehman, 1993). La situazione divenne ironicamente assurda in quanto, mentre le compagnie di assicurazione e il sistema statale Medicaid facilitavano sempre più l'acquisto degli ausili CAA, il Sistema sanitario globale di organizzazione dei servizi era in via di revisione rischiando di mettere a repentaglio tutti 41 gli obiettivi raggiunti. Negli Stati Uniti la conoscenza della tecnologia aumentò in qualche misura, come risultato delle indicazioni dell’Assistive Technology Law (PL 100- 407) relativo alla diffusione delle informazioni e dell’Americans with Disabilities Act (ADA). I finanziamenti non soddisfacevano le necessità e la situazione era spesso frustrante (Patson, 1993). Dal punto di vista sociale si assisteva al desiderio di accrescere l'indipendenza delle persone disabili e di aumentare il loro coinvolgimento sociale. I termini "inclusione" e "responsabilizzazione" comparvero in molti progetti di cambiamento del sistema e continuarono ad essere discussi nella letteratura specialistica. Negli Stati Uniti l'emanazione del Communication Bill of Right [Carta dei Diritti alla Comunicazione] fu sottoscritto da un comitato unificato rappresentante varie organizzazioni professionali come la American Association on Mental Retardation, la American Occupational Therapy Association, la American Physical Therapy Association, la American Speech-LanguageHearing Association, il Council for Exceptional Children, la Association for Persons with severe Handicaps, e il Chapter statunitense dell’ISAAC (USSAAC) (National Joint Committee for Communication Needs of Persons with severe Disabilities, 1992). Nel sistema scolastico cominciarono ad essere integrati nelle normali classi, sempre più bambini con bisogni speciali, con diversi livelli di sostegno (NASBE Study Group on Special Education, 1992; Sailor et al. 1989; Stainback & Stainback, 1990; Stainback & Stainback, & Forest, 1989). Per gli adulti, mentre l'indipendenza veniva incoraggiata dal punto di vista filosofico e legislativo attraverso l’ADA, le misure riguardanti le pensioni, spinsero molti disabili a rimanere senza impiego o ad essere parzialmente impiegati e a dipendere dalla indennità governativa (Bowe, 1992). Ricerca e sviluppi clinico/educativi I ricercatori e gli addetti allo sviluppo in campo tecnologico, continuarono a dare importanti contributi al settore. In Europa due progetti della Comunità Europea furono coinvolti nella ricerca e nello sviluppo di ausili per individui con gravi problemi nella comunicazione. Il Research into Advanced Communication Equipments (RACE) e il Technology for the Socio-Economic Integration of Disabled and Elderly (TIDE) dettero entrambi importanti contributi alla ricerca tecnologica in CAA. Basandosi sull'opera precedente, il Trace Center continuò lo sviluppo del General Input Device Emulating Interface Standards (GIDET) (Vanderheiden, 1993). Questi standard consentirono ad ausili comunicativi e a speciali dispositivi di accesso di sostituire la funzione della tastiera e del mouse. La ricerca tecnologica e lo sviluppo portarono anche a maggiori alternative nella comunicazione aided. Uno dei più particolari dispositivi della CAA che fu realizzato durante questo periodo è il DynaVox²³ che configura i simboli pittorici creati da Faith Carlson e l’animazione dei simboli rappresenati i verbi. Esso rappresentò una generazione di nuovi strumenti che impiegavano caratteristiche più dinamiche, che potevano migliorare l’apprendimento e la memorizzazione di vocaboli e di tecniche di accesso basate su categorie. Un software altrettanto insolito chiamato Vois Shapes (Shane & Wilbur, 1989) fu usato con il dispositivo CAA chiamato Vois 160. Vois Shapes fu descritto da un produttore come un sistema lessicale basato sull’ASL. Parole e frasi potevano essere richiamate da chiunque aveva familiarità con l’ASL, premendo un massimo di tre tasti che rappresentassero la posizione del corpo, la forma della mano e il movimento del gesto associato. Altri strumenti che divennero disponibili durante questo periodo, come il ABOVO, furono creati per una specifica popolazione di pazienti, individui che usavano supporti fisici e lo spelling. La Lingraphica Visual Language Prosthesis fu progettata in primo luogo per individui che avevano gravi disturbi di comunicazione a causa di un ictus o a causa di un trauma cranico (Steele, Weinrich, Wertz, Kleczewska, & Carlson, 1989; Weinrich, Steele, Carlson, Kleczewska, & Baker, 1989a, b). Questo strumento portatile era dotato di un display dinamico che favoriva la comunicazione di individui con gravi difficoltà di linguaggio vocale. Le icone per la generazione del messaggio potevano essere richiamate in diversi modi, compresa la prova ed errore attraverso un set (23) Il DynaVox ™ è distribuito dalla Sentient Systems Technology, Inc., 5001 Baum Blvd., Pittsburg, PA 15213, USA (24) Il Vois 160 con Vois Shape™ è creato dalla Phonic Ear, 250 Camino Alto, Mill Valley, CA 94941, USA. (25) L’Abovo Personal Communication Device ™ (ABOVO) può essere ordinato scrivendo a 96 Rhinebeck Ave., Spriengfield , MA 01129, USA (26) Il Lingraphica Visual-Language Prosthesis è stato sviluppato dal Veterans Administration Madical Centre in Palo Alto, CA e distribuito dalla Tolfa Corporation, 1860 Embarcadero Road, Palo Alto, CA 94303, USA. 42 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 selezionato, una parola o una ricerca di sottoinsiemi (semantici) e associazioni logiche. La ricerca e lo sviluppo nella tecnologia con uscita in voce, portarono alla sintesi vocale in molte lingue e dialetti. WOLF di AdamLab, per esempio, fu programmato in via sperimentale in spagnolo(messicano), francese (canadese), tedesco, olandese,giapponese, ebraico, arabo (palestinese) e Hindi (Turner, 1992). La ricerca sul riconoscimento e sulla sintesi vocale fu anche applicata allo sviluppo di uno strumento CAA studiato in modo specifico per persone laringectomizzate, che usavano una elettrolaringe (un ausilio a batterie che posto sotto la gola aiutava a produrre le necessarie vibrazioni per l'emissione delle vocalizzazioni) (Kapoor, 1990). Con l'utilizzo dell’hardware esistente e della tecnologia del linguaggio, questo dispositivo fu impiegato a livello sperimentale per riconoscere e trasformare i suoni prodotti dall’amplificatore di vibrazioni in suoni di migliore qualità in voce sintetica. Altri progetti si basarono sulle capacità fonatorie esistenti di un individuo, ed avrebbero portato benefici alle persone con grave disartria. I computer sono stati usati sperimentalmente per migliorare il linguaggio disartrico al fine di aumentarne la comprensibilità (Bunnel, Polikoff, Peters, Kadambe, & Mineo, 1992). Un nuovo software come lo Speaking Dinamically (una versione migliorata del Talking Pictures) fu progettato per facilitare la valutazione e per essere un mezzo multifunzionale per insegnare causa ed effetto, uso dei sensori, della scansione, la struttura delle frasi e degli enunciati, uso della previsione di parola e dello spelling. Questo sistema ideato per Macintosh poteva produrre hard copies di ambienti e tabelle a tema utilizzabili anche lontano dal computer e poteva memorizzare gli archivi/displays di numerose persone in specifici setting. Il software multifunzionale continuò ad essere importante da quando il finanziamento, da parte di agenzie sociali, venne limitato. Questo, insieme ad oggetti come l’AAC Vocabulary Manager, un sottoprodotto dello University of Nebrasca Vocabulary Toolbox Project, aiutò gli operatori a gestire le richieste associate al fatto di dover fornire a molteplici clienti, i sistemi di CAA. Molti altri importanti progressi tecnologici furono fatti negli anni ‘90 in termini di attrezzature specifiche e di softwares. Per un elenco più esauriente, il lettore deve far riferimento alle opere bibliografiche del Trace Research and Development Center, che sono testi pubblicati periodicamente e possono essere utili quali registri permanenti di questo settore della storia della CAA (Borden, Berliss, & Vanderheiden, 1993) e alla rassegna degli ausili con uscita in voce dell’IPCAS (Galyasa, Fant, & Hunnicut, 1993). Informazioni sugli ausili di CAA sono anche disponibili attraverso HyperABLEDATA, un data-base contenente oltre 16.000 descrizioni di prodotti e informazioni e contatti per 2200 compagnie. Forse un efficace esempio del progresso del campo della CAA fu l'introduzione di un ausilio poco noto, chiamato Vocal Assistant, che fu commercializzato tra il personale ospedaliero. Benchè questo ausilio con messaggi limitati, non fosse insolito da un punto di vista tecnologico, il suo utilizzo mirato o pubblicizzato (cioè per individui che potevano aver perso temporaneamente la facoltà di articolare dei suoni e per quelli che si trovavano in questa condizione permanentemente) indica che la CAA era diventata più nota, almeno all'interno di alcuni ambienti professionali. Una trattazione degli anni ’90 in termini tecnologici non sarebbe completa senza menzionare uno dei più entusiasmanti sviluppi di questo periodo, la realtà virtuale (VR) e la realtà virtuale alterata (VAR). VR e VAR permetteranno ai disabili di avere esperienze che sarebbero altrimenti impossibili, o perlomeno impraticabili, per una serie di circostanze. Tale tecnologia può fornire alla persona che usa la CAA esperienze reali e fantastiche che possono essere condivise con i partner comunicativi e sembra essere uno strumento potenzialmente molto efficace per insegnare e facilitare l'interazione sociale e la motivazione. VR e VAR sfideranno gli operatori rispetto al proprio utilizzo funzionale e richiederanno loro di inventare modi affinché gli individui possano accedere al loro sistemi comunicativi prima, durante e dopo un'esperienza di VR o VAR. Coloro che si occupano dello sviluppo tecnologico, comunque, dovranno essere (27) Lo Speaking Dinamically™ e le Talking Pictures sono distribuite dalla Mayer Johnson Company, P.O. Box 1579, Solana Beach, CA 92075-1579, USA. (28) L’AAC Vocabulary Manager è distribuito dalla Don Johnston Developmental Equipment , Inc., P.O. Box 639, 1000 N.Rand Rd., Bldg. 115, Wauconda , IL 60084,USA. (29) L’ Hyper-ABLEDATA è acquistabile in CD dal Trace Research and Development Center, Rm. S-151 Waisman Center, 1500 Highland Avenue, Madison, WI 53705, USA. (30) Il Vocal Assistant™ è acquistabile da GMR Labs, 1030 E. El Camino Real# 308, Sunnyvale, CA 94087, USA. 43 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 consapevoli dei relativi ostacoli per le persone disabili. Se questi inseriranno da subito la flessibilità negli standard o nei progetti generali dei programmi, allora potrà essere assicurata una maggiore accessibilità ai programmi di VR e VAR per gli individui che hanno severe disabilità e/o usano la CAA (Vanderheiden & Mendenhall, 1993a, b). Le attività di ricerca continuano ad essere diffuse nell'ambito del periodico AAC e di altre riviste specifiche. Una campionatura di articoli risalenti ai primi anni ‘90, mostra un'ampiezza di tematiche, inclusa la ricerca sugli aspetti della competenza comunicativa (Bedrosian, Hoag, Calculator, & Molineaux, 1992; Kangas, 1991; McKinley, 1991); sugli aspetti della selezione del vocabolario (Baker, McCoy, Stuart, & Nyberg, 1991; Beukelman, McGinnis, & Morrow, 1991); sulle funzioni comunicative (Buzolich, King, Baroody, 1991); sull’interazione (Glennen, 1991); sugli stili personali di apprendimento del linguaggio (Iacono, 1992); sui requisiti motori per i gesti (McEwen & Lloyd, 1990); sulla comprensibilità del linguaggio tra quello naturale e quello sintetizzato (Mirenda & Beukelman, 1990); e sulla simultanea comunicazione e comprensione linguistica (Remington & Clark, 1993a, b). Furono usati anche altri mezzi per condividere le informazioni sui progetti/risultati e sulle tematiche di ricerca. Nei primi anni ‘90 ebbero luogo le Visions Conference a Wilmington, Delaware, USA. I molteplici bisogni tecnologici, clinici/educativi e di ricerca furono identificati e riassunti in una serie di atti (Mineo, 1990). Ulteriori opportunità per discutere le tematiche di ricerca si presentarono quando gli organizzatori delle conferenze ISAAC programmarono due conferenze, legate l'una all'altra. Dopo ciascuna delle due conferenze biennali ISAAC degli anni ’90, fu tenuto un simposio di ricerca della durata di due giorni per discutere sulle questioni metodologiche nella CAA. Il primo simposio a Stoccolma nel 1990 attirò 100 partecipanti provenienti da 16 Paesi che furono coinvolti nella ricerca di base, nella ricerca clinica applicata, nella ricerca tecnica e sviluppo. Gli argomenti che promossero la discussione erano tematiche relative a studi di casi, alla interazione comunicativa e ai problemi metodologici nella ricerca in CAA (p.e. Brodin & Bjorck-Akesson, 1990). Il secondo