Avvenire - Laboratorio GENOMA

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Avvenire - Laboratorio GENOMA
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Avvenire
Giovedì, 28 luglio 2005
www.impegnoreferendum.it
Cercasi Far West comodo, magari a San Marino
box
Subito
addocchiata
dagli
speculatori
della provetta
e dagli ultrà
della
fecondazione
in vitro,
la Repubblica
di San Marino
si trova oggi
a dover
decidere
della propria
legislazione
Tra sirene di
facili guadagni,
dilemmi etici
e timori
di diventare
un porto franco
del nuovo
liberismo
procreativo
GLOSSARIO
contraddetti
San Marino
Con una
superficie di circa
61 km quadrati e
una popolazione di
27700 abitanti,
quella di San
Marino è la più
piccola
Repubblica del
mondo.
Il potere
esecutivo è
esercitato dal
Congresso di
Stato mentre
quello legislativo
è affidato al
Consiglio Grande
e Generale. I
capitani reggenti,
i quali vengono
eletti ogni sei
mesi hanno il
mandato di
rappresentanza.
La tradizione fa
risalire le origini di
San Marino a una
comunità di
cristiani che nel IV
sec., per
esortazione del
vescovo riminese
Gaudenzio, si
sarebbe costituita
sul monte Titano
sotto la direzione
di Marino,
tagliapietre
dell’isola di Arbe,
che si era ritirato
lì per dedicarsi ad
una vita ascetica.
H
a un’anima divisa in due: tra
quello che è stato, un territorio
dove tutto si poteva fare, almeno
in economia, e quello che potrà
essere, un piccolo Stato che
guarda all’Europa come
modello. Quindi, prima di tutto all’Italia.
Sull’arcata che ti accoglie nella
Repubblica di San Marino c’è scritto:
«Benvenuti nella terra delle antiche
libertà». Una libertà di scelte che possono
anche andare controcorrente rispetto
all’Italia.
A San Marino, ad esempio, l’aborto è un
reato penale e la donna rischia dai cinque
ai sette anni. Qualche mese fa, in
Commissione sanità, la consigliera di
Rifondazione comunista Vanessa
Muratori portò il suo progetto di legge
sull’aborto. L’hanno bocciato tutti.
Tranne lei, naturalmente.
Lo scarto rispetto alla legislazione
dell’Italia ha riguardato anche la
procreazione assistita. Ma qui le cose
sono andate diversamente.
A settembre del 2004 il Corriere della sera,
scrive che San Marino si stava
attrezzando per praticare, a partire
dall’ottobre dello stesso anno, tecniche di
fecondazione in vitro effettuando la
diagnosi genetica pre-impianto. A
compierle, secondo il quotidiano,
sarebbero stati medici italiani tra cui
Francesco Fiorentino, direttore del
Centro "Genoma" di Roma. Immediata
la risposta delle autorità locali: finché
non c’è una legge non si fa nulla. A
stabilirlo è un ordine del giorno votato a
larghissima maggioranza politica.
I
ntanto, vengono depositati due progetti
di legge: uno del luglio 2004,
formulato da Pasquale Valentini e
Claudio Muccioli del Pdcs, una sorta di
riproposizione della Democrazia
cristiana italiana. L’altro, che risale a
novembre, è opera di una strana alleanza
tra Rifondazione comunista e una fetta
del Partito democratico, i Ds del Titano.
Tra i firmatari c’è anche Fausta Morganti,
che oggi è una dei reggenti, i governatori
di questo piccolo Stato, che hanno una
rotazione di sei mesi. Nel primo progetto
troviamo il rispetto della vita fin dal suo
concepimento, la proibizione del
congelamento e della soppressione degli
embrioni, il divieto della selezione preimpianto ma anche della
sperimentazione, della produzione di
embrioni soprannumerari e della
riduzione embrionaria di gravidanze
plurime (articoli 10 e 11). E ancora,
all’articolo 4 si parla di procedure di
consenso informato, mentre agli articoli
7 e 8 si fa riferimento esplicito a una
regolamentazione delle strutture sanitarie
che faranno procreazione medicalmente
assistita, secondo le norme previste
dall’Authority sulle strutture sociosanitarie, istituzione nata solo nel
gennaio di quest’anno. Infine, l’articolo
14 parla chiaramente di obiezione di
coscienza «per garantire la libertà morale
dei sanitari».
