newsletter n.0 - Skodeg-O
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NEWSLETTER N.1 A CURA DELLA SEZIONE ATLETICA DELL’US PRIMIERO In questo numero: editoriale l’angolo tecnico consigli dei lettori considerazioni del presidente e del vice… a tu per tu con l’esperto pillole di…corsa 29 FEBBRAIO 2012 ASSEMBLEA SEZIONE ATLETICA Vorrei iniziare ringraziando tutti coloro che hanno inviato commenti e suggerimenti per la nostra newsletter, ci ha fatto estremamente piacere raccogliere le vostre idee e le vostre proposte che sicuramente ci offrono degli spunti importanti. Le recenti modifiche statutarie effettuate dall’Us Primiero nel corso del 2011, prevedono per le singole sezioni la convocazione dell’assemblea almeno una volta all’anno per approvare il bilancio e, una volta ogni due anni per il rinnovo delle cariche sociali. Per questo, giunti quasi al termine del biennio convocheremo nel mese di marzo l’Assemblea della Sezione Atletica. In quell’occasione, quindi, oltre ad approvare il bilancio 2011 della sezione, procederemo anche al rinnovo delle cariche; il nostro consiglio direttivo di sezione è costituito da un gruppo affiatato che con entusiasmo porta avanti l’attività ed allo stesso tempo è un gruppo aperto a chi a qualsiasi titolo avesse voglia di parteciparvi. Come sempre accade nelle associazioni basate sul volontariato, risulta fondamentale il contributo di tutti, con la consapevolezza che ciò che ci dà motivazioni è la passione per lo sport in generale e per il nostro sport in particolare. Nel corso dell’assemblea, coglieremo l’occasione anche per illustrare tutte le attività della sezione con particolare riferimento all’attività giovanile, il trofeo San Vittore e il programma delle gare del Grand Prix Strade d’Italia e del Circuito Podistico di Primiero. In attesa di informarvi sulla data dell’assemblea e nella speranza di incontrarvi numerosi vi saluto caramente. Il responsabile Manuel Simoni VUOI MIGLIORARE? E’ necessario porsi degli obiettivi e sviluppare un piano di allenamento per conseguirli. I miglioramenti nella corsa sono strettamente legati alla capacità di programmare la preparazione da svolgere, onde evitare di disperdere energie fisiche e mentali. Come prima cosa da fare è importante fissare l’obiettivo da perseguire, non solo in termini di prestazione cronometrica, ma soprattutto in termini temporali. E’ difficile operare al meglio in poco tempo e purtroppo questo è l’errore più frequente nel quale incorre la stragrande maggioranza dei podisti! Una cosa da tener sempre presente è che nel corso della preparazione, l’organismo necessita di periodi di scarico nei quali la sollecitazione degli allenamenti sia ridotta rispetto ai periodi di carico; questo è molto utile sia per evitare un elevato livello di stress, sia per favorire la fase di adattamento. Anche se nel corso della preparazione non si avverte il bisogno di recuperare, consiglio ugualmente di rispettare il carico ridotto delle settimane di scarico, questa fase è molto utile per prevenire lo stato di sovrallenamento cioè la conseguenza di un carico eccessivo e di un inadeguato recupero. Un’altra cosa da fare durante la preparazione è partecipare ad alcune gare per verificare il livello di efficienza raggiunto e anche per evitare la monotonia degli allenamenti. Ci sono podisti che prima della “gara obiettivo” non gareggiano mai; partecipare ad alcune competizioni, serve molto per verificare la propria efficienza e soprattutto per abituarsi al clima agonistico. Infine consiglio a tutti di chiedersi se ci basta uscire a correre per mantenere un minimo di efficienza e controllare i chili di troppo, o se invece vogliamo allenarci per cercare di raggiungere il meglio delle nostre possibilità. Penso che nella seconda ipotesi non ci siano molte scorciatoie: bisogna seguire quello appena detto ma soprattutto essere pronti a impegnarsi e qualche volta anche a soffrire!! Buon allenamento a tutti. Jack OSSERVAZIONI SULL’ALLUNGAMENTO “Alcuni” anni di agonismo, seppur nello sci nordico, mi hanno fornito alcuni insegnamenti che spero possano essere utili anche agli amanti della corsa. Un aspetto fondamentale della preparazione è l’allungamento o stretching (dall’inglese ‘to stretch’ = tirare, tendere, stendere ) ed ho imparato a farlo a supporto e a completamento dell’attività . Ognuno si cimenta a modo proprio nell’allungamento: seguendo i consigli e insegnamenti degli allenatori, imitando gli altri, consultando manuali specifici (consiglio “Stretching – esercizi moderni per una perfetta forma fisica” di Bob Anderson, Edizioni Mediterranee) , riviste del settore, internet ecc. È utile tenere a mente alcun accorgimenti: - riuscire ad effettuare delle vere e proprie “sedute” di allungamento, di almeno 30’, ma anche attorno all’ora e non necessariamente dopo un allenamento di corsa (o altro), anche in un secondo momento; - dopo aver trovato la tensione facile, per qualche secondo aumentare il movimento ma mai allungarsi eccessivamente (non si deve provare la sensazione di dolore!) nel qual caso si otterrebbe il risultato opposto (irrigidimento); - evitare assolutamente il molleggio!! Ma perché ci dobbiamo allungare? È una perdita di tempo? Assolutamente no, e i principali benefici sono: un recupero più veloce, una maggiore elasticità della muscolatura che sicuramente aiuta a prevenire gli infortuni, un conseguente miglioramento delle prestazioni e una sensazione di benessere a livello generale. Ma forse quest’ultimo aspetto è solamente la conseguenza di una sana attività fisica… Ultime due considerazioni sono: - se vogliamo che i bambini ne imparino l’utilità, l’ unico metodo di insegnamento è il nostro esempio, non sicuramente una spiegazione teorica; - dal dire al fare … molte volte è difficile trovare il tempo e la voglia per fare un po’ di allungamento (ma lo si può fare anche davanti alla tv, leggendo, seduti a tavola ecc) l’impegno e la costanza ci premieranno! Buona corsa e buon allungamento a tutti. Fabio Giacomel STRETCHING: TEORIE A CONFRONTO L’intervento del nostro amico Fabio Giacomel, che ringraziamo, ci offre lo spunto per riflettere sulle diverse teorie che si sono sviluppate sullo stretching in particolare negli ultimi anni e che ci sono state spiegate in occasione di un incontro formativo organizzato dal Coni dal titolo “Effetti dell’allungamento muscolare prima della prestazione fisica” tenuto dal dott. Gian Nicola Bisciotti. Infatti, se fino ad alcuni anni fa le teorie illustrate nell’ottimo articolo di Fabio erano considerate “intoccabili”, vi sono stati alcuni esperti di fisiologia che hanno elaborato diverse teorie sull’argomento (esiste peraltro un’ampia bibliografia su tali argomenti). Innanzitutto, c’è da dire che ci sono diversi tipi di stretching: - 1. Statico: consiste nel mantenimento della posizione (come anche nello yoga) al fine di elongare il muscolo in maniera permanente (durata da 30’’ a 1’). E’ il tipo di stretching più comune e che è più sicuro perché bypassa lo stiramento ed ha un dispendio energetico contenuto. - 2. Passivo: l’atleta è completamente rilassato e consiste nell’applicazione di una forza esterna (es. compagno) senza raggiungere la massima estensione. E’ usato nei periodi di riabilitazione quando la muscolatura risulta debole. Il rischio è la eccessiva estensione della muscolatura. - 3-4. Balistico e dinamico: balistico è la tecnica ritmica e rimbalzante (molleggiare) e forza il movimento del muscolo verso il limite massimo. Nel dinamico, a differenza del balistico, si raggiunge la posizione a velocità controllata senza rimbalzare. - 5. Attivo: raggiungimento della massima posizione di allungamento. - 6. Isometrico: nella prima fase si assume la posizione, nella seconda fase si effettua una contrazione del muscolo di 7’’/15’’ e nella terza fase si rilassa il muscolo per 20’’. Lo stretching di tipo balistico e dinamico è più adatto a sport quali il calcio e la pallavolo dove si effettuano movimenti specifici. Negli sport di resistenza, invece, è più indicato lo stretching statico. Come abbiamo detto in precedenza, vi sono delle teorie secondo le quali lo stretching non darebbe alcun beneficio; la verità, come spesso accade, sta nel mezzo. L’allungamento muscolare è utile ma deve essere svolto con le corrette modalità e nei tempi giusti. Per esempio, durante il riscaldamento per una gara può essere utile qualche esercizio di stretching (anche per prevenire gli infortuni) ma senza