Notizie 17 - Centro missionario diocesano Belluno-Feltre
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Notizie 17 - Centro missionario diocesano Belluno-Feltre
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BL ottobre 2011 - N. 17 Testimoni di Dio Clemente Vismara - Guido Maria Conforti Testimoni di Dio Clemente Vismara Guido Maria Conforti ● La parola del direttore (don Luigi Canal) pag. 1 ● Padre Clemente Vismara - Biografia pag. 3 Beato il 26 giugno 2011 Il missionario di tutti pag. 11 pag. 14 Il santo dei bambini Beato perché straordinario nell’ordinario pag. 17 pag. 23 ● Monsignor Guido Maria Conforti - Biografia pag. 27 Un nuovo Santo per il nostro tempo pag. 29 Spirito missionario, conversione totale, fratello universale La passione dell’annuncio Dentro l’Italia guardando al mondo pag. 34 pag. 36 pag. 39 Fondatore dei Saveriani pag. 41 ● I nostri missionari Saveriani pag. 49 ● Recensioni sul tema (Mario Bottegal) pag. 56 ● Notizie dal Centro Missionario pag. 58 LA PAROLA AL DIRETTORE 1 ottobre 2011 Cari amici, questo numero 17 di “Notizie” ci propone due figure di grandi missionari: mons. Guido Maria Conforti (1865-1935) e P. Clemente Vismara (1897-1988). P. Vismara, missionario in Birmania per 64 anni, appartenne all’Istituto Missionario del PIME di Milano; mons.Conforti fu Vescovo di Parma e fondatore dei Missionari Saveriani. La fondazione dei Saveriani (1898) e gli albori del Pime (1850) hanno radici comuni nel coraggio di Vescovi appassionati per la Missione universale della Chiesa, che invitano i sacerdoti a varcare i confini delle loro diocesi per i lidi lontani del mondo. Precorrevano di quasi 100 anni l’invito del Concilio Vaticano II ai “fidei-donum”! I Saveriani nella persona di mons. Conforti ed il Pime nella persona del loro Superiore generale Pe. Paolo Manna, unirono i loro sforzi per la conversione missionaria della chiesa italiana, specie dei Vescovi e sacerdoti, quando nel 1916 fondarono l’Unione Missionaria del Clero. L’anno 2011 innalza agli onori degli altari questi due Servi del Signore. Il Conforti fin da bambino si intratteneva con il Crocifisso: «Io guardavo Lui e Lui guardava me e mi pareva che mi dicesse tante cose...». Tenne per tutta la vita uno sguardo fisso in Gesù e l’altro nelle genti lontane. Consegnando il Crocifisso ai suoi missionari ripeteva: «L’amore di Cristo ci spinge!»... Per fare che cosa? «Per fare del mondo una sola famiglia!». La fisionomia del Vismara può rispecchiarsi in questa sua frase famosa - «Sei vecchio quando non sei più utile a nessuno» - che nasce dal fatto che lui è rimasto utile a tutti fino a 91 anni e si sentiva realizzato. Si prendeva cura delle nuove situazioni che gli capitavano (in Birmania): poveri, bambini, vedove, lebbrosi... tutti lo entusiasmavano di nuovo come se fosse la prima volta. Lui stesso diceva: «Quando vedo dei bambini abbandonati, malati, dei lebbrosi, degli oppiomani, degli handicappati, mi scappano le mani, devo aiutare». Questo era il suo stile, e pur invecchiando è rimasto sempre uguale a se stesso, non è mai 1 invecchiato...». Il Pe. Vismara fu beatificato il 26 giugno 2011 in piazza Duomo a Milano; mons. Conforti canonizzato il 23 ottobre 2011, Giornata Missionaria mondiale, così come nel 1990 era stato beatificato il fondatore dei Missionari della Consolata (1900) Giuseppe Allamano e nel 2003 fu canonizzato mons. Daniele Comboni, apostolo dell’Africa, fondatore dei Comboniani nel 1867. Fine ’800 e inizio ’900 fu un periodo straordinariamente fecondo per la missionarietà della Chiesa italiana. Ma oggi, chi si dispone a continuare la loro opera? Io un piccolo contributo l’ho già dato e mi ha fatto felice. E se ora fossi tu? Ne hai mai parlato al Crocifisso? Parlane con libertà... e non aver paura di essere incastrato! Don Luis Canal Notizie Centro Missionario di Belluno-Feltre HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO : Mario Bottegal, don Luigi Canal, don Ezio Del Favero, Josè Soccal e Chiara Zavarise. FOTO A CURA DI Josè Soccal REDAZIONE C/O: Centro Missionario Belluno-Feltre Piazza Piloni, 11 - 32100 Belluno – Tel. 0437 940594 centro.missionario diocesi.it www.centromissionario.diocesi.it Direttore di redazione don Luigi Canal Responsabile ai sensi di legge don Lorenzo Dell’Andrea Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno Iscrizione al Tribunale di Belluno n. 1/2009 2 Padre Clemente Vismara Biografia Padre Clemente nei primi anni di missione. I Resta presto orfano di madre, morta di parto alla nascita di Luigi nel 1902, e poi di padre nel 1905. Il bambino viene affidato alla cura dei parenti, frequenta il ginnasio e poi nel 1913 entra nel seminario arcivescovile di San Pietro Martire (Seveso, Milano)(1). Il 21 settembre 1916, durante la Prima guerra mondiale, è richiamato alle I primi anni Il venerabile padre Clemente Vismara nasce il 6 settembre 1897 ad Agrate Brianza da Attilio Egidio Vismara (1865-1905), sellaio, e Stella Annunziata Porta (1872-1902), cucitrice, quintogenito dopo i fratelli Egidio, Carlo, Francesco e Maria. 3 CLEMENTE VISMARA padre Clemente procede e anzi si espande per tutti gli anni ’30 con la fondazione di altre missioni (Keng Lap, Mong Yong e Mong Pyak, con i loro missionari e suore residenti). Vismara individua nella concezione pagana e fatalista della vita l’elemento bloccante della società tribale: La missione a Mong Lin gli uomini spesso non lavorano(6) e Ripresi gli studi a Milano nel Semi- sono dediti all’oppio, le donne e i nario lombardo per le Missioni Estere bambini sono comunemente mal(che nel 1926 diventerà il PIME, Ponti- trattati, abbandonati, venduti(7) o ficio Istituto Missioni Estere) Clemente uccisi(8). viene ordinato saConcentra il suo magcerdote il 26 maggio giore sforzo nel dare una 1923. Subito dopo occupazione gratifiIl cibo misero e del parte da Venezia (2 cante agli indigeni tratutto insufficiente, agosto) e arriva a sformandosi lui per le malattie troToungoo in Birmania primo in agricoltore, alalla fine di settembre levatore, sarto, barpicali decimavano per studiare l’inglese e i biere, dentista, mui missionari. dialetti locali. Si trasferatore, boscaiolo ecc. risce nella missione di Il suo obiettivo sono Kengtung nel marzo del soprattutto gli orfani e le 1924 e poi va a fondare la nuova mis- vedove, che erano donne abbansione di Mong Lin il 27 ottobre 1924. donate da tutti e considerate portatrici La povertà è grande, il cibo misero e di disgrazie. Diversamente da altri del tutto insufficiente, le malattie tro- missionari si sforza, per quanto pospicali decimano i missionari (6 nel de- sibile, di mantenere sano il proprio cennio ’26-’36, tutti giovani) tanto che stile di vita: orario della giornata, punel 1928 il superiore generale del lizia, vestiario adatto, alimentazione PIME, padre Paolo Manna, in visita a ordinata, uso di stoviglie. Questo, asMong Lin, minaccia il vescovo di sieme alla sua robustezza, migliora la Kengtung resistenza fisica. Nel giugno del 1941, di chiudere la missione se muoiono mentre i giapponesi progettano di ocaltri missionari giovani per mancanza cupare la Birmania, Clemente è indi cibo nutriente e perché vivevano in ternato dagli inglesi a Kalaw con altri capanne di fango e di paglia(3) . Nel dodici missionari italiani perché ap1931 muore di febbre malarica il con- partenenti ad una nazione nemica. fratello padre Antonio Farronato (32 Nel gennaio del 1942 i giapponesi inanni) e Vismara rimane solo. vadono la Birmania e a fine aprile liNonostante le difficoltà di un am- berano i missionari italiani a Kalaw. La biente assolutamente primitivo, peri- missione di Mong Lin (dove Clemente coloso(4) e spesso ostile(5) l’attività di arriva a fine agosto) è intatta ma quasi armi e mandato in prima linea come soldato semplice dell’80o reggimento fanteria, “Brigata Roma”. Combatte sul Monte Maio e sull’Adamello. È congedato il 6 novembre 1919 con tre medaglie al valor militare e il grado di sergente maggiore(2). “ ” CLEMENTE VISMARA 4 La missione a Mong Ping completamente occupata dall’esercito giapponese. Vismara riapre l’orfanotrofio maschile e si adatta a fare il taglialegna per i militari, assieme ai suoi ragazzi. Nel 1945 termina la guerra e nel 1948 arriva l’indipendenza della Birmania, a cui segue l’inizio della guerriglia separatista che coinvolge anche le etnie della zona (negli anni ’50-’55 vengono uccisi i confratelli Pietro Galastri, Mario Vergara, Alfredo Cremonesi, Pietro Manghisi, Eliodoro Farronato). Nei primi 31 anni di missione padre Clemente ha trasformato Mong Lin in una cittadina con circa 4.000 battezzati. Sebbene ormai quasi sessantenne padre Vismara gode di buona salute e riceve molti aiuti dall’estero anche perché scrive molte lettere e articoli in cui racconta, in modo geniale e spiritoso, la vita che conduce. Nel gennaio 1955 Clemente viene trasferito a sorpresa dal vescovo, mons. Guercilena, a Mong Ping, distante 225 km, in un posto più alto e più salubre, ma in cui occorre ricominciare quasi da zero. Scrive all’amico Pietro Migone: «Caro mio, il cuore vacilla! dopo trentadue anni, quando meno me la pensavo fui trasferito da Mong Padre Clemente nel villaggio di Mong Ping, dove visse dal 1955 al 1988. 5 CLEMENTE VISMARA Lin a Mong Ping... Ho ubbidito perché espressione è fortemente limitata. sono persuasissimo che s’io facessi Tutti i missionari arrivati dopo il 1948 qualche cosa di mia testa certamente vengono espulsi. Rimangono gli ansbaglierei, e la mi andrebbe male»(9). ziani giunti in Birmania prima della seDurante tutto il 1957 è in Italia per conda guerra mondiale. l’unica vacanza della sua vita, divisa tra cure mediche, conferenze, un viaggio “Non è mai invecchiato“ a Lourdes, visite a cantieri(10) e, sopratNonostante le difficoltà col nuovo tutto, un intero mese di esercizi spiri- regime, che impedisce nuovi ingressi tuali(11). Ma il suo pensiero è sempre ri- di missionari, e nonostante i vari mavolto ai suoi orfani e alla sua gente. lanni (prostata, incidente a un piede, Quando è di nuovo in Birmania scrive: protesi dentaria) la sua attività pro«In Italia più che riposare segue con una resiho sgobbato» - ma è stenza fisica invidiabile. contento, perché porta Nel 1979, a 82 anni, si Tutti i missionari arcon sé molti aiuti, e agreca a Taunggyi con la rivati dopo il 1948 giunge: «Non per offenjeep per incontrare il suvengono espulsi. Ridervi, ma io mi trovo periore del PIME e, mangono gli anziani molto meglio qui che ad tornato a Mong Ping, giunti in Birmania Agrate. Certo lì si mangia dopo 14 ore di viaggio prima della seconda bene, si beve meglio, si può scrivere: «Arrivai a dorme sul soffice... Ma casa alle 7:20 di sera imguerra mondiale. qui qualcosa di buono lo biancato, impolverato, posso fare tutti i giorni, lì infarinato come un cosa facevo se non chiacchierare?».