1 GIOVANNI REALE PRESENTAZIONE DEL SUO VOLUME

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1 GIOVANNI REALE PRESENTAZIONE DEL SUO VOLUME
GIOVANNI REALE
PRESENTAZIONE DEL SUO VOLUME
“RADICI CULTURALI E SPIRITUALI DELL’EUROPA”
(Nota: Testo non rivisto dall’autore)
“E’ tutta la vita che mi dedico e studio questo tema delle “radici culturali”; la ragione più profonda
che mi ha spinto a scrivere il libro “RADICI CULTURALI E SPIRITUALI DELL’EUROPA”
risale a un dialogo avuto con una manager di San Pietroburgo che si occupa della vendita di testi
filosofici, specificatamente su e di Platone, dei quali, nei giorni di punta, se ne arriva a vendere
26.000 volumi Alla mia domanda: “Perché pubblicate questi testi di origine areopagita?” la risposta
è stata esattamente questa: “Ricerchiamo le radici da cui siamo nati”. E’ proprio questo di cui c’è
bisogno.
Il mio amore per il moderno e il contemporaneo non è mai finito. L’antico io lo sento da uomo di
oggi. Nell’uomo di oggi questi bisogni, in alcune persone, riemergono e allora dobbiamo cercare
una risposta.
La cosa che più mi sorprende è che i giovani sono poco interessati alla politica: la rifuggono!
Questo libro, se da una parte ha venduto molto, dall’altra seleziona chi lo compra. I giovani sono
disinteressati! Il punto è questo: io sono partito da Max Scheler il quale spiegava che in nessun
luogo i trattati hanno creato una comunità; che al massimo l’hanno espressa. Per quale motivo?
Perché se non c’è una radice culturale e spirituale non c’è una società e cioè, la Costituzione ha
bisogno di un soggetto di riferimento. A chi si riferisce? A quale soggetto? Tutti i paesi che vi
entreranno, costituiscono un soggetto, o no?
Credo che oggi molti vogliano entrare per interessi pragmatici ed economici. Naturalmente, alla
luce di questo asserto si potrebbe pensare quanto segue: un soggetto è creabile, oppure non si può
pensare che venga creato? Vi premetto subito che una Costituzione, secondo me, è una cosa da
costruire. La tesi del mio libro è questa: certo, dobbiamo costruire la casa, ma chi la costruisce? E’
qui il punto! Non facciamo confusione: per “costruire la casa” dobbiamo costruire il costruttore!
Ecco il motivo per il quale i giovani sono assolutamente necessari.
Il sottotitolo è “Per la rinascita dell’uomo europeo”: se non si crea l’uomo europeo è chiaro che la
Costituzione europea sarà senza soggetto.
Io sono partito da questo concetto: vogliamo rispondere alla domanda “che cos’è l’Europa?” Ho
provato a chiederlo ad alcuni giovani senza presentarmi come interrogante, perché potessero
rispondere in modo tranquillo. Sapete che molti non sanno cosa vuol dire la parola Europa? Non
sanno rispondere! Però io penso che se vi facessi ora questa domanda, sareste imbarazzati.
Vediamo allora:
1 – non è una unione geografica, non è geografia
2 – non è un’unità politica: tranne che nel periodo di Carlo Magno, non lo è mai stata!
E allora, c’è o non c’è questa Europa? Ecco qui la mia risposta rivoluzionaria: è una entità
spirituale! E lo dicono tutti quelli che hanno studiato, sia quelli che credono, sia quelli che non
credono. Cioè, essa è un substrato non geografico, ma metageografico; non unità politica, ma
metapolitica. E’ qui il punto. E allora spiegheremo che cosa è stata l’Europa, prima ancora di dire
che cosa dovrà anche essere (questo è un secondo problema).
