I `*^` ryt \ fi f V*"5 \ r" - Federazione Trentina della Cooperazione

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di Gino Micheli
on è certo una novità
imbattersi in raccoglitori
e raccoglitrici
plurilingue (stagionali
che vengono da Moldavia, Romania
e Polonia...) nei frutteti della
storica Fondazione Crosina Sartori
Cloch estesa fra Ravina, Romagnano
e Matterello, gestita dalla CoLdiretti
di Trento.
Ma quest'anno c'è una novità, e non
da poco. E' costituita dalla presenza
nel popolo cosmopolita dei
raccoglitori anche di tre religiose,
appartenenti precisamente
all'Istituto delle Piccole Sorelle di
Gesù di Charles de Foucauld. E
anche loro, tanto per non smentire
quanto accennato sopra, di tre
nazionalità diverse: la spagnola
suor Juana, la polacca suor Ania
Jana e l'italiana suor Katia.
Dal 20 agosto, due mesi giusti
giusti, sono ospitate in un
appartamento in via dei Pomari, a
Romagnano, perii raccolto delle
mele, ormai giunto alle battute
conclusive. Quasi nove settimane a
raccogliere le mele di diversa
qualità e anche un paio di giornate
trascorse a vendemmia. Una novità,
questa, nel panorama del lavoro a
tempo, grazie alla sensibilità
dimostrata dalla Coldiretti
attraverso il suo direttore Mauro
Fia mozzi.
Con loro lavorano una
quarantina di stagionali, di
dodici nazionalità
diverse. "È questo il bello
/
del pur faticoso lavoro spiega suor Katia, di
Bressanone, religiosa da 11
anni, giunta dalla fraternità di
Angers, in Francia - perché è un
periodo fatto di relazioni anche
molto semplici ma intense, piene di
amicizia. L'altro giorno un collega di
lavoro ateo ci ha detto
scherzosamente: 'pecore sperdute
tornate sul retto cammino'. Una
signora moldava, invece, prima di
partire pertornare a casa, ci ha
ringraziate per l'amicizia, anche se
la vedevamo saltuariamente. Li
leggiamo come piccoli ma
importanti segni che si sono creati
fra noi".
Come vi hanno accolto i colleghi di
lavoro?
"Didamo bene - riferisce suor
Juana, da Murda, Spagna, 37 anni
di vita religiosa - anche se
dobbiamo tener conto che chi viene
dai paesi dell'Est non tollera
religiose in abiti borghesi, per cui
non d considerano suore".
Ma a pranzo, ad esempio, voi fate
il segno della croce?
"In realtà non lo facdamo risponde Katia che glissa - d
sediam^ttorno ad un grande
tavolo, insieme ad una ventina di
raccoglitori mangiando quello che
ognuno si porta da casa. Poi
condividiamo qualche dolcetto,
anche questo confezionato secondo
le diverse nazionalità di
provenienza. La pausa di 90 minuti
d consente di sodalizzare con tutti
ed è interessante lo scambio di
vedute delle realtà nei diversi Stati".
Un lavoro duro, credo, quello di
nove ore di raccolto giornaliere.
"Nella mia ritta - risponde in
francese (la lingua "ufficiale" delle
Piccole Sorelle) suor Ania Jana, di
Szczerin, Polonia, suora da 7 anni -
lavoro da cassiera in un supermercato,
ma vi assicuro che tra l'impegno della
testa e degli occhi e questo lavoro
manuale, non c'è molta differenza, poi
sono anche abituata perché ho
lavorato in un vivaio di piante di fragol
per un proprietario italiano".
Anche suor Juana che ha praticato il
raccolto degli asparagi sostiene che
quelLo delle mele è meno pesante. E'
diretto inveceil giudizio di Katia che
ammette che il lavoro "al cassone"
dello smistamento della frutta è
faticoso: "Ma è proprio per la fatica
accumulata chetra di noi tre è nato un
rapporto vero. Ci ha fatto molto bene,
siamo più noi stesse, anche come
persone oltre che religiose".
Le caratteristiche fondamentali della
vostra missione è vivere "con" e
"come" la gente. In quali lavori?
"Noi vogliamo condividere - risponde
suor Juana - qualsiasi Lavoro dignitoso,
in particolare però siamo a fianco delle
persone umili, povere, quelle
emarginate dalla società e magari
anche lontane dalla chiesa". E suor
Katia: "Oltre alle parole dobbiamo
comunicare qualcosa anche con
l'esempio come d ha insegnato la
Piccola Sorella Magdeleine di Gesù".
Il guadagno di questi due mesi di
lavoro lo portate nelle vostre
fraternità?
"Certo -rispondeAnia Jana - i
compagni di lavoro ri chiedono dove
mettiamo i soldi. Abbiamo l'affitto da
pagare, luce, acqua, medicine,
dobbiamo mangiare, come una
normale famiglia. Solitamente siamo
5-6 per ogni fraternità. Ognuna di noi
mette nella cassa comune ciò che
introita dal lavoro. Poi ri si aiuta tra
fraternità e magari si fanno anche
offerte a chi ha bisogno".
Perché siete arrivate da tre Stati
diversi, come funziona?
"Perché è partito un progetto di
fraternità Est-Ovest - spiega Juana Siccome vogliamo essere a fianco della
gente, desideriamo condividere anche
la partenza della nostra gente in cerca
di lavoro, almeno per questi impegni
stagionali. E comunque è anche
occasione di scambio di opinioni fra
religiose di altri Stati".
Quale significato ha per voi il
crocefisso con il Sacro Cuore che
portate al petto?
Suor Juanarisponde:"È l'amore di
Gesù, lui ha devozione perilSacro
Cuore, amore incondizionato per tutto
l'essere umano". Suor Ania Jana:
"Cuore e croce vanno insieme per
esprimere l'amore di Dio".
Come vi siete trovate a Ravina e
Romagnano?
"Molto bene - afferma suor Juana -
grazie ai parenti di suor Fiorella e suor
Annarita, ai loro amici e alla famìglia
che ri ha ospitato gratuitamente in
questo periodo. Ci hanno
fornito anche le biciclette
periltragitto da casa alla
campagna. Siamo state
proprio bene e
conserveremo un ottimo
ricordo anche delle
comunità di Ravina e
Romagnano, molto attive
nel volontariato e
nell'associazionismo".
Tornerete in Trentino?
"Volentieri, sì", dice
prontamente suor Katia che
adesso andrà nella nuova
fraternità di Milano e il suo
primo impegno sarà quello
di trovarsi un lavoro, mentre
suor Juana e suor Ania Jana
ritornano alle loro città,
rispettivamente ad un altro
lavoro agricolo a Murria in
Spagna e di cassiera a Szczerin in
Polonia, lavori che, ad agosto, hanno
momentaneamente sospeso.
Seil "progetto" avviato quest'anno
dalle Piccole Sorelle di Gesù troverà
ascolto all'agenzia di Trento della
Coldiretti anche i l prossimo anno, la
presenza di queste (la speranza loro è
forte, proprio perii legame instaurato)
o altre sorelle, potrà senz'altro
ripetersi.