Con l’altra proposta di legge si cambia
registro: l’ispirazione dichiarata è quella
di «dare priorità alla tutela della salute
materna e del nascituro, in pratica alla
persona esistente». Poi il valore
dell’embrione viene definito «sociale». Di
qui nasce, secondo questa ipotesi di
legge, la condanna di ogni sfruttamento
Lo spauracchio ipocrita
del turismo procreativo
Con questa nota il Movimento per la vita
ha risposto al ventilato spauracchio della
fuga all’estero di molte coppie, a causa della
legge 40: «L’eventuale (poco probabile e
poco frequente) "turismo procreatico" non
può essere denunciato come sintomo di
inadeguatezza della legge italiana. Non
manca il "turismo d’impresa" per produrre
a prezzi concorrenziali merce in Paesi
lontani, dove manca un’adeguata
legislazione di protezione sociale. Non
manca neppure il "turismo" della droga o il
"turismo" sessuale. Eppure nessuno osa dire
che le leggi italiane in materia sono
inattuabili, perché costringono alcuni
cittadini a recarsi all’estero».
commerciale e della produzione non
strettamente finalizzata a scopi
procreativi. Si parla poi di conservazione
degli embrioni in soprannumero
(articolo 3 comma 4), di possibilità di
conservarli per un numero di anni non
superiore a cinque (articolo 3 comma 5)
e di donazione degli embrioni
sovrannumerari a un’altra coppia
(articolo 4). Ma anche, con il consenso
della coppia, si prevede l’autorizzazione
alla donazione di embrioni in più per la
ricerca scientifica (articolo 7, comma 2).
Un sì deciso si scorge, articolo dopo
articolo, a favore della fecondazione
eterologa. Questo disegno di legge
consente, infine, la diagnosi genetica preimpianto (articolo 5), mentre restringe il
campo della fecondazione a strutture
pubbliche (private, solo a condizione che
siano accreditate come pubbliche).
«Q
ui ci vuole un
compromesso». Ad affermarlo ora
è Massimo Rossini, il segretario di
Stato alla sanità.
«Aspetto l’ok del Governo
– dice – per presentare un
mio progetto di legge che
si ponga a metà tra questi
due». E Rossini non ha
perso tempo: nei giorni
immediatamente
successivi al fallimento del
referendum italiano ha
presentato il suo progetto.
«Realistico» lo definisce e
lo riassume per punti:
«Fecondazione assistita a
carico dello Stato, sì alla
diagnosi pre-impianto, sì
all’eterologa – anche se,
dice, non è un problema
fondamentale –
trattamenti solo per donne
in età fertile». Il progetto
ha suscitato un putiferio,
nonostante qualcuno in
Italia abbia gridato il suo
evviva (espresso in un
articolo pubblicato
dall’Unità, che il 17 giugno
ha titolato «Fecondazione,
San Marino supera
l’Italia»). Nel frattempo i
due progetti precedenti
stanno seguendo l’iter
consiliare e sono fermi in
prima lettura al Consiglio
Severino continua a rassegnarsi, noi no
E a D’Alema il non voto rimane indigesto
«S
e il concetto di "laicità" è
quanto mai ambiguo, non è
per niente ambigua (nella
sua essenza più profonda) la
potenza con cui la filosofia
del nostro tempo ha
mostrato l’impossibilità di ogni verità
assoluta, di ogni dio, di ogni
fondamento che pretenda di sottrarsi al
divenire del mondo» (Emanuele Severino
"Chiese e Islam alleati contro la tecnica",
Corsera, 21 luglio). Eravamo rimasti alla
spiegazione di Aristotele, o meglio alla
caricatura che ne fa Emanuele Severino a
proposito della differenza tra potenza e
atto: l’embrione è in potenza, dunque non
sarebbe un essere umano, perché potrebbe
anche interrompere il suo sviluppo. Ma
adesso ripiombiamo nel pieno suo
consueto monologo parmenideo: tutto
(filosofia occidentale, tecnica, ecc.) è
solamente, tremendamente,
inevitabilmente in atto. Non ci resta che la
sottomissione al destino. Sicché il Corsera
avrebbe dovuto più giustamente titolare:
«Tra Severino e islam la convergenza è
"fatale"».