(12) pesce prima di buttarlo in padella. Un Nel 1961 scrive la biografia(13) di coro all’unisono di oltre 200 orfanelli e padre Stefano Vong, il primo prete orfanelle mi accolse. Qui è il mio locale di Kengtung ucciso da buddhisti regno, qui sono sovrano e vivo felice». ostili alle numerose conversioni da lui Nel 1980 benedice il nuovo distretto procurate fra gli Akhà. di Tongtà da lui fondato tra l’etnia Ikò. Negli anni sessanta riesce a dotare Negli anni successivi deve adattarsi, Mong Ping delle strutture necessarie: con imbarazzo, a farsi trasportare su l’orfanotrofio (1960), la scuola (1961), una portantina ma continua a visitare i la chiesa con accanto la Grotta di villaggi. L’ultimo distretto missionario Lourdes (1962), le case per i missionari (parrocchia) aperto da padre Clee le suore (1963). La scuola, partita da mente, nel 1986, è quello di Panzero nel 1958, ha 123 alunni nell’au- nulong, con tre suore residenti e 42 viltunno 1960, 232 nell’ottobre 1962, laggi cristiani della tribù Akhà da 400 nel 1965 (“due terzi dei quali assistere. pagani”, scrive). Ma nel 1962, in seIl 15 giugno 1988 alle 20:15 padre guito al colpo di stato militare, il nuovo Clemente Vismara muore a Mong governo, che si ispira al modello so- Ping, sereno e felice(14), all’età di 91 vietico, nazionalizza ogni attività anni. Questa è la testimonianza su di privata e la libertà di movimento ed lui resa da padre Angelo Campagnoli “ ” CLEMENTE VISMARA 6 al processo diocesano: «La sua frase nonizzazione di padre Clemente. Nel famosa - “Sei vecchio quando non sei 1989 si inaugura la sua statua. Il 10 più utile a nessuno” - nasce dal fatto febbraio 1994 mons. Abraham Than, che lui è rimasto utile a tutti fino a 91 vescovo di Kengtung, nomina postuanni e si sentiva realizzato. Si latore della causa padre Piero prendeva cura delle nuove situazioni Gheddo, il quale sceglie la dott.sa che gli capitavano: sempre poveri, Francesca Consolini come ”collabobambini, vedove, lebbrosi... tutti lo ratrice esterna” della postulazione. Il “Processo diocesano” entusiasmavano di della causa viene nuovo come se fosse la portato avanti dalla prima volta. Lui stesso Sei vecchio quando diocesi di Milano a diceva: “Quando vedo non sei più utile a causa delle difficoltà in dei bambini abbanMyanmar e il presidente donati, malati, dei lebnessuno. dello stesso, mons. brosi, degli oppiomani, Ennio Apeciti, compie degli handicappati, mi viaggi in Myanmar, scappano le mani, devo aiutare”. Questo era il suo stile e pur Thailandia e Brasile, oltre che in Italia, invecchiando è rimasto sempre per interrogare coloro che hanno couguale a se stesso, non è mai invec- nosciuto padre Clemente. Nel 1999 inizia il “Processo Romano” della chiato...». Padre Clemente Vismara viene se- Congregazione dei Santi con la ricerca polto, come da lui richiesto, a Mong di testimonianze su miracoli ottenuti Ping davanti alla Grotta di Lourdes nel per intercessione di padre Clemente, piazzale della chiesa, da lui costruita come previsto dalle norme. Il 15 nel 1962. Al funerale accorrono marzo 2008, papa Benedetto XVI anche molti buddhisti(15) e mu- firma il “Decreto di Venerabilità” per sulmani(16). La sua tomba è meta di pel- padre Clemente Vismara, riconolegrinaggi da parte di persone di tutte scendo in lui un cristiano che ha praticato in modo eroico le virtù evangele religioni. liche. Il 2 aprile 2011 il Papa, firmando La causa di canonizzazione il decreto sul miracolo ottenuto per Ad Agrate, suo paese natale, il sua intercessione, apre la strada alla gruppo missionario parrocchiale beatificazione, avvenuta il 26 giugno assume l’impegno di chiedere la ca- 2011 in Piazza Duomo a Milano. “ ” (da Wikipedia) - Beato Clemente Vismara (Agrate Brianza, 6 settembre 1897 - Mong Ping, 15 giugno 1988) è stato un presbitero e missionario italiano. È venerato come beato dalla Chiesa cattolica. Ha trascorso 65 dei suoi 91 anni nelle foreste della Birmania (dal 1989 Myanmar) al servizio dei tribali Akhà, Ikò e Lahu, in particolare vedove e bambini. 7 CLEMENTE VISMARA NOTE Descritto dai superiori come sincero, buono ma troppo vivace. Di sé racconta: «Ero un alunno discolo, irrequieto, capo banda nelle monellerie. Ogni tanto volevano mandarmi via dal seminario perché ne combinavo qualcuna» (“Prima del sole” pag. 18). (2) Di questa esperienza dirà: «Credo di aver maturato la vocazione missionaria durante la vita militare: ho fatto tre anni di guerra, sempre al fronte... Ho visto tante di quelle battaglie e tanti di quei morti che è meglio dimenticarli. La guerra è la degradazione completa dell’uomo: ho visto tante di quelle sofferenze e di quelle cose sbagliate, che la mia vita ha preso un indirizzo preciso. Ho capito che solo per Dio vale la pena di spendere la vita» (“Positio” pagg. 289-290; “Prima del sole” pag. 17). (3) «Fu padre Manna a incitarmi a scrivere e mi aiutò molto... Quando venne qui nel 1929 mi trovò in una capanna di paglia e rimproverò mons. Bonetta, ma a me quella vita selvaggia era il mio ideale perché rimproverai padre Manna e lui mi disse: “Tu non capisci niente”. Mi diede 25.000 Lire. “Non bastano” - gli dissi - “Se scriverai articoli te ne darò ancora”. E scrissi» (“lettera di padre Clemente Vismara a padre Piero Gheddo”, Mong Ping 23 agosto 1985, in “Copia Pubblica” V, 2015). (4) Il territorio era abitato anche dai Wa, tagliatori di teste (“Positio” pag. 304). (5) «In principio avevamo paura di lui, perché era uno straniero con la barba e dicevano che era uno spirito che mangiava le persone» (U Sai Nee, buddista, teste n. 73 in “Positio” pag. 160). (6) «Bisogna proprio, prima di insegnare il Segno della Croce, insegnare a vivere meno peggio. Il difficile è che essi sono persuasi di essere nell’abbondanza... Non hanno davvero nulla... Se ti commuovi e dai loro del riso gratis per tre giorni, stanno in ozio per tre giorni» (“Lettera a Pietro Migone”, 14 agosto 1962, in “Copia Pubblica” VII, 2819) (7) Clemente Vismara spesso acquistava i bambini più malridotti nella speranza di fornire loro una via di salvezza come riporta nei suoi scritti: «A questo mondo essi non hanno più nessuno tranne che il missionario. E questi fanciulli sono tutti miei. Alcuni li ebbi gratuitamente, altri pagando. Quello che costa di più l’ho pagato 70 lire, quello che mi costa di meno l’ho pagato 1,25 lire e due scatole di fiammiferi» (“Il santo dei bambini” pag. 57; “Copia Pubblica” III, 1220). In tempi successivi si sviluppa la piaga del commercio delle donne con la Thailandia, richieste perché senza AIDS: «Essendo io giovane e senza famiglia stanno facendo molte pressioni su di me per convincermi a vendermi come prostituta in Thailandia come fanno purtroppo molte nostre giovani ragazze birmane. Io resisto perché ricordo le parole di padre Vismara...» (Andreina Ah Bah, teste n. 89 in “Positio” pag. 182). (8) «Alcolizzati e oppiomani sono una vera piaga della Birmania. Padre Vismara non voleva che si comportassero così e neppure che uccidessero i bambini appena nati. Purtroppo, invece, lo facevano anche dei battezzati (e lo fanno ancora) perché fa parte della cultura birmana» (Suor Battistina Sironi, 1908-1997, presente in Birmania dal 1939, teste n. 53 in “Positio” pag. 124). (9) Lettera a Pietro Migone, Kengtung 28 gennaio 1956, in “Positio” pag. 366. (10) «Egli poi mi chiedeva di andare a vedere alcune attività che gli sarebbero servite per la missione. Ricordo che lo portavo a visitare le fornaci dove si fabbricavano i mattoni... In fondo la sua testa era sempre rivolta alla missione e alla sua gente...» (Don Stefano Ambrogio Colombo, teste n. 103 in “Positio” pag. 223). (11) «Il mese di luglio intendo provvedere all’anima mia... un mese intero a Esercizi Spiri(1) CLEMENTE VISMARA 8 (12) (13) (14) (15) (16) tuali dai Gesuiti presso Varese. E puoi immaginare: trentaquattro anni di vita solitaria, senza direzione speciale alcuna, confessione quattro o cinque volte l’anno, ho sempre fatto quello che ho voluto io... mi è necessario proprio fare un gran bucato di almeno un mese» (“Lettera a don Pietro Bertocchi”, Milano 13 maggio 1957, cfr. “Positio” pagg. 348-349). “Prima del sole” pagg. 100-101. Agguato nella foresta (PIME, Milano 1966). Carlo Tar Lee, l’ultimo sopravvissuto dei ragazzi di Mong Lin ricorda: «L’ho assistito nei suoi ultimi giorni di vita. Diceva spesso: “Adesso io vado in Paradiso... Adesso vado io, poi verrai anche tu e staremo insieme per sempre in Paradiso”» (“Positio” pag. 145, teste n. 64). Le sue ultime parole, in italiano, furono raccolte da Suor Battistina Sironi: “Sto dicendo l’ultima decina del rosario” (“Positio” pag. 123). U Sai Lane, testimone buddhista al processo di canonizzazione e per trent’anni grande amico di padre Vismara a Mong Ping, ha rilasciato una lunga e interessante dichiarazione (teste n. 70, “Positio” pagg 153-156): «Quando io gli dicevo: “Padre Vismara, tu dai da mangiare a tanti bambini, ma quando diventeranno grandi, loro non ti daranno niente” lui rispondeva: “Io faccio queste cose non per me, ma solo per Dio. Io lavoro per Dio. A me basta amarli come li ama Dio. E se se ne andranno, non importa. Basta che siano brave persone, che credono in Dio, che pregano e cercano di essere buoni” (...) Io sono capo di un gruppo di pubblica sicurezza e spesso andavo da padre Vismara per chiedergli come fare... egli mi ascoltava e consigliava anche se non ero cattolico (...) Mia moglie era ammalata da molto tempo ed in questi casi noi buddisti possiamo prendere (e di fatto prendiamo) un’altra moglie. Egli mi raccomandò di non farlo... Io lo ascoltai, mia moglie morì serena, contenta della prova d’amore che le avevo dato standole vicino senza cedere al costume buddista (...) Se il Papa dei cattolici lo facesse santo (e, a domanda del Giudice Delegato, rispondo che so bene cosa voglia dire quest’espressione) sarei contentissimo e sarebbe contentissima tutta la gente di Mong Ping». Sai Nang Sai pok, musulmano ha testimoniato: «Io lo vedevo fare il suo dovere di prete in modo eccezionale... sono personalmente favorevole alla sua canonizzazione e so cosa significhi questa parola per voi cattolici». Zam Nup Bi Bi, musulmana ha testimoniato: «Prego Dio perché un giorno io possa incontrare ancora padre Vismara. Tutti, indiani, indù, musulmani, animisti direbbero quello che sto dicendo io» (“Positio” pagg. 169-173). 