VERBALE DI SEDUTA INFORMALE DEL CONSIGLIO COMUNALE

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VERBALE DI SEDUTA INFORMALE DEL CONSIGLIO COMUNALE
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VERBALE DI SEDUTA INFORMALE DEL CONSIGLIO COMUNALE
RIUNIONE DEL GIORNO 5 AGOSTO 1999
N. _7
In data 5 agosto 1999 alle ore 18.00 presso la Sala Civica al piano terra della Rocca di Riva del
Garda si è riunito il CONSIGLIO COMUNALE INFORMALE per la trattazione degli
argomenti di cui all’ordine del giorno emanato con avviso dd. 29 luglio 1999, regolarmente
notificato ed allegato sub lettera A).
Alla riunione informale risultano presenti i signori:
- MALOSSINI Cesare - Sindaco
- BENAMATI Tomaso - Presidente
- BERTOLDI Pietro
- FRIZZI Rocco
- BALLARDINI Alberto
- LORENZI Patrick
- MATTEOTTI Paolo
- BOMBARDELLI Ivo
- VALANDRO Salvador
- TRINCHIERI Cristian
- VICARI Tiberio
- TANAS Marco
- MANZONI Marco
- D’AGOSTINO Alfredo
- BASSETTI Enzo
- BONORA Vigilio
- GENTILINI Ivo
- DELAINI Aurelio
- ZAMBOTTI Pier Giorgio
- PRATI Lorenzo
- CRETTI Gino
- RAVANELLI Giuseppe
- ALBERTI Pietro
Risultano assenti i Consiglieri signori:
- ZUCCHELLI Paolo
- CALZA’ Luigi
- CESCHINI Vincenzo
- ANDREOZZI Maurizio
- LOTTI Stefano
- DAVES Mario
- de ECCHER Cristano
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Partecipano alla riunione gli Assessori Pietro Matteotti, Luigi Marino, Adalberto Mosaner,
Giovanni Torboli ed Emilio Munari.
A seguito di invito da parte dell’Amministrazione comunale, partecipa alla riunione informale
l’Arch. Sandro Flaim - Commissario ad acta per l’adozione del Piano Regolatore Generale.
Ai sensi dell’art. 1 - 3° comma del Regolamento Interno per le adunanze del Consiglio comunale
è stato chiamato ad assistere all’adunanza, per il presente punto, l’arch. Piero Parolari del Settore
Affari Tecnici - Area Funzionale Gestione del Territorio.
Presidente
(…) Evidentemente non avevo letto per intero l’avviso di convocazione, perché in fondo
è scritto: “Si precisa che la Conferenza dei Capigruppo, nella riunione del 28 luglio, ha
programmato inoltre una successiva riunione informale del Consiglio comunale nel mese di
settembre, a data da destinare, per l’approfondimento della materia a seguito delle informazioni
acquisite, alla quale parteciperà anche il Commissario ad acta”. Se ricordo bene, non era prevista
la partecipazione del Commissario ad acta in quanto avevamo detto che convocavamo una
riunione nostra per discutere e fare alcune valutazioni sul Piano Regolatore. Che io ricordi, non
avevamo deliberato assolutamente che fosse presente il Commissario. Se non c’è nulla in
contrario, direi che la presenza del Commissario è inutile perché si tratterà di una discussione
all’interno del Consiglio comunale. Prego, Consigliere Delaini.
Consigliere Delaini
Volevo anch’io chiedere spiegazioni in merito alla presenza del Commissario, che non
era stata deliberata.
Presidente
Evidentemente si tratta di un errore, che purtroppo mi è sfuggito…
Consigliere Delaini
Non so se valga la pena farlo rimanere, visto e considerato che non abbiamo avuto
nemmeno il tempo di sviscerare e di studiare il Piano, cosicché potremmo chiedergli poco o
niente.
Presidente
Per oggi avevamo deliberato che fosse presente il Commissario ad acta perché facesse
una relazione sui criteri usati nella scelta delle osservazioni, invece la sua presenza non era
prevista a settembre: questo, se ricordo bene, era stato stabilito nella riunione dei Capigruppo.
Avevamo detto che era corretto per la gente e anche per i Consiglieri comunali che il
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Commissario ad acta spiegasse oggi i criteri adottati nell’analisi delle osservazioni presentate:
questo era stato stabilito a maggioranza nella Conferenza dei Capigruppo.
Consigliere Delaini
Se in sede di Conferenza dei Capigruppo avete ritenuto necessaria la presenza del
Commissario ad acta, mi adeguo: ascoltiamo quello che ha da dire.
Presidente
Rimaniamo comunque d’accordo che a settembre il Commissario ad acta non ci sarà.
Come dicevo, oggi abbiamo invitato il Commissario ad acta perché presenti i criteri adottati
nell’esame delle osservazioni, passiamo quindi alla trattazione del punto n. 1 all’ordine del
giorno, pur sapendo che non possiamo assolutamente deliberare perché si tratta di un Consiglio
informale.
Il Presidente invita il Consiglio comunale alla trattazione del punto n. 1
dell’ordine del giorno.
PUNTO N. 1: ADOZIONE DEFINITIVA DEL PIANO REGOLATORE GENERALE
INTERCOMUNALE DEI COMUNI DI RIVA DEL GARDA E NAGOTORBOLE, LIMITATAMENTE AL TERRITORIO DI RIVA DEL
GARDA:
RELAZIONE
DELL’ARCH.
SANDRO
FLAIM
COMMISSARIO AD ACTA
Presidente
La parola al Commissario ad acta, architetto Flaim.
Arch. Flaim
Ringrazio tutti i Consiglieri per questo invito, che ovviamente riveste un carattere irrituale
e che proprio per questo motivo risulta ancora più ben accetto. Anzi, debbo dire che per un
professionista che come me si occupa di pianificazione è sicuramente bello vedere che ci sono
degli amministratori che si trovano a discutere del Piano Urbanistico alle soglie del ferragosto:
questo è veramente lodevole.
Vorrei in premessa fare una piccola precisazione, peraltro subito evidenziando che sarò
molto breve e che alcune cose che vorrei dirvi già lo ho in parte preannunciate nella riunione dei
Capigruppo. Rispetto ai termini della convocazione, su cui già si è espresso il Presidente, mi
sembrerebbe molto più idoneo, molto più giusto che io vi raccontassi la storia di questo Piano,
ma che non partecipassi alle discussioni di questo Consiglio proprio perché non lo ritengo
opportuno nei vostri confronti. Rispetto a quanto detto nella convocazione e a quanto riportato
sui giornali, è chiaro che io non vi parlerò del Piano Regolatore di Riva del Garda, ma vi parlerò
del lavoro che ho svolto come Commissario ad acta per l’adozione del Piano, pertanto due cose
completamente diverse, anche se ovviamente dovremo fare cenno ad alcuni aspetti.
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So che numerosi Consiglieri non erano presenti nel passato Consiglio, cercherò pertanto
di riassumere il lavoro partendo dall’inizio. L’incarico di Commissario ad acta mi è stato dato
dalla Giunta provinciale con una delibera del 21 marzo 1997, delibera che penso qualcuno di voi
abbia visto e che nel suo dispositivo è abbastanza scarna, perché si limita a dire: “Il Commissario
ad acta presso il Comune di Riva del Garda, con il compito di procedere all’elaborazione (tra
l’altro termine poco idoneo) del Piano Regolatore Intercomunale del territorio di Riva del
Garda”. L’incarico è tutto qua. Che cosa vuol dire fare il Commissario ad acta, partendo da
questo incarico? Io penso che su questo sia bene riflettere. Che cosa fa nella pratica il
Commissario ad acta lo sappiamo tutti: sostituisce il Consiglio comunale, nelle sue espressioni
amministrative, nell’adozione delle deliberazioni di adozione del Piano nel momento in cui il
Consiglio comunale non può esprimersi al pieno dei propri componenti; per la legge, dunque, il
Commissario ad acta sostituisce per questo adempimento il Consiglio comunale. Peraltro, la cosa
non è così semplice come si presenta, e di questo ne avevamo parlato anche con il precedente
Consiglio. In effetti, qual è il compito vero e proprio del Commissario? Chiaramente, non quello
di una sostituzione in toto del Consiglio comunale, in quanto sicuramente il Commissario ad acta
non può sostituire il Consiglio comunale nella sua espressione politica, nella sua espressione
della volontà politica, ecco quindi che non può sostituirsi nelle scelte specifiche di indirizzo
politico della pianificazione non avendo il mandato che gli viene dalla cittadinanza. Qual è,
allora, il compito del Commissario ad acta, al di là di assumere, come dice la legge, la delibera di
adozione? Come abbiamo detto l’altra volta, va tracciato secondo due grossi campi: innanzitutto,
una verifica di congruità amministrativa, quindi una verifica del fatto che la delibera e gli atti ci
siano e siano tutti conformi alle leggi, come del resto avviene per tutte le deliberazioni, venendo
supportato in questo, come avviene peraltro per il Consiglio comunale, dai funzionari
amministrativi e dal Segretario. Oltre a questo compie un passo in più, visto il tipo di materia,
verifica cioè una congruità tecnica di questi elaborati, di queste scelte che si fanno, ossia verifica
che le scelte fatte, che quanto è stato messo su questi grandi disegni corrisponda alle linee guida
che la nostra legislazione in materia urbanistica ci indica. Non solo: verifica che il progetto
riporti per quanto possibile sulla carta le scelte d’indirizzo che l’Amministrazione si è data,
verifica cioè che vi sia congruità nelle varie parti di questo Piano, quindi tra quanto viene detto in
relazione, nella descrizione delle scelte, e nella operatività e nel calare queste scelte su delle
cartografie.
La prima parte di questo lavoro, relativa alla congruità degli atti e alla congruità del
dispositivo di adozione, si compone di operazioni abbastanza semplici, abbastanza rituali: si
tratta di una verifica delle norme di legge, anche se per quanto riguarda la tecnica urbanistica a
volte non è così facile. La verifica delle scelte o, meglio, del rapporto scelte-indirizzi è invece un
po’ più complicata perché gli strumenti che ha in mano il Commissario per verificare se il Piano
corrisponde a quanto stabilito dal Consiglio, esautorato nel suo compito di adozione, non
dipendono da leggi, ma sono esclusivamente quelli delle interlocuzioni. Da qui siamo partiti nel
lavoro che ha occupato alcuni mesi del 1997, precisamente la seconda parte del 1997, mettendo
in cantiere, supportato nel mio lavoro dai funzionari dell’Ufficio Tecnico e dell’Ufficio di Piano,
che colgo l’occasione per ringraziare perché veramente hanno svolto un lavoro importante, una
serie di “operazioni ascolto” – chiamiamole così – con quelle che potremmo definire le fonti di
creazione della volontà politica del Consiglio comunale. Abbiamo così fatto incontri con il
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Consiglio comunale al completo, che peraltro devo dire non è stato di grande aiuto, e abbiamo
fatto una serie di incontri con i Gruppi consiliari di maggioranza e di minoranza, che invece sono
stati molto più fruttiferi e molto più importanti. Oltre all’apparato politico, è stato contattato
l’apparato sociale della nostra cittadinanza: ho così incontrato le associazioni degli imprenditori,
artigiani, commercianti, industriali ed agricoltori, le forze sindacali e una serie di enti
parapubblici. Siamo così arrivati alla prima adozione del Piano il 24 dicembre 1997. La delibera
è stata firmata, oltre che da me, dalla dottoressa Guella, Segretario del Comune di Torbole, per la
parte amministrativa, e come è detto è stata adottata il 24 dicembre 1997, ottenendo il parere di
esame di congruità dalla Giunta provinciale il 16 gennaio. A seguito della delibera di prima
adozione - così la chiama la legge - sono stati richiesti i pareri di rito della Giunta comprensoriale
per la congruità del nostro Piano con il Piano Comprensoriale e il parere dell’Azienda Sanitaria,
che sono giunti in seguito.
Penso già abbiate visto gli elementi di cui si costituisce il Piano: sono le tavole grafiche,
che sono di tre tipi, e precisamente tavole relative al sistema ambientale, al sistema produttivo e
al sistema infrastrutturale, ossia quella tavola che riporta solo strade, oltre ad una sintesi delle
penalità geologiche, e la parte riguardante i centri storici, che si compone invece di alcune tavole
a scala più grande e soprattutto di una scheda per ognuno degli edifici ricompresi all’interno del
centro storico. Oltre alla parte cartografica, quindi oltre ai disegni, vi è la relazione illustrativa e
vi sono le norme di attuazione del Piano, più la relazione geologica.
Che cosa succede dopo la prima adozione? I termini del procedimento sono disciplinati
dalla legge urbanistica, la Legge Provinciale n. 22 del 1991, che all’art. 40 prevede che dopo
l’assunzione della delibera di adozione vi sia un periodo di deposito, con esposizione al pubblico
del Piano per sessanta giorni. Nel caso di Riva del Garda, l’esposizione, che tra l’altro è avvenuta
in questa sala, si è protratta dal 30 gennaio al 31 marzo. Inoltre, sempre come prevede la legge, il
Piano è stato pubblicato sul Bollettino Regionale il 30 gennaio 1998. La legge dice che chiunque
può prendere visione del Piano e che entro il periodo di deposito, cioè entro quei sessanta giorni,
chiunque può presentare osservazioni nel pubblico interesse. La legge è categorica nel termine di
presentazione delle osservazioni, e di questo ne parleremo più avanti, mentre è un po’ meno
categorica, essendo è un po’ tutto da interpretare, sulla tipologia delle osservazioni: la legge parla
infatti di “osservazioni nel pubblico interesse”, dunque di un qualche cosa da definire. Nei
successivi novanta giorni, il Piano modificato, cioè con le osservazioni accolte o meno, viene di
nuovo adottato.
Nel nostro caso, le istanze presentate e protocollate sono state 521; fra queste,
ovviamente, ve ne erano alcune che contenevano più osservazioni (ad esempio, c’era un’istanza
che conteneva 28 osservazioni, una che ne conteneva 27, due che ne conteneva 25 e così via).
Riassumendo, si possono raggruppare 1.637 osservazioni presentate da cittadini privati, 168
osservazioni presentate da aziende e 28 osservazioni presentate da enti, per un totale di circa
2.000 osservazioni, che come potete immaginare rappresentano indubbiamente una mole
notevole di lavoro. Il primo lavoro che è stato fatto, e che dopo i due mesi di adozione ha
occupato altri tre mesi circa, è stato il lavoro di catalogazione delle osservazioni: ovviamente,
analizzarle imponeva prima di tutto darsi dei metodi per esaminarle, ma ancora imponeva dei
metodi per la schedatura delle osservazioni proprio per avere un filo conduttore e non perdersi
all’interno di questa moltitudine di domande. Abbiamo così elaborato, tramite l’Ufficio di Piano,
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uno specifico programma a computer per catalogare tutte queste osservazioni e poi avremo modo
di vederne i risultati. Come dicevo, questo lavoro ci ha tenuti impegnati per circa tre mesi. Negli
altri mesi del 1998 le osservazioni sono state esaminate, effettuando i sopralluoghi necessari da
parte mia e in parte con l’aiuto dei tecnici dell’Ufficio di Piano, e rispetto a queste abbiamo
stilato una serie di risposte.
Le osservazioni sono state divise in osservazioni accolte, osservazioni respinte e
osservazioni accolte parzialmente, cioè osservazioni che per alcuni versi sono state accolte e che
per alcune altre questioni che sollevavano sono state negate. Di queste 521 osservazioni ufficiali,
ne sono state accolte 159, ne sono state accolte parzialmente 126 e ne sono state respinte 221.
Oltre a queste, 15 osservazioni non sono state prese in esame, o perché, in verità pochissime, non
erano in sé delle osservazioni, ma solo delle considerazioni rispetto al Piano, o perché arrivate
fuori termine e pertanto illegalmente accettabili. Ovviamente, l’accettare le osservazioni ha
comportato una modifica dei documenti di Piano, quindi delle varie cartografie, dove toccate,
delle norme di attuazione, oltre che delle schede del centro storico. Rispetto alle nostre schede di
centro storico, che schedano più di mille edifici, ne sono state eliminate 14, quindi 14 edifici
sono passati dall’interno all’esterno del perimetro di centro storico o, se volete, il perimetro del
centro storico è stato tirato un po’ più in dentro, 7 sono state ricomprese nel centro storico,
mentre prima non lo erano, 46 schede, invece, sono state modificate nel contenuto.
Vi mostro adesso i documenti che raccolgo il lavoro svolto. Uno dei lavori interlocutori
necessari per l’esame delle osservazioni è stato quello di referenziare sul territorio in merito alle
varie osservazioni. Trattandosi di documenti di lavoro, quindi documenti non ufficiali, abbiamo
collegato tutte le istanze alle particelle edificiali o alle particelle fondiarie collegandole così ad
un punto esatto sul territorio: questo per la semplice necessità di andarle poi a trovare. Sembrano
lavori semplici e ovvi, invece hanno richiesto un certo impegno. La parte verde, rispetto al
bianco, rappresenta i territori in cui è stata fatta l’osservazione, dando quindi un’occhiata al
livello cromatico di questa tavola potete capire quante sono state queste osservazioni.
Le osservazioni sono state raccolte in una serie di documenti, in particolare sono state
raccolte in un grande tabulato, che è a disposizione presso l’Ufficio di Piano, in cui vengono
riportati tutti i testi delle osservazioni, raccogliendo i numeri di protocollo, elencandole per il
tempo di presentazione, schedandole secondo la posizione all’interno della referenza territoriale,
dando ad ognuna una specifica risposta, mentre in una colonna risulta se l’osservazione è stata
accolta, respinta o accolta parzialmente, con vicino la data in cui è stato effettuato il sopralluogo
o in cui comunque è stata terminata l’analisi di quella specifica osservazione.