La mia paura è questa: il 16 aprile 2003 saremo 25 stati; saranno un insieme, un mosaico, molte
tessere messe insieme con un pessimo disegno o con una mancanza di disegno. Sono partito da
questa frase di Lutzeler: “Non si può costruire una casa comune senza avere un’idea dell’Europa
conforme alla sua identità”. Io l’ho corretta in questo modo:”Non si può costruire una casa comune
europea senza ricostruire non solo l’idea di Europa, ma anche e specialmente l’idea di uomo
europeo conforme ad una precisa identità”.
L’autore che più mi ha ispirato è stato Platone con il suo capolavoro filosofico La Repubblica. La
tesi di fondo è questa: “Sai cos’è uno stato? Non è se non l’ingrandimento della psiche dell’uomo”
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E addirittura, volendo studiare la psiche dell’uomo, dice: siccome è piccola, io la studio nel suo
ingrandimento, nello Stato, dove essa si manifesta! “Lo Stato è il rispecchiamento dell’interno
dell’uomo”. Allora, il punto cui volevo arrivare è questo: costruiamo l’abitazione Europa, ma per
far questo costruiamo l’abitante. Molti oggi hanno dimenticato che questo è il punto centrale del
problema, cioè l’importanza dell’abitante.
L’obiettivo principale è stabilire come è nata e come si è costituita l’Europa e quindi quale disegno
ha tracciato e da questo disegno cosa possiamo trarre per l’Europa del futuro.
Quale è la prima radice? Hans Gorge Gadamer, che è un profondo conoscitore delle cose, ha
affermato: “Per sapere cos’è l’Europa, tu devi capire come e perché è diventata ciò che è”. Allora
bisogna partire da qui. Avete capito, dunque: io non vi dico che cosa dovrà essere in futuro
l’Europa; come mai si parla di Europa.; come ha fatto a diventare quella che è e qual è la sua prima
radice. Dicevo che è metageografica e metapolitica.
La “forma mentis” che ha creato l’occidente è nata in Grecia. Perché questa tesi è sostenibile? Devo
darne una dimostrazione.Leggo la frase del grande Husserl: “ L’Europa spirituale ha un luogo di
nascita; non parlo di un luogo geografico, di un paese (per quanto anche questo è legittimo); parlo
di una nascita spirituale che è avvenuta in una nazione, prima con singoli uomini, poi con un gruppo
di uomini e successivamente si è diffuso con un nuovo atteggiamento assunto dallo spirito di fronte
alle cose”. E quale è questo nuovo atteggiamento assunto dallo spirito di fronte alle cose? E’ il
pensare filosofico! Per quanto possa sembrare paradossale, nella compresa della filosofia intesa in
questo senso io vedo il fenomeno originario dell’Europa spirituale. Questa è la tesi. Quale la
spiegazione?
Dobbiamo anzitutto pensare alla filosofia non in maniera astratta (e la cultura filosofica più forte ce
l’abbiamo proprio noi italiani). Cos’è la filosofia? E’ una mentalità, una forma mentis speculativa
che è esattamente quella da cui è nata anche la scienza; la mentalità speculativa, propria unicamente
dei greci e degli occidentali, non degli orientali.
Proprio perché in Grecia è nata la filosofia, sono nate in Grecia le scienze (matematica e geometria,
medicina, astronomia). Vi faccio un esempio: anche gli egiziani hanno la matematica e l’economia
(hanno anche costruito le piramidi…). Ma queste scienze venivano coltivate solo per scopi
pragmatici perché ogni anno, dopo le piene del Nilo, dovevano ricostruire tutto; allora hanno
imparato ad usare queste scienze per scopi pragmatici.
In Grecia, invece, ci si è posti il problema: Cos’è un numero? Cosa sono le operazioni, la figura?
Così, con Pitagora sono nate la matematica e la scienza come attività speculativa.
Altro esempio: anche gli Egizi studiarono la medicina, ma curavano la malattia come effetto del
male. I greci hanno imparato dai filosofi, invece, che esiste una causa ed esiste un effetto. La
malattia è l’effetto prodotto da una causa da scoprire e la cura medica deve curare proprio questa
causa. Così è nata la medicina.
