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LA PRESA DEL FORTE BELGA DI EBEN EMAEL L'azione dei Fallschirmpioniere Un'impresa assolutamente innovativa Belgio 10-11 maggio 1940 PREMESSA Come comandante supremo Adolf Hitler – al contrario di Napoleone soldato di professione – rappresenta il dilettante, privo delle competenze per capire la strategia e le operazioni belliche, incapace di percepire la realtà del campo di battaglia e dei problemi logistici. In possesso di una specie di potere ipnotizzante (fino alla sua fine) è in grado di plagiare le folle e i militari professionali ricevendo una cieca fiducia nella possibilità di vittoria, un potere persuasivo che intimidisce anche i generali più scettici e decisi. E' in questa personalità che va ricercata la chiave del mistero centrale dei rapporti tra ufficiali di professione abili e valorosi (come non si era visto nel XX secolo) e questo austriaco contornato da una corte di parvenus e di avida gentaglia che conquista potere sotto il segno della svastica del partito nazionalsocialista. Ci si domanda: come è successo che una generazione di uomini rispettabili, apolitici, condizionati dalla tradizione e dal codice d'onore derivanti da secoli al servizio di sovrani legittimi, siano stati sedotti da un dittatore sorretto da una fede mistica nel suo genio ma maestro del raggiro ? La risposta è che i generali si trovarono di fronte a un dilemma morale non risolvibile se non ottemperando al giuramento di fedeltà prestato al dittatore, anche se il suo carattere criminale si manifesterà sempre di più durante gli eventi bellici, esprimendo una sprezzante indifferenza sulla sorte dei propri connazionali. Molti di questi ufficiali superiori rispettano la tradizione e l'etica dell'antica casta militare prussiana e le norme di vita del puritanesimo luterano, rappresentando gli ultimi echi dell'ordine militare monastico dei Cavalieri Teutonici. Opportunista e giocatore d'azzardo, dal 1933 al 1939 Hitler realizza le sue strategie internazionali attraverso una serie di bluff psicologicamente brillanti fino al grande successo conseguito a Monaco nel 1938 quando Chamberlain e Daladier abbandonano la Cecoslovacchia nelle mani della Germania nazista. Poi, imbaldanzito dal cinico patto di spartizione Ribbentrop-Molotov, attacca la Polonia ritenendo che Francia e Gran Bretagna non sarebbero intervenute per difendere quello che considerano il loro protettorato: qui la sua amoralità lo tradisce, arriva la dichiarazione di guerra dei due alleati e questo errore cruciale si rivelerà una catastrofe per l' Europa modificandone l' assetto geopolitico per molti anni seguenti. Neville Chamberlain, sfiduciato dal suo stesso partito, si dimette e il Re nomina al suo posto Sir Winston Churchill che possiede, come si sa, ben altra tempra; guiderà con mano ferma la Gran Bretagna fino alla vittoria finale. Hitler si vanta dei propri successi iniziali: “gli accordi contrattuali valgono solo fin quando mi servono” infatti dopo solo un anno nel giugno 1941 attaccherà l'Unione Sovietica. Questo articolo di storia contemporanea inizia dalla dichiarazione di guerra fino alla conquista del Forte di Eben Emael conseguita con una tecnica mai sperimentata prima, l'aliante d'assalto. Chi scrive ha inoltre ritenuto interessante fornire i brevi profili di due dei “grandi innovatori”, i generali che hanno permesso i notevoli e insperati successi iniziali alla macchina da guerra nazista, Heinz Guderian l'ideatore della “guerra lampo” e Kurt Student, il progettista di questa tattica mai pensata prima e il vero anticipatore dell'utilizzo del corpo paracadutisti, che poi sarà replicato in scala molto maggiore dagli Alleati. CAPITOLO PRIMO I “grandi innovatori” - i generali della macchina da guerra nazista Generale Heinz Guderian – il Blitzkrieg (la guerra lampo) Prussiano per mentalità e per nascita (1888-1954) come ufficiale delle unità telegrafiste vede a Ypres nel 1914 i soldati morire imprigionati nelle trincee della guerra statica e si convince che quel modo assurdo di combattere non può più continuare. Nel 1929 riesce ad effettuare alcuni esperimenti di esercitazioni tattiche con l'uso di veicoli e carri armati e la sua fervida intelligenza anticipativa gli permette di progettare la dottrina del “colpo vincente” (Stosskraft) sferrato da formazioni di carri armati e truppe meccanizzate. Scrive un manuale “Achtung 1 Panzer !” che diventa un best-seller internazionale negli ambienti militari e che gli procura l'attenzione di Hitler, attento a strategie risolutive che non comportino un lungo conflitto che la Germania non può permettersi (mentre gli eventi, invece, gli si rivolteranno contro...). Con la sua capacità di esporre brillantemente le sue teorie al momento giusto e alle persone giuste, pur non essendo assolutamente simpatizzante per l'ideologia nazista, riesce a ottenere l'appoggio di Hitler per la formazione di Panzerdivisionen come grandi Unità Autonome, dotate di carri armati, artiglieria, trasporti per le truppe, officine, semoventi, radio efficienti e impiego combinato con la Luftwaffe. Lui stesso ne definisce gli organici e l'organizzazione, partecipando anche alla progettazione dei mezzi corazzati adeguati alle esigenze. Guderian è un caso unico nella storia militare, è l' uomo che ha progettato nel dettaglio un'arma, che provvede all'addestramento degli uomini, collabora al piano dell'offensiva e che guida la sua arma in battaglia. I tedeschi progettano i loro carri armati in previsione di adattarli alle future esigenze, ad esempio il PzKw III viene costruito in tre moduli e via via che la guerra esige nuovi armamenti più potenti viene ridisegnato per installare cannoni più potenti fino ad abolire la torretta montando il potente pezzo da 75 mm. nello scafo diventando un temibile semovente cacciacarri. (foto) Lo stesso ing. Ferdinand Porsche disegna le sospensioni per aumentare il comfort e la sicurezza dell'equipaggio, Porsche collabora anche come progettista di carri fino a collaudare lui stesso il temibile Tiger che sarà la Nemesi dei carri degli Alleati. Travolta la Polonia dalle Panzerdivisionen il Comando Supremo OKW si rende conto che l'attacco alla Francia attuando il piano iniziale Fall Gelb è un grave rischio e Guderian viene convocato per esaminare la fattibilità di far passare il grosso delle divisioni celeri attraverso le Ardenne mentre l'attacco secondario sarebbe svolto invece lungo il Belgio e l'Olanda aggirando la Linea Maginot. La sua risposta è favorevole, conosce bene le Ardenne ed è convinto fautore che l'impiego di divisioni corazzate in zone difficili è fattibile con un risultato assolutamente inaspettato per il nemico. E così accade, nonostante un ingorgo iniziale di migliaia di mezzi (il più grande ingorgo stradale della storia che si estende per oltre 160 km. ignorato dalla ricognizione alleata) nelle Ardenne, inglesi e francesi, che sono ancora vincolati al concetto della guerra statica, vengono gettati nella massima