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Il Sole 24Ore - Progetti e Concorsi
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TECNOLOGIE
sabato 29 novembre 2014
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Progetti e Concorsi - 2014-11-29 - Pag. 1
Progetti e Concorsi - 2014-11-29 - Pag. 2
Lo studio italiano in Bim da 4 anni
«Con il 3D meno errori, tagliati tempi e costi»
Scape avamposto hi-tech
Mentre oltreconfine il Bim è diventato uno standard per la progettazione, l’Italia è in ritardo. Ma nel nostro Paese esistono
avamposti di eccellenza: uno fra tutti lo studio romano Scape, nato nel 2002, fresco del premio Cnappc per il «Miglior giovane
talento 2014» e completamente attrezzato per la progettazione Bim. Paolo Mezzalama – uno dei soci dello studio insieme a
Ludovica di Falco, Francesco Marinelli e Alessandro Cambi – ci ha raccontato la storia di questa best practice tutta italiana.
Architetto, da quanto tempo avete adottato questo standard nel vostro lavoro e perché?
Faccio solo una premessa: l’Italia è molto in ritardo ma non tutti i Paesi europei sono così avanti. In Francia, dove il mercato
delle opere pubbliche è molto sviluppato, se ne parla tantissimo ma le applicazioni sono poche. Anche la Svizzera è indietro.
Cito questi due Paesi perché sono quelli dove lavoriamo e che conosciamo meglio. Noi lavoriamo in Bim da quattro anni. A oggi
tutti i nostri progetti usano questa metodologia dall’ideazione fino al cantiere e questo perché il Bim permette un maggiore
controllo tecnico ed economico del progetto in tutte le sue fasi. Per noi di Scape costruire bene è importantissimo.
Quali sono i vantaggi di lavorare in Bim?
I vantaggi sono molteplici. Come ho appena detto seguire un progetto in Bim significa controllarlo in tutte le sue fasi e
costringere i vari attori del processo edilizio a scambiare da subito. Questo permette di ridurre gli errori e le varianti in corso
d’opera e si traduce in un risparmio di tempo e soldi.
Qualche esempio di progetti Bim recenti?
Il nostro principale progetto pubblico italiano, il Museo nazionale dell’ebraismo e della shoah italiano, a Ferrara, è interamente
in Bim. Il progetto esecutivo è stato posto a base di gara poche settimane fa.
Il Bim può essere considerato una «leva anticrisi» per gli studi di architettura italiani?
Solo a determinate condizioni e cioè che si vada verso una trasformazione di un mondo, quello dell’edilizia, che ha accumulato
enormi ritardi e che di fatto non ha subìto una vera evoluzione di tecniche e metodologie. Credo che se matura la
consapevolezza che un ripensamento del nostro settore può essere un’occasione per uscire dalla crisi feroce di questi anni
allora sì, gli studi possono riposizionarsi e grazie al Bim tornare ad essere i direttori d’orchestra di un processo molto
complesso.
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di Alessia Tripodi
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sabato 29 novembre 2014
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TECNOLOGIE
Progetti e Concorsi - 2014-11-29 - Pag. 2
Le opportunità offerte dalle piattaforme 3D
Progettazione, da Europa e Usa le nuove sfide Bim
L’Italia è indietro
Presentati all’Euroconstruct di Milano gli interventi che sfruttano i modelli
hi-tech di design e costruzione integrata
Una ferrovia alta velocità di oltre 200 chilometri che attraversa l’Inghilterra. Il rifacimento totale di uno dei Terminal dell’aeroporto
di Boston. La realizzazione di un edificio firmato da Frank Gehry a Parigi. Sono solo alcuni degli esempi di cantieri – completati
di recente, in corso o in fase di avvio – che fanno perno sul Bim, building information modeling, la piattaforma digitale che
permette di progettare in 3D garantendo la massima integrazione lungo tutto il processo costruttivo, dall’idea al collaudo.
Si tratta di interventi – presentati nel corso di un convegno dedicato al Bim nell’ambito di Euroconstruct (19-20 novembre scorsi
alla Triennale di Milano) – che fanno capire come, a livello internazionale, la progettazione 3D stia diventando sempre più uno
standard, per la realizzazione di grandi infrastrutture così come per la costruzione di singoli edifici. E che rendono ancora più
palese il divario con l’Italia, dove l’utilizzo del Bim è limitato a progetti pilota (nel pubblico) o a episodi isolati. Con la filiera
nazionale delle costruzioni – dalla committenza ai progettisti, dagli impiantisti alle imprese edili – che non sembra pronta ad
avviare un percorso condiviso per innovare il modo di progettare e gestire i cantieri. Proprio osservando i casi concreti, invece,
è possibile comprendere i vantaggi di una tecnologia innovativa che, anticipando alla fase iniziale della progettazione la raccolta
del maggior numero possibile di informazioni (caratteristiche tecniche, dimensionali, energetiche, acustiche, impianti, eventuali
sovrapposizioni nel progetto) e favorendo il dialogo tra i soggetti coinvolti nel cantiere (progettisti, strutturisti, impiantisti, fornitori
materiali, imprese di costruzione), permette di avere sin dall’inizio tutti i dati utili a prevedere – attraverso un modello digitale 3D
– il risultato finale. Consentendo di tagliare costi dell’errore, varianti in corso d’opera, incertezze sulla tempistica di chiusura
lavori.
