VERBALE DI SEDUTA INFORMALE DEL CONSIGLIO COMUNALE
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VERBALE DI SEDUTA INFORMALE DEL CONSIGLIO COMUNALE
copia VERBALE DI SEDUTA INFORMALE DEL CONSIGLIO COMUNALE RIUNIONE DEL GIORNO 5 AGOSTO 1999 N. _7 In data 5 agosto 1999 alle ore 18.00 presso la Sala Civica al piano terra della Rocca di Riva del Garda si è riunito il CONSIGLIO COMUNALE INFORMALE per la trattazione degli argomenti di cui all’ordine del giorno emanato con avviso dd. 29 luglio 1999, regolarmente notificato ed allegato sub lettera A). Alla riunione informale risultano presenti i signori: - MALOSSINI Cesare - Sindaco - BENAMATI Tomaso - Presidente - BERTOLDI Pietro - FRIZZI Rocco - BALLARDINI Alberto - LORENZI Patrick - MATTEOTTI Paolo - BOMBARDELLI Ivo - VALANDRO Salvador - TRINCHIERI Cristian - VICARI Tiberio - TANAS Marco - MANZONI Marco - D’AGOSTINO Alfredo - BASSETTI Enzo - BONORA Vigilio - GENTILINI Ivo - DELAINI Aurelio - ZAMBOTTI Pier Giorgio - PRATI Lorenzo - CRETTI Gino - RAVANELLI Giuseppe - ALBERTI Pietro Risultano assenti i Consiglieri signori: - ZUCCHELLI Paolo - CALZA’ Luigi - CESCHINI Vincenzo - ANDREOZZI Maurizio - LOTTI Stefano - DAVES Mario - de ECCHER Cristano verbale 5.08.99 / 1 Partecipano alla riunione gli Assessori Pietro Matteotti, Luigi Marino, Adalberto Mosaner, Giovanni Torboli ed Emilio Munari. A seguito di invito da parte dell’Amministrazione comunale, partecipa alla riunione informale l’Arch. Sandro Flaim - Commissario ad acta per l’adozione del Piano Regolatore Generale. Ai sensi dell’art. 1 - 3° comma del Regolamento Interno per le adunanze del Consiglio comunale è stato chiamato ad assistere all’adunanza, per il presente punto, l’arch. Piero Parolari del Settore Affari Tecnici - Area Funzionale Gestione del Territorio. Presidente (…) Evidentemente non avevo letto per intero l’avviso di convocazione, perché in fondo è scritto: “Si precisa che la Conferenza dei Capigruppo, nella riunione del 28 luglio, ha programmato inoltre una successiva riunione informale del Consiglio comunale nel mese di settembre, a data da destinare, per l’approfondimento della materia a seguito delle informazioni acquisite, alla quale parteciperà anche il Commissario ad acta”. Se ricordo bene, non era prevista la partecipazione del Commissario ad acta in quanto avevamo detto che convocavamo una riunione nostra per discutere e fare alcune valutazioni sul Piano Regolatore. Che io ricordi, non avevamo deliberato assolutamente che fosse presente il Commissario. Se non c’è nulla in contrario, direi che la presenza del Commissario è inutile perché si tratterà di una discussione all’interno del Consiglio comunale. Prego, Consigliere Delaini. Consigliere Delaini Volevo anch’io chiedere spiegazioni in merito alla presenza del Commissario, che non era stata deliberata. Presidente Evidentemente si tratta di un errore, che purtroppo mi è sfuggito… Consigliere Delaini Non so se valga la pena farlo rimanere, visto e considerato che non abbiamo avuto nemmeno il tempo di sviscerare e di studiare il Piano, cosicché potremmo chiedergli poco o niente. Presidente Per oggi avevamo deliberato che fosse presente il Commissario ad acta perché facesse una relazione sui criteri usati nella scelta delle osservazioni, invece la sua presenza non era prevista a settembre: questo, se ricordo bene, era stato stabilito nella riunione dei Capigruppo. Avevamo detto che era corretto per la gente e anche per i Consiglieri comunali che il verbale 5.08.99 / 2 Commissario ad acta spiegasse oggi i criteri adottati nell’analisi delle osservazioni presentate: questo era stato stabilito a maggioranza nella Conferenza dei Capigruppo. Consigliere Delaini Se in sede di Conferenza dei Capigruppo avete ritenuto necessaria la presenza del Commissario ad acta, mi adeguo: ascoltiamo quello che ha da dire. Presidente Rimaniamo comunque d’accordo che a settembre il Commissario ad acta non ci sarà. Come dicevo, oggi abbiamo invitato il Commissario ad acta perché presenti i criteri adottati nell’esame delle osservazioni, passiamo quindi alla trattazione del punto n. 1 all’ordine del giorno, pur sapendo che non possiamo assolutamente deliberare perché si tratta di un Consiglio informale. Il Presidente invita il Consiglio comunale alla trattazione del punto n. 1 dell’ordine del giorno. PUNTO N. 1: ADOZIONE DEFINITIVA DEL PIANO REGOLATORE GENERALE INTERCOMUNALE DEI COMUNI DI RIVA DEL GARDA E NAGOTORBOLE, LIMITATAMENTE AL TERRITORIO DI RIVA DEL GARDA: RELAZIONE DELL’ARCH. SANDRO FLAIM COMMISSARIO AD ACTA Presidente La parola al Commissario ad acta, architetto Flaim. Arch. Flaim Ringrazio tutti i Consiglieri per questo invito, che ovviamente riveste un carattere irrituale e che proprio per questo motivo risulta ancora più ben accetto. Anzi, debbo dire che per un professionista che come me si occupa di pianificazione è sicuramente bello vedere che ci sono degli amministratori che si trovano a discutere del Piano Urbanistico alle soglie del ferragosto: questo è veramente lodevole. Vorrei in premessa fare una piccola precisazione, peraltro subito evidenziando che sarò molto breve e che alcune cose che vorrei dirvi già lo ho in parte preannunciate nella riunione dei Capigruppo. Rispetto ai termini della convocazione, su cui già si è espresso il Presidente, mi sembrerebbe molto più idoneo, molto più giusto che io vi raccontassi la storia di questo Piano, ma che non partecipassi alle discussioni di questo Consiglio proprio perché non lo ritengo opportuno nei vostri confronti. Rispetto a quanto detto nella convocazione e a quanto riportato sui giornali, è chiaro che io non vi parlerò del Piano Regolatore di Riva del Garda, ma vi parlerò del lavoro che ho svolto come Commissario ad acta per l’adozione del Piano, pertanto due cose completamente diverse, anche se ovviamente dovremo fare cenno ad alcuni aspetti. verbale 5.08.99 / 3 So che numerosi Consiglieri non erano presenti nel passato Consiglio, cercherò pertanto di riassumere il lavoro partendo dall’inizio. L’incarico di Commissario ad acta mi è stato dato dalla Giunta provinciale con una delibera del 21 marzo 1997, delibera che penso qualcuno di voi abbia visto e che nel suo dispositivo è abbastanza scarna, perché si limita a dire: “Il Commissario ad acta presso il Comune di Riva del Garda, con il compito di procedere all’elaborazione (tra l’altro termine poco idoneo) del Piano Regolatore Intercomunale del territorio di Riva del Garda”. L’incarico è tutto qua. Che cosa vuol dire fare il Commissario ad acta, partendo da questo incarico? Io penso che su questo sia bene riflettere. Che cosa fa nella pratica il Commissario ad acta lo sappiamo tutti: sostituisce il Consiglio comunale, nelle sue espressioni amministrative, nell’adozione delle deliberazioni di adozione del Piano nel momento in cui il Consiglio comunale non può esprimersi al pieno dei propri componenti; per la legge, dunque, il Commissario ad acta sostituisce per questo adempimento il Consiglio comunale. Peraltro, la cosa non è così semplice come si presenta, e di questo ne avevamo parlato anche con il precedente Consiglio. In effetti, qual è il compito vero e proprio del Commissario? Chiaramente, non quello di una sostituzione in toto del Consiglio comunale, in quanto sicuramente il Commissario ad acta non può sostituire il Consiglio comunale nella sua espressione politica, nella sua espressione della volontà politica, ecco quindi che non può sostituirsi nelle scelte specifiche di indirizzo politico della pianificazione non avendo il mandato che gli viene dalla cittadinanza. Qual è, allora, il compito del Commissario ad acta, al di là di assumere, come dice la legge, la delibera di adozione? Come abbiamo detto l’altra volta, va tracciato secondo due grossi campi: innanzitutto, una verifica di congruità amministrativa, quindi una verifica del fatto che la delibera e gli atti ci siano e siano tutti conformi alle leggi, come del resto avviene per tutte le deliberazioni, venendo supportato in questo, come avviene peraltro per il Consiglio comunale, dai funzionari amministrativi e dal Segretario. Oltre a questo compie un passo in più, visto il tipo di materia, verifica cioè una congruità tecnica di questi elaborati, di queste scelte che si fanno, ossia verifica che le scelte fatte, che quanto è stato messo su questi grandi disegni corrisponda alle linee guida che la nostra legislazione in materia urbanistica ci indica. Non solo: verifica che il progetto riporti per quanto possibile sulla carta le scelte d’indirizzo che l’Amministrazione si è data, verifica cioè che vi sia congruità nelle varie parti di questo Piano, quindi tra quanto viene detto in relazione, nella descrizione delle scelte, e nella operatività e nel calare queste scelte su delle cartografie. La prima parte di questo lavoro, relativa alla congruità degli atti e alla congruità del dispositivo di adozione, si compone di operazioni abbastanza semplici, abbastanza rituali: si tratta di una verifica delle norme di legge, anche se per quanto riguarda la tecnica urbanistica a volte non è così facile. La verifica delle scelte o, meglio, del rapporto scelte-indirizzi è invece un po’ più complicata perché gli strumenti che ha in mano il Commissario per verificare se il Piano corrisponde a quanto stabilito dal Consiglio, esautorato nel suo compito di adozione, non dipendono da leggi, ma sono esclusivamente quelli delle interlocuzioni. Da qui siamo partiti nel lavoro che ha occupato alcuni mesi del 1997, precisamente la seconda parte del 1997, mettendo in cantiere, supportato nel mio lavoro dai funzionari dell’Ufficio Tecnico e dell’Ufficio di Piano, che colgo l’occasione per ringraziare perché veramente hanno svolto un lavoro importante, una serie di “operazioni ascolto” – chiamiamole così – con quelle che potremmo definire le fonti di creazione della volontà politica del Consiglio comunale. Abbiamo così fatto incontri con il verbale 5.08.99 / 4 Consiglio comunale al completo, che peraltro devo dire non è stato di grande aiuto, e abbiamo fatto una serie di incontri con i Gruppi consiliari di maggioranza e di minoranza, che invece sono stati molto più fruttiferi e molto più importanti. Oltre all’apparato politico, è stato contattato l’apparato sociale della nostra cittadinanza: ho così incontrato le associazioni degli imprenditori, artigiani, commercianti, industriali ed agricoltori, le forze sindacali e una serie di enti parapubblici. Siamo così arrivati alla prima adozione del Piano il 24 dicembre 1997. La delibera è stata firmata, oltre che da me, dalla dottoressa Guella, Segretario del Comune di Torbole, per la parte amministrativa, e come è detto è stata adottata il 24 dicembre 1997, ottenendo il parere di esame di congruità dalla Giunta provinciale il 16 gennaio. A seguito della delibera di prima adozione - così la chiama la legge - sono stati richiesti i pareri di rito della Giunta comprensoriale per la congruità del nostro Piano con il Piano Comprensoriale e il parere dell’Azienda Sanitaria, che sono giunti in seguito. Penso già abbiate visto gli elementi di cui si costituisce il Piano: sono le tavole grafiche, che sono di tre tipi, e precisamente tavole relative al sistema ambientale, al sistema produttivo e al sistema infrastrutturale, ossia quella tavola che riporta solo strade, oltre ad una sintesi delle penalità geologiche, e la parte riguardante i centri storici, che si compone invece di alcune tavole a scala più grande e soprattutto di una scheda per ognuno degli edifici ricompresi all’interno del centro storico. Oltre alla parte cartografica, quindi oltre ai disegni, vi è la relazione illustrativa e vi sono le norme di attuazione del Piano, più la relazione geologica. Che cosa succede dopo la prima adozione? I termini del procedimento sono disciplinati dalla legge urbanistica, la Legge Provinciale n. 22 del 1991, che all’art. 40 prevede che dopo l’assunzione della delibera di adozione vi sia un periodo di deposito, con esposizione al pubblico del Piano per sessanta giorni. Nel caso di Riva del Garda, l’esposizione, che tra l’altro è avvenuta in questa sala, si è protratta dal 30 gennaio al 31 marzo. Inoltre, sempre come prevede la legge, il Piano è stato pubblicato sul Bollettino Regionale il 30 gennaio 1998. La legge dice che chiunque può prendere visione del Piano e che entro il periodo di deposito, cioè entro quei sessanta giorni, chiunque può presentare osservazioni nel pubblico interesse. La legge è categorica nel termine di presentazione delle osservazioni, e di questo ne parleremo più avanti, mentre è un po’ meno categorica, essendo è un po’ tutto da interpretare, sulla tipologia delle osservazioni: la legge parla infatti di “osservazioni nel pubblico interesse”, dunque di un qualche cosa da definire. Nei successivi novanta giorni, il Piano modificato, cioè con le osservazioni accolte o meno, viene di nuovo adottato. Nel nostro caso, le istanze presentate e protocollate sono state 521; fra queste, ovviamente, ve ne erano alcune che contenevano più osservazioni (ad esempio, c’era un’istanza che conteneva 28 osservazioni, una che ne conteneva 27, due che ne conteneva 25 e così via). Riassumendo, si possono raggruppare 1.637 osservazioni presentate da cittadini privati, 168 osservazioni presentate da aziende e 28 osservazioni presentate da enti, per un totale di circa 2.000 osservazioni, che come potete immaginare rappresentano indubbiamente una mole notevole di lavoro. Il primo lavoro che è stato fatto, e che dopo i due mesi di adozione ha occupato altri tre mesi circa, è stato il lavoro di catalogazione delle osservazioni: ovviamente, analizzarle imponeva prima di tutto darsi dei metodi per esaminarle, ma ancora imponeva dei metodi per la schedatura delle osservazioni proprio per avere un filo conduttore e non perdersi all’interno di questa moltitudine di domande. Abbiamo così elaborato, tramite l’Ufficio di Piano, verbale 5.08.99 / 5 uno specifico programma a computer per catalogare tutte queste osservazioni e poi avremo modo di vederne i risultati. Come dicevo, questo lavoro ci ha tenuti impegnati per circa tre mesi. Negli altri mesi del 1998 le osservazioni sono state esaminate, effettuando i sopralluoghi necessari da parte mia e in parte con l’aiuto dei tecnici dell’Ufficio di Piano, e rispetto a queste abbiamo stilato una serie di risposte. Le osservazioni sono state divise in osservazioni accolte, osservazioni respinte e osservazioni accolte parzialmente, cioè osservazioni che per alcuni versi sono state accolte e che per alcune altre questioni che sollevavano sono state negate. Di queste 521 osservazioni ufficiali, ne sono state accolte 159, ne sono state accolte parzialmente 126 e ne sono state respinte 221. Oltre a queste, 15 osservazioni non sono state prese in esame, o perché, in verità pochissime, non erano in sé delle osservazioni, ma solo delle considerazioni rispetto al Piano, o perché arrivate fuori termine e pertanto illegalmente accettabili. Ovviamente, l’accettare le osservazioni ha comportato una modifica dei documenti di Piano, quindi delle varie cartografie, dove toccate, delle norme di attuazione, oltre che delle schede del centro storico. Rispetto alle nostre schede di centro storico, che schedano più di mille edifici, ne sono state eliminate 14, quindi 14 edifici sono passati dall’interno all’esterno del perimetro di centro storico o, se volete, il perimetro del centro storico è stato tirato un po’ più in dentro, 7 sono state ricomprese nel centro storico, mentre prima non lo erano, 46 schede, invece, sono state modificate nel contenuto. Vi mostro adesso i documenti che raccolgo il lavoro svolto. Uno dei lavori interlocutori necessari per l’esame delle osservazioni è stato quello di referenziare sul territorio in merito alle varie osservazioni. Trattandosi di documenti di lavoro, quindi documenti non ufficiali, abbiamo collegato tutte le istanze alle particelle edificiali o alle particelle fondiarie collegandole così ad un punto esatto sul territorio: questo per la semplice necessità di andarle poi a trovare. Sembrano lavori semplici e ovvi, invece hanno richiesto un certo impegno. La parte verde, rispetto al bianco, rappresenta i territori in cui è stata fatta l’osservazione, dando quindi un’occhiata al livello cromatico di questa tavola potete capire quante sono state queste osservazioni. Le osservazioni sono state raccolte in una serie di documenti, in particolare sono state raccolte in un grande tabulato, che è a disposizione presso l’Ufficio di Piano, in cui vengono riportati tutti i testi delle osservazioni, raccogliendo i numeri di protocollo, elencandole per il tempo di presentazione, schedandole secondo la posizione all’interno della referenza territoriale, dando ad ognuna una specifica risposta, mentre in una colonna risulta se l’osservazione è stata accolta, respinta o accolta parzialmente, con vicino la data in cui è stato effettuato il sopralluogo o in cui comunque è stata terminata l’analisi di quella specifica osservazione. Questo lavoro è relativo a tutte le modifiche che le osservazioni hanno comportato rispetto alla cartografia, cioè a tutte le modifiche delle tavole. Tenete conto che alcune di queste osservazioni hanno chiesto modifiche della destinazione d’uso, quindi modifiche sulle tavole, sulla cartografia, altre invece hanno chiesto solo modifiche alle norme di attuazione; anche questo tipo di osservazioni sono state raccolte in questo tabulato, che peraltro è di facile lettura. Qui trovate stampati a sinistra il testo delle norme della prima adozione, a destra il testo della