simposio di ricerca tenutosi a Filadelfia, vide la presenza di 125 partecipanti. Piccoli gruppi di discussione si concentrarono su Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 piccoli progetti "n", sulla ricerca qualitativa, sulla valutazione dell'efficacia degli interventi di CAA, sull’utilizzo in soggetti normali, sulla ricerca sul vocabolario, sulla ricerca longitudinale, su tematiche relative al fattore umano, sulla valutazione dei programmi di organizzazione dei servizi, sulla analisi della conversazione, e sulla ricerca nel campo della literacy (Gardner Bonneau, 1992). Altre discussioni su tematiche e su problemi più ampi continuarono negli anni ‘90. Un ulteriore sviluppo della tassonomia dei simboli della CAA (Fuller, Lloyd & Schlosser, 1992,) per esempio, allargò le nostre vedute sulle considerazioni nell'organizzazione e classificazione delle modalità di rappresentazione. I professionisti hanno anche cercato di favorire lo sviluppo del settore attraverso la discussione di appropriate teorie e modelli applicativi alla CAA (p.e. Bowler, 1991; Gerber & Kraat, 1992; Light & Lindsay, 1991; Lloyd et al., 1990; Soto, 1992; Soto & Olmstead, 1993). Un altro settore in costante crescita nei primi anni ‘90 è quello riguardante l’organizzazione dei servizi clinici/educativi. Come parte di uno sforzo complessivo per la ristrutturazione delle scuole statali, negli Stati Uniti si assistette ad un movimento nel mondo della scuola per offrire una continuità di servizi a studenti con bisogni speciali, mettendo però un’enfasi sul tentativo di supportare questi studenti all’interno del regolare programma scolastico. Persino prima che la ristrutturazione cominciasse ad avere luogo su ampia scala, alcuni professionisti insistettero affinché logopedisti, fisioterapisti e terapisti occupazionali fornissero i rispettivi servizi in classe piuttosto che nelle sale di terapia. Quando ciò veniva realizzato, sorsero spesso problemi relativi alla generalizzazione delle abilità di CAA acquisite, all’interno di reali ed interessanti attività funzionali. Un modello di organizzazione dei servizi basato sulla collaborazione fu proposto quale modalità alternativa di erogazione dei servizi (Phillips & McCullough, 1990; Tindal, Shinn, & Rodden-Nord, 1990). Con lo specialista e l’insegnante di classe che lavoravano in collaborazione per progettare e portare avanti gli obbiettivi dell’intervento, gli studenti con bisogni speciali avrebbero avuto un migliore programma scolastico che includeva compagni ed amici allo stesso livello, della stessa età, e si sarebbero diplomati uscendo dal sistema scolastico con migliori abilità funzionali che includevano adeguate capacità comunicative. Durante questo 44 periodo, Calculator e Jorgensen (1991) pubblicarono informazioni sulle migliori prassi per assistere gli specialisti nella integrazione delle conoscenze di CAA nei normali contesti scolastici. Light, Datillo, English, Gutierrez, & Hartz (1992) fornirono una guida per istruire lo staff di supporto agli utenti della CAA e Mirenda (1992) pubblicò delle linee guida per assicurare che l'uso della CAA fosse sostenuto, nel momento in cui, gli studenti, in una fase post-scolastica, entravano in un sistema di servizi per adulti. Sull'efficacia delle strategie, dei simboli, degli ausili e dei programmi CAA si concentrarono numerosi professionisti (p.e. Blackstone, Carter, Berg, & Biondi, 1992; Kostraba, Saver, Brown, Frische, & Wyatt, 1992; Norris, Parnes, Boschen, Schuller, 1992; Poock, Blackstone, & Berg, 1992; Raghavendra, Rosengren, & Hunnicutt, 1992). Altri discussero sui punti di forza e sui limiti dei diversi modelli di organizzazione dei servizi (p.e. Bruno & Sauer, 1992). Altri ancora esplorarono tematiche specifiche, come il dare il .giusto merito alle esperienze di collaborazione (Beukelman, 1990; Schlosser, 1991) e sui ruoli professionali (Locke & Mirenda, 1992). Nelle scuole statunitensi c'è stato un continuo dibattito non solo su come ristrutturare il sistema scolastico, ma anche su come insegnare le abilità di literacy. Gli educatori furono sempre attratti da due tendenze, sostenere ciò che fu chiamato insegnamento del "linguaggio onnicomprensivo" o il modello o un approccio orientato di tipo fonetico (Gersten & Dimino, 1993; Norris & Damico, 1990), anche se alcuni difendevano una combinazione di entrambi gli aspetti (Adams, 1991b). Contemporaneamente, crebbe l'interesse nell’area dell'insegnamento della literacy agli studenti con bisogni di CAA. La costituzione del Carolina Center for Literacy, la pubblicazione delle ricerche e le numerose presentazioni nel corso di conferenze contribuirono ad aumentare interesse per la literacy (p.e. Coleman & Steelman, 1992; Foley & Eule, 1992; Koppenhaver, 1991; Koppenhaver, Evans, & Yoder, 1991; Koppenhaver, Hedrick, Abraham, & Yoder, 1992; Koppenhaver & Yoder, 1992, 1993; Light & Binger, 1992; Lindsay, McNaughton, Vanderheiden, Ellis, Krogh, & McNamara, 1992; McNaughton, 1992; Smith, 1992a, b). Se la concezione del linguaggio nella sua globalità contrapposta a quella che privilegiava l'approccio fonetico era motivo di divisione tra gli educatori statunitensi, esso appariva sbiadito di fronte alla controversia sull'intervento chiamato Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 "comunicazione facilitata" (FC). Anziché essere un dibattito pacato e limitato, questo argomento fu ampiamente pubblicizzato sulla stampa locale per tutto il Paese e sulle reti televisive, ancora prima che il dibattito prendesse avvio seriamente sulle riviste specializzate e nelle conferenze professionali. La pubblicità partì negli Stati Uniti, dopo che Douglas Biklen cominciò ad usare la tecnica che aveva imparato da Rosemary Crossley al DEAL Communication Center di Melbourne, Australia (Biklen, 1990; Crossley & McDonald, 1980). La stessa tecnica era stata usata in precedenza negli Stati Uniti da Carol Lee Berger nell’Oregon, ma la notizia del suo lavoro non era stata ampiamente diffusa. La FC coinvolge una persona (cioè un "facilitatore") che fornisce un supporto fisico ed emotivo ad una persona con una severa disabilità comunicativa. Le rivendicazioni sulla quantità dei potenziali utenti della FC, la semplicità della tecnica e la concezione che chiunque potesse trarne vantaggio, elevarono l'aspettativa che tuttora circonda la FC. A parte l’interesse della gente che vedeva le persone disabili sotto un'altra prospettiva, sorse spontanea una domanda riguardo alla paternità del messaggio:chi comunica effettivamente, il disabile o la persona che gli dà il supporto fisico ed emotivo? La domanda su chi forniva il contenuto del messaggio della FC ha condotto a numerosi dibattiti (Calculator 1992a, b; Donnellan, 1993; Donnellan, Sabin, & Majure, 1992; Duchan, 1993; Green, 1993; Mulick, 1993 ; Schubert, 1993; Shane, 1993). Diversi articoli specialistici hanno esaminato la validità di questa domanda attraverso approcci di ricerca quantitativa (Bligh & Kupperman in pubblicazione; Calculator & Singer, 1992; Crossley, 1993; Cummins & Prior, 1992; Eberlin, McConnachie, Ibel, & Volpe, 1993; Hudson, Melita, & Arnold, 1993; Moore, Donovan, Hudson, Dykstra, & Lawrence, 1993; Smith & Belcher, 1993; Szempruch & Jacobson, 1993; Wheeler, Jacobson, Paglieri, & Schwartz, 1993). Fino ad oggi nessuno di questi studi ha dimostrato in modo definitivo che gli utenti della FC sono gli effettivi autori del messaggio in questi esperimenti. Alcuni promotori della FC, però, (31) Il termine “linguaggio onnicomprensivo” è utilizzato per descrivere un approccio all’insegnamento della literacy che riconosce le interrelazioni tra lettura, scrittura, linguaggio e ascolto e che incoraggia il simultaneo sviluppo di ognuno di questi (Norris & Damico, 1990) 45 credono che il metodo della ricerca quantitativa sia inadatta per convalidare la FC e incoraggiano studi di ricerca più qualitativi per rendere valida la tecnica. Sabin e Donnellan (1993) fornirono il primo studio qualitativo sulla FC, pubblicato su una rivista specialistica. Le loro scoperte suggeriscono che gli studenti ricevevano una combinazione unica di supporto fisico e verbale, mirata ai loro bisogni individuali. Inoltre le loro scoperte suggeriscono che i facilitatori della FC adempiono a complesse funzioni oltre a provvedere al supporto fisico, come prendere decisioni e negoziare il significato durante le interazioni linguistiche. Anche se essi non fecero alcun tentativo per dare soluzione al problema di chi fosse l'autore del messaggio, il significato delle loro ricerche ha sottolineato molto tale aspetto. I dati qualitativi forniti da Sabin e Donnellan (1993) possono essere usati per riesaminare i dati quantitativi per giungere ad una adeguata considerazione di tutte le variabili indipendenti che possono giocare un ruolo nella determinazione dell'autore del messaggio. Tuttavia potrebbero essere necessari diversi anni per determinare il valore della FC e se la FC giocherà un ruolo importante tra le opzioni di CAA esistenti. Anche se la Comunicazione Facilitata è vista da molti come una forma di CAA, è importante notare che la CAA e la FC non sono sinonimi e non devono essere usate come termini intercambiabili. A causa della grande pubblicità della FC, i professionisti devono essere consapevoli del pericolo che corre il pubblico nel ritenere che la FC possa essere sinonimo di CAA. I risultati positivi dell'attività legata alla FC comprendono il rispetto per gli individui con gravi difficoltà espressive e per la loro potenziale competenza comunicativa, il maggiore interesse nello studio dell'influenza reciproca dei partner durante la comunicazione con o senza il coinvolgimento della FC, e la scoperta o riscoperta per gli operatori della tecnica della semplificazione o del supporto motorio per insegnare le diverse abilità. Sviluppi Professionali Nei primi anni ‘90 crebbe la quantità dei materiali disponibili sulla CAA, compresi diversi libri di testo (p.e. Baugmart, Johnson, & Helmsetter, 1999; Beukelman & Mirenda, 1992; Pressman, in pubblicazione; Reichle, York, & Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 Sigafoos, 1991; Yorkston, 1992), libri di risorse (Borden, Berliss, & Vanderheiden, 1993), e guide per i genitori (Bloomberg & Johnson, 1992; Tambay, 1992). Altri libri pubblicati o in pubblicazione miravano ad un argomento specifico o ad un gruppo specifico (p.e. Biklen, 1993; Goosens’, Crain, & Elder, 1993, in pubblicazione a, b; Musselwhite, 1991) o erano autobiografici (p.e. Creech, 1992; Creer-Berti, 1993). Fornire agli utenti della CAA l'accesso alla comunicazione a distanza era un altra area di interesse negli anni ‘90. In Svezia, un ausilio di telecomunicazione visiva fu realizzato e sperimentato da persone con moderate disabilità intellettive (Bjorck-Akesson & Brodin, 1992). In Canada, i ricercatori svilupparono un telefono pubblico per persone con disabilità sia motorie che verbali o uditive (Riley, 1992) e hanno valutato l'uso della posta elettronica quale mezzo per dare assistenza clinica e tecnologica a bambini e giovani (MacKinnan & King, 1992). Un progetto pilota usò la corrispondenza elettronica internazionale per collegare due classi (una nel Regno Unito e l'altra negli Stati Uniti) per consentire agli studenti con disabilità multiple di mandare e ricevere messaggi (Moore, 1990). Un progetto sponsorizzato dalla European Community’s Research and Development on Advanced Communication comprendeva lo studio dei fattori ritenuti importanti da parte delle persone disabili, per poter accedere alle telecomunicazioni. Chiamato Integration of People with Special Needs in Integrated Broadband Communication (IPSNI), questo progetto comprende centri di ricerca in Belgio, Finlandia, Grecia, Italia, Scozia, e Paesi Bassi. La partecipazione a conferenze e seminari rimase un altro mezzo di sviluppo professionale negli anni ‘90. Le conferenze biennali dell’ISAAC del 1990 e del 1992 (tenutesi rispettivamente a Stoccolma, Svezia, e a Filadelfia, USA) rappresentarono delle importanti opportunità per i professionisti e per gli utilizzatori della CAA per condividere idee e impararne di nuove. Durante la conferenza del 1992 fu anche presentata la prima Words+/ISAAC Consumer Lecture, un premio dato ad uno speciale utente di CAA per la sua presentazione durante una conferenza biennale (vedi Kraat, 1993). Mentre la CAA era al centro di molte conferenze professionali, già ne venivano fatte delle presentazioni durante molte altre occasioni. Per esempio, alla European Conference on the 46 Advanced of Rehabilitation Technology (ECART) del 1992 a Maastricht, nei Paesi Bassi, ci furono due sessioni scientifiche sulla CAA con rappresentanti provenienti dalla Germania, dalla Gran Bretagna, dal Giappone, dall'Irlanda, Italia, Svezia, e Paesi Bassi. Altri importanti