Capirete dunque che la mentalità filosofica ha rivoluzionato il modo d’essere dell’uomo e ha creato
quella mentalità che noi occidentali soli abbiamo.Altro punto: i greci hanno cominciato a porsi il
problema sul cosmo, ma col grandissimo Socrate è stato posto un problema ancora più importante:
“Chi è l’uomo?”. Socrate dice: “L’uomo è la sua Ψιχή (psiche). La frase è questa: “Non dei corpi
dovete prendervi cura, né delle ricchezze né di ogni altra cosa prima e con maggiore impegno che
della psiche e dell’animo”, sostenendo che la virtù non nasce dalle ricchezze ma che dalla virtù
stesssa nascono tutte le ricchezze e i beni che gli uomini hanno sia in privato che in pubblico.Che
cos’è l’uomo? Riassumendo possiamo dire che è capacità di intendere e di volere. Questo è l’uomo!
Cosa deve fare l’uomo per essere veramente tale? Curare la propria psiche.
Un grande filosofo di Praga, Patocka, dice che l’Europa è nata dalla cura dell’anima, da questo
concetto.
Allora, dalla Grecia questi due concetti: 1° - la forma mentis speculativa e 2° - il concetto di uomo
come capacità di intendere e di volere (anima). Guardate che solitamente si fa un errore gravissimo:
si ritiene che l’anima sia un concetto cristiano. Non è così: il cristianesimo l’ha derivato dai greci e
qualche volta con un po’ di confusione, perché non è che siano perfettissimamente accordabili il
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“Fenone” e Paolo, perché il greco credeva che il corpo fosse il negativo dell’uomo, l’imprigionamento dell’anima e quindi svalutato interamente, dando origine a problemi con il mistero
dell’incarnazione di Dio: una delle eresie (quella docetista) sostiene che Dio si è fatto uomo
apparente, perché il corpo è un male.
Veniamo dunque alla rivoluzione cristiana. Qui tocchiamo un punto di una delicatezza estrema:
senza il cristianesimo non ci sarebbe l’Europa. Parliamo di come è nata l’Europa, non di come è
oggi.
Io sono credente, ma faremo noi un discorso oggettivo, storico. Prendiamo Croce, ateo, e Eliot,
cristiano protestante. Benedetto Croce scrive in un articolo: “Perché non possiamo non dirci
cristiani?”. Lui, non cristiano, non credente, idealista, dice: “Io non posso non dirmi cristiano”.
Perché? Lui stesso risponde: “Io farei una semplice osservazione. Il cristianesimo è stata la più
grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuto, così grande, così comprensiva e profonda,
così feconda di conseguenze, così inaspettata, irresistibile nel suo attuarsi che non fa meraviglia che
appaia quasi un intervento di Dio, talmente grande è ciò che ha fatto!”. Quindi, che tu ci creda, che
tu non ci creda – lui dice- è così. Ma badate quanto grande è quest’uomo: “Tutte le altre rivoluzioni,
tutte le maggiori scoperte che segnano epoche della storia umana non sostengono il suo confronto”.
Voi capite che se ciò fosse stato scritto da un credente non ci sarebbe alcuna novità, ma che lo dica
un non credente, e in continua polemica per giunta!… “Tutte, non escluse quelle che la Grecia fece
della poesia, dell’arte, della filosofia, della libertà politica e Roma col diritto, per non parlare delle
più remote come la scrittura, l’Egitto, l’Oriente, le rivoluzioni e le scoperte che seguirono i tempi
moderni, non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana” E subito appresso scrive “La
ragione di ciò è che la rivoluzione cristiana operò dentro l’anima dell’uomo, della coscienza morale,
conferendo risalto all’intimo e alla coscienza in una nuova spiritualità che fino ad allora non c’era
stata. Gli uomini, i geni, gli eroi che furono innanzi al cristianesimo compirono azioni superbe ma
in tutti essi si desidera quel proprio accento che non accomuna e affratella e che dal
cristianenesimo è stato dato, da esso solo, alla vita umana!”. Quale è stata dunque la rivoluzione
operata dal cristianesimo e di cui Benedetto Croce parla?