normativa modificata secondo le osservazioni accolte. Vicino ad ognuno dei testi sono riportati i numeri di protocollo, i numeri di schedatura delle osservazioni, che poi troviamo nel tabulato generale. Il testo vecchio, diciamo così, della prima adozione è stato sottolineato e scritto in carattere diverso per le parole che sono state tolte, mentre il testo nuovo è stato scritto con un verbale 5.08.99 / 6 carattere più evidente per le parole che sono state aggiunte alla normativa. Voi sapete che scrivere le norme di attuazione è come scrivere una legge: ogni parola deve essere calibrata con attenzione rispetto a quanto può portare poi come effetto. Abbiamo poi elaborato un ulteriore documento che raccoglie i nomi di tutti quelli che hanno presentato osservazioni. Questo è solo un documento di lavoro, che ci serve, se un cittadino viene a chiedere informazioni, per trovare in modo rapido le varie istanze. Con questo lavoro si è arrivati alla seconda adozione, che è del giugno di quest’anno. Nel frattempo vi è stata una modifica nella titolarità del Piano, in quanto il Comune di Riva ha sciolto i rapporti di lavoro con l’architetto Favole, progettista del Piano, e con la delibera n. 5919 ha incaricato di seguire il Piano dal punto di vista tecnico e professionale, per la parte di modifica rispetto alle osservazioni accolte, l’architetto Parolari, dello stesso Comune. La seconda adozione è stata firmata, oltre che dal sottoscritto, dal Segretario Guella e, come progettista del Piano, dall’architetto Parolari. Vi do ora alcune indicazioni rispetto al tipo di modifica e al metodo con cui si è arrivati a queste modifiche. Già vi ho parlato delle modifiche delle schede del centro storico e a questo riguardo vi dico subito che la modifica principale in queste schede è dovuta ad un esame “superficiale” (tra virgolette) del Piano, un esame rivolto agli edifici rispetto al loro aspetto esterno: ovviamente, il progettista non poteva entrare nelle case di ognuno degli abitanti di Riva. Ecco quindi che rispetto all’assetto tipologico, come si suol dire, dell’edificio sono stati schedati alcuni parametri di comportamento rispetto alle modifiche che questo edificio potrebbe o avrebbe assunto. Spesso, l’immagine degli edifici imbroglia rispetto al contenuto: perché? Perché, tra le leggi che controllano le modifiche nei nostri territori, quella che in questi anni ha influito maggiormente è stata la legge di tutela del paesaggio, legge che tutela soprattutto l’aspetto estetico degli edifici; è così successo, come è successo in tutto il Trentino, che l’edificio abbia mantenuto il suo vestito importante, magari austero di centro storico, ma al proprio interno sia stato completamente modificato. Ovviamente, il contenuto austero ha portato ad avere un maggiore rispetto all’interno delle norme relative al Piano e quindi a sottoporre l’edificio a categorie di intervento più restrittive, più di conservazione; chiaramente, il controllo rispetto all’osservazione fatto successivamente e l’apprendere questa modernità interna rispetto all’austerità esterna ha fatto sì che il Piano si conformasse alla situazione odierna. Sottolineo che il 99% delle osservazioni fatte in centro storico sono relative a questo tipo di modifica. Nell’analisi e soprattutto nella parte decisionale rispetto all’accoglimento o meno di queste osservazioni, il sottoscritto, che come Commissario ha questo potere decisionale, si è supportato per gli aspetti scientifici, per gli aspetti di competenza, e dunque rispetto a tutto quanto non aveva carattere di ovvietà o carattere amministrativo, con dei pareri del progettista del Piano per la parte urbanistica e del geologo per le parti relative alle zone sottoposte a questo vincolo. Nella fase successiva all’esposizione o, meglio, durante le giornate di esposizione, abbiamo fatto, come vi ricorderete, questi incontri con la popolazione. In particolare, mi sembra di ricordare che siano stati sei pomeriggi quelli nei quali il Piano era a disposizione del pubblico ed io ero presente in ufficio per rispondere ad eventuali domande o suggerimenti del pubblico, che devo dire ha partecipato ampiamente. verbale 5.08.99 / 7 Rispetto alle modifiche dal punto di vista urbanistico, con l’accoglimento delle osservazioni – ovviamente, la negazione non porta alcuna modifica - il Piano non è cambiato nelle sue linee generali, nella sua filosofia di fondo e del resto, come vi dicevo all’inizio, il Commissario ha il compito non di progettare il Piano, ma di decidere solo sulla congruità degli atti e sulle osservazioni. Per questo, come ho già detto in sede di Capigruppo, se il Piano presentato al Consiglio comunale era un buon Piano, è rimasto tale, se il Piano era meno buono, è rimasto meno buono, come lo era all’inizio. Vi do ora alcuni dati, anche se non proprio precisi, sulle modifiche rispetto alla quantificazione fisica e urbanistica del territorio. Sono aumentate le zone produttive di circa 20.000 metri quadrati, sono state ridotte le zone residenziali di varia natura di circa 30.000 metri quadrati, sono state lievemente aumentate le zone agricole e sono state aumentate, per la conseguenza di queste osservazioni, le zone per attrezzature e servizi pubblici. Sono state toccate un po’ tutte le zone e chi ha voglia di andarsele a vedere può consultare la documentazione, perché nelle tabelle allegate alla seconda adozione ci sono tutti questi confronti, anche se i dati dicono poco. Invece, qualche cosa di più ci dice la modifica del numero dei piani subordinati: come sempre avviene, il Piano Regolatore demanda alcune situazioni particolari ad un successivo momento, rimanda cioè alcune decisioni importanti ad un’analisi più approfondita e per fare questo si serve, come prevede la legge, di tre tipi di piani che vengono fatti dopo il Piano Regolatore e che sono di estensione più limitata. Mi riferisco ai piani di lottizzazione, che tutti conosciamo, ai piani a fini speciali, legati soprattutto all’edilizia economica popolare, e ai piani a fini generali, per comparti di particolare natura. Il numero dei piani attuativi previsti nel nostro Piano Regolatore è molto alta; con le osservazioni è stata un po’ ridotta, e infatti sono stati cancellati dieci piani di lottizzazione previsti, un piano a fini speciali e sei piani a fini generali. Mi preme ora darvi alcune indicazioni rispetto al tipo di osservazioni. Io ho schedato, se così possiamo dire, le osservazioni accolte in tre tipi di osservazioni. Innanzitutto, le osservazioni dovute ad errori materiali, sicuramente naturali in un lavoro così complesso perché l’urbanistica, la messa in carta di queste decisioni a volte comporta grafie legate al millimetro come dimensioni e pur con tutti gli strumenti di supporto informatico che si hanno oggi è normale che vi siano degli errori. Direi che la maggior parte delle osservazioni accolte derivano da errori materiali e ovvi. Ad esempio, se la pista ciclabile passa sopra all’edificio, è ben chiaro che si tratta di un errore e non di una scelta progettuale, perché nessun progettista di buon senso prevederebbe un’arteria viaria sopra ad un edificio. Altre osservazioni hanno segnalato la mancanza del disegno dell’edificio esistente: anche qui, era ovvio che la scelta progettuale non era di eliminare quell’edificio, quindi si è trattato di una mancanza di disegno. Altre osservazioni erano riferite a destinazioni d’uso consolidate, ma riportate sbagliate all’interno del Piano, con negozi che erano alberghi o alberghi che erano condomini e altre cose di questo tipo: ovviamente, erano sbagli e non scelte progettuali. Ci siamo trovati di fronte a progetti pubblici riportati in cartografia in maniera diversa rispetto agli elaborati esecutivi presenti presso l’Amministrazione comunale: anche qui è chiaro che l’intendimento dell’Amministrazione non può essere cambiato nel giro di pochi mesi rispetto alla costruzione di una strada o di un parcheggio, ma sono sbagli fatti nel riportare in carta questi progetti. Purtroppo, debbo dire che di questi errori ne abbiamo riscontrati parecchi. Altre osservazioni, invece, e parliamo solo di osservazioni accolte, riguardavano palesi casi di carenza indagatoria verbale 5.08.99 / 8 nella fase di analisi, nel senso che la fase di analisi mancava di alcune conoscenze: magari non per cattiva gestione, ma per questioni materiali non si avevano certe informazioni; chiaramente, se in possesso di queste informazioni, la scelta poteva essere diversa. Tipico il caso che ho citato prima degli edifici ristrutturati di recente all’interno dei centri storici. La terza categoria delle osservazioni accolte si riferisce a quelle accolte per pubblico interesse, cioè osservazioni presentate dall’Amministrazione pubblica o comunque osservazioni alle quali era legato un ovvio interesse pubblico. Cito per tutte, tanto per capire il tipo di osservazioni, la richiesta di introdurre la possibilità di deroga per gli esercizi alberghieri: chiaramente, è un interesse pubblico riconosciuto per legge nella nostra provincia. Questo rispetto alle osservazioni accolte. Quali sono invece le osservazioni non accolte? Come vi ho detto prima, tutte le osservazioni che comportavano scelte progettuali, che comportavano per il Commissario fare il progettista, il che non corrisponde certo al suo compito. Vi porto un esempio: in un’osservazione si diceva: “In quell’area pubblica starebbe bene un teatro all’aperto”; certo, può darsi che stesse bene, ma scegliere di fare un teatro all’aperto in quella determinata zona voleva dire progettare dal punto di vista urbanistico, fare scelte precise, cosa che peraltro non è possibile in un territorio complicato come il nostro senza avere a monte le necessarie analisi urbanistiche. Oltre a questo tipo di osservazioni, ossia quelle che comportavano scelte, la maggior parte delle osservazioni non accolte riguardano modifiche di destinazione d’uso del territorio e prevalentemente modifiche dalla destinazione agricola a destinazione residenziale. E’ chiaro che, a parte piccoli stridi o errori che possono esserci stati, una modifica per destinare un terreno dalla sua destinazione naturale, che è quella agricola, a quella edilizia comporta delle scelte che non riguardano solo quell’appezzamento di terreno, ma tutto il territorio e questo vuol dire fare il Piano, vuol dire progettare il Piano e questo non era un compito che mi era stato affidato. Come vi dicevo, e concludo, il Piano è stato modificato nelle cartografie e nelle norme di attuazione a seconda delle osservazioni accolte. Faccio una precisazione, anche se la cosa è più che ovvia: il Commissario si è occupato di tutte le osservazioni presentate; può essere che vi siano delle cose ovvie, palesi, errori, come dicevo prima, ma che non sono stati segnalati, cioè rispetto ai quali nessuno ha portato in Comune un’osservazione. Ovviamente di quelle, anche se magari ne siamo a conoscenza, non ci si è occupati perché legalmente non si poteva farlo. Questo significa che nel Piano di errori ce ne saranno altri e del resto, in un’operazione così complessa e così delicata, in un territorio così grande, è ovvio che errori ve ne siano ancora. Non solo: vi dico subito che qualche piccolo errore è stato fatto anche nel trascrivere le osservazioni; si tratta sicuramente di errori marginali e di poco conto, sappiate comunque che anche nel riportare in carta 2.000 osservazioni, quindi 2.000 modifiche puntuali a tutte queste cartografie, ai collaboratori dell’Ufficio e al sottoscritto, nel momento del controllo, qualcosa può essere sfuggito. L’ultima cosa che mi preme sottolineare è che nel periodo tra l’accoglimento delle osservazioni e la messa in carta delle osservazioni accolte, attraverso l’Ufficio di Piano è stato compiuto anche un altro importante lavoro, non specificamente collegato a questa operazione, ma che comunque fatto in questo momento dava sicuramente risultati maggiori: mi riferisco al lavoro compiuto per convertire tutti gli assetti informatici del Piano che ci ha dato il progettista in autocad con un sistema informatico specifico per l’urbanistica, cioè un sistema informatico verbale 5.08.99 / 9 che possa poi essere usufruito anche dall’Ufficio Tecnico per gestire il Piano stesso. Ovviamente, questo ha comportato un certo lavoro, importante, con la riscrittura di tutte queste mappe. Presidente E’ aperta la discussione. Prego, Consigliere Delaini. Consigliere Delaini Sarò brevissimo, solo per togliermi alcune curiosità. L’architetto Flaim ha detto che il Piano è stato stilato in base a scelte politiche e a questo proposito ricordo la prima stesura che fece l’architetto Favole. Naturalmente, era una scelta anche politica, visto che alcune scelte e alcune direttive erano a mio avviso state date dall’Amministrazione, perché mai l’architetto Favole si sarebbe sognato di stravolgere quelle che erano a sua volta scelte del Piano Urbanistico Comprensoriale o addirittura Provinciale, se appunto non avesse avuto queste direttive politiche dall’Amministrazione. Sicuramente ci sono stati degli interventi che hanno influito parecchio, e infatti ricordo che alcune zone che erano state… (CAMBIO LATO) …vedi sviluppo per quanto riguarda zone residenziali, sono state a loro volta modificate. Vorrei sapere se questi sono interventi dell’architetto oppure se ci sono stati degli interventi dell’Amministrazione, visto che il Commissario si è dimenticato di dire, a meno che non siano tra queste 28 osservazioni di enti, che l’Amministrazione aveva presentato più di 100 osservazioni. Vorrei sapere di quale gruppo fanno parte: certo non sono tra le 168, perché queste sono di aziende, sono quindi tra le 159 o sono tra le 28 di enti? L’architetto Flaim ha anche fatto cenno alle osservazioni e agli incontri che ha avuto con le forze politiche. Ho potuto constatare che le osservazioni fatte dall’Amministrazione e dalla maggioranza – almeno, questo è quanto posso dedurre – sono state accolte, non mi risulta invece che siano state accolte osservazioni fatte dai Gruppi di minoranza, di cui facevo parte anch’io già nella passata legislatura. Un sassolino che vorrei togliermi è questo: l’architetto Favole, nel suo Piano, ed era una scelta politica, perché era anche nel programma della passata Amministrazione, aveva inserito la famosa Via Filanda; ora vorrei sapere dal Commissario ad acta per quale ragione è stata cancellata la realizzazione di un sovrappasso o di un sottopasso di Via Filanda. Questa è un’osservazione politica? E’ un’osservazione fatta dalla maggioranza, visto che la vecchia Amministrazione l’aveva inserita anche nel programma proposto nella precedente campagna elettorale? Vengo ora al problema della Baltera, zona in cui adesso troviamo l’espansione e i parcheggi. Voglio ricordarvi che la passata Amministrazione aveva stabilito nel programma quanto segue: “La zona Baltera rimarrà zona industriale e artigianale”, ora invece è stata stravolta, ma per volontà di chi? E’ un’iniziativa dell’architetto Flaim? Sono osservazioni, imposizioni o scelte politiche? Vorrei che qualcuno mi fornisse queste risposte perché sinceramente ci sono tanti aspetti che non mi soddisfano. Lascio spazio ad altri e mi riservo di intervenire in un secondo momento. verbale 5.08.99 / 10 Consigliere Alberti Nel vedere il Piano Regolatore, sia nel momento in cui è iniziato l’iter, sia adesso, dopo l’intervento del Commissario, ci si aspettava quanto meno un colpo d’ala, una dimostrazione di qualche cosa che fosse significativo per la città, significativo per tutti, magari anche andando contro le normative nazionali. Mi riferisco qui ad una cosa molto semplice, che mi sta a cuore, ed è la figura dell’Ufficiale Sanitario, senza il quale non passa niente. La legge che supporta l’esistenza dell’Ufficiale Sanitario è del 1932: dal 1932 al 1999 la tecnologia è andata avanti, ma la legge è rimasta invariata. Abbiamo i robot che vanno su Marte, ma ancora dobbiamo dichiarare che la malta è asciutta, altrimenti la casa non si può abitare e l’Ufficiale Sanitario, se non gli si danno le 50.000 lire, non dà l’abitabilità. Questa è una legge nazionale, lo sappiamo benissimo, potrebbe però uscire da qui un messaggio forte per chiedere di rivedere questa figura, che deve intervenire solo ed esclusivamente quando viene chiamata e non come una nube temporalesca, che blocca e paralizza tutto: senza l’Ufficiale Sanitario non si muovono neanche le foglie al Brolo. Una cosa che mi aspettavo era questa, almeno per far vedere che si esiste. Vorrà dire che presenteremo una mozione o che comunque qualcosa faremo. Quanto al Piano Regolatore, io ho fatto l’inizio di un’analisi, arrivando sì e no al 10% e sinceramente debbo dire che, alle volte, nel vedere queste cose si è presi da un senso di depressione. Qualcosa si poteva fare, anche se il Commissario non può intervenire: ad esempio, le assurdità potevano essere tolte. Prendendo la tavola n. 1, quella di Campi, mi chiedo se chi ha fatto il progetto sia andato vedere quello che è stato fatto. I paesi li conoscete o no? Avete messo una zona di espansione edilizia sul cocuzzolo senza prevedere la strada di penetrazione, eppure lì, se non fate una strada, che infatti non è prevista, non è possibile costruire, quindi è una bufala. C’è una strada di penetrazione oltre quella che porta a Malga Gras, però è 6 metri più bassa del terreno e il terreno va su in pendenza, nella tavola n. 1, quindi, c’è qualche cosa che non va. Non voglio certo fare come l’altra volta e analizzare tavola per tavola, mi limito dunque solo ad alcuni esempi. Ho analizzato i parcheggi