Tendenze dell`industria italiana del cemento IV trimestre 2014

Transcript

Tendenze dell`industria italiana del cemento IV trimestre 2014
AITEC
TENDENZE
DELL’INDUSTRIA
ITALIANA DEL CEMENTO
numero 8
Associazione Italiana
Tecnico Economica Cemento
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI di AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
Iscrizione al Tribunale Civile di Roma n. 382/2011 del 12/12/2011
IV TRIMESTRE 2014
Riprendiamo l’elaborazione della newsletter
trimestrale dell’Ufficio Studi Aitec analizzando uno dei temi più rilevanti per il futuro del
mercato del cemento: la messa in sicurezza del
territorio italiano. L’indice composito di rischio
“idrogeosismico” rappresenta il nostro apporto
al dibattito sulle scelte di intervento. Ci augu-
riamo di osservare a breve l’apertura di nuovi
cantieri con una apprezzabile intensità di lavori vista l’emergenzialità raggiunta da questo
tema. Parleremo poi di un virtuoso progetto di
rigenerazione urbana e commenteremo i dati
Eurostat sull’utilizzo del suolo nei diversi paesi
europei.
CONSUMI NAZIONALI DI CEMENTO
TRIMESTRI
2013
II 2014
III 2014
IV 2014
(migliaia t.)
Var. %
su
2012
(migliaia t.)
Var. %
su
2013
(migliaia t.)
Var. %
su
2013
(migliaia t.)
Var. %
su
2013
(migliaia t.)
Var. %
su
2013
21.702
-15,1%
4.452
-2,9
5.491
-9,6
5.162
-11,3
-4.838
-7,4
• 30,0
0,15 •
0,1 •
%
0,05 •
• 25,0
9,8%
• 20,0
0•
-2,9%
-0,05 •
-7,5%
-9,6%
-0,1 •
-11,3%
-0,15 •
-0,2 •
• 15,0
-7,4%
-14,7%
-16,0%
I
II
III
IV
2013
• 10,0
milioni di tonnellate
Consumi
I 2014
• 5,0
I
II
III
IV
2014
•0
L’andamento del terzo trimestre del 2014 conferma il trend negativo del mercato del cemento (-11,3%).
I mesi di ottobre e novembre hanno registrato una flessione rispettivamente del 6% e del 9%. La stima
per il IV trimestre è di un’ulteriore contrazione pari al 7,4%. Complessivamente nel 2014 i consumi di
cemento dovrebbero registrare un decremento intorno all’8%.
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
LA RIQUALIFICAZIONE URBANA:
L’INDICATORE COMPOSITO CHE CLASSIFICA LE PROVINCE ITALIANE IN BASE
AL RISCHIO IDROGEOLOGICO E SISMICO
La riqualificazione urbana è una delle leve sostenibili
per rilanciare il mercato delle costruzioni e contenere
l’emorragia di posti di lavoro in atto presso l’intera filiera delle costruzioni. È tuttavia fondamentale adottare un approccio razionale che consenta di contemperare gli stringenti vincoli di bilancio pubblico con le
ineludibili necessità di interventi a tutela della sicurezza del territorio e delle persone che in esso vivono e
lavorano.
Dopo un lungo ciclo economico recessivo è necessario
riporre fiducia in un’aspettativa di ripartenza dell’economia reale che consenta di sostenere, nei prossimi
anni, lo standard di vita degli italiani. Occorre essere
coscienti, tuttavia, che non si tratterà di una crescita
esplosiva anche se, per altro verso, si tratterà di una
crescita maggiormente consapevole e che avrà luogo
nel rispetto di legittimi vincoli intergenerazionali.
In altri termini vi sarà una crescita diversa, più responsabile e conscia che il territorio può e deve ancora essere migliorato, ma non può più essere sprecato; che
le opere devono essere pensate, autorizzate e realizzate solo se alle spalle vi è la solida aspettativa di un
mercato apprezzabile nel medio periodo. Grazie a tale
approccio vi sarà un ampliamento delle opere potenziali poiché molto ancora vi è da costruire, migliorare,
ricostruire, rigenerare, riqualificare.