I greci hanno una visione cosmocentrica; Platone dice:”Guarda che il cosmo non è stato fatto per te,
ma tu per il cosmo!”. Il cosmo più importante di te. Il grande Aristotele dice: “Superiori a te sono
tutti gli astri”. Quindi l’uomo è grande cosa, ma al di sopra ci sono queste cose.
Con la religione ebraica, prima, e con il cristianesimo poi tale visione si rovescia: non più
cosmocentrismo, ma antropocentrismo. Non te per il cosmo, ma il cosmo è stato fatto per te. Più
rivoluzionario di così!…
Ma non basta: l’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio, questo è il testo biblico.
Badate che non è facile da interpretare, io stesso ho faticato ad interpretarlo. Poiché alla verità si
giunge per tre strade, ciè l’arte, la religione e la poesia. Il Papa mette in poesia concetti altissimi e
spiega cosa vuol dire “fatto a immagine e somiglianza con Dio”. Dice che è troppo poco aver
l’intelligenza come Dio. Sapete qual è il punto in cui noi siamo veramente simili a Dio? Sapete
cos’è il Dio cristiano? E’ Trinità, la dinamica dell’amore. Questo è il punto. Non solo: Dio è
creatore; ha fatto l’uomo e la donna che si uniscono per creare, ma il creare non biologicamente
soltanto (è la cosa più banale!…).Tutti noi dobbiamo essere padri come è Padre lui, padri spirituali
degli altri! Concetti stupendi. Prendiamo Abramo ed Isacco (io non l’ho mai capito bene: come fa
Dio a chiedere: “Sacrifica il tuo figlio!” anche in forma ipotetica?…). Anche qui il Papa dà una
interpretazione stupenda: Dio dice: “No, Abramo, non toccherà a te sacrificare il figlio. Un altro
padre sacrificherà il suo…”. Quindi, Abramo ed Isacco come immagine del sacrificio di Cristo fatto
dal Padre.
Veniamo dunque alla questione dell’antropocentrismo. Che cos’è questo concetto nuovo che il
cristianesimo ha inventato, che prima non c’era e che la Grecia nemmeno si sognava lontanamente?
Appunto la centralità dell’uomo come persona. Concetto di persona e creatura cristiana. Come è
nato il concetto di persona? Il greco parlava col cosmo, ma il cosmo non gli rispondeva Il greco
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diceva “Se tu capisci il cosmo, ti collochi in modo giusto nel cosmo e sei felice”. Ma il cosmo non
risponde!
Invece stavolta il colloquio è tutto diverso: fra uomo e Dio e c’è la risposta. La persona nasce in
questo modo. Il documento più perfetto che è stato scritto al riguardo sono “Le confessioni” di
Agostino, un colloquiio dal principio alla fine. Agostino in questo libro non è protagonista, è un
deuteragonista; il protagonista è Dio. In questo colloquio nasce la persona.
Vorrei leggergi uno dei testi più dirompenti di Agostino, cioè il Commentario completo al vangelo
di Giovanni. “Dio si è fatto uomo, ma che cosa allora diventerà l’uomo se per lui Dio si è fatto
uomo?” Che tu creda o che tu non creda… chi ha creduto ha messo in atto questa rivoluzione!
“Rallegriamoci dunque e rendiamo grazie a Dio! Non soltanto siamo diventati cristiani, ma siamo
diventati Cristo stesso. Capite fratelli; vi rendete conto della grazia che Dio ha profuso su di noi?