9 CLEMENTE VISMARA Beato il 26 giugno 2011 CLEMENTE VISMARA 10 Il Pime avrà presto un nuovo beato: Benedetto XVI ha firmato infatti questa mattina il decreto sul miracolo che apre la strada alla beatificazione di padre Clemente Vismara, missionario in Birmania per 65 anni, morto a Mong Ping nel 1988. Vismara - originario di Agrate Brianza - sarà beatificato il 26 giugno in piazza del Duomo a Milano nel corso di una cerimonia durante la quale verranno elevati all’onore degli altari anche due altri grandi ambrosiani: suor Enrichetta Alfieri e don Serafino Morazzone. Padre Vismara arrivò in Birmania (l’odierna Myanmar) nel 1923, quando ancora questa terra era una colonia britannica; poi ci sarebbe stata l’invasione dei giapponesi, l’indipendenza, l’avvento del regime comu- D Della tradizione missionaria lombarda è testimone, in particolare, padre Clemente Vismara, del Pontificio istituto missioni estere (Pime), per 65 anni apostolo del Vangelo in Birmania (l’attuale Myanmar). Nato il 6 settembre 1897 ad Agrate Brianza, vicino a Milano, dopo una prima esperienza nel seminario diocesano milanese e la partecipazione alla prima Guerra mondiale, entrò nel Pime e fu ordinato sacerdote il 26 maggio 1923. La partenza per l’Estremo Oriente fu immediata e l’unico rientro in Italia avvenne per qualche mese nel 1957. Infatti, nel 1966, quattro anni dopo la salita al potere del regime militare, venne impedita la permanenza nel Paese ai missionari stranieri in nista, la chiusura delle frontiere all’arrivo di nuovi missionari stranieri, il cambio del nome del Paese che oggi si chiama Myanmar. Padre Clemente ha vissuto tutte queste stagioni all’insegna della fedeltà alla gente dei suoi villaggi sperduti sui monti. E quando nel 1983 festeggiò i 60 anni di sacerdozio la Chiesa cattolica del Myanmar gli dedicò la copertina del suo calendario definendolo “il patriarca della Chiesa di Birmania”. (Dal sito: www.missionline.org) 02/ 04/2011 - Benedetto XVI ha firmato il decreto sul miracolo che apre la strada all’onore degli altari per il missionario del Pime che ha trascorso 65 anni in Birmania. Myanmar dopo l’indipendenza (1948): perciò Vismara decise di restarvi definitivamente fino alla morte, avvenuta il 15 giugno 1988. Il suo biografo ufficiale, padre Piero Gheddo, andò a visitarlo nel 1983. «Aveva 86 anni ed era ancora parroco a Mong Ping», racconta, «e quando gli chiedevo di intervistarlo sulle sue avventure mi rispondeva: “Lascia perdere il mio passato e pensiamo piuttosto al futuro!”. E cominciava a parlarmi dei villaggi da visitare, delle scuole e cappelle da costruire, delle richieste di conversioni che gli giungevano da varie parti». Padre Angelo Campagnoli, confratello di Vismara e per alcuni anni in missione nella medesima zona, ha raccontato, nel pro- 11 CLEMENTE VISMARA cesso diocesano, che la caratteristica dei catechisti locali il compito di prodel novello beato fu la fedeltà alla seguire questo impegno. Al ritorno propria vocazione: «L’impressione nella missione centrale portava con sé che dava era quella di centinaia di orfani e di una ruota che contibambini abbandonati, nuava a girare: quando i che educava insePer rendergli obambini che aveva racgnando loro un mecolto orfani divenstiere. Al momento della maggio, quando tavano grandi, si sposua morte, in casa ne compì 90 anni la savano e uscivano dalle aveva oltre 250. Nel Chiesa locale lo prosue cure, altri erano già corso degli anni sono clamò “patriarca pronti a ricominciare il scaturite fra loro nudella Birmania”. giro. La sua frase merose vocazioni al safamosa, “sei vecchio cerdozio e alla vita conquando non sei più utile sacrata. Proverbiale era, a nessuno”, nasce dal in tutta la diocesi di fatto che lui è rimasto utile a tutti fino a Kengtung, la sua fiducia nella provvi91 anni». Il suo metodo apostolico era denza. Padre Vismara trascorreva le semplice e concreto. Visitava sistema- sue serate scrivendo lettere agli amici ticamente i villaggi e in ognuno di essi in ogni parte del mondo, per solledava avvio all’insegnamento della citare l’invio di aiuti materiali e predottrina cristiana, lasciando quindi a ghiere. E, grazie ai tanti benefattori “ ” CLEMENTE VISMARA 12 che gli vennero sempre incontro, nianze di affetto da persone che nessuno dei suoi ragazzi restò mai di- hanno potuto conoscere personalgiuno o a mani vuote. Per rendergli mente Vismara e sperimentare la sua omaggio, quando compì 90 anni la capacità di educatore e di formatore, Chiesa locale lo proclamò “patriarca insieme con l’attenzione a promuovere la dignità umana dei più didella Birmania”. sagiati. In un villaggio nel Dopo la morte, la Nord della Thailandia venerazione per il misabitato da profughi dalla sionario si è sempre Il miracolo: la prodiBirmania ho visto una più intensificata. Ha cappella con un suo riscritto il vescovo giosa guarigione di tratto, intitolata però a san emerito di Kengtung, un bambino di 10 Clemente Papa per poter Abramo Than: «Ab- anni che, cadendo, invocare lo stesso nome di biamo avuto tanti santi riportò la rottura Vismara. Ora, finalmissionari del Pime, della scatola cranica. mente, non sarà più nema per nessuno di essi cessario questo stratasi sono verificati gemma, poiché si potrà questa devozione e questo movimento di popolo per di- dedicare la chiesetta direttamente al beato missionario». L’eroicità delle chiararlo santo». E in effetti il processo di beatifica- sue virtù è stata riconosciuta il 15 zione, avviato dal cardinale Carlo marzo 2008, mentre il miracolo è Maria Martini nel 1996 sulla scia del- stato approvato il 2 aprile 2011. l’impegno del Gruppo missionario di Si tratta della prodigiosa guarigione di Agrate Brianza, si è concluso in tempi un bambino birmano di 10 anni che, cadendo da un albero, riportò la rapidissimi. Conferma il direttore editoriale rottura della scatola cranica e venne della rivista del Pime “Mondo e mis- considerato in fin di vita. Dopo quattro giorni di coma prosione”, Gerolamo Fazzini, appena rientrato da un viaggio in quelle terre: fondo, improvvisamente si risvegliò «Ho raccolto moltissime testimo- perfettamente risanato. ” “ (Dal sito: www.famigliacristiana.it) 22/06/2011 - di Saverio Gaeta 13 CLEMENTE VISMARA Il missionario di tutti – di Gerolamo Fazzini – N Non si è mai vista una mobilitazione popolare come per padre Vismara, non solo da parte dei cattolici, ma dei non cristiani animisti, buddhisti, indù, musulmani. Una vita per i giovani. È sorprendente come padre Vismara, un missionario consegnato agli annali come un vecchio nonno dal barbone bianco, riesca a interpellare ancora oggi i giovani, a dispetto di quanto trasmetta la sua “icona”. Che di Vismara parlino con fervore mis- CLEMENTE VISMARA sionari che oggi hanno 70-80 anni ed erano già adulti quando padre Clemente morì nel 1988 non fa certo notizia. Ma che per lui spendano parole di entusiasmo giovani di trent’anni è tutt’altro che scontato. Padre Piero Masolo, responsabile del settore animazione missionaria del Centro Pime di Milano, classe 1978, entrato nel Seminario del Pime dopo studi di Architettura, è rimasto affascinato dalla figura di Vismara in una fase molto de- 14 licata di discernimento. «Nel 1999 chese di origine, 44 anni, missionario sono stato in India da padre Augusto nel nord della Thailandia, racconta: Colombo. Lì è nata una domanda «Padre Vismara è stata un’ispirazione dentro di me: la vita dei missionari non per tutti noi giovani seminaristi a Sotto potrebbe essere la mia? Ho risposto di il Monte. Si parlava e fantasticava sì. Ho cominciato a leggere dei libri, spesso di lui e delle sue bellissime tra cui le lettere di padre Clemente. lettere. Agli inizi degli anni Ottanta, riEro colpito da questo personaggio, dal cordo di aver “fatto a gara” con un mio suo senso dell’avventura, il fatto che futuro confratello, Fabrizio Calegari, fosse una persona felice, con una per avere per primo il libro delle grande passione per la missione e per lettere di padre Vismara allora appena pubblicato. In seminario gli altri, uno straordisi parlava spesso di lui, nario senso dell’ironia e proposto come esempio un grande scrittore. Un Nel 1999 sono di missionario “eroico” brano mi è rimasto nel stato in India. Lì è che, pur essendo ancuore: “Invecchio senza nata una domanda ziano e poi ammalato, si accorgermi e di certo dentro di me: la vita dava costantemente da morrò senza rimorsi, dei missionari non fare per aiutare gli altri, ché uomo allegro il Ciel specialmente i bambil’aiuta”. Leggere il libro potrebbe essere la ni». Padre Claudio giusto nel momento del mia? avrebbe voluto poterlo discernimento ti camincontrare in Birmania. bia la vita. Così è stato A quei tempi, però, il per me. Padre Clemente ha avuto un ruolo importante Paese era ancora completamente perché decidessi di entrare nel Pime. E chiuso e non si poteva visitare. «Arsono contento. Come lui!».Padre rivato in Thailandia - aggiunge - una Piero ha trasmesso la sua passione per delle prime cose che ho cercato di fare Vismara a tutto lo staff dell’anima- è stata cercare di raggiungere la miszione missionaria Pime di Milano e, sione dove padre Vismara era vissuto. sotto il nome di “Vismara game”, sono Per ora sono stato diverse volte solo nate una serie di proposte ad hoc per nella sua prima missione a Mong Lin, gli oratori estivi, presso le sedi Pime di non ancora sulla tomba a Mong Ping, Milano, Sotto il Monte Giovanni XXIII perché in quell’area gli stranieri non ci (BG), Busto Arsizio (VA), con labo- possono andare». Già oggi, però, ratori e attività legati ai valori e alla te- padre Claudio ha a che fare con l’estimonianza missionaria di p. Cle- redità vivente di Vismara. «Nella mismente. La rivista per ragazzi (la prima e sione di Fang - dice - c’è un villaggio