Il tema della riqualificazione urbana è di fondamentale importanza. Per questo motivo è stata sviluppata
un’analisi che evidenzia i territori che oggettivamente
richiedono una maggiore attenzione, necessitando di
una pronta sistemazione attraverso opere di consolidamento e messa in sicurezza del patrimonio edificato.
L’idea sottostante è stata quella di pervenire alla costruzione di una classifica dei centri urbani in termini
del ‘grado di adeguatezza’ del loro patrimonio abitativo, individuando le Province a maggior rischio. A tal
fine, è stato elaborato un ‘indicatore composito’ che
combina il rischio sismico e il rischio idrogeologico.
È la prima volta in Italia che si conduce un esercizio di
questo tipo. La ratio dell’esercizio risiede nella consapevolezza della scarsità delle risorse, sia pubbliche
che private, che impone di concentrare gli sforzi su un
numero limitato di casi. Ma quali scegliere?
Il metodo sviluppato offre un criterio di selezione proprio per individuare quei casi nei quali l’intervento appaia particolarmente urgente. La classifica viene qui
pubblicata e sarà aggiornata con cadenza periodica.
Il rischio idrogeologico e il rischio sismico:
un’analisi descrittiva
Il dissesto idrogeologico e il rischio sismico rappresentano due criticità importanti per il territorio italiano.
Secondo la definizione della Commissione De Marchi
del 19701 per dissesto idrogeologico si intende l’insieme
di “quei processi che vanno dalle erosioni contenute e
lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sottosuperficiale dei versanti fino alle forme
imponenti e gravi delle frane”. L’evoluzione del termine interpreta il dissesto idrogeologico come “qualsiasi
situazione di squilibrio o di equilibrio instabile del suolo, del sottosuolo o di entrambi”, ovvero “l’insieme di
quei fenomeni connessi al rovinoso defluire delle acque
libere in superficie e all’interno del suolo, producendo
effetti che possono portare alla perdita di vite umane,
ad alterazioni delle attività e delle opere dell’uomo e
dell’ambiente fisico”. I fenomeni di dissesto idrogeologico possono avvenire per cause strutturali oppure
occasionali; in entrambi i casi si espongono al rischio le
vite della popolazione residente.
Il dissesto idrogeologico comprende essenzialmente
due categorie di eventi: le frane e le piene. In questo
studio sono state analizzate le due categorie di eventi,
in termini di frequenza e in termini di “vittime provocate”. L’analisi è stata condotta sulla base dei dati
pubblici del Sistema Informativo sulle catastrofi idrogeologiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche che
ha censito, per singolo Comune, gli eventi che hanno
prodotto danni alle persone. L’analisi si è concentrata
sulle frequenze degli eventi e sulle vittime censite per
tipologia di evento, frana o piena, a livello di singolo
Comune. Sono stati dunque costruiti, per singolo Comune, indicatori elementari descrittivi che esprimono
la frequenza delle frane e delle piene e la frequenza
1 Commissione Interministeriale per lo studio della Sistemazione Idraulica e della Difesa Del Suolo istituita a seguito dell’alluvione di Firenze del 1966.
2
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
delle vittime provocate dalle frane e dalle piene a livello territoriale nel corso degli anni.
Le frane e le piene non sono gli unici fenomeni naturali a mettere a rischio il territorio italiano. I terremoti
rappresentano un’ulteriore causa di vittime in Italia.
Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) la pericolosità sismica dell’Italia può considerarsi medio‐alta rispetto agli altri Paesi del Mediterraneo: in media ogni 100 anni si verificano più di 100
terremoti di magnitudo compresa tra 5,0 e 6,0 e dai 5
ai 10 terremoti di magnitudo superiore a 6,0.