Stupite, gioite! Siamo diventati Cristo! Se Cristo è il capo e noi le membra, l’uomo totale (questa è
la frase certamente più dirompente) è Lui e noi. Totus homo elle et nos! » La novità e la
rivoluzionarietà del concetto di persona risiede qui.
Luomo moderno con l’illuminismo ha dimenticato il concetto di persona e lo ha sostituito con un
altro: quello di individuo. Addirittura oggi – ragazzi giovani qui presenti, non fate questo errore! –
si ritiene che la vita più bella sia quella del “single”. Come mai questo? L’incapacità di rapportarsi
con l’altro: questo è il dramma più terribile. Ecco: dalla persona all’individuo e dall’individuo al
“single”. L’altro giorno arrivo in un luogo e c’erano tre giovani sui 30-35 anni. Ho chiesto a uno
dov’era la moglie e mi ha risposto di essere divorziato. Così gli altri due. Terrificante: tre giovani,
tra i 30 e i 35 anni, tutti e tre divorziati!
Sentite cosa dice Jean Paul Sartre, un autore molto letto anche dal Papa quando era giovane: sì,
perché Sartre dice in negativo una cosa giusta se tu vedi il contrario del negativo che lui afferma.
Egli scrive: “E questo, dunque, è l’inferno? Non l’avrei mai creduto! Il solfo, il rogo, la graticola:
buffonate! L’inferno sono gli altri!” Ecco: avete sentito? L’inferno sono gli altri! L’altro è il mio
inferno! Ma io domanderei: sei sicuro di non averlo dentro di te, l’inferno? E’ qui il punto: sei tu
l’inferno all’altro e a te stesso!
Ma attenti che oggi, lo si sappia o non lo si sappia, questo è il dramma: l’inferno sono gli altri. Voi
capite molto bene che costruire l’Europa con questo substrato:… Ecco perché io dico: ricostruiamo
i giovani, ricostruiamo l’uomo all’interno.
Veniamo allora all’altro testo, veramente stupendo. Io ho una grande ammirazione per Eliot: è un
pensatore, oltre che un grande poeta e sentite cosa ha detto in una conversazione radiofonica poco
nota: “Vi prego a questo punto di non compiere un errore, anticipando quello che io voglio dire:
questa non è una conversazione religiosa, né mi dispongo a convertire alcuno, ma è constatare un
dato di fatto: non mi interesso molto della comunione dei cristiani credenti dei giorni nostri. Parlo
dell’Europa, di come è nata l’Europa. Un singolo europeo può non credere che la fede cristiana sia
vera e tuttavia tutto ciò che egli dice e crede trae da questa il suo significato. Solamente una cultura
cristiana avrebbe potuto produrre un Voltaire o un Nietzsche”. “Quello che io faccio – lui dice – è
una questione di biologia sociale o, meglio potremo dire, di fisiologia, un esame fisiologico. Il
cristianesimo se se ne va, se ne va tutta la nostra cultura.”
Il mondo occidentale ha la sua unità in questa eredità, nel cristianesimo e nelle civiltà di Grecia e
Roma. Noi riconduciamo la nostra origine lì. Non mi dilungherò su questo punto. Quello che
desidero dire è che questa unità negli elementi comuni della cultura è da molti secoli il vero legame
che ci ha uniti. Nessuna organizzazione politica ed economica, quale che sia la sua buona volontà,
che essa voglia imporre, può supplire quanto dà questa unità culturale! Se noi disperdiamo o
gettiamo via il nostro comune patrimonio allora tutte le organizzazioni e i progetti delle menti più
ingegnose non ci gioveranno né contribuiranno ad unirci.
Ecco, questa è una cosa molto bella e voi adesso capite ciò che Scheler diceva e da cui siamo partiti.
Io vi ho descritto l’Europa fino a ieri. Manca il terzo punto, del quale mai si parla, la terza radice.