confusione dalla manovra a tenaglia delle direttrici dell'invasione. Proprio quando l'avanzata acquista uno slancio inarrestabile e si raccolgono molte migliaia di prigionieri e una massa enorme di equipaggiamento nemico, Guderian e le sue Panzerdivisionen G (come Guderian) vengono fermate da von Rundstedt e da Hitler che non hanno percepito che la velocità stessa delle formazioni meccanizzate ha completamente paralizzato le linee alleate. Questa pausa permette a francesi e inglesi di arretrare le truppe intorno a Dunkerque dove oltre 350.000 soldati vengono reimbarcati in Inghilterra: l'esito della guerra viene deciso qui, la possibilità di infliggere al nemico un colpo mortale definitivo è gettata al vento. (foto della spiaggia di Dunkerque con i soldati in attesa) Quando la situazione precipita per la Germania e l'esito del conflitto è ormai scontato, Guderian cerca di salvare i brandelli dell'esercito che Hitler ha deliberatamente subordinato alle sue scelte sbagliate - per non dire criminali - dimostrando una invidiabile e pericolosa determinazione contrastando persone che hanno perso il senso della realtà e che vivono in un mondo di menzogne e di illusioni. Fatto prigioniero dagli americani non viene accusato di crimini di guerra, rimanendo nella Storia recente uno dei condottieri tedeschi che sono rimasti vincolati al loro codice d' onore senza macchie nel loro comportamento. Generale Kurt Student - il corpo paracadutisti Il generale Kurt Student (1890-1978) è il principale artefice della innovazione che differenzia il 2° conflitto mondiale dalla guerra precedente: la creazione e l'impiego del corpo paracadutisti. Di origine prussiana proviene da una famiglia di piccoli proprietari terrieri, viene ammesso alla scuola reale prussiana e, per caso, si trova a seguire un corso di pilotaggio che cambia la sua vita. Partecipa al 1° conflitto mondiale come pilota di caccia e dopo il trattato di Versailles – che impedisce alla Germania di ricostruire l'aviazione militare – gli viene affidato il comando di una scuola di volo a vela, una delle tante palestre di volo che in seguito formeranno la grande massa di giovani esperti piloti di guerra. Gli accordi di Rapallo del 1922 tra Mosca e 2 Berlino prevedono il supporto al riarmo della aviazione tedesca con l'utilizzo degli aeroporti russi (e inoltre per la sperimentazione delle divisioni meccanizzate..). Nel 1935 Hitler respinge le clausole restrittive del trattato di Versailles permettendo alla Germania nazista il riarmo di tutte le sue forze armate con la rinascita della Luftwaffe che si assume anche la competenza delle truppe aviotrasportate. Student si vede assegnare il comando di una regione aerea e inizia subito a elaborare l'utilizzo di truppe aviolanciate e quello degli alianti da assalto, scrivendo dottrine e manuali praticamente partendo da zero. Student non si dimentica e fa buon uso dell'aver assistito al lancio contemporaneo di ben 1.500 para' russi nel 1937 (le immagini sono impressionanti, il lancio avviene con gli uomini aggrappati sopra le ali dei grossi e goffi plurimotori!). Nel 1939 il corpo paracadutisti comprende circa 4.000 uomini e inoltre 14.000 soldati di fanteria sono addestrati come truppe aviotrasportate, in grado di salire a bordo dei trimotori da trasporto Ju 52 (“zia Ju” dei quali la Luftwaffe possiede ben 400 esemplari) e poi di schierarsi velocemente sull'obiettivo una volta a terra, dotati di un armamento più pesante dei paracadutisti che invece viaggiano necessariamente più leggeri. Student è un uomo che disdegna il lusso, dotato di una specie di sesto senso che gli permette di intravvedere sviluppi per altri impensabili, possiede una mente logica e razionale, capacità di lavorare con metodo e meticolosità, è il creatore dello spirito di corpo di una nuova arma (foto) che si afferma poi nelle forze armate di tutto il mondo, nella quale i paracadutisti tedeschi spiccano per il loro valore in combattimento in ogni fronte. Il successo degli aviosbarchi in Olanda e in Belgio (che vedremo) e a Creta sono un esempio eclatante della sua capacità di adattarsi alle circostanze tattiche e strategiche e del suo costante impegno personale anche sul campo di battaglia. Per ironia della sorte nel 1944 la sua armata di paracadutisti, che non è più stata utilizzata come tale dopo l'invasione di Creta, si trova a combattere come fanteria contro le truppe aviotrasportate alleate proprio sui corsi d'acqua che aveva conquistato con grande successo nel 1940 ! L'ultimo successo di Student è il colpo di mano (attribuito faziosamente a Otto Skorzeny dalla propaganda delle SS) della liberazione di Mussolini sul Gran Sasso, dove nove alianti DFS 230 riescono ad atterrare con una manovra impossibile sull'angusto pianoro che contorna il rifugio a Campo Imperatore. E' il 12 settembre 1943. Un Mussolini ridotto a uno spettro di se stesso (foto) viene caricato un po' esitante sopra un Fieseler Storch (cicogna) con a bordo il pilota e il capitano “consigliere politico” delle SS Otto Skorzeny Purtroppo per le sorti dell'Italia il piccolo aereo STOL (decollo e atterraggio corto) sovraccarico dei tre pesanti uomini, dopo un decollo cortissimo sembra cadere nel burrone ma poi riprende quota salutato dai Fallschirmpioniere che hanno rischiato la vita in questa azione temeraria e dalla guarnigione italiana che proprio non ha fatto una mossa né sparato un colpo. Anche in questo episodio gli alianti vengono distrutti dagli stessi incursori. Il Piano (Caso) Giallo (concepito dal generale Erich von Manstein) - maggio 1940 Il generale Erich von Manstein esamina gli ordini del Piano Giallo iniziale e scriverà nelle sue memorie: “..trovai umiliante che la nostra generazione non riuscisse a fare altro che copiare una vecchia ricetta..” Infatti il Piano prevede uno scontro frontale con le armate alleate che stanno mobilitando con la conseguenza di una guerra di attrito (o peggio un fronte statico) come nel 1914-1918. Hitler approva (e si appropria faziosamente dell'idea, infatti afferma:”..di tutti i generali ai quali parlai del nuovo piano per il fronte occidentale Manstein fu l'unico che mi comprese”..) pienamente le modifiche al Piano proposte da von Manstein e da Guderian; il nuovo Piano viene battezzato Sichelschnitt (colpo di falce). Per la prima volta nella Storia la penetrazione tedesca attraverso le Ardenne in Belgio fino alla Manica viene realizzata da un esercito motorizzato e corazzato concentrato per forza d'urto. La neutralità dei Paesi Bassi e del Belgio viene violata in pochi giorni per attaccare la Francia e le Forze britanniche (BEF) attestate in difesa del continente. (cartina) La Fortezza Olanda viene attaccata dall'aria e da terra, i ponti più importanti sono occupati dai paracadutisti e da treni blindati permettendo il transito delle divisioni motorizzate; se i ponti vengono 3 minati, il genio pontieri getta velocemente dei ponti provvisori su barche (foto). Il Piano prevede la conquista dell'Aia e di