Ecco, il Figlio ci è stato dato!
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Ecco, il Figlio ci è stato dato!
BOLLETTINO DELL’UNITÀ PASTORALE DI CASSANO D’ADDA - anno LIV - Dicembre 2016 Dicembre 2016 Ecco, il Figlio ci è stato dato! Tempo di natale Messaggio del Vescovo Sinodo dei Giovani Don Simone Il Portavoce Sommario 4 Buone feste... di che? 5 Natale dei perdonati, luce del mondo 6 Nel nome della Misericordia 10 15 7 Il Sinodo dei Giovani 8 Don Simone Duchi 10 Misericordia et Misera 12 L’Oratorio non è... è per gli adulti luogo di servizio 13 Loro sapevano 18 IL PORTAVOCE PERIODICO DELL’ UNITÀ PASTORALE DI CASSANO D’ADDA Anno LIV - Dicembre 2016 saranno gradite offerte per la realizzazione IL PORTAVOCE Aut. Tribunale di Bergamo n° 18/79 del 5/4/1985 Direttore Responsabile: Vincenzo Rini. REDAZIONE Lidia Brambati, Roberto Colombo, Piera De Maestri, Marco Galbusera, Maurizio Mandelli. CENTRO di AIUTO alla VITA Via Vittorio Veneto, 75 20062 Cassano d’Adda (MI) Tel. e Fax 0363 60474 mail: [email protected] www.cavcassano.it COLLABORATORI Emilio Mandelli, Sara Balestro, Filippo Rossi, Silvia Aranci, Marina Coppo. IMPAGINAZIONE GRAFICA RIBOLI LUCIANO Riparazioni Tv e installazione antenne digitali terrestri e satellitari via Treviglio n.952 – 20062 Cassano d’Adda (MI) P. I.V.A. n. 09405920969 - Tel. 3407190227 Per pubblicare le vostre inserzioni rivolgetevi a don Giansante della parrocchia di S. Zeno Claudio Cortivo Mac Claude grafica e foto Cell. 335 5263008 www.macclaude.it STAMPA Pozzoli spa - Inzago 21 14 Dio ha messo in noi il seme della Misericordia e ci ha dato un cuore tenero 15 Accogliere, aggregare e innovare CONTATTI 16 Foto varie PARROCCHIA DI SAN PIETRO APOSTOLO 17 I nostri presepi Via I Corte, 1 Parroco: don Silvio Aboletti tel. 0363 361735 [email protected] PARROCCHIA DI MARIA IMMACOLATA E SAN ZENO Via V. Veneto, 25 Parroco: Mons. Giansante Fusar Imperatore tel. 0363 64234 [email protected] Oratorio San G. Bosco Via V. Veneto, 75 don Simone Duchi tel. 0363 61124 [email protected] Mons. Piergiuseppe Coita tel. 0363 60503 PARROCCHIA DI CRISTO RISORTO Via Cristo Risorto, 20 Parroco: don Antonio Moro [email protected] tel. 0363 60280 PARROCCHIA DELL’ANNUNCIAZIONE Via Gioberti, 30 Parroco: don Paolo Ardemagni [email protected] tel. 0363 560606 mobile 328 9644140 18 Insegnerò a chiamarti Padre Nostro a ogni bimbo che diventa uomo 19 Quando la troppa premura diventa dannosa 20 Ristrutturazione e ampliamento dell’Oratorio san Domenico Savio 21 Festa del Ringraziamento a Cascine s. Pietro 22 Pellegrinaggi di Cristo Risorto 23 Tutto è bene ciò che finisce bene... 24 Sei mesi in Finlandia, Natale compreso 26 “...e il vetro fa entrare la luce” 28 Nuova Agorà 29 Anagrafe TEMPO DI NATALE IL NOSTRO VESCOVO di don Simone “Natale dei perdonati, luce del mondo” Messaggio del Vescovo per il Natale 2016 C ari Cassanesi, è un piacere prender la parola, tanto più se da ospite ultimo venuto, in giorni non di festa, ma d’attesa della festa: se davvero sarà grande, gustarne il desiderio permette infatti d’intuire perché e come aspettiamo quel che per la nostra gioia si prepara. Anche quest’anno, ancora una volta: fendendo infatti la stagionale cortina di bisogni indotti che il consumismo deve imbastire per farci spendere qualcosa a Natale, il cristiano sperimenta l’ottima opportunità, per grazia e vocazione, d’uno sguardo realistico sul mondo, nonché sulla nostra esperienza di discepoli, e quindi di testimoni (ricordate? sale della terra, luce del mondo..) se ancora vogliamo meritare tali impegnativi doni. Al presente c’è di tutto: lo spettacolo della storia, che sia tragedia, epopea o farsa, ben c’immette in quell’Avvento che configura in ogni secolo una dimensione feconda e scomoda dell’intera vita cristiana, la quale già conosce la promessa, già spera nella salvezza del mondo, ma ancora proprio non ne vede il compimento. Debitamente ispirati, gli antichi profeti ci ripetono che Dio sarà con l’uomo, e certo viene l’Emmanuele, senza però sciogliere il tempo dell’attesa: il Natale stesso attesta che la promessa è compiuta, ma al contempo, trattandosi appunto d’una nascita, d’un inizio, che il compimento è promesso. Albeggia: il Signore s’è definitivamente impegnato per noi, per ogni uomo, con tutto se stesso, fino a non star più in piedi per l’opera grande 10 4 B Buone feste... di che? compiuta, come appunto un neonato e un crocifisso. Nascita del vero Dio, nascita dell’uomo vero, il Natale si rivela una festa di luce pasquale: vegliato dalla pietà della Madre, Gesù vien deposto ora nella mangiatoia, allora nel sepolcro, avvolto da fasce gloriose nella notte del vagito come della morte. Tanto che in quella notte celebriamo il suo Sacrificio, l’Eucarestia, proclamiamo la sua resurrezione nell’attesa (senti senti) della sua venuta. In ambo i casi non solo il mondo, ma anche il cielo offre spettacolo: stupefatti i pastori, gli angeli invitano alla pace, quella che ancora non regna dov’è nato, morto e risorto il loro Signore. Ai suoi undici traditori anzitutto egli la donerà, e non come la dà il mondo, perché la portino da apostoli a tutte le genti annunciando il Vangelo. Non per occupare bene il tempo in attesa dell’ultimo giorno, ma perché gli uomini imparino ad attenderlo: viene. Stanti così le cose, siamo in coscienza chiamati ad una sanissima riflessione natalizia che prediliga il realismo al languore, per non far della fede una smanceria o, peggio, cadere in facili abboccamenti, quegli inganni cioè ove ingenuità domanda: “che male c’è?” Mentre ognuno farà per se stesso la propria parte, porto all’occhio il più melenso e solo all’apparenza innocente di questi ultimi: quali sono le “buone feste” che ci auguriamo? Già rispondere “il Natale” è problematico, sospettosamente autoritario e confessionalista: chiedere ai bambini ed ai ragazzi delle scuole afflitte dal politically correct (che è una patologia del rispetto). Povere stelle, scordatevi carole e presepe, dalla nuova porta della libertà d’espressione passa al massimo qualche renna e un po’ di neve finta. E poi, “il Natale” di chi? Perché c’è “il Natale” da festeggiare, un resistente numero in rosso nel calendario laico? Quanto ce ne importa davvero che nasca quel tale? Cosa cambia nella nostra vita? Va bene, ammettiamo contro ogni miglior prova pubblicitaria che non è l’Avvento del pupazzotto barbuto largo dispensator di doni e tenace modaiolo del marketing: tra le sue maschere ridanciane, sapete, c’è il buon san Nicola, sankt Nikolaus, per imbarbarimento santa Claus. Nient’altro? Più che il patrimonio culturale (sarebbe già tanto!), buoni cristiani e cittadini, non perdiamo il tesoro di grazia: i pensieri più dolci, teneri, caldi, i regali e le cene più gustose fanno altrimenti da ornamento ad un’indifferenza tanto più triste quanto più agghindata per dimenticare il vuoto che copre. Ricordate: tolto il Bambin Gesù, il presepe del mondo non ha senso. Provvidenza vuole ch’egli venga, non richiesto e senza posto, nelle tenebre come luce, nel peccato come perdono, nella morte come vita. E di questo noi tutti siamo testimoni. Buon Natale uon Natale a tutti gli uomini e le donne che vivono in questa nostra bella terra, e che desiderano una luce che rischiari il proprio cammino. La luce: le giornate che si accorciano ne aumentano la nostalgia, le feste moltiplicano fiaccole e luminarie, ma spesso resiste la nebbia, ci assale il buio, che ci rattrista nel profondo. Eventi dolorosi e tempi di crisi ripropongono il mistero della notte, deserto del mondo e dell’anima, con le sue non facili domande. Immersi in questa fragilissima realtà, ascoltiamo ancora la buona notizia: la luce splende nelle tenebre (Gv 1,4), un Bambino è nato per noi (Is 9,5), nasce nel tempo il Figlio di Dio, Gesù, l’unico Salvatore del mondo. Questo il cuore della fede cristiana, di sempre... di cui cerchiamo testimoni attuali, credibili, luminosi. Ne voglio ricordare uno, anzi una: una donna, violentata e distrutta dai suoi uomini. E giudicata, sbattuta in piazza, per essere eliminata, come uno straccio da buttare. Era la fine. Invece, quella donna fu rivestita di luce, dalla luce della misericordia e del perdono. Dopo il drammatico incontro-scontro di Gesù con i farisei, i giusti che volevano lapidarla: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. Subito dopo averli veduti andarsene in silenzio, uno dietro l’altro, rimasta sola con Lui, si era sentita dire: Neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più (Gv 8,1-9). E non le sfuggi che Gesù disse: Io sono la luce del mondo (Gv 8,12). Lo disse e lo fece, in lei, nuova creatura. Come lei, tutti noi possiamo sconfiggere il buio, rivestirci di luce, ed essere un barlume di speranza per gli altri. Se ci riconosciamo peccatori perdonati, cuori di pietra sciolti dalla tenerezza di Dio, pecorelle smarrite e ritrovate, rimesse al posto d’onore, al centro del presepio. Perché anche solo per te, per me, è nato il Figlio di Dio. Gesù è venuto a manifestare quanto Dio si incarna nelle più sconquassate vicende umane, mai per benedire il peccato, sempre per rialzare chi è caduto. Con un piccolo gesto e poche autorevoli parole, Colui che è nato a Betlemme da Maria, apre uno spiraglio nelle coscienze indurite e rimette ciascuno in cammino verso la sua vera dignità. Il giubileo della Misericordia è appena terminato, e la sua scia di luce ancora si vede. Abbiamo riempito nella Chiesa i serbatoi della divina misericordia, da spartire con tutti: i violenti da disarmare, gli smarriti da ritrovare, gli afflitti da consolare. Abbiamo rimesso in moto la “dinamo” dell’amore, che funziona solo così: se questa luce non viene donata, le batterie si esauriscono e la luce si spegne. Se invece si diffonde, si moltiplica, cresce all’infinito. Per questo, nel discorso della montagna, Gesù dice a quanti lo ascoltano con cuore aperto: Voi siete la luce del mondo (Mt 5,14). Ciò che ha detto di sé, vale anche per noi, sue membra. Vale anche per l’adultera perdonata, che se ne va con gli occhi lucidi, trasparente della grazia ricevuta. Così il Sommo Bene vince ogni male, lo disinnesca da dentro, riconducendo l’uomo alla casa del Padre. Ciò che è iniziato nella grotta si va compiendo nella storia, perché è sorta la luce che mai si spegne, neppure nella morte. È la luce della Chiesa, corpo di Cristo e popolo di Dio in cammino, luce riflessa, umile e capillare, che risplende in mille comunità, in milioni di case, in miliardi di cuori. È la luce di uomini e donne che rispondono sì alla benevolenza di Dio, che si sanno amati e che diffondono amore, con i gesti concreti della prossimità e della condivisione. È la luce di una speranza che può sempre risorgere, quando nasce un bambino, quando si stringe un’amicizia, quando si osa il perdono, quando si cerca la pace. È Natale di Gesù, dunque, se è anche Natale della Chiesa, popolo di perdonati. E sarà anche Natale dell’Umanità, tormentata e agitata, ma cullata dal Padre che sempre le prepara un domani, vigilia di eternità. In questa luce, il mio augurio più