che dovrebbero diventare pubblici - li ho pitturati di verde, così si vedono meglio - e sinceramente mi sembrano i resti di carnevale, dei coriandoli che dove cascano cascano: questa è l’impressione che si ha, ed è un’impressione nitida, netta. Vorrei sapere che cosa dice di questi parcheggi la componente verde di questo Consiglio, perché ad esempio togliere tutto il terreno agricolo primario davanti alla fattoria per fare posto, per salvaguardare il Palafiere e giustificarne l’esistenza, in zona urbanisticamente errata, mi sembra una cosa che grida vendetta al Cielo: è uno scandalo e i Verdi dovrebbero insorgere, perché non tocca a noi farlo. Che cosa ci stanno a fare i Verdi, se non proteggono le aree per le quali si sono sempre battuti? Sempre nell’analizzare i parcheggi, ne ho trovati un paio che sono una meraviglia: ad esempio, uno l’ho trovato all’Albola, lì dove c’è lo svincolo per la bretella Comai; c’è un giardino, c’è una casa del Settecento e voi prevedete di farvi davanti un parcheggio e di destinare quello che avanza a verde pubblico. Chiaramente, se è verde pubblico, significa che io vi posso accedere e così, se dentro alla casa c’è una persona che mangia e ha bisogno del sale, il primo che passa allunga la mano e glielo dà: siamo a questi livelli. Un altro esempio è quello di Via Monte Oro. Vi avevo detto che c’era la possibilità, ed era un’idea mia, di fare questi parcheggi in Via Monte Oro e vi avevo detto anche esattamente dove; il retino che è stato messo arriva contro verbale 5.08.99 / 11 la strada per il Bastione, inglobando quindi il garage di Villa Lina. Ora, espropriare dei garage per fare dei parcheggi mi pare quanto meno assurdo, per non usare termini più pesanti. Può darsi che sia un errore, non lo metto in dubbio, ritorno però al discorso di prima: vi siete recati sul territorio per vedere che cosa stavate combinando con quei retini? Il territorio lo conoscevate a sufficienza per fare questo lavoro a memoria in ufficio? C’è qualche cosa che non va, tanto che sembra che questi retini siano stati messi sulle planimetrie nello stesso modo con cui si spalma la Nutella sul pane. Un altro parcheggio assurdo lo troviamo a S. Alessandro: la Cartiera ci dà cento posti-macchina in comodato per quindici anni, mentre doveva essere nostro per sempre, e dietro si prevede di realizzare un parcheggio per 2.000 macchine, non per i censiti di S. Alessandro, ma come regalo per la Cartiera, così non devono farsi i posti-macchina verso est. In mezzo a tutte queste cose abbiamo una marea di verde pubblico, tanto che mi piacerebbe sapere quanti ettari di terreno sono assoggettati a verde pubblico, perché se la parola “pubblico” ha un significato quelli sono terreni che devono essere espropriati a favore dell’Ente pubblico. Sopra Ceole questi terreni sono tantissimi, anche se non si capisce a che cosa serva quel verde pubblico in cima, dietro il cementificio del Mandelli. E i Verdi stanno zitti… (Voce dall’aula) Io parlo per me, Assessore, e se sta zitto mi fa una cortesia: i Suoi commenti se li può tenere ed eventualmente farli quando ha la parola. Quanto al resto, ho dato un’occhiata rapida e anch’io ho visto quello che è successo a Via Filanda. In effetti, non si capisce perché Favole la ritenesse parte integrante del suo anello viario e adesso scompaia. Su questo mi rivolgo direttamente all’Assessore Matteotti e a suo fratello, Consigliere Matteotti, per sapere che cosa ne dicono visto, che la faccia ce l’hanno messa ed è fotografata. Vorrei capire come mai si è fatta questa scelta di togliere, di mettere e di mantenere una strada, il doppione di Viale Rovereto, che partendo da zero finisce 50 metri sopra: veramente non riesco a capire il significato di queste due strade a “V” con 50 metri in fondo. E’ una scelta urbanisticamente incomprensibile; sarebbe comprensibile se all’altezza di Via Filanda si fosse prevista una galleria che arriva fino all’Oradini e così, una in entrata e una in uscita, cominciamo a capire che sono strade a senso unico, strade a doppio senso in questo modo, invece, sinceramente sono incomprensibili. Purtroppo – ripeto - non ho ultimato l’analisi. Ampliamento della parte commerciale vicino al Palafiere: si amplia con un altro capannone che deve essere fagocitato, come avevamo previsto cinque anni fa; l’avevamo detto che il mostro butta fuori gli altri, e questa è la dimostrazione pratica, perché qui il mostro butta fuori il resto. Andando poi a spulciare tra la normativa, non si capisce perché il Du Lac abbia un regalo che si aggira tra i 18.000 e i 23.000 metri cubi di costruzione ex novo. Siccome non riuscivo a capirlo, ho fatto due conti e ho visto che tra la zonizzazione vecchia e quella nuova il Du Lac prima aveva uno spazio di 70.000-80.000 metri cubi e adesso arriva a 105.000 metri cubi. Questo non l’ho proprio capito o, meglio, dire che non l’ho capito è un eufemismo, perché in realtà si sa perfettamente com’è la faccenda, diciamo però che non l’ho capita, così evito rogne future. Ora ci si viene a dire che Favole ha fatto degli sbagli - duemila, tremila, cinquemila -, quindi abbiamo speso lire 500.000.000 per avere tremila sbagli e ora ne rileviamo degli altri. La verbale 5.08.99 / 12 domanda è: quand’è che riusciremo ad avere un Piano decente, visto che sinceramente, a fronte di quello che c’è qui, sembra solo che si sia riusciti a compiere un’operazione non molto meritoria, ma estremamente difficile, cioè addirittura quella di peggiorare il Piano di Favole? Questa è la realtà che tocco con mano, e la tocco perché la tocco sui quattrini dei cittadini, sui quattrini che girano, che vedo dove girano e come girano. Quello che sta succedendo non mi piace neanche un po’, dopo di che è chiaro che ciascuno si assume le proprie responsabilità. Io continuerò a combattere fino a quando non avrò un Piano vero e proprio, svincolato da interessi di ogni tipo, un Piano che si possa approvare in santa pace e con la coscienza a posto. A suo tempo avevo chiesto di non assoggettare il Piano alle variazioni, avevo chiesto anche di non affidare il lavoro all’architetto Favole, questo immediatamente, alla prima riunione, e non sono stato ascoltato. In Commissione Urbanistica e nel precedente Consiglio comunale ho evidenziato gli errori presenti nel Piano: alcuni sono stati corretti, altri no, altri sono stati peggiorati. Ho chiesto di ritirare il Piano e di rifarlo completamente cambiandone la filosofia, ma non sono stato accontentato neppure allora, eppure guarda caso adesso viene fuori che avevamo ragione, perché anche noi facciamo le nostre analisi. Torno a ribadire una richiesta molto semplice: ritiriamo questo Piano e rottamiamolo, in modo da rifarlo ex novo con un nuovo progettista. Chiaramente il Commissario dice: “Non è nelle mie competenze, non lo posso fare”, e questo lo so, so che si deve attaccare sui vetri per riuscire a cambiare qualche cosa, ed è per questo che torno a chiedere di rottamare questo Piano e di rifarlo piuttosto che avere uno strumento che rovina la città per sempre. Non è questione dell’interesse di questo o di quello, ma di fare l’interesse della città. Se una città si rovina per sempre, non si torna più indietro, quindi lo pagheremo nel futuro. Quando roviniamo qualcosa di bello che c’è in città, anche se è di un privato la città ne viene depauperata per intero, nel suo complesso generale: non è solo quel posto che diventa brutto, ma è tutta la città che ne soffre, e per questo chi vuol bene alla città dovrebbe accettare e sposare questo discorso. Consigliere Prati Purtroppo questa riunione cade in un periodo un po’ particolare, perché siamo in clima prevacanziero, in cui l’attività economica della nostra città è al massimo ed evidentemente anche i Consiglieri sono alle prese con le vacanze che stanno facendo o che stanno per fare, ed è evidente che il tempo per fare un’analisi di Piano non c’è stato; per questo, i Capigruppo hanno demandato quella che dovrà essere una discussione politica sulle risultanze del Piano alla fine di settembre. Per quanto riguarda il Commissario ad acta, io direi innanzitutto che ha svolto una relazione molto chiara sulle linee e sui compiti che si era prefissato e che riteneva gli fossero attribuiti e di questo ne prendiamo atto. Quello che per noi o almeno per me era importante in questa fase non era tanto discutere ed entrare nel merito del Piano, ma era capire, avendo noi detto che per quel che riguarda le scelte operate sulle osservazioni non eravamo poi così convinti che non fossero scaturite da scelte politiche. Per questo ci interessava sapere che cosa ci veniva a dire il Commissario in proposito, Commissario che, mi pare di capire, ha messo su questo le mani avanti dicendo: “Nella metodologia di lavoro operata abbiamo tenuto presente che il progettista era un altro, era Favole, che il Piano di Fabbrica lo aveva fatto Favole e il nostro operato non ha stravolto il Piano: se era un cattivo Piano è rimasto un cattivo Piano, se era un buon Piano è rimasto un buon Piano”, chiarendo qui quella che è stata la metodologia del suo verbale 5.08.99 / 13 operare, un aspetto che è importante approfondire perché da questo verranno poi in sostanza le verifiche di quello che è venuto a dirci. E’ su questo, dunque, che chiedo eventualmente un approfondimento perché in fondo era il suo compito e quindi per me è importante capire meglio quello che è il significato di queste affermazioni. Lei ha detto che le osservazioni sono state suddivise in tre tipi. Il primo tipo di quelle accolte riguarda errori materiali, e fra questi ha citato il fatto che magari si era collocato un edificio là dove invece era solo sul progetto - cito la “Albatros”, tanto per fare un nome e capirci - oppure altre situazioni in cui un’opera realizzata da un Ente pubblico prevedendola in un certo modo risultava prevista in un altro, oppure ancora situazioni in cui c’era un albergo segnato come condominio e altre cose di questo genere. Questo è un discorso che capiamo tutti, perché questi errori andavano corretti. Sicuramente ci saranno errori per i quali gli stessi interessati avranno chiesto l’accoglimento dell’osservazione e poi, probabilmente, ci saranno persone che il Piano non lo hanno neppure visto e che magari non sono ancora a conoscenza di errori che riguardano gli immobili di loro proprietà; a questo riguardo, Lei dice che questi errori ci sono ancora e che quindi ne troveremo degli altri perché è chiaro che, se non c’è uno stimolo, non potevano essere corretti d’ufficio. Sostanzialmente, questo significa che correzioni d’ufficio non dovrebbero essercene state, anche se mi pare che possano esserci ancora in discussione, come si diceva in Commissione, correzioni rispetto a quelle che sono le distanze dalle strade o le fasce di rispetto a seconda di quella che è la classifica delle strade, che potrebbero essere fatte d’ufficio dalla Provincia con riferimento a strade che hanno una loro classifica precisa e per le quali vanno dunque rispettate zone di salvaguardia con standard inderogabili. Pare dunque di capire che certi errori non siano stati corretti d’ufficio e quindi attendano ancora delle correzioni in fase successiva o dietro osservazioni della Provincia. Il secondo tipo di osservazioni accolte riguarda tutta una serie di situazioni per le quali era mancata la fase di analisi, nel senso che c’era stata una carenza di informazioni che aveva fatto assumere determinate scelte che poi nell’approfondimento successivo, in seguito alle osservazioni, sono state cambiate. Queste dovrebbero riguardare soprattutto il centro storico, ovvero il fatto che tutta una serie di edifici nel centro storico sono già stati ristrutturati e quindi in questa fase, a seconda che si fosse trattato di una ristrutturazione o di un risanamento, si era già deciso nel merito, cosicché eventuali interventi futuri su questi edifici potrebbero ancora intervenire in fase di miglioramento non avendo nell’interno niente di centro storico. Un esempio potrebbe essere il Municipio, che è stato completato sventrato e che tecnicamente non necessitava di una certa normativa più rigida. Questo discorso avrà interessato parte di quei 1.600 edifici, poi ridottisi ad un migliaio circa perché alcuni sono rimasti fuori dal perimetro urbano, mentre altri sono stati reinseriti. Su questo vorrei dei chiarimenti, perché da quello che ho capito queste schede sarebbero state prese in mano con l’ottica di una riverifica di quello che era il singolo edificio per dargli una posizione più corretta, come è giusto che sia visto che siamo di fronte ad un Piano che va per edifici ed è giusto che anche i singoli edifici vengano presi in considerazione, altrimenti si rischia di danneggiare o di creare delle situazioni assurde proprio per mancanza di conoscenza, per mancanza di analisi sufficienti. E’ un discorso che mi pare assolutamente comprensibile e condivisibile. Il terzo tipo riguarda un concetto molto generico, ossia “per pubblico interesse”. Io non ho verificato il Piano, ho però visto alcune decisioni che finivano con la dizione “per pubblico verbale 5.08.99 / 14 interesse”, e non poteva essere altrimenti, ma nel pubblico interesse ho visto anche cancellare un parcheggio, ho visto cancellare una strada, Via Filanda, quindi si tratta di una dizione abbastanza generica; magari, si parla di pubblico interesse e quell’interesse viene invece fatto nel privato. Quanto meno va chiarito il concetto, visto che Lei dice: “Le altre le abbiamo accolte per pubblico interesse”. Tra l’altro, Lei ha citato un pubblico interesse che io condivido nella maniera più assoluta: ha detto infatti di avere accolto la possibilità di deroga per gli edifici alberghieri e questo è sicuramente un pubblico interesse, che abbiamo sempre riconosciuto come tale. A suo tempo era stato tolto perché molti anni fa c’era stato il tentativo di catalogare tutti gli edifici alberghieri per prevenirne le eventuali necessità future, ma poi purtroppo l’attività la fece il Piano Urbanistico Comprensoriale e se ne dimenticò qualcuno. Chiaramente, l’intervento di tutta una serie di standard urbanistici aveva penalizzato un certo numero di aziende, che senza deroga non avrebbero avuto nessuna possibilità di razionalizzare la loro azienda, con tutto quello che ciò comporta. L’eventuale deroga, quindi, ha quanto meno permesso la sopravvivenza di quelle aziende che erano state escluse da precedenti situazioni urbanistiche. In ogni caso, siccome non mi pare che questo terzo tipo di osservazioni riguardi essenzialmente questa fattispecie, sarebbe meglio chiarire quella che è stata la metodologia seguita per le osservazioni accolte in questo terzo punto, che credo poi alla fine possano essere le maggiori, o le più interessanti, o quelle che poi noi Consiglieri valuteremo come le più politiche, a fronte del primo e del secondo tipo, che di politico hanno poco o comunque poca valenza. Potrebbero avere valenza se ci mettessimo a discutere dell’ex Teatro Perini, ma nel valutare le situazioni nelle quali è intervenuta una ristrutturazione e la casa è già ristrutturata e si è corretto con tutta una serie di analisi poco avremmo da dire; sul terzo punto, invece, ci sarà da discutere e quindi sarebbe importante avere un chiarimento rispetto al metodo seguito. Veniamo ora a considerare le osservazioni non accolte, non accolte perché, come Lei ha detto, l’avrebbero costretta a fare il progettista cambiando la destinazione di un’area oppure, nel caso di scelte strutturali o infrastrutturali, addentrandosi a fare il progettista al posto di Favole o sostituendosi con decisione politica alla città. Ritengo questo corretto, tenendo conto che in questa fase si poteva anche pensare di gettare il Piano alle ortiche, come chiede il Consigliere Alberti, cosa sulla quale invece personalmente posso anche non essere d’accordo perché ritengo che dobbiamo operare e andare avanti, creando gli strumenti per poterlo fare, in quanto la città non può essere bloccata. Credo che il Piano possa essere rivisto in tempi brevi, come è nei programmi delle minoranze e della maggioranza, e che la città debba cercare di riappropriarsi del proprio ruolo, dando una filosofia di sviluppo alla città mediante una rivisitazione dello strumento urbanistico. Questa fase è una fase politica successiva, che decideremo una volta che eventualmente sarà operante questo Piano che ormai è arrivato quasi alla svolta finale. Resta il fatto che vi sono delle scelte che sono state compiute e che toccano anche delle questioni di carattere non marginale. Ad esempio, si è parlato in quest’aula - non vorrei essere ripetitivo, ma lo cito come hanno fatto altri, anche se non sarebbe del tutto giusto perché di esempi ve ne sarebbero molti altri – di Via Filanda, che rappresenta una scelta politica in quanto stravolge o comunque cambia il Piano, cambiando la destinazione da quella che poteva essere una via pubblica e distogliendola per un interesse di carattere privato. C’è poi la modifica sostanziale della circonvallazione esterna, fatta presumibilmente per accorpare una serie di parcheggi a valere a servizio del Palacongressi, con quella norma farraginosa delle aree espositive a servizio verbale 5.08.99 / 15 delle unità produttive che speriamo tenga, altrimenti finiremmo per non avere più il completamento del Palazzo dei Congressi, e anche questa è una scelta politica notevole, perché fa fare una gobba alla circonvallazione e fra l’altro ci blocca 40 miliardi di lire; siccome non era vista dall’architetto Favole, anche questa è una scelta politica di un certo spessore. Questo