arrestare la famiglia reale ma l'attacco agli aeroporti si rivela un disastro: i trasporti Ju52 vengono abbattuti o sono distrutti mentre cercano di atterrare in mezzo ai relitti di quelli precedenti. In alternativa Arnhem viene conquistata con un attacco aerotrasportato, e poiché Rotterdam con i suoi ponti è la chiave della difesa dell'Olanda, il ponte di Gennep viene preso da un treno blindato e i lunghi ponti di Moerdijk occupati dai paracadutisti. Grazie alla propensione per le novità e per gli stratagemmi, Rotterdam viene occupata improvvisamente con un colpo di mano azzardato ma ben coordinato: dodici idrovolanti Heinkel He59 (foto) ammarano sul fiume e 150 pioniere occupano il ponte Willems, poi i paracadutisti si lanciano sullo stadio sportivo raggiungendo i pioniere e i trimotori Junkers 52 sbarcano le forze aviotrasportate sull'aeroporto Waalhaven. Il Governo olandese si arrende. Guderian corre verso ovest tagliando le comunicazioni gettando nel panico il nemico al punto che la volontà di ogni resistenza viene minata e la fragilità delle forze tedesche troppo allungate non viene messa alla prova. Rommel con la sua “divisione fantasma” non gli è da meno sparendo e riapparendo nei punti più vulnerabili facendo danni irreparabili alle scomposte divisioni anglofrancesi. Per giunta una folla enorme di decine di migliaia di profughi terrorizzati intasa le strade impedendo il flusso dei rinforzi francesi e inglesi favorendo così le forze attaccanti. Nella prima settimana di maggio il Comandante in Capo Maurice Gamelin (68 anni) scioccamente rinnova le licenze all'Esercito francese mentre un altro generale afferma che “non accadrà nulla fino al 1941” dimostrando ambedue una ottusità che rimane negli annali di tutta la storia militare; Gamelin viene poi esonerato il 19 maggio. I francesi rimangono attoniti quando vengono a sapere che i corazzati nemici stanno avanzando lungo le “impraticabili” foreste delle Ardenne e, come se non bastasse, pochi giorni dopo non si scompongono tanto quando realizzano finalmente che quello è lo Schwerpunkt di tutta l'offensiva ! Sono convinti che ci vorranno molti giorni affinché i tedeschi si raggruppino ma ragionano con la tempistica da guerra statica in uso delle loro truppe e vengono travolti. La stupefacente penetrazione tedesca genera nei francesi l'impressione che le forze corazzate nemiche siano enormi - almeno 6.000 carri - quando in realtà sono solo poco più di 2.000 e per giunta composti da modelli spesso inferiori a quelli inglesi e francesi. Nei soldati francesi si diffonde la “sindrome del carro armato” credono di vedere o sentire carri nemici dappertutto (anche se sono alleati..) e si demoralizzano oppure, peggio, perdono la volontà di combattere. Una sconfitta che rimarrà un'onta che peserà per molti anni nel morale della Francia parzialmente riabilitata solo dalla Resistenza. La strategia del Blitzkrieg (guerra lampo) di Guderian viene pienamente confermata rimanendo nella Storia un capolavoro di arte militare. Il coordinamento tramite le radio (di buona qualità) tra mezzi corazzati, artiglieria al seguito, bombardieri in picchiata Stuka che ronzano come calabroni sopra le teste dei fanti alleati non può che avere un effetto devastante nel morale di uomini addestrati a una guerra di posizione, che devono spostarsi appiedati e i cui numerosi mezzi corazzati sono stati dispersi come appoggio alla fanteria. Viene completamente superata e per sempre la vecchia dottrina del fronte statico tipica della 1 a Guerra Mondiale: “l'artiglieria conquista, la fanteria occupa”. CAPITOLO SECONDO Il forte di Eben Emael I lunghissimi ponti di Moerdijk a 25 km. da Rotterdam vengono occupati da quattro compagnie di paracadutisti che li difendono fino all'arrivo delle loro colonne blindate. Invece di attaccare il nemico che tiene tenacemente i ponti le forze motorizzate della 7 a Divisione francese si dividono per marciare verso est e ovest senza capire che a Moerdijk le colonne tedesche sono riuscite a tagliare in due l'Olanda. Mentre una divisione corazzata occupa Rotterdam, due Panzer Div. puntano verso Maastricht, vitale crocevia di congiunzione tra il fiume Mosa, il Canale Alberto, la ferrovia e le strade con i loro ponti. Questo importantissimo nodo al confine tra Olanda e Belgio è difeso da quella che è considerata la più formidabile delle fortezze moderne: il Forte belga di Eben Emael (cartina). Il Forte di Eben Emael, terminato nel 1935 per arrestare una eventuale 4 avanzata tedesca come quella del 1914, ha la forma di una fetta di torta in calcestruzzo con il raggio di 900 metri e larghezza di 700 metri. Lungo un lato scorre il Canale Alberto che segna la frontiera tra il Belgio e l'Olanda, lo scavo del Canale ha lasciato un bastione imprendibile a strapiombo sull'acqua mentre a sud-ovest il tetto del Forte è a livello dei campi adiacenti difeso da un fossato anticarro profondo 2 metri. Viene definita una inviolabile “corazzata terrestre”. Negli anni '30 l'esercito era considerato in Belgio come una sorta di ornamento inevitabile per gli occhi delle altre Nazioni ma l'atteggiamento generale era volto alla neutralità grazie ai Trattati internazionali, agli accordi recenti con la stessa Germania e alla serie di grandi opere fortificate lungo i confini orientali. Al fine di evitare dissensi tra le etnie di valloni e fiamminghi, negli anni '30 viene adottato il reclutamento su base regionale con il “servizio a domicilio” per le reclute che sono destinate a reparti poco distanti dalle loro abitazioni; l'addestramento al combattimento viene indebolito nonostante che le minacce tedesche continuino ad aumentare. Il costo del Forte raggiunge i 35 milioni di franchi francesi, un costo enorme per quegli anni, perseguendo lo stesso costoso principio della difesa statica applicata dai francesi con la costruzione della gigantesca Linea Maginot lunga 360 km. Al termine dei lavori il Forte è munito di 35 postazioni in casematte in calcestruzzo o in cupole di acciaio dotate di cannoni di 120, 75 e 60 mm. con una gittata massima di 18 km. che coprono tutto il territorio intorno, i ponti e le rotabili. Tutte le aperture possono essere sigillate con spesse porte di acciaio al fine di isolare i numerosi livelli inferiori compresi i tunnel lunghi 7 km. che collegano tra loro le postazioni. La rete elettrica è ridondante a collegamenti incrociati e, oltre che essere fornita dalla rete di distribuzione nazionale, può essere alimentata da potenti generatori: è utilizzata per la ventilazione, il riscaldamento, gli armamenti e la complessa rete telefonica; l'acqua potabile è ricavata da pozzi profondi. Poiché i cavi telefonici sono profondamente interrati non vengono installate stazioni radio e questo si rivela un ulteriore errore perché durante l'attacco gli ufficiali non saranno in grado di comunicare sia con le loro postazioni che con il Comando dell'Esercito. Scollegati i telefoni per via delle esplosioni, gli artiglieri saranno costretti a percorrere