caldo, fraterno e gioioso a tutti. Cremona, 17 novembre 2016 + Antonio, vescovo 5 GIUBILEO LA NOSTRA CHIESA il Portavoce Dicembre 2016 Il sinodo dei Giovani L Nel nome della misericordia A l termine dell’anno giubilare alcune realtà cassanesi, AC, CL e MASCI, in collaborazione con le parrocchie di Cassano, hanno proposto tre eventi di incontro e celebrazione. E’ stata Madre Teresa di Calcutta ad animare le riflessioni della comunità cassanese in occasione del primo appuntamento di “Nel nome della Misericordia”. La testimonianza proposta da padre Bernardo Cervellera missionario del PIME e direttore di Asianews, che ha più volte personalmente incontrato la Santa, approfondendone successivamente la conoscenza – attraverso scritti e persone - in occasione della postulazione della causa di canonizzazione. “Il nostro tempo segnato dalla “globalizzazione dell’indifferenza” può imparare molto da questa suora dimessa e piccolina, ma piena di energia e soprattutto di pronta attenzione alle situazioni che noi faremmo scivolare volentieri alla periferia della nostra vita. - ha pre- 6 cisato padre Cervellera - Non vi è situazione che Madre Teresa non abbia accolto e aiutato: moribondi, affamati, bambini abbandonati, ragazze madri, lebbrosi, poveri, malati di Aids, alcolizzati, persone ricche di una vita senza senso. Con lei anche la povertà è stata ridefinita: non solo il censo e il denaro, ma anche il vuoto, il non amore di una vita nell’egoismo è una povertà che suscitava la sua compassione. Il biblista don Maurizio Compiani ha guidato il secondo appuntamento sul soggetto delle Beatitudini. “Ci troviamo davanti al discorso più importante del Vangelo di Matteo – ha premesso don Maurizio, che ha affrontato in chiave etimologica ed apologetica il brano delle Beatitudini -, il primo discorso, il più lungo, introdotto nel modo più solenne. In tutte le altre occasioni Gesù si rivolge direttamente o unicamente ai discepoli: qui la sua parola coinvolge tutti senza distinzioni.” “Gesù si riallaccia a Isaia e agisce dove trova spazio - ha proseguito – se Dio arriva e prende possesso del tuo cuore il legame diventa importante e inscindibile, quando Dio arriva nella nostra vita si aprono tutte le porte, che vanno percorse fino all’ultima: seguire Dio significa percorrere le stesse orme che ha percorso Gesù”. “Le beatitudini sono una bussola poetica – ha efficacemente concluso don Maurizio – l’invito è di essere perfetti e misericordiosi come il Padre”. Ancora madre Teresa è stata l’oggetto del terzo incontro tenuto da Renato farina, noto giornalista e scrittore che si è lungamente occupato della santa a partire dai lontani anni 80 fino alla canonizzazione della suora albanese. Farina ha portato diverse testimonianze derivate principalmente da sue interviste fatte nel corso degli anni, oltre alla consueta iconografia della Santa, ha ricordato un detto di Madre Teresa che ben rappresenta il suo sentire verso i poveri: “ non c’è carità senza sacrificio, non è vera carità se non ti costa niente.” a sollecitudine della Chiesa di Cremona verso le nuove generazioni è una costante del suo generoso impegno nel tempo, come attestano – tra l’altro – i tanti Oratori presenti e attivi nelle parrocchie della diocesi, e le Linee progettuali su Pastorale giovanile e Oratorio pubblicate nel 2009. Negli ultimi decenni si sono moltiplicati gli inviti ad un ulteriore rilancio dell’evangelizzazione e della formazione dei giovani: ricordiamo come Papa Benedetto XVI richiamava l’urgenza della questione educativa e come i Vescovi italiani hanno recepito tale messaggio con gli attuali orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo. La nostra diocesi, in particolare, ha concretamente avviato un processo di rinnovamento degli itinerari di iniziazione cristiana, con la decisa guida del mio carissimo predecessore Mons. Dante Lafranconi, “cantiere” cui daremo certamente ulteriore seguito e sviluppo. Anche la pastorale scolastica è stata rilanciata con segni di effettiva attenzione alla crescita integrale dei ragazzi. Ora, come espresso in diversi miei interventi dei mesi scorsi, è tempo di un più attento e generoso ascolto del mondo giovanile, per cogliere attraverso di essi i segni dei tempi che annunciano quel futuro buono che Dio ci prepara. Come ha scritto Papa Francesco, “i giovani ci chiamano a risvegliare e accrescere la speranza, perché portano in sé le nuove tendenze dell’umanità e ci aprono al futuro, in modo che non rimaniamo ancorati alla nostalgia di strutture e abitudini che non sono più portatrici di vita nel mondo attuale” (Evangelii Gaudium 108). Ritengo si possa affermare senza esagerazioni che nei giovani possiamo scorgere il Cristo che ci viene incontro, il Signore dell’Avvento, l’Uomo nuovo sempre in gestazione. Ascoltarli davvero ci insegnerà ad ascoltare maggiormente la Parola che si incarna, sempre. L’Evangelii Gaudium guarda ai giovani come indispensabili protagonisti del complessivo e profondo rinnovamento cui la Chiesa tutta è chiamata. “Anche se non sempre è facile accostare i giovani, si sono fatti progressi in due ambiti: la consapevolezza che tutta la comunità li evangelizza e li educa, e l’urgenza che essi abbiano un maggiore protagonismo” EG 106). “La pastorale giovanile, così come eravamo abituati a svilupparla, ha sofferto l’urto dei cambiamenti sociali. I giovani, nelle strutture abituali, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e ferite. A noi adulti costa ascoltarli con pazienza, comprendere le loro inquietudini o le loro richieste, e imparare a parlare con loro nel linguaggio che essi comprendono” (EG 105). Ma, a noi adulti, questo sforzo è oggi necessario e urgente, per non tramontare frettolosamente con le nostre nostalgie e con quei giudizi aspri e sommari che spesso troncano ogni possibile dialogo coi ragazzi. Mentre prendeva corpo, con l’aiuto del Consiglio Pastorale Diocesano, della Federazione Oratori Cremonesi e di tante diverse espressioni della nostra comunità ecclesiale, l’idea del Sinodo dei Giovani, è stato annunciato dalla Santa Sede che la XV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, prevista per l’ottobre 2018, avrà per tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Abbiamo accolto con grande gioia questa provvidenziale coincidenza, e ne abbiamo condiviso le motivazioni con il Santo Padre Francesco nel breve incontro che ho avuto con Lui il 12 ottobre scorso. Egli ci ha incoraggiato ad un ampio ascolto dei giovani, di tutti i giovani, per ricevere da essi una salutare scossa alla nostra vita e all’evangelizzazione. Per questo, confortato anche dai frequenti incontri con gli stessi giovani che, affamati di Dio e di senso, sto imparando a conoscere ed amare nelle nostre comunità, INDICO UFFICIALMENTE IL SINODO DEI GIOVANI DELLA CHIESA CREMONESE Il coordinamento del Sinodo dei Giovani viene affidato ad un’apposita Segreteria, espressione dell’area “Giovani” della Curia vescovile. Il Consiglio Pastorale Diocesano seguirà correntemente gli sviluppi del Sinodo, in modo da promuoverne il dinamismo rispetto alla pastorale integrata, nei vari livelli e ambiti della vita diocesana. Raccomando che l’iniziativa del Sinodo dei giovani venga accolta da tutti come occasione di confronto, crescita nella fede ed ascolto fruttuoso di quanto lo Spirito suggerisce alla Chiesa cremonese: sono certo di poter contare innanzitutto sull’adesione intelligente e cordiale di tutti i nostri preti, da sempre formati all’attenzione ai giovani, ma anche di tante famiglie ed educatori della diocesi. Lo sguardo festoso e orante di Tutti i Santi, uomini e donne delle Beatitudini, giovani in eterno per la comunione col mistero santo di Dio, ci attira ed incoraggia. Alla loro intercessione, specialmente di quanti hanno speso la vita nel servizio ai ragazzi, affidiamo il percorso che intraprendiamo. Maria, la ragazza di Nazareth che col suo Sì ci ha donato il Salvatore, ci ottenga la grazia di una docile e feconda obbedienza allo Spirito di Dio. La preghiera corale delle nostre comunità, specie delle contemplative, degli anziani e dei sofferenti, ci darà forza e fiducia. Dio ci benedica. Cremona, 1 novembre 2016, Solennità di Tutti i Santi 7 INTERVISTE di Maurizio Mandelli INTERVISTE il Portavoce Dicembre 2016 Don Simone Duchi L ’11 di settembre presso l’oratorio s. Giovanni Bosco è avvenuto un molto informale cambio di consegne tra don Gianluca e don Simone con un pranzo aperto a tutti. Alla fine di questo momento conviviale abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il nuovo vicario per sapere qualcosa in più su di lui. Chi è Simone Duchi, da dove viene, com’è la sua famiglia, dove abitava? Sono nato a Cremona il 29 luglio 1987, mio papà, Lorenzo, è dentista e mia mamma, Mara, fisioterapista (anche se ha smesso di lavorare da quando sono nato). Rita, mia sorella, è del ’91. Abbiamo sempre vissuto a Cremona, prima nella parrocchia di san Francesco, poi a sant’Ilario. Conseguita la maturità presso il liceo linguistico europeo “Beata Vergine” sono entrato in Seminario e dopo averne seguito il percorso formativo sono stato ordinato sacerdote nel 2013. Dopo l’ordinazione, veramente molto recente, quali sono state le esperienze pastorali? Anzitutto come vicario nella parrocchia di Antegnate, nostra diocesi ma provincia di Bergamo, ora a Cassano. Per curiosa ironia, quindi, non ho ancora prestato servizio in provincia di Cremona. In effetti la coincidenza fa sorridere. Cassano non è proprio una coincidenza ma, tra l’altro, proprio come nella sua storia, una base strategica. Dopo l’ordinazione infatti sono stato incaricato di perfezionare gli studi presso la Facoltà Teologica di Milano per diventare professore di teologia. Conseguita la licen- 8 za specialistica in sistematica (un tempo si diceva “dogmatica”), sto ora ultimando il dottorato nella stessa disciplina. Impegnativo ma appassionante. Nel frattempo insegno anche all’Istituto di Scienze Religiose di Crema. Un Istituto che non conosco, di cosa si tratta? L’ISSR, in sigla, è una scuola recentemente equiparata ad una facoltà universitaria che prepara i futuri insegnanti di religione. Sono professore di teologia fondamentale: in breve, quella porzione del sapere della fede che ne argomenta la credibilità. In futuro passerà a insegnare in Seminario? È molto probabile che una volta terminati gli studi che sto conducendo mi venga chiesto d’insegnare per il Seminario di Cremona, il quale condivide la formazione teologica con le diocesi di Lodi, Crema e Vigevano. Una cosa alla volta: l’agenda è già pienissima! Quali sono gli ambiti pastorali in cui ha operato, vista la sua giovanissima età, prima di Antegnate? Nel 2012 sono stato diacono a Dosimo e Quistro, dove ho lavorato con don Claudio Rubagotti: è stato un anno splendido, del quale ancora lo ringrazio. In precedenza come seminarista ho prestato servizio nelle parrocchie di Vescovato, san Sebastiano in città e, per due anni, a Pieve s. Giacomo. Qualche settore di attività particolare, che so ACR, Società Sportive, Scout? Trattandosi d’una