di unica, in Italia, dedicata a mondialità e cattolici shan che sono stati tutti batinter-cultura) dedica nell’ultimo tezzati da padre Vismara. Lo rinumero ben 36 pagine con testi e fu- cordano con nostalgia e affetto e metti alla vita di padre Clemente, pro- hanno deciso di costruire la loro chieponendo testimonianze dal Myanmar setta e di intitolarla a San Clemente e dall’Italia. Padre Claudio Corti, lec- Papa, in attesa della beatificazione di “ ” 15 CLEMENTE VISMARA padre Vismara! Anche diversi miei casione. Ma il “piatto forte” della festa cattolici akha sono stati battezzati da è proprio destinato ai nostri ragazzi: lui in Birmania. In vista della beatifica- giovedì 30 giugno si terrà ad Agrate un zione ho preparato un’immaginetta grande evento, il Vismara Day, con la sua storia in lingua thai, lahu e un’intera giornata di animazione misakha, così che anche la gente che lo ha sionaria, con la presenza straordinaria conosciuto qui lo possa ricordare e di animatore del PIME, per seguire le pregare». Naturalmente nella città tracce del Beato Clemente. Il grande natale di padre Vismara è festa grande regalo ce lo farà il cardinale Tettaper la beatificazione. Eppure non era manzi, che nel pomeriggio verrà a scontato che anche i giovani si entu- farci visita in oratorio, dopo aver visto siasmassero all’idea di festeggiare il la mostra ufficiale su padre Vismara, anch’essa preparata “vecchio” (ma solo all’apdai giovani della Coparenza!) padre Clemunità in collaboramente. Conferma don Eppure non era zione col PIME». Stefano Guidi, giovane scontato che anche C’è, insomma, un sacerdote che segue l’oi giovani si entusialegame del tutto speratorio della Comunità ciale, tra padre Vismassero all’idea di pastorale Casa di Betania smara e i ragazzi. Lui che raduna le parrocchie festeggiare il “vecche, rimasto orfano, è di Agrate, Omate e Cachio” (ma solo aldiventato padre per ponago: «Abbiamo regil’apparenza!). migliaia di orfani, strato notevole attenanche oggi sembra zione ed entusiasmo, non continuare a manifeè stato difficile coinvolgere i ragazzi e i giovani della Co- stare, dal cielo, una speciale predilemunità nella conoscenza di Padre zione per i piccoli. Padre Piero Clemente. Un grande lavoro lo stanno Gheddo, postulatore della Causa di facendo i giovani, con la realizzazione padre Vismara fino al 2009 e autore di di un Recital, che vedrà il debutto il libri su di lui (tra i quali “Il santo dei prossimo 21 ottobre ad Agrate. Ma ab- bambini”), afferma di aver notizia di biamo pensato anche ai ragazzi dei molte grazie ricevute per intercesnostri oratori: in quaresima hanno im- sione del neo-beato, comprese più di parato a conoscere la vita di Padre Cle- una relative a sposi che attendono un mente, con l’aiuto del nostro Gruppo figlio e lo ottengono, proprio dopo missionario. Abbiamo poi pensato di aver pregato padre Clemente. Sarà un coinvolgerli attraverso la creazione di caso ma anche la causa di beatificamagliette e gadget, prodotti per l’oc- zione vede protagonista un giovane. “ ” (Dal sito: www.famigliacristiana.it), 22 giugno 2011. CLEMENTE VISMARA 16 Il santo dei bambini – di Piero Gheddo – R Riportiamo un brano della prefazione del libro che padre Gheddo gli ha dedicato nel 2004 dal titolo: “I ragazzi sono il tesoro del missionario”. La santità di Vismara risulta bene anche dai suoi articoli sugli orfani e ragazzini che raccoglieva, manteneva, educava nei suoi orfanotrofi. Questo libro intende offrire ai lettori e ai devoti del “servo di Dio” Clemente una raccolta, incompleta ma signifi- cativa, dei suoi articoli sui bambini e ragazzi con i quali è vissuto nei 65 anni della sua vita missionaria in Birmania (1923-1988). Di padre Vismara si sono già pubblicati cinque volumi di carattere generale; “Il Santo dei bambini” mette in risalto un aspetto caratteristico della figura di Clemente: come educava gli orfani e i bambini abbandonati che ospitava nella missione. Il libro può insegnare qualcosa 17 CLEMENTE VISMARA anche a noi, che viviamo in un am- Mi mangeranno vivo fino a che morrò: biente così diverso da quello di Cle- ma da questi teneri, cari, amati e spenmente; poiché come educare i minori nacchiati virgulti, sorgerà (non ne è senza dubbio uno degli interrogativi dubito) la nostra Chiesa!». Nelle lettere e negli articoli di Clepiù ardui e difficoltosi del nostro mente ci sono espressioni di gioia, di tempo. Questi testi su bambini e orfani ri- tenerezza verso i suoi bambini e ravelano più d’ogni altro lo spirito con gazzini. «Questi orfanelli sono la mia cui il servo di Dio padre Vismara evan- calamita, non saprei separarmi da loro gelizzava, rispettando l’uomo, e benché sia un uomo vicino al traanche il bambino, nelle sue libere monto. Loro vivono perché io sono vivo e io vivo per donare scelte, nella sua matuloro il vivere. Siamo indirazione psicologica e spensabili: io utile a loro, nel cammino di fede. I ragazzi sono la loro necessari a me e ci Clemente ripete spesso vogliamo bene... Non che “i ragazzi sono il mia famiglia, i miei duecento, ma duemila tesoro del missionario” genitori, tutti i miei ne vorrei con me. Voi e “il missionario è la vita parenti, con loro siete il mio futuro!». dei ragazzi”. Questo sono felice e di «Poveri ragazzi, quanto era il “metodo missiotutto risarcito. sono poco curati e malnario” usato in passato trattati! Come si fa a non (in parte anche oggi) per voler loro bene, crefondare la Chiesa in Birscono solo perché sono mania: raccogliere orfani e bambini abbandonati, handi- nati... Perdendo i genitori ricevono cappati o ritardati o rifiutati dai villaggi per cibo percosse e per companatico e dalla famiglia per mille motivi, edu- busse». Era affezionato ai bambini, senza carli, istruirli, farne dei buoni cittadini chiedere nulla. Il suo metodo edue possibilmente buoni cristiani. «Data la durezza dei vecchi e do- cativo era basato sull’amore gratuito, cilità dei giovani, ho raccolto più ra- tenerissimo che vien fuori ad ogni mogazzi che ho potuto. Sono tutti mo- mento. Si mette sullo stesso piano dei nelli, figli di pagani, con loro me la suoi piccoli, nonostante l’abisso crointendo così bene che mi son divenuti nologico, culturale, religioso, econecessari. Essi sono la mia famiglia, i nomico che c’era fra lui e loro; è anche miei genitori, tutti i miei parenti, tutta lui un poveretto, un nullatenente, un l’Italia intera; con loro non ho bisogno orfano che non ha più nessuno. Se un di cercare altro affetto, con loro sono bambino gli dice che ha perso papà e felice e di tutto risarcito. Altrettanto mamma, non ha più famiglia, lui repoi io sono per loro, credo». Così plica: «Anch’io sono come te, non ho scriveva Clemente. Dai giovani nasce più nessuno. Vieni, ci vorremo bene». La vera novità e testimonianza la Chiesa. «Queste birbe, scriveva, divorano me, ormai grigio, mangian del evangelica di padre Vismara, nel mio. Tutta la mia vita è spesa per loro. mondo pagano in cui è vissuto, è stata “ ” CLEMENTE VISMARA 18 di amare senza pretendere di essere amato, donare senza aspettarsi riconoscenza. U Sai Lane, testimone buddhista al suo processo di canonizzazione e per trent’anni grande amico di padre Vismara a Mong Ping, ha dichiarato: «Quando io gli dicevo: “Padre Vismara, tu dai da mangiare a tanti bambini, ma quando diventeranno grandi, loro non ti daranno niente”; lui rispondeva: “Io faccio queste cose non per me, ma solo per Dio. Io lavoro per Dio. A me basta amarli come li ama Dio. E se se ne andranno, non importa. Basta che siano brave persone, che credono in Dio, che pregano e cercano di essere buoni”». Clemente prendeva tutti, pur che fossero bisognosi Non si capisce padre Vismara, come non si capiscono questi suoi rac- conti, se non si parte dalla sua grande fede in Cristo e nella missione della Chiesa, che per lui non era un fatto intellettuale e astratto, ma molto concreto: una convinzione, un sentimento appassionato che si traduceva nell’amore al prossimo più povero e abbandonato che incontrava. Queste pagine si leggono con interesse e anche commozione. Clemente è sempre originale, avventuroso, poetico, sa trasfigurare le realtà più miserabili fino a dar dignità alle persone più umili. Bellissimo e commovente l’articolo in cui racconta che un padre disperato gli vende la sua piccolissima bambina, poi chiamata Angiolina: la quale spunta da «un mucchietto di cenci sudici e maleodoranti, ma nel mucchietto c’era qualcosa che si muoveva da sé». Era Angiolina. Amorevolmente allevata ed educata dalle suore, ne viene fuori La missione di Mong Lin dove padre Clemente operò dal 1924 al 1955. 19 CLEMENTE VISMARA “una cuffia bianca di suora”. Eppure fugare la miseria, donare la speranza, veniva «da un mucchietto di cenci! la vita». Quand’è con i suoi piccoli, anche i Cenci?! - commenta Clemente. più piccolini e ammalati, diventa il Cenci siamo un po’ tutti». Il servo di Dio amava tutti, non nonno affettuoso, ragiona con loro, escludeva nessuno: l’uomo era al parla loro come se fossero adulti. Gli centro della sua attenzione; l’uomo portano un bambino di pochi mesi senza “se” e senza “ma”, in modo che gravemente denutrito; lui lo accoglie parrebbe persin esagerato. Come e racconta: «A pizzico, a pizzico, gli quando la sua carovana incontra per misi in bocca un cucchiaio di zucstrada i briganti che portano via tutto, chero. Non mi riuscì di farlo sorridere, anche il cibo che avevano con sé per il manco a fargli il pizzicorino. Gli scenviaggio. Lui poi commenta: «Pove- devano le palpebre a metà bulbo degli occhi, pareva un vecretti, anche loro avevachio senatore da Campino fame!». doglio. Di bello aveva i Possiamo dire che Io vi attendo, radentini bianchi come questi racconti sono il gazzi, a braccia l’avorio». Vangelo incarnato nella protese; andremo «Sicuro, bimbo mio vita del servo di Dio, pel mondo a rengli dico - la vita è seria, quasi nuove parabole ma questo non lo sapeva del buon samaritano. dere felici gli intua madre, come lo puoi Ma non sono racconti di felici. sapere tu? A ogni modo fantasia. Qui c’è un uola carestia per te è mo, un eroe della prima passata, soffrirai di guerra mondiale (tre medaglie) che, fattosi prete e missio- meno. Qui ci sono tre suore, ti faranno nario, ha realizzato il comandamento da mamma. E per incominciare a farti dell’amore datoci da