Leone Marciano

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Leone Marciano
“SAN MARCO IN FORMA DE LION”
Il leone di San Marco (o leone marciano) era in origine la rappresentazione simbolica di San Marco
Evangelista in forma di leone alato.
La prima attestazione del simbolo si trova nell’Apocalisse di Giovanni Evangelista dove è descritto
il Trono dell’Onnipotente circondato da quattro esseri viventi con l’aureola e le sembianze di leone
alato, di vitello, di uomo alato e di aquila, il cosiddetto Tetramorfo (cioè le quattro forme).
Nel 180 d.C. Sant’Ireneo, vescovo di Lione, interpreta i quattro esseri del Tetramorfo come simboli
dei quattro Evangelisti: Marco (il leone alato), Luca (il vitello poi divenuto toro), Matteo (l’uomo
alato) e Giovanni (l’aquila).
Il Leone alato viene riconosciuto come simbolo di Marco perché il suo Vangelo inizia con il
personaggio di Giovanni Battista che nell’immaginario cristiano era rivestito di una pelle di leone e
che viene evocato con la frase evangelica “Voce di colui che grida nel deserto …” che richiama
l’idea di un ruggito nel deserto. Inoltre nel Vangelo di Marco viene maggiormente sottolineata la
regalità, la forza e la maestà del Cristo soprattutto grazie ai numerosi miracoli che accentuano
l'immagine di Cristo vittorioso sul male. Tale interpretazione viene ripresa, confermata e diffusa da
Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, nel 398.
Sempre a proposito di Marco, in ambito veneto circolava già dal VI secolo la cosiddetta Leggenda
di San Marco, codificata solo a metà del XIV secolo dal Doge Andrea Dandolo, la quale narra che
l’Evangelista, in viaggio da Aquileia a Roma, sostò in Laguna, dove gli apparve in sogno un angelo,
messaggero divino, che gli disse : “Pax tibi Marce, evangelista meus, hic requiescat corpus tuum”
(Pace a te Marco, mio evangelista, qui riposi il tuo corpo) cioè l’annuncio che il corpo del santo
dopo la morte avrebbe trovato riposo definitivo nella laguna di Venezia.
E così avvenne nel 828 quando alcuni mercanti veneziani, tra i quali Bono da Malamocco e Rustico
da Torcello, trafugarono il corpo del Santo sepolto ad Alessandria d’Egitto e lo portarono a Venezia
dove fu inumato con tutti gli onori nella prima Basilica di San Marco, facendola così divenire da
allora una delle più importanti di tutta la Cristianità perché conserva il corpo di uno dei quattro
Evangelisti.
San Marco viene proclamato protettore e dominus di Venezia, cioè vero capo dello Stato Veneto,
mentre il Doge ne è il suo rappresentante.
Così egli diventa il simbolo di Venezia e come tale rappresentato nei gonfaloni veneziani fino alla
metà del XIII secolo in forma però ancora umana.
E’ solo nel 1260 circa che appaiono le prime raffigurazioni di San Marco in forma de lion, cioè del
leone alato che, in quanto simbolo di San Marco, protettore di Venezia diventa per metonimia
simbolo di Venezia stessa e del suo dominio “di terra e di mare”.
Il leone marciano insomma perde il significato religioso e assume quello politico di simbolo di
Venezia città e nazione in piena ascesa nel Mediterraneo e in Europa.
Al leone del Tetramorfo, con aureola e ali, vengono aggiunti la spada ed il libro che simboleggia il
Vangelo, anche se porta iscritto l’annuncio dell’angelo Pax tibi Marce, evangelista meus della
Leggenda di San Marco.
Erano così presenti simbolicamente tutti i caratteri con cui Venezia amava autorappresentarsi:
maestà e potenza (il leone, re degli animali), pietà religiosa (l’aureola), sapienza e pace (il libro),
potere militare e giudiziario (la spada).
Il leone marciano venne rappresentato con statue a tutto tondo e rilievi, nonché raffigurato su
dipinti, miniature, stemmi, bandiere, gonfaloni, monete, sigilli, ecc. Grandi artisti quali Jacobello
del Fiore, Cima da Conegliano e Carpaccio lo hanno dipinto o scolpito in vari modi.