collaborazione del fine settimana, come ogni seminarista m’occupavo principalmente del catechismo, a Pieve dell’ACR, poi in particolare d’accompagnamento degli adulti nei nuovi cammini di iniziazione cristiana. E come vicario ad Antegnate? Ad Antegnate non ci sono gruppi ecclesiali definiti come l’AC, CL, gli Scout, il Cammino neocatecumenale, però è un paese dove l’oratorio costituisce ancora un buon punto di riferimento per le famiglie ed i ragazzi. Nessuna esperienza particolare quindi. A maggior ragione sono molto grato per le occasioni in cui ho potuto conoscere queste realtà, perché da tutte ho imparato e sto imparando qualcosa di buono, una sottolineatura, un accento particolare della vita cristiana. Tecnicamente, un carisma. Al tempo stesso non ho mai fatto parte di nessuno di questi gruppi proprio per avere una disponibilità equivalente per tutti. Programma di lavoro per Cassano? So che abita in Oratorio e che a tutti gli effetti è vicario del s. Giovanni Bosco. Sono vicario dell’Oratorio nel senso più generale e comprensivo del termine, dal catechismo agli Scout, dal gruppo famiglia alla Pierino Ghezzi, dai ministranti ai giovani. Mi preparo ad accompagnare con prontezza e preparazione i cambiamenti che verranno pensati per Cassano nei prossimi anni. Ho avuto modo, pur non essendo un suo parrocchiano, di partecipare alle “sue” Messe e personalmente sono rimasto molto colpito dalla particolare attenzione e cura prestata all’aspetto liturgico della celebrazione. È uno stile personale o una più generale riscoperta? La Messa è la celebrazione liturgica per eccellenza: non dovrebbero far meraviglia la cura e la concentrazione prestatavi, quanto piuttosto la loro carenza. Mi fa indubbiamente piacere che si noti l’affetto, il coinvolgimento esistenziale, la preghiera che impegna ogni cristiano nel momento in cui si trova a render grazie al Signore, a celebrare insieme ai suoi fratelli, come Chiesa, quel sacramento di misericordia che è l’Eucarestia. So che lei è un fan di Guerre Stellari Tra le altre cose Tra le altre ovviamente, e ugualmente fan lo è chi la sta intervi- stando. L’ultimo film della saga “Il risveglio della forza” rappresenta chiaramente la ricerca di qualcuno, Luke, che possa sistemare le cose in un mondo che sta andando sempre peggio. Secondo lei in questo mondo che sta andando abbastanza male c’è bisogno di cercare qualcuno che sistemi le cose? A parte le opinioni che si possono avere sulla riuscita dell’ultimo film di Guerre Stellari, ritengo occorra anzitutto prender coscienza che noi siamo cercati, non siamo noi a cercare qualcuno. È Dio stesso, uscendo dalla metafora della domanda, che viene incontro a noi, uomo tra gli uomini. Sta alla porta della storia d’ognuno e bussa. Proprio la coscienza cristiana sembra purtroppo sempre più anestetizzata, sì da non rendersi conto del fatto che il Signore ci è accanto ogni giorno e sprona a condividere quella sapienza, quel Vangelo, quel dono di vita che ripone nelle nostre mani per il bene nostro e del prossimo. Mia intenzione è dunque ricerca- re, aiutare, condividere se possibile la coscienza di ciascuno perché si desti dinnanzi alla rivelazione di Dio che è il Cristo Gesù, nostro salvatore, trovando in lui il modo d’esser davvero se stessa, responsabile, attiva, capace, competente, testimoniale. La ricerca di una fede adulta e critica è indispensabile oggi. Quindi se ho ben capito non c’è bisogno di andare a cercare qualcosa o qualcuno lontano No, il Regno di Dio è in mezzo a noi: ci aiutiamo a vederne i segni? Il Regno di Dio è in mezzo a noi ma comunque, tornando al titolo di Guerre Stellari, dovremmo affermare che “Il risveglio della fede” è una cosa che va perseguito e cercato ogni giorno. Il risveglio della fede coincide con il nostro risveglio in quanto uomini e cristiani degni di questo nome: chi crede non è un uomo che rinuncia a qualcosa di sé vivendo di precetti ma è veramente uomo perché trova la propria libertà e dignità, la giustizia della vita nella forza che riceve e nella confidenza che ripone in Dio. Un messaggio che vuole lasciare ai nostri lettori. Lo stesso messaggio che ho condiviso con i giovani incontrati in queste prime settimane: non ho la presunzione di conoscere quello che interessa alla gente, ho tuttavia il desiderio di mettermi al servizio di questi interessi, di questi desideri perché, e di questo sono pienamente convinto, il Signore è capace di portare la nostra vita a quella gioia, a quella serenità, a quella sapienza che oggi il mondo, così confuso prima che ingiusto o violento, sa forse sì desiderare ma non sa onorare nella sua pienezza e nobiltà. 9 VITA DELLA CHIESA VITA DELLA CHIESA della dignità della persona. L’aborto ha evidentemente come effetto primario l’uccisione di un innocente, ma ha un effetto ugualmente devastante sulla comunità nel quale si compie: la vita della madre è segnata per sempre, il rapporto di coppia e la vita coniugale, già in atto o in prospettiva di realizzazione, ne viene sconvolta, tutto l’ambiente di vita, dei partenti e degli amici, ne subisce un contraccolpo. Dunque, insieme al bambino non nato, è la famiglia, comunità base della Chiesa e della società, la ‘vittima’ dell’aborto, ed è anche per tutelare questo immenso valore che viene comminata la scomunica. Misericordia et misera Invito alla lettura T ra le disposizioni contenute nella Lettera apostolica pubblicata da Papa Francesco lo scorso 21 novembre quella di maggior effetto è certamente stata l’estensione perpetua a tutti i confessori della possibilità di assolvere il peccato di aborto e, contemporaneamente, di rimettere la scomunica latæ sententiæ ad esso legata. Il provvedimento era già stato preso all’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia, un anno fa, per favorire il ricorso più ampio possibile di tutti i fedeli al sacramento della confessione e favorire così quella generale purificazione dalle colpe del popolo cristiano, che è il senso ultimo di ogni Anno santo. Ora questa concessione viene estesa ad ogni sacerdote confessore in modo stabile. Il cambiamento è molto importante: vediamo dunque di capirne meglio la portata. 1) Fino ad un anno fa il peccato di aborto non veniva assolto? Ovviamente sì, veniva assolto. Non c’è colpa per quanto grave, che non possa esser perdonata, quando colui che la confessa è sinceramente pentito, pronto a correggersi e disposto a compiere una vera penitenza. Comportava però un particolare iter a motivo della serietà della colpa. Per semplificare, poniamo il caso di colui o colei che si presenta al confessionale e si riconosce colpevole di aver compiuto un aborto. Precisiamo che il peccato coinvolge a pieno titolo sia la donna che lo ha compiuto, sia i familiari che l’hanno incitata ad esso, sia il personale medico che ha cooperato direttamente alla sua realizzazione, sia, non da ultimo, i politici che lo promuovono. A questo punto, sino ad oggi il confessore aveva il compito di spiegare che per esser assolti dal peccato d’aborto e dalla scomunica annessa ci si doveva rivolgere a sacerdoti dotati di tale facoltà, 10 ad esempio il vescovo diocesano, il suo vicario generale, il canonico penitenziere della Cattedrale. Il ricorso ad uno di questi poteva essere fatto dal penitente in persona o dal confessore, naturalmente fatto salvo il segreto circa l’identità del penitente in questione. Questo procedimento non significava in alcun modo che si volesse porre ostacoli al perdono: come insegna il Catechismo, la Chiesa non intende restringere il campo della misericordia, bensì porre in evidenza la gravità del crimine commesso, ovvero l’omicidio, la soppressione di un innocente. 2) Perché era stata posta la necessità di ricorrere a sacerdoti appositamente incaricati? Forse perché la scomunica rende più grave il peccato? Il delitto dell’aborto è un peccato mortale e nulla può rendere un peccato mortale più grave di quanto già sia. Compito della Chiesa è amare i suoi membri peccatori lenendone le colpe, non certo “aggravandole”. Il senso di una censura ecclesiastica, come la scomunica, è al contrario quello di rendere più evidente la gravità di un peccato in modo da mettere in guardia coloro che non lo valutano adeguatamente per ciò che è. Infatti “l’aborto va oltre la responsabilità delle singole persone e il danno loro arrecato, assumendo una dimensione fortemente sociale: è una ferita gravissima inferta alla società e alla sua cultura da quanti dovrebbero esserne i costruttori e i difensori” (san Giovanni Paolo II, enciclica Evangelium vitæ, n. 59). L’aborto è un peccato particolarmente grave perché colpisce un essere umano innocente, togliendogli la vita, è anche un atto di ingiustizia e prevaricazione, poiché qualunque azione contro un innocente indifeso è immeritata. Ora, è evidente che l’ingiustizia e la prevaricazione sono fattori fortemente destabilizzanti per la struttura della comunità umana; ed è altrettanto evidente che nessun crimine ha per vittima un soggetto più innocente e indifeso di un bambino nel grembo della madre. Il pericolo inoltre che gli uomini sottovalutino la gravità di un peccato è tanto più grande nella misura in cui sono numerosi e autorevoli coloro che minimizzano tale gravità. Ora, nel caso dell’aborto è lo Stato stesso, cioè la massima fonte di autorevolezza sociale, che ha dichiarato l’aborto addirittura legittimo, mascherandolo sotto la falsante e ipocrita formula “interruzione volontaria di gravidanza”. Dunque è evidente che una tale azione pubblica di contrapposizione all’amore di Dio deve essere sanzionata nel modo più forte possibile dall’Autorità della Chiesa, che infatti ha comminato la pena ecclesiastica più grave, a tutela della verità divina e 3) Quali potrebbero essere gli effetti di questo cambiamento normativo? di Emilio Mandelli Dopo le disposizioni contenute in Misericordia et Misera non viene modificata la legge canonica e quindi la scomunica legata all’aborto resta, ma non è più necessario ricorrere ad un confessore ‘speciale’ e qualunque sacerdote può assolverlo. Indubbiamente questa nuova prassi potrà facilitare la celebrazione del sacramento della Penitenza di coloro che si convertono dopo questo orribile peccato. Ciò che il nuovo corso sicuramente non vuole né suggerisce, se non ai malevoli, è che anche per la Chiesa l’omicidio che ogni aborto comporta sia diventato meno grave. La Redazione IL NOSTRO ORATORIO “L’ORATORIO NON E’… E’ PER GLI ADULTI LUOGO DI SERVIZIO” Da più parti sentiamo ripetere che il volontariato è in crisi, i giovani non lo sentono più. Tutte le Associazioni sono in cerca di giovani leve, per poter far fronte alle richieste sempre più pressanti. Anche l’Oratorio ne risente e chi vuole impegnarsi con continuità è raro. I recenti appelli per il servizio al bar ne sono la prova tangibile. Allora che si può fare? Innanzitutto non stancarsi di chiedere e porre il problema all’attenzione di tutta la Comunità Parrocchiale. Anche altri gruppi non sono esenti, i catechisti e via via gli altri gruppi ecclesiali presenti in Parrocchia. Seconda ipotesi: far leva sulla responsabilità delle giovani famiglie. Hanno ricevuto tanto come singoli dall’Oratorio; ora è venuto il momento di dare, e dare con sistematicità. Cerchiamo di non tacitare la co- scienza del dovere semplicemente con un aiuto economico, che pure non deve essere rifiutato. Se un Oratorio non funziona, tutta la Parrocchia ne risente, o dovrebbe risentirne. Dobbiamo cercare di infondere non solo contenuti o nozioni di catechismo, ma uno stile di servizio e di interesse verso “l’altro”. Se riuscissimo a creare un ambiente di vera famiglia, avremo raggiunto un obiettivo tale che potrà solo sfociare nella dinamica del servizio disinteressato e fraterno. Allora coraggio cari amici, rimbocchiamoci le maniche, “bando alle ciance” -ne facciamo troppe anche tramite i cellulari- e all’opera! Riscattiamo le parole dovere e servizio e il gioco sarà fatto. Le parrocchie di Cassano d’Adda organizzano un CORSO DI PREPARAZIONE AL MATRIMONIO CRISTIANO di nove incontri che si terranno all’oratorio don Bosco, via Vittorio Veneto, 75 nei giorni di lunedì e giovedì dalle ore 21.00 alle 22.30 Il corso inizierà lunedì 9 gennaio e si concluderà lunedì 6 febbraio 2017 Le iscrizioni si raccolgono dal parroco di San Zeno in via Vittorio Veneto, 25 (tel. 0363 64234) Un altro corso verrà organizzato nel maggio prossimo. 