Gesù. L’augurio star bene, domani, che è S. Marco, ti è che si realizzi per tutti i devoti e i battezzerò e ti chiamerò Marco». «Marco fu figlio di Dio per quattro lettori di padre Vismara quello che lui diceva del missionario: «È una mesi e mezzo, fu soldato di Cristo per creatura fatta non per essere felice, ma un sol giorno, giacché gli amministrai la S. Cresima; ora da tre giorni, vive per rendere felici gli infelici». In una lettera appassionata scritta beato in Paradiso. Riposa in pace, per i ragazzi e i giovani che fre- Marco, riposa; tu hai sofferto tanto e quentano il “Congressino missio- non lo sapevi. Mai né baci, né carezze nario” del Pime a Milano nel set- sfioravano la tua pallida guancia. Una tembre di ogni anno, li invita a seguirlo suora ti cullava e tu non lo sapevi. Mae scrive: «Io vi attendo, ragazzi, a ternamente una bianca mano di braccia protese; andremo pel mondo vergine ti chiuse gli occhi e ti compose a rendere felici gli infelici. Racco- nella bara e tu non t’accorgevi. Sei glieremo tutti senza chiedere il nome, volato in Paradiso e non lo sapevi. senza chiedere la fede, nulla chie- Prega per noi, Marco, prega per noi deremo: a noi basta lenire il dolore, che ci par di sapere!». “ ” CLEMENTE VISMARA 20 Non si può educare se non si ama Clemente aveva un bel carattere: sempre sereno, fiducioso, ottimista. Dava fiducia a tutti i suoi ragazzi, compresi i più discoli. Era sicuro che anche dagli elementi più disastrati, che a volte sembrano irrecuperabili, Dio può trarre germi di Vangelo. Ci sono dei racconti bellissimi, che mettono in risalto la sua fiducia profonda nella capacità di redenzione dei suoi orfani, che venivano da famiglie e da situazioni spesso assurde, disumane, intollerabili; non solo di povertà estrema, ma anche di degradazione a causa dell’oppio e della miseria estrema. Clemente vedeva in tutti l’uomo, la donna, creati da Dio “a sua immagine e somiglianza”. Era un vero educatore perché partiva da questa visione di fede e di amore. I suoi racconti dimostrano in modo molto concreto quanto diceva San Giovanni Bosco: “Non si può educare senza amare”. Dava la vita per i suoi “orfanelli” e quindi era nella situazione migliore per amarli, per condividere i loro pensieri e sentimenti, per capirli fino in fondo. Quando nella sua truppa c’è un ragazzo (“Ciau”) che lui stesso definisce “proprio cattivo”, tutti dicono di lasciarlo perdere, è tempo perso tentare di educarlo. Clemente ha pazienza e confida nell’aiuto di Dio ma anche nei sentimenti buoni che albergano in ogni uomo. Lo tratta bene, se lo fa amico, rispetta la sua dignità e libertà e ha poi la consolazione di vedere che anche Ciau (“proprio cattivo”) è capace di un grande gesto di generosità e di amore verso il missionario. 21 CLEMENTE VISMARA Quando Clemente è ammalato e so- cinque figli e sono disperato perché spira di avere un po’ di limoni, ma a non so come fare a dar loro da manMongping non si trovano, Ciau scappa giare”, lui rispondeva sorridendo: e va di corsa a sei chilometri di distanza “Guarda me, ho duecento figli, gli dove c’è una coltivazione di limoni, orfani, e sono sempre contento. Se hai per portargliene un tascapane pieno. fiducia in Dio devi essere sempre conIl maestro lo prende a scapaccioni tento”. Sapeva come rendere conperché è scappato e gli dice che il mis- tenti i bambini e faceva di tutto per renderli contenti, persionario gli darà il resto. ché li amava molto». Ma Ciau dice a Vismara: L’amore di Clemente «- Battimi pure, ma io Guarda me, ho per i bambini e le bambii limoni li ho qui, e sono duecento figli, gli ne orfani o abbandonati andato a prenderli per si manifesta soprattutto te. orfani, e sono semnel fatto che ne voleva - Dove li hai presi? pre contento. molti, prendeva tutti - Sulla pianta». quelli che gli erano ofFrancesco Aiko, cateferti; non solo, ma quanchista che è stato trent’anni con Clemente a Mongping, ha do alcuni degli orfani andavano nei dato questa testimonianza al processo loro villaggi nel periodo di vacanza diocesano: «Padre Vismara era un diceva loro di non tornare da soli, ma uomo veramente buono, non faceva di portare qualcun altro con sé. Suor preferenze per nessuno, per lui non Battistina mi ha detto che a volte c’erano i ricchi e i poveri, ma trattava diceva a Clemente: «Padre, non tutti allo stesso modo. Sapeva fare una prenda più ragazzi e ragazze, ne abcarità intelligente, perché chiedeva biamo già troppi». Lui le chiedeva: sempre qualche soldo per educare al «Oggi ha mangiato?» e lei rispondeva valore delle cose, ma a chi era vera- di sì. «Allora stia tranquilla che mente povero e impossibilitato a dare mangerà anche domani». Quando anche quel piccolo segno di rinunzia, tornava da qualche visita ai villaggi sui padre Vismara dava senza chiedere monti, il servo di Dio andava da Battinulla e questi riceveva tutto quello di stina e le diceva: «Superiora, ho qui un bel regalo per lei». «Non voglio i suoi cui aveva bisogno. Tutti, anche i pagani, dicevano che regali», diceva la suora, che così conpadre Vismara era “molto buono” e tinua: «Ma lui me li faceva lo stesso ed venivano a chiedermi dov’era erano sempre orfani, emarginati, “l’uomo bravissimo dalla lunga bambini deformi, vecchie sdentate, mendicanti, oppiomani, ladri scacbarba”. Padre Vismara accoglieva tutti ciati dai villaggi (a volte gli tagliavano senza rimandare mai nessuno, fossero un dito per punizione), anche famiglie anche musulmani, indù o buddhisti: che fuggivano dalle zone di guerra o tutti erano amici per lui. Quando occupate dai comunisti, senza nulla. qualcuno veniva a dirgli: “Padre, ho Insomma, tutti i rifiuti della società». “ ” CLEMENTE VISMARA 22 Beato perché straordinario nell’ordinario Milano: il giorno della Beatificazione di padre Clemente. M Milano 26 giugno 2011. Padre Clemente Vismara (1897-1988) è Beato. Missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), vive per 64 anni in Birmania, nelle foreste e nelle montagne, accogliendo orfani, lebbrosi, vedove, introducendo nuove colture agricole e tecniche di sviluppo, facendo nascere la Chiesa fra i non cristiani.Un uomo di fede profonda e un grande scrittore. Quando compie i sessant’anni di missione, la conferenza episcopale lo proclama “Patriarca della Birmania”. La grande guerra e la partenza per la missione Nato ad Agrate Brianza nel 1897, partecipa come fante di trincea alla prima guerra mondiale, alla fine della quale è sergente maggiore con tre medaglie al valor militare. Capisce che “la vita ha valore solo se la si dona agli altri”, diventa sacerdote e missionario del Pime nel 1923 e parte per la Birmania. Dopo sei mesi in casa del vescovo per imparare l’inglese, è destinato a Kengtung, territorio forestale, 23 CLEMENTE VISMARA montuoso, quasi inesplorato e abitato da tribali, ancora sotto il dominio di un re locale patrocinato dagli inglesi. In 14 giorni a cavallo arriva a Kengtung, tre mesi di sosta per imparare qualcosa delle lingue locali e poi il superiore della missione in sei giorni a cavallo lo porta a Monglin, la sua ultima destinazione ai confini tra Laos, Cina e Thailandia. L’educazione degli orfani e degli abbandonati In 32 anni (tra l’altro prigioniero dei giapponesi durante la seconda guerra mondiale), padre Clemente fonda dal nulla tre parrocchie: Monglin, Mong Phyak e Kenglap.Vive con tre orfani in un capannone di fango e paglia. Il suo apostolato è girare i villaggi dei tribali a cavallo, piantare la sua tenda e farsi conoscere: porta medicine, estrae i denti che fanno male, si adatta a vivere con loro, al clima, ai pericoli, al cibo, riso e salsa piccante, la carne se la procurava con battute di caccia. Fin dall’inizio porta a Monglin orfani e bambini abbandonati per educarli. In seguito fonda un orfanotrofio che ospiterà fino a 250 orfani e orfane. Oggi è invocato “protettore dei bambini”. La nascita della cristianità e la promozione umana Una vita poverissima. «Qui è peggio che quando ero in trincea sull’Adamello e il Monte Maio, ma questa guerra l’ho voluta io e debbo combatterla fino in fondo con l’aiuto di Dio. Sono sempre nelle mani di Dio». A poco a poco nasce una cristianità, vengono le suore di Maria Bambina ad aiutarlo, fonda scuole e cappelle, officine e risaie, canali d’irrigazione, inCLEMENTE VISMARA segna la falegnameria e la meccanica, costruisce case in muratura e porta nuove coltivazioni, il frumento, il granoturco, il baco da seta, la verdura (carote, cipolle, insalata... “il padre mangia l’erba” dice la gente). Soprattutto fonda la Chiesa in un angolo di mondo dove non ci sono turisti ma solo contrabbandieri d’oppio, stregoni e guerriglieri di varia estrazione; porta la pace e stabilizza sul territorio le tribù nomadi che, attraverso la scuola e l’assistenza sanitaria, si elevano e oggi hanno medici e infermiere, artigiani e insegnanti, preti e suore, autorità civili e vescovi. Non pochi si chiamano Clemente e Clementina. La fondazione di una nuova missione Nel 1956, dopo aver fondato la cittadella cristiana di Monglin e convertito una cinquantina di villaggi al cristianesimo, il vescovo lo sposta a Mongping, a 250 chilometri da Monglin nella sterminata diocesi di Kengtung, dove deve cominciare da zero. Clemente scrive a un suo fratello: «Obbedisco al vescovo perché capisco che se faccio di testa mia sbaglio». A sessant’anni incomincia una nuova missione e anche qui fonda la cittadella cristiana di Mongping, una seconda parrocchia a Tongtà e lascia altri cinquanta villaggi cattolici. Muore il 15 giugno 1988 a Mongping ed è sepolto vicino alla chiesa e alla Grotta di Lourdes da lui costruite. Padre Clemente diventa Beato In vita non fa miracoli, non ha visioni o rivelazioni, non è un mistico e 24 nemmeno un teologo, non compie grandi opere né emerge per qualità o carismi straordinari. È un missionario come tutti gli altri, tant’è vero che quando nel Pime si discute di iniziare la sua causa di beatificazione, qualche suo confratello della Birmania dice: «Se fate Beato lui, dovete fare beati anche tutti noi che abbiamo fatto la sua stessa vita». Racconta Piero Gheddo: «Nel 1993 sono andato a Kengtung con due missionari che erano stati con Clemente in Birmania e abbiamo chiesto al vescovo: “Perché vuol fare beato padre Clemente?”