tanto per citare due esempi rispetto ai quali la filosofia che Lei citava è discutibile, a meno che Lei non dica: “Tutto sommato, motivo anche queste per un interesse pubblico”, sapendo preventivamente che comunque sarebbe concordato a livello provinciale l’eventuale cambiamento del P.U.P. in adeguamento alla richiesta del Piano sottostante e non un adeguamento del Piano sottostante a quello che è il Piano principale, anche se come Lei ha ricordato prima la filosofia dei Piani è verticale: prima c’è il P.U.P., poi c’era il P.U.C., che adesso non c’è più, poi c’è il Piano Regolatore, poi ci sono i piani di lottizzazione, i piani generali ecc. Non mi voglio dilungare sul terzo discorso perché credo che Lei abbia capito dove vado a parare con queste mie domande, nel senso di voler cercare di approfondire meglio, esclusivamente, senza entrare nel merito delle singole scelte, la metodologia che Lei ha operato, anche perché quello che andremo a dire qui lo riprenderemo a fine settembre, quando analizzeremo nel dettaglio le risultanze pratiche della sovrapposizione dei due Piani nella verifica delle modifiche fatte. Quello che ora mi interessa capire è un’altra cosa, perché Lei ha detto: “Nel fare questo lavoro abbiamo diminuito quelle che sono le aree residenziali di circa 30.000 metri quadrati, abbiamo aumentato le aree produttive di circa 20.000 metri quadrati, abbiamo aumentato leggermente le zone di servizi pubblici e le zone agricole. Abbiamo anche diminuito dieci piani di lottizzazione, che non sono pochi, abbiamo diminuito un piano a fini speciali e abbiamo tolto sei piani a fini generali”. Anche su questo mi aspetterei delle risposte considerato che dieci piani di lottizzazione non sono poca cosa ed un piano a fini speciali non è poca cosa, tenendo conto che di solito questi piani non riguardano un metro quadrato o dieci metri quadrati, ma riguardano sempre zone ben più ampie. E’ vero che le lottizzazioni in molti casi fanno danni perché finiscono per bloccare l’edilizia in un sistema frazionato come il nostro, in cui capisco che è difficile mettere d’accordo più persone, ma altrettanto vero è che spesso questi piani di lottizzazione obbligano comunque a razionalizzare certi interventi o, meglio, diciamo che comunque i piani sottostanti servono per migliorare la crescita di una città, dovendo farla anche nel particolare laddove c’è poco spazio avendo davanti il lago e avendo poco entroterra, perché subito dietro di noi c’è Arco. Il piano di lottizzazione, quindi, è quello che ci permette di programmare meglio il nostro territorio. Dissertavo con il Presidente del Consiglio in merito a tutta la zona a nord di S. Alessandro, che secondo me avrebbe dovuto implicare un piano di lottizzazione razionale, tenendo conto del fatto che fra venti o trent’anni la Cartiera potrebbe anche non esserci più; peraltro, ognuno ha la sua filosofia, che ovviamente attiene al modo di vedere la crescita della propria città. Rispetto a questo Piano, in particolare, la filosofia andremo a cercarla nella discussione di fine settembre. Probabilmente, il fatto che io non veda la filosofia adottata per questo Piano dipende dal fatto che non l’ho vissuto, dal fatto che non è stato partorito da una discussione in Consiglio comunale, come però Lei giustamente fa notare ha preso quello che ha trovato e ha lavorato solo sulle osservazioni: il Suo compito era questo e questa è stata la Sua metodologia, come è giusto. In questa fase io credo che, più che discutere di Piano, che dovremo discutere alla fine di settembre, dobbiamo discutere di questa metodologia. Credo che tutti dovrebbero avere interesse a capire quali sono stati i parametri e il metodo che il verbale 5.08.99 / 16 Commissario ha usato per accogliere o non accogliere queste osservazioni e come sono variati gli standard urbanistici dopo queste stesse osservazioni. Lei ha fornito dei dati, alcuni li abbiamo annotati e li verificheremo, se comunque rispetto al metodo potessi avere qualche chiarimento in più, Le sarei molto grato. La ringrazio. Consigliere Frizzi Sono stato invitato più volte dal Consigliere Alberti a partecipare al dibattito; tra l’altro, pensavo di rimandare il mio intervento alla prossima seduta, quando si parlerà specificatamente del P.R.G., prendo comunque la parola e lo farò per un tempo molto breve, più o meno di dieci minuti. E’ un intervento che voglio dedicare a quelle persone che come me credono in una filosofia di vita riportata da Alexander Langer in tre concetti: più lenti, più dolci e più profondi. Il mio discorso parte da due premesse: primo, non capisco la linea generale relativa alla filosofia di questo P.R.G.; secondo, vorrei capire il modo di gestire i criteri qualitativi delle linee generali. Lunedì scorso mi sono trovato con i colleghi ed ho cercato di studiare e di approfondire, non capivo però perché in così poco tempo dovevo portare delle osservazioni. Vi dirò che sono tornato a casa un po’ stupito dalla situazione; ieri notte, questo mio stato d’animo non mi ha permesso di addormentarmi subito e così ho preso la penna per scrivere questo intervento, che vi leggerò raccontando. La settimana scorsa mi sono recato a “Drodesera” ed ho assistito con emozione allo spettacolo di Pippo Del Bono, “La rabbia”, dedicato a Pierpaolo Pasolini. In questo Consiglio riporto una frase tratta da “Mille e una notte”, appunto di Pasolini, e la indirizzo a tutti i presenti: “La verità non sta in un sogno, ma in molti sogni”. Pippo Del Bono iniziava raccontando una situazione storica, l’ultimo ventennio, passato tra episodi forti come la strage di Brescia, la strage di Bologna, le Brigate Rosse, il caso Moro, le contestazioni giovanili, gli scioperi di fabbrica e Raffaella Carrà. La televisione, con i suoi varietà, entra con forza nelle case, soggioga, ammaglia, ammutolisce, intorpidisce milioni di italiani, migliaia di rivani. In questo periodo, contemporaneamente, nel maggio del 1971, il Commissario, ingegnere Sisinio Pontalti (e qui apro una parentesi per dire che trovo molto strano che la storia dei P.R.G. rivani sia fatta di Commissari e non da scelte delle Amministrazioni: forse questo comporta troppa responsabilità), consegna al neonato Consiglio comunale il documento dove, a pag. 66, è descritto il Programma di Fabbrica, il P.D.F.; viene data via libera al PEEP, piano di edilizia popolare, dove il pensiero di fondo era la comunicabilità, il fare incontrare gli utenti lasciando le macchine nel sottosuolo, costruire in altezza l’edilizia abitativa per lasciare più verde e movimentare l’abitabilità con uffici, scuole, servizi sociali, commerciali, pedonali e sportivi come punto di aggregazione all’aria aperta. Una proposta che sembrava all’avanguardia, una proposta che era proiettata nel 2000. Riporto qui un articolo, che fortunatamente ho trovato a casa, perché mio padre conserva tutti gli articoli; è un articolo dell’”Alto Adige” datato sabato 10 giugno 1972 e che dice: “Le caratteristiche della zona destinata all’edilizia popolare: assicurati i servizi necessari ad una moderna concezione dell’abitare. Reca la data del 15 maggio la seconda relazione illustrata al Piano di Fabbricazione della zona C, quella riservata all’edilizia economica e popolare, che è stata diffusa nei giorni scorsi. Si tratta, nel complesso, di una serie di dati capaci di dare le effettive impressioni del modo di vivere che gli urbanisti e gli amministratori hanno scelto per questo nuovo insediamento. La superficie totale è di 205.000 metri quadrati, dei quali però verbale 5.08.99 / 17 35.000 sono attualmente già occupati da privati, ne restano quindi a disposizione 170.000, che verranno suddivisi nel modo che segue: 100.000 metri quadrati per zone residenziali, comprensive di spazi a verde privato, giardini e strade private; 51.000 metri quadrati riservati ad aree per servizi; 5.000 metri quadrati per strade di traffico e di collegamento ed infine 14.000 metri quadrati per zone a verde pubblico. Il totale di abitanti del futuro quartiere, per quello che riguarda i servizi sociali, è stato però portato nelle previsioni a 3.000 in quanto circa 400 persone abitano attualmente nella zona ed è prevedibile che faranno uso, anche quelle, delle nuove infrastrutture. L’asilo nido, nella previsione, avrà una superficie coperta di 300 metri quadrati ed una superficie libera di 500; la scuola elementare sarà su un’area di 1.520 metri quadrati coperti e 2.200 scoperti; il parco giochi per bambini, per cui saranno necessari 3.000 metri quadrati, sarà frazionato per ciascun gruppo degli edifici in maniera che tale infrastruttura, destinata ai bambini fino agli 11 anni (chissà poi perché fino agli 11 anni) possa essere ubicata nelle immediate vicinanze delle abitazioni. Il centro sociale, destinato ad ospitare la farmacia, l’ambulatorio medico, due sale per riunioni, una sala cinematografica, una biblioteca, un locale per l’assistenza sociale ed eventualmente un ufficio postale, coprirà un’area di 835 metri quadrati, con un’area libera a disposizione di 4.000 metri circa. Completa la serie delle infrastrutture un centro commerciale, progettato per servire anche gli abitanti delle zone vicine; avrà una superficie coperta di 1.200 metri quadrati e sarà sufficiente, nelle previsioni urbanistiche, per un insediamento di 10.000 persone. La viabilità del quartiere, che già tante discussioni ha fatto sorgere in Consiglio e fuori, è composta da un’arteria principale di scorrimento della larghezza di 5 metri e da una serie di strade di penetrazione che raggiungeranno i diversi edifici. Anche la loro larghezza è prevista in 5 metri. I parcheggi in totale assommano a 2.800 metri quadrati e saranno divisi in modo che ciascun edificio abbia nelle immediate adiacenze il parcheggio relativo. Infine, un cenno alle attrezzature sportive: comprenderanno un campo da calcio di 100 metri per 50, due campi da tennis, un campo da pallacanestro e uno da pallavolo. Completeranno le dotazioni degli impianti… (CAMBIO CASSETTA) Dagli anni ‘70 a Riva del Garda l’edilizia prende il volo; per contro, nell’agricoltura lavoratori associati, mezzadri e coloni, lavoratori subordinati nell’arco di dieci anni spariscono. Nascono le cooperative, il Comune requisiva il terreno a prezzi stracciati, lo divideva tra le stesse cooperative e l’ITEA, permettendo così bassi costi socialmente utili. Negli anni ’80, la giusta rivolta dei contadini, offesi dalla scarsa valutazione agricola dei terreni da parte del Comune, mette a disposizione la vendita ai privati a prezzi maggiori, mettendo così in difficoltà l’acquisizione da parte del Comune. Dagli anni ’90, le cooperative entrano in concorrenza con il libero mercato. Nel 1986, il PEEP viene chiamato “Rione 2 Giugno” in onore alla festa della Repubblica. L’illustrazione popolare del quartiere è stata: “alveari umani”, “loculi per vivi”, “labirinto”, “Bronx”, “tiramisù” e persino, da un Assessore dell’epoca, “un obbrobrio”. Parallelamente al PEEP, su tutto il territorio di Riva si divulgava un nuovo nomignolo: “mani sulla città”. “Mani sulla città” è il vezzo popolare bisbigliato per illustrare il vero potere dell’edilizia espansiva, che produce la disparità nelle scelte fra il privato, il pubblico, le cooperative e l’affossamento della filosofia del rispetto ambientale e umano. Con gli anni, le deroghe, le varianti danno luogo ad uno strano effetto di lievitazione perimetrale degli edifici, stravolgendo quello che originariamente doveva essere il P.D.F., con tutta la sua filosofia e con verbale 5.08.99 / 18 tutti i suoi buoni intenti. Il PEEP attuale, signori, è sotto gli occhi di tutti e tuttora, nonostante, subisce ritocchi e ampliamenti. Ironia della sorte, all’interno di tutto questo c’è la mia amata Via Virgilio, dedicata al poeta latino. Nelle “Georgiche”, Virgilio descrive i colori pacifici della vita campestre, delle coltivazioni dei campi, degli alberi da frutto, degli animali domestici, dell’agricoltura. Via Gonzaga, dedicata alla contessa Alfonsina Gonzaga di Novellara, vedova del conte Gaudenzio Madruzzo, colonnello generale, lasciò l’impronta sociale nella ristrutturazione del vecchio ospedale, contribuì e partecipò all’attività del marito nella costruzione dell’Inviolata e della chiesa di S. Anna: Riva le deve gran parte del patrimonio artistico esistente, per contro le dedica una strada nel mezzo del quartiere simbolo dello strapotere edilizio. Domando ora quanto vale, quanto pesa il consumo di energia, di soldi pubblici per disegnare un P.R.G. creato per salvaguardare l’uso corretto del territorio, rispettando valori sociali e ambientali, quanto vale tutto questo se nell’arco di qualche anno queste regole, con adeguate varianti e deroghe, vengono stravolte: la legge del mattone. Spero che un giorno il povero e incolpevole mattone venga finalmente usato per fini popolari, dando il giusto valore alle cose e alle case, rispettando l’ambiente perché, signori miei, è valorizzando questo che si rispetta l’uomo. Ringrazio infine Pippo Del Bono: grazie a lui, quando mio figlio vorrà l’elenco dei colpevoli di tutto questo, saprò rispondere: la colpa è di Raffaella Carrà, rea di avere intorpidito le menti dei rivani, che scioccati da cosce e tocchi di “tuca-tuca” eleggevano ignari amministratori incoscienti. Grazie. Consigliere Bombardelli Desidero porre alcune domande di carattere tecnico, richiamandomi innanzitutto ad un’osservazione alla quale è stato dato responso tecnico di parziale accoglimento. La domanda è: la deroga, ai sensi della Legge Provinciale n. 22/1991, può essere rilasciata per edifici privati di pubblico interesse per il non raggiungimento del minimo di 32 camere e 64 posti-letto nelle zone residenziali nelle quali la destinazione ricettiva è ammessa? L’art. 4, che si riferisce ai poteri di deroga come descritto dalle norme tecniche di attuazione, è inteso anche in senso riduttivo? E se sì, questo vale anche per gli articoli 5, 6, 8 e 25 delle norme tecniche di attuazione? Grazie. Consigliere Paolo Matteotti Chi conosce i Piani precedenti, e del resto basta guardare la cartina, sa quali sono stati i grandi nuclei di espansione, ossia quelli appena citati dal Consigliere Frizzi, grandi errori del passato, ma anche il Varone, tanto per fare un altro esempio. Guardando invece con una visione un po’ complessiva questo Piano, sia nella versione Flaim sia nella prima che nella seconda adozione, balza subito all’occhio, seppure lo si possa criticare, che il consumo di suolo non è poi così spinto come nei Piani dei decenni precedenti. C’è anche un assoluto rispetto delle zone di montagna, che io condivido in toto, e anche del terreno agricolo primario. Questo significa che la filosofia di un Piano risparmioso e austero è stata in qualche maniera seguita, non nella misura che avrei voluto io, comunque lo sforzo c’è stato. L’architetto Favole ha compiuto molti errori, ma alcune scelte di fondo sono assolutamente da condividere. Ad ogni modo, non è di questo che voglio parlare, voglio invece porre alcune domande, abbastanza semplici. verbale 5.08.99 / 19 Ho letto con una certa attenzione la riverifica dell’analisi dei dati quantitativi riportati nella relazione con riferimento alle superfici della prima adozione e c’è un asterisco laddove si dice: “I dati riportati nella presente colonna non corrispondono alle reali dimensioni degli azzonamenti”; questo vuol dire che in realtà Favole aveva fatto male il calcolo delle superfici? Si tratta proprio di una questione geometrica di calcolo del computer oppure …? Sulla scorta di questa osservazione, vorrei chiedere se è per questo motivo che l’agricolo secondario aumenta di circa 43,5 ettari, che risulta così guadagnato. Un secondo punto che vorrei chiarire è quello relativo agli abitanti teorici, questione che ho seguito fin dall’inizio perché ho sempre giudicato negativo che l’architetto Favole, da me su questo interpellato, confermasse il fatto che lui postulava per Riva, nei prossimi dieci anni, un effettivo incremento di abitanti dai 14.000 attuali a 17.000-18.000. Nella prima e nella seconda adozione questi abitanti teorici sono ridotti di qualche centinaio, arrivando a 17.254, con 3.254 abitanti in più; questa è la Riva che prospetta il Piano, tuttavia tra le osservazioni recepite ne troviamo una, che credo sia tra quelle più supportate, che trova spazio nel nuovo Regolamento, a pag. 79 delle norme tecniche di attuazione, dove si dice: “Per le zone RB1 consolidate, oltre agli ampliamenti di cui alla lettera c), è ammesso, senza computo di alcuna SLP, un ampliamento una tantum di un ulteriore piano per edifici a due piani fuori terra o ricavando un piano mansardato per edifici a tre piani fuori terra”; questo era stato introdotto per permettere al padre di famiglia di costruire sopra all’abitazione esistente un piano per il figlio senza andare ad acquistare un nuovo appartamento. Questa norma è stata recepita e condivisa da molti, noto però che nel calcolo degli abitanti teorici questo ampliamento non è stimato. Si tenga conto che, dal punto di vista teorico, un padre di famiglia può sì costruire l’abitazione sopra il secondo piano e ricavare il terzo piano per gli usi della propria famiglia, ma può anche venderla ad un turista o comunque ad un immigrato di qualsiasi tipo. A questo punto, vorrei sapere se la norma di pag. 79 è in grado di snaturare profondamente il numero degli abitanti teorici: non vorrei infatti che con questa possibilità si interferisse con quella che è una riduzione costante, come c’è stata nella prima versione Favole, nella prima adozione e poi nella seconda