11 BARICENTRO di Maurizio Mandelli il Portavoce Dicembre 2016 O 12 infinito della guerra civile siriana, abbiamo visto nascere e crescere l’aberrazione del califfato con la sua scia di sangue, di deportazioni, di esecuzioni di massa, di distruzione di siti archeologici fino alla rassegnazione della morte a casa nostra, a domicilio. Sotto due specie diverse: quella eclatante (ma solo in dipendenza della frequenza) degli attacchi terroristici sul nostro suolo europeo e il rosario silenzioso quotidiano della conta dei morti nel Mare Nostrum. Le statistiche dicono che negli ultimi tre anni si sono contati almeno 12 mila morti in mare nel tentativo di raggiungere le nostre coste, raramente grandi numeri, ma continue gocce quotidiane, 20, 30 rare volte 100 o 200. E tutto avviene sotto la luce del sole, del nostro bel sole di Sicilia, senza che nessuno faccia una mossa per fermare questo mercato di schiavi e di morte. Perché come altro si può definire questo infinito flusso di migranti, rifugiati politici o disperati economici, se non un criminale commercio di essere umani? Ancora peggiore della tratta degli africani del XVIII secolo, perché allora bisognava consegnare la merce sana o almeno salva per guadagnare, oggi basta caricarli su una bagnarola destinata a far poca strada, tanto il biglietto si paga all’imbarco. E ora come allora a guadagnarci sono i trafficanti islamici per i quali la schiavitù è lecita e legale. E il mercato degli schiavi continua una volta arrivato da questa parte del mare, sotto la più sbiadita ed economica definizione di manovalanza a basso costo, creando sconvolgimenti sociali e culturali che le nostre società non avevano visto da molti secoli. Senza nemmeno sfiorare l’abisso di oscurità, che viene solo sussurrato, dei minori in viaggio LA NOSTRA CHIESA Dio ha messo in noi il seme della Misericordia e ci ha dato un cuore tenero Loro sapevano gni volta che si torna a parlare della causa di beatificazione di Pio XII, riecheggia come un mantra infinito l’accusa di aver saputo dei campi di sterminio e non aver fatto nulla per denunciare o addirittura impedire l’efferato e disumano disegno nazista. Su questa diatriba generazioni di studiosi, ma soprattutto polemisti, delle due parti hanno versato fiumi di inchiostro e di inchieste. Di cui ho letto poco perché, siccome sono una persona semplice che tende alle soluzioni semplici, mi sono sempre accontentato della testimonianza del rabbino capo di Roma ai tempi del conflitto, Israel Zolli: dopo la guerra si convertì al cattolicesimo e si fece battezzare con il nome di Eugenio Pio. Ma se questa gravissima accusa viene ancora mossa al pontefice che in un momento di paralisi mondiale e con pochissimi mezzi di comunicazione non avrebbe alzato la voce o non sarebbe intervenuto (come non è dato sapere) per fermare lo sterminio, cosa diranno le future generazioni di Mister Obama, di Frau Merkel, di Monsieur Hollande, di Gospodin Putin ed Erdogan Bey, insomma di tutta questa generazione politica che manifesta sostanziale indifferenza di fronte ad un orrore senza fine e senza confini? Rispetto alla seconda guerra mondiale, viviamo nel mondo della comunicazione istantanea, dove addirittura i carnefici postano su Internet i video delle loro mostruose atrocità. E il silenzio un po’ obbligato dei nostri padri durante la guerra, si è trasformato nella nostra silenziosa e ottusa assuefazione all’orrore quotidiano. Abbiamo cominciato 1015 anni fa con i video delle esecuzioni degli occidentali catturati in Iraq, abbiamo passato sotto silenzio il disastro di Marco Galbusera U solitario che spariscono sulle rotte balcaniche o di fronte ai muri. Sapete quale commercio vanno ad alimentare, non c’è bisogno di dirlo. Io non posso e non voglio credere che non esista un’alternativa seria, umana e gestibile a questa tratta degli schiavi e che l’occidente intero, che si è dimostrato tanto svelto a schierare cacciabombardieri e consiglieri militari nelle “primavere” libiche e siriane, dimostri una totale incapacità ad affrontare la situazione. Salvo lasciare Grecia e Italia a raccogliere i disperati che riescono a passare il mare o i cadaveri ributtati dallo stesso mare. È nostro dovere inescusabile di uomini e di cristiani esercitare le opere di misericordia che abbiamo appena celebrato nell’anno santo ed è sacrosanto accogliere e sostenere lo straniero bisognoso e nessuno lo è più di chi fugge la guerra e la morte. Ma nessun precetto divino o umano insegna ad ignorare o peggio ad accettare le cause di tanta miseria e tanta morte. Altrimenti facciamo un salto indietro ai tempi delle guerre di Luigi XIV, quando i generali non si curavano delle perdite in battaglia, era compito dei cappellani contarli e seppellirli. Loro sapevano, tutti, e non hanno detto e fatto nulla, o peggio hanno chiuso frontiere ed eretto muri. Anche a Ventimiglia, anche a Calais. Che non sono in Ungheria. na Veglia missionaria all’insegna della famigliarità, della semplicità, della intensa e genuina partecipazione quella svoltasi la sera di giovedì 20 ottobre presso la Parrocchia cassanese dell’Annunciazione. “Siete in tanti provenienti dalle parrocchie cittadine e da quelle della parte nord della Diocesi – ha ironicamente evidenziato all’inizio della celebrazione Mons. Napolioni, per la prima volta nella comunità dell’Annunciazione – Avete voluto essere presenti in preghiera anche dopo una giornata di lavoro e di impegni: siete già in questo senso testimoni missionari, una “Chiesa in uscita” “. Suggestivo il percorso di riflessioni che ha guidato la serata, snodandosi attraverso brani della esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, il Vangelo di Luca, gesti simbolici (come il passaggio attraverso una “porta santa”), canti e la diretta testimonianza della missione attiva “Mancano poche settimane alla conclusione del Giubileo della Misericordia – ha esordito il Vescovo Antonio nell’omelia – ne sentiamo parlare da un anno ed è quasi diventato una sorta di ritornello, forse qualcosa del quale siamo un po’ stufi... Se è davvero così possiamo fare a meno di ricevere Misericordia”. “La Parola di Dio però non può diventare vuota – ha proseguito – Anzi quando noi ci svuotiamo Egli ci riempie e ricarica sempre d’amore, di bontà. Il brano di Luca che abbiamo ascoltato è una sorta di enciclopedia dell’amore Gesù ci dice di fare del bene a tutti, anche a quelli che ci odiano e la forza dell’amore cristiano è proprio questa. Dio ha messo in noi il seme della Misericordia, ci ha fatto un cuore tenero.” “Comunità evangelizzatrice è un bellissimo nome della parrocchia, - è stata l’esortazione finale – ma dobbiamo diventare evangelizzatori per come ci amiamo, ci perdoniamo, per come agiamo: il mondo si deve accorgere di questo, vanno superate tutte le nostre incomprensioni e le nostre divisioni”. “Entrati attraverso la porta del Giubileo – ha concluso – dobbiamo diventare una porta in uscita, varcare i confini del nostro Cuore. Che il Signore ci prenda per mano e ci renda più missionari di come eravamo questa sera”. Di grande impatto emotivo è stata la testimonianza di suor Vania Mapelli dell’Ordine delle Poverelle di Assisi che ha regalato alla comunità il ricordo di sei consorelle - Suor Floral- ba, suor Clarangela, suor Danielangela, suor Annelvira, suor Dinarosa, suor Vitarosa – morte in Congo, terra di missione, a causa del virus dell’ebola e per le quali è in corso la causa di beatificazione. Storie di “amore che brucia come un fuoco e che non si può trattenere – come ha ricordato suor Vania – testimonianze di coraggio e di umiltà che ci devono essere di aiuto per vivere e divenire segni di Misericordia per chiunque abbia bisogno di un piccolo segno”. La veglia è stata infine l’occasione per un festeggiatissimo ritorno in comunità del parroco don Paolo Ardemagni, “risorto dopo un periodo di malattia e tornato tra noi” come ha simpaticamente evidenziato Mons. Napolioni. 13 ASSOCIAZIONI di Marina Coppo ASSOCIAZIONI il Portavoce Dicembre 2016 Accogliere, aggregare e innovare P er rigenerare sono le tre do che i politici facciano la loro parte dell’essere aclisti, favorire l’inconazioni su cui le Acli saran- varando una politica europea comu- tro delle persone, le più diverse, per no chiamate a lavorare per i ne sull’asilo, che superino gli accordi superare le naturali diffidenze che prossimi anni. di Dublino che scaricano il problema spesso sono all’origine delle paure. Accogliere richiama immediatamen- dell’accoglienza dei profughi sui pae- Perseguiamo questo scopo attraverso te all’attualissimo e dibattuto tema si di primo approdo, Italia e Grecia in il nostro radicamento sul territorio, la dell’immigrazione. L’alternativa non particolare. tutela e la costruzione di legami tra è tra accogliere e non accogliere, ma Tornando al nostro Circolo Acli cas- persone e tra soggetti della comunità. tra prendere la questione con serietà sanese il verbo Accogliere rafforza lo Svolgiamo quindi attività di coesione oppure venirne travolti sociale e percorsi per perché, la storia ci infacilitare l’integrazione segna, che le migraziodella popolazione. Da ni sono sempre esistite qualche anno abbiamo e non si possono fermaavviato un gruppo che re. Inoltre oggi il fenolavora specificatamenmeno migratorio appate su questa dinamica, re amplificato e reso si chiama Ponti di coinevitabile dalle crisi tone e organizza corsi umanitarie in corso, dai e laboratori di cucito cambiamenti climatici, creativo che hanno una dalla scarsità di candidimensione sostandati a svolgere lavori zialmente femminile, sottopagati nei Paesi ma senza escludere più ricchi malgrado la nessuno. Abbiamo recrisi socio-economica, alizzato anche iniziatidal deficit demograve pubbliche come lo fico