ZONA DEL MONTE SART NOTIZIE STORICHE Il percorso scelto per

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ZONA DEL MONTE SART NOTIZIE STORICHE Il percorso scelto per
ZONA DEL MONTE SART
NOTIZIE STORICHE
Il percorso scelto per raggiungere il Monte Sart, è interessante dal punto di vista storico sia perchè
lungo il tragitto sono presenti costruzioni militari addirittura risalenti al primo anteguerra sia per gli
avvenimenti bellici che si verificarono nella zona durante la rottura del fronte di Caporetto il 24
ottobre 1917.
I siti militari più interessanti sono ubicati nella zona di Sella Buia (o Hlabuja). In particolare nel
periodo anteriore la prima Guerra Mondiale dove ora sorge il Bivacco Igor Crasso fu costruito il
ricovero militare “Regina Margherita. L’edificio, che poteva ospitare fino a centosessanta uomini,
fu eretto nel 1892 dagli zappatori del 7° Reggimento alpini che eseguirono i lavori agli ordini del
Capitano Pavero. A testimonianza di ciò, sui resti del vecchio edificio, adiacenti all’attuale bivacco,
è ancora apposta la l’effige dell’originale caserma che fu data alle fiamme il 28 ottobre 1917 dalle
truppe italiane in ritirata.
Questa casermetta faceva parte delle opere che il Regio Esercito aveva eretto sulle cime adiacenti il
confine orientale quali punti d’appoggio a presidio dei luoghi più strategici delle Alpi Giulie e
Carniche: tra queste vi era l’appostamento d’artiglieria di quota 1644 della Cresta Indrinizza,
composto di tre ampie piazzole per lo schieramento dei rispettivi pezzi d’artiglieria, probabilmente
cannoni da montagna. Sulla Sella Buia la quota 1682 è ancora segnata dai resti di baraccamenti e da
una labile trincea difensiva costruiti probabilmente durante la prima guerra mondiale.
Gli avvenimenti, di cui si è fatto cenno all’inizio di questa nota storica, riguardano i fatti d’arme
avvenuti in quel triste ottobre 1917. A seguito dello sfondamento del fronte di Caporetto (24
ottobre 1917) le truppe italiane sulla linea difensiva del Rombon rimasero isolate. Esse erano
composte dal btg. alpino Borgo San Dalmazzo a nord del Cukla, dal btg alpino Dronero a sud a
contatto con il I/88° fanteria, ed il btg alpino Saluzzo di rincalzo, mentre l’artiglieria era presente
con la 38a btr da montagna e la 68a e 69a someggiata.
Nel pomeriggio il Col. Cantoni, comandante delle truppe del Rombon, ricevuto la notizia che il
nemico aveva sfondato nella conca di Plezzo e che stava risalendo dalla Pl. Goriciza da Plusina,
per evitare ormai l’inevitabile accerchiamento, impartì l’ordine ai reparti di ritirarsi verso la sella
Prevala: tale movimento di truppe iniziò alle ore 18,00 del 24 ottobre 1917 lungo il “sentiero
dell’aquila” e proseguì per tutta la notte attraverso l’impervio terreno coperto dalla neve per la
bufera che imperversava. Al mattino del 25 circa 1.200 uomini raggiunsero Sella Prevala, dove il
comandante dell’8° alpini, Col Cavalzerani, che vi era giunto con una compagnia del btg alpino Val
Fella, organizzò la difesa. Un reparto del III/134° fanteria, per proteggere la ritirata degli alpini fu
inviato sul Vratni Vhr . Si aggiunse a questo reparto di fanteria anche la coda della colonna
formata dalla 17a e 18a compagnia alpini del Dronero e 23
a
del Saluzzo, fermata dal fuoco
dell’artiglieria avversaria a da altri reparti nemici che dalla Pl. Carnizza risalivano il vallone di
Prevala.
Al mattino del 26
la 216a brigata austriaca “Edelweiss”, proveniente dal Rombon
attraverso la Planina Goriciza, attaccò le posizioni italiane di Sella Prevala e del Vratni Vhr. I fanti
e gli alpini del Vratni accerchiati furono costretti ad arrendersi. Mentre sulla Sella Prevala ,
nonostante i reiterati attacchi, che continuarono anche durante buona parte della notte, gli austriaci
non riuscirono a piegare i difensori delle sella.
Nella mattinata 27 gli austriaci rinnovarono l’attacco contro Sella Prevala ma, nonostante gli
stremati difensori italiani non accennassero a cedere, arrivò per questi ultimi l’ordine di ripiegare.
Gli italiani, non potendo scendere nella sottostante valle in quanto già occupata dal nemico che
aveva sfondato le difese a Sella Nevea, furono costretti, ormai senza più viveri e munizioni, a
ripiegare con una lunga marcia nella neve fresca attraverso il ghiacciaio del Canin, la Forchia di
Terrarossa per radunarsi finalmente nella notte tra il 27 e il 28 ottobre nei pressi del ricovero
militare “Regina Margherita” di Sella Buia. In pochi riuscirono a scendere a Chiusaforte dove
ebbero la possibilità di raggiungere la 36 a Divisione in ritirata verso la Carnia mentre la maggior
parte, il mattino del 29, avendo scorto in fondo alla Val Raccolana una forte colonna nemica, scese
direttamente in Val Resia. Gli alpini però non sapevano che gli austriaci avevano già occupato il
villaggio Stolvizza precludendo loro l’ultima via di scampo. Questi soldati vennero ancora una volta
a contatto con forze nemiche soverchianti e, dopo aver sostenuto l’ennesimo combattimento, i
pochi superstiti, ormai stremati dall’impari lotta, si arresero. In onore degli alpini, per l’epico
comportamento e per i sacrifici patiti in quella zona del fronte, fu concessa la Medaglia d’Argento
al Valor Miliare.
BIBLIOGRAFIA:
Per approfondire l’argomento, si segnalano i seguenti testi:
-
ORIO DI BRAZZANO, La Grande Guerra sulla Fornte Giulia (1915-17) dalla conquista
del Monte Nero a Caporetto, Edizioni Panorama, 2002, Trento;
-
MARCO PASCOLI E ANDREA VAZZAZ, I Forti e il sistema difensivo del Friuli,Gaspari
editore, 2005, Udine;
-
IVO PECILE – SANDRA TUBARO, Le Guide di Sentieri Natura- I sentieri della Memoria,
Editrice CO.EL,2008, Udine.