adozione, anche se secondo me comunque è una riduzione ancora troppo esigua, non avendo io mai trovato giustificata quest’ipotesi di ampliamento programmato della popolazione di Riva, e quindi non vorrei che questa norma andasse ad ampliare o potesse comunque imprimere un ulteriore incremento, magari netto, al numero degli abitanti teorici. E’ possibile quantificare questo oppure è assolutamente impossibile? Consigliere Delaini Sulla questione dei parcheggi sono stato preceduto dal Consigliere Alberti, in particolare con riferimento a quello previsto dove c’è la salita per la Valle di Ledro. Già il collega ha fatto notare che lì c’è una casa del 1700, una delle poche case di periferia di Riva del Garda che risalgono a quell’epoca; ora, se noi interveniamo con degli espropri, tra l’altro a mio avviso non necessari, soprattutto in quella zona lì, in quanto non vedo la ragione per cui serva un parcheggio, a meno che non si pensi di fare parcheggiare i turisti con i rampichini che poi salgono verso la Valle di Ledro, chiedo che almeno la si acquisti in toto, pagando per quello che vale. Tenete conto che già una parte è stata espropriata quando hanno fatto la famosa bretella. Non ritengo giusto continuare ad espropriare, anche perché, fino a prova contraria, la proprietà verbale 5.08.99 / 20 privata non è ancora un delitto, a meno che non si voglia entrare nell’ottica nazionale che bisogna rendere tutto pubblico e quelli che si sono fatti qualche piccola proprietà debbono essere sempre penalizzati. Al di là di questo, secondo me un parcheggio in quella zona non serve nella maniera più assoluta. In merito al terreno acquistato dall’Azienda Agraria, definito terreno agricolo, abbiamo appreso dai giornali che la cifra è stata di lire 120.000 al metro quadro. Ritengo che si sia proceduto all’acquisto perché probabilmente qualcuno ha dato la certezza matematica all’Azienda Agraria che avrebbe potuto installarsi in quella zona e questa, architetto Flaim, è una scelta politica. “Non l’ho fatto io, l’ha fatto Favole” è un paravento; tra l’altro, è stato detto che Favole ha lasciato di comune accordo, invece a me risulta il contrario. Non ho nemmeno trovato giusto il fatto che si continuasse con il Commissario ad acta quando con la nuova legge è venuto meno l’articolo che stabiliva che i Consiglieri che avevano parenti fino al secondo grado interessati dal Piano non potessero partecipare alla seduta in cui questo veniva discusso. Lei ci ha anche detto che si è recato sul posto per compiere le dovute verifiche in merito alle osservazioni, quindi Le chiedo: subito dopo il terreno dell’Azienda Agraria – dove c’è Villa Modl, per capirci c’è quella costruzione addirittura del 1300, l’unica presente in zona; io ricordo di averLe detto che ero al corrente che la proprietà, per poter ristrutturare questa costruzione, aveva offerto al Comune del terreno da usare come meglio riteneva, ma nella stesura del Piano vedo che proprio adiacente alla costruzione hanno previsto una parte di zona residenziale di completamento. Sicuramente non ritengo questa la scelta più idonea, in quanto si verrebbe a coprire la costruzione e non la si potrebbe ammirare nella sua bellezza; per valorizzarla, invece, bisognerebbe lasciare libera quell’area. Anche se è prevista una cessione di parte di terreno per realizzare la ristrutturazione di questo fabbricato, non si vede la necessità di costruire proprio lì in quanto, ripeto, si toglierebbe visuale a quel tipo di bellezza e di valore storico. Consigliere Manzoni Nell’ultima parte del Suo intervento ha parlato degli errori contenuti nel Piano, dicendo che ve ne possono essere sia nella prima stesura che nella seconda, fatti in fase di trascrizione del Piano definitivo; esiste la possibilità per i cittadini o per chi non ha mai visto il Piano prima d’ora di fare delle osservazioni, anche adesso che è in mano ad una Commissione provinciale? Possono essere prese in considerazione oppure l’eventuale interessato deve aspettare l’adozione definitiva e fare ricorso al TAR? Se il ricorso al TAR gli desse ragione e fosse veramente un errore di trascrizione, quindi un errore tecnico, potrebbe anche chiedere i danni al Comune. Una seconda domanda riguarda la distanza o il limite minimo per costruire una nuova zona residenziale, da un edificio storico o da un nucleo storico. Questa distanza, se esiste, viene considerata dall’edificio oppure dal perimetro del nucleo storico? Mi hanno detto che ci sono 100 metri, ma non so se è vero. Consigliere Bertoldi Lei prima ha detto, architetto, che accettando le osservazioni non si è cambiato strutturalmente il Piano, ma questo è relativamente vero, tant’è che attraverso una rapida disamina che ho potuto fare in questi giorni ho visto che con l’accettazione di un’osservazione invece che di un’altra viene modificata la soluzione viaria, urbanistica futura di una determinata verbale 5.08.99 / 21 zona. Porto l’esempio della Cartiera di Varone, laddove la stesura Favole dava la possibilità di congiungere Via Cartiere con Via Nuova con una strada di collegamento che avrebbe permesso di realizzare una piazza non percorsa da automobili appunto nella zona di Varone, possibilità che invece nell’attuale Piano risulta cancellata in quanto la perimetrazione della Cartiera è stata spostata verso sud, non consentendo di eliminare una parte del depuratore il che impedisce l’esecuzione di questa via di collegamento, che tra l’altro avrebbe permesso di modificare e migliorare un sistema antiquato di disinquinamento della fabbrica. Questo per dire che certe decisioni sulle osservazioni possono veramente modificare delle soluzioni future e renderle molto più difficili, esamineremo pertanto il Piano per vedere se si presentano altre situazioni di questo tipo e chiederemo le motivazioni per cui è stata fatta una scelta invece di un’altra, che poteva essere migliore per l’urbanistica della zona e per la cittadinanza. Consigliere Prati Intervengo nuovamente per porre delle domande ad integrazione di quanto detto prima. In particolare, prima ho chiesto se nell’accettazione delle osservazioni si è seguita una metodologia, non facendo però riferimento sia alle varianti cartografiche che a quelle normative, visto che Lei ha diviso le osservazioni fra osservazioni che riguardano variazioni alla cartografia e osservazioni che riguardano variazioni alla normativa. Siccome ritengo che questo sia un incontro per cercare di spiegare la metodologia più che entrare nel merito di quelle che sono scelte che magari sono scelte non sue, considerato che Lei ha detto che non si è attenuto solamente a questo tipo di comportamento vorrei capire anche, al di là degli errori materiali, di quelle che sono le tesi sull’analisi mancante, che abbiamo capito, e le altre soluzioni cartografiche, quali sono state le variazioni normative più significative adottate e con quale filosofia si è raggiunto questo tipo di risultato. Presidente Vi sono altri interventi? Se non ve ne sono, do la parola all’architetto Flaim. Architetto Flaim Mi sembra che buona parte degli interventi siano non degli specifici quesiti rivolti a me, ma più che ovvie e giuste considerazioni dei vari Consiglieri. Mi sono appuntato le richieste o alcune questioni sulle quali in parte non sono stato forse chiaro, e me ne scuso, e certe questioni sulle quali invece vale la pena soffermarci. Non le ho segnate con ordine, quindi vado un po’ a caso, cercherò però di trattarle tutte. Come dicevo prima, a me preme sottolineare la diversità dei ruoli, non perché io non possa venire a dirvi cosa penso del vostro Piano, non perché non possa supportarvi in alcune discussioni delle normative urbanistiche, ma perché un diverso comportamento lo reputerei un affronto: io sono per svolgere un ruolo in questa sede istituzionale e ci tengo molto che i ruoli, soprattutto nei vostri confronti, siano rispettati proprio per quel discorso cui accennavo all’inizio, sull’incarico che la Giunta provinciale dà al Commissario ad acta e sulla effettiva portata che deve avere il Commissario. Non stiamo dunque parlando di cose di poco conto, ma stiamo parlando di ruoli, di cose importanti; al di là di questo, possiamo benissimo in amicizia discutere di qualsiasi altra cosa. verbale 5.08.99 / 22 Parto con una specie di argomento di fondo, che forse c’entra poco rispetto agli aspetti pratici, ma che è importante tenere presente: rispetto a tutti gli altri insegnamenti a livello universitario l’urbanistica è una scienza molto strana; come tutte le scienze ha le proprie regole, i propri studi, i propri approfondimenti, ma rispetto alle altre scienze molta parte dell’applicazione urbanistica, soprattutto in territori abbastanza costretti, dove le scelte non sono grandi - con questo non voglio certo dire che le piccole scelte non sono importanti, neppure le scelte urbanistiche su territori concentrati -, passa attraverso la porta del buon senso più che attraverso quella appunto della scienza dell’urbanistica. Ora, passando attraverso questa porta, spesso siamo giustamente tutti portati ad essere un po’ urbanisti. Per questo, rispetto a questi problemi e rispetto alla risoluzione di alcuni problemi, è facile avere visioni diverse. Spesso, la risoluzione di alcuni problemi non è così scontata rispetto alla scienza urbanistica, rispetto alle scelte di modificazione del territorio, ma discende da una visione che del proprio territorio ognuno di noi interiorizza e che ognuno di noi ha. Questo ci porta molte volte a non trovare soluzioni di condivisione o soluzioni di mediazione rispetto a dei quesiti che ci si pone, come del resto ritengo giusto. Riprendo a questo punto un altro problema che forse nella prima parte ho tralasciato: vi ho infatti detto come è arrivato qui il Piano, ma non vi ho detto dopo dove andrà, quale iter seguirà da qui in poi. Innanzitutto, l’iter è disciplinato dagli articoli della Legge n. 22 che vi ho citato prima; il Piano adottato nella seconda adozione, cioè il Piano modificato, quello che vedete oggi, viene trasmesso alla Giunta provinciale per l’approvazione definitiva. Noi, quindi, facciamo l’adozione del Piano, la Giunta provinciale fa l’approvazione definitiva. La legge disciplina anche l’iter per l’approvazione definitiva e specifica quali sono i compiti della Giunta provinciale. L’iter è quello stabilito nei tempi in dodici mesi: il Piano viene infatti depositato presso il Servizio Urbanistica della Provincia, che ne cura l’istruttoria tecnica e che ha a disposizione dodici mesi per potersi esprimere. L’approvazione della Giunta provinciale avviene sentito il parere tecnico della Commissione Urbanistica Provinciale, che è quella che vaglia le nostre scelte e precisa alcune situazioni che ritiene magari non coerenti rispetto all’impianto generale del Piano. Visto che normalmente è difficile che un Piano sia perfetto in tutti i suoi elementi, la Commissione Urbanistica Provinciale stila un proprio parere, che si sostanzia in un elenco di considerazioni o di necessità di modificazione o di contestazioni delle scelte fatte dal Comune. Questo parere viene inviato in sede interlocutoria al Comune, il quale può o recepirlo rimodificando, come prevede la legge, il Piano, oppure controdedurre. Tutti questi documenti tornano in Giunta provinciale, che si esprime sentite le controdeduzioni e visto il parere del proprio organo di consulenza. Quali sono le possibilità per rimediare agli errori che non sono venuti a galla fino ad ora? C’è innanzitutto una possibilità legale, ossia quella di ricorrere al TAR, nel senso che una volta che la Giunta provinciale si è pronunciata sulla nostra approvazione il cittadino può ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale impugnando quella deliberazione, quindi la deliberazione di approvazione finale, perché come sapete al TAR vengono impugnati solo gli atti finali. In ogni caso, la Giunta provinciale è tenuta a rispondere a qualsiasi istanza sottopostale dal cittadino, anche in forma irrituale, come si dice normalmente, nel senso che anche se non esiste un procedimento che dice: “Il cittadino può produrre un’istanza”, la Giunta provinciale è tenuta ad esprimersi su qualsiasi questione che le viene sottoposta. verbale 5.08.99 / 23 Detto questo, voglio precisare un altro aspetto che riguarda il nostro procedimento. Il Consigliere Delaini, in particolare, ha fatto una considerazione chiedendo come mai il Commissario ad acta non è stato sospeso nel suo incarico rispetto al rinnovo del Consiglio comunale. A questo rispondo dicendo che è stata una delle mie preoccupazioni quella di rivolgermi all’apparato amministrativo del Comune e chiedere verifica rispetto a questo; la verifica è stata fatta e la Provincia ha risposto che non è possibile interrompere una procedura già avviata in quanto quel tipo di procedura deve concludersi anche se è venuto a cambiare il Consiglio comunale, altrimenti ben si immagina Lei se non mi sarei ben volentieri messo da parte. Rispetto alle scelte di quantificazione dei territori, cioè a tutti gli aspetti inerenti ai cosiddetti “standard urbanistici” o alla quantificazione delle zone omogenee, come vi avevo detto è stato fatto come richiesto un paragone, che è riportato in questi documenti della seconda adozione, tra le dimensioni delle zone preesistenti e le dimensioni delle zone in seconda adozione. Già vi ho detto prima che i dati da me forniti non sono precisi, ma dobbiamo leggerli come un trend in aumento o un trend in diminuzione, e questo perché abbiamo verificato che i calcoli delle superfici sulla cartografia di prima adozione in effetti non sono completamente esatti. Io non vi so dire per quale motivo non lo sono: presumo che possa dipendere dal fatto che il calcolo sulla prima adozione eseguita su una cartografia a supporto autocad sia stato quasi di tipo manuale, mentre il calcolo fatto dall’Ufficio di Piano, con la seconda adozione, sul sistema informatico specifico urbanistico sul sistema Carto, è derivante da dati perfetti in quanto vengono fatti in automatismo dal computer. In effetti, i totali non tornano ed è per questo che le superfici non sono esattamente comparabili. Come dicevo, teniamoli come lettura di un trend di modifica. Altro aspetto che mi preme precisare, ma che del resto ho già evidenziato prima, è che queste sono le risultanze del mio lavoro: io non ho fatto delle scelte rispetto a modificare, ad aumentare le zone residenziali, diminuire; sono solo conseguenze, sono dati d’insieme dei totali rispetto ad altri input, cioè l’input di modifica delle osservazioni. Sono risultanze casuali di questo lavoro ed è giusto dirlo. Altro problema importante che è stato sollevato è quello della modifica del numero dei piani di lottizzazione. Prima vi ho riferito il numero dei piani che sono stati eliminati, ma non vi ho detto perché sono stati eliminati, anche se mi sembrava una cosa ovvia. Forse non vi sarete accorti che nel Piano di prima adozione erano previsti 66 piani di attuazione, cioè 66 piani di secondo grado rispetto al Piano Regolatore. Il grosso problema della nostra urbanistica è quello di essere ingessata nei tempi, con la società civile che corre allora molto di più delle nostre leggi urbanistiche. Tenete conto che, per un’Amministrazione comunale, il tempo che passa tra il decidere di modificare il proprio Piano e vederlo approvato è di media di quattro o cinque anni. In cinque anni, i nostri settori economici - lo abbiamo visto in questi ultimi anni - vengono in genere stravolti; ovviamente, e queste sono considerazioni che facciamo tra di noi, i nostri legislatori dovranno mettere mano a questa struttura, in quanto non è più possibile avere Piani che nascono vecchi. Il Piano deve essere un qualche cosa in evoluzione, un qualche cosa che segue le necessità dei tempi. Mi soffermo ora su altre considerazioni che sono state fatte. Da più parti si è detto che il Piano risulta peggiorato tra la prima adozione e la seconda adozione; io non lo credo ed anzi verbale 5.08.99 / 24 sono fermamente convinto che non sia stato peggiorato e, come vi ho detto prima, non sia neppure stato migliorato. Il recepimento delle osservazioni non ha modificato il Piano nelle sue linee essenziali, ma solo nelle parti marginali. Non accetto nemmeno che si dica che le osservazioni della maggioranza sono state accolte e quelle della minoranza no, innanzitutto perché non so, e riconosco la mia ignoranza, quali Consiglieri della passata legislatura e dell’attuale sono in maggioranza o in minoranza. Per quei Consiglieri che conosco, posso affermare con sicurezza che sono state accettate osservazioni di Consiglieri della maggioranza e della minoranza, come sono state negate osservazioni di Consiglieri di maggioranza e di Consiglieri di minoranza. Già vi ho detto che le osservazioni sono 519, corrispondenti ai numeri di protocollo, certe memorie depositate, però, contengono parecchie richieste. Noi le abbiamo tutte divise tra privati, aziende ed enti. Qualcuno ha chiesto che fine hanno fatto quelle della Giunta comunale e a questi posso rispondere che presumo che siano finite tra quelle degli enti e non certo fra quelle delle aziende o dei privati. Le osservazioni degli enti sono 28, ma sempre osservazioni intese come memorie; ovviamente, l’osservazione del Comune sarà una di queste, ma conterrà più di cento necessità – chiamiamole così – di modifica. Rispetto ai problemi sollevati dal Consigliere Matteotti relativamente alla modifica o meno degli ipotetici abitanti, rispondo che sicuramente non vi sono state modifiche di parametri sensibili tra la prima e la