conferenze e workshop sulle problematiche della CAA furono la CENIT Asia Information Technology Fair, di Hong Kong, 1991; i seminari della Spastics Society of Tamil Nadu, di Madras, in India, 1992; la International Conference on Persons with Disabilities, Vaticano, Roma, Italia, 1992; la RESNA Annual Conference, Las Vegas, Nevada, USA, 1993; e l’ASHA, Anheim, California, 1993. La collaborazione internazionale continua negli anni ‘90, poiché i vari settori lavoravano insieme per rivolgersi alla ricerca e alle problematiche relative ai servizi (Lagerwall, 1991). Da una diversa prospettiva professionale, furono diffusi dei modelli da parte di ASHA per offrire delle linee-guida sul ruolo del logopedista e garanzie sulla qualità dei servizi di CAA (ASHA, 1991) e sui protocolli di intervento (Task Force on Clinical Standars, 1993). Oltre ai materiali pubblicati, alle conferenze e alle guide, lo sviluppo professionale fu anche incentivato dalla continua crescita delle sezioni di ISAAC già esistenti o recentemente organizzate (p.e. ISAAC-Norvegia, ISAAC-Canada) e dalla continua attività di altri gruppi concentrati esclusivamente sulla CAA o da gruppi che si rivolgevano alla CAA dentro la struttura di altre organizzazioni (McNaughton, 1993). La CAA continua ad essere un settore in evoluzione in molte nazioni in via di sviluppo (Azevedo, 1991;Vanderheiden, 1991).Al Developing Countries Seminar dell’ISAAC (DDC), che ha avuto luogo nell'agosto del 1992, parteciparono oltre 45 persone di 17 Paesi. Tematiche specifiche della CAA, come il potenziamento dei programmi, la condivisione delle fonti, e l'applicazione delle tecnologie, furono tutte considerate. I rapporti regionali diffusi nell’ISAAC Bulletin, approfondivano le conoscenze riguardo a quanto stava accadendo nel mondo, così che le esperienze cliniche/educative potessero diventare di comune dominio. Il Comitato sui Paesi in Sviluppo dell’ISAAC creò anche delle linee guida per le attività della CAA all'interno di Paesi in via di sviluppo (ISAAC Commitee on Developing Countries, 1992). Queste direttive, portate avanti negli ultimi 6 anni, comprendevano alcuni specifici consigli sull'uso Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 della tecnologia CAA (p.e. che fosse pratica, utile, culturalmente accettabile, sviluppata localmente, al giusto costo, e che offrisse dei servizi e dei corsi di sostegno locali). Il momento di crescita della CAA quale settore specializzato, continuò per i primi anni ‘90. Tuttavia, nonostante gli importanti traguardi raggiunti in questo periodo, restano ancora aperte numerose questioni e diverse sfide. Mutamenti e tendenze Rivedendo gli eventi degli ultimi quattro decenni, emergono numerose tendenze e momenti di svolta. Certamente fino a che punto queste tendenze siano applicabili, varia da Paese a Paese; tuttavia, per molte, se ne trova traccia a livello internazionale. Poiché le risorse e le priorità sono differenti in ogni parte del mondo, non tutti i Paesi hanno sperimentato l'intera gamma dei mutamenti che si sono verificati. In alcune nazioni, dove diversi precedenti influssi ed eventi hanno caratterizzato lo sviluppo della CAA, sono emersi probabilmente diverse tendenze di sviluppo. Le circostanze e gli eventi presentati in ordine cronologico in questo articolo, le tendenze e le transizioni discusse di seguito, tuttavia, si riferiscono a diversi Paesi e possono dare l'idea dello sviluppo di questo settore. La tendenza più ovvia nel settore della CAA fu la crescita. La prima conferenza internazionale della CAA nel 1980, per esempio, ebbe 18 sedute plenarie/presentazioni, con presentatori provenienti da tre differenti nazioni. La più recente conferenza ISAAC del 1992 vide oltre 250 presentazioni e più di 1000 partecipanti in rappresentanza di 24 Paesi. Ci furono anche significativi progressi in relazione al ruolo degli utilizzatori della CAA e ai progetti di ricerca, in un settore che ha le radici nella pratica clinica ed educativa (Parnes, 1989). Da alcuni articoli isolati, sparsi in diverse pubblicazioni, si è passati alla nascita di una rivista specializzata dedicata esclusivamente alla CAA: le informazioni relative al nostro campo sono diventate sempre più facilmente reperibili. In alcune parti del mondo, la CAA pare essersi affrancata dalla fase pionieristica per entrare in una fase in cui la politica sociale sta assumendo un ruolo sempre più centrale (Zangari et al., 1988). Argomenti come il finanziamento e la equa distribuzione dei servizi sono ancora al centro dell'attenzione di molte nazioni. Benché ciò si 47 manifesti in maniera diversa nelle varie parti del mondo, la fase della politica sociale è generalmente caratterizzata da una sensibilizzazione e da un sostegno crescenti da parte dell'opinione pubblica. Nei primi anni le strategie e i mezzi della CAA erano visti come "deviazioni" rispetto ai servizi tradizionali e il finanziamento per la ricerca e per il lavoro clinico/educativo in questo settore era minimo. Più recentemente, la CAA ha cominciato ad essere vista come un più particolare approccio all’intervento comunicativo con alcune persone e comincia a ricevere sempre maggiore attenzione e supporto. Per sostenere questa tendenza ad un ulteriore supporto pubblico e burocratico, i professionisti hanno riconosciuto la necessità di indagare e documentare le caratteristiche ed i bisogni delle persone con gravi disabilità di comunicazione e i simboli, le strategie, e le tecniche della CAA che essi adottano. L'analisi sistematica degli utenti della CAA e dei loro sistemi, è un meccanismo fondamentale per fornire questo tipo di informazioni. Il naturale progresso dei nuovi campi di studio comprende lo sviluppo di nuovi modelli e teorie. Il settore della CAA sta cominciando a produrre sufficienti dati di ricerca per dare avvio a questo tipo di processo e, mentre ulteriori dati provenienti dalla ricerca di base e da quella applicata diventano chiaramente necessari, si fa avanti il dibattito su queste tematiche. Alcuni ricercatori hanno messo in discussione la appropriatezza dell'uso di modelli comunicativi basati su coloro che parlano normalmente e hanno invocato la creazione di nuovi modelli comunicativi fondati unicamente sulle caratteristiche degli utenti della CAA e sulle loro interazioni (Gerber & Kraat, 1992; Kraat, 1985). Altri hanno avanzato l'ipotesi che, con un minimo cambiamento, la CAA si adatti ai modelli comunicativi esistenti (Lloyd et al. 1990). In ogni caso il movimento verso una più intensa attività di ricerca, lo sviluppo di nuove teorie, e la discussione dei modelli della CAA rappresenta una importante tendenza che avrà significativi sviluppi per la continua evoluzione di questo settore. Un altro importante cambiamento, dalla nascita della CAA come settore, ai giorni nostri, riguarda la tipologia degli utilizzatori. Inizialmente, la CAA veniva usata per individui con funzioni verbali ridotte o nulle a causa della rimozione chirurgica delle corde vocali o di una Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 condizione congenita, come la paralisi cerebrale o ritardo mentale. In tempi più recenti si è verificato un miglioramento dei servizi disponibili per individui con gravi disabilità di linguaggio dovute a patologie acquisite. Le strategie e le tecniche della CAA sono state utilizzate più frequentemente con persone con sclerosi amiotrofica laterale (Beukelman, et al.,1985; Rabine, 1985; Sitver & Kraat, 1982; Yorkston, 1989), sindrome di Guillan-Barrè (Beukelman & Garrett, 1988), sclerosi multipla (Honsinger, 1989), morbo di Parkinson (Schumacher & Rosenbeck, 1986; Yorkston, Beukelman, & Bell, 1988), ictus cerebrali (Beukelman , et al., 1985), insufficienza respiratoria (Dowden, Beukelman, & Lossing, 1986a; Dowden, Honsinger, & Beukelman, 1986b), lesioni della spina dorsale (Dowden et al.,1986a, b; Honsinger, Yorkston, & Dowden, 1987; Vanderheiden & Smith, 1989), traumi cranici (Beukelman et al., 1985; DeRuyter & Donoghue, 1989; Light, Beesley & Collier, 1988), e afasia (Bailey, 1983; Beukelman et al., 1985; DiSimoni, 1986; Enderby & Hamilton, 1983; Garrett, Beukelman, & Low-Morrow, 1989; Glass,Gazangia, & Premack, 1975; JohannsenHorbach, Cegla, Mager, & Schempp, 1985; Yorkston & Dowden, 1983). Un altro cambiamento nella tipologia delle persone che ricevevano servizi dalla CAA riguarda in modo specifico la disabilità intellettiva. Durante i primi due decenni quando la CAA era prevalentemente usata con individui con disabilità intellettive, che avevano anche lesioni all’apparato uditivo. Nei primi anni ’70 le strategie e le tecniche della CAA erano più spesso considerate come un mezzo adeguato di intervento per persone con disabilità mentali, ma senza disfunzioni a livello uditivo. Perfino allora, però, l’intervento della CAA non era di solito offerto ad individui il cui grado di ritardo mentale fosse gravemente sotto la media. Solo più tardi queste strategie vennero impiegate con i pazienti con danni più gravi, compresi quelli privi delle capacità simboliche. Come Romski e Sevcik hanno affermato, “la noncuranza verso i particolari bisogni delle persone con severe disabilità intellettive sembra essere stata bloccata dalla convinzione che alcuni prerequisiti devono essere presenti prima che un individuo possa essere candidato all’uso della CAA” (1988, p.83). Un’analisi critica di alcune delle ipotesi sui prerequisiti cognitivi, indica che alcune abilità che si pensavano essere dei presupposti fondamentali per l’utilizzo della CAA, potevano non essere 48 così essenziali come si riteneva in precedenza (Kangas & Lloyd, 1988; Reichle & Karlan, 1987; Reichle & Yoder, 1985; Romski, Sevcik, & Pate, 1988). La tendenza ad offrire servizi di CAA a persone con severe e profonde limitazioni cognitive è un riflesso del fatto che si era riconosciuto come inadeguato escludere dai servizi specialistici coloro che non mostravano di possedere quelle competenze arbitrariamente definite “prerequisiti“. Ci furono anche altri cambiamenti tra i pazienti. Per esempio, la CAA tendeva in origine ad essere impiegata con individui quasi privi di un linguaggio comprensibile. Più recentemente abbiamo usato le tecniche e le strategie della CAA con pazienti che presentavano una qualche traccia di linguaggio verbale (Baumgart et al.,1990; Bodine & Beukelman, 1991). In alcune zone del mondo, la CAA si è evoluta da campo multidisciplinare a campo interdisciplinare. Inizialmente i gruppi di professionisti che svolgevano un lavoro nella CAA si limitavano alle loro discipline o condividevano esperienze e conoscenze con i loro colleghi, solo a livello del tutto informale. Anche se buona parte dei primi lavori rappresentava questi diversi campi, dall’ingegneria, alla psicologia, all’educazione, dalla linguistica, alla logopedia, dalla terapia occupazionale alla fisioterapia, fino alla metà degli ami ’70 non troviamo diffuse forme di collaborazione sistematica, di valutazioni di équipe e di progettazioni. Anche se ci sono forse delle eccezioni a questa tendenza, ci sono prove sufficienti a sostenere l’ipotesi del passaggio da un approccio di tipo multidisciplinare ad uno di carattere interdisciplinare (e in alcuni casi intradisciplinare) nella organizzazione dei servizi. Il campo ha sperimentato anche un mutamento rispetto al focus dell’intervento di CAA per le persone con limitato od assente linguaggio funzionale. Inizialmente la maggior parte del nostro intervento era rivolto agli aspetti tecnici della comunicazione, come l’accesso ad ausili e la corretta produzione dei gesti manuali. Anche se ci furono delle notevoli eccezioni (come sostenere l’uso dei gesti e/o dei simboli grafici nella vita quotidiana; Burroughs & Lloyd, 1972; Hall & Talkington, 1972; Kopchick & Lloyd, 1986; Silverman et al., 1978), pochi dei primi professionisti tennero presenti i bisogni comunicativi dei loro pazienti all’interno di tutti i contesti d’interazione. Dalla metà degli anni Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 ’70, però, i professionisti si sono sempre più interessati agli aspetti della comunicazione che considerano gli utenti della CAA in relazione ai loro ambienti, e si è giunti ad un discreto equilibrio tra gli aspetti tecnici e non. Certamente gli aspetti tecnici della CAA non sono passati in secondo piano; tuttavia si è riconosciuto che questo tipo di insegnamento non è sufficiente ad assicurare che le persone con gravi disabilità verbali possono diventare degli efficaci utenti dei loro sistemi di CAA (Calculator, 1988; Light, 1988). Osservando gli utilizzatori all’interno di modello in cui vengono considerate le loro funzioni in contesto domestico, scolastico, professionale e comunitario, piuttosto che in ambienti clinico/educativi isolati, gli operatori riescono più facilmente ad andare incontro