. Ha risposto: “Abbiamo avuto tanti santi missionari del Pime che hanno fondato la diocesi, compreso il primo vescovo monsignor Erminio Bonetta, ancora ricordato come un modello di carità evangelica, e altri il cui ricordo è vivo. Ma per nessuno di essi si sono verificati questa devozione e questo movimento di popolo per dichiararli santi, come per padre Vismara. In questo io vedo un segno di Dio per iniziare il processo informativo diocesano». Straordinario nell’ordinario Dice un suo confratello: “Vismara era straordinario nell’ordinario”. A ottant’anni ha lo stesso entusiasmo per la sua vocazione di prete e missionario, sereno e gioioso, generoso con tutti, fiducioso nella Provvidenza, un uomo di Dio pur nelle tragiche situazioni in cui vive. Ha una visione avventurosa e poetica della vocazione missionaria, che lo rende personaggio affascinante attraverso i suoi scritti, forse il missionario italiano più conosciuto del Novecento. La sua fiducia nella Provvidenza è proverbiale. Non fa bilanci, né preventivi, non conta mai i soldi che ha. In un paese in cui la maggioranza della gente in alcuni mesi dell’anno soffre la fame, Clemente dà da mangiare a tutti, non rimanda mai nessuno a mani vuote. I confratelli del Pime e le suore di Maria Bambina lo rimproverano di prendere troppi bambini, vecchi, lebbrosi, handicappati, vedove, squilibrati. Clemente dice sempre: “Oggi abbiamo mangiato tutti, domani il Signore provvederà”. Si fida della Provvidenza, ma scrive ai benefattori di mezzo mondo per avere aiuti e collabora con articoli a varie riviste. Le sue serate le spende scrivendo al lume di candela lettere e articoli (Piero Gheddo raccoglierà più di 2000 lettere e 600 articoli). Gli scritti di padre Vismara, poetici, avventurosi, infiammati di amore per i più poveri, suscitano numerose vocazioni sacerdotali, missionarie e religiose non solo in Italia. Morto a 91 anni senza essere invecchiato Ricorda ancora Piero Gheddo: «L’ho visitato in Birmania nel 1983, a 86 anni era ancora parroco a Mongping. Volevo intervistarlo sulle sue avventure e mi diceva: “Lascia perdere il mio passato che ho già raccontato tante volte. Parliamo del mio futuro”... Come diceva un confratello: “È morto a 91 anni senza mai essere invecchiato”. Aveva conservato l’entusiasmo dei primi tempi per la sua missione». (Note raccolte da Edieffe dal sito Asianews) 25 CLEMENTE VISMARA 26 Monsignor Guido Maria Conforti Biografia Parma, 22 settembre 1888: G.M. Conforti sacerdote novello. G Guido Maria Conforti (Casalora di Ravadese, 30 maggio 1865 - Parma, 5 novembre 1931) è stato un arcivescovo cattolico italiano, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere (Saveriani): nel 1996 è stato dichiarato beato da papa Giovanni Paolo II. Ottavo dei dieci figli di Rinaldo, agricoltore benestante, e Antonia Adorni, nacque a Casalora, una frazione di Ravadese, oggi nel Comune di Parma. A Parma compì tutti i suoi studi, dapprima presso la scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane, poi presso il Seminario Diocesano, allora diretto da mons. Andrea Carlo Ferrari. Intenzionato a dedicarsi all’attività 27 GUIDO MARIA CONFORTI missionaria, si rivolse ai Gesuiti e ai Salesiani ma, anche a causa di alcuni disturbi neurologici che lo affliggevano (epilessia, sonnambulismo), tutti respinsero la sua domanda. Venne ordinato sacerdote il 22 settembre 1888 nel santuario di Fontanellato. Nel 1895 venne nominato Vicario generale della Diocesi. Non dimenticando la sua vocazione iniziale, il 3 dicembre 1895 fondò l’Istituto emiliano per le missioni estere, volto alla formazione del clero missionario. Fu ufficialmente approvato dal vescovo il 3 dicembre 1898 come “Congregazione di San Francesco Saverio per le missioni estere”; alla congregazione venne affidata particolarmente l’evangelizzazione della Cina e, nel 1901, durante la rivolta dei Boxer, venne ucciso anche Caio Restelli, il primo saveriano a subire il martirio. Il 20 novembre 1920 la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli approvò definitivamente le Costituzioni della Società ed il 24 ottobre 1921 il Prefetto della Congregazione nominò Conforti, in quanto fondatore, Superiore Generale dei Saveriani vita natural durante. Il 9 giugno 1902 papa Leone XIII lo nominò arcivescovo di Ravenna e Conforti ricevette l’ordine episcopale il 12 luglio successivo; pochi anni dopo (1904) fu trasferito da papa Pio X GUIDO MARIA CONFORTI alla sede titolare di Stauropoli e venne nominato Coadiutore della diocesi di Parma e succedette al vescovo Francesco Magani il 12 dicembre 1907, divenendo il 65o Vescovo di Parma. Fu fondatore, con il missionario del PIME Paolo Manna, dell’Unione Missionaria del Clero (approvata da Benedetto XV nel 1918). Il 12 aprile 1912 ordinò nella cattedrale di Parma Luigi Calza, il primo saveriano chiamato al ministero episcopale, nominato Amministratore apostolico di Chengchow, in Cina: nel 1928 Conforti si recò anche a visitare le missioni saveriane nella regione cinese dell’Henan. Attualmente le sue spoglie riposano presso il Santuario a lui dedicato nella cappella dell’Istituto Missioni Estere da lui stesso fondato. Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 17 marzo 1996 in quanto alla sua intercessione era stata attribuita la guarigione nel 1965 in Burundi di Sabina Kamarizada, all’epoca dodicenne, da un cancro pancreatico: durante la stessa cerimonia venne beatificato anche Daniele Comboni. Il 10 dicembre 2010 Benedetto XVI ha dato il via libera alla canonizzazione, che avrà luogo il 23 ottobre 2011. Memoria liturgica il 5 novembre. 28 (da Wikipedia) Un nuovo Santo per il nostro tempo – di padre Gabriele Ferrari – G.M. Conforti arcivescovo di Parma, dal 1907 al 1931. 29 GUIDO MARIA CONFORTI I Il 10 dicembre Benedetto XVI ha ri- in Asia (Giappone, Indonesia, Banconosciuto ufficialmente la verità del gladesh, Filippine, Taiwan e Cina) miracolo ottenuto per l’intercessione oltre che in Europa (Italia, Spagna e del Beato Guido M. Conforti e ha Gran Bretagna) e in America settendeciso di procedere alla sua canoniz- trionale (USA). Lo scopo unico della zazione. La data è stata fissata il Congregazione di Mons. Conforti è prossimo 23 ottobre 2011, Giornata quello di annunciare il Vangelo e di Missionaria Mondiale. Non c’è bi- fare del mondo una sola famiglia di sogno che i Missionari Saveriani di- figli di Dio. chiarino la loro gioia e soddisfazione Per noi Missionari Saveriani non ci nel vedere riconosciuta poteva essere un regalo la santità di Colui che, di Natale più prezioso e non potendo diventare più bello di questa decimissionario, si è impesione del Papa di Lo scopo unico è gnato con tutte le sue iscrivere Mons. Conquello di annunenergie spirituali e le riforti, beatificato nel ciare il Vangelo e di sorse materiali a sua di1996, nell’albo dei fare del mondo una sposizione per fondare Santi. Già si sta metsola famiglia di figli una famiglia di mistendo in moto la macdi Dio. sionari da inviare nel china organizzativa per mondo in obbedienza celebrare degnamente al comando di Cristo: la canonizzazione del «Andate nel mondo Fondatore. Ma la cosa intero e predicate il Vangelo a ogni più impegnativa per noi, suoi figli, è creatura». Nel 1895 quando non l’impegno a fare di questo momento aveva che trent’anni ed era ancora un di grazia l’occasione per crescere nella giovane insegnante e formatore del somiglianza a nostro Padre, di diSeminario diocesano di Parma, Guido ventare santi come lui, facendo della M. Conforti ebbe il coraggio di nostra vita un annuncio vivente del pensare di dare vita a una Congrega- Vangelo, pronti ad andare ovunque ci zione missionaria che aveva allora sia ancora qualcuno che non conosce come orizzonte la lontana e immensa Gesù Cristo. Alla fierezza di essere figli Cina che per più di cinquant’anni fu di questo nuovo Santo e, nello stesso l’unico campo di lavoro dei Missionari tempo, alla coscienza di essere ancora Saveriani. Dopo la definitiva chiusura lontani da questa somiglianza, vordi questa Nazione all’azione missio- remmo che corrispondesse la ferma naria nel 1954, i figli di Mons. Conforti decisione di “mettercela tutta” per si sono dispersi nel mondo ed oggi si essere degni di tanto Padre. trovano in Africa (Sierra Leone, Cameroun, Ciad, Repubblica Demo- Il senso di questa canonizzazione Noi ci chiediamo anche quale sia il cratica del Congo, Burundi e Mozambico) in America Latina messaggio che questa canonizzazione (Amazzonia nel Nord del Brasile e offre alla Chiesa universale, perché Brasile del Sud, Colombia e Messico) e siamo convinti che non avrebbe senso “ ” GUIDO MARIA CONFORTI 30 procedere a un simile atto, se questo avesse come scopo la gloria e la glorificazione della Congregazione. Il rischio di farne un’occasione di trionfalismo e di autocelebrazione non è da escludere. Bisogna anzi vegliare che questo non avvenga. In realtà non è necessaria una dichiarazione di santità di una persona, se essa è santa che tale non diventerebbe, se non lo fosse, per il fatto di essere dichiarata tale. Noi però siamo convinti che c’è qualcosa d’altro per cui vale la pena che mons. Conforti sia elevato alla gloria degli altari. È il messaggio o, meglio, la provocazione e la sfida che questa canonizzazione offre al mondo e alla chiesa di oggi. Mons. Conforti, al momento di concepire quello che lui chiama appunto il suo “audace disegno” di dar vita a una congregazione di missionari, era un semplice sacerdote, di poca salute, impegnato nel ministero diocesano. Tutto sembrava sconsigliargli di procedere in quella direzione. Era un tempo in cui la Chiesa in Italia, e non solo quella di Parma, aveva bisogno di sacerdoti, era un tempo di difficoltà sociali che chiedevano un supplemento di impegno nella formazione delle comunità cristiane. Egli stesso, proprio mentre i primi suoi missionari Parma, 1898-1899: G.M. Conforti (al centro) tra i suoi alunni missionari, nella prima sede dell’Istituto saveriano. 