L’analisi è stata condotta sulla base dei dati pubblici
elaborati dall’INGV che, attraverso il Gruppo di Lavoro MPS, ha redatto la “Mappa di pericolosità sismica
prevista” dell’intero territorio italiano2. In tale mappa
la pericolosità sismica è definita in senso probabilistico
come lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito,
con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo3. Ciascun punto esprime l’accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza
del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi. Sulla base
dei punti rilevati dall’INGV ricadenti in un dato sito
e, tenendo conto della superficie del Comune rilevata
dal Censimento 2011 dell’Istat, è stato costruito un indicatore elementare che esprime la rischiosità sismica
del singolo Comune.
la “sequenza ideale” dei passi da seguire secondo
tali linee guida, è stato costruito per la prima volta
un indicatore composito, con l’obiettivo di individuare e classificare le Province italiane a maggior rischio
idrogeologico e sismico. Si è dunque cercato di costruire una misura oggettiva del rischio delle Province, utilizzando una tecnica statistica multivariata che
a partire da indicatori elementari sintetizza, attraver-
Il rischio idrogeologico e il rischio sismico:
un indicatore composito
Sono disponibili diverse informazioni, sia di tipo qualitativo sia di tipo quantitativo, per misurare il rischio
idrogeologico e il rischio sismico. Non è, tuttavia, disponibile una misura sintetica che permetta di individuare,
confrontare e classificare i territori a maggior rischio
idrogeologico e sismico. La principale difficoltà che si
incontra nel rappresentare un fenomeno complesso,
infatti, è quella di sintetizzare in un unico indicatore,
comparabile a livello territoriale, andamenti differenziati descritti da indicatori elementari. L’OCSE ha pubblicato nel 2008 un Manuale per la costruzione di indicatori compositi, riassumendo in dieci punti i principali
passaggi che è opportuno seguire per la costruzione di
un’analisi comparata a livello territoriale4. Seguendo
so opportuni pesi, il rischio di ciascuna Provincia. Alla
base di tale indicatore composito vi sono gli indicatori
elementari sopra descritti: la frequenza delle frane, la
frequenza delle piene, le vittime provocate dalle frane,
le vittime provocate dalle piene e la rischiosità sismica del territorio nazionale. L’opportuna combinazione
degli indicatori elementari consente di pervenire alla
2 Gruppo di Lavoro MPS (2004). Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall’Ordinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003. Rapporto Conclusivo
per il Dipartimento della Protezione Civile, INGV, Milano-Roma, aprile 2004.
3 La Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale è espressa in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10%
in 50 anni riferita a suoli rigidi (Vs > 800 m/s; cat.A, punto 3.2.1 del 30 D.M. 14.09.2005).
4 Handbook on Constructing Composite Indicators – Methodology and User Guide, OCSE 2008.
3
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
costruzione di un indicatore sintetico, nuovo e originale nella sua struttura statistico-matematica, che permette di giungere alla definizione di una graduatoria
delle Province italiane in base al rischio.
Il framework teorico alla base di tale analisi è stato
costruito sulla definizione del fenomeno “rischio idrogeologico e sismico” in funzione dell’esposizione al
rischio delle vite umane nei singoli Comuni e nelle singole Province. E’ stata, infatti, posta maggiore attenzione all’intensità degli eventi, definita dal numero di
vittime provocate, rispetto alla frequenza degli stessi
eventi. Il rischio collettivo è, infatti, quello posto da un
pericolo alla società nella sua interezza, ed è definito
sulla base dello studio delle relazioni fra la frequenza degli eventi calamitosi e la loro intensità, misurata
dal numero di vittime. Ciò ha influenzato la scelta e
l’elaborazione delle variabili e, conseguentemente,
la formulazione degli indicatori elementari. L’analisi
statistica multivariata condotta ha preventivamente
consentito di individuare quali indicatori elementari
potessero essere valutati rilevanti sulla base della loro
capacità esplicativa e quali, viceversa, dovessero essere considerati poco rilevanti ai fini della costruzione
dell’indicatore composito. La procedura di ponderazione e di aggregazione degli indicatori elementari ha
poi consentito l’effettiva definizione dell’indicatore
composito. La tecnica statistica utilizzata, di tipo multivariato, presenta come peculiarità principale la capacità
di determinare i pesi con cui ciascun indicatore elementare contribuisce alla misura sintetica, minimizzando la
perdita di informazioni rispetto al set di indicatori ele-
mentari e massimizzando la capacità di rappresentazione del fenomeno.