che oppone, a un Un momento della Scuola d’italiano che si tiene presso i locali del Centro Swap Party, la Festa Nord che non cresce e Civico messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale del baratto in luoghi che nei prossimi dieci pubblici coinvolgendo anni vedrà un sensibile la popolazione. Questa calo della forza lavoattività ha consentito di ro, un Sud abitato da promuovere un più ricpopolazioni giovani e co scambio tra persone senza occupazione. Il di provenienza diversa, fenomeno migratorio a grazie al trait-d’union cui stiamo assistendo di attività di per sé inè e resterà, ancora per terculturali in quanto qualche decennio, il trasversali a età, origini tratto distintivo del nogeografiche e culturali. stro tempo e quindi un Nel 2015 abbiamo attivato anche un percorso tema da affrontare con di animazione interresponsabilità. culturale con la ScuoPer noi Aclisti un dopla di Cassano e con il pio impegno: a livello locale con l’azione diretta nel terri- storico impegno con la Scuola d’Ita- coinvolgimento di diverse comunità torio, in rete con altre organizzazioni, liano per stranieri a cui si aggiunge straniere che vivono la nostra città. per offrire “opportunità” di acco- l’adesione piena e attiva al percorso Innovare è una diversa chiave di glienza diffusa in piccoli gruppi di d’accoglienza profughi attuato dalla approccio che sta attraversando traprofughi. E poi a livelli “superiori” si Consiglio Pastorale Parrocchiale che sversalmente tutte le nostre azioni, agisce un’azione di pressione politica ha visto l’arrivo di una famiglia del dalle modalità di erogazione ai cittaperché si adottino strategie e norme Mali. Dopo un primo corso estivo at- dini dei servizi fiscali e di Patronato, che promuovano forme di accoglien- tivato al loro arrivo, ora la coppia ma- alla necessità di mettere in campo za diffusa senza generare squilibri e liana frequenta i nostri corsi ordinari una nuova capacità di accogliere, di allarmi sociali nei territori. E speran- di alfabetizzazione. Aggregare è parte orientare nei cambiamenti normativi 14 Swap Party Festa del Baratto, una delle proposte del gruppo Ponti di Cotone e di riferimento che i cittadini devono affrontare per vedere soddisfatte le loro necessità. La sfida dell’innovazione dei servizi porta alla necessità di una sempre maggiore integrazione tra questi e il territorio, i servizi vanno trasformati in un’importante risorsa di coinvolgimento dei cittadini nelle attività associative del territorio. Ci stiamo aprendo all’utilizzo delle nuove modalità di comunicazione coi nostri associati e coi cittadini, all’imparare a sapersi relazionare con modelli e realtà differenti da quelli tradizionali delle Acli (privato sociale, realtà del territorio..) per costruire insieme proposte innovative per il rispondere ai bisogni locali, così abbiamo aperto a collaborazioni con altre associazioni di volontariato sociale, con il Forum delle associazioni sociali, col progetto di cittadinanza generattiva, con l’introduzione dell’opportunità di svolgere Servizio Civile presso i nostri servizi. Le Acli sono un luogo dove coltivare futuro. INFO E CONTATTI: via Veneto, 75 - Tel. 0363 361382 [email protected] - FB Acli Cassano d’Adda Per approfondimenti su temi attuali www.aclimilano.com 15 LE NOSTRE PARROCCHIE no San Ze La consegna del comandamento dell’Amore al gruppo “La Luce” nella celebrazione di domenica 23 ottobre 2016 I NOSTRI PRESEPI zione Annuncia Il gruppo “Betlemme” ha ricevuto l’impegno ad approfondire la conoscenza della nostra fede nella Messa del 9 ottobre 2016 Il 16 ottobre i ragazzi del gruppo “Gioia” hanno ricevuto l’impegno a imparare a pregare nella comunità con la consegna del Padre Nostro . Pietro Cascine S Cristo Risort o Il gruppo degli sposi dai 25 ai 60 anni che hanno ricordato le loro nozze nella messa di domenica 9 ottobre CIRCONDATI DI GIOIA - Festa del Ciao a Cristo Risorto La gita promossa dall’A.C. il 18 settembre 2016 ha avuto come meta il Sacro Monte di Varese o Don Bosc 16 17 LA NOSTRA SCUOLA di Sara Balestro di Vincenzo Bertolone il Portavoce Dicembre 2016 Quando la troppa premura diventa dannosa “Insegnerò a chiamarti Padre Nostro a ogni bimbo che diventa uomo” “E il grande giorno, il 2 settembre, arrivò. […] Quando suonò la fine della giornata di scuola, Cècile aveva: insegnato ai bambini la canzone “il coniglietto è scappato nel giardino, cercatemi, cercatemi, cucù, cucù, sono nascosto quaggiù”; inutilmente cercato di capire chi si fermava in mensa e chi al doposcuola; iniziato i suoi allievi alla respirazione addominale, mano sulla pancia, prima dentro tutta l’aria per gonfiare il pancino e poi fuori tutta l’aria per sgonfiare il pancione; memorizzato tutti i nomi; proposto ai bambini di disegnare la propria famiglia (…); sviluppato un enorme mal di testa e perso la voce.” (Marie-Aude Marail, Cècile. Il futuro è per tutti,Giunti 2011) I primi giorni di settembre sono passati così, forse non proprio nello stesso modo, anche nella scuola dell’Infanzia e nel Nido S. Antonio; non con gli stessi gesti, ma con lo stesso senso di meraviglia Scuola Dell’Infanzia Parrocchiale Paritaria e Nido S. Antonio “Insegnerò a chiamarti Padre Nostro a ogni bimbo che diventa uomo” Piazza S. Antonio, 4 20062 - CASSANO D’ADDA Tel. e Fax 0363-61235 e-mail:[email protected] 18 e di entusiasmo. Nei primi giorni di scuola ci sono i desideri dei bambini che arrivano in un luogo nuovo o già conosciuto da fare sempre più proprio, in cui scoprire e riscoprire cose belle da fare insieme, in cui rendersi capaci di fare da soli, in cui fare proprio il principio dell’amicizia. Nei primi giorni di scuola c’è l’impegno delle insegnanti e delle educatrici che si mettono nuovamente in gioco con la voglia di mantenersi attente e premurose nei confronti di bambini splendidi e unici che formano, non una somma di individui, ma un incontro di tante diverse persone con tante differenti domande. Nei primi giorni di scuola ci sono i genitori che affidano ciò che hanno di più caro a mani di cui imparare ad aver fiducia. Scrivere e raccontare di questi primi giorni non è facile, è un esercizio complesso ma è anche l’obiettivo che le insegnanti quest’anno si sono poste con una programmazione che parla di racconti, di narrazioni in cui il bambino possa scoprire il bello di ascoltare ed essere ascoltato mentre racconta di sé. La scuola vuole raccontare storie semplici fatte di gesti concreti. Storie che raccontano di vicinanza ad Anna che insieme alla sua famiglia vuole mantenere vivo il ricordo di Luca realizzando un progetto di educazione motoria e stradale per i bambini della Scuola S. Antonio. I bambini potranno percorrere con bici, tricicli e monopattini una splendida pista ciclabile, concretizzata anche grazie al contributo di un mecenate. Storie di una scuola che vuole crescere vicino ai bambini di un’altra scuola che in questo momento sta sperimentando il doversi rialzarsi dopo un forte scossone. Con l’arrivo del Natale i genitori raccoglieranno dei fondi per aiutare le scuole dell’infanzia di Tolentino in provincia di Macerata che solo da pochi giorni hanno ripreso le lezioni: la stalla del presepe allestito nella cappella della nostra scuola ha un muro diroccato che va ricostruito con il contributo di tutte le famiglie che facendo un’offerta ricevono un simbolico sassolino per restaurare il muro. Sabato 14 gennaio 2017 Scuola dell’Infanzia e il Nido aprono le porte a tutti coloro che vogliono conoscere e visitare la scuola dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.00; sarà possibile pre-iscriversi. EDUCAZIONE «Lo studio non è lavoro ma la forma più gloriosa di gioco» S e avessero letto qualche libro di Luciano De Crescenzo, i genitori che in Italia – e non solo – hanno dichiarato Guerra alla scuola, forse sarebbero rinsaviti alzando bandiera bianca. Da qualche tempo un numero crescente di padri e madri protesta contro i compiti a casa assegnati ai figli dagli insegnanti. Un tema affrontato con una veemenza degna di una questione di Stato: una pratica data per scontata (lo studio fra le mura domestiche) oggi è un problema, tant’è vero che il ministro dell’istruzione è intervenuto per placare gli animi. È il segno di un mondo rovesciato, imbarbarito. Di un atteggiamento che autorizza i figli a esserlo per decenni a casa di genitori e nonni e mai cittadini consci delle regole, dei doveri, del senso dello Stato, del rispetto del prossimo e delle Istituzioni. Il fenomeno è preoccupante perché non è solo italiano, ma diffuso: dopo un’analoga mobilitazione che aveva avuto luogo in Francia nel 2012, in Spagna è stato addirittura indetto per il prossimo novembre, dalla più grande associazione dei genitori degli alunni delle scuole statali, il boicottaggio ufficiale dei compiti a casa. Insomma, alunni e genitori schierati contro gli insegnanti. La cosa grave, comunque, è data dal comportamento degli adulti: i figli non si sognerebbero mai di mettere in discussione quanto chiesto dalla scuola, se non fossero spalleggiati da mamma e papà, sempre più calati nei panni di sindacalisti. Genitori-elicottero, che ronzano continuamente sulla testa dei loro fanciulli imponendo una presenza fisica e psicologica esagerata, contribuendo in misura determinante allo smarrimento della tensione verso orizzonti e scopi essenziali della vita che una volta erano naturali. È la prova della fragilità della collaborazione scuola-famiglia, ma è pure la prova della tendenza a concepire l’apprendimento come gioco o intrattenimento, da cui sono del tutto esclusi lo studio e l’impegno. Certo, nessuno dubita che gli eccessi vadano evitati e che gli insegnanti debbano individuare soluzioni idonee a ripartire sempre in maniera apprezzabile il carico di studio casalingo, ma sostenere la necessità dell’eliminazione del lavoro scolastico casalingo significa soltanto impoverire la qualità dell’offerta formativa: se è vero che la lezione è la fase centrale della didattica, è altrettanto innegabile che serve un tempo di assimilazione (tramiti gli “esercizi” a casa) senza il quale ciò che si è fatto in classe non si assimila. Inoltre, i compiti in casa sono anche finalizzati ad abituare i giovani all’autonomia organizzativa. Auguriamoci che i genitori siano ben altro: guida del cammino dei figli verso la maturazione, il sano protagonismo, il coraggio dei propri talenti, la fiducia in se stessi, altro che bullismo! Non resta, pertanto, che concludere con papa Francesco: «É ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio – perché si sono autoesiliati dall’educazione dei figli – e riassumano pienamente il loro ruolo educativo. E questo soltanto lo può fare l’amore, la tenerezza e la pazienza». 