31 GUIDO MARIA CONFORTI partivano per la Cina e iniziavano il mensioni, locale e universale, della loro ministero, venne tolto dalla dire- Chiesa e della missione. Anzi, che esse zione dell’Istituto nascente, da Leone erano tra loro intimamente legate XIII che lo inviò come Arcivescovo a come più tardi dirà Giovanni Paolo II reggere la Chiesa di Ravenna. Dopo in Redemptoris missio n. 34: «I confini soli tre anni dovette rinunciare alla fra cura pastorale dei fedeli, nuova carica per una grave forma di deperi- evangelizzazione e attività missiomento fisico che lo stava portando alla naria specifica non sono nettamente tomba. Dopo qualche anno di cura a definibili, e non è pensabile creare tra Parma, nei quali riprese, quanto di esse barriere o compartimentipoteva, la cura diretta del suo Istituto, stagno. (...) Senza la missione ad fu di nuovo chiamato dal Papa Pio X ad gentes la stessa dimensione missioessere vescovo di Parma dove rimase naria della chiesa sarebbe priva del suo significato fondafino alla sua morte avmentale e della sua atvenuta nel 1931 a 66 tuazione esemplare». anni. È importante e urInfatti l’esperienza Conforti spese dunmostra che esiste «una que la maggior parte gente che le chiese reale e crescente interdidella sua vita come vedi antica origine ripendenza tra le varie atscovo di queste due mangano aperte tività salvifiche della chiese in Italia, ma sepalla missione ad chiesa: ciascuna influipe coniugare, e non sogentes. sce sull’altra, la stimola e lo mettere insieme, la la aiuta. Il dinamismo cura per la propria diomissionario crea scamcesi con quella della bio tra le chiese e orienta missione universale. Ravenna, Parma e la Cina furono per verso il mondo esterno, con influssi lui un unico amore cui dedicò tutto se positivi in tutti i sensi». Anche oggi c’è bisogno di una vistesso senza togliere nulla né alla missione globale della missione e il Consione né alla cura della diocesi. Guido M. Conforti aveva com- forti ci ricorda che solo l’apertura alla preso, prima ancora che questo di- missione ci salva dal rischio di nauventasse con il Concilio Vaticano II fragare nei problemi della nostra dottrina comune, che la missione Chiesa del nostro paese. È quindi imdella Chiesa era una sola, sia che essa si portante e urgente che le chiese di svolgesse a Parma o in Cina. Aveva antica origine rimangano aperte alla capito anche che dal fervore missio- missione ad gentes, perché proprio in nario della chiesa di Parma dipendeva un tempo di facile comunicazione il benessere della comunità cristiana come è il nostro, corriamo il rischio di in Cina e, viceversa, che dalla qualità rimanere intrappolati nei problemi indella vita cristiana in Cina sarebbe terni alla chiesa, legati per esempio venuto uno stimolo per la fede della alla mancanza di clero, alla ristrutturaChiesa in Italia. Era per lui chiaro che zione della pastorale, all’indifferenza non si potevano separare le due di- religiosa ecc. Ma questo messaggio è “ ” GUIDO MARIA CONFORTI 32 rivolto anche alla società civile che rischia di subire forme di particolarismo e di chiusura nei confronti degli altri precludendosi la possibilità di ricevere il contributo che questi ultimi possono darci e rimanendo prigioniera di crisi identitarie molto pericolose. Mons. Conforti richiama tutti all’importanza di tenere aperti gli orizzonti e di respirare a pieni polmoni l’aria del mondo intero. Le scelte e il comportamento ecclesiale di mons. Conforti brilleranno davanti ai nostri occhi con il fascino della santità, per farci uscire dall’indifferenza per i problemi degli “altri”, di coloro che non sono della nostra chiesa o della nostra patria, per superare ogni campanilismo e per protenderci, invece, verso l’orizzonte del mondo e della storia, pronti a pagare di persona le spese di questa apertura missionaria universale. La sua canonizzazione farà comprendere che la missione è ancora un compito attuale da svolgere oggi con intelligenza, coraggio e creatività, come egli seppe fare all’inizio del secolo sorso. Questa capacità di parlare anche oggi, è la ragion d’essere di questa canonizzazione, come di tutte, questa è la sfida che ci viene dalla contemplazione da questo nuovo Santo. 33 GUIDO MARIA CONFORTI Spirito missionario, conversione totale, fratello universale – di Padre Guglielmo Camera (postulatore) – Parma, 1908: G.M. Conforti entra solennemente nella cattedrale. G Guido Maria Conforti è il fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere (Missionari Saveriani), già beato è prossimo alla canonizzazione. A padre Guglielmo Camera, postulatore, abbiamo chiesto di parlarci del beato e dell’attualità della sua figura nella Chiesa e GUIDO MARIA CONFORTI nel mondo di oggi. Spirito missionario. «La cosa che più attira nel beato Guido Maria Conforti è che Gesù Cristo è in lui una realtà viva - afferma padre Camera -. Gesù è venuto al mondo per incontrare tutta l’umanità, ma non è un’umanità disincarnata, per cui questo in- 34 contrare l’umanità è una conversione radicale alla fraternità» è un impegno a «fare del mondo una famiglia, che rispetti in pieno la solidarietà e l’umanità». Mons. Conforti, pur non essendo mai stato in missione, «sentì l’urgenza di fondare un istituto missionario, i saveriani, perché Gesù Cristo fosse portato in tutto il mondo». Infatti, «Guido Maria Conforti è uno dei protagonisti della rinascita dello spirito missionario nella Chiesa tra la metà del XIX e la prima parte del XX secolo». Il prossimo santo, secondo il postulatore, ha «una visione completa e armonica della persona e del fatto che Cristo non è un’appendice dell’umanità, ma ha preso il cuore dell’umanità. Anche l’istituzione dei saveriani vuol essere una forma di annuncio perché è formata da fratelli che si vogliono bene e la carità è il centro della regola che il beato ha dato ai suoi missionari». Conversione totale. Il compito dell’annuncio per mons. Conforti «appartiene a tutti i cristiani. Non per niente - sottolinea padre Camera - diventa co-fondatore, con il beato padre Paolo Manna, dell’Unione missionaria del clero che ha come scopo di suscitare nel popolo di Dio l’interesse per Gesù Cristo. Insomma, la Chiesa non è missionaria solo nei vescovi, nei sacerdoti, ma i sacerdoti devono essere stimolo, animatori della missione di tutta la Chiesa». A giudizio del postulatore, «Conforti è di grande attualità perché prende sul serio ciascun cristiano e vuole che tutti siano testimoni di fede per fare del mondo una fraternità, il Regno di Dio». Così la missione di annunciare Cristo «parte dalla testimonianza dove si è». Mons. Conforti per primo vuole dare questa testimonianza «organizzando l’intelligenza, la volontà, l’emotività, i sentimenti in appoggio e in armonia con l’annuncio e la presenza di Cristo in lui. La sua santità - osserva padre Camera - consiste soprattutto in questo: il missionario, come ciascun cristiano, deve essere copia fedele di Cristo». Fratello universale. «I saveriani nel mondo racconta il postulatore - sono circa 900, presenti in 19 nazioni e in quattro continenti (Asia, Africa, America, Europa). Per noi saveriani questa canonizzazione vuol dire la bontà dell’azione missionaria oggi. Gesù è ancora vivo oggi e continua a camminare attraverso di noi. Gesù vuole arrivare in tutto il mondo: il Vangelo è sempre di grande attualità. E Conforti è un padre che ci segue dal cielo, ricordandoci che la missionarietà della Chiesa chiama tutti affinché Cristo diventi fratello e ispiratore di tutta l’umanità». «Noi riteniamo - aggiunge padre Camera - che Conforti sia un modello per la Chiesa intera. Come postulatore posso dire di tanti miracoli fatti in tutto il mondo: quello della beatificazione è arrivato in Burundi, in Africa, e quello della canonizzazione in Brasile, in America Latina. Conforti è diventato un fratello universale». «Io stesso - conclude il postulatore - ho spedito centomila rosari missionari in tutto il mondo perché ho accolto il messaggio di Conforti di fare del mondo una famiglia, portando con Maria, Gesù al mondo attraverso il rosario». 35 GUIDO MARIA CONFORTI La passione dell’annuncio – di Matteo Liut – Cina 1928, G.M. Conforti in mezzo ai cristiani, con a fianco il vescovo Luigi Calza. N Nei suoi motti - “In Omnibus Christus e “Caritas Christi urget nos” si riassumono la sua spiritualità e il carisma missionario. Guido Maria Conforti è fra i protagonisti del rinnovamento della coscienza e della azione missionaria della Chiesa fra XIX e XX secolo. Nato a Casalora di Ravadese (Parma) il 30 marzo 1865, entrato in GUIDO MARIA CONFORTI seminario a 11 anni, giunto al sacerdozio nel 1888 nonostante i problemi di salute - che però gli precludono la via della missione - nel 1895 fonda la Congregazione di San Francesco Saverio per le Missioni Estere (Saveriani); nel 1899 invia in Cina i primi due missionari. Nel 1902 è arcivescovo di Ravenna, ma nel 1904 lascia l’incarico 36 ancora a causa della salute. Nel 1907 Pio X lo nomina vescovo di Parma. Nel 1916 collabora alla nascita della Pontificia Unione Missionaria del clero di cui è il primo presidente. Invia altri missionari in Cina dov’egli stesso si reca nel 1928. Muore a Parma il 5 novembre 1931. Viene beatificato il 17 marzo 1996. Vescovo di Parma, pastore globale “La santità, energia missionaria” Un santo per il mondo intero, un modello di vita cristiana pienamente realizzata e un pastore che ha saputo mettersi al servizio della Chiesa universale. Per tutta la famiglia saveriana, che oltre alla congregazione maschile e quella femminile, vede la presenza anche di un nutrito laicato, la canonizzazione di Guido Maria Conforti - che fu vescovo di Parma, oltre che fondatore dei Saveriani - sarà l’occasione per riscoprire il cammino verso la santità come forma più alta di missione. E nel campo dell’annuncio “ad gentes” oggi le sfide sono numerose. Come ricorda padre Rino Benzoni, superiore generale della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere, congregazione presente in 18 Paesi con circa 800 religiosi. «Ci stiamo preparando perché questo evento non sia solo un fatto celebrativo ma anche di crescita spirituale per noi, per la Chiesa italiana e per la Chiesa universale. Stiamo lavorando perché la canonizzazione del nostro fondatore diventi un momento di ripresa spirituale del carisma e della missionarietà. In questo stiamo coinvolgendo le Chiese locali dei Paesi dove operiamo. Inoltre, per la vigilia G.M. Conforti al ritorno dalla visita in Cina, in treno sulla Transiberiana, 1928. dell’evento, prevediamo una giornata di festa, preghiera e preparazione assieme alle congregazioni fondate da don Luigi Guanella e da Bonifacia Rodríguez de Castro». Nella lettera inviata a