raggiungere la massima estensione del muscolo e mantenendo le posizioni per tempi non troppo lunghi. Lo stretching, in ogni caso, non si può sostituire alla fase di riscaldamento vero e proprio. Antonio Maimone Manuel Simoni IL COSTO ENERGETICO DELLA CORSA Molti di noi hanno iniziato, o iniziano a correre per un obiettivo molto semplice: dimagrire… ma quanto si consuma realmente correndo? Ci sono numerosi orologi che ci danno una stima di quanto consumiamo nella nostra seduta, ma non sempre sono attendibili. Intanto va specificato che la regola “più sudo, più dimagrisco” non vale; non ha quindi senso vestirsi con maglioni e pantaloni di lana in pieno agosto ed andar a correre sotto il sole di mezzogiorno perché “se sudo dimagrisco di più”… al massimo posso avere una crisi dovuta Fig. 1 - Il costo energetico della corsa (in ordinata) in a disidratazione o, peggio, colpi di sole o di diversi soggetti rimanepressoché costante all’aumentare calore. E non è proprio da sottovalutare della velocità (in ascissa) l’eccessiva sudorazione, infatti si possono avere degli effetti anche gravi che vanno dai crampi alla diminuzione di capacità cognitive, dall’apatia al rischio di infortuni muscolo tendinei. L’unica cosa da fare in agosto è quindi andar a correre nelle ore più fresche e in stati di idratazioni normali (se vi volete suicidare ci sono modi più semplici e meno dolorosi!!). Ma quindi, se pesarsi prima e dopo la corsa non è un buon modo per vedere quanto dimagrisco come posso fare a sapere (a spanne) quanto ho consumato durante la mia uscita? Un buon metodo è fare la stima partendo dai valori standard del consumo energetico nella locomozione. Ogni attività necessita di energia, e questa energia deriva dall’ossidazione di macronutrienti, quali lipidi o glucidi (proteine solo in alcuni casi). Quello che ci permette di perdere peso è l’uso di grassi per la produzione di energia (i depositi gucidici a livello muscolare svuotati dall’esercizio vengono ristabiliti nel giro di 12-48 h). Ma quanto consumiamo? Prendiamo un soggetto di 60 kg… Se per la camminata il consumo energetico varia con la velocità raggiungengo un minimo di 1,64 kJ * kg -1 * km-1 di a circa 4-5 km/h (Minetti et al. 2002) per la corsa il costo energetico è praticamente costante se si considerano le velocità aerobiche (quindi tutte quelle che vanno dai 7-8 km/h ai 17-18 km/h per un atleta che corre una maratona in 2h40’) attestandosi su valori di circa 3,8 kJ * kg-1 * km-1 (di Prampero Fig. 1). Semplifichiamo un pochino le cose, soprattutto riferendoci alle kcal invece che ai kJ. Prendiamo un soggetto di 60 kg che corre 10 km ad un ritmo lento o medio in piano e senza particolari accelerazioni/decelerazioni, cambi Fig. 2 – consumo energetico di direzione ecc. (quindi non ci si riferisce in questo caso a soggetti per soggetti di diverso peso che praticano sport di squadra) -1 -1 sulla distanza di 10 km 60 kg * 10 km * 3,8 kJ * kg * km = 2280 kj che equivalgono a circa 545 kcal (2280/4,18) Vuol dire che questo soggetto, se dovesse correre una maratona necessita di: 60 kg * 42 km * 3,8 kJ * kg -1 * km-1= 9576 kJ che equivalgono a circa 2300 kcal (le quali derivano in parte da carboidrati e in parte da grassi). In questo caso però bisogna anche tenere conto che con la distanza il costo della corsa aumenta dello 0,12% ogni km percorso, quindi la stima di 2300 kcal è decisamente al ribasso. Sapendo che un grammo di lipidi libera 9 kcal (quindi un kg di grasso libera 9000 kg) se volete perdere 1 kg con la corsa dovreste bruciare 9000 kcal, cioè correre almeno 3 maratone (ipotizzando che l’energia derivi solo dai grassi, cosa che non è assolutamente realizzabile, e che non vengano introdotti nutrienti dall’esterno, cosa anch’essa assai difficile). Da questo si comprende come i kg “persi” a seguito di una maratona (o di un allenamento) non possono essere kg di “grasso smaltito” bensì semplice acqua che deve essere al più presto reintegrata (già con una diminuzione di peso del 2% peggiora infatti notevolmente la prestazione). Senza ricorrere a calcoli complicati che si trovano JOULE E CALORIE: siamo abituati a sui libri di fisiologia (come quelli sopra esposti), un misurare l’energia spesa in calorie, in metodo semplice per sapere quanto si è consumato è realtà sarebbe più corretto utilizzare il quello di moltiplicare la propria massa (kg) per la joule. Il joule non è altro che l’unità di distanza coperta (km) e per un coefficiente fisso di misura dell’energia, del lavoro e del 0,9. calore. Tuttavia si può facilmente Per il soggetto dell’esempio precedente verrebbe: convertire juole in calorie e viceversa. 