Questo lavoro è relativo a tutte le modifiche che le osservazioni hanno comportato
rispetto alla cartografia, cioè a tutte le modifiche delle tavole. Tenete conto che alcune di queste
osservazioni hanno chiesto modifiche della destinazione d’uso, quindi modifiche sulle tavole,
sulla cartografia, altre invece hanno chiesto solo modifiche alle norme di attuazione; anche
questo tipo di osservazioni sono state raccolte in questo tabulato, che peraltro è di facile lettura.
Qui trovate stampati a sinistra il testo delle norme della prima adozione, a destra il testo della
normativa modificata secondo le osservazioni accolte. Vicino ad ognuno dei testi sono riportati i
numeri di protocollo, i numeri di schedatura delle osservazioni, che poi troviamo nel tabulato
generale. Il testo vecchio, diciamo così, della prima adozione è stato sottolineato e scritto in
carattere diverso per le parole che sono state tolte, mentre il testo nuovo è stato scritto con un
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carattere più evidente per le parole che sono state aggiunte alla normativa. Voi sapete che
scrivere le norme di attuazione è come scrivere una legge: ogni parola deve essere calibrata con
attenzione rispetto a quanto può portare poi come effetto.
Abbiamo poi elaborato un ulteriore documento che raccoglie i nomi di tutti quelli che
hanno presentato osservazioni. Questo è solo un documento di lavoro, che ci serve, se un
cittadino viene a chiedere informazioni, per trovare in modo rapido le varie istanze.
Con questo lavoro si è arrivati alla seconda adozione, che è del giugno di quest’anno. Nel
frattempo vi è stata una modifica nella titolarità del Piano, in quanto il Comune di Riva ha sciolto
i rapporti di lavoro con l’architetto Favole, progettista del Piano, e con la delibera n. 5919 ha
incaricato di seguire il Piano dal punto di vista tecnico e professionale, per la parte di modifica
rispetto alle osservazioni accolte, l’architetto Parolari, dello stesso Comune. La seconda adozione
è stata firmata, oltre che dal sottoscritto, dal Segretario Guella e, come progettista del Piano,
dall’architetto Parolari.
Vi do ora alcune indicazioni rispetto al tipo di modifica e al metodo con cui si è arrivati a
queste modifiche. Già vi ho parlato delle modifiche delle schede del centro storico e a questo
riguardo vi dico subito che la modifica principale in queste schede è dovuta ad un esame
“superficiale” (tra virgolette) del Piano, un esame rivolto agli edifici rispetto al loro aspetto
esterno: ovviamente, il progettista non poteva entrare nelle case di ognuno degli abitanti di Riva.
Ecco quindi che rispetto all’assetto tipologico, come si suol dire, dell’edificio sono stati schedati
alcuni parametri di comportamento rispetto alle modifiche che questo edificio potrebbe o avrebbe
assunto. Spesso, l’immagine degli edifici imbroglia rispetto al contenuto: perché? Perché, tra le
leggi che controllano le modifiche nei nostri territori, quella che in questi anni ha influito
maggiormente è stata la legge di tutela del paesaggio, legge che tutela soprattutto l’aspetto
estetico degli edifici; è così successo, come è successo in tutto il Trentino, che l’edificio abbia
mantenuto il suo vestito importante, magari austero di centro storico, ma al proprio interno sia
stato completamente modificato. Ovviamente, il contenuto austero ha portato ad avere un
maggiore rispetto all’interno delle norme relative al Piano e quindi a sottoporre l’edificio a
categorie di intervento più restrittive, più di conservazione; chiaramente, il controllo rispetto
all’osservazione fatto successivamente e l’apprendere questa modernità interna rispetto
all’austerità esterna ha fatto sì che il Piano si conformasse alla situazione odierna. Sottolineo che
il 99% delle osservazioni fatte in centro storico sono relative a questo tipo di modifica.
Nell’analisi e soprattutto nella parte decisionale rispetto all’accoglimento o meno di
queste osservazioni, il sottoscritto, che come Commissario ha questo potere decisionale, si è
supportato per gli aspetti scientifici, per gli aspetti di competenza, e dunque rispetto a tutto
quanto non aveva carattere di ovvietà o carattere amministrativo, con dei pareri del progettista
del Piano per la parte urbanistica e del geologo per le parti relative alle zone sottoposte a questo
vincolo.
Nella fase successiva all’esposizione o, meglio, durante le giornate di esposizione,
abbiamo fatto, come vi ricorderete, questi incontri con la popolazione. In particolare, mi sembra
di ricordare che siano stati sei pomeriggi quelli nei quali il Piano era a disposizione del pubblico
ed io ero presente in ufficio per rispondere ad eventuali domande o suggerimenti del pubblico,
che devo dire ha partecipato ampiamente.
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Rispetto alle modifiche dal punto di vista urbanistico, con l’accoglimento delle
osservazioni – ovviamente, la negazione non porta alcuna modifica - il Piano non è cambiato
nelle sue linee generali, nella sua filosofia di fondo e del resto, come vi dicevo all’inizio, il
Commissario ha il compito non di progettare il Piano, ma di decidere solo sulla congruità degli
atti e sulle osservazioni. Per questo, come ho già detto in sede di Capigruppo, se il Piano
presentato al Consiglio comunale era un buon Piano, è rimasto tale, se il Piano era meno buono,
è rimasto meno buono, come lo era all’inizio.
Vi do ora alcuni dati, anche se non proprio precisi, sulle modifiche rispetto alla
quantificazione fisica e urbanistica del territorio. Sono aumentate le zone produttive di circa
20.000 metri quadrati, sono state ridotte le zone residenziali di varia natura di circa 30.000 metri
quadrati, sono state lievemente aumentate le zone agricole e sono state aumentate, per la
conseguenza di queste osservazioni, le zone per attrezzature e servizi pubblici. Sono state toccate
un po’ tutte le zone e chi ha voglia di andarsele a vedere può consultare la documentazione,
perché nelle tabelle allegate alla seconda adozione ci sono tutti questi confronti, anche se i dati
dicono poco. Invece, qualche cosa di più ci dice la modifica del numero dei piani subordinati:
come sempre avviene, il Piano Regolatore demanda alcune situazioni particolari ad un
successivo momento, rimanda cioè alcune decisioni importanti ad un’analisi più approfondita e
per fare questo si serve, come prevede la legge, di tre tipi di piani che vengono fatti dopo il Piano
Regolatore e che sono di estensione più limitata. Mi riferisco ai piani di lottizzazione, che tutti
conosciamo, ai piani a fini speciali, legati soprattutto all’edilizia economica popolare, e ai piani a
fini generali, per comparti di particolare natura. Il numero dei piani attuativi previsti nel nostro
Piano Regolatore è molto alta; con le osservazioni è stata un po’ ridotta, e infatti sono stati
cancellati dieci piani di lottizzazione previsti, un piano a fini speciali e sei piani a fini generali.
Mi preme ora darvi alcune indicazioni rispetto al tipo di osservazioni. Io ho schedato, se
così possiamo dire, le osservazioni accolte in tre tipi di osservazioni. Innanzitutto, le osservazioni
dovute ad errori materiali, sicuramente naturali in un lavoro così complesso perché l’urbanistica,
la messa in carta di queste decisioni a volte comporta grafie legate al millimetro come
dimensioni e pur con tutti gli strumenti di supporto informatico che si hanno oggi è normale che
vi siano degli errori. Direi che la maggior parte delle osservazioni accolte derivano da errori
materiali e ovvi. Ad esempio, se la pista ciclabile passa sopra all’edificio, è ben chiaro che si
tratta di un errore e non di una scelta progettuale, perché nessun progettista di buon senso
prevederebbe un’arteria viaria sopra ad un edificio. Altre osservazioni hanno segnalato la
mancanza del disegno dell’edificio esistente: anche qui, era ovvio che la scelta progettuale non
era di eliminare quell’edificio, quindi si è trattato di una mancanza di disegno.
Altre osservazioni erano riferite a destinazioni d’uso consolidate, ma riportate sbagliate
all’interno del Piano, con negozi che erano alberghi o alberghi che erano condomini e altre cose
di questo tipo: ovviamente, erano sbagli e non scelte progettuali. Ci siamo trovati di fronte a
progetti pubblici riportati in cartografia in maniera diversa rispetto agli elaborati esecutivi
presenti presso l’Amministrazione comunale: anche qui è chiaro che l’intendimento
dell’Amministrazione non può essere cambiato nel giro di pochi mesi rispetto alla costruzione di
una strada o di un parcheggio, ma sono sbagli fatti nel riportare in carta questi progetti.
Purtroppo, debbo dire che di questi errori ne abbiamo riscontrati parecchi. Altre osservazioni,
invece, e parliamo solo di osservazioni accolte, riguardavano palesi casi di carenza indagatoria
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nella fase di analisi, nel senso che la fase di analisi mancava di alcune conoscenze: magari non
per cattiva gestione, ma per questioni materiali non si avevano certe informazioni; chiaramente,
se in possesso di queste informazioni, la scelta poteva essere diversa. Tipico il caso che ho citato
prima degli edifici ristrutturati di recente all’interno dei centri storici.
La terza categoria delle osservazioni accolte si riferisce a quelle accolte per pubblico
interesse, cioè osservazioni presentate dall’Amministrazione pubblica o comunque osservazioni
alle quali era legato un ovvio interesse pubblico. Cito per tutte, tanto per capire il tipo di
osservazioni, la richiesta di introdurre la possibilità di deroga per gli esercizi alberghieri:
chiaramente, è un interesse pubblico riconosciuto per legge nella nostra provincia. Questo
rispetto alle osservazioni accolte.
Quali sono invece le osservazioni non accolte? Come vi ho detto prima, tutte le
osservazioni che comportavano scelte progettuali, che comportavano per il Commissario fare il
progettista, il che non corrisponde certo al suo compito. Vi porto un esempio: in un’osservazione
si diceva: “In quell’area pubblica starebbe bene un teatro all’aperto”; certo, può darsi che stesse
bene, ma scegliere di fare un teatro all’aperto in quella determinata zona voleva dire progettare
dal punto di vista urbanistico, fare scelte precise, cosa che peraltro non è possibile in un territorio
complicato come il nostro senza avere a monte le necessarie analisi urbanistiche. Oltre a questo
tipo di osservazioni, ossia quelle che comportavano scelte, la maggior parte delle osservazioni
non accolte riguardano modifiche di destinazione d’uso del territorio e prevalentemente
modifiche dalla destinazione agricola a destinazione residenziale. E’ chiaro che, a parte piccoli
stridi o errori che possono esserci stati, una modifica per destinare un terreno dalla sua
destinazione naturale, che è quella agricola, a quella edilizia comporta delle scelte che non
riguardano solo quell’appezzamento di terreno, ma tutto il territorio e questo vuol dire fare il
Piano, vuol dire progettare il Piano e questo non era un compito che mi era stato affidato.
Come vi dicevo, e concludo, il Piano è stato modificato nelle cartografie e nelle norme di
attuazione a seconda delle osservazioni accolte. Faccio una precisazione, anche se la cosa è più
che ovvia: il Commissario si è occupato di tutte le osservazioni presentate; può essere che vi
siano delle cose ovvie, palesi, errori, come dicevo prima, ma che non sono stati segnalati, cioè
rispetto ai quali nessuno ha portato in Comune un’osservazione. Ovviamente di quelle, anche se
magari ne siamo a conoscenza, non ci si è occupati perché legalmente non si poteva farlo. Questo
significa che nel Piano di errori ce ne saranno altri e del resto, in un’operazione così complessa e
così delicata, in un territorio così grande, è ovvio che errori ve ne siano ancora. Non solo: vi dico
subito che qualche piccolo errore è stato fatto anche nel trascrivere le osservazioni; si tratta
sicuramente di errori marginali e di poco conto, sappiate comunque che anche nel riportare in
carta 2.000 osservazioni, quindi 2.000 modifiche puntuali a tutte queste cartografie, ai
collaboratori dell’Ufficio e al sottoscritto, nel momento del controllo, qualcosa può essere
sfuggito. L’ultima cosa che mi preme sottolineare è che nel periodo tra l’accoglimento delle
osservazioni e la messa in carta delle osservazioni accolte, attraverso l’Ufficio di Piano è stato
compiuto anche un altro importante lavoro, non specificamente collegato a questa operazione,
ma che comunque fatto in questo momento dava sicuramente risultati maggiori: mi riferisco al
lavoro compiuto per convertire tutti gli assetti informatici del Piano che ci ha dato il progettista
in autocad con un sistema informatico specifico per l’urbanistica, cioè un sistema informatico
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che possa poi essere usufruito anche dall’Ufficio Tecnico per gestire il Piano stesso. Ovviamente,
questo ha comportato un certo lavoro, importante, con la riscrittura di tutte queste mappe.
Presidente
E’ aperta la discussione. Prego, Consigliere Delaini.
Consigliere Delaini
Sarò brevissimo, solo per togliermi alcune curiosità. L’architetto Flaim ha detto che il
Piano è stato stilato in base a scelte politiche e a questo proposito ricordo la prima stesura che
fece l’architetto Favole. Naturalmente, era una scelta anche politica, visto che alcune scelte e
alcune direttive erano a mio avviso state date dall’Amministrazione, perché mai l’architetto
Favole si sarebbe sognato di stravolgere quelle che erano a sua volta scelte del Piano Urbanistico
Comprensoriale o addirittura Provinciale, se appunto non avesse avuto queste direttive politiche
dall’Amministrazione. Sicuramente ci sono stati degli interventi che hanno influito parecchio, e
infatti ricordo che alcune zone che erano state…
(CAMBIO LATO)
…vedi sviluppo per quanto riguarda zone residenziali, sono state a loro volta modificate. Vorrei
sapere se questi sono interventi dell’architetto oppure se ci sono stati degli interventi
dell’Amministrazione, visto che il Commissario si è dimenticato di dire, a meno che non siano
tra queste 28 osservazioni di enti, che l’Amministrazione aveva presentato più di 100
osservazioni. Vorrei sapere di quale gruppo fanno parte: certo non sono tra le 168, perché queste
sono di aziende, sono quindi tra le 159 o sono tra le 28 di enti?
L’architetto Flaim ha anche fatto cenno alle osservazioni e agli incontri che ha avuto con
le forze politiche. Ho potuto constatare che le osservazioni fatte dall’Amministrazione e dalla
maggioranza – almeno, questo è quanto posso dedurre – sono state accolte, non mi risulta invece
che siano state accolte osservazioni fatte dai Gruppi di minoranza, di cui facevo parte anch’io già
nella passata legislatura.
Un sassolino che vorrei togliermi è questo: l’architetto Favole, nel suo Piano, ed era una
scelta politica, perché era anche nel programma della passata Amministrazione, aveva inserito la
famosa Via Filanda; ora vorrei sapere dal Commissario ad acta per quale ragione è stata
cancellata la realizzazione di un sovrappasso o di un sottopasso di Via Filanda. Questa è
un’osservazione politica? E’ un’osservazione fatta dalla maggioranza, visto che la vecchia
Amministrazione l’aveva inserita anche nel programma proposto nella precedente campagna
elettorale?
Vengo ora al problema della Baltera, zona in cui adesso troviamo l’espansione e i
parcheggi. Voglio ricordarvi che la passata Amministrazione aveva stabilito nel programma
quanto segue: “La zona Baltera rimarrà zona industriale e artigianale”, ora invece è stata
stravolta, ma per volontà di chi? E’ un’iniziativa dell’architetto Flaim? Sono osservazioni,
imposizioni o scelte politiche? Vorrei che qualcuno mi fornisse queste risposte perché
sinceramente ci sono tanti aspetti che non mi soddisfano. Lascio spazio ad altri e mi riservo di
intervenire in un secondo momento.
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Consigliere Alberti
Nel vedere il Piano Regolatore, sia nel momento in cui è iniziato l’iter, sia adesso, dopo
l’intervento del Commissario, ci si aspettava quanto meno un colpo d’ala, una dimostrazione di
qualche cosa che fosse significativo per la città, significativo per tutti, magari anche andando
contro le normative nazionali. Mi riferisco qui ad una cosa molto semplice, che mi sta a cuore, ed
è la figura dell’Ufficiale Sanitario, senza il quale non passa niente. La legge che supporta
l’esistenza dell’Ufficiale Sanitario è del 1932: dal 1932 al 1999 la tecnologia è andata avanti, ma
la legge è rimasta invariata. Abbiamo i robot che vanno su Marte, ma ancora dobbiamo
dichiarare che la malta è asciutta, altrimenti la casa non si può abitare e l’Ufficiale Sanitario, se
non gli si danno le 50.000 lire, non dà l’abitabilità. Questa è una legge nazionale, lo sappiamo
benissimo, potrebbe però uscire da qui un messaggio forte per chiedere di rivedere questa figura,
che deve intervenire solo ed esclusivamente quando viene chiamata e non come una nube
temporalesca, che blocca e paralizza tutto: senza l’Ufficiale Sanitario non si muovono neanche le
foglie al Brolo. Una cosa che mi aspettavo era questa, almeno per far vedere che si esiste. Vorrà
dire che presenteremo una mozione o che comunque qualcosa faremo.
Quanto al Piano Regolatore, io ho fatto l’inizio di un’analisi, arrivando sì e no al 10% e
sinceramente debbo dire che, alle volte, nel vedere queste cose si è presi da un senso di
depressione. Qualcosa si poteva fare, anche se il Commissario non può intervenire: ad esempio,
le assurdità potevano essere tolte. Prendendo la tavola n. 1, quella di Campi, mi chiedo se chi ha
fatto il progetto sia andato vedere quello che è stato fatto. I paesi li conoscete o no? Avete messo
una zona di espansione edilizia sul cocuzzolo senza prevedere la strada di penetrazione, eppure
lì, se non fate una strada, che infatti non è prevista, non è possibile costruire, quindi è una bufala.