alle esigenze dei loro studenti, pazienti e clienti. L’uso di quel modello di intervento come cornice ha dato agli operatori una più ampia prospettiva entro la quale osservare di bisogni di ciascun utente di CAA ed ha consentito agli specialisti di intervenire più spesso in ambiti che prima erano loro negati, come le abilità relative alla comunicazione scritta. I risultati delle indagini compiute in Australia, Canada e negli Stati Uniti suggeriscono che circa lo 0,3 fino all’1% dei bambini in età scolare di questi Paesi può aver bisogno dei servizi di CAA (Aiello, 1980; Johnson & Bloomberg, 1986; Lindsay, Cambria, & McNaughton, 1986; Matas, Mathy-Laikko, Beukelman, & Legresley, 1985). Considerando il numero elevato di individui che emerge da queste percentuali, non fa meraviglia che un’altra tendenza che si manifesta negli ultimi anni sia una maggiore enfasi sulla ricerca concepita per accrescere le nostre conoscenze di base sulla CAA e per migliorare l’organizzazione dei servizi per gli utenti della CAA. La costituzione dell’ISAAC Research Committee e del Research Registry dimostra un movimento in questa direzione. Il fatto che simposi di ricerca fossero tenuti dopo le conferenze biennali del 1990 e del 1992, dà un ulteriore indicazione della tendenza a riscoprire un nuovo interesse sulle varie tematiche e sulle attività di ricerca. Con gli sviluppi dell’attività di ricerca, il campo della CAA ha visto al contempo aumentare sensibilmente la documentazione sulla ricerca e sugli sforzi clinici / educativi. Crescendo il numero delle persone che necessitano dei servizi di CAA è essenziale che le informazioni che descrivono la popolazione delle persone con 49 severe disabilità di comunicazione, la valutazione in CAA, le strategie e le tecniche di intervento, insieme agli altri aspetti, siano rese note al maggior numero di professionisti. Pubblicando le analisi dei casi, i risultati di sperimentazioni e le descrizioni di approcci comprovati, si è ampliata la sfera delle conoscenze riguardo ai simboli e alle pratiche della CAA. Varie riviste e pubblicazioni hanno aiutato gli specialisti della CAA ad approfondire la loro conoscenza sulle pratiche e sui programmi specifici, offrendo dei forum per discutere su tematiche professionali. La tendenza dei consumatori della CAA verso una maggiore partecipazione in questi scritti, ha dato ineguagliabili possibilità di approfondimento delle conoscenze. Il passaggio dai primi articoli, pubblicati nei periodici di altre professioni legate alla sanità, alla rivista specialistica del settore, AAC, è stato importante ed essenziale per un campo in via di sviluppo come quello della CAA. Il maggiore impegno profuso nel documentare la tipologia degli utilizzatori, le procedure e le prassi, tuttavia, deve ancora essere considerato, per questo settore, in continua crescita. Infine c’è un altro mutamento che la CAA seguita a sperimentare e riguarda la terminologia. La mancanza di accordo e coerenza nel descrivere e nel classificare è sempre stata una sfortunata ma comprensibile caratteristica di questo campo (Lloyd, 1985). I termini “non-orale“, “nonvocale” e “non-verbale“ furono tutti molto popolari in diversi momenti, ma furono abbandonati perché non riuscivano a descrivere in modo adeguato le facoltà di molti individui con severe disabilità di parola che utilizzavano le vocalizzazioni a scopo comunicativo. Molti specialisti continuarono a usare il termine “nonspeech / non speaking“ (non-verbale /nonparlante), nonostante anche questo sia ben lontano dalla descrizione accurata di numerosi casi in cui gli individui in questione possiedono effettivamente una qualche forma di linguaggio vocale. Molti usano correntemente l’espressione “comunicazione aumentativa”. Questa espressione però pone un problema di logica. Se ciò che viene fatto nella CAA comprende in realtà la vasta gamma di comportamenti comunicativi utilizzati dagli individui non disabili, come possiamo ampliare o integrare il repertorio di comportamenti comunicativi (cioè, cosa aggiungiamo di nuovo e a cosa lo stiamo aggiungendo: alla comunicazione o al linguaggio parlato)? Perciò sembra che usando il termine ”comunicazione aumentativa”, ciò a cui ci Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 riferiamo veramente, in molti casi, è l’aumento del linguaggio parlato. L’uso dell’espressione “comunicazione aumentativa e alternativa” si è notevolmente diffuso, nonostante non sia universale. La discussione circa l’accuratezza di questo termine sembra anche in questo caso scaturire dalle differenze nel modo di vedere cosa venga aumentato o sostituito, cioè, il linguaggio parlato o la comunicazione. Se è il linguaggio paralto ad essere aumentato/sostituito, allora l’aggiunta “alternativo“ ha un valore. Se è la comunicazione ad essere aumentata/sostituita, invece, l’aggiunta del termine “alternativo”, non è più così logica e non aggiunge nulla, dal momento che l’uso di diverse modalità comunicative è caratteristico di ogni essere umano. La questione sulla terminologia è ulteriormente complicata dal fatto che molti vocaboli inglesi non hanno corrispondenze accettabili/convenienti in altre lingue. Il dibattito sulla terminologia appropriata riemerge spesso in alcuni momenti dello sviluppo dei nuovi settori. Si presume che la discussione sui termini e sulle definizioni in CAA continueranno nel prossimo decennio. Come si può notare dalle tendenze e dai mutamenti sopra descritti, il campo della CAA ha sperimentato significativi cambiamenti nella politica sociale, nell’utenza, nel focus sull’intervento, nella documentazione e nella terminologia. Nell’osservare la crescita della CAA è evidente che i professionisti hanno sviluppato una più ampia prospettiva riguardo alle principali tematiche del settore. RIASSUNTO A posteriori sembra chiaro che le origini della CAA come campo, abbiano una opposta distintiva caratteristica, nel fatto cioè, che gli sforzi e le risorse dei clinici e degli educatori precedettero l’opera dei ricercatori e degli accademici. La nascita della CAA in senso inverso ebbe alcuni vantaggi, come la natura multidisciplinare generata dal simultaneo interesse nelle problematiche degli utenti CAA da parte di professionisti di settori diversi. Ci furono comunque alcuni aspetti di questo corso degli eventi che si dimostrarono sfavorevoli alla crescita del settore. Nei primi anni, come abbiamo avuto modo di vedere, la ricerca legata a nuovi modelli clinici era purtroppo assai rara a causa di alcuni fattori, come gli incentivi, le risorse e i supporti inadeguati offerti ad insegnanti e clinici 50 che si ”battevano” sul campo. La ricerca sperimentale ne risentì perché l’eterogeneità della popolazione dei pazienti con gravi disfunzioni comunicative, non si prestava ad essere studiata nei progetti dei gruppi sperimentali. Allora alcuni professionisti (soprattutto psicologi ed insegnanti di sostegno) stavano svolgendo brillanti ricerche su singoli soggetti, un tipo di investigazione empirica più adatto ad una popolazione di individui con gravi disabilità comunicative. La ricerca che esaminava il comportamento di piccoli gruppi, come nell’analisi sperimentale del comportamento e negli studi descrittivi, preparò la strada per le future ricerche della CAA. Questo tipo di ricerca non fu adottato tanto rapidamente dalla maggior parte dei logopedisti, che restarono con pochi mezzi a disposizione per valutare sistematicamente le loro procedure cliniche ed i comportamenti comunicativi degli individui nonparlanti (Eccezioni da rilevare furono il Parsons Project , che, in parte, impiegava la metodologia del singolo soggetto per analizzare i comportamenti comunicativi di individui con ritardo mentale; p.e. McReynolds & Kearns, 1983; Siegel, 1963; e lo studio del 1978 di Silverman et al., una valutazione sulla formazione di 150 utenti del metodo Bliss). L’immobilità dei programmi universitari e delle organizzazioni professionali nel campo della comunicazione, tende a sminuire l’importanza di idee nuove che non emergono a livello accademico e che non hanno una solida base sperimentale. Così gli accademici che giocano un ruolo rilevante nelle organizzazioni professionali tardarono a riconoscere i contributi di coloro che fornivano gli interventi diretti e non riconobbero l’importanza e l’influsso della CAA fino agli anni ’70/80. Molti professionisti si sono anche preoccupati della inefficienza con cui il nostro campo ha proposto e dimostrato le sue teorie, descritto i suoi utenti e le sue tecniche, ipotizzato risultati e relazionato le scoperte cliniche (p.e. Beukelman, 1985; Crystal, 1986; Fristoe & Lloyd, 1979; Lloyd & Karlan, 1984). La prima letteratura sulla CAA mancava chiaramente dei risultati della ricerca e di studi ben documentati di casi. Solo di recente il corpo delle opere sulla CAA è stato aggiornato, reso più accessibile e utile alla pratica clinica. Come ha scritto David Beukelman, ci sono centri della CAA che “hanno seguito centinaia di pazienti, ma che hanno scritto a malapena una parola per poter condividere queste conoscenze“ (1985, p.55). Si deve però riconoscere che anche se la storia Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 del campo della CAA è stata breve, la somma dei traguardi raggiunti è impressionante. Considerando la natura varia e multidisciplinare della CAA, è sorprendente che lo sviluppo di questo settore sia stato così rapido come mostrato in questo articolo. Tornando alle diverse sfide che si sono presentate e ai mezzi con cui furono affrontate, si può avere l’idea delle complessità interne della CAA.Come ha osservato Gorge Sanyana “quelli che non possono ricordare il passato, sono condannati a riviverlo” (1905-1906, p.284). Ci auguriamo che, ripercorrendo il cammino di questo sviluppo ed essendo consapevoli delle tendenze e delle direzioni che questo campo ha seguito, i professionisti siano in grado di prendere più chiare e più informate decisioni riguardo alla teoria, alla ricerca e alla organizzazione dei servizi nel corso degli ami ’90 e del Ventunesimo secolo. EPILOGO Anche se gli autori hanno cercato di narrare gli eventi significativi della CAA di ogni parte del mondo, l’articolo presente rappresenta chiaramente il punto di vista nordamericano. Riconoscendo questa prospettiva estremamente limitata, i professionisti della CAA di altre parti del mondo sono invitati a commentare i fatti che possono essere accaduti contemporaneamente a quelli qui descritti. Mentre il senno di poi ci consente di osservare gli avvenimenti che hanno dato vita a questo settore con un certo grado di oggettività, ci sono degli svantaggi nel modo in cui questo approccio archivia la storia della CAA. Col passare dei giorni, i nostri ricordi di certi eventi si fanno più confusi. Le esatte circostanze diventano oscure e i dettagli svaniscono. Come ci ricorda l’editoriale di David Beukelman, “il peggiore inchiostro è migliore della memoria più forte” (1985, p.55). Si spera che questo articolo serva ad incoraggiare i professionisti di altre nazioni a rivedere i fatti del passato e a documentare la storia della CAA dal loro punto di vista, prima che il tempo possa erodere ancora di più le loro impressioni. Si spera anche che le persone dell’America del Nord e di altri Paesi, qui menzionate, provvedano a fornire, a loro volta, un commento adeguato al loro ruolo nello sviluppo di questo settore. Per gentile concessione del Centro Benedetta d’Intino di Milano che ha curato la traduzione di questo articolo. 