Infatti, non essendo un vero e proprio motivo araldico, da usarsi cioè solo su stemmi stilizzati,
assunse le forme più diverse modificando anche la presenza degli attributi tradizionali. Così ad
esempio la spada può esserci oppure no, essere sguainata o appoggiata per terra, ecc.
In particolare, l’apertura o meno del libro ha dato origine alla leggenda popolare, non attendibile
storicamente, secondo la quale, se il libro era aperto significava che in quel momento Venezia era in
pace, (perché il libro inizia con la parola Pax), mentre invece, se era chiuso, indicava che la
Serenissima era in guerra.
Esistono due tipologie fondamentali di leone marciano: quello andante e quello in moleca.
Il leone andante, (sarebbe meglio dire stante) è ritto e fermo sulle tre zampe con la quarta
appoggiata sul libro, aperto o chiuso, con il corpo visto di profilo e il muso da davanti.
Le ali, che sono in genere parallele con la seconda appena accennata, possono essere ritagliate, cioè
con le penne ben distinte o compatte.
La coda è a riposo (più frequente) o sollevata e svolazzante. E’ storicamente falso il detto popolare
secondo il quale la coda sollevata indicava una vittoria militare: Quando el leon de San Marco alza
la coa tutti gli altri sbassa la soa.
In alcuni dipinti le zampe possono essere due poggianti sulla terra e due sul mare ad indicare lo
Stato da terra e lo Stato da mar, cioè i possedimenti di terraferma (Veneto, parte della Lombardia,
Friuli Venezia Giulia, Istria) e quelli insulari e costieri nel Mediterraneo orientale (Dalmazia,
Morea, Isole Egee, Candia, ecc.).
Di grande valore ideologico era poi il leone andante con innanzi il doge genuflesso reggente il
vessillo ricevuto da San Marco in forma de lion quale signum veri et perpetui ducatus, a
sottolineare figuratamente che il vero Signore della Repubblica è San Marco mentre il Doge è solo
il suo delegato (l’esempio più famoso è quello del Doge Francesco Foscari all’ingresso di Palazzo
Ducale).
Il leone in moleca si presenta invece accovacciato frontalmente e stringe il libro con le zampe in
modo tale da somigliare ad un granchio comune detto a Venezia moleca o secondo altri perché,
soprattutto nelle prime raffigurazioni di questo tipo, lo si vedeva uscire dall’acqua appunto come un
granchio che approda a riva.
Il leone in moleca proprio per la sua forma circolare si inserisce bene dentro stemmi, patere o tondi
a rilievo ed è in questa forma, più raccolta e semplice che lo si ritrova soprattutto a Venezia città e
in laguna, mentre quello andante essendo più ampio e maestoso veniva utilizzato con valore di
rappresentanza ufficiale nei territori sotto il dominio di Venezia.
Enorme fu la diffusione del leone marciano in tutte le sue tipologie dalla metà del XIII secolo al
1797. Lo si ritrova in tutti territori veneti con una capillarità che non ha pari in Europa a
testimonianza della volontà veneziana di segnare con vigore il proprio dominio.
Ed è per questo che i leoni furono oggetto anche di danneggiamenti e distruzioni ad esempio
durante la guerra della Lega di Cambrai (1508) da parte dell’esercito imperiale o all’epoca della
conquista napoleonica (1797) o ancora nel XX secolo in Istria e Dalmazia a seguito dei conflitti tra
italiani e slavi.
Attualmente il leone di San Marco compare negli stemmi del Comune e della Provincia di Venezia
(in moleca), della Regione del Veneto (andante, derivato da un dipinto di Jacobello del Fiore, sec.
XV), di numerosi comuni veneti e di alcune importanti istituzioni, come la Marina militare e civile
italiana.
Il Leone d’oro è inoltre la statuetta di bronzo dorato con cui vengono premiati i vincitori della
Mostra Internazionale di Arte Cinematografica del Lido di Venezia.