C’è una strada di penetrazione oltre quella che porta a Malga Gras, però è 6 metri più bassa del
terreno e il terreno va su in pendenza, nella tavola n. 1, quindi, c’è qualche cosa che non va. Non
voglio certo fare come l’altra volta e analizzare tavola per tavola, mi limito dunque solo ad alcuni
esempi. Ho analizzato i parcheggi che dovrebbero diventare pubblici - li ho pitturati di verde,
così si vedono meglio - e sinceramente mi sembrano i resti di carnevale, dei coriandoli che dove
cascano cascano: questa è l’impressione che si ha, ed è un’impressione nitida, netta. Vorrei
sapere che cosa dice di questi parcheggi la componente verde di questo Consiglio, perché ad
esempio togliere tutto il terreno agricolo primario davanti alla fattoria per fare posto, per
salvaguardare il Palafiere e giustificarne l’esistenza, in zona urbanisticamente errata, mi sembra
una cosa che grida vendetta al Cielo: è uno scandalo e i Verdi dovrebbero insorgere, perché non
tocca a noi farlo. Che cosa ci stanno a fare i Verdi, se non proteggono le aree per le quali si sono
sempre battuti?
Sempre nell’analizzare i parcheggi, ne ho trovati un paio che sono una meraviglia: ad
esempio, uno l’ho trovato all’Albola, lì dove c’è lo svincolo per la bretella Comai; c’è un
giardino, c’è una casa del Settecento e voi prevedete di farvi davanti un parcheggio e di destinare
quello che avanza a verde pubblico. Chiaramente, se è verde pubblico, significa che io vi posso
accedere e così, se dentro alla casa c’è una persona che mangia e ha bisogno del sale, il primo
che passa allunga la mano e glielo dà: siamo a questi livelli. Un altro esempio è quello di Via
Monte Oro. Vi avevo detto che c’era la possibilità, ed era un’idea mia, di fare questi parcheggi in
Via Monte Oro e vi avevo detto anche esattamente dove; il retino che è stato messo arriva contro
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la strada per il Bastione, inglobando quindi il garage di Villa Lina. Ora, espropriare dei garage
per fare dei parcheggi mi pare quanto meno assurdo, per non usare termini più pesanti. Può darsi
che sia un errore, non lo metto in dubbio, ritorno però al discorso di prima: vi siete recati sul
territorio per vedere che cosa stavate combinando con quei retini? Il territorio lo conoscevate a
sufficienza per fare questo lavoro a memoria in ufficio? C’è qualche cosa che non va, tanto che
sembra che questi retini siano stati messi sulle planimetrie nello stesso modo con cui si spalma la
Nutella sul pane. Un altro parcheggio assurdo lo troviamo a S. Alessandro: la Cartiera ci dà cento
posti-macchina in comodato per quindici anni, mentre doveva essere nostro per sempre, e dietro
si prevede di realizzare un parcheggio per 2.000 macchine, non per i censiti di S. Alessandro, ma
come regalo per la Cartiera, così non devono farsi i posti-macchina verso est.
In mezzo a tutte queste cose abbiamo una marea di verde pubblico, tanto che mi
piacerebbe sapere quanti ettari di terreno sono assoggettati a verde pubblico, perché se la parola
“pubblico” ha un significato quelli sono terreni che devono essere espropriati a favore dell’Ente
pubblico. Sopra Ceole questi terreni sono tantissimi, anche se non si capisce a che cosa serva
quel verde pubblico in cima, dietro il cementificio del Mandelli. E i Verdi stanno zitti…
(Voce dall’aula)
Io parlo per me, Assessore, e se sta zitto mi fa una cortesia: i Suoi commenti se li può tenere ed
eventualmente farli quando ha la parola.
Quanto al resto, ho dato un’occhiata rapida e anch’io ho visto quello che è successo a Via
Filanda. In effetti, non si capisce perché Favole la ritenesse parte integrante del suo anello viario
e adesso scompaia. Su questo mi rivolgo direttamente all’Assessore Matteotti e a suo fratello,
Consigliere Matteotti, per sapere che cosa ne dicono visto, che la faccia ce l’hanno messa ed è
fotografata. Vorrei capire come mai si è fatta questa scelta di togliere, di mettere e di mantenere
una strada, il doppione di Viale Rovereto, che partendo da zero finisce 50 metri sopra: veramente
non riesco a capire il significato di queste due strade a “V” con 50 metri in fondo. E’ una scelta
urbanisticamente incomprensibile; sarebbe comprensibile se all’altezza di Via Filanda si fosse
prevista una galleria che arriva fino all’Oradini e così, una in entrata e una in uscita, cominciamo
a capire che sono strade a senso unico, strade a doppio senso in questo modo, invece,
sinceramente sono incomprensibili. Purtroppo – ripeto - non ho ultimato l’analisi.
Ampliamento della parte commerciale vicino al Palafiere: si amplia con un altro
capannone che deve essere fagocitato, come avevamo previsto cinque anni fa; l’avevamo detto
che il mostro butta fuori gli altri, e questa è la dimostrazione pratica, perché qui il mostro butta
fuori il resto. Andando poi a spulciare tra la normativa, non si capisce perché il Du Lac abbia un
regalo che si aggira tra i 18.000 e i 23.000 metri cubi di costruzione ex novo. Siccome non
riuscivo a capirlo, ho fatto due conti e ho visto che tra la zonizzazione vecchia e quella nuova il
Du Lac prima aveva uno spazio di 70.000-80.000 metri cubi e adesso arriva a 105.000 metri
cubi. Questo non l’ho proprio capito o, meglio, dire che non l’ho capito è un eufemismo, perché
in realtà si sa perfettamente com’è la faccenda, diciamo però che non l’ho capita, così evito rogne
future.
Ora ci si viene a dire che Favole ha fatto degli sbagli - duemila, tremila, cinquemila -,
quindi abbiamo speso lire 500.000.000 per avere tremila sbagli e ora ne rileviamo degli altri. La
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domanda è: quand’è che riusciremo ad avere un Piano decente, visto che sinceramente, a fronte
di quello che c’è qui, sembra solo che si sia riusciti a compiere un’operazione non molto
meritoria, ma estremamente difficile, cioè addirittura quella di peggiorare il Piano di Favole?
Questa è la realtà che tocco con mano, e la tocco perché la tocco sui quattrini dei cittadini, sui
quattrini che girano, che vedo dove girano e come girano. Quello che sta succedendo non mi
piace neanche un po’, dopo di che è chiaro che ciascuno si assume le proprie responsabilità. Io
continuerò a combattere fino a quando non avrò un Piano vero e proprio, svincolato da interessi
di ogni tipo, un Piano che si possa approvare in santa pace e con la coscienza a posto. A suo
tempo avevo chiesto di non assoggettare il Piano alle variazioni, avevo chiesto anche di non
affidare il lavoro all’architetto Favole, questo immediatamente, alla prima riunione, e non sono
stato ascoltato. In Commissione Urbanistica e nel precedente Consiglio comunale ho evidenziato
gli errori presenti nel Piano: alcuni sono stati corretti, altri no, altri sono stati peggiorati. Ho
chiesto di ritirare il Piano e di rifarlo completamente cambiandone la filosofia, ma non sono stato
accontentato neppure allora, eppure guarda caso adesso viene fuori che avevamo ragione, perché
anche noi facciamo le nostre analisi. Torno a ribadire una richiesta molto semplice: ritiriamo
questo Piano e rottamiamolo, in modo da rifarlo ex novo con un nuovo progettista. Chiaramente
il Commissario dice: “Non è nelle mie competenze, non lo posso fare”, e questo lo so, so che si
deve attaccare sui vetri per riuscire a cambiare qualche cosa, ed è per questo che torno a chiedere
di rottamare questo Piano e di rifarlo piuttosto che avere uno strumento che rovina la città per
sempre. Non è questione dell’interesse di questo o di quello, ma di fare l’interesse della città. Se
una città si rovina per sempre, non si torna più indietro, quindi lo pagheremo nel futuro. Quando
roviniamo qualcosa di bello che c’è in città, anche se è di un privato la città ne viene depauperata
per intero, nel suo complesso generale: non è solo quel posto che diventa brutto, ma è tutta la
città che ne soffre, e per questo chi vuol bene alla città dovrebbe accettare e sposare questo
discorso.
Consigliere Prati
Purtroppo questa riunione cade in un periodo un po’ particolare, perché siamo in clima
prevacanziero, in cui l’attività economica della nostra città è al massimo ed evidentemente anche
i Consiglieri sono alle prese con le vacanze che stanno facendo o che stanno per fare, ed è
evidente che il tempo per fare un’analisi di Piano non c’è stato; per questo, i Capigruppo hanno
demandato quella che dovrà essere una discussione politica sulle risultanze del Piano alla fine di
settembre. Per quanto riguarda il Commissario ad acta, io direi innanzitutto che ha svolto una
relazione molto chiara sulle linee e sui compiti che si era prefissato e che riteneva gli fossero
attribuiti e di questo ne prendiamo atto. Quello che per noi o almeno per me era importante in
questa fase non era tanto discutere ed entrare nel merito del Piano, ma era capire, avendo noi
detto che per quel che riguarda le scelte operate sulle osservazioni non eravamo poi così convinti
che non fossero scaturite da scelte politiche. Per questo ci interessava sapere che cosa ci veniva a
dire il Commissario in proposito, Commissario che, mi pare di capire, ha messo su questo le
mani avanti dicendo: “Nella metodologia di lavoro operata abbiamo tenuto presente che il
progettista era un altro, era Favole, che il Piano di Fabbrica lo aveva fatto Favole e il nostro
operato non ha stravolto il Piano: se era un cattivo Piano è rimasto un cattivo Piano, se era un
buon Piano è rimasto un buon Piano”, chiarendo qui quella che è stata la metodologia del suo
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operare, un aspetto che è importante approfondire perché da questo verranno poi in sostanza le
verifiche di quello che è venuto a dirci. E’ su questo, dunque, che chiedo eventualmente un
approfondimento perché in fondo era il suo compito e quindi per me è importante capire meglio
quello che è il significato di queste affermazioni.
Lei ha detto che le osservazioni sono state suddivise in tre tipi. Il primo tipo di quelle
accolte riguarda errori materiali, e fra questi ha citato il fatto che magari si era collocato un
edificio là dove invece era solo sul progetto - cito la “Albatros”, tanto per fare un nome e capirci
- oppure altre situazioni in cui un’opera realizzata da un Ente pubblico prevedendola in un certo
modo risultava prevista in un altro, oppure ancora situazioni in cui c’era un albergo segnato come
condominio e altre cose di questo genere. Questo è un discorso che capiamo tutti, perché questi
errori andavano corretti. Sicuramente ci saranno errori per i quali gli stessi interessati avranno
chiesto l’accoglimento dell’osservazione e poi, probabilmente, ci saranno persone che il Piano
non lo hanno neppure visto e che magari non sono ancora a conoscenza di errori che riguardano
gli immobili di loro proprietà; a questo riguardo, Lei dice che questi errori ci sono ancora e che
quindi ne troveremo degli altri perché è chiaro che, se non c’è uno stimolo, non potevano essere
corretti d’ufficio. Sostanzialmente, questo significa che correzioni d’ufficio non dovrebbero
essercene state, anche se mi pare che possano esserci ancora in discussione, come si diceva in
Commissione, correzioni rispetto a quelle che sono le distanze dalle strade o le fasce di rispetto a
seconda di quella che è la classifica delle strade, che potrebbero essere fatte d’ufficio dalla
Provincia con riferimento a strade che hanno una loro classifica precisa e per le quali vanno
dunque rispettate zone di salvaguardia con standard inderogabili. Pare dunque di capire che certi
errori non siano stati corretti d’ufficio e quindi attendano ancora delle correzioni in fase
successiva o dietro osservazioni della Provincia.
Il secondo tipo di osservazioni accolte riguarda tutta una serie di situazioni per le quali
era mancata la fase di analisi, nel senso che c’era stata una carenza di informazioni che aveva
fatto assumere determinate scelte che poi nell’approfondimento successivo, in seguito alle
osservazioni, sono state cambiate. Queste dovrebbero riguardare soprattutto il centro storico,
ovvero il fatto che tutta una serie di edifici nel centro storico sono già stati ristrutturati e quindi in
questa fase, a seconda che si fosse trattato di una ristrutturazione o di un risanamento, si era già
deciso nel merito, cosicché eventuali interventi futuri su questi edifici potrebbero ancora
intervenire in fase di miglioramento non avendo nell’interno niente di centro storico. Un esempio
potrebbe essere il Municipio, che è stato completato sventrato e che tecnicamente non
necessitava di una certa normativa più rigida. Questo discorso avrà interessato parte di quei 1.600
edifici, poi ridottisi ad un migliaio circa perché alcuni sono rimasti fuori dal perimetro urbano,
mentre altri sono stati reinseriti. Su questo vorrei dei chiarimenti, perché da quello che ho capito
queste schede sarebbero state prese in mano con l’ottica di una riverifica di quello che era il
singolo edificio per dargli una posizione più corretta, come è giusto che sia visto che siamo di
fronte ad un Piano che va per edifici ed è giusto che anche i singoli edifici vengano presi in
considerazione, altrimenti si rischia di danneggiare o di creare delle situazioni assurde proprio
per mancanza di conoscenza, per mancanza di analisi sufficienti. E’ un discorso che mi pare
assolutamente comprensibile e condivisibile.
Il terzo tipo riguarda un concetto molto generico, ossia “per pubblico interesse”. Io non
ho verificato il Piano, ho però visto alcune decisioni che finivano con la dizione “per pubblico
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interesse”, e non poteva essere altrimenti, ma nel pubblico interesse ho visto anche cancellare un
parcheggio, ho visto cancellare una strada, Via Filanda, quindi si tratta di una dizione abbastanza
generica; magari, si parla di pubblico interesse e quell’interesse viene invece fatto nel privato.
Quanto meno va chiarito il concetto, visto che Lei dice: “Le altre le abbiamo accolte per pubblico
interesse”. Tra l’altro, Lei ha citato un pubblico interesse che io condivido nella maniera più
assoluta: ha detto infatti di avere accolto la possibilità di deroga per gli edifici alberghieri e
questo è sicuramente un pubblico interesse, che abbiamo sempre riconosciuto come tale. A suo
tempo era stato tolto perché molti anni fa c’era stato il tentativo di catalogare tutti gli edifici
alberghieri per prevenirne le eventuali necessità future, ma poi purtroppo l’attività la fece il
Piano Urbanistico Comprensoriale e se ne dimenticò qualcuno. Chiaramente, l’intervento di tutta
una serie di standard urbanistici aveva penalizzato un certo numero di aziende, che senza deroga
non avrebbero avuto nessuna possibilità di razionalizzare la loro azienda, con tutto quello che ciò
comporta. L’eventuale deroga, quindi, ha quanto meno permesso la sopravvivenza di quelle
aziende che erano state escluse da precedenti situazioni urbanistiche. In ogni caso, siccome non
mi pare che questo terzo tipo di osservazioni riguardi essenzialmente questa fattispecie, sarebbe
meglio chiarire quella che è stata la metodologia seguita per le osservazioni accolte in questo
terzo punto, che credo poi alla fine possano essere le maggiori, o le più interessanti, o quelle che
poi noi Consiglieri valuteremo come le più politiche, a fronte del primo e del secondo tipo, che di
politico hanno poco o comunque poca valenza. Potrebbero avere valenza se ci mettessimo a
discutere dell’ex Teatro Perini, ma nel valutare le situazioni nelle quali è intervenuta una
ristrutturazione e la casa è già ristrutturata e si è corretto con tutta una serie di analisi poco
avremmo da dire; sul terzo punto, invece, ci sarà da discutere e quindi sarebbe importante avere
un chiarimento rispetto al metodo seguito.
Veniamo ora a considerare le osservazioni non accolte, non accolte perché, come Lei ha
detto, l’avrebbero costretta a fare il progettista cambiando la destinazione di un’area oppure, nel
caso di scelte strutturali o infrastrutturali, addentrandosi a fare il progettista al posto di Favole o
sostituendosi con decisione politica alla città. Ritengo questo corretto, tenendo conto che in
questa fase si poteva anche pensare di gettare il Piano alle ortiche, come chiede il Consigliere
Alberti, cosa sulla quale invece personalmente posso anche non essere d’accordo perché ritengo
che dobbiamo operare e andare avanti, creando gli strumenti per poterlo fare, in quanto la città
non può essere bloccata. Credo che il Piano possa essere rivisto in tempi brevi, come è nei
programmi delle minoranze e della maggioranza, e che la città debba cercare di riappropriarsi del
proprio ruolo, dando una filosofia di sviluppo alla città mediante una rivisitazione dello
strumento urbanistico. Questa fase è una fase politica successiva, che decideremo una volta che
eventualmente sarà operante questo Piano che ormai è arrivato quasi alla svolta finale. Resta il
fatto che vi sono delle scelte che sono state compiute e che toccano anche delle questioni di
carattere non marginale. Ad esempio, si è parlato in quest’aula - non vorrei essere ripetitivo, ma
lo cito come hanno fatto altri, anche se non sarebbe del tutto giusto perché di esempi ve ne
sarebbero molti altri – di Via Filanda, che rappresenta una scelta politica in quanto stravolge o
comunque cambia il Piano, cambiando la destinazione da quella che poteva essere una via
pubblica e distogliendola per un interesse di carattere privato. C’è poi la modifica sostanziale
della circonvallazione esterna, fatta presumibilmente per accorpare una serie di parcheggi a
valere a servizio del Palacongressi, con quella norma farraginosa delle aree espositive a servizio
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delle unità produttive che speriamo tenga, altrimenti finiremmo per non avere più il
completamento del Palazzo dei Congressi, e anche questa è una scelta politica notevole, perché
fa fare una gobba alla circonvallazione e fra l’altro ci blocca 40 miliardi di lire; siccome non era
vista dall’architetto Favole, anche questa è una scelta politica di un certo spessore. Questo tanto
per citare due esempi rispetto ai quali la filosofia che Lei citava è discutibile, a meno che Lei non
dica: “Tutto sommato, motivo anche queste per un interesse pubblico”, sapendo preventivamente
che comunque sarebbe concordato a livello provinciale l’eventuale cambiamento del P.U.P. in
adeguamento alla richiesta del Piano sottostante e non un adeguamento del Piano sottostante a
quello che è il Piano principale, anche se come Lei ha ricordato prima la filosofia dei Piani è
verticale: prima c’è il P.U.P., poi c’era il P.U.C., che adesso non c’è più, poi c’è il Piano
Regolatore, poi ci sono i piani di lottizzazione, i piani generali ecc.