Dunque, la prima era quella greca, la mentalità speculativa, l’uomo “psiche”, la cura dell’anima; la
seconda è la radice cristiana. Per la terza vorrei partire da un altro testo di Eliot sul grande Dante (il
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fatto che lo dica uno di cultura inglese vuol dire molto…). Dante è il poeta più universale che abbia
scritto in una lingua moderna. Dante, pur essendo un italiano, è prima di tutto un europeo. “Dante –
precisa Eliot – pensava allo stesso modo di chiunque altro della cultura europea. Alberto Magno era
tedesco, Abelardo era francese, Ugo e Riccardo di San Vittore scozzesi e pertanto – frase sua – “la
cultura di Dante non è quella di un paese europeo ma dell’Europa”. Nel saggio del 1950 ribadisce il
concetto: “Dante rispetto a tutti gli altri poeti del nostro continente è di gran lunga il più europeo”
Bene! Molti licei classici l’hanno eliminato, non leggono più il Purgatorio, il Paradiso; si parla di
Dante quando serve. E-li-mi-na-to! Badate con quali risultati! Con quale giustificazione? Ai ragazzi
di oggi non interessa. Non interessa a te! Non lo sai spiegare! No non interessa ai ragazzi!…
Potrei andare avanti e dire che se non ci fosse stato il cristianesimo, scusate, la pittura, la musica, le
bellissime chiese, tuttta la cultura si disfa…
La terza radice è la più delicata, ma siccome ho visto che di giovani ce n’è più del solito, mi
rivolgerei in particolare a loro.
L’Europa è stata creata dalla rivoluzione scientifica-tecnologica. Anche qui potrei dire che l’Italia
non è affatto l’ultima perché questa rivoluzione è nata proprio qui, con Galileo Galilei. Il grande
Gadamer scrive – e questo è un fatto, e lui non è d’accordo e anch’io ho molti dubbi, ma è un fatto e
va detto così com’è - “E’ proprio la scienza a definire l’identità europea oggi come tale. Tuttavia si
può senz’altro dire che solo in Europa la scienza ha creato un modello culturale autonomo che si è
diffuso in tutto il mondo” E dire questo non è un giudizio di merito: “per ora – dice lui – non
rispondo al problema se questo dominio della scienza è una cosa positiva o anche negativa. Però è
un dato di fatto che ha europeizzato il mondo intero. Ma attenti bene: c’è il contro-fatto e cioè che
l’europeizzazione del mondo intero ha provocato una mondializzazione dell’Europa, quindi uno
sfocamento dell’immagine dell’Europa con questo risultato – è ancora il grande Gadamer che dice:
“una malattia, stupenda malattia!” La perdita di una abitazione, di una casa. Siamo rimasti senza
una nostra specifica casa. E perché i giovani sono scontenti? Si trovano senza casa, senza
l’abitazione.
Vogliamo ora vedere questa mancanza della casa quali complicazioni ha portato? Vediamo tutti
quali enormi vantaggi ha portato la rivoluzione scientifica-tecnologica, però fino a ieri nessuno ha
detto le controindicazioni.
Di solito, quando comprate una medicina, c’è scritto: “Ti cura questo male, ma attento che c’è
questa controindicazione”. Ma qui non è mai stato detto. Vediamole, dunque!
La creazione del successo che ha avuto la scienza ha prodotto questo male notevole: è vero solo ciò
che dice la scienza e con i modi della scienza, cioè lo scientismo. E l’altro: la tecnologia risolverà
assolutamente tutti i problemi del mondo.
Secondo: la caduta straordinaria della ricchezza del linguaggio, di cui i ragazzi sono sempre più
poveri. Hanno fatto una statistica: sono ridotte a poche decine le parole che usano. Addirittura,
molte tesi di laurea andavano rifattte perché c’erano errori su errori, la punteggiatura….neanche a
parlarne! La caduta del linguaggio: perché il linguaggio scientifico non è neanche un linguaggio,
ma sono simboli; non ha una sua identità. Terzo: la devastazione che la bomba informatica produce.