centinaia di metri nei tunnel per riferire le situazioni ai superiori e non tutti torneranno indietro... Paradossalmente tra le imprese contraenti ci sono anche due imprese tedesche, è un appalto perlomeno sconcertante visto che le fortificazioni vengono costruite per difendersi da una invasione proveniente proprio da questa Nazione. Inevitabilmente le planimetrie delle opere in superficie e sotterranee sono in possesso dei pianificatori dell'attacco corredate anche dalle fotografie scattate da agenti segreti: un lavoro di intelligence praticamente regalato. La vita nel Forte (planimetria sotto) per i circa 1.000 uomini della guarnigione non è però quella di un Hotel di categoria accettabile, i dormitori sono angusti, le lampade ad arco infastidiscono la vista, l'umidità è sempre presente, il ricambio d'aria è insufficiente, i rumori echeggiano dappertutto e le acque nere e le latrine con le loro emissioni rimangono un problema irrisolto. Come del resto accade anche nella Linea Maginot i soldati vengono accomodati in baracche esterne o in edifici nel villaggio di Wonck. Dal 1937 è buona abitudine che la truppa entri nel Forte solo quando è in servizio attivo di turno. Il soldato da fortezza tipicamente non è un giovane adatto alle fatiche della fanteria ma spesso è un riservista, gli ufficiali di carriera sono un po' anzianotti e sono diventati degli impiegati occupati in attività di fin troppo comoda routine nel contesto completamente superato della guerra statica. Il giorno prima dell'attacco, il 9 maggio 1940, il maggiore Jottrand comandante del Forte ha disponibili 650 uomini tra artiglieri, telefonisti, tecnici e medici. Una buona parte di questa forza è accasermata nel paese di Wonck, gli altri 500 componenti della guarnigione sono in permesso o in addestramento presso altre sedi. Sui ponti vicini di vitale importanza la situazione non è molto diversa.Una imperdonabile imprevidenza che costerà l'invasione e la campagna di guerra belga. A questo errore si aggiunge la mancanza di presidi di fanteria nelle vicinanze, adatti, certamente più degli artiglieri, sia per l'autodifesa che per sloggiare gli attaccanti, e anche questa carenza concorrerà alla disfatta. Ed è contro questi – apparentemente - imprendibili obiettivi che si stanno per scagliare tra poche ore le truppe meglio addestrate e più combattive della Germania, i Fallschirmpioniere ai comandi del generale Kurt Student. Il generale di fresca nomina era stato convocato da Hitler il 28 ottobre 1939 che gli aveva illustrato il suo piano: 5 invadere la Regione del cuneo di Maastricht, il crocevia fondamentale per l'attacco, dove ci sono strade, ferrovie, corsi d'acqua e fortificazioni tra cui il Forte di Eben Emael, utilizzando gli alianti di assalto per impedire alle guarnigioni di farli saltare. Dopo solo un giorno Student esprime il suo parere e il suo piano: l'assalto al Forte è fattibile nelle prime ore del mattino poco prima del sorgere del sole affinché i piloti possano riconoscere i bersagli, mentre l'assalto dei pionieri paracadutisti ai ponti è possibile senza problemi. I mezzi di trasporto sono l'affidabile trimotore Junkers Ju 52 sia per il trasporto dei para' che come traino per gli alianti e l'aliante di assalto DFS 230. Il generale si mette al lavoro con la solita meticolosità e creatività supportato dal capitano dei paracadutisti Walter Koch (foto in alto) che ha il compito di progettare tutti i dettagli e di comandare l'intera missione. Mancano pochi mesi all'attacco e nel frattempo in questo inverno tra il 1939 e il 1940 i contendenti fanno pochi sforzi per misurarsi reciprocamente, è la cosiddetta fase statica della “drole de guerre” (guerra strana) o “twilinght war” (guerra in penombra) o “sitzkrieg” (guerra seduta). La guerra strana dura sette mesi durante i quali vi sono solo scaramucce in Europa salvo la battaglia di Norvegia, vinta con un alto prezzo dalla Germania, per il possesso dell'importante porto di Narvik dal quale viene spedito alle industrie tedesche il vitale minerale di ferro svedese. I Fallschirmpioniere di Student (pionieri paracadutisti) In questa foto viene illustrata la formazione tipica dei mezzi di assalto dall'aria adottata dai Fallschirmpioniere: un trimotore Junkers Ju 52 traina tre alianti DFS 230. L'aliante DFS 230 (foto) è il primo velivolo a vela da trasporto concepito per ospitare 10 uomini, di cui due in cabina e otto accucciati scomodamente su una panca centrale imbottita, quattro rivolti verso prua e quattro rivolti verso la coda, è in legno e tela con struttura tubolare in acciaio, è un ottimo veleggiatore capace di coprire lunghe distanze sfruttando le correnti ascensionali. Viene collaudato nel 1937 dal capitano della Luftwaffe Hanna Reitsch – probabilmente il miglior pilota collaudatore della storia dell'aviazione. Hanna (foto ) per poco non ci rimette il suo grazioso visetto sbattendo contro il cruscotto per la violenta decelerazione in atterraggio a causa del vomere posteriore, quindi questa manovra viene modificata richiamando il velivolo quasi in fase di stallo. Però per attaccare con successo il Forte occorrono piloti molto esperti e Student non si fa scrupolo di precettare i campioni di volo a vela (che sono ancora dei civili) che si ritrovano all'improvviso in mezzo ai militari, inizialmente con qualche screzio tra le parti poi il loro valore aggiunto viene riconosciuto come un significativo apporto nella precisione dei voli e nelle procedure e i rapporti tra civili e militari si appianano. Vengono sperimentate e riprovate innumerevoli volte ogni tipo di esperienze come il volo in turbolenza, i codici di comunicazione tra gli Junkers 52 e gli alianti, i voli con gli uomini e le armi a bordo che tendono a modificare l'assetto del velivolo, gli atterraggi di precisione. Tutto a bordo degli alianti deve essere ben fissato durante il volo per non danneggiare la fusoliera in legno e tela, gli uomini vengono collocati a seconda del loro peso per non scompensare il velivolo, l'equipaggio deve uscire velocemente dai due unici portelloni con le armi in pugno, cosa non facile dopo un volo rannicchiati nella cabina angusta. Gradatamente i velivoli iniziano a posarsi sempre più vicino ai simulacri dei bersagli nella installazione militare di Hidelsheim ove viene ricostruito meticolosamente un forte in scala 1:1 con baracche in legno che riproduce i bunker e le cupole di Eben Emael. Per frenare la corsa di atterraggio dei DFS 230 viene adottato l'accorgimento di avvolgere i due pattini con delle spire di filo spinato che fanno presa sul terreno (che sarà usato anche a Campo Imperatore...) un “trucco irreversibile e pericoloso” in quanto il carrello a due ruote viene sganciato subito dopo il decollo. I Fallschirmpioniere agli ordini di Student non vanno confusi con le altre unità del genio pionieri che costruiscono ponti, strade o trincee: sono un corpo altamente addestrato dotato di equipaggiamento da specialisti, in combattimento usano lanciafiamme, cariche da demolizione, fumogeni, mine, fiamme ossidriche,tubi di gelatina,battelli pneumatici. Sono guastatori addestrati al lancio con paracadute e al trasporto sugli alianti da assalto e, inoltre, le squadre destinate a Eben Emael hanno in dotazione una nuova arma segreta: la carica cava. Nel 1887 l'ingegnere americano Monroe scopre che una carica di esplosivo con all'interno un incavo a cono incamiciato con leghe metalliche proietta un dardo di metallo fuso ad altissima temperatura - circa 8.000°- in grado di perforare piastre di acciaio e il calcestruzzo provocando onde d'urto e frammenti devastanti dentro una costruzione o in un carro armato (effetto Monroe). Non resisteranno né il 6 cemento armato spesso più di un metro né le porte di acciaio a prova di cannonata.