60 kg * 10 km * 0,9= 540 kcal si discosta di 1 cal= 4,18 J pochissimo dalle 545 kcal trovate prima La kcal (e li kJ) equivalgono Ecco quindi trovato un facile metodo per calcolare la rispettivamente a 1000 cal e 1000 J. spesa energetica della nostra corsetta quotidiana. E’ Quindi se consumo 3,8 kJ * kg -1 * km-1 facile capire come per perdere peso serva costanza e equivale a dire che consumo 0,91 kcal * una dieta adeguata (che non significa “non kg -1 * km-1 cioè un soggetto di 60 kg mangiare”). Riuscire a bruciare intorno alle 2000 consuma 54,5 kcal al km, ovvero 545 kcal a settimana dovrebbe essere un obiettivo kcal in 10 km raggiungibile da tutti (con 3-4 uscite di 8-12 km). Se invece il soggetto facesse i 10 km camminando consumerebbe circa: 60 kg * 10 km * 1,64 kJ * kg -1 * km-1= 984 kJ 235 kcal Quindi meno della metà delle kcal che si consumano nella corsa. Ma se vogliamo aumentare notevolmente il consumo energetico nell’unità di tempo (ad esempio in un’ora) si possono inserire delle sedute in salita, non necessariamente di corsa. Infatti già su una salita del 10% il consumo energetico della marcia è superiore al consumo energetico della corsa in piano, ma questo lo vedremo nel prossimo numero. Nicola [email protected] PILLOLE DI CORSA!! Cacciatori che inseguivano la preda fino a sfiancarla senza dover usare armi o trappole. Ne avevo sentito parlare e dopo una breve ricerca su internet ne ho avuta la conferma; i Raràmuri esistono e la fama di instancabili corridori li avvolge; di seguito qualche notizia sul loro stile di vita e sulle loro semplici e quotidiane “corsette” che a noi occidentali sembrano vere e proprie imprese, a dimostrazione della versatilità e della capacità di adattamento del genere umano. Da notare poi come questi corridori formidabili siano sponsorizzati dalle più note firme dell'abbigliamento sportivo :-) Riccardo Gastone Debertolis Rarámuri. I corridori della Sierra Madre Gli indios Tarahumara sono corridori leggendari. Vivono, in piccoli gruppi, una vita semplice di sussistenza, coltivando grano, fagioli e zucca e allevando capre e polli. Passano la loro vita in grotte, all’interno di ripari sotto le scogliere e in capanne di legno o pietra di piccole dimensioni in una remota area conosciuta come Messico Copper Canyon, nella regione del Chihuaua. Un appellativo li definisce. Tra di loro i Tarahumara si chiamano "Rarámuri", "piedi leggeri”, a voler significare la loro scelta culturale di accorciare le distanze, da percorrere per spostarsi e comunicare nei territori sconfinati nei quali vivono, attraverso la corsa. La corsa è una delle pietre miliari della identità culturale dei Tarahumara, principalmente la corsa sulle lunghe distanze e su terreni accidentati. Pantaloni di lino bianco, coperte come mantelli, nastri rossi sulla testa e sandali hand made, fatti in casa, a mano, gli huaraches, ai piedi. Compagni fissi della corsa dei Rarámuri. Sandali con suole ricavate da gomme di vecchi pneumatici di camion. I Rarámuri sono la coscienza stessa della Sierra Madre. Per loro, la terra è la vita stessa. Il Raràmuri è un uomo che cerca di vivere in accordo con le sue tradizioni. In ogni istante della sua esistenza. Lo spietato e inospitale terreno della Sierra Madre è cupo e ripido, non molto favorevole al trasporto moderno e anche difficile per gli animali. Così, la modalità di trasporto che i Rarámuri preferiscono è la corsa. A differenza dei keniani, però, che nel corso di generazioni di vita nel loro terreno montagnoso hanno sviluppato la capacità polmonare di percorrere lunghe distanze a un ritmo di corsa molto sostenuto, il Rarámuri ha sviluppato un approccio morbido e armonioso di concepire la corsa sulla lunga distanza, sebbene anche questa capacità potrebbe far impallidire qualsiasi corridore di ogni altra cultura. I