Lo studio mette, dunque, a disposizione uno strumento efficace che presenta l’indubbio vantaggio di fornire
una rappresentazione di immediata lettura e di agevole
utilizzo. La graduatoria costruita permette, infatti, di individuare le Province che prioritariamente necessiterebbero di interventi di riqualificazione urbana.
Nell’ultimo paragrafo è riportata la graduatoria delle
Province italiane a maggior rischio idrogeologico e sismico a partire da quella a maggior rischio.
Il lavoro oggetto di questo studio vuole essere preliminare, suscettibile di ulteriori approfondimenti e
miglioramenti. Il principale limite dell’analisi è legato
al mancato aggiornamento dei dati di base sulle catastrofi idrogeologiche del Sistema Informativo del CNR.
In tale ambito è auspicabile che l’Osservatorio Nazionale sull’uso e consumo del suolo previsto dal Disegno
di Legge “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” possa provvedere celermente a
un aggiornamento delle basi dati pubbliche.
Un ulteriore limite è rappresentato dalla mancanza
di dati sulla qualità degli edifici costruiti in relazione
alle resistenza sismica. Lo sviluppo naturale di questo
studio sarebbe, infatti, la costruzione di un indice di
probabilità del rischio sulle persone.
Infine, lo studio non tiene conto di un’altra variabile
rilevante legata alla qualità degli edifici costruiti, quale
quella dell’efficienza energetica.
4
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
MAPPA DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO
Massimo rischio
Minimo rischio
Fonte: elaborazione su dati del Sistema Informativo sulle catastrofi idrogeologiche del CNR
5
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
MAPPA DEL RISCHIO SISMICO
Massimo rischio
Minimo rischio
Fonte: elaborazione su dati INGV
6
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
MAPPA DELL’INDICATORE COMPOSITO
Massimo rischio
Minimo rischio
Fonte:
elaborazione Ufficio Studi AITEC
7
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
TAVOLA GRADUATORIA DELLE PROVINCE ITALIANE
IN BASE AL RISCHIO IDROGEOSISMICO
Provincia Numero d’ordine
Napoli
1
Ravenna
36
Trento
71
Reggio di Calabria
2
Massa
37
Padova
72
Vibo Valentia
3
Bologna
38
Agrigento
73
Catanzaro
4
Terni
39
Aosta
74
Roma
5
Pescara
40
Caltanissetta
75
Genova
6
Gorizia
41
Cremona
76
L’Aquila
7
Modena
42
Savona
77
Isernia
8
Arezzo
43
Venezia
78
Benevento
9
Verona
44
Taranto
79
Messina
10
Vicenza
45
Grosseto
80
Cosenza
11
Imperia
46
Lecco
81
Siracusa
12
Firenze
47
Sondrio
82
Avellino
13
Lucca
48
Trapani
83
Belluno
14
Prato
49
Alessandria
84
Ragusa
15
Pistoia
50
Lodi
85
Catania
16
Reggio nell’Emilia
51
Rovigo
86
Salerno
17
Parma
52
Verbano - Cusio - Ossola
87
Potenza
18
Caserta
53
Pavia
88
Perugia
19
Siena
54
Torino
89
Pordenone
20
Brescia
55
Lecce
90
Forlì - Cesena
21
La Spezia
56
Brindisi
91
Udine
22
Trieste
57
Bolzano
92
Ascoli Piceno
23
Chieti
58
Asti
93
Campobasso
24
Matera
59
Milano
94
Palermo
25
Ferrara
60
Vercelli
95
Pesaro - Urbino
26
Pisa
61
Biella
96
Ancona
27
Viterbo
62
Como
97
Rieti
28
Enna
63
Varese
98
Rimini
29
Bari
64
Novara
99
Macerata
30
Bergamo
65
Cagliari
100
Frosinone
31
Mantova
66
Sassari
101
Treviso
32
Piacenza
67
Nuoro
102
Crotone
33
Livorno
68
Oristano
103
Teramo
34
Latina
69
Foggia
35
Cuneo
70
8
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
LA RIGENERAZIONE URBANA: MOTORE DELLO SVILUPPO
BATTERSEA POWER STATION:
UN PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE NEL CUORE DI LONDRA
Nell’epoca della de-industrializzazione e della terziarizzazione dell’economia il recupero delle aree dismesse costituisce un importante filone di sviluppo,