19 LE NOSTRE PARROCCHIE di don Silvio LE NOSTRE PARROCCHIE il Portavoce Dicembre 2016 Ristrutturazione e ampliamento dell’Oratorio san Domenico Savio Pratica edilizia: Permesso di costruzione 2016 / 007 / PDC Inizio lavori: Ottobre 2016 Progettista e direttore lavori: Architetto Lorenzo Cortesi via A. Manzoni 10/A - 24040 Castel Rozzone (Bg) FESTA DEL RINGRAZIAMENTO A CASCINE S. PIETRO Calcolatore cementi armati e sicurezza: Ing. Andrea Midali via Crescenzi 65/A - 24123 Bergamo Impresa esecutrice dei lavori: S ono dati che spiccano dal tabellone esposto al pubblico nel cortile dell’Oratorio e che manifestano chiaramente l’inizio della realizzazione del “grande sogno” cullato nei cuori di tante persone di buona volontà fin dal lontano novembre 2009. Penso che oggi più che mai gli Oratori necessitano di essere rilanciati anche per diventare sempre più “ponti tra la Chiesa e la strada”. Lo ricordava il santo Papa Giovanni Paolo II parlando nel 2001 ai giovani di Roma: “Condividendo la vita dei vostri coetanei nei luoghi dello studio, del divertimento, dello sport e della cultura, cercate di recare loro l’annuncio liberante del Vangelo. Rilanciate gli Oratori, adeguandoli alle esigenze dei tempi, come ponti tra la Chiesa e la strada, con particolare attenzione per chi è emarginato e attraversa momenti di disagio, o è caduto nelle maglie della devianza e della delinquenza”… La sfida oggi è pertanto quella di far diventare l’Oratorio spazio di accoglienza e di dialogo, un vero ponte tra l’istituzionale e l’informale, tra la 20 Impresa Edile Rozzoni S.R.L. via onte Pora 8 - 24040 Castel Rozzone (Bg) ricerca emotiva di Dio e la proposta di un incontro concreto con Lui, tra la realtà locale e le sfide planetarie, tra il virtuale ed il reale, tra il tempo della spensieratezza e quello dell’assunzione di responsabilità. In tale contesto culturale odierno, lo sforzo della nostra Comunità Parrocchiale, di donare a se stessa e al futuro giovanile della nostra Parrocchia una struttura adatta ai tempi moderni, è certamente lodevole e da promuovere da parte di tutti; in quanto, il beneficio di ciò che si sta facendo, andrà certamente oltre i nostri confini. Infatti, l’Oratorio come tale, da 450 anni a questa parte, lo pensava anche san Giovanni Bosco, ha sempre custodito come sua preoccupazione primaria l’educazione alla fede delle giovani generazioni. Questo è un appassionato invito a tutti di camminare insieme, andando coraggiosamente al di là di tante divergenze motivate o meno, per ritrovare insieme le fonti anche nei linguaggi differenti, per interpretare e discernere le condizioni attuali del nostro impegno educativo. Proseguirlo con passione e speranza. Senza cedere a sfiducia e rassegna- zione. Consapevoli che il Vangelo è il più grande dono di cui dispongono i cristiani e costituisce il fondamento da cui sgorga tutta l’azione educativa in Oratorio. Nella bellezza del Vangelo vissuto, condiviso, testimoniato nella semplice vita oratoriana, avremo modo di aiutarci reciprocamente a rinnovare il nostro impegno comunitario nell’affrontare la sfida educativa del nostro tempo. Imparando insieme a prendere per mano i nostri ragazzi e sostenerli nella conquista armoniosa tra fede e vita. L’evento della ristrutturazione del nostro Oratorio, la divina Provvidenza l’ha concessa oggi, come “parola profetica” alla nostra Comunità, in risposta alle tante fatiche pazientemente sopportare a partire dall’inverno 2009… Ora spetta a ciascun parrocchiano di buona volontà, buttare dietro le spalle tutto ciò che ci impedisce di guardare insieme verso un futuro migliore, consapevoli che “per grazia”, ancor più che “per meriti”, il “meglio”, di cui parla anche un buon filosofo cristiano Pierre Teilhard de Chardin, “arriverà per tutti presto”. D omenica 13 novembre abbiamo celebrato solennemente in Parrocchia la 66a Festa Nazionale del Ringraziamento. Il tema che quest’anno i Vescovi ci hanno proposto è stato: «Tu fai crescere l’erba per il bestiame e le piante che l’uomo coltiva per trarre cibo dalla terra» (Sal 104,14). Nell’anno che l’Assemblea dell’ONU ha voluto dedicare ai legumi, i Vescovi incaricati della pastorale sociale e del mondo del lavoro, nel Messaggio per la Giornata, hanno allargato lo sguardo ad un ampio orizzonte che “sta ispirando opere concrete nella diversificazione dei modelli di produzione e consumo del cibo, come la ri-valorizzazione dei mercati locali, l’inclusione di soggetti socialmente deboli o svantaggiati nell’agricoltura sociale, le iniziative per la legalità e il recupero all’attività agricola dei terreni confi- scati alle varie mafie, l’impegno per la trasparenza dell’informazione ai consumatori”. L’obiettivo indicato dai vescovi, attraverso “un impegno formativo ed educativo”, è stato quello di “una sana nutrizione che recupera la sobrietà delle tradizioni alimentari, apre spazi di diversificazione a favore delle produzioni tipiche e locali, risponde alle domande della società civile sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, del ciclo dei prodotti, con particolare riguardo al cambiamento climatico.” Anche noi di Cascine s. Pietro, nella consueta semplicità, abbiamo voluto dare un segno di solidarietà e partecipazione a tale obiettivo sociale, pastorale ed ecclesiale, che i nostri Vescovi, per tale felice ricorrenza, caldamente ci hanno invitano ad intraprendere. Come si notano anche dalle fotografie, che raffigurano il momento Benedizionale dei mezzi agricoli, spiccano segni di macchinari per i lavori di ristrutturazione e ampliamento del nostro Oratorio, pertanto non essendo la struttura agibile, per un tempo, è stato proposto, per quest’anno di non occupare il cortile dell’Oratorio, ma di parcheggiare le macchine agricole attorno alla chiesa (e per le più piccole anche sul sagrato…) in modo da poter svolgere ugualmente il rito Benedizionale dei mezzi di lavoro e trasporto per la campagna. Tutto si è svolto con entusiasmo: gli agricoltori hanno animato la liturgia con il servizio della proclamazione della Parola e con l’offrire alcuni cesti in natura durante l’Offertorio e la partecipazione di tutta l’Assemblea sul sagrato della chiesa per la tradizionale Benedizione dei mezzi agricoli. Siamo certi che il Signore ha Benedetto oltre ai mezzi soprattutto le persone di buona volontà che, nei semplici gesti di fede, in tale singolare giornata hanno dato Gloria a Dio. 21 LE NOSTRE PARROCCHIE il Portavoce Dicembre 2016 Pellegrinaggi di Cristo Risorto Pellegrinaggio a Lourdes (19-21 settembre) E ssendoci stata altre volte ho accolto volentieri l’opportunità di tornare a Lourdes per rispondere al mio desiderio di ripetere questa esperienza di fede. Fede che ti spinge a “chiedere la grazia” per me e per gli altri, ma sempre ripetendo “sia fatta la tua volontà”. Le emozioni che ho provato non sono spiegabili, credo che solo chi si trova in quel Santuario può percepirle in prima persona. Quello che so è che il mio cuore e la mia anima sono state invase da pace e tranquillità. La stessa tranquillità che ho visto sul viso di tante persone sofferenti (anche vistosamente) che vengono accompagnate su barelle e sedie a rotelle; quel viso così sereno mi ha trasmesso una grande forza. Una forza che mi spinge a consigliare a tutti di provare questa esperienza con una grande apertura del cuore. P.A. D omenica 30 ottobre in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, voluto dal Papa, noi bambini del catechismo siamo andati in pellegrinaggio al Santuario di Caravaggio con Don Antonio, i nostri genitori e i catechisti, per un momento di ritiro e ricevere il Giubileo. Ci siamo trovati alle 14,30 in Oratorio e tutti insieme siamo partiti per Caravaggio. Quando siamo arrivati ci siamo radunati davanti alla croce di Gesù per una riflessione. Don Antonio ci ha spiegato molte cose: per ricevere il Giubileo bisogna confessarsi, visitare un cimitero, andare a Messa e passare per la Porta Santa. Ma il Don Antonio ci ha detto che al Santuario di Caravaggio non serve passare per una porta precisa perché tutto il Santuario si può considerare una porta Santa. Ricevere il Giubileo della Misericordia vuol dire avere il perdono dei peccati e ricevere l’amore di Gesù Dopo ci siamo recati in chiesa per assistere alla Santa Messa e per fare la Comunione. Terminata la messa siamo andati a pregare davanti alla statua della Madonna nel punto in cui era apparsa alla bambina, poi siamo scesi nella grotta per bagnarci con l’acqua Santa. Mi hanno colpito molto tutte le persone presenti in silenzio, che pregavano. Anche io e miei amici abbiamo pregato e preso l’acqua benedetta. Il Giubileo della Misericordia non è stato solo per noi ma anche per i defunti. Io l’ho fatto per i miei nonni e per tutti. Michele Leoni di don Paolo LE NOSTRE PARROCCHIE TUTTO È BENE CIÒ CHE FINISCE BENE… Quando un problema di salute diventa un cammino pieno di insegnamenti... e riesce addirittura a farti dimagrire. N on avrei mai immaginato che il non sentire dolore potesse diventare un problema molto pericoloso. Erano anni, ormai, che avevo bisogno di prendere ogni giorno antidolorifici ed antinfiammatori, per coprire una serie di acciacchi diversi ed alternati. Ormai l’abitudine al sostegno chimico andava di pari passo con il quasi costante senso di spossatezza… ma nessun segnale chiaro mi aveva mai fatto pensare che il problema era a centrocampo… A volte qualche fatica digestiva, causata per lo più da un’alimentazione pasticciata, ma chi poteva pensare che la catena dei pro- blemi partisse dall’intestino? Questo è stato il problema ed il pericolo: anche quando gironzolavo dentro il pronto soccorso sentivo fastidio solo se mi pigiavano forte il “pancino”, ma per il resto non mi sembrava di essere malato… Così, quasi senza rendermene conto, mi sono ritrovato a fare una specie di tour dell’ospedale: i primi sette giorni in cardiologia ( il reparto di chirurgia era sovraffollato) mi hanno fatto fare un digiuno totale per sfiammare l’infezione molto estesa, poi l’intervento con trasferimento al terzo piano ed un passaggio in terapia intensiva (tanto per non farsi mancare niente) e finalmente ho raggiunto il reparto giusto all’ottavo piano. Venti giorni tranquilli, senza mai dolori, incontrando tanti infermieri e medici bravi e simpatici… quasi mi dispiaceva tornare a casa. Devo ringraziare molte persone per le cure, per la partecipazione e, soprattutto per la preghiera e l’affetto. Ho solo dovuto metterci parecchia pazienza ed accettare di cambiare dieta e ritmo di vita: ma quando lo devi fare, conviene farlo con serenità, e visto quello che ho rischiato (e che i medici mi hanno spiegato bene solo un po’ alla volta, compresa l’asportazione di una spanna abbondante di intestino, ma tanto ne abbiamo circa 7 metri…) non mi è costato affatto. Adesso spero di non ingrassare troppo alla svelta, ma soprattutto di non disperdere e dimenticare le molte cose che quest’esperienza mi ha insegnato. Certo non auguro a nessuno di fare la stessa cosa, ma in questi casi mi sento di dire che aveva ragione chi diceva che Dio scrive dritto sulle nostre righe storte ed anche i momenti più faticosi ti fanno crescere molto. Anche quando ti riducono il giro vita, cosa che per altro non guasta proprio. La parrocchia dell’ Annunciazione in Cassano d’Adda vi invita al viaggio in POLONIA Dal 21 al 27 MAGGIO 2017 Inizieremo il percorso di visite in Austria a Villach e GRAZ. Passando per Bratislava raggiungeremo CRACOVIA. Visiteremo le miniere di WIELICZKA e il santuario della Divina Misericordia di LAGIEWNIKI e quello di KALWARIA. Onoreremo la città natale di S. Giovanni Paolo II, WADOWICE e il ricordo dell’Olocausto ad AUSCHWITZ E BIRKENAU. L’ultima giornata polacca la dedicheremo a Maria a CHESTOCHOWA. Nel rientro vedremo prima BRNO e poi l’elegante LINZ e concluderemo ad INNSBRUCK. Quota di partecipazione euro 970 (supplemento per camera singola 190 euro) Per ulteriori informazioni e per iscriversi versando la caparra di 500 euro (entro il 31 gennaio) rivolgersi a don Paolo (328 9644140) 22 23 TESTIMONIANZE I Sei mesi in Finlandia, Natale compreso l Paese in cui ho avuto l’opportunità di vivere per sei mesi è la Finlandia. Quando dicevo che sarei partita svelando la destinazione, molte persone mi guardavano con facce allibite e gli interrogativi erano: “Come mai scappi al Nord?”, “Ma lo sai che la lingua è impossibile?”