51 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 52 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n. 8, 2011 53 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 54 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 55 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 56 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 57 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 58 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 59 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 60 Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 61 Viaggio alla scoperta dei primi passi della comunicazione aumentativa e alternativa e dell’accesso al computer “A journey through early augmentative communication and computer access” (2002) Gregg C. Vanderheiden, PhD Professore di Ingegneria Industriale e Ingegneria Biomedica; Direttore del Trace R&D Center, University of Wisconsin at Madison INTRODUZIONE Quando mi è stato chiesto di scrivere un resoconto dei primi giorni della comunicazione aumentativa e dell’accesso al computer, mi sono proposto, prima di tutto, di creare una storia documentata di tutto il lavoro iniziale e di coloro che vi si erano dedicati. Ben presto ho scoperto che l’incarico andava oltre il tempo e le risorse di cui disponevo. Per gran parte del primissimo lavoro che ero in grado di ricordare, mi sono subito reso conto di non poterlo datare o documentare in modo preciso e che i principali protagonisti erano scomparsi o introvabili. Dopo un paio di tentativi, ho optato per un altro approccio, ovvero una narrazione personale che mi ha permesso sia di cogliere alcuni importanti studi rimasti nell’ombra, sia di riconoscere alcune delle persone che furono cruciali per l’esordio, la sopravvivenza e i riconoscimenti accreditati a quel pioniere che sono stato. Questa narrazione si compone di tre sezioni, ciascuna delle quali descrive un diverso aspetto della storia. La prima parte tratta del mio ingresso nel settore e del primo supporto che altre persone mi hanno fornito. La seconda parte esamina i tre diversi campi che sono confluiti insieme per dare origine al settore della Comunicazione Aumentativa. La terza parte tratta brevemente di alcuni dei primi aspetti dell’accesso al computer, in particolare quelli che hanno avuto origine dalla Comunicazione Aumentativa. Sebbene la narrazione descriva parte della storia iniziale di queste aree, il suo obiettivo principale è di mostrare il ruolo delle azioni o delle iniziative individuali. Anche se molti sviluppi nacquero da programmi organizzati nel corso di un lungo periodo di tempo, gran parte di ciò che è accaduto è il risultato di decisioni prese da individui che, a loro volta, hanno permesso agli eventi o ad altre persone di progredire. Spesso i progressi compiuti furono una catena di tali eventi individuali. Questo resoconto cerca di mettere in luce l’importanza di tali decisioni e azioni individuali, spesso intraprese da persone al di fuori di questo settore. Senza quelle decisioni, quelle azioni o quella dedizione, incluse quelle di persone che non avevano alcun legame con quest’area, essa non avrebbe potuto progredire così rapidamente e forse, in alcuni casi, si sarebbe evoluta in modo alquanto diverso. PARTE 1: INGANNATO Alcune persone entrarono in questo settore in seguito ad una decisione iniziale di dedizione e servizio. Io fui ingannato. David Lamers, un collega di studi, aveva sentito di un ragazzo affetto da paralisi cerebrale atetoide presso una scuola locale, che non era in grado di parlare, scrivere o utilizzare i tasti di una tastiera. A caccia di idee, Dave fece un salto presso il Behavioral Cybernetics Lab della University of Wisconsin (dove lavoravo come studente-tecnico), deciso a trovare un altro ricercatore. Quando io gli suggerii alcuni approcci alla soluzione dei problemi comunicativi del ragazzo, mi convinse a lasciare il lavoro a metà giornata e a recarmi presso la scuola “soltanto un attimo, in modo che potessi mostrargli che cosa intendevo, dato che non aveva capito”. Il resto della storia è simile a quella di tanti colleghi che sono entrati in questo campo per caso, anziché intenzionalmente. Quello che trovai non fu un “ragazzo handicappato” che potevo aiutare, ma un interessante, intelligente (e non sempre educato) giovane affetto da una severa paralisi cerebrale atetoide. Fino all’anno precedente era stato educato a casa. Il suo unico mezzo di comunicazione consisteva nell’indicare, lentamente e con un enorme sforzo, le lettere dell’alfabeto e alcune parole che erano state incise a fuoco su un pezzo di compensato di 12x16 pollici (circa 30x40 cm, N.d.T.). Il ragazzo, che si chiamava Lydell, era in grado di comunicare in questo modo, ma soltanto se qualcuno gli dedicava attenzione assoluta per un lungo lasso di tempo. Di conseguenza, non poteva partecipare alla vita di classe, né eseguire i compiti a casa o, cosa ancora più importante, svolgere alcuna attività indipendente. Rimasi colpito dall’entusiasmo del ragazzo e anche dalla sfida di trovare un modalità d’interfaccia efficace per lui; così lasciai il mio lavoro e, insieme a David Lamers, creammo un gruppo volontario di studenti universitari per cercare di sviluppare una soluzione per il giovane. (Due delle idee che avevo suggerito in precedenza non funzionavano, e la terza, che consisteva nella scansione, era ancora più lenta del già lento sistema di Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 62 puntamento del ragazzo, a causa della grave paralisi cerebrale atetoide da cui era affetto). Andew Volk (che adesso lavora presso Intel), Jim Pazaris (ora presso Rockwell International), Candace Hill-Vegter (ora presso il St. Paul Children’s Hospital), Bob Norton (ora presso il Physical Science Lab) e altri sei (i cui nomi, purtroppo, sono andati persi con il tempo e per la mancanza di qualsiasi documentazione), si unirono a noi. David Lamers, che aveva dato inizio a tutto, aveva una famiglia di tre persone da mantenere e così, sei mesi dopo, quando si laureò, fu costretto a lasciare il gruppo, come fecero alcuni altri. Ma il gruppo di studenti proseguì, si sviluppò, fu notato da altre persone come Lydell, crebbe ancora e, infine, diventò quello che ora è il Trace R&D Center presso la University of Wisconsin–Madison. SOSTENITORI CRUCIALI ED EROI NON CELEBRATI Ci sono state alcune persone, molte delle quali non direttamente coinvolte nel campo della tecnologia e della disabilità, senza le quali oggi non esisterebbe un Trace Center. Senza il loro sostegno e il loro apporto, non avrei avuto stabilità, né sarei potuto rimanere nel settore abbastanza a lungo per portare un contributo che andasse oltre il tipico livello di progetto universitario. Il primo eroe non celebrato è il professor Richard Marleau, uno straordinario professore di ingegneria elettrotecnica che fornì al nostro gruppo il supporto e l’incoraggiamento iniziali. Pur non avendo nulla a che vedere con questo settore (sistemi di potenza e teoria del controllo), egli tolse tutti gli elaboratori analogici dal suo laboratorio informatico analogico e li sistemò sul retro di un piccolo magazzino. Quindi, teneva le sue lezioni all’esterno di quel magazzino per consentire al nostro gruppo di utilizzare il suo (ex) laboratorio come luogo di incontro e di lavoro. La possibilità di avere un posto stabile in cui riunirci e lavorare (insieme ad un piccolo budget proveniente dal dipartimento, per le eccedenze), fornì al nostro gruppo interdisciplinare l’ubicazione, la stabilità e la continuità indispensabili per andare avanti per tutto il periodo necessario ad affrontare questo spinoso problema. Non c’è dubbio che oggi, senza questo gesto altruistico, il Trace non esisterebbe, noi non ci saremmo uniti o non saremmo stati in grado di tenere unito il gruppo. Il secondo sostenitore cruciale fu il professor Daniel Geisler, il quale rinunciò a diversi anni della sua carriera per dare aiuto come mentore e fornire la supervisione universitaria necessaria ad un gruppo disorganizzato di studenti del campus. Il gruppo comprendeva studenti di terapia occupazionale, fisioterapia, consulenza della riabilitazione, disturbi comunicativi, educazione speciale, psicologia, giornalismo, matematica e fisica applicata, nonché ingegneria elettrotecnica e meccanica. Altri protagonisti chiave furono i professori Leo Jedynak e David Yoder che si avvicendarono alla guida del gruppo dopo il dott. Geisler; e i professori Rideout (direttore di dipartimento), Marshall (preside della facoltà di ingegneria) e Young (rettore), i quali fecero ampiamente “flettere” la politica universitaria in una direzione o in un’altra per consentire a questo gruppo studentesco di andare avanti e di ampliare il suo lavoro nel corso degli anni. Quest’opera incluse il supporto derivante dai loro fondi personali, come pure l’individuazione di una riserva in gran parte sconosciuta nelle direttive statali che permise loro di autorizzare uno studente (l’autore) ad operare come ricercatore principale sulle sovvenzioni, in un momento in cui queste erano riservate al corpo docente di ruolo della University of Wisconsin (UW). Di recente, ho inoltre scoperto che anche un co-autore di questa pubblicazione (il dott. Dudley Childress della Northwestern University) svolse un ruolo altrettanto cruciale. Ben presto, nel processo, l’amministrazione della UW (tramite il dott. Geisler) chiese al dott. Childress di fare visita al gruppo di studenti e di fornire all’amministrazione della UW un’interpretazione per capire se i loro sforzi erano talmente innovativi, utili e sicuri da consentirne la prosecuzione, dato che, in quel momento, nessuna facoltà nel campus della UW era dotata di un background adeguato per valutare il lavoro del gruppo studentesco. Un altro protagonista importantissimo fu il dott. Max Ward che condusse il programma di studi avviato dagli studenti presso la National Science Foundation. Quel programma fornì il primo supporto fondamentale al nostro gruppo durante il suo secondo anno di vita. Il coinvolgimento personale, il sostegno e l’incoraggiamento del dott. Ward portarono il gruppo all’attenzione del capo della Direzione dell’Istruzione della NSF, e questo ci consentì di presentare una regolare proposta di valutazione paritaria alla NSF in un momento in cui essa non disponeva di un programma di ricerca inerente le disabilità. Dedicherò il tempo e lo spazio necessari per riferire questo in modo dettagliato, perché è importante rendersi conto di quanto dobbiamo essere debitori, non soltanto verso i primi maestri del nostro campo, ma anche verso le numerose persone che vi hanno contribuito dall’esterno. Queste persone si sono esposte e hanno fornito l’ambiente e il sostegno che hanno consentito a molti di noi di avere successo. È altresì importante notare che molte delle opportunità a disposizione in passato non sembrano essere più disponibili per i ricercatori e gli innovatori più giovani del giorno d’oggi. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 63 Il programma di studi concepito dagli studenti alla NSF e molti programmi di finanziamento sembrano concentrarsi maggiormente sull’analisi e l’espansione delle aree esistenti, anziché sul sostegno di avventure più rischiose verso nuovi settori. È importante tutelare quei programmi che continuano ad esistere, e/o sviluppare nuovi programmi che forniscano a giovani e giovanissimi studenti il sostegno e le opportunità per analizzare nuove aree in modo indipendente, e affinché possano evolversi in nuovi leader. Questa non è che una storia delle origini, ma ha molti aspetti in comune con altri protagonisti iniziali di altri settori. Oggi sono disponibili le stesse opportunità? Sono in aumento o in diminuzione? PARTE 2: UN RACCONTO CON TRE FILI CONDUTTORI Nel tracciare la trama dello sviluppo della prima comunicazione aumentativa, è importante seguire tre diversi fili conduttori. Il primo è lo sviluppo della comunicazione elettromeccanica e dei sistemi di scrittura iniziali. Il secondo è la ricerca sullo sviluppo del linguaggio del bambino normale (senza disabilità) e il terzo è costituito dalle tabelle di comunicazione e di linguaggio. Questi tre fili conduttori si sono sviluppati in modo ampiamente indipendente fino agli anni Sessanta e Settanta, quando confluirono insieme per dare origine a quella che conosciamo oggi come Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA). L’accesso al computer si sviluppò poi al di fuori della parte relativa all’interfaccia di questo lavoro, in particolare per ciò che riguarda l’aspetto riguardante l’interfaccia uomo-macchina (affondando le sue radici nelle macchine per la conversazione e per la scrittura). Comunicazione e ausili per la scrittura Quando il nostro gruppo di studenti si propose innanzitutto di concepire una soluzione per Lydell, uno dei primi incarichi che si assunse fu quello di raccogliere informazioni sui sistemi elaborati altrove. Guidato da Candice Hill, il gruppo raccolse e poi, nel corso degli anni, mantenne un elenco o un registro di tutti gli ausili di comunicazione [1] (finché non venne più tardi incorporato nell’Able Data). Quello che scoprimmo fu che la maggior parte delle iniziali tecnologie d’interfaccia apparvero prima in Europa. Avevano assunto la forma di sistemi di controllo ambientale o di sistemi speciali per il controllo di una macchina da scrivere. Relè e solenoidi erano utilizzati per controllare l’alimentazione di dispositivi o per attivare i tasti delle tastiere. I relè e le luci passo-passo erano utilizzate per creare meccanismi di scansione e di selezione a codice. Figura 1. Il Patient Operated Selector Mechanism (POSM) forniva diversi modi per controllare una macchina da scrivere standard. Qui ne è mostrato un esempio che consentiva il controllo attraverso l’aspirazione e il soffio tramite un boccaglio a collo di cigno. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 Figura 2. Il Patient Initiated Light Operated Telecontrol (PILOT) consentiva il controllo delle macchine da scrivere semplicemente attraverso il puntamento di un fascio di luce. 64 Probabilmente, il primo ausilio di comunicazione elettrico fu il POSM (Patient Operated Selector Mechanism), un sistema di controllo per macchina da scrivere a soffio/aspirazione il cui prototipo fu realizzato da Reg Maling nel 1960 (uno dei tanti da lui creati) (Figura 1). Reg era un visitatore volontario allo Stoke Manderville Hospital (per persone affette da paralisi) e notò che, per comunicare, i pazienti disponevano soltanto di un campanello. Questo gli fornì l’ispirazione per sviluppare il primo POSM per i degenti. Nel 1964 fu ideato un Sistema di Comunicazione per Persone con Handicap (Comhandi) costituito da un sistema di controllo per telescrivente a scansione con display illuminato. Altri dispositivi erano azionati tramite il puntamento di fasci ottici verso cellule fotoelettriche, come il Patient Initiated Lightspot Operated Typewriter o PILOT (1967) (Figura 2) e il Lightspot Operated Typewriter o LOT, sviluppato nel 1973. Inoltre si utilizzava l’alfabeto Morse per il controllo delle macchine da scrivere tramite il codice Morse sonoro o a soffio/aspirazione nel sistema VOTEM (macchina da scrivere azionata dalla voce con l’uso del codice Morse, N.d.T.) (1969), come pure tramite controllo muscolare vocale (1972). La migliore fonte d’informazione specifica riguardante molti di questi primi sistemi è il libro del 1974, Aids for the Severely Handicapped, a cura di Keith Copeland [2]. Questi primi sistemi diedero il via ai sistemi transistorizzati, inclusi quelli funzionanti tramite l’EMG (General Man-Machine Interface o GMMI) (Figura 3) e persino un display tascabile azionato da una tastiera e chiamato “The Talking Brooch” (letteralmente: spilla parlante, N.d.T.) (Newell, 1973) (Figura 4). Il Talking Brooch, insieme ad un ausilio di comunicazione creato da Toby Churchill e chiamato Lightwriter, sono stati probabilmente i primi ausili di comunicazione portatili, e il Talking Brooch è quasi sicuramente il primo ausilio Figura 3. Figura 4. Il General Man-Machine Interface (GMMI) consentiva agli utenti di controllare una macchina da scrivere e altri dispositivi utilizzando soltanto i segnali elettrici emessi dai muscoli, senza bisogno di un effettivo movimento degli arti. Il Talking Brooch, un ausilio di comunicazione indossabile, era stato progettato per persone che non erano in grado di parlare, ma che riuscivano a digitare su una tastiera tenuta in mano. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 65 di comunicazione indossabile. Essendo stato progettato per individui con un migliore controllo motorio, fu anche il primo a consentire una comunicazione faccia a faccia con un contatto oculare da vicino. Sebbene i dispositivi portatili come il Talking Brooch e il Lightwriter di Toby Churchill fecero la loro apparizione negli anni Settanta, i sistemi precedenti erano tutti fissi e si trattava, fondamentalmente, di sistemi speciali di scrittura a macchina. I sistemi d’interfaccia attraversarono l’Atlantico passando prima per il Canada, dove iniziarono ad apparire tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta. Il Comhandi fu un primo ausilio di comunicazione fisso sviluppato in Canada. Negli Stati Uniti, lo sviluppo dei sistemi di comunicazione ebbe inizio nel 1971 grazie a due studenti che, in modo del tutto autonomo l’uno dall’altro (uno si trovava nel Wisconsin e l’altro nel Massachusetts) furono attirati nel settore da un ragazzo speciale per il quale stavano cercando di elaborare un sistema di comunicazione e di scrittura. Uno dei due progetti venne condotto da Richard Foulds presso la Tufts University e l’altro fu il lavoro da noi svolto presso la University of Wisconsin. Gli esperimenti della Tufts portarono allo sviluppo del Tufts Interactive Communicator (TIC) (Figura 5), un ausilio di comunicazione a scansione e, successivamente, all’ANTIC, il primo ausilio di comunicazione che cambiava l’ordine di scansione in previsione della lettera successiva che, con maggiore probabilità, sarebbe stata digitata. Il lavoro svolto presso la University of Wisconsin condusse allo sviluppo dell’Auto Monitoring Communication Board (AutoCom) (Figura 6), un sistema di comunicazione a selezione diretta che fu acquisita dalla Telesensory Systems Inc. e dalla Prentke Romich Company, come il Trine e diversi altri ausili commerciali per la comunicazione, la scrittura e l’accesso al computer. L’AutoCom fu il primo ausilio di comunicazione (e, in seguito, di accesso al computer) portatile sul quale l’utente poteva liberamente cambiare il suo vocabolario e risistemare le lettere, le parole e le frasi, al fine di soddisfare le sue esigenze. Figura 5. Il Tufts Interactor Communicator (TIC) si serviva della scansione per fornire accesso a display e stampanti e, successivamente, portò al cambiamento della disposizione delle lettere di scansione basato dinamicamente sui caratteri successivi con maggiori probabilità di selezione. Figura 6. L’Auto Monitoring Communication Board (AutoCom) era un ausilio di comunicazione/controllo programmabile dall’utente progettato per consentire agli utenti con severe disabilità motorie di selezionare direttamente parole e frasi per comunicare e scrivere. Fra gli altri ausili di comunicazione degni di nota che uscirono in quel periodo, ricordiamo il Tracy della Tracy Inc. (nessuna relazione con il Trace Center), il Portaprinter e il Canon Communicator. Il Tracy fu il primo ausilio ad avvalersi di un display ad albero binario per consentire agli individui di utilizzare l’alfabeto Morse Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 66 senza bisogno di imparare il codice Morse. Il Portaprinter fu il primo ausilio di comunicazione a stampa portatile e consisteva di un dispositivo con le dimensioni di una grossa valigetta in cui erano inseriti un display a scansione e una stampante a nastro (Figura 7). Di notevole importanza fu il Canon Communicator della Canon Inc. in quanto era l’unico ausilio di comunicazione proveniente da un’importante società di capitali ed era di gran lunga l’ausilio più piccolo, con una tastiera della dimensione di un palmo e una stampante a nastro, il tutto in una confezione di 3,3 x 5,2 x 1,2 pollici (circa 8,3 x 13 x 3 cm, N.d.T.) (Figura 8). Mentre il settore si evolveva, diventava accessibile un numero sempre maggiore di ausili elettronici con capacità di espansione. Figura 8. Il Canon Communicator è stato l’ausilio di comunicazione a stampa più piccolo del mondo ed era particolarmente utile per le persone deambulanti. Figura 7. Il Portaprinter era un ausilio di comunicazione a stampa inserito in una grossa valigetta simile ad una scatola, con un display a scansione e una stampante a nastro. Parecchi ricercatori sperimentarono la sintesi vocale per individui con disabilità. I primi tentativi interessarono computer fissi sulla base di ricerche della Svezia, del MIT e altre. L’uso di voce sintetica da parte di una persona non in grado di parlare per ordinare una pizza (senza previo avvertimento), probabilmente, fu realizzato dall’Artificial Language Laboratory della Michigan State University, diretto da John Eulenberg. A metà degli anni Settanta, il nostro gruppo presso il Trace Center creò un sintetizzatore vocale portatile prendendo un sintetizzatore DecTalk in commercio e, lavorando con la Digital Equipment Corporation (DEC), modificò la circuiteria della scheda madre, in modo che si potesse accendere e spegnere all’istante, senza dover effettuare una routine di accensione completa. Alimentato da batterie al gel, l’unità pesava 20 libbre (circa 9 kg, N.d.T.) e andava montata sul retro di una carrozzina. Successivamente, il primo sintetizzatore vocale “portatile” diede il via a sistemi più piccoli e leggeri basati sul sintetizzatore Votrax del Federal Screw Works del Michigan. Il primo ausilio di comunicazione con sintesi vocale caratterizzato da una commercializzazione di massa, probabilmente, fu Handivoice del Federal Screw Works e Phonic Ear (1978) (Figura 9). Per ulteriori informazioni sui primi ausili per la Comunicazione Aumentativa, vedere “Providing a Child with a Means to Indicate” [3], The Trace Resourcebook Series [1], [4] e Electronic Devices for Rehabilitation [5]. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 67 Figura 9. Handivoice, un ausilio di comunicazione portatile con uscita in voce, era disponibile sia nella versione con selezione diretta (mostrato in figura), sia nella versione basata su codici numerici per le parole. Lo sviluppo di programmi d’intervento per il linguaggio Il secondo importante filo conduttore nello sviluppo dell’attuale settore della comunicazione aumentativa fu il lavoro svolto nell’area dei programmi d’intervento per il linguaggio in generale. Si tratta di un’area di ricerca e sviluppo portata avanti a prescindere dalla comunicazione aumentativa, ma che fornì un importante apparato di base di principi e concetti. Quest’area comprendeva sia la ricerca nel campo dell’acquisizione del linguaggio normale, sia il lavoro sullo sviluppo di sistemi di comunicazione per primati. Nonostante una controversia in merito all’applicabilità diretta agli esseri umani di alcune delle tecniche sviluppate per i primati, è chiaramente ravvisabile l’influsso e il contributo apportati alla comprensione del linguaggio. (Molti dei sistemi simbolici elaborati per la ricerca sui primati non furono progettati per essere facili da apprendere o per ottimizzare i sistemi di comunicazione. Spesso l’obiettivo principale consisteva nel dimostrare che i primati erano in grado di acquisire il linguaggio. Di conseguenza, i sistemi simbolici furono appositamente ideati per essere difficili da apprendere, senza alcun significato naturale o alcuna iconicità, in modo da poter dimostrare l’acquisizione del linguaggio astratto da parte dei primati). Non è possibile trattare qui questo argomento in modo esaustivo. Tuttavia, i due libri di Richard L. Schiefelbusch (Nonspeech language and communication—Analysis and intervention [6] e Language intervention from ape to child [7]), offrono una soddisfacente panoramica del lavoro svolto nello sviluppo del linguaggio riguardo al modo in cui si relazionò con la comunicazione aumentativa e ne determinò il progresso. Tabelle di comunicazione, sistemi simbolici e tecniche di accelerazione Indipendenti dai progressi elettromeccanici e dalle attività di sviluppo del linguaggio che si stavano verificando contemporaneamente, una serie di sforzi venivano compiuti da coloro che cercavano di fornire mezzi di comunicazione a bambini e adulti che non erano in grado di utilizzare il linguaggio vocale per esprimersi. In alcuni casi, queste persone non potevano comunicare a causa di inabilità fisiche nel controllare la muscolatura del linguaggio vocale. In altri casi, gli sforzi erano indirizzati a consentire l’espressione verbale da parte di individui che non erano in grado di parlare a causa di severi ritardi mentali che potevano influire sia sul controllo motorio che sul linguaggio. Questo lavoro iniziale fu cruciale in quanto permise al nostro gruppo, e alla maggior parte di programmi e aziende che lavoravano ai dispositivi di comunicazione aumentativa, di sviluppare ausili pratici ed efficaci come dispositivi per la comunicazione di uso quotidiano per persone con severe disabilità di parola, di linguaggio e motorie. La prima tabella di comunicazione conosciuta per essere ampiamente diffusa fu la F. Hall Roe Communication Board. Si trattava di una tabella sviluppata per e con F. Hall Roe, affetto da paralisi cerebrale. Divenne famosa perché il Ghora Kahn Grotto (un gruppo di benefattori di Minneapolis) riprodusse e realizzò delle copie di questa tabella di comunicazione (Figura 10). Le tabelle venivano stampate su masonite e avevano delle tacche che ne consentivano il fissaggio tra i braccioli di una carrozzina. Includevano sia lettere che parole di uso comune e venivano utilizzate sia da persone con paralisi cerebrale che da pazienti di ospedale momentaneamente impossibilitati a parlare. Queste tabelle precedettero gran parte del lavoro svolto in quest’area. Si ritiene che le prime tabelle siano state distribuite negli anni Venti. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 68 Figura 10. La tabella di comunicazione di F. Hall Roe consisteva di lettere e parole stampate su masonite e fu il primo ausilio di comunicazione ampiamente disponibile. La maggior parte di quello che oggi sappiamo sull’uso delle tabelle di comunicazione per individui con diversi livelli di competenza di linguaggio fu il risultato di due tentativi indipendenti e paralleli portati avanti tra il 1960 e il 1973. Uno fu quello condotto dal dott. Eugene McDonald e Adeline Schultz presso la Home for the Merciful Savior for Crippled Children di Philadelphia. Il secondo tentativo fu quello compiuto, nello stesso periodo, da Beverly Vicker, una logopedista della University of Iowa State Hospital-School. Entrambi i programmi documentarono gli sforzi compiuti per realizzare tabelle di comunicazione per una vasta gamma di individui. Essi includevano tabelle di comunicazione con solo immagini, con immagini e parole, con solo le lettere dell’alfabeto e con combinazioni di lettere. Le tabelle comprendevano da pochi simboli a centinaia di parole (alcune non meno di 800 parole). Gli utenti per comunicare utilizzavano dita, caschetti dotati di puntatore, puntatori e diversi altri sistemi. In entrambi i casi, il tipo di seduta e di postura furono riconosciute come fondamentali per un uso efficace dell’ausilio di comunicazione. Il lavoro di McDonald/Schultz apparve per la prima volta nel Journal of Speech and Hearing Disorders nel 1973 [8]. Sebbene Beverly Vicker venne dissuasa dal pubblicare ufficialmente il suo lavoro in quanto logopedista, le venne permesso di stampare un resoconto della sua attività e di venderlo tramite la libreria locale [9]. Il suo libro, Non-oral communication system project 1964/1973, costituì una prima base e risorsa in questo campo, unitamente alle pubblicazioni di McDonald e Schultz. All’incirca in quello stesso periodo, a partire dal 1971, un gruppo di Toronto, in Canada, guidato dall’insegnante Shirley McNaughton, iniziò a studiare l’uso di un sistema simbolico elaborato da Charles Bliss, per consentire ai bambini di poter comunicare in modo più efficace. I simboli Bliss vennero scelti per trasmettere dei concetti generali che potevano essere combinati insieme per formare delle parole. Ad esempio, il simbolo per “long” (lungo, N.d.T.) e il simbolo per “food” (cibo, N.d.T.) furono utilizzati dai bambini per riferirsi agli “spaghetti”. Un’altra pioniera, Arlene Kraat, logopedista, è un esempio di come un singolo specialista, lavorando per conto proprio e condividendo le proprie osservazioni e intuizioni con il settore, possa esercitare un profondo impatto sia sulla prassi clinica, sia sugli indirizzi della ricerca di un determinato ambito. Successivamente, il lavoro svolto da questi precursori confluì in quello realizzato utilizzando la lingua dei segni con individui con ritardo mentale. L’insieme di questi lavori combinati insieme costituì la base di altri sistemi simbolici e di sistemi di accelerazione della velocità di comunicazione [10]. Tra questi, vi erano numerosi tipi diversi di sistemi simbolici, set di immagini, dizionari e così via, in modo da favorire la spinta iniziale degli individui con poche competenze cognitive e/o comunicative. Questi sistemi hanno inoltre favorito una comunicazione più rapida per le persone con abilità comunicative più avanzate. L’ultima strategia di comunicazione notevolmente diversa e ampiamente applicata è stata MinSpeak. Questo sistema comunicativo si avvale di un set simbolico relativamente ridotto e dell’alfabeto, per codificare un elevato numero di parole e frasi in una maniera che rende facile ricordare e richiamare rapidamente alla memoria il codice [11]. Si può trovare una sintesi di gran parte di questo primo lavoro e un elenco più dettagliato dei primi leader di questo campo, nel libro del 1986, Augmentative Communication: An Introduction [12]. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 69 L’origine della “Comunicazione Aumentativa” e dell’International Society for Augmentative and Alternative Communication (ISAAC) Il termine Comunicazione Aumentativa venne coniato dal presente autore nel capitolo di Harris e Vanderheiden, nel libro di Schiefelbusch, Nonspeech Language and Communication. Il termine aumentativa venne scelto per controbilanciare una percezione secondo la quale le tabelle di comunicazione e altri ausili analoghi dovevano essere utilizzati soltanto quando non vi era alcuna possibilità di comunicazione verbale. In quel periodo, i logopedisti, in effetti, talvolta venivano licenziati se si scopriva che avevano fornito una tabella di comunicazione a qualcuno dei loro pazienti – perfino se il paziente era rimasto in terapia per più di un anno e ancora non era in grado di articolare una sola parola comprensibile. Vi era il timore che l’introduzione di sistemi di comunicazione alternativi potesse fare in modo che gli individui smettessero di provare a parlare. In quel periodo, la ricerca clinica semi-ufficiale aveva tuttavia dimostrato l’esatto contrario. Gli individui ai quali venivano fornite tabelle di comunicazione non mostravano di diminuire il loro livello di vocalizzazione né di intelligibilità. Molte persone, dopo che era stata fornita loro una tabella di comunicazione, miglioravano sia le vocalizzazioni che l’intelligibilità. Ciò era dovuto al fatto che si appassionavano alla comunicazione e desideravano utilizzare il linguaggio parlato ogni volta che dava buoni risultati perché più rapido, come pure al fatto che alcuni erano in grado di parlare più agevolmente se disponevano di un sistema di comunicazione di supporto, essendo esercitata su di loro meno pressione quando tentavano di esprimersi. Il termine aumentativa venne coniato per indicare che questi sistemi di comunicazione non verbale venivano utilizzati dai bambini per “aumentare” il loro linguaggio parlato. Ogni volta che riuscivano ad esprimersi con il loro linguaggio parlato (e con chiunque lo facevano), utilizzavano la parola. Quando non ci riuscivano, si affidavano ai sistemi di comunicazione. (Una nota storica: il termine inizialmente usato nel capitolo fu comunicazione “augmentive” (aumentiva, N.d.T.). Tuttavia, dopo una discussione con il curatore, il quale mi fece notare che non esisteva un termine come augmentive, venne cambiato in “augmentative” – aumentativa, N.d.T.). L’organizzazione vera e propria di questo settore avvenne con la costituzione dell’International Society for Augmentative and Alternative Communication (ISAAC), un’organizzazione internazionale e interdisciplinare che comprendeva ingegneri, terapisti, insegnanti, ricercatori e utenti. Il nome della società e la pubblicazione periodica (Augmentative and Alternative Communication /AAC) nacquero dai dibattiti fra medici specialisti riguardo al fatto che, sebbene questi sistemi fossero aumentativi per alcuni individui, per altri rappresentavano l’unico mezzo di comunicazione (si trattava, cioè, di meccanismi “alternativi” alla comunicazione). Alla fine, si decise di abbracciare entrambi i significati coniando l’espressione “Comunicazione Aumentativa e Alternativa” e venne assegnato il nome alla Società. Il primo lavoro nella comunicazione aumentativa venne riportato da John Eulenberg presso la Michigan State University, nella sua newsletter, Communication Outlook, che fu il principale mezzo di comunicazione e di disseminazione delle informazioni in questo campo, soprattutto in merito agli aspetti relativi alle mancate pubblicazioni dei primi anni. Eulenberg finanziò inoltre l’assemblea durante la quale venne costituita e denominata l’ISAAC. La rivista AAC, diretta da Lyle Lloyd e successivamente da David Beukelman, documentò la base della ricerca in questo campo. David Yoder condusse i primi tentativi per ottenere la legittimità della CAA nella professione di logopedista. PARTE 3: L’ACCESSO AL COMPUTER La storia dell’adattamento dei computer per consentirne l’accesso da parte di persone con disabilità è una storia fondamentale in sé e merita un capitolo specifico. Sono tuttavia rilevanti le analogie riguardo al ruolo degli individui e il contributo individuale. Interessante è anche il tortuoso percorso seguito da tale sviluppo. I tentativi orientati all’accesso al computer iniziarono seriamente con l’introduzione del computer Apple II, che fu il primo elaboratore ampiamente disponibile e facilmente programmabile. L’Apple II fu subito adottato da chi lavorava su sistemi di comunicazione speciale e su sistemi di insegnamento per persone con disabilità. Per l’Apple venne elaborato un software speciale affinché le persone con disabilità potessero utilizzare i computer. Esso includeva programmi speciali di formazione e di educazione equivalenti ai programmi di educazione normale, ad eccezione del fatto che erano dotati di interfacce speciali che potevano essere attivate da persone con disabilità fisiche. Molti computer venivano anche programmati per funzionare come assistive technology speciale. Tra questi vi erano sistemi che potevano essere utilizzati da non vedenti – usandoli come sistemi di scrittura e come meccanismi per la creazione e la stampa del Braille. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 70 Successivamente, divenne chiaro che si stava concretizzando l’introduzione dei computer nelle classi scolastiche e nei luoghi di lavoro. A quel punto nacque una seconda linea di studi. Questa linea di ricerca si concentrò sullo sviluppo di meccanismi che avrebbero consentito agli individui che non erano in grado di utilizzare i meccanismi standard di input e output dei computer, di servirsi di meccanismi speciali di input e output per accedere e usare i software scolastici e di lavoro standard. Affinché le persone con disabilità potessero partecipare ai normali ambienti scolastici e lavorativi, era fondamentale garantire loro l’accesso ai software standard. Questo venne proposto ufficialmente nel 1979 e fu pubblicato nel 1980 [13] e in Computer nel 1981 [14]. Vennero sviluppate delle tecniche di accesso “trasparenti”. Queste tecniche permettevano agli individui di utilizzare ausili per la comunicazione, dispositivi a scansione, ausili con codice Morse a soffio/aspirazione e altri sistemi di input speciali in sostituzione della tastiera (e più tardi del mouse) nei computer standard, in modo tale che il computer e il software non potessero riconoscere che l’utente non stava utilizzando i dispositivi standard [15]. Senza dubbio, il più ingegnoso di questi ausili venne sviluppato da un taxista (Paul Schwejda) per fare colpo su una sua cliente abituale (Judy McDonald). Egli ebbe successo in entrambe le imprese, sia nel fare colpo sulla passeggera, sia nel presentare questo nuovo approccio agli adattamenti di accesso al computer. Insieme la coppia realizzò Adaptive Peripherals per la vendita e poi sviluppò ulteriormente l’Adaptive Firmware Card, che sembrava quasi avere poteri magici nel fornire un accesso trasparente agli elaboratori Apple, addirittura con giochi e altri programmi che leggevano direttamente i registri della tastiera hardware [16]. Contemporaneamente, venne elaborato un software di lettura dello schermo speciale che consentiva ai non vedenti di sentire ripetere in voce i contenuti visualizzati sul monitor, senza alcuna interferenza con il normale funzionamento del computer. Con il tempo queste tecniche progredirono. Molte delle modifiche fisiche sviluppate dal Trace R&D Center furono direttamente incorporate nei computer e nei normali sistemi operativi (Macintosh OS a partire dal 1987, OS/2 e il sistema UNIX X Window dal 1993, e Windows 95, 98, NT, ME, 2000 e XP) [15,17–22]. Queste opere di programmazione furono guidate prima da Charles Lee e in seguito da Mark Novak. Questi lavori hanno una storia interessante e il loro sviluppo merita di essere menzionato. La tecnica originale (StickyKeys, poi denominata 1-Finger) fu sviluppata al Trace per il DOS. Nonostante le molteplici discussioni con l’industria riguardo all’integrazione diretta nel DOS (iniziata in parte), non accadde nulla. ( Più tardi, fu sviluppato un componente aggiuntivo per il DOS, ma al DOS non furono mai incorporate le funzionalità di accesso, al contrario di tutti i suoi successori). In quel periodo, l’IBM stava promuovendo MS Windows ed elaborò un programma che forniva computer gratuiti a qualsiasi progetto accademico che avesse trasferito il proprio lavoro su Windows. Presentammo richiesta e fummo ammessi al programma. Lavorammo con un Manager di Programma Windows presso la Microsoft (Greg Lowney) che rubò del tempo per aiutarci quando sviluppammo StickyKeys, MouseKeys e SerialKeys (un’interfaccia di emulazione della tastiera tramite porta seriale) per Win 2.0. Si trattava, tuttavia, di un componente aggiuntivo che gli utenti potevano scaricare da Microsoft insieme ai driver per le stampanti. Queste funzionalità non potevano ancora essere incorporate direttamente in Windows. Curiosamente, la Apple fu la prima azienda ad integrare davvero le opzioni di accesso direttamente nei suoi prodotti. E questo lavoro si basava su quello che noi avevamo intrapreso per Windows. La Apple introdusse nell’azienda Alan Brightman, PhD, affinché si occupasse meglio del settore delle disabilità. Diversi di noi erano impegnati nell’accesso delle persone disabili ed Alan decise di presentarci ad alcuni manager e al presidente della Apple (John Sculley). Dopo la presentazione, il responsabile dello