(immagine di una detonazione con il dardo incandescente) A posteriori è ragionevole pensare che senza la carica Monroe l'attacco al Forte sarebbe fallito; la proposta di usare queste cariche proviene da Hitler e per lungo tempo questo tipo di arma rimarrà segreta, poi tutti i contendenti la useranno principalmente come arma anticarro. Le cariche utilizzate in questa operazione sono di due tipi: una pesa ben 50 kg. sezionata in due parti con distanziatori da assemblare al momento e l'altra più maneggevole di 12,5 kg. L'innesco dura pochi secondi giusto il tempo per gli incursori di mettersi al riparo, i pionieri le sperimentano durante le simulazioni poi le useranno con esito devastante contro i bunker e le porte blindate di Eben Emael, come ora vedremo, neutralizzando e terrorizzando la guarnigione molto più numerosa di loro. Per sperimentare gli assalti su postazioni reali il reparto viene trasferito in Cecoslovacchia a Altwater dove vi sono delle fortificazioni simili a quella di Eben Emael facenti parte della Linea Benesh che l'esercito cecoslovacco ha abbandonato dopo la smobilitazione. In questa sede finalmente gli uomini possono osservare gli effetti devastanti delle loro armi che perforano pareti di cemento armato spesso 2 metri e distruggono cupole di acciaio e i cannoni installati internamente. Tutto viene condotto rispettando la più assoluta segretezza, si dice che un paracadutista venga giustiziato per essere stato troppo ciarliero mentre frequentava un bar, ma questo episodio non è certo. CAPITOLO TERZO L'attacco al Forte 10-11 maggio 1940 Il segreto è così assoluto che gli alianti vengono trasportati smontati su autocarri di notte, coperti da teloni e rimontati in gran segretezza in grandi hangar costruiti apposta negli aeroporti di Ostheim e Butzwailerhof vicino a Colonia sorvegliati strettamente da sentinelle, anche i rimorchi Ju52 arrivano alla spicciolata per non destare sospetti. Viene deciso che gli alianti vengano sganciati alla quota di 2.700 alla distanza di circa 50 km dall'obiettivo calcolando un volo assolutamente silenzioso fino all'atterraggio sopra i bersagli. Poiché il volo avviene di notte viene installato un sistema di lampadine sulla coda degli Ju52 per permettere ai piloti dei DFS di mantenere la quota e la distanza giuste dal trimotore senza incappare nella turbolenza dei motori e mantenere la rotta. Il pilota ha davanti agli occhi sul parabrezza una sorta di livella orizzontale composta da due linee parallele che devono essere centrate sulle luci di coda del trimotore. Il tempo di volo sia al traino che librato viene calcolato al limite delle capacità operative degli uomini che sono rannicchiati sulle panche, esposti alle basse temperature in quota, scossi dalle turbolenze, in mezzo alle loro armi. Nelle prime ore del 10 maggio quattro formazioni composte dai traini e da 41 alianti con a bordo 363 uomini partono per i loro obiettivi così suddivise: - 96 paracadutisti sono destinati al viadotto di Vroenhoven per conquistare il ponte - 92 uomini devono scendere sulle testate del ponte di Wedwezelt - 90 paracadutisti devono catturare il ponte di Kanne - 85 pionieri del Gruppo Granit agli ordini del tenente Witzig (foto) devono conquistare il Forte di Eben Emael, armati di cariche di demolizione del peso totale di quattro tonnellate, divisi in 11 squadre ciascuna con i propri obiettivi prefissati che sono bunker, cupole corazzate, casematte, fortini. Gli alianti devono atterrare sul tetto del Forte il più vicino possibile ai propri obiettivi alla scarsa luce dell'alba, per permettere agli incursori di neutralizzare velocemente le postazioni evitando la reazione della guarnigione. Un ombrello aereo composto da bombardieri in picchiata Stuka è pronto a intervenire su chiamata dei paracadutisti e inoltre viene previsto che alcuni Ju 52 forniscano bombe e munizioni lanciando i contenitori da una quota minima di 90 metri. Raggiunti gli obiettivi i paracadutisti devono tenerli sino all'arrivo della fanteria e dei carri armati provenienti da Maastricht, poi superati i ponti, le formazioni corazzate potranno dilagare in Belgio. Alle ore 0.30 tutte le squadre occupano il proprio posto nelle fusoliere, dopo un decollo con molti scossoni dovuti ai cavi di traino le combinazioni di velivoli prendono il volo salendo lentamente di quota dirette a ovest-sud-ovest. Il traino del tenente Witzig passa una brutta avventura: il pilota dello Ju52 si accorge che sta per urtare un altro aereo, cerca di perdere quota violentemente e la fune si spezza. Il pilota dell'aliante plana e atterra molto abilmente in un campo; il tenente Witzig non si perde d'animo, di corsa 7 raggiunge un presidio, si impossessa di un auto e guidando a folle velocità torna a Ostheim. Per telefono raggiunge un altro aeroporto e trova un rimorchiatore con un pilota esperto che già conosceva. Raggiunto il pascolo dove il suo aliante si è fermato, con una perfetta manovra lo Ju52 atterra senza danni e affrancato il cavo di traino i due velivoli ripartono; alle 6.30 Witzig e il suo gruppo atterrano abilmente sul Forte. Fortuna, addestramento e determinazione proprio non sono mancati al comandante del gruppo Granit che raggiunge i suoi uomini in azione da tempo. Nel Forte di Eben Emael scatta l'allarme generale provocato dalle inconsuete attività nemiche ma ci sono ritardi nelle operazioni dovuti alle complesse procedure, ai lunghi percorsi nei sotterranei, all'apertura delle riservette,al rifornimento di munizioni che vanno trasportate dalla santabarbara alle postazioni. Il maggiore Jottrand commette un errore: soprassiede a far distruggere i ponti e le chiuse e invece distoglie le squadre per demolire le false casematte all'aperto. Intanto si sentono i colpi dell'artiglieria antiaerea olandese che spara alla cieca, poi da un posto di guardia arriva una telefonata “aeroplani sopra di noi, hanno i motori spenti e sono quasi fermi in aria !” Gli artiglieri chiusi nelle loro postazioni in questa confusa situazione, all'alba con scarsa visibilità, vedono solo delle grosse ombre materializzarsi da più direzioni e sparire fuori dal campo visivo e di tiro, poi le ombre si arrestano vicino alle torrette e gruppi di uomini con le tute grigie balzano fuori. Gli alianti sono tutti atterrati nei punti prestabiliti, l'attacco è iniziato, solo il ponte di Kanne salta in aria e le squadre di attacco lo vedono crollare davanti ai loro occhi. Gli alianti atterrano scivolando d'ala, i piloti aprono i diruttori e con violente strisciate rallentati dal filo spinato si arrestano davanti alle postazioni e ai muraglioni disturbati solamente dal tiro di alcune mitragliatrici.