Qui Stoll, uno dei fondatori di Internet, ha scritto un libro bellissimo contro Internet, ma non perché
lo odia, anzi lo ama moltissimo, ma perché se ne abusa e quello ti distrugge una serie di altre cose.
Che cosa distrugge? Quando tu introduci qualcosa di nuovo devi domandarti: 1° - che cosa perdo?
Introducendo quello, perdo altro; 2° - chi viene emarginato? 3° - quali preziosi aspetti della realtà
vengono perduti? Perché qui va tutto nel virtuale, viene cancellata la radice del reale.
Poi hanno fatto delle stranissime scoperte: molti, che si intendono benissimo per Internet, per
comunicazione tecnologica, quando si trovano insieme subito non vanno d’accordo. Allora direi
proprio che questo è uno degli elementi che non aiutano a convivere con l’altro, a capire l’altro. Per
forza! L’altro è una differenza. E la cosa più difficile da accettare è la differenza. Non mi va bene
questo amico perché tu vuoi sempre di più di quello che lui ti può dare. Ma la domanda è: tu
all’altro dai quello che lui aspetta da te? Badate che l’amore è creativo!
Ma andiamo avanti, perché concluderò proprio con l’amore.
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La televisione, la cattiva maestra. La televisione io l’ho vista, l’ho sperimentata. Sono atterrito
perché il fine non è la cosa che dici, ma “il toglimento del pensamento”!
La scienza, poi – ecco qui il punto più delicato – solleva molti più problemi oggi di quanti
purtroppo ne risolva. Pensate alla biogenetica, pensate alla bomba atomica. Qual è allora la mia
critica? E’ questa: abbiamo imparato a fare cose stupende, grossissime, ma abbiamo dimenticato noi
stessi. “uomo, chi sei?”.
E molti giovani, sapete cosa mi rispondono? “Non mi interessa!”. E che cosa ti interessa, allora?
“Godermela!”. Ma sai che dopo invecchi rapidamente? “Mi tiro un colpo!”. Metafora, d’accordo,
metafora; però ecco la rinuncia al pensare.
Prima di arrivare alla conclusione definitiva, vi cito ancora un altro punto.
Io sono un grande amante dei greci e di Platone in particolare che ha detto cose stupende
sull’amore. Ma il cristianesimo ha detto il contrario. Quali sono le cose stupende che Platone ha
scritto sull’amore? Egli dice che l’amore è una forza dinamica che ti fa salire sempre più in alto, e ti
fa acquistare una forza sempre più potente, ti dà la forza per volare. Secondo: Il tuo amore è tanto
più grande quanto più grande è la cosa che tu ami. L’amore è quindi per Platone acquisitivo , è un
accrescimento. Leggete queste pagine: sono le più belle che l’uomo con la ragione ha detto
sull’amore.
Il Cristianesimo? Il contrario esatto. No, l’amore non è acquisitivo, ma è donativo! E addirittura,
qual è l’amore più grande? E’ quello che tu hai per una cosa piccola, sofferente. Questo è il punto!
Potrei leggervi dei passi del grande Kierkegaard, il quale ha, su questo punto, pagine stupende e
dice: “Non c’è porta di nessuna casa, per quanto squallida, in cui Dio non voglia entrare”.
Per un greco, al massimo Dio può pensare all’uomo perfetto, ma non al disgraziato. “Non il dio dei
filosofi, ma il Dio di Abramo e Isacco è il Dio che ama”. E’ una frase di Pascal, ma è verissima e
cioè il Dio che si fa uomo con tutte le miserie dell’uomo e quanto più l’uomo è misero e si sente
abbandonato da Dio, proprio questo è il più amato da Dio: il più sciagurato è il più amato!
Vogliamo allora ariivare a una conclusione.