seconda adozione, se non quelle relative alle zone che sono state stralciate. Personalmente reputo che sia un dato che ci dice poco sulle scelte che facciamo: si chiamano calcoli teorici, ma sono veramente molto teorici, non dobbiamo quindi fossilizzarci su questi proprio perché neppure con le carte che abbiamo si riesce a leggere il territorio con precisione; neppure le destinazioni d’uso, anche se sono parecchie decine, non sono così precise da fotografare la realtà in tutte le sue sfaccettature. Anche la norma di sopraelevazione del piano, che era una norma già presente nella prima adozione, è stata solo precisata perché anch’essa trascritta in maniera sbagliata nelle norme tecniche di attuazione. Non si sa che portata avrà perché dipende dalla singola situazione, dipende da quanto quell’edificio è distante da una strada, da quanto è distante da un altro edificio, dipende da quella specifica sollecitazione che non possiamo analizzare, se non schedando tutti gli edifici di Riva. In ogni caso, a naso posso dire che non influirà su questo parametro. Vale la pena ora soffermarci sul problema delle deroghe. L’osservazione ha ricondotto il problema deroghe all’interno della normativa provinciale. La prima adozione aveva una sua disamina delle osservazioni, peraltro più restrittiva di quella della Giunta provinciale, ed io ho ritenuto non corretto che una scelta di tipo superiore fosse contestata. D’altro canto, le modifiche tra le due normative mi sembravano molto discriminanti o molto penalizzanti dal punto di vista dello sviluppo economico di questo territorio, ecco quindi che l’accettazione di questa deroga è riportata con la dicitura “accettazione parziale” in quanto non fa altro che ricondurre – e di più non poteva fare - a quelle che sono le scelte fatte dalla specifica delibera della Giunta provinciale. Tale delibera, che mette anche dei paletti alle scelte dei Consigli comunali, funziona nel seguente modo: la Giunta provinciale disciplina il tipo di attività che può avere diritto alla deroga; il come e il quanto sono lasciati alle singole comunità visto che non potrebbero essere messi in norma per il fatto che dipendono dalla singola realtà di cui si deroga. Possiamo avere bisogno di una deroga piccolissima su un edificio grandioso, possiamo avere bisogno di una verbale 5.08.99 / 25 deroga molto grande su un edificio molto piccolo. Ovviamente, poi, le scelte del Consiglio comunale sono valutate anche nel merito, e non solo nella legittimità, dalla Giunta provinciale, la quale comunque disciplina solo le attività che hanno diritto ad essere considerate di pubblica utilità e così accedere alle deroghe. Sempre rispetto alla pubblica utilità, come già vi avevo detto all’inizio all’interno della legge vi sono questi termini, come quello del pubblico interesse, che chiaramente è un termine molto elastico. Se uno lo considera per quello che le parole dicono, di queste osservazioni ne avremmo accettate una decima parte. E’ chiaro che “pubblico interesse” è a mio avviso un termine da vedere nelle sue diramazioni complessive. Ad esempio, può esserci un interesse in prima istanza privato che però ha degli sviluppi che coinvolge interessi più larghi; è lo stesso caso di cui parlavamo prima, cioè quello degli alberghi. E’ evidente che l’interesse specifico a che un albergo funzioni è del proprietario, sappiamo però benissimo, ed è inutile stare qui a discutere, che se un albergo funziona bene in una zona turistica porta indotto. Anche rispetto a quelle che sono state chiamate “scelte politiche” occorre a mio avviso riallacciarsi al discorso che facevo prima: è chiaro infatti che fare urbanistica vuol dire fare scelte politiche, e del resto tutto è scelta politica, anche in che modo usciamo di casa, ci sono però scelte che hanno preponderanza politica. Qualsiasi riga abbiamo tirato su quella carta può essere considerata scelta politica, perché pone dei limiti o dei vantaggi nello sviluppo della comunità. Lo sviluppo della comunità, anche per un singolo cittadino, è una scelta politica, dobbiamo però intenderci sui termini: ci sono scelte che hanno prevalente componente politica e scelte che non ne hanno nessuna e sono quindi da catalogare in quel quadro di buon senso, corretta amministrazione, diventando appunto più scelte di buona amministrazione che non scelte politiche, anche se – ripeto – tutto è politica. Rispetto a tutte le zone che sono state citate, mi sembra di poter dire che sono tutte scelte del Piano e non inerenti alle osservazioni e, quindi, alle modifiche tra la prima e la seconda adozione. Si è invece fatto cenno ad alcune che riguardano osservazioni, ed è ad esempio quella che riguarda la strada di circonvallazione, dove è stato valutato il preminente interesse pubblico e interesse sociale. In effetti, un altro dei problemi che affrontiamo parlando di interesse pubblico e di urbanistica è quello della contemperazione degli interessi: possiamo infatti avere interessi pubblici di diversa natura ed è chiaro che l’Amministrazione deve tenere presente questo vaglio di interessi e fare delle scelte, contemperare gli interessi e scegliere secondo le necessità maggiori. Le modifiche che sono state fatte alla circonvallazione, per capirci, sono state in parte quelle di coordinarci con la pianificazione a livello superiore e in parte, sulla base di istanze pervenute, quelle di scegliere una maggiore operatività del tracciato stradale. Queste sono le modifiche che sono state fatte. Si è anche accennato alla strada della Cartiera, per la quale sono pervenute osservazioni che chiedevano di mantenere quella strada, altre che chiedevano di cancellarla. L’esame che è stato fatto è stato dell’insieme delle necessità rispetto ai vari problemi e la scelta che è stata fatta è quella di confermare l’uso che viene fatto adesso, ossia l’uso di attraversamento pedonale di una parte della strada, non modificando la situazione reale perché ritenuta confacente rispetto alla circolarità di quella zona. Nell’osservazione trovate descritta questa scelta. Tutte le altre zone citate non mi sembra riguardino osservazioni presentate. verbale 5.08.99 / 26 Presidente Ha chiesto di intervenire il Consigliere Prati, al quale do subito la parola. Vi chiederei, se possibile, di essere rapidi. Consigliere Prati Forse sono io che non capisco, quello che comunque volevo era che mi si chiarisse meglio la filosofia dell’azzeramento delle dieci lottizzazioni per uso a fini speciali e dei sei piani generali. Inoltre, avevo chiesto che mi si spiegasse un po’ meglio qual era la filosofia di intervento del terzo gruppo di osservazioni, quelle cartografiche, e che mi si chiarisse, se possibile, la sostanza delle maggiori variazioni di carattere normativo. Rubo poi ancora due minuti per fare la seguente considerazione: possiamo, a seconda dei casi, dire che tutto è politica, niente è politica, che sono solo fattori tecnici, che le nomine sono tecniche, le nomine sono politiche e quindi girare tutto come vogliamo, perché tanto è evidente che ognuno può dire la sua e non cambia niente, rispetto però a Via Filanda voglio fare notare che la variazione è intervenuta quando c’era ancora nella programmazione delle opere pubbliche era prevista la realizzazione di una strada che non era pedonale, ma che era un sovrappasso veicolare, non può quindi dirmi che si è mantenuta la stesura esistente. La realtà è che lì era prevista una strada veicolare, che invece si è cancellata facendo una previsione diversa. Quanto poi alla circonvallazione esterna, Lei non può dirmi che ci si è adeguati al Piano sovrastante, ma anche tenendo conto di osservazioni pervenute: da questo punto di vista, mi paiono cose abbastanza tirate. Consigliere Bassetti Vorrei porre una domanda, ed è questa: il nostro Piano è stato adottato per la seconda volta; il fatto che nel Piano intercomunale non sia stato adottato per la seconda volta quello di Torbole significa che a Trento inizieranno ad esaminare il Piano solo quando gli verrà mandato il tutto? Consigliere Bombardellli Un’unica domanda: la deroga può essere anche in senso riduttivo? Consigliere Vicari All’architetto Flaim voglio dire questo: io abito in un paesino limitrofo, Pregasina, dove il P.R.G. non ha previsto nessuna concessione per fabbricare in quanto è ritenuto centro storico. Se adesso si è ridotto ad una popolazione di cinquanta persone è perché non è stata concessa nessuna possibilità di ristrutturazione, anche se le case di Pregasina erano usate come stalle, fienili e abitazione. In pratica, non avendo la possibilità di avere aumenti di volume, la gente ha dovuto andarsene. Consigliere Cretti Lei ha prima affermato che il Commissario ad acta non progetta il Piano, riferendomi però sempre al caso di Via Filanda chiedo: modificandolo in quel modo, non si è intervenuti sul verbale 5.08.99 / 27 Piano riprogettando, considerato che l’architetto Favole aveva mantenuto la strada di Via Filanda? Presidente Vi sono altri interventi? Se non ve ne sono, do la parola all’architetto Flaim. Architetto Flaim I piani di lottizzazione tolti sono quelli che non si ritenevano necessari, e mi riferisco a tutte quelle situazioni in cui si poteva passare dalla previsione di Piano Regolatore alla fase attuativa senza necessità di ulteriori studi e senza che fossero necessari ulteriori approfondimenti e previsioni. Reputo questa una cosa fatta bene proprio per ridurre quei tempi di cui dicevo prima tra scelte ed esecutività delle stesse. Riguardo alle norme di attuazione, non riesco ovviamente a fare una casistica o una tipologia delle scelte, anche per il tipo di osservazioni. Diciamo che sono state accettate tutte quelle osservazioni che avevano una logica e che magari avevano colto delle discrasie, degli sbagli, delle non coerenze fra i vari punti; sono inoltre state adottate richieste di modifica che avevano un interesse collettivo e che magari andavano nel senso di sveltire l’iter procedurale. Rispetto agli interventi precedenti mi sono dimenticato di dire che il Regolamento Edilizio non fa parte di questo Piano. Altra risposta riguarda le deroghe, che effettivamente possono essere anche in diminuzione. Circa il problema della seconda adozione per quel che riguarda Torbole, debbo dire che io ho cercato di accelerare i tempi; Torbole è rimasto un po’ più indietro rispetto a Riva a causa della commutazione di tutto l’impianto cartografico informatico. La trasposizione sul sistema “Karto” di Torbole è stata fatta dall’Amministrazione comunale di Torbole più tardi rispetto all’Amministrazione comunale di Riva, pertanto ovviamente prima abbiamo sistemato tutte le osservazioni di Riva e poi abbiamo quelle di Torbole; mi sembrava assurdo stoppare Riva per altri mesi visto il tempo che abbiamo impiegato e così abbiamo adottato questo sistema. Ovviamente, prima di fare questa operazione mi sono confrontato con gli Uffici della Provincia per sapere se era possibile procedere in questo modo proprio per cercare di accelerare i tempi. Io spero che le abbiamo mandate su per qualche cosa e che non le tengano ferme. Nel caso di Via Filanda, come dicevamo prima, il problema è quello delle scelte politiche. E’ tutta politica oppure niente è politica? Sono disquisizioni per le quali potremmo stare qui una vita a discutere. Io ho fatto una scelta rispetto ad alcune richieste, non ho cioè fatto una scelta rispetto a Via Filanda, ma ho accettato cose che mi venivano sottoposte e che ritenevo fossero da accettare. Rispetto a Pregasina, questione che ho lasciato per ultima, chiedo al Consigliere se vuole il parere dell’architetto Flaim o del Commissario ad acta. Il mio glielo do quando usciamo, anche se dico subito che condivido quello che ha detto, rispetto al Commissario ad acta posso dire che a Pregasina è stata presentata un’osservazione che rientrava in quelle logiche di cui dicevo prima circa l’inaccettabilità delle scelte e pertanto, a malincuore, non è stata tenuta in considerazione. Consigliere Vicari (Intervento fuori microfono) verbale 5.08.99 / 28 Presidente Consigliere Vicari, se Lei si prenota può esprimere al microfono il Suo pensiero. Prego. Consigliere Vicari Questo cittadino ha un terreno di campagna come minimo di 5.000-6.000 metri quadri; aveva chiesto di usare quel terreno vicino alle case dei tedeschi, che tra l’altro sfruttano il paese di Pregasina, per venire ad abitarci. Sono dieci anni che ha presentato domanda per costruire, tra l’altro dove vogliono quelli del Comune, non di sua iniziativa e non certo vicino alle case; ci sono già la fognatura, l’acqua, la strada è vicina, si deve solo dare il consenso per realizzare questa fabbrica. Questa persona lascia il camioncino a Riva e viene a Pregasina, dove vive in un appartamento di 50 metri quadrati, e paga l’affitto di un capannone a Riva per lasciare lì tutti i giorni il furgone che usa per le fiere: non mi pare una cosa giusta. Architetto Flaim Condivido quanto Lei ha appena detto, tanto che quella osservazione l’ho tenuta per ultima proprio perché anche a me piangeva il cuore nel dover dire di no, peraltro, come Le dicevo prima, è una questione di coerenza rispetto alle altre scelte: sarebbe infatti stata una scelta di modificazione della destinazione d’uso e avevamo non a Pregasina, ma in altri territori di Riva decine e decine di scelte di quel tipo. Chiaramente, il progettista del Piano poteva fare quella scelta, mentre il Commissario non la poteva fare. Mi sono recato due volte a vedere quel terreno per capire bene la situazione e capire se potevo trovare soluzione ad un problema che condivido, restava però una questione di coerenza nei confronti degli altri cittadini di Riva che hanno presentato lo stesso tipo di richiesta. Consigliere Alberti Ho ascoltato attentamente quanto ci ha riferito il Commissario ed ho apprezzato le sue risposte, qualcuna però mi è “scappata”. Lei dice che non può fungere da progettista e deve accogliere solo ciò che le viene richiesto, io però non credo che Le sia stata richiesta un’area a verde pubblico a Ceole: sinceramente, quella mi sembra più una scelta progettuale, così come mi sembra una scelta progettuale il parcheggio a S. Alessandro a uso e consumo della Cartiera e come ancora mi sembra una scelta progettuale il parcheggio previsto all’inizio dell’incrocio della bretella Comai, quando 30 metri più in là abbiamo almeno 5.000 metri quadri di verde pubblico. Sono tutte situazioni non comprensibili e sicuramente contrastanti con le Sue affermazioni. Se consideriamo la Baltera, vediamo che Lei ha previsto una strada in più, ha previsto parcheggi in più, un ampliamento della zona commerciale rispetto agli standard previsti dall’architetto Favole, siamo quindi in presenza di una serie di interventi molto pesanti da parte Sua sul territorio, che si configurano come progettualità e non come mera osservazione. La mia richiesta è dunque questa: possiamo parlare con Lei ritenendola almeno per il 40% progettista o fa solo il Commissario, punto e basta, sia rispetto alla zonizzazione sia rispetto alle norme tecniche di attuazione? Consigliere Cretti Dopo aver sentito quest’ultimo intervento del Commissario ad acta rimango allibito. All’inizio si era presentato come un tecnico che deve verificare la congruità amministrativa e la verbale 5.08.99 / 29 congruità tecnica, perché questi erano i due aspetti di fondo, dopo di che, alla fine di tutta questa discussione, abbiamo notato che il Commissario ad acta è intervenuto pesantemente nel progetto del Piano Regolatore, e mi riferisco soprattutto al caso di Via Filanda. Questo è stato un intervento di natura politica, che toglie tutta quella dimensione tecnica, quell’alone tecnico che era stato creato all’inizio attorno alla figura del Commissario ad acta. Non so se questa mia interpretazione può essere accettata o meno, secondo me, però, il risultato di tutta questa discussione è che il Commissario ad acta è intervenuto, ha modificato, ha valutato certi aspetti che secondo una certa presentazione iniziale non dovevano rientrare nelle sue competenze. Forse ho capito male, e se ho capito male chiedo scusa. Il Presidente invita il Consiglio comunale alla trattazione del punto n. 2 dell’ordine del giorno. PUNTO N. 2: ADOZIONE DEFINITIVA DEL PIANO REGOLATORE GENERALE INTERCOMUNALE DEI COMUNI DI RIVA DEL GARDA E NAGOTORBOLE, LIMITATAMENTE AL TERRITORIO DI RIVA DEL GARDA: RELAZIONE DEL VICE SINDACO ING. PIETRO MATTEOTTI Assessore Matteotti L’ultimo intervento del Consigliere Cretti rende evidente quello che era il problema del Commissario, e cioè stabilire quali cose rientravano sotto il pubblico interesse e quali non rientravano. Il Commissario, se avete seguito il suo primo intervento, ha spiegato che pubblico interesse significa opere pubbliche, strade, viabilità, parcheggi, ossia tutti quegli elementi che generalmente si intendono come governati dall’Amministrazione comunale; inoltre, ha fatto riferimento alla deroga alberghiera, in quanto gli alberghi sono considerati dalla Provincia rientranti nei casi per i quali è ammessa la deroga, che non è invece ammessa per le strutture private. Per lo stesso motivo, la Provincia ammette la deroga per le strutture industriali e quindi, quando il Commissario ha esaminato il problema di Via Filanda, tanto per fare un esempio, ha fatto sicuramente riferimento, oltre che ad un pubblico interesse, cioè se c’erano o meno osservazioni da parte dell’Amministrazione, che però su Via Filanda non c’erano, ad eventuali osservazioni da parte della Cartiera, che come avete visto agli atti c’erano per la soppressione, e ad osservazioni da parte