(foto) Operando secondo gli schemi provati e riprovati innumerevoli volte gli uomini scaricano le armi, le cariche cave e quelle da demolizione percorrendo curvi sotto il peso la distanza che li separa dai loro obiettivi. La 1a squadra posiziona la carica cava da 50 kg. sopra la corazza di un bunker, lo scoppio è tremendo e l'osservatorio e i telemetri vengono sbriciolati da una forza devastante. Il portello corazzato di un cannone da 75mm. viene scaraventato all'interno da una carica da 12,5 kg. spazzando via i serventi seduti sui loro seggiolini. Su ogni casamatta conquistata i pionieri dispongono dei pannelli da segnalazione per indicare ai piloti degli Stuka di non bombardarli. La 3a squadra atterra vicino al bunker munito di tre cannoni da 75 mm. Notando con stupore che le canne sono ricoperte di uno spesso strato di grasso ben indurito dal tempo (e pertanto inservibili..) lo scoppio della carica crea un varco di ½ metro nella parete di cemento e i pezzi di artiglieria diventati dei rottami rimbalzano giù per le scale uccidendo o ustionando i serventi e incendiando le cariche di lancio dei cannoni.(foto) I serventi sopravvissuti si rifugiano nelle scale sottostanti in mezzo al fumo giallastro dei cartocci di polvere, poi semi-asfissiati vengono salvati dai pionieri che li trascinano all'aperto. La 6a squadra compie un atterraggio perfetto di fronte alla cupola vicino al bastione nord-est, districati a fatica dai fitti reticolati sono costretti a demolire la prua dell'aliante per uscire e hanno una brutta sorpresa: la cupola è falsa, è soltanto una struttura intonacata da cui sporgono dei falsi cannoni. Demolita comunque la falsa cupola apprestano un perimetro difensivo con una mitragliatrice MG39 che poco dopo verrà molto utile falciando un reparto di soldati belgi di rinforzo giunti in bicicletta. La 4a squadra si dirige verso due bunker e una cupola corazzata, i belgi sparano alla cieca nella luce scarsa, sistemata una carica pesante e un'altra leggera il sergente Wenzel innesca i detonatori. Stupefatti vedono la cupola corazzata e il cemento armato sbriciolarsi, nell'ampio vano aperto la scena di distruzione è totale e tutti i belgi che erano nell'osservatorio e nella batteria sono stati dilaniati. Accade un fatto singolare in questa tragedia: squilla un telefono e Wenzel risponde alla voce concitata che parla francese, dopo una pausa il sergente dice in inglese “qui parlano i tedeschi !” Dall'altra parte si sente soltanto “Mon Dieu !” e la strana conversazione finisce qui. Dopo solo otto minuti dall'atterraggio la 4a squadra è incolume e si dispone alla difesa. L' 8a squadra ha come pilota Hermann Distelmeier, campione di volo a vela, che compie una manovra da manuale scavalcando i bastioni e fermando il velivolo vicino al suo bersaglio. Investiti da un fitto fuoco di mitragliatrici fanno detonare due cariche cave sulla cupola del bunker all'interno 8 del quale regna la massima confusione, i depositi dei proiettili sono ancora chiusi a chiave, i montacarichi sono parzialmente disattivati quando le due cariche esplodono dilaniando gli artiglieri, poi i sopravvissuti si ritirano nei sotterranei. Scesa a 50 metri dal suo obiettivo la 9 a squadra si porta alle spalle del fortilizio e dirige il lanciafiamme dentro le feritoie cui segue il lancio di bombe a mano. Il grande portello corazzato e il cemento armato scompaiono per l'esplosione di una carica pesante, entrati nei locali i pionieri aiutano i feriti e sistemano la MG in una feritoia. Qui tutto è finito in dieci minuti e la squadra si trincera dopo aver accertato che anche le altre squadre a vista siano al sicuro ai loro posti dopo aver adempiuto al loro compito. Accade un altro episodio tragicomico, un sergente fa saltare una torretta di acciaio e rialzatosi dopo la detonazione vede che la pesante torretta di acciaio continua a ruotare come una giostra al luna-park, sopra vi è accovacciato un pioniere che sghignazza farfugliando frasi confuse: si è ubriacato in volo sostituendo l'acqua nella borraccia con del rhum. Dopo tutti i boati cala un po' di silenzio, il sergente Wenzel si accerta che le squadre siano al loro posto in posizione difensiva e cerca di entrare in contatto via radio con il comandante Koch visto che Witzig è assente; inevitabilmente, come gli è stato insegnato alla scuola militare, il sottufficiale prende il comando al posto del suo ufficiale. Alcune postazioni belghe iniziano a sparare con i cannoni e Wenzel chiama per radio gli Stuka che arrivano poco dopo bombardando gli edifici, poi Wenzel chiama i rifornitori He111 che lanciano a bassa quota le munizioni e i rifornimenti al centro del Forte. Alle 6.30 un aliante solitario veleggia sul Forte, atterra e ne esce il tenente Witzig che finalmente si riunisce ai suoi uomini. Sotto terra nel posto di comando gli ufficiali belgi cercano di fare luce nella confusione generale su quanto successo e tentano di organizzare una reazione all'aggressione fulminea e devastante che ha costretto tutti a rifugiarsi nelle gallerie. E' stato un attacco così improvviso e anomalo al quale la guarnigione non ha mai pensato né ha mai pianificato una reazione. Gli scoppi delle cariche cave, l'uso di lanciafiamme, la potenza distruttiva delle armi utilizzate capaci di perforare le massicce fortificazioni suonano incredibili fiaccando il morale della truppa, in fin dei conti sono artiglieri di una difesa statica e non sono preparati al combattimento come la normale fanteria. Sembra comunque, con il senno di poi, quasi impossibile che appena 80 uomini sian riusciti a sconfiggere una guarnigione di più di 600 che non sono usciti allo scoperto per cacciarli, però il Forte era stato accuratamente progettato per agire contro una invasione attraverso i Canali e non per contrastare uomini che erano già sopra la sua ampia superficie, spesso sotto la portata delle armi dentro le casematte. Appena si fa giorno gli Stuka (foto) iniziano a scaricare bombe sulle casematte non segnalate dai pionieri e questo inibisce i pochi tentativi di uscire allo scoperto per sloggiare il nemico, del resto la guarnigione è armata solo di fucili e pistole, poche granate, poche munizioni e poche armi automatiche. Gli Stuka sono dotati sotto le ali di sirene ululanti quando vanno in picchiata (le trombe di Gerico) che spaventano ancora di più i soldati già demoralizzati. Il maggiore Jottrand invia degli uomini a esplorare le postazioni ma il percorso nelle gallerie è così lungo che le notizie tardano a tornare e non sono per niente buone. La disciplina