grazie al quale preservare la storia moderna delle città abbinando le più avanzate concezioni costruttive e
abitative. Un importante esempio in tal senso è rappresentato dal progetto di recupero dell’area della ex
centrale elettrica di Battersea a Londra. Tale centrale,
costruita nel 1938 e resa celebre per essere stata riprodotta anche sulla copertina di un album dei Pink
Floyd, fu la prima centrale elettrica del Regno Unito
ed è inattiva dal 1986. Essa è ormai considerata parte della storia industriale della capitale britannica, al
punto da essere inclusa tra i monumenti del National
Heritage, ma la sua destinazione era divenuta un argomento spinoso. Due anni fa l’area è stata rilevata
da un gruppo di investitori malesi che ha presentato
un progetto di investimento pari a circa 8 miliardi
di sterline, grazie al quale entro il 2020 l’area sarà
interamente riconvertita con la realizzazione di case,
uffici, centri commerciali e tutte le necessarie infrastrutture urbane.
L’esperienza britannica è molto interessante e potrebbe rappresentare un riferimento anche per l’Italia,
dove non scarseggiano aree da riqualificare e competenze ingegneristiche e architettoniche da impiegare.
9
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
Il progetto di Battersea Power Station prevede la trasformazione del sito industriale dismesso, che
si estende per 17 ettari, in un quartiere che ospiterà circa 4.000 abitazioni, oltre 250 negozi, bar e
ristoranti, uffici, strutture per il tempo libero e spazi per il pubblico.
L’obiettivo è di far divenire Battersea Power Station il nuovo centro gravitazionale del quartiere di Nine
Elms (dove sorgono 26 sviluppi immobiliari diversi) sulla riva sud del Tamigi, dove più di 18.000 nuove
abitazioni verranno servite dall’espansione della Northern Line, con due nuove stazioni della metropolitana, di cui una situata nel complesso di Battersea Power Station che sarà costruito nella terza fase.
Secondo le stime ufficiali la realizzazione del progetto creerà circa 25.000 nuovi posti di lavoro in un’area
di dimensioni simili al West End londinese. La realizzazione della prima fase del progetto aprirà nel 2016. Si
prevede che, una volta ultimato l’intero progetto nel 2025, 25.000 persone vivranno e lavoreranno in questo
complesso. Ogni anno, inoltre, sono
attesi quaranta milioni di visitatori e le
imprese che vi avranno sede immetteranno quasi un miliardo di sterline
all’anno nell’economia britannica nei
primi 20 anni di operatività.
Per rendere unico il progetto sono state selezionate le migliori practices nel
planning urbano e il migliore design. La
realizzazione è stata affidata ad architetti di fama internazionale, che hanno
ideato un progetto di un complesso
immobiliare attentamente studiato e
dove saranno mescolerati diversi usi
possibili, residenziale, non residenziale
e turistico.
10
AITEC
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
L’UTILIZZO DEL SUOLO:
L’ITALIA IN LINEA CON LA MEDIA EUROPEA
relazione il suolo occupato artificialmente con la popolazione residente. In Italia ogni residente ha a disposizione 397 m2 di suolo occupato artificialmente
(138 m2 relativamente alle sole costruzioni), contro
una media EU27 di 391 m2. I dati mostrano quindi
che l’Italia è in linea con la media europea e, addirittura, paragonabile anche a paesi “green” come
l’Irlanda.
L’analisi della quantità di suolo occupata in maniera permanente da sovrastrutture artificiali è entrata
prepotentemente nella comunicazione di massa. Il
“consumo di suolo”, la “sostenibilità”, la “cementificazione” sono parole entrate nel vocabolario italiano spesso in maniera inappropriata e inopportuna.