dei Consiglieri comunali, ovviamente di allora, cioè dei ventinove che sono scaduti nell’aprile scorso, e infatti di queste osservazioni su Via Filanda ce n’erano una serie, sia a favore sia contro. Naturalmente poi si tratta di decidere. Tra la prima e la seconda adozione c’era anche stato un voto del Consiglio comunale quando l’anno scorso, in sede di approvazione del bilancio, alcuni Consiglieri avevano presentato un ordine del giorno, firmato poi da sedici Consiglieri, con cui si chiedeva la soppressione della scheda delle opere pubbliche che era stata presentata nel bilancio e relativa proprio a Via Filanda. Naturalmente, ciò che in questo caso comanda, come avviene in tutte le democrazie, sono i numeri: il Consiglio è sovrano verbale 5.08.99 / 30 e il Consiglio comunale di allora aveva deciso di togliere la scheda dal piano opere pubbliche. Dal suo punto di vista, quindi, il Commissario aveva anche questo ulteriore atto istituzionale relativo a Via Filanda. Il discorso vale per questo caso e per tanti altri, anche se poi l’idea o il parere personale può non cambiare: io, per esempio, sono favorevole al sovrappasso veicolare di Via Filanda, ma se il Consiglio comunale vota di togliere dal piano delle opere pubbliche una scheda io, in democrazia, devo accettare il parere del Consiglio comunale. Ciò non toglie che il nuovo Consiglio comunale possa decidere, per quello come in altri casi, democraticamente, di apportare qualche variazione. Vengo ora al discorso delle osservazioni presentate dall’Amministrazione relativamente al Piano Regolatore, chiarendo innanzitutto che in Giunta i compiti erano stati suddivisi in questo senso: della parte normativa si è occupato l’Assessore Nardini, che ha predisposto tutta una serie di osservazioni relative ai vari articoli, osservazioni che sono state in gran parte accolte dal Commissario; per quanto riguarda l’Ufficio di Piano, la parte normativa è stata seguita dall’architetto Parolari e dal geometra Rosa. Sono stati variati e semplificati numerosi articoli, anche se l’Assessore Mosaner, che è delegato alla Commissione Edilizia, mi diceva che già sono stati riscontrati ulteriori punti di difficile interpretazione o comunque alcuni piccoli errori, che come evidenziato prima anche dal Commissario potranno essere, soprattutto se ritenuti tali, corretti d’ufficio dalla Giunta provinciale. In ogni caso, resta il fatto che già in queste prime due Commissioni Edilizie, tre con quella di oggi, che sono state fatte dopo la seconda adozione gli Uffici hanno notato una semplificazione, sia nella procedura sia nell’esame delle pratiche. Per quanto riguarda invece la parte relativa alla cartografia, nella Giunta precedente era stato stabilito che me ne sarei occupato io, naturalmente nell’ottica del piano opere pubbliche e dell’interesse pubblico preminente. Sono così state individuate ventuno opere che erano bloccate dalla prima adozione del P.R.G. e queste opere, che erano elencate nell’osservazione, venivano riportate al punto n. 1 e al punto n. 2 dell’osservazione del Comune, che come diceva l’architetto Flaim comprendeva un centinaio di sotto-osservazioni. C’era un’osservazione che è stata accolta relativamente al campo sportivo di Campi; per quanto riguarda Varone, era stato richiesto l’inserimento di un piccolo ponte sulla doppia sponda del torrente Varone della pista ciclabile e anche questa era stata accolta. In merito al parcheggio Martini c’era un problema di retinatura dell’ingresso del parcheggio ed è stato sistemato. Nel caso della piazza di Varone, da parte dell’Amministrazione era stata richiesta una riconsiderazione dell’obbligo del P.F.G., piano a fini generali, che a differenza del piano di lottizzazione viene proposto dall’Ente pubblico anziché dai privati, onde poter procedere con l’arredo urbano; questa osservazione è stata accolta parzialmente. Rione Degasperi. Il Consigliere Alberti ha prima detto che secondo lui i parcheggi sono distribuiti sul territorio a coriandoli; a questo riguardo voglio precisare che, per quanto riguarda il piano fini generali di Rione Degasperi, era stato richiesto l’aumento della superficie di parcheggio nella zona dell’Alboletta, cioè sulla zona dell’ex deposito A.G.S., e questa osservazione è stata accolta; c’era poi un’osservazione di carattere pubblico, ripresa poi anche da diversi privati, riferita al piano fini generali n. 16, che era quello relativo alla struttura parzialmente commerciale, parzialmente abitativa che doveva essere realizzata nella zona del campo sportivo del Rione Degasperi. Il Commissario ha accolto la richiesta, che tra l’altro era stata avanzata anche dalla parrocchia, ed ha tolto di mezzo tutta l’edificabilità sulla zona verbale 5.08.99 / 31 dell’attuale campo di calcio, che viene spostato poi in Rione 2 Giugno. Sempre per quanto riguarda la zona del Rione Degasperi, al punto n. 14 il Comune chiedeva la modifica della fascia di rispetto per il prolungamento della bretella Comai e la sua modifica anche sulla tavola 12, che è quella delle infrastrutture. Anche in questo caso vale il discorso che abbiamo fatto per Via Filanda: c’era infatti un ordine del giorno votato dal Consiglio comunale il 6 febbraio 1997, praticamente all’unanimità, quindi sia dall’opposizione sia dalla maggioranza, in cui il Consiglio stesso invitava la Provincia a riconoscere il carattere prioritario dell’opera e a procedere con il progetto del prolungamento della bretella Comai; ecco perché è stata presentata un’osservazione del Comune che recepiva questo tipo di indirizzo dell’allora Consiglio comunale. Al punto n. 15 c’era il discorso relativo alla riduzione e all’inserimento, sempre ad interesse pubblico, di una fascia di verde a nord del parcheggio dell’attuale stazione delle corriere; questa osservazione è stata parzialmente accolta, riferita non a tutta l’area a nord del parcheggio attuale, ma solo alla fascia perimetrale. E’ anche stato accolto l’inserimento della pista ciclabile sulla Riva-Arco, lato destro. C’è stata invece la cancellazione della pista interna, quella che collegava Viale dei Tigli all’altezza dello “Sporting Center”. Abbiamo una riperimetrazione dell’area comunale ex ECA, dove abbiamo il parcheggio per il quale nell’ultimo Consiglio comunale è stata modificata la scheda nel piano opere pubbliche; noi chiedevamo che la parte alta dell’area, dove l’architetto Favole aveva inserito un’area verde, fosse destinata ad un lotto residenziale comunale, perché il terreno è tutto comunale, e inoltre chiedevamo una riperimetrazione dell’area. Questa osservazione è stata parzialmente accolta, nel senso che è stata accolta la riperimetrazione, ma non l’inserimento di questo lotto residenziale comunale, che avendo lasciato perdere quell’edificio previsto dall’architetto Favole sul sedime del campo sportivo andava nell’ottica di recuperare in altre zone comunali aree residenziali per realizzare alloggi. Questa osservazione, ripeto, non è stata accolta ed è così stata mantenuta la parte verde nella zona ex ECA. Nel caso del Piazzale Mimosa, è stato cancellato il P.F.G. 10.In certi casi, dove Favole aveva inserito i P.F.G., cioè piano a fini generali, soprattutto per quanto riguarda l’Ente pubblico, come diceva prima l’architetto Flaim, sono stati tolti. Quello di Piazzale Mimosa è stato tolto perché ormai la palazzina servizi, che probabilmente non doveva nascere lì, ma perimetrale, in modo da consentire la realizzazione della piazza, è stata realizzata, l’area è urbanizzata ed era quindi assurdo prevedere un P.F.G., perché se lì deve intervenire il Comune per sistemare l’area non ha senso fare un piano subordinato: lo fa direttamente e sistema. In Via degli Oleandri è stata riposizionata correttamente la pista ciclabile, in modo che adesso possa partire il progetto. E’ stato sistemato anche il distributore AGIP, elemento che pure va considerato dal punto di vista dell’interesse pubblico e generale in quanto un distributore svolge sì una funzione privata, che però possiamo ritenere anche di interesse generale. In questo caso, l’area del distributore era stata posizionata in modo errato ed è stata modificata e lo stesso è stato fatto per il distributore in località S. Nazzaro. L’osservazione n. 31, che è stata accolta, è quella relativa al collegamento all’altezza di Via Trieste, a quel bypass di Via Primo Maggio e quindi a quel collegamento diretto che dovrebbe permettere di realizzare una rotatoria all’altezza della Guardia di Finanza, sede attuale; nella prima versione del Piano era “disassato” rispetto al progetto e quindi è stato riportato nella posizione corretta. Per quel che riguarda la zona del Grez, dall’Ente pubblico è stata richiesta una verbale 5.08.99 / 32 modifica del tracciato, oggetto anche di un’osservazione presentata da alcuni Consiglieri comunali. Ci si riferisce alla strada che dovrebbe collegare Via Zandonai direttamente con l’arteria Riva-Arco. Mentre prima tagliava esattamente le campagne, adesso è stata riportata sul limite dell’attuale centro commerciale, in modo da rovinare il meno possibile i terreni agricoli. L’osservazione n. 40, che anche è stata accolta, riguarda la zona di Riva centro; in particolare, è stato tolto il P.F.G. 2 relativamente all’area dell’Inviolata che bloccava la realizzazione della rotatoria, mentre è stato reinserito il tracciato di Via Baruffaldi, come è adesso. L’osservazione n. 41 prevedeva l’eliminazione del PL 35: sarebbe infatti stato assurdo, dopo avere atteso per anni che si riuscisse a sciogliere il nodo gordiano del conflitto fra le due società per la Riva Parcheggi, inserire su quell’area, come è stato inserito, un PL 35, cioè un piano di lottizzazione, su un’area addirittura comunale destinata da decenni a parcheggio. L’osservazione n. 41 della Giunta chiedeva di eliminare il PL 35 ripristinando la possibilità di realizzare il parcheggio interrato multipiano di Via Pilati, erroneamente non previsto, ed è stata accolta dal Commissario. Lo stesso discorso vale, e mi dispiace che in questo momento non sia presente il Consigliere Alberti, per quanto riguarda l’osservazione n. 44, ossia il ridisegno del parcheggio in Via Monte Oro, in circonvallazione. In questo caso, c’era un’osservazione del Comune che chiedeva, dato che quell’area è destinata a parcheggio pubblico, la modifica del retino e anche del vincolo geologico, che peraltro già la Provincia, in sede di prima riadozione del Piano Urbanistico Provinciale, in regime di salvaguardia aveva modificato. Questo quindi è stato accettato fino all’altezza della zona della centrale. Per quanto riguarda l’Azienda Agraria – purtroppo non c’è il Consigliere Alberti, devo però seguire l’ordine delle osservazioni altrimenti perdo il filo –, a parte l’ubicazione all’esterno individuata dall’architetto Favole, quindi a nord del Liberty Center, per quanto riguarda l’area collegata, cioè l’area dell’Agraria attuale, l’Amministrazione aveva chiesto un ulteriore sacrificio, con aumento di cinquanta posti da realizzare a carico dell’Agraria e da destinare gratuitamente al Comune. Noi la giustificavamo in questo modo: “a servizio di nuovi uffici e degli ulteriori prevedibili flussi scolastici per i nuovi corsi al liceo”. In questo caso l’osservazione è stata soltanto parzialmente accolta, nel senso che non c’è stato un aumento, ma se non altro il fatto di avere presentato un’osservazione che richiedeva altri cinquanta posti di parcheggio pubblico comunale, che possiamo stimare, essendo interrati, avere un valore tra i 25.000.000 e i 30.000.000 di lire, ha portato il Commissario a lasciare i cento che erano già stati richiesti e ottenuti con la prima adozione del Piano. Per i Giardini Verdi è stata richiesta una piccola modifica puntuale che non ha grande significato. Per l’area del Palazzo dei Congressi era stato chiesto di togliere il P.F.G. 6, limitandolo ed escludendo il sedime dell’edificio ex autostazione. Non essendo stata accolta in quest’ottica, si creerà qualche problema; anzi, va detto che è stata accolta solo parzialmente, non però relativamente al parcheggio autostazione, ma a quel parcheggio che nella prima versione del Piano era stato inserito ad ovest di Via Fabio Filzi, quindi quel parcheggio che doveva interessare tutta la zona dell’attuale tennis, cioè i due campi da tennis in località Casina delle Magnolie. E’ stato tolto parte del vincolo ed è rimasto un P.F.G. 6 sull’area del Palazzo dei Congressi, con verbale 5.08.99 / 33 tutto un suo obbligo per quanto riguarda gli standard dei parcheggi e gli standard strutturali. Se avete letto le normative, avrete visto che è stata concessa una tantum la possibilità di realizzare una sala di 1.200 posti a servizio del Palazzo dei Congressi per teatro e auditorium. L’osservazione n. 51 è stata accolta. Sull’area Cattoi sud, cioè quella già espropriata all’Amministrazione comunale, è stato tolto il vincolo che era stato inserito dall’architetto Favole, il P.F.G. 8, in modo da poter procedere direttamente, almeno nel triangolo basso, alla progettazione, visto appunto che l’area è comunale. Vi sarà un progetto unitario sui 4 ettari di area già espropriata. Per quanto riguarda invece l’area Cattoi nord, l’Amministrazione aveva fatto una richiesta che è stata solo parzialmente accolta. Nel Piano Favole, se ricordate, tutta l’area Cattoi era destinata a verde pubblico; l’Amministrazione ha chiesto di modificare quanto previsto in cartografia e in normativa perché tale previsione sembra presupporre che l’area in oggetto sia già di proprietà pubblica, cosa che non è, e naturalmente su un’area retinata ad alberghiera non è possibile attivare la procedura di esproprio, è possibile acquistarla se la proprietà è d’accordo, ma pagandola come area alberghiera. Da questo punto di vista, l’Amministrazione scriveva: “…anche in considerazione del notevole esborso finanziario previsto per acquisizione, demolizione, costruzione e arredo dell’intera area, l’Amministrazione potrebbe valutare la possibilità di una soluzione diversa, tendente all’acquisizione a fini congrui con la finalità generale, più percorribile in tempi ravvicinati, valutare quindi la possibilità di un eventuale accordo con la proprietà che, senza stravolgimenti dell’area, risolva un problema che si trascina da anni con una situazione degradata”. Il piano per l’area Cattoi nord è stato ricompreso nel P.F.G. 15 e quindi verrà fatto dall’Amministrazione comunale; ovviamente, essendoci delle proprietà private, deve esserci un accordo con la proprietà. In questo piano è stata ricompresa anche la struttura, che è fatiscente, dell’area ex Rosengarten. In merito al problema di Via Filanda c’era anche un’osservazione della Cartiera, che chiedeva la soppressione e che ha già preannunciato il ricorso contro il piano di lottizzazione. A questo riguardo, preciso che il piano di lottizzazione era previsto anche prima su tutta l’area di proprietà della Cartiera; l’osservazione della Giunta non riguardava come vi ho detto prima Via Filanda, ma riguardava invece il fatto di richiedere al Commissario uno sdoppiamento del piano di lottizzazione, quindi uno a est e uno a ovest di Via Padova, in quanto nella prima versione del Piano era previsto un unico P.L., che comprendeva anche il sedime di Via Padova e l’incrocio Via Padova-Via Filanda. Noi avevamo chiesto di liberare completamente l’incrocio e l’attuale sede stradale dal P.L. e il Commissario ha accettato questa impostazione, chiamandolo 20A e 20B. Il P.L. della Cartiera è un P.L. unitario, siglato 20A e 20B, ha una normativa unica, però non incide sul sedime di Via Padova. Inoltre, era stato richiesto che per la parte est, cioè quella dove la Cartiera ha in mente da anni di costruire il capannone per lo stoccaggio delle merci, nella demolizione dei manufatti esistenti venisse realizzato a cura e a spese della Cartiera un marciapiede sul lato sud di Via Filanda, dall’incrocio alla chiesa. Tavola n. 7, S.Alessandro - Via Longa. Al punto n. 63 era stato chiesto dall’Amministrazione di riproporre l’area sportiva S. Alessandro su area destinata ad edilizia nel P.R.G. prima adozione; questa osservazione, come avete già visto, è stata accolta dal Commissario e fra l’altro vedo che nella sintesi delle schede aveva tutta una serie di osservazioni, almeno una quindicina, in parte avanzate da Consiglieri comunali di allora. verbale 5.08.99 / 34 Al punto n. 64, l’Amministrazione chiedeva di reinserire – purtroppo il Consigliere Alberti non c’è ancora – area destinata già a parcheggio pubblico come da piano parcheggi a lato est dell’impianto di depurazione dell’arena. In pratica, quell’area su cui il Consigliere Alberti, bontà sua, prevede 2.000 autovetture, risolvendo così metà dei problemi di parcheggio della città di Riva, noi avevamo chiesto che fosse reinserita come area parcheggi e il Commissario ha rilevato l’interesse pubblico e l’ha accetta. A dire il vero, avevamo anche chiesto che fosse destinato ad edilizia residenziale quel lotto che attualmente è il parco giochi di S. Alessandro, che naturalmente viene spostato nella nuova area sportiva di cui all’osservazione precedente; in pratica, noi avevamo chiesto che quel piccolo lotto comunale che era all’interno di una zona già urbanizzata venisse inserito con retinatura “residenziale”, ma il Commissario in questo caso ha respinto la richiesta. Al punto n. 70 avevamo chiesto di eliminare il blocco transito su Viale Rovereto a lato della Gelateria Zanoni. Se ricordate, lì c’era quell’interruzione della viabilità dovuta espressamente ad una richiesta precedente dell’Amministrazione comunale di