sviluppo del prodotto, Randy Battat, disse semplicemente: “Dovremmo farlo”. Quindi, organizzò per me una visita alla Apple ogni 3 mesi per esaminare tutti i prodotti Apple, per dare e seguire suggerimenti su come migliorare la progettazione dei prodotti Apple in modo da renderli maggiormente accessibili. Inoltre, fin dall’inizio, Alan mise da parte 10 K del prezioso spazio reale del disco di sistema (e successivamente anche di più). Queste due mosse, come pure l’accesso completamente libero a tutto il settore di ricerca e sviluppo della Apple, furono eccezionali, sorprendendo (e impressionando) gli ingegneri dell’azienda. Tuttavia, già allora, poiché non vi era mandato legale per fare nulla, ci volle un po’ per ottenere effettivamente tempo da parte dei programmatori. Di lì a poco, StickyKeys e MouseKeys (e Closeview, un programma di estensione sviluppato da Berkeley Systems) furono incorporati in ogni Machintosh distribuito e installato, come parte dell’installazione di default. Più tardi, queste funzionalità seguirono l’Apple GS e Ile (dove dovevano essere incorporate direttamente nell’hardware). Nel 1988, sviluppammo un pacchetto simile per OS/2 lavorando con l’IBM. Questo venne ammesso (StickyKeys) e implementato soltanto in parte. (Un’implementazione completa con funzionalità di accesso multiple fu portata a termine negli anni successivi dall’IBM, ma quella versione di OS/2 non fu mai messa in Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 71 circolazione). Nel 1990, l’IBM si rivolse al Trace Center chiedendo se potevamo realizzare un pacchetto di funzionalità che lavorasse con PC-DOS. Grazie al finanziamento dell’IBM, creammo AccessDOS, dotato di StickyKeys (per l’accesso con un dito e tramite caschetto con puntatore), MouseKeys (controllo di tastiera per il puntatore del mouse), RepeatKeys (che regolava e/o disattivava la velocità di ripetizione dei tasti), BounceKeys (che eliminava il tremore della mano), Slowkeys (che permetteva di ignorare la pressione involontaria di tasti), ToggleKeys (che forniva equivalenti audio ai tasti Bloc Maiusc, Bloc Scorr e Bloc Num), SerialKeys (per consentire agli utenti di collegare i propri ausili alla porta seriale e creare delle “finte” battute di tasti e movimenti del mouse) e ShowSounds (che forniva diversi indicatori visivi per l’uscita in voce dall’altoparlante). Questo fu il pacchetto di funzionalità di accesso più completo fino ad allora realizzato. Sebbene fosse messo a disposizione dall’IBM come prodotto commerciale, non fu incorporato nei suoi PC, ma piuttosto fornito come prodotto (gratuito) separato che poteva essere ordinato rivolgendosi all’apposito reparto ordini. Nel 1993, la Microsoft chiese (e ottenne) il benestare dell’IBM e il nostro permesso per poter distribuire AccessDOS anche dal loro sito per MS-DOS. Migrammo inoltre le nuove funzionalità a Windows 3.1, ma sempre come componenti aggiuntivi. Con Windows NT, l’accesso venne implementato in un processo a due stadi. Innanzitutto, i componenti core del pacchetto di accesso vennero incorporati in Windows NT con l’aiuto di Paul Maritz e David McBride. Tuttavia, il pannello di controllo per attivarli e farli funzionare non era stato completato e pertanto non veniva distribuito insieme al prodotto. Di conseguenza, le funzionalità di accesso apparivano e funzionavano come componenti aggiuntivi, sebbene gran parte della loro funzionalità fosse incorporata nell’OS. (Soltanto dopo Windows 95, la funzionalità in NT sarebbe stata completamente integrata e disponibile senza bisogno di una specifica installazione). Nel 1995 la Microsoft lanciò un’importante riscrittura di questo sistema operativo e della sua interfaccia umana. Greg Lowney, allora unico responsabile del programma di accessibilità alla Microsoft, fece ostinatamente pressione, insieme a noi, affinché le funzionalità di accesso venissero incorporate nel sistema operativo come componenti standard. Il progresso fece ancora un passo avanti e poi indietro finché le funzionalità, a seguito di una pressione crescente da parte delle comunità di disabili, vennero introdotte nel sistema. Tuttavia, il timore che le funzionalità di accesso avrebbero interferito con il funzionamento di Windows 95 da parte dei suoi utenti, determinò quasi che esse tornassero ad essere componenti aggiuntivi e che non fossero distribuite dai costosi dischi di sistema (ma soltanto dall’OEM). Strano a dirsi, fu la Apple a placare queste paure. Dato che la Microsoft scriveva molte applicazioni per il Macintosh, per tutto il tempo, tenne al suo fianco delle applicazioni per Mac (sebbene non il lato OS). Quando venne fatto notare ai decision-maker della Microsoft che tutti i Mac presso la Microsoft avevano le stesse funzionalità tanto temute, già presenti da cinque anni, e che non erano state notate (e ancora meno interferivano con il funzionamento dei computer), le preoccupazioni cessarono. Tuttavia, anche allora furono necessarie molte discussioni e la presentazione di un caso aziendale di inclusione prima che quelle funzionalità fossero inserite nell’OS come predefinite. Una volta incorporate in Windows 95, esse furono trasferite in NT e, in seguito, in tutte le versioni successive come funzionalità incorporate e installate come default. Oggi queste funzionalità si trovano incorporate o installate su Mac, Windows, OS/2, UNIX, Linux e Solaris OSs, e possono anche essere implementate in alcuni prodotti non basati su OS. Si trovano inoltre in ANSI/HFES 200, Standard for Software User Interfaces, attualmente sottoposto a votazione. Il percorso fu tuttavia lungo, intercalato da molte morti e resurrezioni. Ne fecero parte anche persone che si impegnarono coraggiosamente, come Randy Battat della Apple, Alan Brightman e Greg Lowney, e tante altre che fecero pressione su sistemi ed individui proprio quando altri riducevano l’impegno, nonché un paio di programmatori che sfidarono i loro supervisori e, mettendo a repentaglio i loro impieghi, lavorarono sui codici per creare le prime fondamentali implementazioni senza le quali le versioni iniziali non sarebbero esistite. Alcuni dei loro nomi sono noti ad una cerchia ristretta. Altri non appartengono al nostro settore e sono sconosciuti, eccetto che a pochi altri. Non è possibile sapere che cosa sarebbe accaduto se queste persone non si fossero esposte. Ma vent’anni di sforzi compiuti perché queste cose diventassero realtà, mi permettono di affermare che una volta perse certe opportunità, un’idea può subire un ritardo di cinque anni o più. E anche allora, il progresso avviene soltanto se qualcun altro si fa avanti. Le interfacce grafiche Poiché i sistemi basati sui caratteri spianarono la strada all’uso grafico dell’interfaccia, i computer diventarono più semplici da capire e usare per molte persone con disabilità. Tuttavia, l’interfaccia grafica Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 72 utente complicò estremamente il problema del fornire un accesso di lettura dello schermo ai non vedenti. Inizialmente, molte persone non vedenti persero il posto di lavoro quando le loro aziende (o università) passarono ad un’interfaccia grafica utente per la quale non esistevano lettori di schermo. Tuttavia, in seguito, tali lettori cominciarono ad essere disponibili per i sistemi grafici, anche se, per molti anni, ogni rilascio di una nuova versione dell’OS comportava lettori di schermo non più funzionanti, con conseguenti costi per effettuare l’aggiornamento con quelli nuovi (compatibili), una volta disponibili. Oggi esiste una vasta gamma di input specifici, lettori e sistemi di ingrandimento dello schermo, come estensioni del sistema operativo standard o come assistive technology speciale. Anche questa è una storia di opportunità perse e di ritardi che le persone hanno pagato a caro prezzo per tanti anni. Ancora, gli sforzi individuali hanno svolto un ruolo chiave nel condurci al punto in cui ci troviamo ora. L’accesso ai lettori di schermo è un settore che ho seguito e supportato soltanto marginalmente e, pertanto, non sono in grado di parlarne in modo approfondito e senza commettere gravi omissioni per ciò che concerne la sua storia. Il cambiamento delle norme La recente approvazione della Sezione 508 del Rehabilitation Act, che ha fatto sì che il governo riservasse un acquisto preferenziale a tecnologie dell’informazione accessibili, è stato un enorme incentivo commerciale per le aziende nella creazione di tecnologie dell’informazione accessibili e nel garantire che i loro software standard funzionino con l’assistive technology. Questo ha completamente modificato la chimica della situazione. In passato, era raro che le assistive technologies esistessero o funzionassero con i nuovi software e sistemi operativi al momento del lancio sul mercato. I rivenditori di ausili non disponevano delle risorse necessarie e le aziende tradizionali raramente consentivano di accedere in anticipo ai loro prodotti per permettere che ciò avvenisse. Di conseguenza, ogni nuovo lancio determinava la perdita dell’accesso al software da parte degli utenti sul posto di lavoro o in classe. La politica governativa indirizzata all’acquisto di prodotti accessibili (inclusi quelli compatibili con l’assistive technology), quando disponibili, ha iniziato ora considerare la loro compatibilità allo stesso livello della compatibilità delle stampanti e di altre questioni di rilievo. Ciò ha permesso ai rivenditori di AT di ottenere l’accesso e il supporto per le loro esigenze, se avranno qualche possibilità di tenere il passo con il progresso delle tecnologie dell’informazione. Inoltre, ha reso molto più semplice per i dipendenti di aziende che si occupano di questioni di accesso, la creazione di un caso aziendale chiaro e basato sulle vendite. Anche la sensibilizzazione da parte delle aziende europee sta aumentando grazie allo UK Disability Discrimination Act e allo European Human Rights Act. CONCLUSIONI Sia il campo della comunicazione aumentativa che quello dell’accesso al computer sembrano godere oggi di un’estrema maturità, diffusione e supporto, se paragonati agli anni del loro sviluppo iniziale. Tuttavia, il ritmo crescente dell’innovazione nella nostra società e il sempre maggiore affidamento alle tecnologie sta rendendo entrambi questi settori molto difficili. Ricercatori e professionisti sono impegnati nello sviluppo e nell’applicazione di nuove tecniche in modo da fornire alle persone con disabilità metodi migliori per comunicare, scrivere e accedere all’informatica affinché nell’istruzione, nell’occupazione e nella vita quotidiana possano partecipare e competere con i loro pari senza disabilità. I progressi ad oggi fatti sono stati il risultato di persone “chiave” impegnate negli ideali e che hanno perseverato nel tempo. Ma questi progressi dipendono in uguale misura da altre persone che non appartengono a questo settore, persone che si espongono, si assumono dei rischi, forniscono sostegno e concedono quanto necessario a coloro che fanno parte del settore allo scopo di ottenere risultati positivi. Probabilmente, il maggior credito dovrebbe andare a quegli eroi non celebrati che rendono possibile tutto ciò quando non si tratta del loro settore e non comporta per loro alcun vantaggio nel lungo periodo. Assumersi dei rischi senza alcun profitto personale o professionale (e, talvolta, con svantaggi professionali) è ancora più difficile che lavorare duramente e correre dei rischi per qualcosa che possa far progredire la propria causa e carriera. Credo che dobbiamo essere consapevoli dell’esistenza di queste persone, riconoscerle e ringraziarle e, personalmente, sono disposto a fare altrettanto al di fuori del nostro settore o della nostra professione, quando mi verrà chiesto. Argomenti di Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, n.8, 2011 73 RINGRAZIAMENTI Tutto il lavoro che, nel corso degli anni, mi è stato attribuito, è stato il risultato di un team di persone, sia dipendenti che studenti del Trace, e di colleghi del settore. Questo articolo è dedicato a tutti coloro senza i quali non avremmo potuto contribuire nella misura in cui l’abbiamo fatto. In particolare, è dedicato a coloro di cui addirittura non sappiamo nulla ma che diedero fondo al loro capitale personale per appoggiare la nostra causa. Traduzione a cura di Elena Panigadi e Gabriella Veruggio RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 1. Vanderheiden GC, editor. Non-vocal communication resource book. Baltimore: University Park Press; 1978. 2. Copeland K, editor. Aids for the severely handicapped. London: Sector Publishing Limited; 1974. (Contact Trace R&D Center for more information.) 3. Vanderheiden G. Providing a child with a means to indicate. In: Vanderheiden G, Grilley K, editors. 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