Non mi voglio dilungare sul terzo discorso perché credo che Lei abbia capito dove vado a
parare con queste mie domande, nel senso di voler cercare di approfondire meglio,
esclusivamente, senza entrare nel merito delle singole scelte, la metodologia che Lei ha operato,
anche perché quello che andremo a dire qui lo riprenderemo a fine settembre, quando
analizzeremo nel dettaglio le risultanze pratiche della sovrapposizione dei due Piani nella
verifica delle modifiche fatte. Quello che ora mi interessa capire è un’altra cosa, perché Lei ha
detto: “Nel fare questo lavoro abbiamo diminuito quelle che sono le aree residenziali di circa
30.000 metri quadrati, abbiamo aumentato le aree produttive di circa 20.000 metri quadrati,
abbiamo aumentato leggermente le zone di servizi pubblici e le zone agricole. Abbiamo anche
diminuito dieci piani di lottizzazione, che non sono pochi, abbiamo diminuito un piano a fini
speciali e abbiamo tolto sei piani a fini generali”. Anche su questo mi aspetterei delle risposte
considerato che dieci piani di lottizzazione non sono poca cosa ed un piano a fini speciali non è
poca cosa, tenendo conto che di solito questi piani non riguardano un metro quadrato o dieci
metri quadrati, ma riguardano sempre zone ben più ampie. E’ vero che le lottizzazioni in molti
casi fanno danni perché finiscono per bloccare l’edilizia in un sistema frazionato come il nostro,
in cui capisco che è difficile mettere d’accordo più persone, ma altrettanto vero è che spesso
questi piani di lottizzazione obbligano comunque a razionalizzare certi interventi o, meglio,
diciamo che comunque i piani sottostanti servono per migliorare la crescita di una città, dovendo
farla anche nel particolare laddove c’è poco spazio avendo davanti il lago e avendo poco
entroterra, perché subito dietro di noi c’è Arco. Il piano di lottizzazione, quindi, è quello che ci
permette di programmare meglio il nostro territorio. Dissertavo con il Presidente del Consiglio in
merito a tutta la zona a nord di S. Alessandro, che secondo me avrebbe dovuto implicare un
piano di lottizzazione razionale, tenendo conto del fatto che fra venti o trent’anni la Cartiera
potrebbe anche non esserci più; peraltro, ognuno ha la sua filosofia, che ovviamente attiene al
modo di vedere la crescita della propria città. Rispetto a questo Piano, in particolare, la filosofia
andremo a cercarla nella discussione di fine settembre. Probabilmente, il fatto che io non veda la
filosofia adottata per questo Piano dipende dal fatto che non l’ho vissuto, dal fatto che non è stato
partorito da una discussione in Consiglio comunale, come però Lei giustamente fa notare ha
preso quello che ha trovato e ha lavorato solo sulle osservazioni: il Suo compito era questo e
questa è stata la Sua metodologia, come è giusto. In questa fase io credo che, più che discutere di
Piano, che dovremo discutere alla fine di settembre, dobbiamo discutere di questa metodologia.
Credo che tutti dovrebbero avere interesse a capire quali sono stati i parametri e il metodo che il
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Commissario ha usato per accogliere o non accogliere queste osservazioni e come sono variati gli
standard urbanistici dopo queste stesse osservazioni. Lei ha fornito dei dati, alcuni li abbiamo
annotati e li verificheremo, se comunque rispetto al metodo potessi avere qualche chiarimento in
più, Le sarei molto grato. La ringrazio.
Consigliere Frizzi
Sono stato invitato più volte dal Consigliere Alberti a partecipare al dibattito; tra l’altro,
pensavo di rimandare il mio intervento alla prossima seduta, quando si parlerà specificatamente
del P.R.G., prendo comunque la parola e lo farò per un tempo molto breve, più o meno di dieci
minuti. E’ un intervento che voglio dedicare a quelle persone che come me credono in una
filosofia di vita riportata da Alexander Langer in tre concetti: più lenti, più dolci e più profondi.
Il mio discorso parte da due premesse: primo, non capisco la linea generale relativa alla filosofia
di questo P.R.G.; secondo, vorrei capire il modo di gestire i criteri qualitativi delle linee generali.
Lunedì scorso mi sono trovato con i colleghi ed ho cercato di studiare e di approfondire, non
capivo però perché in così poco tempo dovevo portare delle osservazioni. Vi dirò che sono
tornato a casa un po’ stupito dalla situazione; ieri notte, questo mio stato d’animo non mi ha
permesso di addormentarmi subito e così ho preso la penna per scrivere questo intervento, che vi
leggerò raccontando.
La settimana scorsa mi sono recato a “Drodesera” ed ho assistito con emozione allo
spettacolo di Pippo Del Bono, “La rabbia”, dedicato a Pierpaolo Pasolini. In questo Consiglio
riporto una frase tratta da “Mille e una notte”, appunto di Pasolini, e la indirizzo a tutti i presenti:
“La verità non sta in un sogno, ma in molti sogni”. Pippo Del Bono iniziava raccontando una
situazione storica, l’ultimo ventennio, passato tra episodi forti come la strage di Brescia, la strage
di Bologna, le Brigate Rosse, il caso Moro, le contestazioni giovanili, gli scioperi di fabbrica e
Raffaella Carrà. La televisione, con i suoi varietà, entra con forza nelle case, soggioga, ammaglia,
ammutolisce, intorpidisce milioni di italiani, migliaia di rivani. In questo periodo,
contemporaneamente, nel maggio del 1971, il Commissario, ingegnere Sisinio Pontalti (e qui
apro una parentesi per dire che trovo molto strano che la storia dei P.R.G. rivani sia fatta di
Commissari e non da scelte delle Amministrazioni: forse questo comporta troppa responsabilità),
consegna al neonato Consiglio comunale il documento dove, a pag. 66, è descritto il Programma
di Fabbrica, il P.D.F.; viene data via libera al PEEP, piano di edilizia popolare, dove il pensiero
di fondo era la comunicabilità, il fare incontrare gli utenti lasciando le macchine nel sottosuolo,
costruire in altezza l’edilizia abitativa per lasciare più verde e movimentare l’abitabilità con
uffici, scuole, servizi sociali, commerciali, pedonali e sportivi come punto di aggregazione
all’aria aperta. Una proposta che sembrava all’avanguardia, una proposta che era proiettata nel
2000. Riporto qui un articolo, che fortunatamente ho trovato a casa, perché mio padre conserva
tutti gli articoli; è un articolo dell’”Alto Adige” datato sabato 10 giugno 1972 e che dice: “Le
caratteristiche della zona destinata all’edilizia popolare: assicurati i servizi necessari ad una
moderna concezione dell’abitare. Reca la data del 15 maggio la seconda relazione illustrata al
Piano di Fabbricazione della zona C, quella riservata all’edilizia economica e popolare, che è
stata diffusa nei giorni scorsi. Si tratta, nel complesso, di una serie di dati capaci di dare le
effettive impressioni del modo di vivere che gli urbanisti e gli amministratori hanno scelto per
questo nuovo insediamento. La superficie totale è di 205.000 metri quadrati, dei quali però
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35.000 sono attualmente già occupati da privati, ne restano quindi a disposizione 170.000, che
verranno suddivisi nel modo che segue: 100.000 metri quadrati per zone residenziali,
comprensive di spazi a verde privato, giardini e strade private; 51.000 metri quadrati riservati ad
aree per servizi; 5.000 metri quadrati per strade di traffico e di collegamento ed infine 14.000
metri quadrati per zone a verde pubblico. Il totale di abitanti del futuro quartiere, per quello che
riguarda i servizi sociali, è stato però portato nelle previsioni a 3.000 in quanto circa 400 persone
abitano attualmente nella zona ed è prevedibile che faranno uso, anche quelle, delle nuove
infrastrutture. L’asilo nido, nella previsione, avrà una superficie coperta di 300 metri quadrati ed
una superficie libera di 500; la scuola elementare sarà su un’area di 1.520 metri quadrati coperti e
2.200 scoperti; il parco giochi per bambini, per cui saranno necessari 3.000 metri quadrati, sarà
frazionato per ciascun gruppo degli edifici in maniera che tale infrastruttura, destinata ai bambini
fino agli 11 anni (chissà poi perché fino agli 11 anni) possa essere ubicata nelle immediate
vicinanze delle abitazioni. Il centro sociale, destinato ad ospitare la farmacia, l’ambulatorio
medico, due sale per riunioni, una sala cinematografica, una biblioteca, un locale per l’assistenza
sociale ed eventualmente un ufficio postale, coprirà un’area di 835 metri quadrati, con un’area
libera a disposizione di 4.000 metri circa. Completa la serie delle infrastrutture un centro
commerciale, progettato per servire anche gli abitanti delle zone vicine; avrà una superficie
coperta di 1.200 metri quadrati e sarà sufficiente, nelle previsioni urbanistiche, per un
insediamento di 10.000 persone. La viabilità del quartiere, che già tante discussioni ha fatto
sorgere in Consiglio e fuori, è composta da un’arteria principale di scorrimento della larghezza di
5 metri e da una serie di strade di penetrazione che raggiungeranno i diversi edifici. Anche la loro
larghezza è prevista in 5 metri. I parcheggi in totale assommano a 2.800 metri quadrati e saranno
divisi in modo che ciascun edificio abbia nelle immediate adiacenze il parcheggio relativo.
Infine, un cenno alle attrezzature sportive: comprenderanno un campo da calcio di 100 metri per
50, due campi da tennis, un campo da pallacanestro e uno da pallavolo. Completeranno le
dotazioni degli impianti…
(CAMBIO CASSETTA)
Dagli anni ‘70 a Riva del Garda l’edilizia prende il volo; per contro, nell’agricoltura
lavoratori associati, mezzadri e coloni, lavoratori subordinati nell’arco di dieci anni spariscono.
Nascono le cooperative, il Comune requisiva il terreno a prezzi stracciati, lo divideva tra le stesse
cooperative e l’ITEA, permettendo così bassi costi socialmente utili. Negli anni ’80, la giusta
rivolta dei contadini, offesi dalla scarsa valutazione agricola dei terreni da parte del Comune,
mette a disposizione la vendita ai privati a prezzi maggiori, mettendo così in difficoltà
l’acquisizione da parte del Comune. Dagli anni ’90, le cooperative entrano in concorrenza con il
libero mercato. Nel 1986, il PEEP viene chiamato “Rione 2 Giugno” in onore alla festa della
Repubblica. L’illustrazione popolare del quartiere è stata: “alveari umani”, “loculi per vivi”,
“labirinto”, “Bronx”, “tiramisù” e persino, da un Assessore dell’epoca, “un obbrobrio”.
Parallelamente al PEEP, su tutto il territorio di Riva si divulgava un nuovo nomignolo: “mani
sulla città”. “Mani sulla città” è il vezzo popolare bisbigliato per illustrare il vero potere
dell’edilizia espansiva, che produce la disparità nelle scelte fra il privato, il pubblico, le
cooperative e l’affossamento della filosofia del rispetto ambientale e umano. Con gli anni, le
deroghe, le varianti danno luogo ad uno strano effetto di lievitazione perimetrale degli edifici,
stravolgendo quello che originariamente doveva essere il P.D.F., con tutta la sua filosofia e con
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tutti i suoi buoni intenti. Il PEEP attuale, signori, è sotto gli occhi di tutti e tuttora, nonostante,
subisce ritocchi e ampliamenti. Ironia della sorte, all’interno di tutto questo c’è la mia amata Via
Virgilio, dedicata al poeta latino. Nelle “Georgiche”, Virgilio descrive i colori pacifici della vita
campestre, delle coltivazioni dei campi, degli alberi da frutto, degli animali domestici,
dell’agricoltura. Via Gonzaga, dedicata alla contessa Alfonsina Gonzaga di Novellara, vedova
del conte Gaudenzio Madruzzo, colonnello generale, lasciò l’impronta sociale nella
ristrutturazione del vecchio ospedale, contribuì e partecipò all’attività del marito nella
costruzione dell’Inviolata e della chiesa di S. Anna: Riva le deve gran parte del patrimonio
artistico esistente, per contro le dedica una strada nel mezzo del quartiere simbolo dello
strapotere edilizio.
Domando ora quanto vale, quanto pesa il consumo di energia, di soldi pubblici per
disegnare un P.R.G. creato per salvaguardare l’uso corretto del territorio, rispettando valori
sociali e ambientali, quanto vale tutto questo se nell’arco di qualche anno queste regole, con
adeguate varianti e deroghe, vengono stravolte: la legge del mattone. Spero che un giorno il
povero e incolpevole mattone venga finalmente usato per fini popolari, dando il giusto valore alle
cose e alle case, rispettando l’ambiente perché, signori miei, è valorizzando questo che si rispetta
l’uomo. Ringrazio infine Pippo Del Bono: grazie a lui, quando mio figlio vorrà l’elenco dei
colpevoli di tutto questo, saprò rispondere: la colpa è di Raffaella Carrà, rea di avere intorpidito
le menti dei rivani, che scioccati da cosce e tocchi di “tuca-tuca” eleggevano ignari
amministratori incoscienti. Grazie.
Consigliere Bombardelli
Desidero porre alcune domande di carattere tecnico, richiamandomi innanzitutto ad
un’osservazione alla quale è stato dato responso tecnico di parziale accoglimento. La domanda è:
la deroga, ai sensi della Legge Provinciale n. 22/1991, può essere rilasciata per edifici privati di
pubblico interesse per il non raggiungimento del minimo di 32 camere e 64 posti-letto nelle zone
residenziali nelle quali la destinazione ricettiva è ammessa? L’art. 4, che si riferisce ai poteri di
deroga come descritto dalle norme tecniche di attuazione, è inteso anche in senso riduttivo? E se
sì, questo vale anche per gli articoli 5, 6, 8 e 25 delle norme tecniche di attuazione? Grazie.
Consigliere Paolo Matteotti
Chi conosce i Piani precedenti, e del resto basta guardare la cartina, sa quali sono stati i
grandi nuclei di espansione, ossia quelli appena citati dal Consigliere Frizzi, grandi errori del
passato, ma anche il Varone, tanto per fare un altro esempio. Guardando invece con una visione
un po’ complessiva questo Piano, sia nella versione Flaim sia nella prima che nella seconda
adozione, balza subito all’occhio, seppure lo si possa criticare, che il consumo di suolo non è poi
così spinto come nei Piani dei decenni precedenti. C’è anche un assoluto rispetto delle zone di
montagna, che io condivido in toto, e anche del terreno agricolo primario. Questo significa che la
filosofia di un Piano risparmioso e austero è stata in qualche maniera seguita, non nella misura
che avrei voluto io, comunque lo sforzo c’è stato. L’architetto Favole ha compiuto molti errori,
ma alcune scelte di fondo sono assolutamente da condividere. Ad ogni modo, non è di questo che
voglio parlare, voglio invece porre alcune domande, abbastanza semplici.
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Ho letto con una certa attenzione la riverifica dell’analisi dei dati quantitativi riportati
nella relazione con riferimento alle superfici della prima adozione e c’è un asterisco laddove si
dice: “I dati riportati nella presente colonna non corrispondono alle reali dimensioni degli
azzonamenti”; questo vuol dire che in realtà Favole aveva fatto male il calcolo delle superfici? Si
tratta proprio di una questione geometrica di calcolo del computer oppure …? Sulla scorta di
questa osservazione, vorrei chiedere se è per questo motivo che l’agricolo secondario aumenta di
circa 43,5 ettari, che risulta così guadagnato.
Un secondo punto che vorrei chiarire è quello relativo agli abitanti teorici, questione che
ho seguito fin dall’inizio perché ho sempre giudicato negativo che l’architetto Favole, da me su
questo interpellato, confermasse il fatto che lui postulava per Riva, nei prossimi dieci anni, un
effettivo incremento di abitanti dai 14.000 attuali a 17.000-18.000. Nella prima e nella seconda
adozione questi abitanti teorici sono ridotti di qualche centinaio, arrivando a 17.254, con 3.254
abitanti in più; questa è la Riva che prospetta il Piano, tuttavia tra le osservazioni recepite ne
troviamo una, che credo sia tra quelle più supportate, che trova spazio nel nuovo Regolamento, a
pag. 79 delle norme tecniche di attuazione, dove si dice: “Per le zone RB1 consolidate, oltre agli
ampliamenti di cui alla lettera c), è ammesso, senza computo di alcuna SLP, un ampliamento una
tantum di un ulteriore piano per edifici a due piani fuori terra o ricavando un piano mansardato
per edifici a tre piani fuori terra”; questo era stato introdotto per permettere al padre di famiglia
di costruire sopra all’abitazione esistente un piano per il figlio senza andare ad acquistare un
nuovo appartamento. Questa norma è stata recepita e condivisa da molti, noto però che nel
calcolo degli abitanti teorici questo ampliamento non è stimato. Si tenga conto che, dal punto di
vista teorico, un padre di famiglia può sì costruire l’abitazione sopra il secondo piano e ricavare
il terzo piano per gli usi della propria famiglia, ma può anche venderla ad un turista o comunque
ad un immigrato di qualsiasi tipo. A questo punto, vorrei sapere se la norma di pag. 79 è in grado
di snaturare profondamente il numero degli abitanti teorici: non vorrei infatti che con questa
possibilità si interferisse con quella che è una riduzione costante, come c’è stata nella prima
versione Favole, nella prima adozione e poi nella seconda adozione, anche se secondo me
comunque è una riduzione ancora troppo esigua, non avendo io mai trovato giustificata
quest’ipotesi di ampliamento programmato della popolazione di Riva, e quindi non vorrei che
questa norma andasse ad ampliare o potesse comunque imprimere un ulteriore incremento,
magari netto, al numero degli abitanti teorici. E’ possibile quantificare questo oppure è
assolutamente impossibile?