Torbole, che voleva prevedere già nel Piano Regolatore il blocco della viabilità sulla Riva-Torbole, in modo da far fare il giro del Monte Brione a chi va a Torbole. Negli incontri che abbiamo avuto con il Sindaco di Torbole avevamo sostenuto che quanto meno doveva essere concessa una zona a traffico limitato, in modo che il transito dei residenti e ovviamente degli ospiti, intesi come alberghi, potesse percorrere con un’apposita ordinanza dei due Sindaci la litoranea, con le limitazioni che hanno le zone a traffico limitato nel centro storico. Questo blocco, dunque, è stato tolto dal Piano. L’osservazione n. 71 l’abbiamo già considerata in fase di revisione del piano opere pubbliche un mese fa. In pratica, è stato sistemato il retino relativo a quel tratto di pista ciclabile all’altezza di Porto S. Nicolò, a lato del depuratore, e quindi è stata anche sbloccata la questione di quella rampa e di quell’incrocio a tre corsie, i cui lavori partiranno in ottobre, appena finita la stagione. L’intervento è dunque già finanziato e a posto, attendeva solo lo svincolo da parte del Commissario. Per Pregasina era stata richiesta la localizzazione di un terzo parcheggio a sud della frazione ed è stata accolta. Abbiamo poi fatto tutta una serie di richieste e a una di queste ha fatto cenno anche il Consigliere Prati, ed è quella relativa al centro storico, in particolare al Municipio. In questo caso, nella prima versione delle schede del centro storico l’architetto Favole aveva previsto una tripla classificazione, andando dal risanamento alla ristrutturazione, al restauro, abbiamo così presentato un’osservazione, che è stata accolta, in quanto nel tempo erano stati autorizzati i lavori, compresi quelli riferiti alla p.ed. 32, che abbiamo acquistato in permuta e che è a tutti gli effetti comunale, tant’è che come avrete visto stiamo realizzando il passaggio tra la sede p.ed. 35 comunale e la p.ed. 32, che è la particella limitrofa. Mi corre anche l’obbligo di dire che praticamente quasi tutte le osservazioni di cittadini che si sono accorti che il loro retino sugli edifici di proprietà in area di centro storico era o sbagliato, o riportava una categoria di intervento più restrittiva rispetto a quella originaria e rispetto alla quale magari avevano già eseguito lavori di ristrutturazione, con demolizione e rifacimento delle solette, sono state tutte accolte. C’è il problema, che è quello che rilevava prima anche il Consigliere Manzoni, che ci si ritrova con un Piano che nel centro storico, dove ci sono i casi più eclatanti, pone vincoli peggiori di quelli precedenti e chi non si è accorto o magari pensa di ristrutturare tra due anni, quando ormai il verbale 5.08.99 / 35 Piano è tornato da Trento, avrà dei problemi. In quest’ottica, l’idea, la filosofia dell’Amministrazione è stata quella di sistemare il Piano nel miglior modo possibile… (CAMBIO CASSETTA) …lo strumento urbanistico con le concessioni, in modo da trovarsi sempre nella condizione di poter fare queste modifiche, modifiche che naturalmente possono essere fatte sia a interesse pubblico sia a interesse privato. Qui mi riferisco al discorso che faceva prima il Consigliere Vicari, dove non era possibile riconoscere un pubblico interesse; è chiaro che quelle modifiche puntuali su aree che possono essere destinate anche al residenziale non poteva farle il Commissario, che ci ha spiegato che comunque doveva giocare all’interno di un pubblico interesse, elastico ma fino ad un certo punto, quindi potrà farle il Consiglio comunale con delle modifiche puntuali. Questa era anche l’idea, oltre che dell’Amministrazione, del Segretario comunale, che ha evidenziato come il Piano Urbanistico Comprensoriale attuale, non adeguato al Piano Urbanistico Provinciale, blocchi tutta una serie di opere, a cominciare ad esempio da Via Pigarelli, in quanto la Provincia non riconosce la pubblica utilità. Questo significa che, quando si devono fare ristrutturazioni su edifici comunali, va tutto bene, quando si devono fare i marciapiedi - prima il Consigliere Frizzi ricordava, con un gentile eloquio, Via Gonzaga, dove c’è un progetto in corso -, non si può fare l’esproprio e quindi o c’è l’accordo con i proprietari, e allora il Comune può intervenire anche domani mattina, o, se questo accordo non c’è, bisogna aspettare che il P.R.G. sia approvato dalla Giunta provinciale e solo allora si potrà, se la strada è già retinata, percorrere la via dell’esproprio. Questo discorso vale ovviamente nel caso di strade che non siano già retinate come da costruire o come destinate a infrastrutture. Nel caso di Via Pigarelli, l’area della strada era ricompresa nel PEEP e quindi a tutt’oggi non può essere espropriata, a meno che non vi sia l’accordo con il proprietario. La stessa cosa il Comune l’aveva chiesta per Palazzo Salvadori Lutti, in quanto anche lì siamo bloccati dal P.R.G. sul secondo lotto dell’intervento, o almeno lo eravamo fino a due mesi fa, e uguale per Via Montanara, dove c’è un progetto in corso per la realizzazione di alloggi per anziani. Per quanto riguarda l’osservazione relativa alla tavola n. 12, quella delle infrastrutture, è stato citato prima il caso della circonvallazione. In merito alla circonvallazione abbiamo un problema e per questo abbiamo chiesto al Commissario, e la richiesta è stata accolta, di derubricare la categoria prevista per la nuova circonvallazione di Riva da prima a seconda o terza categoria, mantenendo il tracciato ai confini del Comune, come ripreso nella proposta del Piano di Coordinamento Comprensoriale. Queste osservazioni, in effetti, sono del marzo 1998, perché il Piano di Coordinamento Comprensoriale era stato approvato dai tre Sindaci e predisposto due anni fa su invito della Provincia. La circonvallazione adesso è stata derubricata e successivamente al marzo 1998 la Provincia ha adottato e poi riadottato in Giunta provinciale il Piano Urbanistico Provinciale. Questa riadozione in Giunta fa scattare tre regimi di salvaguardia, uno relativo sostanzialmente all’area geologica, uno relativo alle strutture industriali e il terzo relativo invece alle infrastrutture, cioè alle strade. Nel caso specifico, il tracciato che ci è stato inviato in riadozione dalla Giunta provinciale relativo alla circonvallazione è diverso da quello che era stato inizialmente previsto dall’architetto Favole e sostanzialmente si differenzia in due punti: uno all’altezza della Baltera, zona fieristica, l’altro all’altezza della centrale. L’Amministrazione ha inviato le osservazioni per tempo, quindi prima che la Giunta adottasse la sua deliberazione. Ho qui le osservazioni del Comune, che praticamente riguardano quattro verbale 5.08.99 / 36 punti: parcheggi, elettrodotto, bretella Comai, ma anche circonvallazione. Sulla circonvallazione noi chiedevamo in sostanza che per chi viene da Limone l’entrata del tunnel venisse spostata a sud della centrale del Ponale per diminuire la possibilità d’impatto del transito d’ingresso della città e quindi per non avere un tronco di circonvallazione, che è il tronco attualmente previsto dal progetto Gentilini, che sbuca all’altezza del nuovo parcheggio autopullman realizzato dal Servizio Ripristino tre anni fa (quello per i sette pullman che in realtà sono i sette che prima erano in Piazza Catena). Nel progetto Gentilini, in quel tronco la circonvallazione arriva all’altezza del parcheggio, che ovviamente elimina, dopo di che il transito ripercorre Via Monte Oro in discesa fino alla centrale e poi verso Limone. Gli operatori di Piazza Catena o comunque chi deve entrare da sud in città dovrebbero percorrere Via Canella, un primo tratto di Via Monte Oro e poi trovarsi la confluenza del traffico in arrivo da Arco, da Torbole e in futuro dalla RivaRovereto e arrivare così su un tratto di utilizzo promiscuo, con intaso della zona. Inoltre, il tunnel previsto dal progetto Gentilini cominciava praticamente all’altezza di questo parcheggio di Via Monte Oro e poi procedeva verso la località S. Giacomo, creando di sicuro in quella zona problemi di rumore, e per rendersene conto basta vedere quello che succede con il tunnel in Valle di Ledro, con le ventole di aspirazione ecc. Noi, quindi, volevamo spostarlo possibilmente a sud della centrale. La seconda osservazione, che era anche il recepimento dell’osservazione dell’architetto Flaim su questa adozione, si riferisce al problema derivante dal fatto che nella prima adozione, all’altezza della fattoria, iniziava il grande tunnel che secondo Favole doveva sbucare a sud della centrale del Ponale; successivamente, con riferimento alla seconda adozione, il Commissario mi ha detto di avere avuto dei contatti con gli Uffici Urbanistica e Viabilità e per questioni di soldi, questione importante e non da sottovalutare, i tecnici dei due Dipartimenti avevano chiesto una riduzione della lunghezza del tunnel. Ecco perché in questa seconda adozione, anziché partire all’altezza della fattoria, la circonvallazione utilizza una parte della strada esistente e fa quella curva di cui si diceva prima, che è stata inserita per pubblica utilità, nel senso appunto di dire che il polo fieristico di Riva svolge una funzione che non è solo quella privata, ma ha anzi una funzione pubblica, oltre che creare un indotto notevole ed essere interessato e compartecipe nelle società del Comune, a cominciare dalla Lido di Riva del Garda S.p.A. e poi dalla sua derivata, la Palacongressi. L’interesse pubblico, quindi, secondo me e secondo la Giunta c’era e il fatto di avere inserito questi parcheggi a servizio dell’area fieristica, rispetto ad una previsione dell’architetto Favole che prevedeva sì parcheggi, ma in misura minore, è caratterizzato da un preminente interesse pubblico… (Voce dall’aula) Sì, certo, sono d’accordo con Lei. Il discorso sta in questi termini: il Sindaco, su invito del Consiglio comunale, ha spedito alla Provincia quella famosa lettera, chiarendo che noi non siamo qui per sopprimere strade, ma per farle, ed a mio parere va fatta sia la bretella Comai sia la circonvallazione. Per quanto riguarda la circonvallazione, che è il problema che stiamo trattando adesso, il Sindaco ha inviato il 25 giugno scorso una lettera in Provincia, agli Assessori Benedetti, Molinari, Casagranda, Grisenti e Dellai, nella quale chiedeva di mantenere il finanziamento dei famosi 40.000.000.000 di lire, ma chiedeva anche un sollecito incontro per la definizione e l’avanzamento di questa pratica. A tutt’oggi mi risulta che l’incontro non sia stato verbale 5.08.99 / 37 fissato dall’Amministrazione provinciale ed è chiaro che non può fissarlo il Comune di Riva perché lo fissa sempre il livello maggiore. Sono d’accordo con Lei che, tutto sommato, dal punto di vista urbanistico è forse più logica questa soluzione, cioè quella di dire: creo comunque una curva all’altezza del centro fieristico e realizzo a sud, quindi a valle della nuova circonvallazione, l’area dei parcheggi. Ci sono state anche delle osservazioni di privati, che so essere pervenute all’Assessore provinciale, nelle quali si dice: “Visto che comunque, per questioni di soldi, sfruttate parzialmente il tracciato dell’attuale strada, potete sfruttarlo maggiormente e realizzare i parcheggi a monte della nuova circonvallazione”. Il mio punto di vista sulla questione è che comunque la circonvallazione dovrebbe girare sempre all’esterno di tutte queste strutture e dunque così come prevista nel P.R.G., seconda versione, secondo me poteva mantenere la distribuzione precedente, con il tunnel molto più lungo, pur di aggirare gli edifici, ma questo – ripeto - è un parere personale. Ovviamente, bisogna fare i conti non solo con i 40.000.000.000 di lire già stanziati, e che tra l’altro per questo tratto di strada non basteranno, ma anche con la questione dei finanziamenti. Va da sé che in questo caso la Giunta provinciale ha tutta la possibilità di intervenire sul tracciato perché, se intende ribadire, lavorare e vincolare comunque l’adozione del P.R.G. nell’attuale versione ad un diverso tracciato di una strada che comunque deve fare e deve pagare, io, come amministratore, dico che va bene ugualmente. Non è che noi siamo bloccati su un tracciato e diciamo: “Quello è, Riva comanda, imponiamo quel tracciato a chicchessia”; siamo assolutamente disposti… Consigliere Prati (Intervento fuori microfono) Assessore Matteotti Lei non deve vedere la bretella Comai in alternativa alla circonvallazione: la bretella Comai ha un suo costo, che è limitato a lire 5.000.000.000, e l’Assessore Casagranda non può dire che ci dà o l’una, o l’altra, altrimenti è chiaro che gli si dice che vogliamo quella da lire 40.000.000.000. Il problema è vedere se riescono a farla, ma non credo che sia un problema per la Provincia trovare i 5.000.000.000 di lire per il tronco della bretella Comai. Dopo di che, tra l’altro, sulla bretella Comai c’erano delle osservazioni di alcuni Consiglieri della precedente Amministrazione che chiedevano di eliminare il secondo tronco; io ovviamente ho qui solo le osservazioni pubbliche, ma sicuramente vi saranno state delle osservazioni di privati che chiedevano di sopprimere il secondo tronco, cioè il secondo dei due prolungamenti, in quanto il primo c’è già. Il secondo sarebbe quello dall’ITC all’Astoria, il terzo quello dall’Astoria al depuratore. Praticamente, alcuni Consiglieri proponevano di fermare la bretella Comai all’altezza dell’Astoria. Sicuramente, poi, sul problema specifico vi saranno state delle osservazioni anche di cittadini o di comitati: questo è indubbio. In ogni caso, noi non vogliamo difendere nessun tipo di tracciato. Il problema è che queste cose devono cominciare a farle e probabilmente devono iniziare a fare anche la Riva-Rovereto. Al punto n. 81, nei limiti di questo intervento, e al punto n. 82 avevamo chiesto sulla bretella Comai di tratteggiare il prolungamento da Viale dei Tigli a Viale Trento perché erroneamente, nella prima versione, era segnata come già realizzata. Io dico: “Magari!”, ma era un errore che adesso è stato sistemato segnando come tratteggiato. verbale 5.08.99 / 38 Per quanto riguarda la sintesi geologica vi ho già detto prima, non mi resta quindi che dire al Consigliere Delaini, che purtroppo in questo momento non è in aula , che se vuole ho qui le osservazioni pubbliche, cioè quelle fatte dai Consiglieri, e potrà così tranquillamente vedere che ve ne sono di accolte, ve ne sono di parzialmente accolte, ma anche di respinte. In conclusione, evidenziando comunque che se avete delle domande sono a disposizione, il lavoro del Commissario è stato secondo noi un lavoro improbo, anche perché si è messo mano a più di mille osservazioni. Tenete conto che solo questa della Giunta relativa alle cartografie portava 102 punti e di questi ne sono stati accolti circa 80. Si è trattato in pratica di mettere mano a tutte queste osservazioni e di incrociarle con quel sistema di riscontri informatici, il che ha portato via un paio di mesi solo per inventare il programma per la lettura comparata delle varie osservazioni e permettere così al Commissario di rispondere in modo congruente. Come ci ha spiegato il Commissario, non sempre queste cose sono perfettamente funzionanti perché sono di una complessità notevole. Credo che per gli errori materiali potrà intervenire la Giunta provinciale, dopo di che il Piano dovrà sicuramente tornare perché faranno delle osservazioni. In ogni caso, io sono convinto, contrariamente a quello che dice il Consigliere Alberti, che rispetto alla prima adozione il Piano sia migliorato di molto, anche perché la prima adozione era stata fatta in tempi molto brevi e quindi probabilmente anche il Commissario non aveva presente tutta l’organizzazione del territorio così come ce l’ha adesso, dopo aver vissuto a Riva per un anno, visto che era qui almeno una volta alla settimana. Sicuramente può avere commesso qualche errore, su alcune scelte io ad esempio non sono d’accordo, ma su tante altre sì. Direi che bisogna valutare il quadro complessivo e in questo senso secondo me il Piano è migliorato ed è stato anche semplificato. Ritengo che il Commissario abbia fatto un ottimo lavoro, sempre valutandolo nell’ottica generale, non nell’ottica particolare e tanto meno nell’ottica individuale. La seconda adozione è sicuramente migliore della prima: di questo gli va dato atto, dopo di che, ovviamente, noi speriamo di vederci ritornato il Piano da Trento il più presto possibile approvato per determinare con il Consiglio comunale, che a quel punto sulle modifiche puntuali sicuramente non avrà problemi di incompatibilità, le modifiche successive. Meglio è che vada a Trento e che torni approvato, altrimenti in questa situazione siamo bloccati anche dal punto di vista pecuniario, cioè dal recupero degli oneri di urbanizzazione, che in questi due anni, come avete visto dai bilanci, sono andati nettamente calando. Ritengo quindi che questa relazione possa essere come prima relazione sufficiente, avendo toccato il più possibile i vari problemi. Se vi sono degli interventi o se comunque volete demandarli al successivo Consiglio comunale, siamo a disposizione. Presidente Ringrazio l’Assessore Matteotti, anche se la sua esposizione è stata molto prolissa, in quanto è entrato nel merito di alcune questioni. Propongo al Consiglio comunale di ringraziare l’architetto Flaim e di lasciarlo andare, visto che ha esaurito il suo ruolo. Se il Consiglio comunale è d’accordo e se non vi sono altri interventi, chiudiamo e rimandiamo tutto a settembre. Dichiaro chiusa la seduta e vi ringrazio. verbale 5.08.99 / 39 verbale 5.08.99 / 40