e la volontà di combattere sono così calate che gli uomini si rifiutano di uscire e si rintanano nel profondo delle gallerie. Solo alle 10.30 l'unica postazione ancora intatta della cupola 23 inizia a sparare contro il ponte di barche sulla Mosa che i pontieri tedeschi stanno allestendo; nonostante la fatica e i fumi delle delle detonazioni, i cannoni continueranno a sparare fino alla resa. Una quarantina di granatieri giunti di rinforzo da Wonck vengono presi di mira dall'ombrello aereo tedesco, rimangono con poche munizioni e molti vengono feriti, cercano di ritirarsi nei locali sotterranei ma vengono bloccati dal diniego all'ingresso di un imbarazzato ufficiale di picchetto! L'assurdità del divieto lascia stordito e incapace di protestare il loro comandante che li riconduce faticosamente verso Wonck. Verso le 13.00 il maggiore Jottrand riesce a telefonare a un tenente che alloggia in una palazzina a Wonck e gli ordina di correre al Forte con tutti gli uomini disponibili che sono in turno di riposo. Dopo un'ora vengono radunati 233 artiglieri armati di armi leggere e solo 2 mitragliatrici, in colonna si avviano cercando di percorrere i 5 km. di distanza dal Forte ma vengono subito individuati dai bombardieri e nelle due ore seguenti si riducono a pochi gruppi di soldati che arrivano stremati cercando di combattere vicino all'ingresso del fortilizio. Vengono facilmente respinti dai paracadutisti e pochi ripiegano nelle gallerie. Nel frattempo gli uomini continuano ad arrivare ritenendo sia più sicuro rifugiarsi nelle gallerie che negli acquartieramenti all'intorno, l'ultimo tentativo di una sortita viene 9 condotto da un capitano che riunisce un reparto numeroso ma viene sventato dall'esplosione di una carica cava sopra un bunker che distrugge le porte blindate che danno sui sotterranei. Ormai i tunnel sono affollati da soldati demoralizzati che alzano barricate con tutto il materiale disponibile per evitare che i tedeschi entrino, si sentono come dei topi intrappolati nei sotterranei senza poter vedere e capire quello che succede all'esterno. I rapporti cominciano ad arrivare al tenente Witzig, l'attacco ha avuto successo ma occorre non dare tregua alla guarnigione rintanata nelle profondità del Forte; attaccati dal fuoco di mitragliatrici di un gruppo di belgi rispondono con il cannone da 75mm. di una cupola appena conquistata rintuzzando la volontà di combattere del nemico. Accadono episodi abbastanza strani e singolari nella confusione di questa giornata concitata e drammatica, i genieri tedeschi che stanno attraversando la Mosa sparano per errore su un pioniere graduato che si fa riconoscere con potenti imprecazioni (rimbrottato da un ufficiale per il linguaggio scurrile) lo stesso caporale si mette in cammino e nel tragitto incontra un numero sempre crescente di militari belgi che si arrendono proprio a lui, alla fine raggiunto il punto di raduno vicino a Maastricht il graduato consegna ben 121 prigionieri a un ufficiale; il caporale chiede ed ottiene una ricevuta che poi consegnerà allo stupefatto tenente Witzig ! Il maggiore Jottrand è convinto che lo scontro sia in fase di stallo, i pionieri sono all'esterno ma lui crede che il Forte si stia organizzando nonostante le esplosioni che rimbombano nelle gallerie, le cannonate dell'ultima postazione ancora attiva, i lamenti dei feriti, i caduti e l'evidente cedimento del morale. I genieri tedeschi (foto) tentano di passare il Canale Alberto sui gommoni ma vengono pesantemente colpiti dalle cannonate e dalle mitragliatrici della casamatta n.4 ancora attiva, poi i genieri riescono a passare e si riuniscono ai paracadutisti; si sono portati una riserva inesauribile di esplosivi e fanno saltare alcune porte corazzate e barricate che collassano all'interno: finalmente è stato aperto un accesso ai sotterranei. I genieri si aprono implacabili la strada nelle gallerie con i lanciafiamme e le cariche da demolizione, gli smarriti artiglieri per contrastarli hanno solo i loro fucili e poche munizioni, sono senza armi automatiche, per giunta l'illuminazione si spegne e le poche luci di emergenza danno un aspetto spettrale alle centinaia di uomini che si sono riuniti – o meglio ammucchiati – nei pressi dell'infermeria. La loro mentalità da guarnigione non li ha preparati a questo conflitto molto più dinamico reso drammatico dalle esplosioni che rimbombano nelle gallerie, dalle improvvise devastazioni delle strutture che credevano imprendibili, dalla velocità e precisione degli attacchi che subiscono ovunque senza poter vedere i nemici che si muovono come spettri grigi sopra le loro teste. Il maggiore Jottrand si mette in contatto con Liegi per sollecitare i rinforzi e gli viene risposto che le formazioni di fanteria sono state disperse dai bombardamenti e dai mezzi corazzati del nemico. Dopo 20 ore dall'assalto dei fallschirmpioniere la situazione è disperata: solo 4 installazioni isolate su 35 rimangono parzialmente operative e comunque sono sotto pesanti attacchi, l'infermeria è stipata di feriti gravi, la munizioni scarseggiano, la ventilazione è bloccata, ci sono poche lampade a petrolio e torce e l'artiglieria tedesca, che è sopraggiunta, batte il tetto del Forte. Il Quartier Generale gli intima di distruggere le installazioni prima di arrendersi per non lasciare nulla di utilizzabile al nemico, una disposizione inutile e insensata ma comunque Jottrand obbedisce e gli equipaggi innescano l'autodistruzione delle poche installazioni che riescono a raggiungere. Alle 12.15 il trombettiere suona la ritirata e sulla soglia del Forte appare il capitano Vemeq per parlamentare con gli ufficiali tedeschi, mentre vengono scambiati i primi saluti formali tra soldati che non hanno perso il rispetto reciproco, una marea di artiglieri appare in superficie, sono disarmati, alzano le braccia, si arrendono offrendo uno spettacolo ben poco edificante. Alle 12.27 il maggiore Jottrand chiama Liegi per comunicare la resa del Forte e all'altro capo del telefono nessuno gli risponde. Sulle rotabili di Maastricht il traffico è convulso, la 4a Divisione celere tedesca sta transitando sui ponti verso ovest, presto contribuirà a stringere in una morsa le truppe anglofrancesi. In un paese deserto dove la popolazione si è chiusa in casa il gruppo Granit, ormai sostituito dai genieri dopo 36 ore drammatiche di aspri combattimenti, si riunisce e si sistema in una birreria deserta per brindare alla vittoria e alla propria salvezza; poi montati sui camion tornano a Ostheim per riposarsi e finalmente usufruire delle licenze tanto sognate dopo mesi di isolamento 10 rigoroso. Fuori dalla birreria passano i soldati belgi prigionieri in una fila lunga centinaia di metri, male in arnese, stanchi e sconvolti. Nel Forte si contano almeno 40 morti e 70 feriti gravi. Nei giorni successivi gli ufficiali vengono convocati da Hitler per ricevere la Croce di Ferro di Cavaliere, tutti gli altri Fallschirmpioniere vengono decorati dal generale Student con la Croce di Ferro e promossi di grado.