Consigliere Delaini
Sulla questione dei parcheggi sono stato preceduto dal Consigliere Alberti, in particolare
con riferimento a quello previsto dove c’è la salita per la Valle di Ledro. Già il collega ha fatto
notare che lì c’è una casa del 1700, una delle poche case di periferia di Riva del Garda che
risalgono a quell’epoca; ora, se noi interveniamo con degli espropri, tra l’altro a mio avviso non
necessari, soprattutto in quella zona lì, in quanto non vedo la ragione per cui serva un
parcheggio, a meno che non si pensi di fare parcheggiare i turisti con i rampichini che poi
salgono verso la Valle di Ledro, chiedo che almeno la si acquisti in toto, pagando per quello che
vale. Tenete conto che già una parte è stata espropriata quando hanno fatto la famosa bretella.
Non ritengo giusto continuare ad espropriare, anche perché, fino a prova contraria, la proprietà
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privata non è ancora un delitto, a meno che non si voglia entrare nell’ottica nazionale che
bisogna rendere tutto pubblico e quelli che si sono fatti qualche piccola proprietà debbono essere
sempre penalizzati. Al di là di questo, secondo me un parcheggio in quella zona non serve nella
maniera più assoluta.
In merito al terreno acquistato dall’Azienda Agraria, definito terreno agricolo, abbiamo
appreso dai giornali che la cifra è stata di lire 120.000 al metro quadro. Ritengo che si sia
proceduto all’acquisto perché probabilmente qualcuno ha dato la certezza matematica
all’Azienda Agraria che avrebbe potuto installarsi in quella zona e questa, architetto Flaim, è una
scelta politica. “Non l’ho fatto io, l’ha fatto Favole” è un paravento; tra l’altro, è stato detto che
Favole ha lasciato di comune accordo, invece a me risulta il contrario. Non ho nemmeno trovato
giusto il fatto che si continuasse con il Commissario ad acta quando con la nuova legge è venuto
meno l’articolo che stabiliva che i Consiglieri che avevano parenti fino al secondo grado
interessati dal Piano non potessero partecipare alla seduta in cui questo veniva discusso. Lei ci ha
anche detto che si è recato sul posto per compiere le dovute verifiche in merito alle osservazioni,
quindi Le chiedo: subito dopo il terreno dell’Azienda Agraria – dove c’è Villa Modl, per capirci c’è quella costruzione addirittura del 1300, l’unica presente in zona; io ricordo di averLe detto
che ero al corrente che la proprietà, per poter ristrutturare questa costruzione, aveva offerto al
Comune del terreno da usare come meglio riteneva, ma nella stesura del Piano vedo che proprio
adiacente alla costruzione hanno previsto una parte di zona residenziale di completamento.
Sicuramente non ritengo questa la scelta più idonea, in quanto si verrebbe a coprire la
costruzione e non la si potrebbe ammirare nella sua bellezza; per valorizzarla, invece,
bisognerebbe lasciare libera quell’area. Anche se è prevista una cessione di parte di terreno per
realizzare la ristrutturazione di questo fabbricato, non si vede la necessità di costruire proprio lì
in quanto, ripeto, si toglierebbe visuale a quel tipo di bellezza e di valore storico.
Consigliere Manzoni
Nell’ultima parte del Suo intervento ha parlato degli errori contenuti nel Piano, dicendo
che ve ne possono essere sia nella prima stesura che nella seconda, fatti in fase di trascrizione del
Piano definitivo; esiste la possibilità per i cittadini o per chi non ha mai visto il Piano prima
d’ora di fare delle osservazioni, anche adesso che è in mano ad una Commissione provinciale?
Possono essere prese in considerazione oppure l’eventuale interessato deve aspettare l’adozione
definitiva e fare ricorso al TAR? Se il ricorso al TAR gli desse ragione e fosse veramente un
errore di trascrizione, quindi un errore tecnico, potrebbe anche chiedere i danni al Comune.
Una seconda domanda riguarda la distanza o il limite minimo per costruire una nuova
zona residenziale, da un edificio storico o da un nucleo storico. Questa distanza, se esiste, viene
considerata dall’edificio oppure dal perimetro del nucleo storico? Mi hanno detto che ci sono 100
metri, ma non so se è vero.
Consigliere Bertoldi
Lei prima ha detto, architetto, che accettando le osservazioni non si è cambiato
strutturalmente il Piano, ma questo è relativamente vero, tant’è che attraverso una rapida
disamina che ho potuto fare in questi giorni ho visto che con l’accettazione di un’osservazione
invece che di un’altra viene modificata la soluzione viaria, urbanistica futura di una determinata
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zona. Porto l’esempio della Cartiera di Varone, laddove la stesura Favole dava la possibilità di
congiungere Via Cartiere con Via Nuova con una strada di collegamento che avrebbe permesso
di realizzare una piazza non percorsa da automobili appunto nella zona di Varone, possibilità che
invece nell’attuale Piano risulta cancellata in quanto la perimetrazione della Cartiera è stata
spostata verso sud, non consentendo di eliminare una parte del depuratore il che impedisce
l’esecuzione di questa via di collegamento, che tra l’altro avrebbe permesso di modificare e
migliorare un sistema antiquato di disinquinamento della fabbrica. Questo per dire che certe
decisioni sulle osservazioni possono veramente modificare delle soluzioni future e renderle
molto più difficili, esamineremo pertanto il Piano per vedere se si presentano altre situazioni di
questo tipo e chiederemo le motivazioni per cui è stata fatta una scelta invece di un’altra, che
poteva essere migliore per l’urbanistica della zona e per la cittadinanza.
Consigliere Prati
Intervengo nuovamente per porre delle domande ad integrazione di quanto detto prima. In
particolare, prima ho chiesto se nell’accettazione delle osservazioni si è seguita una metodologia,
non facendo però riferimento sia alle varianti cartografiche che a quelle normative, visto che Lei
ha diviso le osservazioni fra osservazioni che riguardano variazioni alla cartografia e
osservazioni che riguardano variazioni alla normativa. Siccome ritengo che questo sia un
incontro per cercare di spiegare la metodologia più che entrare nel merito di quelle che sono
scelte che magari sono scelte non sue, considerato che Lei ha detto che non si è attenuto
solamente a questo tipo di comportamento vorrei capire anche, al di là degli errori materiali, di
quelle che sono le tesi sull’analisi mancante, che abbiamo capito, e le altre soluzioni
cartografiche, quali sono state le variazioni normative più significative adottate e con quale
filosofia si è raggiunto questo tipo di risultato.
Presidente
Vi sono altri interventi? Se non ve ne sono, do la parola all’architetto Flaim.
Architetto Flaim
Mi sembra che buona parte degli interventi siano non degli specifici quesiti rivolti a me,
ma più che ovvie e giuste considerazioni dei vari Consiglieri. Mi sono appuntato le richieste o
alcune questioni sulle quali in parte non sono stato forse chiaro, e me ne scuso, e certe questioni
sulle quali invece vale la pena soffermarci. Non le ho segnate con ordine, quindi vado un po’ a
caso, cercherò però di trattarle tutte.
Come dicevo prima, a me preme sottolineare la diversità dei ruoli, non perché io non
possa venire a dirvi cosa penso del vostro Piano, non perché non possa supportarvi in alcune
discussioni delle normative urbanistiche, ma perché un diverso comportamento lo reputerei un
affronto: io sono per svolgere un ruolo in questa sede istituzionale e ci tengo molto che i ruoli,
soprattutto nei vostri confronti, siano rispettati proprio per quel discorso cui accennavo all’inizio,
sull’incarico che la Giunta provinciale dà al Commissario ad acta e sulla effettiva portata che
deve avere il Commissario. Non stiamo dunque parlando di cose di poco conto, ma stiamo
parlando di ruoli, di cose importanti; al di là di questo, possiamo benissimo in amicizia discutere
di qualsiasi altra cosa.
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Parto con una specie di argomento di fondo, che forse c’entra poco rispetto agli aspetti
pratici, ma che è importante tenere presente: rispetto a tutti gli altri insegnamenti a livello
universitario l’urbanistica è una scienza molto strana; come tutte le scienze ha le proprie regole, i
propri studi, i propri approfondimenti, ma rispetto alle altre scienze molta parte dell’applicazione
urbanistica, soprattutto in territori abbastanza costretti, dove le scelte non sono grandi - con
questo non voglio certo dire che le piccole scelte non sono importanti, neppure le scelte
urbanistiche su territori concentrati -, passa attraverso la porta del buon senso più che attraverso
quella appunto della scienza dell’urbanistica. Ora, passando attraverso questa porta, spesso siamo
giustamente tutti portati ad essere un po’ urbanisti. Per questo, rispetto a questi problemi e
rispetto alla risoluzione di alcuni problemi, è facile avere visioni diverse. Spesso, la risoluzione
di alcuni problemi non è così scontata rispetto alla scienza urbanistica, rispetto alle scelte di
modificazione del territorio, ma discende da una visione che del proprio territorio ognuno di noi
interiorizza e che ognuno di noi ha. Questo ci porta molte volte a non trovare soluzioni di
condivisione o soluzioni di mediazione rispetto a dei quesiti che ci si pone, come del resto
ritengo giusto.
Riprendo a questo punto un altro problema che forse nella prima parte ho tralasciato: vi
ho infatti detto come è arrivato qui il Piano, ma non vi ho detto dopo dove andrà, quale iter
seguirà da qui in poi. Innanzitutto, l’iter è disciplinato dagli articoli della Legge n. 22 che vi ho
citato prima; il Piano adottato nella seconda adozione, cioè il Piano modificato, quello che vedete
oggi, viene trasmesso alla Giunta provinciale per l’approvazione definitiva. Noi, quindi,
facciamo l’adozione del Piano, la Giunta provinciale fa l’approvazione definitiva. La legge
disciplina anche l’iter per l’approvazione definitiva e specifica quali sono i compiti della Giunta
provinciale. L’iter è quello stabilito nei tempi in dodici mesi: il Piano viene infatti depositato
presso il Servizio Urbanistica della Provincia, che ne cura l’istruttoria tecnica e che ha a
disposizione dodici mesi per potersi esprimere. L’approvazione della Giunta provinciale avviene
sentito il parere tecnico della Commissione Urbanistica Provinciale, che è quella che vaglia le
nostre scelte e precisa alcune situazioni che ritiene magari non coerenti rispetto all’impianto
generale del Piano. Visto che normalmente è difficile che un Piano sia perfetto in tutti i suoi
elementi, la Commissione Urbanistica Provinciale stila un proprio parere, che si sostanzia in un
elenco di considerazioni o di necessità di modificazione o di contestazioni delle scelte fatte dal
Comune. Questo parere viene inviato in sede interlocutoria al Comune, il quale può o recepirlo
rimodificando, come prevede la legge, il Piano, oppure controdedurre. Tutti questi documenti
tornano in Giunta provinciale, che si esprime sentite le controdeduzioni e visto il parere del
proprio organo di consulenza.
Quali sono le possibilità per rimediare agli errori che non sono venuti a galla fino ad ora?
C’è innanzitutto una possibilità legale, ossia quella di ricorrere al TAR, nel senso che una volta
che la Giunta provinciale si è pronunciata sulla nostra approvazione il cittadino può ricorrere al
Tribunale Amministrativo Regionale impugnando quella deliberazione, quindi la deliberazione
di approvazione finale, perché come sapete al TAR vengono impugnati solo gli atti finali. In ogni
caso, la Giunta provinciale è tenuta a rispondere a qualsiasi istanza sottopostale dal cittadino,
anche in forma irrituale, come si dice normalmente, nel senso che anche se non esiste un
procedimento che dice: “Il cittadino può produrre un’istanza”, la Giunta provinciale è tenuta ad
esprimersi su qualsiasi questione che le viene sottoposta.
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Detto questo, voglio precisare un altro aspetto che riguarda il nostro procedimento. Il
Consigliere Delaini, in particolare, ha fatto una considerazione chiedendo come mai il
Commissario ad acta non è stato sospeso nel suo incarico rispetto al rinnovo del Consiglio
comunale. A questo rispondo dicendo che è stata una delle mie preoccupazioni quella di
rivolgermi all’apparato amministrativo del Comune e chiedere verifica rispetto a questo; la
verifica è stata fatta e la Provincia ha risposto che non è possibile interrompere una procedura già
avviata in quanto quel tipo di procedura deve concludersi anche se è venuto a cambiare il
Consiglio comunale, altrimenti ben si immagina Lei se non mi sarei ben volentieri messo da
parte.
Rispetto alle scelte di quantificazione dei territori, cioè a tutti gli aspetti inerenti ai
cosiddetti “standard urbanistici” o alla quantificazione delle zone omogenee, come vi avevo detto
è stato fatto come richiesto un paragone, che è riportato in questi documenti della seconda
adozione, tra le dimensioni delle zone preesistenti e le dimensioni delle zone in seconda
adozione. Già vi ho detto prima che i dati da me forniti non sono precisi, ma dobbiamo leggerli
come un trend in aumento o un trend in diminuzione, e questo perché abbiamo verificato che i
calcoli delle superfici sulla cartografia di prima adozione in effetti non sono completamente
esatti. Io non vi so dire per quale motivo non lo sono: presumo che possa dipendere dal fatto che
il calcolo sulla prima adozione eseguita su una cartografia a supporto autocad sia stato quasi di
tipo manuale, mentre il calcolo fatto dall’Ufficio di Piano, con la seconda adozione, sul sistema
informatico specifico urbanistico sul sistema Carto, è derivante da dati perfetti in quanto
vengono fatti in automatismo dal computer. In effetti, i totali non tornano ed è per questo che le
superfici non sono esattamente comparabili. Come dicevo, teniamoli come lettura di un trend di
modifica.
Altro aspetto che mi preme precisare, ma che del resto ho già evidenziato prima, è che
queste sono le risultanze del mio lavoro: io non ho fatto delle scelte rispetto a modificare, ad
aumentare le zone residenziali, diminuire; sono solo conseguenze, sono dati d’insieme dei totali
rispetto ad altri input, cioè l’input di modifica delle osservazioni. Sono risultanze casuali di
questo lavoro ed è giusto dirlo.
Altro problema importante che è stato sollevato è quello della modifica del numero dei
piani di lottizzazione. Prima vi ho riferito il numero dei piani che sono stati eliminati, ma non vi
ho detto perché sono stati eliminati, anche se mi sembrava una cosa ovvia. Forse non vi sarete
accorti che nel Piano di prima adozione erano previsti 66 piani di attuazione, cioè 66 piani di
secondo grado rispetto al Piano Regolatore. Il grosso problema della nostra urbanistica è quello
di essere ingessata nei tempi, con la società civile che corre allora molto di più delle nostre leggi
urbanistiche. Tenete conto che, per un’Amministrazione comunale, il tempo che passa tra il
decidere di modificare il proprio Piano e vederlo approvato è di media di quattro o cinque anni.
In cinque anni, i nostri settori economici - lo abbiamo visto in questi ultimi anni - vengono in
genere stravolti; ovviamente, e queste sono considerazioni che facciamo tra di noi, i nostri
legislatori dovranno mettere mano a questa struttura, in quanto non è più possibile avere Piani
che nascono vecchi. Il Piano deve essere un qualche cosa in evoluzione, un qualche cosa che
segue le necessità dei tempi.
Mi soffermo ora su altre considerazioni che sono state fatte. Da più parti si è detto che il
Piano risulta peggiorato tra la prima adozione e la seconda adozione; io non lo credo ed anzi
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sono fermamente convinto che non sia stato peggiorato e, come vi ho detto prima, non sia
neppure stato migliorato. Il recepimento delle osservazioni non ha modificato il Piano nelle sue
linee essenziali, ma solo nelle parti marginali. Non accetto nemmeno che si dica che le
osservazioni della maggioranza sono state accolte e quelle della minoranza no, innanzitutto
perché non so, e riconosco la mia ignoranza, quali Consiglieri della passata legislatura e
dell’attuale sono in maggioranza o in minoranza. Per quei Consiglieri che conosco, posso
affermare con sicurezza che sono state accettate osservazioni di Consiglieri della maggioranza e
della minoranza, come sono state negate osservazioni di Consiglieri di maggioranza e di
Consiglieri di minoranza.
Già vi ho detto che le osservazioni sono 519, corrispondenti ai numeri di protocollo, certe
memorie depositate, però, contengono parecchie richieste. Noi le abbiamo tutte divise tra privati,
aziende ed enti. Qualcuno ha chiesto che fine hanno fatto quelle della Giunta comunale e a questi
posso rispondere che presumo che siano finite tra quelle degli enti e non certo fra quelle delle
aziende o dei privati. Le osservazioni degli enti sono 28, ma sempre osservazioni intese come
memorie; ovviamente, l’osservazione del Comune sarà una di queste, ma conterrà più di cento
necessità – chiamiamole così – di modifica.