«Una presenza pesante e sgradevole»
(Massimo D’Alema, intervistato da Miriam
Mafai in merito all’atteggiamento della Chiesa
sul referendum, alla Festa Nazionale
dell’Unità delle donne Pisa, 21 luglio). Siamo
abituati al virtuosismo linguistico di
D’Alema, alla sua capacità di padroneggiare
tutta la gamma delle aggettivazioni per
qualificare l’atteggiamento della Chiesa sul
referendum ("nervoso", "ambiguo",
"frurbesco"), ma questa volta siamo rimasti
spiazzati dallo sconfinamento nel lessico
dei propagandisti di diete e deodoranti.
L’intento del lìder maximo era quello di
smorzare l’aggressività della sua
interlocutrice contro la Chiesa? Può darsi,
ma allora forse meglio la vecchia
espressione del gergo comunista: «un
confronto franco, da compagni».
«Odora di caprone maschio l’estate
italiana, di quella "virilità" che il vescovo
di Pistoia ha addirittura proposto come
modello civile» (Francesco Merlo, "Dal
complotto anti-Fini alla campagna contro le
unioni gay", la Repubblica, 22 luglio).
L’argomento zoologico si confà a Merlo.
Ma il genere letterario cambia ad usum
cryptocentri, cioè a servizio di Marco
Pannella. A febbraio, invece dell’invettiva,
scelse gli accenti lirici, quando raffigurò
l’ospitalità richiesta dai radicali all’Unione,
come quella che il gamberetto offre al
cryptocentrus, «pesciolino dalla vista
acutissima ma per sua natura nomade
"transnazionale"».
grande e generale, il Parlamento
sammarinese. Il dubbio ora è: si
discuteranno o verranno rinviati a dopo
le elezioni, che a San Marino si terranno
verosimilmente tra l’inizio e la primavera
del 2006? La possibilità di un rinvio
sembra essere elevata.
M
a mentre la politica discute, la sanità
– quella privata – si sta già
attrezzando. E se secondo il
segretario di Stato alla sanità «sono
poche le richieste di interventi di
fecondazione artificiale, meno di una
decina all’anno», pare non si voglia stare
con le mani in mano fiutando il possibile
affare. Per ora, naturalmente, gli operatori
stanno ad aspettare, ma hanno già le
strutture per mettersi in corsa. A San
Marino sono ben 56 i centri di sanità
privata, sei dei quali dotati di sale
operatorie. Secondo l’Authority per la
sanità, nessuna ancora si è fatta avanti
chiaramente su questo terreno. Anche
perché non sarà impresa facile ottenere
l’autorizzazione: una volta votata la legge
sulla procreazione, l’Authority farà
un’integrazione al decreto regenziale che
rende operativo da metà maggio il nuovo
regolamento delle strutture sanitarie
pubbliche e private. A queste verrà
chiesto di presentare una domanda che
sarà vagliata da più organismi, e solo alla
fine il Congresso di Stato concederà il
nulla osta. I requisiti sono quelli più
generici, dall’antincendio all’igiene. Ma
di certo si tratta di verifiche in più.
Intanto, il medesimo Congresso di Stato
ha concesso il nulla osta ad alcune
società di ricerca su cellule staminali, ma
non embrionali.
M
a come vivono questa situazione di
attesa della legge le persone che
abitano a San Marino e dintorni? Il
neo vescovo della diocesi di San MarinoMontefeltro, Luigi Negri, non nutre alcun
dubbio: «La difesa della vita – dice – è un
equilibrismi
frasi sfatte
di Francesca Lozito
dato indiscutibile. L’intangibilità della
vita non è solo una colonna portante del
magistero ma l’architrave della stessa vita
civile». E sul dibattito in corso nel piccolo
Stato afferma che «la Chiesa deve
chiedere ai politici un’assunzione di
responsabilità nel confronto con le altre
parti. Magari, come è successo in Italia,
non si arriverà alla legge migliore, ma di
certo si può raggiungere un accordo per
una legge abbastanza buona». Sempre e
comunque, dice mons. Negri, «lavorando
non per noi ma per l’uomo».