(foto insieme a Hitler) La conquista dei ponti Mentre gli alianti planano verso i loro obiettivi regna la massima confusione tra il comando e le postazioni periferiche sui ponti. Sul ponte di Wedwezeldt le sentinelle vedono calare loro addosso i velivoli che si fermano alle due estremità. Le postazioni belghe vengono affrontate con molta determinazione ed entro 10 minuti il ponte è in mano tedesca. Un tentativo di sloggiare il nemico viene condotto da un gruppo di blindati che coraggiosamente ingaggiano lotta contro i carri MK III appena sopraggiunti che li distruggono con i loro cannoni più potenti da 75mm. Il ponte di Vroenhoven viene occupato velocemente, le sentinelle sono sopraffatte e la casamatta del comando viene catturata con gli interruttori delle cariche di demolizione. Il ponte era comandato dal capitano Louis Gideloo che, senza degli ordini precisi del suo comando di Liegi proprio non ha fatto in tempo a far brillare le cariche, successivamente il capitano viene ucciso con tutti i suoi uomini dall'intervento degli Stuka. Come già accennato il ponte di Kanne è l'unico a saltare per aria sotto gli occhi dei 90 pionieri che però non si perdono di iniziativa, inviano delle pattuglie in ricognizione che catturano circa 300 soldati belgi che poi consegnano alla fanteria appena arrivata. I pontieri provvedono a recuperare parzialmente la viabilità del ponte gettando delle passerelle sulle campate che non sono crollate nel fiume. La fine Tutti gli alianti vengono subito recuperati, la stampa e il nemico devono rimanere all'oscuro della loro esistenza, il Ministro della Propaganda dott. Joseph Goebbels esalta i continui successi delle truppe del Terzo Reich ma rimane nel vago sulla descrizione delle nuove armi e sulla caduta di Eben Emael. Le truppe belghe combattono ancora accanitamente e coraggiosamente per pochi giorni, ma carenti di corazzati e antiaerea poi devono cedere; il 28 maggio il re Leopoldo III si arrende alle truppe della 6a Armata di Walther von Reichenau. Il tributo pagato alla guerra dal Belgio è di 6.000 morti, 15.600 feriti e più di 200.000 prigionieri. Il gruppo Granit subisce la perdita di sei uomini. La Francia firma la resa e Adolf Hitler trionfante al mattino presto del 23 giugno 1940 visita Parigi che appare semi-deserta, adesso il dittatore è il nuovo padrone dell'Europa (foto) Per fargli un dispetto l'ascensore della Torre Eiffel viene disattivato. NOTA FINALE In alcuni articoli di storia contemporanea - sempre in questo sito web - lo scrivente ha descritto le imprese delle Forze Speciali britanniche cioè i Commando e il Long Range Desert Group: mi è sembrato doveroso per completezza storica descrivere anche le gesta, altrettanto coraggiose e poco conosciute, dei loro diretti omologhi tedeschi.( comunque sono tutti volontari per missioni pericolose che hanno comperato un one way ticket, cioè un biglietto senza ritorno....). Durante l'attacco tedesco contro i Paesi Bassi e la Francia si evidenzia la cronica impreparazione anglo-francese alla guerra: non esistono riserve strategiche, scarseggiano i mezzi di trasporto costringendo i soldati a lunghe marce a piedi, la Gran Bretagna ha mobilitato solo un uomo su 48, mancano i cannoni anticarro e il morale generalmente è basso: il pasticcio più eclatante accade quando i belgi, da poche ore alle prese con i tedeschi, inviano tramite l'ambasciatore una nota di formale protesta a Londra perché le armate anglo-francesi hanno attraversato la frontiera belga senza un invito ufficiale ! La mortificante sconfitta iniziale degli Alleati non è solo imputabile alla lentezza della mobilitazione ma sopratutto è dovuta alla colpevole indifferenza verso le nuove armi e le nuove strategie, nonostante che ufficiali come Basil Liddel Hart (il capitano inglese che insegnava ai generali) Charles de Gaulle e John F.Fuller avessero redatto negli anni '30 dei manuali sulla dottrina della 11 guerra di movimento tanto validi e anticipativi quanto quelli scritti da Guderian e da Rommel, ma che sono rimasti completamente ignorati dagli alti Comandi. Vale sempre i vecchio motto: “i generali combattono le guerre con le medesime strategie di quelle precedenti” ? Durante la Seconda Guerra Mondiale solo i generali tedeschi smentiscono questo motto, gli Alleati copieranno in seguito a mano bassa le strategie innovative utilizzando però risorse molto maggiori. Bisogna anche aggiungere che la superiorità della Wehrmacht, riconosciuta dagli stessi nemici e da importanti storici militari (come Basil H.Liddell Hart), nonostante la schiacciante sconfitta finale, è dovuta al sistema di addestramento in grado di formare sia gli ufficiali superiori comandanti sul campo, come ad esempio Student, Guderian, Rommel, von Manstein, che i loro soldati. Subito dopo la sconfitta in terra di Francia e l'episodio di Eben Emael, il 22 giugno 1940 il Primo Ministro Winston Churchill invia un memorandum al War Office per creare velocemente una armata di 5.000 paracadutisti addestrati a operazioni chirurgiche utili anche ai fini propagandistici e a compensare i fallimenti delle proprie forze convenzionali; sono forze composte da paracadutisti e truppe aviotrasportate che sistematicamente saranno potenziate fino ai grandi aviosbarchi in Normandia nel 1944. Infatti il giorno dell'invasione ben 500 alianti Airspeed Horsa atterrano in Francia, ogni aliante Horsa trasporta comodamente 30 uomini più due piloti oppure il carico bellico di una jeep o un cannone controcarro. Ne vengono costruiti ben 4.000 esemplari. Dopo l'occupazione di tutta l'Europa la Gran Bretagna rimane sola ad affrontare la Germania nazista su tutti i fronti e grazie soltanto alla determinazione del Fighter Command e alla supremazia navale riesce a sopravvivere con enormi sacrifici fino all'arrivo degli aiuti dagli Stati Uniti grazie alla Legge Affitti e Prestiti (Lend-Lease Act - vendere, affittare o prestare materie prime e armamenti) del valore di miliardi di dollari di allora. (vd.il manifesto ironico di propaganda di Boccasile “splendida solitudine”). Il successo della Wehrmacht nelle campagne in Belgio e in Francia decreta il completo fallimento delle difese statiche come la Linea Maginot, i forti in Belgio e la linea Benesh in Cecoslovacchia, gigantesche opere superate mentre erano ancora in costruzione, costate una fortuna ai contribuenti, inutili perché aggirate dalle forze mobili. Di fatto Guderian arriva in Alsazia ed accerchia le truppe francesi di stanza nella Maginot senza nemmeno attaccarla. Queste gigantesche opere rimangono come un'enorme monumento eretto all'imprevidenza dei Governi e dei generali di allora, oggi abbandonate da decenni in balia delle intemperie. Valter Barretta ottobre 2015 Per approfondimenti: Len Deighton “La guerra lampo” - Longanesi Basil Liddel Hart “Storia militare della 2a Guerra Mondiale” - Mondadori Correlli Barnett “I generali di Hitler” Feltrinelli Maurizio Scotti “La conquista di Eben Emael” - Mursia 12