Rispetto ai problemi sollevati dal Consigliere Matteotti relativamente alla modifica o
meno degli ipotetici abitanti, rispondo che sicuramente non vi sono state modifiche di parametri
sensibili tra la prima e la seconda adozione, se non quelle relative alle zone che sono state
stralciate. Personalmente reputo che sia un dato che ci dice poco sulle scelte che facciamo: si
chiamano calcoli teorici, ma sono veramente molto teorici, non dobbiamo quindi fossilizzarci su
questi proprio perché neppure con le carte che abbiamo si riesce a leggere il territorio con
precisione; neppure le destinazioni d’uso, anche se sono parecchie decine, non sono così precise
da fotografare la realtà in tutte le sue sfaccettature. Anche la norma di sopraelevazione del piano,
che era una norma già presente nella prima adozione, è stata solo precisata perché anch’essa
trascritta in maniera sbagliata nelle norme tecniche di attuazione. Non si sa che portata avrà
perché dipende dalla singola situazione, dipende da quanto quell’edificio è distante da una strada,
da quanto è distante da un altro edificio, dipende da quella specifica sollecitazione che non
possiamo analizzare, se non schedando tutti gli edifici di Riva. In ogni caso, a naso posso dire
che non influirà su questo parametro.
Vale la pena ora soffermarci sul problema delle deroghe. L’osservazione ha ricondotto il
problema deroghe all’interno della normativa provinciale. La prima adozione aveva una sua
disamina delle osservazioni, peraltro più restrittiva di quella della Giunta provinciale, ed io ho
ritenuto non corretto che una scelta di tipo superiore fosse contestata. D’altro canto, le modifiche
tra le due normative mi sembravano molto discriminanti o molto penalizzanti dal punto di vista
dello sviluppo economico di questo territorio, ecco quindi che l’accettazione di questa deroga è
riportata con la dicitura “accettazione parziale” in quanto non fa altro che ricondurre – e di più
non poteva fare - a quelle che sono le scelte fatte dalla specifica delibera della Giunta
provinciale. Tale delibera, che mette anche dei paletti alle scelte dei Consigli comunali, funziona
nel seguente modo: la Giunta provinciale disciplina il tipo di attività che può avere diritto alla
deroga; il come e il quanto sono lasciati alle singole comunità visto che non potrebbero essere
messi in norma per il fatto che dipendono dalla singola realtà di cui si deroga. Possiamo avere
bisogno di una deroga piccolissima su un edificio grandioso, possiamo avere bisogno di una
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deroga molto grande su un edificio molto piccolo. Ovviamente, poi, le scelte del Consiglio
comunale sono valutate anche nel merito, e non solo nella legittimità, dalla Giunta provinciale, la
quale comunque disciplina solo le attività che hanno diritto ad essere considerate di pubblica
utilità e così accedere alle deroghe.
Sempre rispetto alla pubblica utilità, come già vi avevo detto all’inizio all’interno della
legge vi sono questi termini, come quello del pubblico interesse, che chiaramente è un termine
molto elastico. Se uno lo considera per quello che le parole dicono, di queste osservazioni ne
avremmo accettate una decima parte. E’ chiaro che “pubblico interesse” è a mio avviso un
termine da vedere nelle sue diramazioni complessive. Ad esempio, può esserci un interesse in
prima istanza privato che però ha degli sviluppi che coinvolge interessi più larghi; è lo stesso
caso di cui parlavamo prima, cioè quello degli alberghi. E’ evidente che l’interesse specifico a
che un albergo funzioni è del proprietario, sappiamo però benissimo, ed è inutile stare qui a
discutere, che se un albergo funziona bene in una zona turistica porta indotto.
Anche rispetto a quelle che sono state chiamate “scelte politiche” occorre a mio avviso
riallacciarsi al discorso che facevo prima: è chiaro infatti che fare urbanistica vuol dire fare scelte
politiche, e del resto tutto è scelta politica, anche in che modo usciamo di casa, ci sono però
scelte che hanno preponderanza politica. Qualsiasi riga abbiamo tirato su quella carta può essere
considerata scelta politica, perché pone dei limiti o dei vantaggi nello sviluppo della comunità.
Lo sviluppo della comunità, anche per un singolo cittadino, è una scelta politica, dobbiamo però
intenderci sui termini: ci sono scelte che hanno prevalente componente politica e scelte che non
ne hanno nessuna e sono quindi da catalogare in quel quadro di buon senso, corretta
amministrazione, diventando appunto più scelte di buona amministrazione che non scelte
politiche, anche se – ripeto – tutto è politica.
Rispetto a tutte le zone che sono state citate, mi sembra di poter dire che sono tutte scelte
del Piano e non inerenti alle osservazioni e, quindi, alle modifiche tra la prima e la seconda
adozione. Si è invece fatto cenno ad alcune che riguardano osservazioni, ed è ad esempio quella
che riguarda la strada di circonvallazione, dove è stato valutato il preminente interesse pubblico e
interesse sociale. In effetti, un altro dei problemi che affrontiamo parlando di interesse pubblico e
di urbanistica è quello della contemperazione degli interessi: possiamo infatti avere interessi
pubblici di diversa natura ed è chiaro che l’Amministrazione deve tenere presente questo vaglio
di interessi e fare delle scelte, contemperare gli interessi e scegliere secondo le necessità
maggiori. Le modifiche che sono state fatte alla circonvallazione, per capirci, sono state in parte
quelle di coordinarci con la pianificazione a livello superiore e in parte, sulla base di istanze
pervenute, quelle di scegliere una maggiore operatività del tracciato stradale. Queste sono le
modifiche che sono state fatte. Si è anche accennato alla strada della Cartiera, per la quale sono
pervenute osservazioni che chiedevano di mantenere quella strada, altre che chiedevano di
cancellarla. L’esame che è stato fatto è stato dell’insieme delle necessità rispetto ai vari problemi
e la scelta che è stata fatta è quella di confermare l’uso che viene fatto adesso, ossia l’uso di
attraversamento pedonale di una parte della strada, non modificando la situazione reale perché
ritenuta confacente rispetto alla circolarità di quella zona. Nell’osservazione trovate descritta
questa scelta. Tutte le altre zone citate non mi sembra riguardino osservazioni presentate.
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Presidente
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Prati, al quale do subito la parola. Vi chiederei, se
possibile, di essere rapidi.
Consigliere Prati
Forse sono io che non capisco, quello che comunque volevo era che mi si chiarisse
meglio la filosofia dell’azzeramento delle dieci lottizzazioni per uso a fini speciali e dei sei piani
generali. Inoltre, avevo chiesto che mi si spiegasse un po’ meglio qual era la filosofia di
intervento del terzo gruppo di osservazioni, quelle cartografiche, e che mi si chiarisse, se
possibile, la sostanza delle maggiori variazioni di carattere normativo. Rubo poi ancora due
minuti per fare la seguente considerazione: possiamo, a seconda dei casi, dire che tutto è politica,
niente è politica, che sono solo fattori tecnici, che le nomine sono tecniche, le nomine sono
politiche e quindi girare tutto come vogliamo, perché tanto è evidente che ognuno può dire la sua
e non cambia niente, rispetto però a Via Filanda voglio fare notare che la variazione è intervenuta
quando c’era ancora nella programmazione delle opere pubbliche era prevista la realizzazione di
una strada che non era pedonale, ma che era un sovrappasso veicolare, non può quindi dirmi che
si è mantenuta la stesura esistente. La realtà è che lì era prevista una strada veicolare, che invece
si è cancellata facendo una previsione diversa. Quanto poi alla circonvallazione esterna, Lei non
può dirmi che ci si è adeguati al Piano sovrastante, ma anche tenendo conto di osservazioni
pervenute: da questo punto di vista, mi paiono cose abbastanza tirate.
Consigliere Bassetti
Vorrei porre una domanda, ed è questa: il nostro Piano è stato adottato per la seconda
volta; il fatto che nel Piano intercomunale non sia stato adottato per la seconda volta quello di
Torbole significa che a Trento inizieranno ad esaminare il Piano solo quando gli verrà mandato il
tutto?
Consigliere Bombardellli
Un’unica domanda: la deroga può essere anche in senso riduttivo?
Consigliere Vicari
All’architetto Flaim voglio dire questo: io abito in un paesino limitrofo, Pregasina, dove il
P.R.G. non ha previsto nessuna concessione per fabbricare in quanto è ritenuto centro storico. Se
adesso si è ridotto ad una popolazione di cinquanta persone è perché non è stata concessa
nessuna possibilità di ristrutturazione, anche se le case di Pregasina erano usate come stalle,
fienili e abitazione. In pratica, non avendo la possibilità di avere aumenti di volume, la gente ha
dovuto andarsene.
Consigliere Cretti
Lei ha prima affermato che il Commissario ad acta non progetta il Piano, riferendomi
però sempre al caso di Via Filanda chiedo: modificandolo in quel modo, non si è intervenuti sul
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Piano riprogettando, considerato che l’architetto Favole aveva mantenuto la strada di Via
Filanda?
Presidente
Vi sono altri interventi? Se non ve ne sono, do la parola all’architetto Flaim.
Architetto Flaim
I piani di lottizzazione tolti sono quelli che non si ritenevano necessari, e mi riferisco a
tutte quelle situazioni in cui si poteva passare dalla previsione di Piano Regolatore alla fase
attuativa senza necessità di ulteriori studi e senza che fossero necessari ulteriori approfondimenti
e previsioni. Reputo questa una cosa fatta bene proprio per ridurre quei tempi di cui dicevo prima
tra scelte ed esecutività delle stesse.
Riguardo alle norme di attuazione, non riesco ovviamente a fare una casistica o una
tipologia delle scelte, anche per il tipo di osservazioni. Diciamo che sono state accettate tutte
quelle osservazioni che avevano una logica e che magari avevano colto delle discrasie, degli
sbagli, delle non coerenze fra i vari punti; sono inoltre state adottate richieste di modifica che
avevano un interesse collettivo e che magari andavano nel senso di sveltire l’iter procedurale.
Rispetto agli interventi precedenti mi sono dimenticato di dire che il Regolamento Edilizio non
fa parte di questo Piano. Altra risposta riguarda le deroghe, che effettivamente possono essere
anche in diminuzione. Circa il problema della seconda adozione per quel che riguarda Torbole,
debbo dire che io ho cercato di accelerare i tempi; Torbole è rimasto un po’ più indietro rispetto a
Riva a causa della commutazione di tutto l’impianto cartografico informatico. La trasposizione
sul sistema “Karto” di Torbole è stata fatta dall’Amministrazione comunale di Torbole più tardi
rispetto all’Amministrazione comunale di Riva, pertanto ovviamente prima abbiamo sistemato
tutte le osservazioni di Riva e poi abbiamo quelle di Torbole; mi sembrava assurdo stoppare Riva
per altri mesi visto il tempo che abbiamo impiegato e così abbiamo adottato questo sistema.
Ovviamente, prima di fare questa operazione mi sono confrontato con gli Uffici della Provincia
per sapere se era possibile procedere in questo modo proprio per cercare di accelerare i tempi. Io
spero che le abbiamo mandate su per qualche cosa e che non le tengano ferme.
Nel caso di Via Filanda, come dicevamo prima, il problema è quello delle scelte politiche.
E’ tutta politica oppure niente è politica? Sono disquisizioni per le quali potremmo stare qui una
vita a discutere. Io ho fatto una scelta rispetto ad alcune richieste, non ho cioè fatto una scelta
rispetto a Via Filanda, ma ho accettato cose che mi venivano sottoposte e che ritenevo fossero da
accettare. Rispetto a Pregasina, questione che ho lasciato per ultima, chiedo al Consigliere se
vuole il parere dell’architetto Flaim o del Commissario ad acta. Il mio glielo do quando usciamo,
anche se dico subito che condivido quello che ha detto, rispetto al Commissario ad acta posso
dire che a Pregasina è stata presentata un’osservazione che rientrava in quelle logiche di cui
dicevo prima circa l’inaccettabilità delle scelte e pertanto, a malincuore, non è stata tenuta in
considerazione.
Consigliere Vicari
(Intervento fuori microfono)
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Presidente
Consigliere Vicari, se Lei si prenota può esprimere al microfono il Suo pensiero. Prego.
Consigliere Vicari
Questo cittadino ha un terreno di campagna come minimo di 5.000-6.000 metri quadri;
aveva chiesto di usare quel terreno vicino alle case dei tedeschi, che tra l’altro sfruttano il paese
di Pregasina, per venire ad abitarci. Sono dieci anni che ha presentato domanda per costruire, tra
l’altro dove vogliono quelli del Comune, non di sua iniziativa e non certo vicino alle case; ci
sono già la fognatura, l’acqua, la strada è vicina, si deve solo dare il consenso per realizzare
questa fabbrica. Questa persona lascia il camioncino a Riva e viene a Pregasina, dove vive in un
appartamento di 50 metri quadrati, e paga l’affitto di un capannone a Riva per lasciare lì tutti i
giorni il furgone che usa per le fiere: non mi pare una cosa giusta.
Architetto Flaim
Condivido quanto Lei ha appena detto, tanto che quella osservazione l’ho tenuta per
ultima proprio perché anche a me piangeva il cuore nel dover dire di no, peraltro, come Le
dicevo prima, è una questione di coerenza rispetto alle altre scelte: sarebbe infatti stata una scelta
di modificazione della destinazione d’uso e avevamo non a Pregasina, ma in altri territori di Riva
decine e decine di scelte di quel tipo. Chiaramente, il progettista del Piano poteva fare quella
scelta, mentre il Commissario non la poteva fare. Mi sono recato due volte a vedere quel terreno
per capire bene la situazione e capire se potevo trovare soluzione ad un problema che condivido,
restava però una questione di coerenza nei confronti degli altri cittadini di Riva che hanno
presentato lo stesso tipo di richiesta.
Consigliere Alberti
Ho ascoltato attentamente quanto ci ha riferito il Commissario ed ho apprezzato le sue
risposte, qualcuna però mi è “scappata”. Lei dice che non può fungere da progettista e deve
accogliere solo ciò che le viene richiesto, io però non credo che Le sia stata richiesta un’area a
verde pubblico a Ceole: sinceramente, quella mi sembra più una scelta progettuale, così come mi
sembra una scelta progettuale il parcheggio a S. Alessandro a uso e consumo della Cartiera e
come ancora mi sembra una scelta progettuale il parcheggio previsto all’inizio dell’incrocio della
bretella Comai, quando 30 metri più in là abbiamo almeno 5.000 metri quadri di verde pubblico.
Sono tutte situazioni non comprensibili e sicuramente contrastanti con le Sue affermazioni. Se
consideriamo la Baltera, vediamo che Lei ha previsto una strada in più, ha previsto parcheggi in
più, un ampliamento della zona commerciale rispetto agli standard previsti dall’architetto Favole,
siamo quindi in presenza di una serie di interventi molto pesanti da parte Sua sul territorio, che si
configurano come progettualità e non come mera osservazione. La mia richiesta è dunque questa:
possiamo parlare con Lei ritenendola almeno per il 40% progettista o fa solo il Commissario,
punto e basta, sia rispetto alla zonizzazione sia rispetto alle norme tecniche di attuazione?
Consigliere Cretti
Dopo aver sentito quest’ultimo intervento del Commissario ad acta rimango allibito.
All’inizio si era presentato come un tecnico che deve verificare la congruità amministrativa e la
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congruità tecnica, perché questi erano i due aspetti di fondo, dopo di che, alla fine di tutta questa
discussione, abbiamo notato che il Commissario ad acta è intervenuto pesantemente nel progetto
del Piano Regolatore, e mi riferisco soprattutto al caso di Via Filanda. Questo è stato un
intervento di natura politica, che toglie tutta quella dimensione tecnica, quell’alone tecnico che
era stato creato all’inizio attorno alla figura del Commissario ad acta. Non so se questa mia
interpretazione può essere accettata o meno, secondo me, però, il risultato di tutta questa
discussione è che il Commissario ad acta è intervenuto, ha modificato, ha valutato certi aspetti
che secondo una certa presentazione iniziale non dovevano rientrare nelle sue competenze. Forse
ho capito male, e se ho capito male chiedo scusa.
Il Presidente invita il Consiglio comunale alla trattazione del punto n. 2
dell’ordine del giorno.
PUNTO N. 2: ADOZIONE DEFINITIVA DEL PIANO REGOLATORE GENERALE
INTERCOMUNALE DEI COMUNI DI RIVA DEL GARDA E NAGOTORBOLE, LIMITATAMENTE AL TERRITORIO DI RIVA DEL
GARDA: RELAZIONE DEL VICE SINDACO ING. PIETRO
MATTEOTTI
Assessore Matteotti
L’ultimo intervento del Consigliere Cretti rende evidente quello che era il problema del
Commissario, e cioè stabilire quali cose rientravano sotto il pubblico interesse e quali non
rientravano. Il Commissario, se avete seguito il suo primo intervento, ha spiegato che pubblico
interesse significa opere pubbliche, strade, viabilità, parcheggi, ossia tutti quegli elementi che
generalmente si intendono come governati dall’Amministrazione comunale; inoltre, ha fatto
riferimento alla deroga alberghiera, in quanto gli alberghi sono considerati dalla Provincia
rientranti nei casi per i quali è ammessa la deroga, che non è invece ammessa per le strutture
private. Per lo stesso motivo, la Provincia ammette la deroga per le strutture industriali e quindi,
quando il Commissario ha esaminato il problema di Via Filanda, tanto per fare un esempio, ha
fatto sicuramente riferimento, oltre che ad un pubblico interesse, cioè se c’erano o meno
osservazioni da parte dell’Amministrazione, che però su Via Filanda non c’erano, ad eventuali
osservazioni da parte della Cartiera, che come avete visto agli atti c’erano per la soppressione, e
ad osservazioni da parte dei Consiglieri comunali, ovviamente di allora, cioè dei ventinove che
sono scaduti nell’aprile scorso, e infatti di queste osservazioni su Via Filanda ce n’erano una
serie, sia a favore sia contro. Naturalmente poi si tratta di decidere. Tra la prima e la seconda
adozione c’era anche stato un voto del Consiglio comunale quando l’anno scorso, in sede di
approvazione del bilancio, alcuni Consiglieri avevano presentato un ordine del giorno, firmato
poi da sedici Consiglieri, con cui si chiedeva la soppressione della scheda delle opere pubbliche
che era stata presentata nel bilancio e relativa proprio a Via Filanda. Naturalmente, ciò che in
questo caso comanda, come avviene in tutte le democrazie, sono i numeri: il Consiglio è sovrano
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e il Consiglio comunale di allora aveva deciso di togliere la scheda dal piano opere pubbliche.