L
uca e Giulia sono fidanzati: durante la
campagna referendaria sono andati in
giro per le parrocchie della diocesi di
San Marino-Montefeltro, accompagnati
da un’amica che si sta laureando in
ostetricia. Sono simpatizzanti del
Movimento per la vita, legati alla sezione
riminese, «ma presto – dicono – ne
apriremo una anche a San Marino». Cosa
pensano della futura scelta legislativa
sammarinese? «Speriamo – dice lui – che
non prevalga la logica del denaro nella
scelta della legge sulla fecondazione».
Antonio Polselli, coordinatore
provinciale riminese del Comitato
Scienza & Vita, si dice perplesso di fronte
a un possibile far west procreatico
riproposto sul Titano: «Mi sembra
impossibile che San Marino possa in
futuro dotarsi di una legge senza limiti,
se non altro per questioni di buon
vicinato: la sanità riminese, che tanto ha
investito sul centro di fisiopatologia della
riproduzione, credo che non
apprezzerebbe».
Ma proprio il primario riminese di
fisiopatologia, Carlo Bulletti, coltiva un
sogno: «Vorrei vedere nascere a San
Marino – dice – una "biotech valley"».
Naturalmente, per lui che si dice
contrario all’attuale legislazione italiana,
la legge «alta e forte» sul Titano è quella
proposta dalla sinistra. Cosciente però
delle scarse possibilità che ha di essere
approvata, Bulletti è comunque
rispettoso della legislazione
attuale: il centro pubblico che
dirige a Rimini «ha fatto – afferma
– la scelta di lavorare sempre
all’interno della coppia, anche
prima della legge 40, e di
congelare il meno possibile. Per
rispetto della sensibilità della
comunità locale che deve
percepire il miglioramento della
condizione umana».
C’è però un dubbio italiano che
anche il Titano, quando avrà una
legge, dovrà porsi: il percorso che
fa giungere una coppia alla
decisione di avvalersi di tecniche
di procreazione è un inizio o un
termine? Perché si possono
intraprendere anche strade diverse.
Come quella del consultorio di
Savignano sul Rubicone, gestito
dalla Asl di Cesena, dove le
ostetriche insegnano i metodi
naturali. Elena Baiocchi, firmataria
riminese del Comitato Scienza &
Vita, è una di loro: «Chi vuole fare
la fecondazione non viene in
consultorio. Eppure, della sterilità
di molte coppie non si riesce a
stabilire il perché. Tentare i metodi
naturali è un modo, in linea con
la legge 40, per essere meno
invasivi».
di Tommaso Gomez
Il terzo figlio si sceglie sul menù
«È d’accordo che le
coppie possano
scegliere il sesso del
terzo bambino?»
Sondaggio della tv
ungherese,
«Il Giornale», 26 luglio
G
uai a parlare di eugenetica. Guai a
evocare la selezione del sesso del
nascituro. Come vi permettete? La tv
ungherese sta giocando. Potremmo
infatti prendere sul serio una domanda
a cui i gentili telespettatori sono invitati
a rispondere con un sms? Difatti le
risposte sono state poco più di duemila,
con un 81 per cento entusiasta di poter
scegliere, su una popolazione di 10
milioni. E i promotori si sono affrettati a
spiegare che loro intenzione era soltanto
di aprire un dibattito. Per la verità, per
Elena Jemmallo del Giornale sarebbe
tutta una mossa propagandistica del
governo di centrosinistra che i sondaggi
danno in netto svantaggio sul
centrodestra. Tutto il mondo è paese, i
bambini, la maternità, il sesso, tutto è
manipolato e sfruttato a fini elettorali.
Sì, il sesso del terzo figlio... L’obiettivo è
il potere. E poi il terzo figlio, avercelo!
L’Ungheria è angustiata dalla denatalità,
con poco più di 39 mila nascite per
quasi 60 mila morti. Arrivarci, al terzo
figlio. Per l’eventuale quarto, invece,
niente sms. Secondo voi una famiglia
con quattro figli può permettersi il lusso
d’un telefonino?
L’appuntamento
con le pagine
di Avvenire
sui temi
della bioetica
è per settembre
Buone vacanze
a tutti
Per inviare notizie,
segnalazioni, proposte,
lettere e interventi alla
redazione di "è vita":
email: [email protected]
fax: 02.6780483