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Gli italiani che vivono gratis viaggio al mercato del no cost - Repubblica.it
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Cronaca
L'INCHIESTA
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Gli italiani che vivono gratis
viaggio al mercato del no cost
Barattare gli oggetti che non servono più, scambiarsi libri film e cd ma anche le case per le
vacanze. Dormire in albergo offrendosi di cucinare per gli ospiti. Sono sempre di più gli italiani
che hanno deciso di vivere, per quanto possibile, senza denaro. Vi spieghiamo come
di VERA SCHIAVAZZI
SI PUO' VIVERE con un dollaro al
giorno, come fanno in Africa e in Asia
milioni di persone, oppure senza
neanche quello, come fa
orgogliosamente da sedici anni la
tedesca Heidemarie Schwermer nella
sua Dortmund. In Italia, l'avanguardia
più organizzata di chi cerca di
disintossicarsi dal denaro si
concentra in una community, "zerorelativo", che ha raccolto quasi 15.000
aderenti, che chiamano se stessi "barter": si punta al baratto, allo swapping,
ma anche allo scambio di servizi e di beni ai quali non si vuole attribuire un
valore preciso. Vivere gratis, o comunque ottenere senza comprarle molte
delle cose che servono per vivere e per divertirsi, è possibile. E non è detto
che l'unica buona ragione per farlo sia una drammatica necessità. C'è chi è
arrivato all'overdose da spreco dopo aver constatato ciò che si accumulava
nei suoi armadi, chi non sopporta di veder buttare via cibo ancora buono, chi
se la prende con i maghi della finanza e chi si è abituato a vivere limando ogni
spesa e alla fine ha concluso che si può fare.
L'idea, del resto, ha solide radici filosofiche e religiose: non è un caso se
Torino Spiritualità, la rassegna torinese che ogni autunno ripropone incontri e
riflessioni, abbia quest'anno come titolo "Gratis. Il fascino delle nostre mani
vuote" (dal 22 al 26 settembre). Tra gli ospiti, uno dei profeti della "vita
senza", Alberto Salza, antropologo e autore di "Niente. Come si vive quando
manca tutto". "Presto dovremo darci da fare per recuperare la condivisione e
lasciar perdere il profitto - racconta Salza dall'Africa - Alcune frange evolute
della nostra società occidentale lo stanno già facendo, ma a mio parere è
tardi. Me ne sono convinto proprio osservando la povertà africana: si può
vivere con meno di un dollaro a condizione di essere lasciati in pace. E dato
che queste persone sono vive hanno storie di successo che andrebbero
portate a esempio di vita. A noi occorre una secca variazione di paradigma:
se il denaro non produce più lavoro, il lavoro deve produrre benessere".
Pian piano, qualcuno comincia a provarci. Paolo Severi, Valeria Marigo,
Gabriele Banorri e Daf, gruppo fondatore di zerorelativo, hanno la loro base
vicino a Pesaro, da dove partono per fiere e mercatini. Ma, soprattutto,
insegnano ai loro seguaci come scambiare su Internet, come si rende
desiderabile un vecchio paio di sci, come si misura l'affidabilità di un dog
sitter. E un po' di filosofia: "Ogni cosa ha un valore che è diverso da quello del
mercato. Usandola, scambiandola e riusandola ancora alleggeriamo il pianeta
e non spendiamo". Qualcosa del genere la fanno, a Torino, quelli di
ManàManà, associazione attiva ormai da quattro anni che propone "giornate
senza denaro" durante le quali ognuno porta in piazza quel che vuole.
A furia di esercitarsi, i torinesi sono giunti alla conclusione che il baratto è
soltanto una tappa: "Il concetto di baratto può essere interpretato come una
forma primitiva di commercio - dice il presidente di manàManà, Filippo
Dionisio, che nella vita fa il consulente del lavoro e nel suo tempo libero il
"militante del gratuito" - mentre quel che ci interessa è svincolare gli oggetti e i
beni dal loro "prezzo". Quanto vale un'ora di favole raccontate ai bambini, o
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/news/vivere_no_cost-7156541/?ref=HR... 17/09/2010
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poter conservare un terrazzo fiorito per una persona anziana? Dipende da chi
offre e da chi riceve". Ora l'associazione ha prodotto un "kit" a disposizione di
chiunque voglia organizzare eventi "senza moneta", mentre il Comune di
Torino, che ha sostenuto fin qui le giornate del baratto, le esporterà nei
quartieri periferici, con l'idea di far uscire l'esperimento dalla "nicchia" del
centro storico. In novembre, toccherà ai bed & breakfast italiani: decine di loro
hanno aderito alla settimana del baratto, che ha il suo epicentro a Bosa, in
Sardegna, dove è nata l'idea. Si viene ospitati in cambio di ciò che si sa fare,
dalla cucina alla musica, dalle decorazioni alle conserve (www.
settimanadelbaratto. it). Il Baratto Wine Day, invece, è nato a Genova e ora
sta contagiando la Toscana e estendendosi ai produttori d'olio: ognuno porta
le sue bottiglie e le scambia, seguono commenti e consigli online.