Dal suo punto di vista, quindi, il Commissario aveva anche questo ulteriore atto istituzionale
relativo a Via Filanda. Il discorso vale per questo caso e per tanti altri, anche se poi l’idea o il
parere personale può non cambiare: io, per esempio, sono favorevole al sovrappasso veicolare di
Via Filanda, ma se il Consiglio comunale vota di togliere dal piano delle opere pubbliche una
scheda io, in democrazia, devo accettare il parere del Consiglio comunale. Ciò non toglie che il
nuovo Consiglio comunale possa decidere, per quello come in altri casi, democraticamente, di
apportare qualche variazione.
Vengo ora al discorso delle osservazioni presentate dall’Amministrazione relativamente
al Piano Regolatore, chiarendo innanzitutto che in Giunta i compiti erano stati suddivisi in questo
senso: della parte normativa si è occupato l’Assessore Nardini, che ha predisposto tutta una serie
di osservazioni relative ai vari articoli, osservazioni che sono state in gran parte accolte dal
Commissario; per quanto riguarda l’Ufficio di Piano, la parte normativa è stata seguita
dall’architetto Parolari e dal geometra Rosa. Sono stati variati e semplificati numerosi articoli,
anche se l’Assessore Mosaner, che è delegato alla Commissione Edilizia, mi diceva che già sono
stati riscontrati ulteriori punti di difficile interpretazione o comunque alcuni piccoli errori, che
come evidenziato prima anche dal Commissario potranno essere, soprattutto se ritenuti tali,
corretti d’ufficio dalla Giunta provinciale. In ogni caso, resta il fatto che già in queste prime due
Commissioni Edilizie, tre con quella di oggi, che sono state fatte dopo la seconda adozione gli
Uffici hanno notato una semplificazione, sia nella procedura sia nell’esame delle pratiche. Per
quanto riguarda invece la parte relativa alla cartografia, nella Giunta precedente era stato stabilito
che me ne sarei occupato io, naturalmente nell’ottica del piano opere pubbliche e dell’interesse
pubblico preminente. Sono così state individuate ventuno opere che erano bloccate dalla prima
adozione del P.R.G. e queste opere, che erano elencate nell’osservazione, venivano riportate al
punto n. 1 e al punto n. 2 dell’osservazione del Comune, che come diceva l’architetto Flaim
comprendeva un centinaio di sotto-osservazioni. C’era un’osservazione che è stata accolta
relativamente al campo sportivo di Campi; per quanto riguarda Varone, era stato richiesto
l’inserimento di un piccolo ponte sulla doppia sponda del torrente Varone della pista ciclabile e
anche questa era stata accolta. In merito al parcheggio Martini c’era un problema di retinatura
dell’ingresso del parcheggio ed è stato sistemato. Nel caso della piazza di Varone, da parte
dell’Amministrazione era stata richiesta una riconsiderazione dell’obbligo del P.F.G., piano a fini
generali, che a differenza del piano di lottizzazione viene proposto dall’Ente pubblico anziché
dai privati, onde poter procedere con l’arredo urbano; questa osservazione è stata accolta
parzialmente.
Rione Degasperi. Il Consigliere Alberti ha prima detto che secondo lui i parcheggi sono
distribuiti sul territorio a coriandoli; a questo riguardo voglio precisare che, per quanto riguarda il
piano fini generali di Rione Degasperi, era stato richiesto l’aumento della superficie di
parcheggio nella zona dell’Alboletta, cioè sulla zona dell’ex deposito A.G.S., e questa
osservazione è stata accolta; c’era poi un’osservazione di carattere pubblico, ripresa poi anche da
diversi privati, riferita al piano fini generali n. 16, che era quello relativo alla struttura
parzialmente commerciale, parzialmente abitativa che doveva essere realizzata nella zona del
campo sportivo del Rione Degasperi. Il Commissario ha accolto la richiesta, che tra l’altro era
stata avanzata anche dalla parrocchia, ed ha tolto di mezzo tutta l’edificabilità sulla zona
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dell’attuale campo di calcio, che viene spostato poi in Rione 2 Giugno. Sempre per quanto
riguarda la zona del Rione Degasperi, al punto n. 14 il Comune chiedeva la modifica della fascia
di rispetto per il prolungamento della bretella Comai e la sua modifica anche sulla tavola 12, che
è quella delle infrastrutture. Anche in questo caso vale il discorso che abbiamo fatto per Via
Filanda: c’era infatti un ordine del giorno votato dal Consiglio comunale il 6 febbraio 1997,
praticamente all’unanimità, quindi sia dall’opposizione sia dalla maggioranza, in cui il Consiglio
stesso invitava la Provincia a riconoscere il carattere prioritario dell’opera e a procedere con il
progetto del prolungamento della bretella Comai; ecco perché è stata presentata un’osservazione
del Comune che recepiva questo tipo di indirizzo dell’allora Consiglio comunale.
Al punto n. 15 c’era il discorso relativo alla riduzione e all’inserimento, sempre ad
interesse pubblico, di una fascia di verde a nord del parcheggio dell’attuale stazione delle
corriere; questa osservazione è stata parzialmente accolta, riferita non a tutta l’area a nord del
parcheggio attuale, ma solo alla fascia perimetrale. E’ anche stato accolto l’inserimento della
pista ciclabile sulla Riva-Arco, lato destro. C’è stata invece la cancellazione della pista interna,
quella che collegava Viale dei Tigli all’altezza dello “Sporting Center”. Abbiamo una
riperimetrazione dell’area comunale ex ECA, dove abbiamo il parcheggio per il quale nell’ultimo
Consiglio comunale è stata modificata la scheda nel piano opere pubbliche; noi chiedevamo che
la parte alta dell’area, dove l’architetto Favole aveva inserito un’area verde, fosse destinata ad un
lotto residenziale comunale, perché il terreno è tutto comunale, e inoltre chiedevamo una
riperimetrazione dell’area. Questa osservazione è stata parzialmente accolta, nel senso che è stata
accolta la riperimetrazione, ma non l’inserimento di questo lotto residenziale comunale, che
avendo lasciato perdere quell’edificio previsto dall’architetto Favole sul sedime del campo
sportivo andava nell’ottica di recuperare in altre zone comunali aree residenziali per realizzare
alloggi. Questa osservazione, ripeto, non è stata accolta ed è così stata mantenuta la parte verde
nella zona ex ECA.
Nel caso del Piazzale Mimosa, è stato cancellato il P.F.G. 10.In certi casi, dove Favole
aveva inserito i P.F.G., cioè piano a fini generali, soprattutto per quanto riguarda l’Ente pubblico,
come diceva prima l’architetto Flaim, sono stati tolti. Quello di Piazzale Mimosa è stato tolto
perché ormai la palazzina servizi, che probabilmente non doveva nascere lì, ma perimetrale, in
modo da consentire la realizzazione della piazza, è stata realizzata, l’area è urbanizzata ed era
quindi assurdo prevedere un P.F.G., perché se lì deve intervenire il Comune per sistemare l’area
non ha senso fare un piano subordinato: lo fa direttamente e sistema.
In Via degli Oleandri è stata riposizionata correttamente la pista ciclabile, in modo che
adesso possa partire il progetto. E’ stato sistemato anche il distributore AGIP, elemento che pure
va considerato dal punto di vista dell’interesse pubblico e generale in quanto un distributore
svolge sì una funzione privata, che però possiamo ritenere anche di interesse generale. In questo
caso, l’area del distributore era stata posizionata in modo errato ed è stata modificata e lo stesso è
stato fatto per il distributore in località S. Nazzaro.
L’osservazione n. 31, che è stata accolta, è quella relativa al collegamento all’altezza di
Via Trieste, a quel bypass di Via Primo Maggio e quindi a quel collegamento diretto che
dovrebbe permettere di realizzare una rotatoria all’altezza della Guardia di Finanza, sede attuale;
nella prima versione del Piano era “disassato” rispetto al progetto e quindi è stato riportato nella
posizione corretta. Per quel che riguarda la zona del Grez, dall’Ente pubblico è stata richiesta una
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modifica del tracciato, oggetto anche di un’osservazione presentata da alcuni Consiglieri
comunali. Ci si riferisce alla strada che dovrebbe collegare Via Zandonai direttamente con
l’arteria Riva-Arco. Mentre prima tagliava esattamente le campagne, adesso è stata riportata sul
limite dell’attuale centro commerciale, in modo da rovinare il meno possibile i terreni agricoli.
L’osservazione n. 40, che anche è stata accolta, riguarda la zona di Riva centro; in
particolare, è stato tolto il P.F.G. 2 relativamente all’area dell’Inviolata che bloccava la
realizzazione della rotatoria, mentre è stato reinserito il tracciato di Via Baruffaldi, come è
adesso.
L’osservazione n. 41 prevedeva l’eliminazione del PL 35: sarebbe infatti stato assurdo,
dopo avere atteso per anni che si riuscisse a sciogliere il nodo gordiano del conflitto fra le due
società per la Riva Parcheggi, inserire su quell’area, come è stato inserito, un PL 35, cioè un
piano di lottizzazione, su un’area addirittura comunale destinata da decenni a parcheggio.
L’osservazione n. 41 della Giunta chiedeva di eliminare il PL 35 ripristinando la possibilità di
realizzare il parcheggio interrato multipiano di Via Pilati, erroneamente non previsto, ed è stata
accolta dal Commissario.
Lo stesso discorso vale, e mi dispiace che in questo momento non sia presente il
Consigliere Alberti, per quanto riguarda l’osservazione n. 44, ossia il ridisegno del parcheggio in
Via Monte Oro, in circonvallazione. In questo caso, c’era un’osservazione del Comune che
chiedeva, dato che quell’area è destinata a parcheggio pubblico, la modifica del retino e anche
del vincolo geologico, che peraltro già la Provincia, in sede di prima riadozione del Piano
Urbanistico Provinciale, in regime di salvaguardia aveva modificato. Questo quindi è stato
accettato fino all’altezza della zona della centrale.
Per quanto riguarda l’Azienda Agraria – purtroppo non c’è il Consigliere Alberti, devo
però seguire l’ordine delle osservazioni altrimenti perdo il filo –, a parte l’ubicazione all’esterno
individuata dall’architetto Favole, quindi a nord del Liberty Center, per quanto riguarda l’area
collegata, cioè l’area dell’Agraria attuale, l’Amministrazione aveva chiesto un ulteriore
sacrificio, con aumento di cinquanta posti da realizzare a carico dell’Agraria e da destinare
gratuitamente al Comune. Noi la giustificavamo in questo modo: “a servizio di nuovi uffici e
degli ulteriori prevedibili flussi scolastici per i nuovi corsi al liceo”. In questo caso
l’osservazione è stata soltanto parzialmente accolta, nel senso che non c’è stato un aumento, ma
se non altro il fatto di avere presentato un’osservazione che richiedeva altri cinquanta posti di
parcheggio pubblico comunale, che possiamo stimare, essendo interrati, avere un valore tra i
25.000.000 e i 30.000.000 di lire, ha portato il Commissario a lasciare i cento che erano già stati
richiesti e ottenuti con la prima adozione del Piano.
Per i Giardini Verdi è stata richiesta una piccola modifica puntuale che non ha grande
significato.
Per l’area del Palazzo dei Congressi era stato chiesto di togliere il P.F.G. 6, limitandolo
ed escludendo il sedime dell’edificio ex autostazione. Non essendo stata accolta in quest’ottica,
si creerà qualche problema; anzi, va detto che è stata accolta solo parzialmente, non però
relativamente al parcheggio autostazione, ma a quel parcheggio che nella prima versione del
Piano era stato inserito ad ovest di Via Fabio Filzi, quindi quel parcheggio che doveva interessare
tutta la zona dell’attuale tennis, cioè i due campi da tennis in località Casina delle Magnolie. E’
stato tolto parte del vincolo ed è rimasto un P.F.G. 6 sull’area del Palazzo dei Congressi, con
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tutto un suo obbligo per quanto riguarda gli standard dei parcheggi e gli standard strutturali. Se
avete letto le normative, avrete visto che è stata concessa una tantum la possibilità di realizzare
una sala di 1.200 posti a servizio del Palazzo dei Congressi per teatro e auditorium.
L’osservazione n. 51 è stata accolta. Sull’area Cattoi sud, cioè quella già espropriata
all’Amministrazione comunale, è stato tolto il vincolo che era stato inserito dall’architetto
Favole, il P.F.G. 8, in modo da poter procedere direttamente, almeno nel triangolo basso, alla
progettazione, visto appunto che l’area è comunale. Vi sarà un progetto unitario sui 4 ettari di
area già espropriata. Per quanto riguarda invece l’area Cattoi nord, l’Amministrazione aveva
fatto una richiesta che è stata solo parzialmente accolta. Nel Piano Favole, se ricordate, tutta
l’area Cattoi era destinata a verde pubblico; l’Amministrazione ha chiesto di modificare quanto
previsto in cartografia e in normativa perché tale previsione sembra presupporre che l’area in
oggetto sia già di proprietà pubblica, cosa che non è, e naturalmente su un’area retinata ad
alberghiera non è possibile attivare la procedura di esproprio, è possibile acquistarla se la
proprietà è d’accordo, ma pagandola come area alberghiera. Da questo punto di vista,
l’Amministrazione scriveva: “…anche in considerazione del notevole esborso finanziario
previsto per acquisizione, demolizione, costruzione e arredo dell’intera area, l’Amministrazione
potrebbe valutare la possibilità di una soluzione diversa, tendente all’acquisizione a fini congrui
con la finalità generale, più percorribile in tempi ravvicinati, valutare quindi la possibilità di un
eventuale accordo con la proprietà che, senza stravolgimenti dell’area, risolva un problema che si
trascina da anni con una situazione degradata”. Il piano per l’area Cattoi nord è stato ricompreso
nel P.F.G. 15 e quindi verrà fatto dall’Amministrazione comunale; ovviamente, essendoci delle
proprietà private, deve esserci un accordo con la proprietà. In questo piano è stata ricompresa
anche la struttura, che è fatiscente, dell’area ex Rosengarten.
In merito al problema di Via Filanda c’era anche un’osservazione della Cartiera, che
chiedeva la soppressione e che ha già preannunciato il ricorso contro il piano di lottizzazione. A
questo riguardo, preciso che il piano di lottizzazione era previsto anche prima su tutta l’area di
proprietà della Cartiera; l’osservazione della Giunta non riguardava come vi ho detto prima Via
Filanda, ma riguardava invece il fatto di richiedere al Commissario uno sdoppiamento del piano
di lottizzazione, quindi uno a est e uno a ovest di Via Padova, in quanto nella prima versione del
Piano era previsto un unico P.L., che comprendeva anche il sedime di Via Padova e l’incrocio
Via Padova-Via Filanda. Noi avevamo chiesto di liberare completamente l’incrocio e l’attuale
sede stradale dal P.L. e il Commissario ha accettato questa impostazione, chiamandolo 20A e
20B. Il P.L. della Cartiera è un P.L. unitario, siglato 20A e 20B, ha una normativa unica, però
non incide sul sedime di Via Padova. Inoltre, era stato richiesto che per la parte est, cioè quella
dove la Cartiera ha in mente da anni di costruire il capannone per lo stoccaggio delle merci, nella
demolizione dei manufatti esistenti venisse realizzato a cura e a spese della Cartiera un
marciapiede sul lato sud di Via Filanda, dall’incrocio alla chiesa.
Tavola n. 7, S.Alessandro - Via Longa. Al punto n. 63 era stato chiesto
dall’Amministrazione di riproporre l’area sportiva S. Alessandro su area destinata ad edilizia nel
P.R.G. prima adozione; questa osservazione, come avete già visto, è stata accolta dal
Commissario e fra l’altro vedo che nella sintesi delle schede aveva tutta una serie di
osservazioni, almeno una quindicina, in parte avanzate da Consiglieri comunali di allora.
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Al punto n. 64, l’Amministrazione chiedeva di reinserire – purtroppo il Consigliere
Alberti non c’è ancora – area destinata già a parcheggio pubblico come da piano parcheggi a lato
est dell’impianto di depurazione dell’arena. In pratica, quell’area su cui il Consigliere Alberti,
bontà sua, prevede 2.000 autovetture, risolvendo così metà dei problemi di parcheggio della città
di Riva, noi avevamo chiesto che fosse reinserita come area parcheggi e il Commissario ha
rilevato l’interesse pubblico e l’ha accetta. A dire il vero, avevamo anche chiesto che fosse
destinato ad edilizia residenziale quel lotto che attualmente è il parco giochi di S. Alessandro,
che naturalmente viene spostato nella nuova area sportiva di cui all’osservazione precedente; in
pratica, noi avevamo chiesto che quel piccolo lotto comunale che era all’interno di una zona già
urbanizzata venisse inserito con retinatura “residenziale”, ma il Commissario in questo caso ha
respinto la richiesta.