La ferrovia alta velocità nel Regno Unito
Una delle opere più imponenti a livello europeo in cui sarà applicato il Bim nei prossimi anni è la ferrovia alta velocità inglese
che collegherà, in una prima fase, Londra con Birmingham, per poi raggiungere Manchester e Leed. Si tratta di una rete su
ferro che si svilupperà – entro il prossimo decennio – per circa 225 km, oltre il 50% in tunnel, con un costo complessivo di circa
40 miliardi di euro. La prima fase prevede la costruzione di quattro stazioni, con i cantieri che apriranno i battenti dal 2018. Per
la progettazione – che si chiuderà entro i primi mesi del 2017 – e i servizi sono stati stanziati oltre 300 milioni. La società HS2,
che gestisce i lavori, ha puntato a garantire l’applicazione del Bim lungo tutto lo sviluppo del progetto. «Il modello sarà utilizzato
su una scala finora inedita, digitalizzando le informazioni di tutto il ciclo progettuale, con particolare attenzione agli aspetti della
sostenibilità ambientale», ha detto Jon Kerbey, capo del Management Systems di HS2. Per sfruttare al massimo le potenzialità
del sistema di progettazione è necessario che tutta la filiera sia integrata. Per questo è stato fatto «un monitoraggio sul livello di
qualificazione dell’intera supply chain – ha spiegato il manager – da cui è emerso che il 94% dei fornitori coinvolti utilizza il Bim,
in oltre la metà dei casi in una fase avanzata, e il 71% ha programmato ulteriori investimenti su questa tecnologia».
I terminal dell’aeroporto di Boston
Se il Regno Unito appare un mercato maturo per un uso crescente del Bim lo stesso può dirsi per gli Stati Uniti – soprattutto per
la West Coast (California in testa) – dove la progettazione in 3D sta diventando uno standard. Tra i primi a utilizzarlo nella East
Coast è stata invece Massport, l’autorità portuale del Massachusetts che gestisce, tra l’altro, tre scali aeroportuali, un terminal
container e un porto crocieristico.
In particolare, sono diversi gli interventi in corso nell’aeroporto di Boston basati sull’applicazione del building information
modeling, con un programma di investimenti di quasi 2,9 miliardi di dollari per i prossimi 5 anni (1,2 miliardi entro il 2018). Tra gli
interventi principali ci sono il rifacimento – appena avviato – del Terminal E (200 milioni) per “adattarlo” agli A380, i mega aerei
di Airbus, ma anche la costruzione di due garage (90 milioni) presso il Terminal B e il suo restyling, la creazione di una serie di
collegamenti interni allo scalo.
Nel nostro modello di progettazione, ha spiegato Luciana Burdi, deputy director Capital programs di Massport, «al Bim si
affianca l’approccio “Lean”, pratica di management, tradizionalmente adottata dalla Toyota nel settore automotive, applicata
all’edilizia e basata su un processo di organizzazione del lavoro che punta a ridurre gli sprechi, sia di denaro che di tempo. I
due modelli insieme garantiscono efficienza e capacità di coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti: nel Terminal C di Boston,
ad esempio, stiamo portando avanti quattro progetti contemporaneamente, dagli adeguamenti sicurezza ai sistemi di controllo
bagagli».
La Fondation Louis Vuitton a Parigi
È stato inaugurato il mese scorso a Parigi l’edificio firmato da Frank Gehry – una sorta di grande barca con le vele spiegate –
che ospita la Fondation Louis Vuitton, per la cui realizzazione è stato utilizzato, in ogni fase – dalla progettazione al cantiere,
fino alla gestione – il modello Bim. Si tratta di un’opera molto complessa, che occupa una superficie di 9.000 metri quadrati e
che si sviluppa in senso volumetrico attraverso oltre 19mila pannelli di ductal.
«Alla progettazione hanno lavorato almeno 60 persone diverse e il valore aggiunto del Bim è stato quello di permettere a tutti di
operare su un unico progetto, leggibile e modificabile in modo condiviso», ha detto Annalisa De Maestri, direttore presso Bet
Bianchi & Mba ingénierie, società di progettazione incaricata da Vinci (il gruppo francese leader nel settore costruzioni) di
applicare il modello 3D al progetto di Gehry. «Per fare in modo che tutti i soggetti coinvolti riuscissero a interagire sulla nuova
piattaforma e sfruttarne appieno le potenzialità – ha ammesso tuttavia la progettista – ci sono voluti due anni di preparazione».
Nel frattempo, una volta acquisito l’uso della tecnologia, il team di progettisti lo sta applicando su altri interventi. Come per la
realizzazione dello stadio per rugby e concerti «Arena 92» a Nanterre (con incarico di progettazione da 250mila euro), firmato
da Atelier Christian de Portzamparc, ma anche per il rinnovo dei Magasins La Samaritaine (progetto studio Sanaa) nel cuore di
Parigi.
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