Dopo l’analisi dei punti fondamentali, si può forse far qualcosa per uscirne? Badate: io sono
democratico; quindi la critica che io adesso faccio non è antidemocratica, però molti democratici
non sanno cos’è la democrazia, e cioè non sanno che essa da sola non basta! Perché da sola non
basta la democrazia? Perché la democrazia non è autosufficiente, perchè non possiede la verità che
trascenda il suo esercizio, pertanto suppone alla base dei valori che non è lei che crea. Allora, parto
da una frase di Edgar Morin: “Il programma democratico “Egalité, liberté, fraternité” unisce di fatto
in modo complesso questi tre imperativi che comportano i loro antagonismi: al di là di una certa
soglia, la libertà distrugge l’eguaglianza e corrompe la fraternità; al di là di una certa soglia
l’uguaglianza (voler essere assolutamente tutti uguali) distrugge la libertà senza creare
necessariamente la fraternità”.
Platone lo diceva molto meglio ancora: ”Quando la libertà perde i valori diventa licenza”.La libertà
è libertà solo quando ha un valore per il quale e con il quale può vivere Di conseguenza la politica
democratica non possiede in sé alcuna verità trascendente il suo esercizio; la sua verità
fondamentale è di non avere verità per permettere alle diverse verità politiche di esprimersi, di
confrontarsi a vicenda. Così la chiave dell’idea democratica è nella sua regola, la regola del gioco
pluralistico. Sì, ma se la democrazia non aiuta i valori a crescere, che cosa mette a confronto?
Questo è il pericolo!
A complemento di queste annotazioni di Morin vorrei leggere due frasi di Sartori “Sulla
democrazia”: “Vincere la guerra non è ancora vincere la pace” Questo è poco, ma sicuro. E, nella
conclusione della ristampa di questo libro dice: “Nel mondo modernizzato che oggi governa senza
democrazia non gioca la legittimità. Ma anche il gioco democratico può essere giocato male. Saprà
la democrazia resistere alla democrazia? Sì, ma a patto di giocare con più intelligenza e soprattutto
con più responsabilità di quanta oggi non se ne veda in giro. Sì, perché il pessimismo
dell’intelligenza va combattuto con l’ottimismo della volontà, ma se ci culleremo nell’illusione
irresponsabile di un futuro sicuro, allora è sicuro che non sarà sicuro!”.
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Vogliamo trarre delle conclusioni?
Morin ha detto: “L’Europa oggi per gli europei occidentali è burro-eccedente, quote di latte, lotte
fratricide fra maiali olandesi e francesi; riunioni interminabili in cui si strappa all’alba lo 0,01% di
aumento o di diminuzione di barbabietole; valigette diplomatiche che viaggiano tra Bruxelles e
Strasburgo, indici di produzione, tassi comparati di inflazione. Il pensiero dei problemi europei è
riservato agli euro-tecno-burocrati ed ai deputati che nessun elettore saprebbe riconoscere e che non
hanno un seggio in un empireo di Strasburgo. Non bisogna certo augurarsi che le valigette
diplomatiche si svuotino e che gli euro-burocrati cessino il loro lavoro. Bisogna sperare soprattutto
che i politici si dedichino sempre più al destino comune. Ma per questo bisogna che spunti il nuovo
spirito europeo che dà la coscienza della comunità di destino”.
Ragazzi, tocca proprio a voi! E allora concluderò con una bella frase della Zambrano: “L’Europa
non è morta e l’Europa non può morire del tutto; essa agonizza. Perché l’Europa è forse l’unica cosa
nella storia che non può morire del tutto, l’unica cosa che può risuscitare. Questo principio di
risurrezione sarà anche quello della sua vita e della sua transitoria morte”. E a quella della
Zambrano aggiungo anche questa di Ionesco: “Ci sono sorrisi di santi, di angeli, di arcangeli sui
volti delle sculture che si trovano nelle cattedrali, ma noi non sappiamo più guardarli. Gli uomini
girano intorno in quella loro gabbia che è il pianeta perché hanno dimenticato che si può guardare il
cielo”.
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