Al punto n. 70 avevamo chiesto di eliminare il blocco transito su Viale Rovereto a lato
della Gelateria Zanoni. Se ricordate, lì c’era quell’interruzione della viabilità dovuta
espressamente ad una richiesta precedente dell’Amministrazione comunale di Torbole, che
voleva prevedere già nel Piano Regolatore il blocco della viabilità sulla Riva-Torbole, in modo
da far fare il giro del Monte Brione a chi va a Torbole. Negli incontri che abbiamo avuto con il
Sindaco di Torbole avevamo sostenuto che quanto meno doveva essere concessa una zona a
traffico limitato, in modo che il transito dei residenti e ovviamente degli ospiti, intesi come
alberghi, potesse percorrere con un’apposita ordinanza dei due Sindaci la litoranea, con le
limitazioni che hanno le zone a traffico limitato nel centro storico. Questo blocco, dunque, è stato
tolto dal Piano.
L’osservazione n. 71 l’abbiamo già considerata in fase di revisione del piano opere
pubbliche un mese fa. In pratica, è stato sistemato il retino relativo a quel tratto di pista ciclabile
all’altezza di Porto S. Nicolò, a lato del depuratore, e quindi è stata anche sbloccata la questione
di quella rampa e di quell’incrocio a tre corsie, i cui lavori partiranno in ottobre, appena finita la
stagione. L’intervento è dunque già finanziato e a posto, attendeva solo lo svincolo da parte del
Commissario.
Per Pregasina era stata richiesta la localizzazione di un terzo parcheggio a sud della
frazione ed è stata accolta. Abbiamo poi fatto tutta una serie di richieste e a una di queste ha fatto
cenno anche il Consigliere Prati, ed è quella relativa al centro storico, in particolare al Municipio.
In questo caso, nella prima versione delle schede del centro storico l’architetto Favole aveva
previsto una tripla classificazione, andando dal risanamento alla ristrutturazione, al restauro,
abbiamo così presentato un’osservazione, che è stata accolta, in quanto nel tempo erano stati
autorizzati i lavori, compresi quelli riferiti alla p.ed. 32, che abbiamo acquistato in permuta e che
è a tutti gli effetti comunale, tant’è che come avrete visto stiamo realizzando il passaggio tra la
sede p.ed. 35 comunale e la p.ed. 32, che è la particella limitrofa. Mi corre anche l’obbligo di dire
che praticamente quasi tutte le osservazioni di cittadini che si sono accorti che il loro retino sugli
edifici di proprietà in area di centro storico era o sbagliato, o riportava una categoria di intervento
più restrittiva rispetto a quella originaria e rispetto alla quale magari avevano già eseguito lavori
di ristrutturazione, con demolizione e rifacimento delle solette, sono state tutte accolte. C’è il
problema, che è quello che rilevava prima anche il Consigliere Manzoni, che ci si ritrova con un
Piano che nel centro storico, dove ci sono i casi più eclatanti, pone vincoli peggiori di quelli
precedenti e chi non si è accorto o magari pensa di ristrutturare tra due anni, quando ormai il
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Piano è tornato da Trento, avrà dei problemi. In quest’ottica, l’idea, la filosofia
dell’Amministrazione è stata quella di sistemare il Piano nel miglior modo possibile…
(CAMBIO CASSETTA)
…lo strumento urbanistico con le concessioni, in modo da trovarsi sempre nella condizione di
poter fare queste modifiche, modifiche che naturalmente possono essere fatte sia a interesse
pubblico sia a interesse privato. Qui mi riferisco al discorso che faceva prima il Consigliere
Vicari, dove non era possibile riconoscere un pubblico interesse; è chiaro che quelle modifiche
puntuali su aree che possono essere destinate anche al residenziale non poteva farle il
Commissario, che ci ha spiegato che comunque doveva giocare all’interno di un pubblico
interesse, elastico ma fino ad un certo punto, quindi potrà farle il Consiglio comunale con delle
modifiche puntuali. Questa era anche l’idea, oltre che dell’Amministrazione, del Segretario
comunale, che ha evidenziato come il Piano Urbanistico Comprensoriale attuale, non adeguato al
Piano Urbanistico Provinciale, blocchi tutta una serie di opere, a cominciare ad esempio da Via
Pigarelli, in quanto la Provincia non riconosce la pubblica utilità. Questo significa che, quando si
devono fare ristrutturazioni su edifici comunali, va tutto bene, quando si devono fare i
marciapiedi - prima il Consigliere Frizzi ricordava, con un gentile eloquio, Via Gonzaga, dove
c’è un progetto in corso -, non si può fare l’esproprio e quindi o c’è l’accordo con i proprietari, e
allora il Comune può intervenire anche domani mattina, o, se questo accordo non c’è, bisogna
aspettare che il P.R.G. sia approvato dalla Giunta provinciale e solo allora si potrà, se la strada è
già retinata, percorrere la via dell’esproprio. Questo discorso vale ovviamente nel caso di strade
che non siano già retinate come da costruire o come destinate a infrastrutture. Nel caso di Via
Pigarelli, l’area della strada era ricompresa nel PEEP e quindi a tutt’oggi non può essere
espropriata, a meno che non vi sia l’accordo con il proprietario. La stessa cosa il Comune l’aveva
chiesta per Palazzo Salvadori Lutti, in quanto anche lì siamo bloccati dal P.R.G. sul secondo
lotto dell’intervento, o almeno lo eravamo fino a due mesi fa, e uguale per Via Montanara, dove
c’è un progetto in corso per la realizzazione di alloggi per anziani.
Per quanto riguarda l’osservazione relativa alla tavola n. 12, quella delle infrastrutture, è stato
citato prima il caso della circonvallazione. In merito alla circonvallazione abbiamo un problema
e per questo abbiamo chiesto al Commissario, e la richiesta è stata accolta, di derubricare la
categoria prevista per la nuova circonvallazione di Riva da prima a seconda o terza categoria,
mantenendo il tracciato ai confini del Comune, come ripreso nella proposta del Piano di
Coordinamento Comprensoriale. Queste osservazioni, in effetti, sono del marzo 1998, perché il
Piano di Coordinamento Comprensoriale era stato approvato dai tre Sindaci e predisposto due
anni fa su invito della Provincia. La circonvallazione adesso è stata derubricata e
successivamente al marzo 1998 la Provincia ha adottato e poi riadottato in Giunta provinciale il
Piano Urbanistico Provinciale. Questa riadozione in Giunta fa scattare tre regimi di salvaguardia,
uno relativo sostanzialmente all’area geologica, uno relativo alle strutture industriali e il terzo
relativo invece alle infrastrutture, cioè alle strade. Nel caso specifico, il tracciato che ci è stato
inviato in riadozione dalla Giunta provinciale relativo alla circonvallazione è diverso da quello
che era stato inizialmente previsto dall’architetto Favole e sostanzialmente si differenzia in due
punti: uno all’altezza della Baltera, zona fieristica, l’altro all’altezza della centrale.
L’Amministrazione ha inviato le osservazioni per tempo, quindi prima che la Giunta adottasse la
sua deliberazione. Ho qui le osservazioni del Comune, che praticamente riguardano quattro
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punti: parcheggi, elettrodotto, bretella Comai, ma anche circonvallazione. Sulla circonvallazione
noi chiedevamo in sostanza che per chi viene da Limone l’entrata del tunnel venisse spostata a
sud della centrale del Ponale per diminuire la possibilità d’impatto del transito d’ingresso della
città e quindi per non avere un tronco di circonvallazione, che è il tronco attualmente previsto dal
progetto Gentilini, che sbuca all’altezza del nuovo parcheggio autopullman realizzato dal
Servizio Ripristino tre anni fa (quello per i sette pullman che in realtà sono i sette che prima
erano in Piazza Catena). Nel progetto Gentilini, in quel tronco la circonvallazione arriva
all’altezza del parcheggio, che ovviamente elimina, dopo di che il transito ripercorre Via Monte
Oro in discesa fino alla centrale e poi verso Limone. Gli operatori di Piazza Catena o comunque
chi deve entrare da sud in città dovrebbero percorrere Via Canella, un primo tratto di Via Monte
Oro e poi trovarsi la confluenza del traffico in arrivo da Arco, da Torbole e in futuro dalla RivaRovereto e arrivare così su un tratto di utilizzo promiscuo, con intaso della zona. Inoltre, il
tunnel previsto dal progetto Gentilini cominciava praticamente all’altezza di questo parcheggio
di Via Monte Oro e poi procedeva verso la località S. Giacomo, creando di sicuro in quella zona
problemi di rumore, e per rendersene conto basta vedere quello che succede con il tunnel in Valle
di Ledro, con le ventole di aspirazione ecc. Noi, quindi, volevamo spostarlo possibilmente a sud
della centrale. La seconda osservazione, che era anche il recepimento dell’osservazione
dell’architetto Flaim su questa adozione, si riferisce al problema derivante dal fatto che nella
prima adozione, all’altezza della fattoria, iniziava il grande tunnel che secondo Favole doveva
sbucare a sud della centrale del Ponale; successivamente, con riferimento alla seconda adozione,
il Commissario mi ha detto di avere avuto dei contatti con gli Uffici Urbanistica e Viabilità e per
questioni di soldi, questione importante e non da sottovalutare, i tecnici dei due Dipartimenti
avevano chiesto una riduzione della lunghezza del tunnel. Ecco perché in questa seconda
adozione, anziché partire all’altezza della fattoria, la circonvallazione utilizza una parte della
strada esistente e fa quella curva di cui si diceva prima, che è stata inserita per pubblica utilità,
nel senso appunto di dire che il polo fieristico di Riva svolge una funzione che non è solo quella
privata, ma ha anzi una funzione pubblica, oltre che creare un indotto notevole ed essere
interessato e compartecipe nelle società del Comune, a cominciare dalla Lido di Riva del Garda
S.p.A. e poi dalla sua derivata, la Palacongressi. L’interesse pubblico, quindi, secondo me e
secondo la Giunta c’era e il fatto di avere inserito questi parcheggi a servizio dell’area fieristica,
rispetto ad una previsione dell’architetto Favole che prevedeva sì parcheggi, ma in misura
minore, è caratterizzato da un preminente interesse pubblico…
(Voce dall’aula)
Sì, certo, sono d’accordo con Lei. Il discorso sta in questi termini: il Sindaco, su invito del
Consiglio comunale, ha spedito alla Provincia quella famosa lettera, chiarendo che noi non siamo
qui per sopprimere strade, ma per farle, ed a mio parere va fatta sia la bretella Comai sia la
circonvallazione. Per quanto riguarda la circonvallazione, che è il problema che stiamo trattando
adesso, il Sindaco ha inviato il 25 giugno scorso una lettera in Provincia, agli Assessori
Benedetti, Molinari, Casagranda, Grisenti e Dellai, nella quale chiedeva di mantenere il
finanziamento dei famosi 40.000.000.000 di lire, ma chiedeva anche un sollecito incontro per la
definizione e l’avanzamento di questa pratica. A tutt’oggi mi risulta che l’incontro non sia stato
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fissato dall’Amministrazione provinciale ed è chiaro che non può fissarlo il Comune di Riva
perché lo fissa sempre il livello maggiore. Sono d’accordo con Lei che, tutto sommato, dal punto
di vista urbanistico è forse più logica questa soluzione, cioè quella di dire: creo comunque una
curva all’altezza del centro fieristico e realizzo a sud, quindi a valle della nuova circonvallazione,
l’area dei parcheggi. Ci sono state anche delle osservazioni di privati, che so essere pervenute
all’Assessore provinciale, nelle quali si dice: “Visto che comunque, per questioni di soldi,
sfruttate parzialmente il tracciato dell’attuale strada, potete sfruttarlo maggiormente e realizzare i
parcheggi a monte della nuova circonvallazione”. Il mio punto di vista sulla questione è che
comunque la circonvallazione dovrebbe girare sempre all’esterno di tutte queste strutture e
dunque così come prevista nel P.R.G., seconda versione, secondo me poteva mantenere la
distribuzione precedente, con il tunnel molto più lungo, pur di aggirare gli edifici, ma questo –
ripeto - è un parere personale. Ovviamente, bisogna fare i conti non solo con i 40.000.000.000 di
lire già stanziati, e che tra l’altro per questo tratto di strada non basteranno, ma anche con la
questione dei finanziamenti. Va da sé che in questo caso la Giunta provinciale ha tutta la
possibilità di intervenire sul tracciato perché, se intende ribadire, lavorare e vincolare comunque
l’adozione del P.R.G. nell’attuale versione ad un diverso tracciato di una strada che comunque
deve fare e deve pagare, io, come amministratore, dico che va bene ugualmente. Non è che noi
siamo bloccati su un tracciato e diciamo: “Quello è, Riva comanda, imponiamo quel tracciato a
chicchessia”; siamo assolutamente disposti…
Consigliere Prati
(Intervento fuori microfono)
Assessore Matteotti
Lei non deve vedere la bretella Comai in alternativa alla circonvallazione: la bretella
Comai ha un suo costo, che è limitato a lire 5.000.000.000, e l’Assessore Casagranda non può
dire che ci dà o l’una, o l’altra, altrimenti è chiaro che gli si dice che vogliamo quella da lire
40.000.000.000. Il problema è vedere se riescono a farla, ma non credo che sia un problema per
la Provincia trovare i 5.000.000.000 di lire per il tronco della bretella Comai. Dopo di che, tra
l’altro, sulla bretella Comai c’erano delle osservazioni di alcuni Consiglieri della precedente
Amministrazione che chiedevano di eliminare il secondo tronco; io ovviamente ho qui solo le
osservazioni pubbliche, ma sicuramente vi saranno state delle osservazioni di privati che
chiedevano di sopprimere il secondo tronco, cioè il secondo dei due prolungamenti, in quanto il
primo c’è già. Il secondo sarebbe quello dall’ITC all’Astoria, il terzo quello dall’Astoria al
depuratore. Praticamente, alcuni Consiglieri proponevano di fermare la bretella Comai all’altezza
dell’Astoria. Sicuramente, poi, sul problema specifico vi saranno state delle osservazioni anche
di cittadini o di comitati: questo è indubbio. In ogni caso, noi non vogliamo difendere nessun tipo
di tracciato. Il problema è che queste cose devono cominciare a farle e probabilmente devono
iniziare a fare anche la Riva-Rovereto. Al punto n. 81, nei limiti di questo intervento, e al punto
n. 82 avevamo chiesto sulla bretella Comai di tratteggiare il prolungamento da Viale dei Tigli a
Viale Trento perché erroneamente, nella prima versione, era segnata come già realizzata. Io dico:
“Magari!”, ma era un errore che adesso è stato sistemato segnando come tratteggiato.
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Per quanto riguarda la sintesi geologica vi ho già detto prima, non mi resta quindi che dire
al Consigliere Delaini, che purtroppo in questo momento non è in aula , che se vuole ho qui le
osservazioni pubbliche, cioè quelle fatte dai Consiglieri, e potrà così tranquillamente vedere che
ve ne sono di accolte, ve ne sono di parzialmente accolte, ma anche di respinte.
In conclusione, evidenziando comunque che se avete delle domande sono a disposizione,
il lavoro del Commissario è stato secondo noi un lavoro improbo, anche perché si è messo mano
a più di mille osservazioni. Tenete conto che solo questa della Giunta relativa alle cartografie
portava 102 punti e di questi ne sono stati accolti circa 80. Si è trattato in pratica di mettere mano
a tutte queste osservazioni e di incrociarle con quel sistema di riscontri informatici, il che ha
portato via un paio di mesi solo per inventare il programma per la lettura comparata delle varie
osservazioni e permettere così al Commissario di rispondere in modo congruente. Come ci ha
spiegato il Commissario, non sempre queste cose sono perfettamente funzionanti perché sono di
una complessità notevole. Credo che per gli errori materiali potrà intervenire la Giunta
provinciale, dopo di che il Piano dovrà sicuramente tornare perché faranno delle osservazioni. In
ogni caso, io sono convinto, contrariamente a quello che dice il Consigliere Alberti, che rispetto
alla prima adozione il Piano sia migliorato di molto, anche perché la prima adozione era stata
fatta in tempi molto brevi e quindi probabilmente anche il Commissario non aveva presente tutta
l’organizzazione del territorio così come ce l’ha adesso, dopo aver vissuto a Riva per un anno,
visto che era qui almeno una volta alla settimana. Sicuramente può avere commesso qualche
errore, su alcune scelte io ad esempio non sono d’accordo, ma su tante altre sì. Direi che bisogna
valutare il quadro complessivo e in questo senso secondo me il Piano è migliorato ed è stato
anche semplificato. Ritengo che il Commissario abbia fatto un ottimo lavoro, sempre valutandolo
nell’ottica generale, non nell’ottica particolare e tanto meno nell’ottica individuale. La seconda
adozione è sicuramente migliore della prima: di questo gli va dato atto, dopo di che, ovviamente,
noi speriamo di vederci ritornato il Piano da Trento il più presto possibile approvato per
determinare con il Consiglio comunale, che a quel punto sulle modifiche puntuali sicuramente
non avrà problemi di incompatibilità, le modifiche successive. Meglio è che vada a Trento e che
torni approvato, altrimenti in questa situazione siamo bloccati anche dal punto di vista
pecuniario, cioè dal recupero degli oneri di urbanizzazione, che in questi due anni, come avete
visto dai bilanci, sono andati nettamente calando. Ritengo quindi che questa relazione possa
essere come prima relazione sufficiente, avendo toccato il più possibile i vari problemi. Se vi
sono degli interventi o se comunque volete demandarli al successivo Consiglio comunale, siamo
a disposizione.
Presidente
Ringrazio l’Assessore Matteotti, anche se la sua esposizione è stata molto prolissa, in
quanto è entrato nel merito di alcune questioni. Propongo al Consiglio comunale di ringraziare
l’architetto Flaim e di lasciarlo andare, visto che ha esaurito il suo ruolo.
Se il Consiglio comunale è d’accordo e se non vi sono altri interventi, chiudiamo e
rimandiamo tutto a settembre. Dichiaro chiusa la seduta e vi ringrazio.
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