cacciatori Rarámuri sono capaci di catturare un cervo soltanto inseguendolo senza fine, senza colpirlo, finché esso non cade a terra esausto dalla stanchezza. Questa è la filosofia dell’approccio armonico che avvicina il popolo Tarahumara alla corsa. Non è insolito, per un Rarámuri, correre da casa sua fino a raggiungere un villaggio a 40 miglia di distanza e fare ritorno a casa nello stesso giorno. La corsa fa così tanto parte integrante della loro cultura e la loro identità culturale, che l’unica forma di sport agonistico dei Tarahumara è una gara sulla lunga distanza chiamata rarajipari. Da centinaia d’anni i Tarahumara svolgono il gioco chiamato rarajipari. Il gioco consiste nel prendere a calci una palla di legno intagliato lungo distanze che arrivano fino a 50 a 100 miglia, in una competizione che può durare anche due giorni. Durante la gara, i Tarahumara corrono con ai piedi le classiche huaraches e si alimentano solo con mais, fagioli e tortillas. Ma i Tarahumara non sono corridori nati per le competizioni che tutti conosciamo. Nel 1993 un uomo di nome Rick Fisher accompagnò una delegazione di sei Rarámuri alla Leadville Trail 100 miles, una gara massacrante che si svolge negli Stati Uniti, in Colorado. fornì a ciascuno di essi scarpe da trail running, ma la metà di loro scelse di correre con i sandali huaraches fabbricati solo pochi giorni prima della corsa. I Rarámuri iscritti alla Leadville Trail 100 hanno corso visibilmente rilassati, tenendosi inconsapevolmente a distanza di sicurezza dallo spirito competitivo della corsa. Nonostante questo, senza alcuno sforzo apparente, al calar della notte Victoriano Churro, un agricoltore Rarámuri di ben 55 anni è stato il primo a tagliare il traguardo della competizione. In seconda posizione si è piazzato il suo compagno Rarámuri Cerrildo Chacarito. L'anno successivo Fisher portò una ulteriore delegazione di giovani della tribù Rarámuri a correre la Leadville Trail 100 e il venticinquenne Rarámuri Juan Herrera non solo vinse la gara, ma stabilì il nuovo record, abbassandolo di ben 25 minuti. Fu l'ultima volta che un Rarámuri corse a Leadville. La forza dei corridori indios Rarámuri non è la genetica. Beauregard, in uno studio che effettuò sulla tribù dei Tarahumara, ha così scritto: "Dopo tante prove scientifiche, i medici sono giunti alla conclusione che la resistenza della Tarahumara si basa più sul condizionamento che sulle eredità genetiche. Gli esperti ritengono che le cause principali dell'incredibile resistenza di Tarahumara, fisiche e di condizionamento, sono di rilevanza unicamente culturale. Anche la dieta sembra svolgere un ruolo importante nelle capacità atletiche dei Rarámuri”. Ma, in merito alla capacità umana di raggiungere livelli così estremi di resistenza alla fatica, è comunque un mistero irrisolto, e suscita in noi un fascino senza fine l’espressione di una cultura così distante dalla nostra, così primitiva ma in grado di “utilizzare” i corpi umani a sopportare le distanze in maniera così armonica e perfetta, lontana anni luce anche dalle soluzioni tecnologie e dai materiali che noi tutti utilizziamo per attutire il peso traumatico degli allenamenti e delle competizioni. È assolutamente meraviglioso immaginare come un agricoltore Rarámuri possa giungere nelle nostre terre da così lontano nello spazio e nel tempo, potersi confrontare, coi suoi pantaloni di lino bianco con atleti di primo livello e magari vincere una delle nostre ultramaratone, calzando ai piedi le sue consunte e artigianali huaraches. Se un giorno vi capitasse di giungere nella Sierra Madre non fatevi lasciare sfuggire l’occasione di correre a fianco di un Rarámuri. Sarà un’esperienza meravigliosa. Preghiera Tarahumara Beautiful lily, in bloom this morning, guard me. Drive away sorcery. Make me grow old. Let me reach the age at which I have to take up a walking stick. I thank you for exhaling your fragrance there, where you are standing. Oh, giglio bellissimo, in fiore questa mattina, proteggimi. Allontana da me ogni sortilegio. Fa’ che possa invecchiare. Lasciami raggiungere l’età nella quale possa prendere un bastone da passeggio. Ti ringrazio perché mi permetti di respirare la tua fragranza, lì, dove tu stai in piedi.