Se la quantità di suolo attualmente occupato dalle
costruzioni e dalle infrastrutture sia elevata, adeguata o scarsa, non è facile stabilirlo, non sono disponibili parametri oggettivi di riferimento in questo
campo. Certo è che l’attività umana ha trasformato
l’ambiente in cui si vive e che la coscienza ecologica
sia, fortunatamente, andata crescendo nel corso degli anni. Questa coscienza ecologica non deve, tuttavia, sovrastare l’attitudine innata al miglioramento
dell’ambiente in cui si vive. Occorre conciliare le due
propensioni che risultano, solo apparentemente, in
contraddizione.
Anche le percentuali di suolo occupato dalle costruzioni e dalle infrastrutture, rispettivamente il 2,7%
e il 5,1%, non risultano essere fuori scala nel confronto con altri paesi industrializzati, quali Francia,
Germania, Spagna e Portogallo.
Ma com’è utilizzato il suolo italiano nel suo complesso? In base ai dati Eurostat relativi al 2012, il 67%
del territorio italiano è adibito a bosco o coltivazioni.
Effettuando una classifica dei vari paesi europei in
base alla percentuale del cosiddetto “territorio green”, si evidenzia come l’Italia superi Germania, Spagna, Austria e sia migliore della media UE 27.
Affrontando la questione del suolo occupato dalle
costruzioni e dalle infrastrutture dal punto di vista
dell’analisi dei dati e di quantificazione del fenomeno, sembra utile ed efficace il raffronto tra i diversi
paesi industrializzati, confrontabili con l’Italia1
L’utilizzo del suolo che desta, invece, preoccupazione è il terreno incolto o inutilizzato (bare land), che
copre ben 5.831 km2. La percentuale dell’Italia non
risulta “fuori scala” rispetto agli altri paesi europei,
ma è doveroso ricordare quanto il terreno privo di
una adeguata manutenzione e cura sia la principale
causa scatenante di fenomeni franosi e alluvionali,
che possono arrecare danni anche gravi agli insediamenti abitativi.
In Italia, nel 2012, il 7,82% del territorio è occupato
in maniera “artificiale” per un totale di 23.553 km2.
Considerando le aree occupate dalle costruzioni (built-up areas), la percentuale scende al 2,72%.
L’indicatore più significativo è quello che mette in
1 Se diversamente non specificato, i valori pubblicati nei grafici sono di fonte Eurostat (Land covered by artificial).
11
TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO
AITEC
TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC
www.aitecweb.com - [email protected]
IL SUOLO OCCUPATO “ARTIFICIALMENTE”: COSTRUZIONI E INFRASTRUTTURE
20%
% suolo Costruzioni (scala sinistra)
978
18%
1200
% suolo Infrastrutture (scala sinistra)
832
16%
790
14%
1000
m2 per residente di suolo occupato (scala destra)
800
600
400
249
256
282
294
297
303
319
335
349
355
6%
361
369
391
397
421
447
8%
482
496
527
545
568
578
587
10%
589
600
12%
4%
200
2%
Paesi Bassi
Repubblica Ceca
Slovacchia
Romania
Malta
Polonia
Regno Unito
Germania
Ungheria
Bulgaria
Slovenia
Belgio
UE 27
Italia
Spagna
Grecia
Francia
Lettonia
Portogallo
Danimarca
Lituania
Austria
Regno Unito
Irlanda
Cipro
Lussemburgo
Lussemburgo
Estonia
Belgio
Cipro
Grecia
Svezia
Portogallo
Finlandia
0%
0
L’USO DEL SUOLO
100%
67% DEL TOTALE TERRITORIO
80%
60%
40%
20%
Irlanda
Laghi, Fiumi
Malta
Terreno Incolto
Paesi Bassi
Francia
Prateria
Spagna
12
Austria
Macchia Mediterranea
Lituania
EU 27
Germania
Italia
Danimarca
Romania
Bosco
Lettonia
Polonia
Terreni Coltivati
Ungheria
Slovenia
Estonia
Repubblica Ceca
Terreno Artificiale
Slovacchia
Bulgaria
Finlandia
Svezia
0%
Terreni Paludoso