… insomma alcuni mi hanno presa per pazza. Forse nella mia scelta un po’ di pazzia c’è stata, ma una decisione più azzeccata non potevo farla. La Finlandia mi ha accolto verso la fine dell’estate, quando ancora il sole accarezzava le foreste alle 10 di sera. Una terra che già dall’aereo appariva magica e che mi ha subito rubato il cuore. Un’infinità di laghi e foreste dove regna la pace più totale. Avevo scelto questo Paese proprio perché mi intrigava la natura e di conseguenza i suoi panorami spettacolari. Grazie alla mia famiglia ospitante ho avuto l’opportunità di visitare moltissime località finlandesi, a partire dalla Lapponia, uno dei luoghi più affascinanti del mondo. Quando i miei genitori ospitanti mi comunicarono che avremmo trascorso il Natale a Saariselka, 250 chilometri oltre il Circolo Polare Artico, rimasi senza parole: non potevo ricevere una sorpresa migliore. Alla bellezza della Lapponia si aggiungeva la magia del Natale. Partiti da Helsinki, atterrammo all’aeroporto più a nord della Finlandia, Ivalo, su una pista totalmente ghiacciata. Era il 22 dicembre e ricordo ancora quel momento come uno dei più toccanti della mia vita. Non penso di riuscire a rendere a parole la meraviglia di quel posto. Ero talmente euforica che non mi ricordo neanche di aver percepito la temperatura polare di -28 gradi. Passai tutto il tragitto verso il cottage con il naso appiccicato al finestrino del taxi, tranne quando si 24 TESTIMONIANZE il Portavoce Dicembre 2016 di Silvia Aranci fermò per far transitare una renna. A quel punto mi sembrò di essere veramente in un sogno, soprattutto quando arrivammo al cottage: un’abitazione favolosa in legno immersa nella natura. Seppure la Finlandia sia in Europa, e quindi si possa pensare che le tradizioni siano simili alle nostre, non è stato così per questa festa, vissuta in modi completamente diversi rispetto all’Italia. A casa ho sempre vissuto il Natale specialmente sotto il suo aspetto religioso, partecipando alla caratteristica celebrazione della Messa di Mezzanotte. Invece in Finlandia non hanno particolari usanze religiose: il Natale viene festeggiato principalmente la sera del 24 mentre il 25 dicembre è vissuto come un qualsiasi giorno di vacanza. Devo ammettere che ho provato un po’ di nostalgia, ma sapevo che compiendo un’esperienza di questo genere bisognasse essere aperti e cercare il più possibile di interpretare la cultura del Paese in cui ci si trova. Al mattino del 24 dicembre andammo con la slitta alla celebrazione della “proclamazione della Pace di Natale” che dà tradizionalmente inizio al Natale finnico. Al rientro facemmo la “Joulu Sauna” (sauna natalizia) al termine della quale era pronta la “cena” (anche se erano le 4 del pomeriggio), infine si aprirono i regali. Un momento veramente bello, soprattutto perché anche in quella circostanza percepii l’atmosfera familiare che contribuiva molto a farmi sentire non come un’ospite, ma come parte integrante della famiglia. L’aspetto più interessante di questa esperienza fatta in un Paese straniero, come ho già accennato, è consistito nell’ entrare in contatto con nuove persone, a partire appunto dalla famiglia ospitante. Persone fantastiche con cui ho stabilito un rapporto sincero: mi son sentita accolta sin dall’inizio, quando sono venuti a prendermi in aeroporto ad Helsinki. Giorno dopo giorno ci siamo conosciuti sempre di più e in modo reciproco. Oltre alla mamma e al papà, avevo tre sorelle: la più piccola di 14 anni, poi la seconda di 16 e la più grande Eevi di 19; quest’ultima è stata fondamentale nella mia esperienza. Ho trovato in lei, oltre che una sorella, anche un’amica. Lei mi capiva meglio perché era stata a sua volta per sei mesi in Italia, tre anni prima. Può sembrare strano, ma non abbiamo mai parlato in italiano: le nostre lunghe chiacchierate erano in inglese e ciò affinché tutti capissero e soprattutto perché io non volevo più parlare nella mia lingua, per concentrarmi al meglio sull’inglese (che tutti padroneggiano assai bene) e sul finlandese (impresa ardua, ma ci ho provato). Con Eevi ho condiviso momenti molto belli, creando un legame speciale. Una parte importante della mia vita trascorsa in Finlandia è stata, ovviamente, dedicata alla scuola. Ho scoperto che l’impostazione scolastica è molto diversa da quella italiana. In Italia frequento il Liceo Classico ma, come si può immaginare, all’estero un corrispondente di questo corso non esiste. Durante il mio semestre ho frequentato la scuola che potesse essere più simile possibile al Liceo, che in Finlandia viene chiamata Ginnasio. Le principali differenze che ho riscontrato nella vita scolastica riguardano i rapporti tra studente e insegnante e la scansione dell’anno scolastico. Questo si divide in cinque periodi che durano circa un mese e mezzo ciascuno e che si concludono con una settimana di test (koevikko). Le materie cambiano ad ogni periodo e ogni studente è responsabile di crearsi il proprio programma, scegliendo tra una vasta gamma di materie, di cui alcune obbligatorie. Per questo motivo ho avuto l’impressione che la scuola finlandese assomigli molto alla nostra università: non si è mai stabili in una stessa aula e i compagni cambiano, così come i professori. La mia esperienza scolastica è stata molto positiva, in particolare per le relazioni umane che si sono create. Gli insegnanti sono molto più vicini ai ragazzi di quanto abbia sperimentato nella scuola superiore italiana, ponendosi spesso allo stesso livello (chiamandosi per nome e spesso anche con buffi soprannomi); gli insegnanti rappresentano figure con cui confidarsi e sono molto disponibili a svolgere questo ruolo. Ma ho anche particolarmente notato l’indipendenza dei ragazzi: non c’è alcun tipo di rivalità e ognuno pensa a fare il meglio per se stesso. Ho stretto molte amicizie grazie al clima che si vive nell’ambiente scolastico, anche se è stato un po’ complicato a causa della riservatezza tipica dei finlandesi. Inizialmente pensavo che fossero freddi… quasi come il clima; invece poi ho scoperto che bisognava solo dargli tempo e che dietro le apparenze si nascondevano persone fantastiche. I legami che ho costruito sono sinceri e profondi e posso certamente affermare di aver trovato dei veri amici. Come dicevo, i finlandesi in generale appaiono come persone introverse, ma così non è. Il loro valore più grande è il rispetto dell’altro, cosa che ho apprezzato moltissimo. Sono educati e sempre molto onesti. Mi basti ricordare un semplice fatto: a una amica caddero 20 euro mentre stavamo scendendo dal pullman, la persona che le stava a fianco li aveva raccolti ed era scesa apposta dal bus per riconsegnarglieli; l’autista inoltre non aveva chiuso le porte per ripartire, ma aveva atteso che quella persona risalisse. Un altro aspetto fondamentale nella cultura finlandese è il silenzio, che non è sinonimo di imbarazzo. Col passare del tempo ho imparato ad apprezzare que- sta indole, soprattutto perché in Italia piuttosto che stare zitti si è disposti anche a parlare di banalità. Per i finlandesi sono meglio poche parole ma “vere” piuttosto che lunghi inutili discorsi. Sono queste le “piccole” cose che mi hanno portato ad amare la Finlandia ancora di più. Partire significa essere anche ambasciatori: quando si parte non si scopre solo un nuovo posto e tradizioni diverse, ma si esporta anche la cultura del proprio Paese di origine. Mi son sentita fiera di essere italiana, seppur con tutti i pregiudizi che circolano sulla nostra Italia. La domanda più comune era se mangiassi sempre pasta o pizza, e solitamente la mia espressione bastava come risposta, seguita da una lunga elencazione di cibi che solo l’Italia può vantare. La cucina è stata infatti un modo per far conoscere le mie origini, in un contesto in cui il cibarsi è considerato più una necessità fisiologica che un elemento di cultura e di soddisfazione. Sono veramente contenta per l’esperienza che ho vissuto da sola in Finlandia perché, affrontando alti e bassi quotidiani, ho avuto modo di conoscere me stessa, i miei punti di forza e i miei limiti. Ogni giorno è una scoperta e non bisogna mai stancarsi di scoprire e di conoscere: la Finlandia e tutte le persone che ho incontrato durante questa esperienza mi hanno dato molto e mi hanno permesso di arricchire il mio bagaglio umano. 25 27 ARTE E FEDE di Filippo Rossi il Portavoce Dicembre 2016 “… e il vetro fa entrare la luce” M i sono messo davanti all’opera d’arte di Trento Longaretti espressa nelle vetrate “le Opere di Misericordia corporale” della chiesa delle suore Orsoline di Villa D’Adda, soffermandomi sulla figurazione “Alloggiare i pellegrini” e, conseguentemente, “Dare da mangiare agli affamati”. Avevo appena scorso il quotidiano Avvenire del 4 ottobre e mi avevano colpito alcuni titoli in caratteri cubitali: - Migranti: 11.400 morti dal 2013 - Testo anti immigrati nella Carta ungherese Ma, proprio perché … “il vetro fa entrare la luce “, sul medesimo giornale ho letto anche il discorso di Papa Francesco fatto presso la moschea Heydar Aliyev di Baku: “Le Religioni siano Alba di Pace”. Ne trascrivo qui una parte che ritengo significativa lezione per riprendere i titoli sopra riportati relativi agli immigrati. Dice il Papa: “La fraternità e la condivisione che desideriamo accrescere non saranno apprezzate da chi vuole rimarcare divisioni, rinfocolare tensioni e trarre guadagni da contrapposizioni e contrasti; sono però invocate e attese da chi desidera il bene comune, e soprattutto gradite a Dio, Compassionevole e Misericordioso, che vuole i figli e le figlie dell’unica famiglia umana tra loro più uniti e sempre in dialogo. Un grande poeta dell’Azerbaigian, Nizami Ganjavi, ha scritto: “Se sei umano, mescolati agli umani, perché gli uomini stanno bene tra di loro”. Aprirsi agli altri non impoverisce, ma arricchisce, perché aiuta a essere più umani: a riconoscersi parte attiva di un insieme più grande e a interpretare la vita come un dono per gli altri; a vedere come traguardo non i propri interessi, ma il bene dell’umanità … Proprio le religioni hanno un grande compito: accompagnare gli uomini in cerca del senso della vita, aiutandoli a comprendere che le limitate capacità dell’essere umano e i beni di questo mondo non devono mai diventare degli assoluti … Le religioni sono chiamate a farci capire che il centro dell’uomo è fuori di sé, che siamo protesi verso l’Alto infinito e verso l’altro che ci è prossimo. Li è chiamata a incamminarsi la vita, verso l’amore più elevato e insieme più concreto: … “amore è quello che mai non muta, amore è quello che non ha fine” (Nizami) A giorni si concluderà il Giubileo Straordinario della Misericordia (20/11/2016): Riporto qui il pensiero colto nel libro “L’arte Sacra di Longaretti - Itinerario ideale del Giubileo”: Giubileo, evento nuovo come nuova è ogni alba, occasione di perdono, di indulgenza, di grande speranza, di piena remissione delle pene per le colpe. Cadrà il muro di mattoni e varcheremo la soglia dello spirito per affidarci alla Misericordia di Dio, Dio che perdona e ricrea i cuori pentiti, rinnovati nel proposito di seguire le evangeliche vie del bene: “Ego sum via veritas vita”. (Silvana Milesi Vetrata dell’opera “Dare da mangiare agli affamati”) 26 MESSICO da Guadalupe alle zone Maya dal 24 Aprile al 04 Maggio 2017 DOCUMENTI: Passaporto individuale con validità residua di almeno 6 mesi oltre la durata del viaggio. SCADENZA PRIMA OPZIONE ENTRO IL 30 DICEMBRE 2016 PRENOTAZIONE PRESSO ADDA VIAGGI CON ACCONTO A PERSONA DI EURO 650,00 SALDO ENTRO IL 24 MARZO 2017 27 MEDIA di Lidia Brambati il Portavoce Dicembre 2016 Nati alla grazia “Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo; un solo Dio e Padre.” (Ef. 4, 5-6) ANAGRAFE “Nuova Agorà” Tante storie, mail: [email protected] Via V. Veneto, 29 per tutte Tel. 0363 360442 le età, per accompagnare un Santo Natale. Battesimi 2 Ottobre 2016 Calaciura, Camilleri, Cataluccio, Giménez-Bartlett, Manzini, Recami, Stassi Storie di Natale Sellerio, 2016 Sette scrittori si misurano con la festività più attesa. Sarà un Natale pieno di sorprese. “Una grande conchiglia sonante è il simbolo del Natale di Tridicino, pescatore di Vigàta, nella storia di Andrea Camilleri, decisamente miticomediterranea, in contrasto con lo spirito fiabesco e invernale. Anche i racconti che seguono parlano di Natali straordinari, e fuori dai migliori (o dai peggiori e più comuni) sentimenti, immaginati da alcuni tra i più originali scrittori del momento. Quello di Giosuè Calaciura è forse un racconto morale sulla diversità e la sua conciliante poesia. Antonio Manzini, intreccia una Vigilia beffarda ai danni di un poveraccio vittima dell’ingiustizia, di classe, dell’amore. L’eroe natalizio di Fabio Stassi è un detenuto in trasferimento verso un’isola. In un laboratorio misterioso nel mare greco si svolge l’avventura onirico virtuale inventata da Francesco Cataluccio. Il pranzo di Natale nell’autogrill isolato nella neve è comico assurdo e cinicamente ironico, specchio autentico dell’umanità come è per Francesco Recami. Alicia GiménezBartlett rappresenta un Natale borderline, claustrofobico, come può essere quello con la sola compagnia casuale di una fanatica religiosa. Così Storie di Natale forma un campionario molto vario delle versioni possibili del classico racconto: un Natale che persiste perché non può che resistere nel desiderio di ognuno, ma si sfilaccia, si deforma, si modella sulle vite d’oggi.” 28 SEGUICI SU Baccalario, Gatti, Masini, Milani, Nanetti, Piumini, Puricelli Guerra, Sgardoli Che notte è questa! Einaudi, 2014 “Che notte, la notte di Natale! È carica di attesa e di fermento, di aspettative, e rende speciale tutto ciò che è quotidiano e ordinario. In una notte così può succedere di tutto: si può trovare la speranza in una situazione buia, si può far luce su qualche segreto lontano nel tempo, si può ritrovare qualcuno o qualcosa che si temeva perso per sempre, si può addirittura riuscire a cambiare se stessi. Attraverso otto storie accomunate dal tema del Natale, otto tra i migliori autori italiani per ragazzi raccontano personaggi e situazioni molto diversi tra loro, cogliendo aspetti differenti di questa festa così amata in tutto il mondo. Abnegazione, umiltà, nascita, famiglia, altruismo, generosità, riconciliazione, ricordo sono solo alcune delle parole che vengono in mente durante la lettura, e ognuna richiama un tesoro di suggestioni, come un regalo trovato sotto l’albero che si lascia scartare.” Battesimi 1 Novembre 2016 Eguez e Tromba Il dono delle formiche al Bambino Gesù e altri racconti Paoline, 2015 “Cinque simpatici racconti, a cominciare da quello delle formichine che si danno un gran da fare per offrire un dono a Gesù Bambino. È poi ancora una formica, Talanda, a insegnare all’uccellino Timmi a mettere il seme sotto terra e aspettare con pazienza la stagione dei tanti chicchi. Entra quindi in scena la piccola Sofia che, prima si esercita in speciali e ripetuti inchini, poi scopre coraggiosamente come ogni persona può essere un dono speciale. Infine saranno Lorenzo e Sebastiano a imparare a far posto nel proprio cuore a chi meno te lo aspetti…” 29 Nella pace del Signore ANAGRAFE “Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef. 5-14). 59. Maria Angela Manzoni in Invernizzi 60. Giuseppe Scarabaggio 62. Rachele Feliciani ved. Colombo 63. Tranquillo Annoni 64. Vittorino Valtorta 65. Giuseppina Vismara ved. Cornelli ANAGRAFE Parrocchia di San Zeno Battesimi “Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo; un solo Dio e Padre.” (Ef. 4, 5-6) Battesimi 2 ottobre 14. Aurora Abatantuono di Manuel e Manicone Carmen n. il 24 Febbraio 2016 15. Giulia Ceccarelli di Fabio e Lonati Veronica n. il 12 febbraio 2016 16. Andrea Federico Angelo Rivoltella di Alex e Farina Annamaria n. il 25 aprile 2016 17. Aleandro Vorfi di Edmond e Klodiana n. il 2 giugno 2010 Battesimi 1 novembre 18. Gabriele Cassinotti di Luca e D’Amico Valentina n. il 25 luglio 2016 19. Allegra Lonati di Filippo e Olivieri Livia Adriana n. il 30 gennaio 2016 20. Federico Panzani di Alessandro e Olivieri Eleonora n. il 5 gennaio 2016 21. Emma Valtorta di Luca e Baronchelli Serena n. il 10 giugno 2016 Matrimoni “Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef. 5-14) 17. Bardi Giorgio e Bucca Laura 18. Casiraghi Andrea e Viganò Laura 19. Del Mastro Baldovino e Piloni Simona sposati il 17 settembre sposati il 23 settembre sposati il 30 settembre Defunti San Zeno “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv. 11,25) 66. Carmen Sabadini in Tresoldi 73. Adele Anna Pirotta 68. Battista Mandelli 74. Andrea Gatti 69. Giulio Jarmarkier 70. Maria Comita 71. Luigia Bertocchi in Carnevali 2 settembre 2016 3 settembre 2016 9 settembre 2016 20 settembre 2016 22 settembre 2016 25 settembre 2016 28 settembre 2016 9 ottobre 2016 11 ottobre 2016 14 ottobre 2016 15 ottobre 2016 16 ottobre 2016 19 ottobre 2016 25 ottobre 2016 27 ottobre 2016 2 novembre 2016 2 novembre 2016 15 novembre 2016 di anni 98 di anni 70 di anni 82 di anni 95 di anni 74 di anni 67 di anni 91 di anni 97 di anni 90 di anni 78 di anni 68 di anni 76 di anni 84 di anni 86 di anni 94 di anni 86 di anni 64 di anni 77 Battesimi “Non sono più io che vivo, vive in me Cristo” (Gal. 2, 20) Castellini Nicolò di Luca e di Panigoni Monica n. il 3 gennaio 2016 Persona Lorenzo di William e di Lomonaco Mariella n. il 3 novembre 2015 Pjetri Noel di Elton e di Pjetri Lize n. il 22 luglio 2013 Comaschi Mattia di Alberto e di D’Angelo Maria n. 1 dicembre 2014 Falferi Andrea di Lorenzo e di Broggi Francesca n. il 17 luglio 2015 Casazza Alessandro di Giuseppe e di Rivoltella Patrizia n. 20 maggio 2016 Pirola Leon di Ramon e di Troiola Giorgia n. 22 ottobre 2015 Matrimoni “Padre, fa’ che siano una cosa sola, come tu sei in me e io sono in te.” (Gv 17, 21) Mercandelli Fabio e Piacentini Eleonora Falferi Lorenzo e Broggi Francesca Asole Gianluca e Ghidoni Laura sposati il 4 giugno 2016 sposati il 17 luglio 2016 sposati il 27 agosto 2016 Defunti “Non sia turbato il vostro cuore... nella casa del Padre mio ci son molti posti” (Gv. 14, 1-2) Mapelli Pasqualina vedova Colombo Luigi 2 aprile 2016 Rossoni Rosa vedova Mapelli Franco 12 luglio 2016 Rota Antonio 23 luglio 2016 Russo Teodora (Dorina) 30 luglio 2016 Stucchi Rosa vedova Rossoni Piero 15 settembre 2016 Giuliani Maria 19 settembre 2016 Pisacane Luigi 1 novembre 2016 di anni 95 di anni 85 di anni 82 di anni 65 di anni 95 di anni 88 di anni 64 Parrocchia dell’Annunciazione Battesimi “Ascolta, Israele. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore.” (Mc 12, 30) 18 Settembre 13. Ciulla Diego di Sandro e Ferri Ilaria n. 25 aprile 2016 19 Novembre 14. Sito Serena di Giuseppe e Serretiello Valentina n. 16 gennaio 2016 26 Novembre 15. Cinque Giulia Maria di Roberto e Anca Natalina Zainea n. 24 maggio 2016 8 Dicembre 17. Pipia Camilla Caterina di Mario e Scotti Francesca Chiara n. 3 agosto 2016 10 Dicembre 18. Brambilla Emanuele di Luca e Vitellaro Maria Grazia n. 30 novembre 2016 76. Luigia Lodrini ved. Pirovano Cristo Risorto 72. Maria Lodrini ved. Guaitani 67. Maria Radaelli ved. Villa 59. Maria Angela Manzoni in Invernizzi 60. Giuseppe Scarabaggio 61. Carlo Facchinetti 62. Rachele Feliciani ved. Colombo 63. Tranquillo Annoni 64. Vittorino Valtorta 65. Giuseppina Vismara ved. Comelli 66. Carmen Sabadini in Tresoldi 67. Maria Radaelli ved. Villa 68. Battista Mandelli 69. Giulio Jarmarkier 70. Maria Comita 71. Luigia Bertocchi in Carnevali 72. Maria Lodrini ved. Guaitani 73. Adele Anna Pirotta 74. Andrea Gatti 75. Luigi Pisacane 76. Luigia Lodrini ved. Pirovano Parrocchia di Cascine San Pietro Matrimoni “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.” (Mt 18, 20 4. Beretta Mauro e Marta Elena 1 ottobre 2016 Defunti «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». (Lc 23, 42) Corsini Gianfranco Cascine s. Pietro Bonomi Marcellina 09. Ferracioli Germano 10. Cafaro Donato 11. Colombo Giorgio 12. Rossi Maria ved. Cremonesi Piazza Annunciata 15 settembre 2016 21 ottobre 2016 5 novembre 2016 21 novembre 2016 di anni 78 di anni 64 di anni 64 di anni 93 Orari s. Messe Stucchi Rosa ved. Rossoni 30 Giuliani Maria Immacolata e s. Zeno Annunciazione Cristo Risorto s. Pietro Apostolo Feriale 7.00 - 9.00 - 17.00 9.00 - 18.00 9.00 17.00 Prefestiva 18.30 18.00 18.00 18.00 Festiva 7.30 - 9.00 - 10.00 - 11.15 - 18.00 9.00 - 10.30 - 18.00 8.30 - 10.30 - 18.00 8.00 - 10.00 31 La benedizione della mensa del giorno di Natale Il capofamiglia, quando tutti sono attorno alla mensa inizia: P Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T Amen. P Il Verbo si è fatto carne. Alleluia. T È venuto ad abitare in mezzo a noi. Alleluia. P Invochiamo il Padre che ha sempre cura dei suoi figli: T Padre nostro... P Preghiamo. Breve silenzio. Poi il capofamiglia prosegue: Benedetto sei tu, Dio nostro: hai tanto amato il mondo che hai dato il tuo unico Figlio, Verbo fatto carne nel grembo di Maria Vergine. Ora concedici di ringraziarti per questo pasto che ci riunisce nella gioia del Natale, e fa’ che la tua luce splenda nei nostri cuori, per Cristo nostro Signore. T Amen.