Scambiare bottiglie, fumetti o vestiti alla Sex and the City, tuttavia, è
relativamente facile. Ma che succede quando ciò di cui hai bisogno è un
avvocato, o peggio un veterinario? Le cose si complicano, perché la legge
italiana dissuade fortemente i professionisti dal lavorare gratis: "L'Ordine ci
tollera, perché ci dedichiamo a persone come gli immigrati o i senzatetto che
non si rivolgerebbero a un altro legale. Ma se promuovessimo apertamente il
lavoro gratuito potremmo essere accusati di concorrenza sleale - spiega
Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di Strada, che nel 2009 ha assistito
senza parcella 2072 persone a Bologna e nelle altre sedi italiane - Lavoriamo
ai margini, ma intanto crescono gli italiani che si rivolgono a noi, nel 2009
sono stati 178". Per i professionisti, dal dentista all'architetto, è per ora più
facile scambiarsi favori tra pari, o lavorare nel volontariato. "Ma una nuova
norma che favorisca il "pro bono", come negli Stati Uniti, consentendo a
qualunque studio di dedicare gratis una parte del suo tempo a cause sociali
che reputa interessanti sarebbe urgente", commenta Mumolo.
Riportare il denaro al suo valore "relativo", uno tra i tanti, pur senza poterlo o
volerlo eliminare, è invece l'obiettivo di un gruppo di intellettuali che ha in
Florence Noiville, economista "pentita" e giornalista a Le Monde uno dei suoi
esponenti più autorevoli. E' stata lei, col suo "Ho studiato economia e me ne
pento", a dare il via a una riflessione che ha scosso le business school
francesi: "È da loro - dice Noiville - che dovrebbe arrivare un ripensamento.
Mettere il denaro al primo posto delle nostre vite è stupido, ma è anche
rischioso, mentre esperimenti come il microcredito non sarebbero mai nati se
chi li ha lanciati avesse studiato in una business school!". Cristina Gabetti,
giornalista torinese e americana, persegue lo stesso filone, che l'ha portata
prima a scrivere "Tentativi di Eco Condotta" e ora a rivolgersi soprattutto ai
bambini con corsi e manuali per "consumare meno e vivere meglio": "La fatica
più grande è all'inizio, come in un training sportivo. Metti via il cibo avanzato e
anziché usare metri di pellicola lo proteggi con un piatto rovesciato, che non
costa nulla. Non usi detersivo quando non serve. E pian piano smetti di
sentirti un "maniaco" e capisci che questa è l'unica strada da indicare anche
ai tuoi figli". In Germania, Heidemarie Schwermer è più radicale: "Quando ho
iniziato era un esperimento, vivere senza denaro per un anno. Ne sono
passati 14 e continuo ancora. Il mio prossimo libro si intitola "Vivere senza
denaro e con pienezza", e spiega come riesco non soltanto a mangiare e a
vestirmi ma anche a leggere o a vedere i film che mi interessano, offrendo in
cambio i miei servizi. Capisco che sia più difficile per una famiglia o un'intera
collettività. Ma non impossibile".
Anche le imprese possono farlo, e lo scambio gratuito può diventare modello,
sostiene Mark Anspach, antropologo californiano ma bolognese d'adozione,
autore di "A buon rendere": "Su "Eticambio", il sito che trovo più interessante,
si attribuiscono ai beni da scambiare simbolici "gettoni", proprio per sganciarsi
dal valore monetario. La International Reciprocal Trade Association è una rete
con base americana di aziende che scambiano merci con altre, ma è la
Svizzera il paese in cui la pratica è più radicata grazie alla Wir ("noi", in
tedesco), una banca importante fondata fin dagli anni Trenta proprio per
rispondere alla crisi". E Andrea Segré, presidente del Last Minute Market
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/17/news/vivere_no_cost-7156541/?ref=HR... 17/09/2010
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italiano (che a Torino organizzerà una cena in piazza per mille persone
utilizzando cibo di recupero) conclude: "Il mercato che inquina e spreca ha in
sé la sua medicina, il dono. Una pratica che, tra l'altro, crea relazioni positive
e durature di debito e credito reciproco".
(17 settembre 2010)
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