tutte le comunità saveriane, poi, Benzoni lancia l’invito «a vivere l’evento come un’occasione preziosa per approfondire la figura di Conforti, soffermandosi in particolare sul valore della sua santità. Ricordiamo, infatti, che proclamare la santità di un religioso significa proporre a tutta la Chiesa un modello di vita cristianamente realizzata». Per i Saveriani, poi, la canonizzazione si inserisce in un cammino avviato da tempo di riscoperta della chiamata alla santità: «Ci aiuterà a comprendere a fondo che “il vero missionario è il santo”, come più volte ha ricordato il Papa in questi anni». Oggi la missione sta ripensando se stessa, sia per il mutato contesto mondiale, sia per il mutamento della situazione vocazionale, che vede, come in molte 37 GUIDO MARIA CONFORTI famiglie religiose, l’aumento dei con- segue - era già di Conforti, ma venne sacrati provenienti da Asia, Africa e realizzato dopo la sua morte nel 1945 America Latina: «Questo ci pone dal saveriano padre Giacomo Spanuove sfide - nota padre Benzoni -: la gnolo e dalla madre Celestina Bottego». Questo multiculturalità e l’inevento, nota suor Berterculturalità ritacchini, «ci aiuterà a riguardano, ad esempio, La chiamata alla lanciare la dimensione gli stessi religiosi. A ciò si missione è dispirituale della nostra unisce un nuovo imventato patriopera in un momento in pegno nell’inculturacui, cominciando a zione del Vangelo, che monio comune. sentire la mancanza di non è più letto solo atforze, dobbiamo riqualitraverso gli occhi occificare le nostre predentali e offerto agli altri Paesi, ma è chiamato a incarnarsi in senze». Grazie anche al Vaticano II, tutte le culture. Ci sono poi le nuove nota la vicaria riflettendo sull’attualità del carisma di Conforti, «la chiamata frontiere del dialogo». Festa anche tra le Missionarie Save- alla missione è diventato patrimonio riane, come nota suor Giordana Ber- comune, ma Conforti è stato un anticitacchini, vicaria generale della Società patore, perché con la sua vita ha reaMissionaria di Maria, circa 250 reli- lizzato quell’universalità cui sono giose in una quarantina di comunità di chiamati tutti i battezzati e i vescovi in 11 Paesi diversi. «Anche se il nuovo maniera particolare». Saveriani e Sasanto non è stato direttamente il veriane, d’altra parte, proprio attranostro fondatore noi ci sentiamo verso la consacrazione, sono un segno legate a lui e alla sua eredità», sotto- esplicito della chiamata universale allinea la religiosa. «Il desiderio di l’annuncio del Vangelo. (dal sito: www.saveriani.com) fondare un ramo femminile - pro- “ ” GUIDO MARIA CONFORTI 38 Dentro l’Italia, guardando al mondo – di Giorgio Bernardelli – A San Lazzaro Parmense, il 30 maggio 1926. Q Quando la Chiesa proclama santo il fondatore di un ordine religioso c’è sempre un rischio: quello di considerare questo gesto un fatto in qualche modo “dovuto”. I suoi religiosi hanno fatto tante cose pregevoli, dunque è giusto onorarlo. Ebbene, se questo atteggiamento non è mai quello che guida la Congregazione per le cause dei santi, sarebbe doppiamente sbagliato utilizzarlo per la figura del beato Guido Maria Conforti, il fondatore dei missionari saveriani, per il quale ieri (10 dicembre 2010), con la firma da parte del Papa del decreto sul miracolo, si è aperta la strada 39 GUIDO MARIA CONFORTI che porterà nel giro di pochi mesi alla canonizzazione. Non certo perché questa famiglia religiosa di cose straordinarie ai quattro angoli del mondo non ne abbia fatte: dall’Indonesia al Brasile, dalla repubblica democratica del Congo al Messico, i missionari e le missionarie saveriane continuano a donare la loro vita per il vangelo, accanto a popolazioni che spesso sono dimenticate da tutti. E quanto nel mondo siano un volto dell’Italia vera (quella che sta tra la gente e non nei salotti) lo sanno bene le migliaia di persone che nel nostro Paese ascoltano con amicizia le loro testimonianze quando rientrano a casa, sostengono i loro progetti di sviluppo, partecipano ai loro cammini di animazione, si lasciano interpellare dalle loro riviste e proposte culturali. Ma se ci fermassimo qui - appunto - sarebbe ancora troppo poco. Perché la santità è sempre qualcosa che è chiamata a scuoterci, più che a rassicurare. E allora la vera sfida è fare i conti proprio con la figura dell’arcivescovo Guido Maria Conforti. Accettando realmente che questo miracolo ottenuto per la sua intercessione sia un segno dei tempi che interpella la chiesa italiana di oggi. Perché a leggerla bene la vita del fondatore dei saveriani è una bella provocazione per questo nostro tempo che parla molto di globalizzazione, ma fa una gran fatica a vivere l’universalità. Nell’Italia di fine Ottocento, Conforti sognava di partire per annunciare il vangelo agli estremi confini del mondo; ma non poté farlo per la sua salute fragile. Quell’ideale, però, era GUIDO MARIA CONFORTI troppo grande per rinunciare e allora nel 1895 - fondò una congregazione cui diede il nome di san Francesco Saverio, il grande missionario. Ma anche l’Italia di quegli anni aveva bisogno di testimoni del vangelo e quel sacerdote - che guardava lontano, ma non era affatto indifferente a ciò che accadeva accanto a lui - non passò inosservato. Così divenne arcivescovo prima a Ravenna e poi a Parma, dove guidò la diocesi per venticinque anni. Però nel 1916 - mentre ancora in Europa infuriava la tragedia della guerra - non mancò di invitare Benedetto XV, una volta terminato il conflitto, a rilanciare l’invito missionario “andate in tutto il mondo...”. E nel 1919 il Papa scrisse la lettera apostolica Maximum illud, pietra miliare della storia della missione. Dentro l’Italia fino in fondo, ma con un cuore capace di abbracciare davvero il mondo: questo è lo stile di vita e il messaggio che Guido Maria Conforti ha da trasmettere al nostro tempo. Ricordandoci che la missione “ad gentes” non è un compito superato per il cristiano di oggi. E che se anche “c’è tanto da fare qui”, donare dei propri figli alla testimonianza del vangelo in Paesi lontani per la chiesa italiana non è affatto un lusso. Guardando alle nostre parrocchie in termini di vocazioni, tante volte l’impressione è che corriamo il rischio di abituarci più a ricevere che a dare. Non è che forse il dono di questo nuovo santo oggi vuole dirci anche questo? (da Avvenire: Editoriale 11 dicembre 2010) 40 Fondatore dei Saveriani Parma, 18 gennaio 1904: i primi quattro saveriani partenti per l’Honan (Cina). Da sinistra: Giuseppe Brambilla, Giovanni Sartori, Luigi Calza, Giovanni Bonardi. L La missione dei Saveriani «La nostra missione ci chiede di proclamare il Regno là dove non è ancora riconosciuto» (C 7). Il Vangelo, da noi annunciato nell’orizzonte del Regno, è la Buona Notizia fattasi carne nella persona di Gesù Cristo, è il più bel dono che possiamo condividere con l’umanità, la pro- posta più radicale e più adeguata per l’avvio a soluzione dei problemi umani più gravi, la risposta alle esigenze più profonde dell’animo umano. Alla base della nostra vocazione missionaria c’è questa convinzione: siamo stati chiamati e radunati in comunità per donarci totalmente per l’evangelizzazione dei non cristiani. È questo l’elemento che spe- 41 GUIDO MARIA CONFORTI cifica la nostra identità (chi siamo), plasma le caratteristiche del nostro essere (come siamo) e guida il nostro agire (cosa facciamo). chiamo nella Chiesa come sua memoria missionaria, dedicandoci anche all’animazione ed alla promozione delle vocazioni missionarie, perché non manchino gli operai per la vigna del Signore. Il nostro inserimento nella Chiesa locale deve essere sincero, responsabile e costruttivo, ma deve essere nello stesso tempo salvaguardata la nostra specificità che interpella e arricchisce la Chiesa stessa. Modalità diverse Realizziamo la nostra missione evangelizzatrice con modalità diverse che portano a dare priorità, a seconda degli ambiti in cui siamo chiamati ad operare, ora alla via della testimonianza silenziosa ora a quella della Lasciandosi proclamazione esplicita, in alcuni casi evangelizzare alla via delle opere della misericordia La condizione per e della promozione rendere più credibile umana, in altri a quella ed efficace l’attuazione del dialogo interrelidella nostra missione è gioso e dell’impegno Senza la missione ad una permanente conper la giustizia e per la gentes la stessa diversione personale e pace, fino alla via più mensione missionaria comunitaria al straordinaria del mardella Chiesa sarebbe Vangelo, che ci porta tirio. Modalità che si priva del suo signiall’identificazione con giustificano nella l’amore di Cristo, misura in cui, partendo ficato fondamentale e capace di riempire dal Vangelo e ad esso della sua attuazione tutta la nostra vita e di conducendo, sono in esemplare. trasformare quella dei ordine al nostro nostri destinatari. È lacompito prioritario del sciandosi evangeprimo annuncio. lizzare che si evangelizza. La prima Nella Chiesa forma di testimonianza è la vita stessa Noi Saveriani viviamo la missione del missionario che, pur con tutti i suoi nella Chiesa, popolo di Dio, comu- limiti e difetti umani, rende visibile un nione di carismi e ministeri. Il nostro modo nuovo di comportarsi. servizio al Vangelo fa parte della più ampia e complessa missione evange- «Fino agli estremi confini lizzatrice della Chiesa, in una parti- della terra» (At 1,8) Tre elementi distintivi per i Savecolare ma essenziale articolazione, quella del primo annuncio. Dato che riani. Con gioiosa riconoscenza verso il «senza la missione ad gentes la stessa dimensione missionaria della Chiesa Signore accettiamo il dono di essere sarebbe priva del suo significato fon- stati scelti per essere inviati in missione damentale e della sua attuazione ad gentes, ad extra ed ad vitam. Questi esemplare» (RMi 34), noi ci collo- tre elementi non esauriscono tutta la “ ” GUIDO MARIA CONFORTI 42 Chengchow (Honan, Cina): la cattedrale costruita nel 1922 e distrutta dai bombardamenti nel 1938. missione della Chiesa, ma ne esaltano l’urgenza, l’universalità e la radicalità. Per la nostra Congregazione si tratta di caratteristiche irrinunciabili e che si illuminano a vicenda. Il saveriano, in qualsiasi attività richiestagli, sa di dover tener viva questa tensione verso la realizzazione in pienezza di questi tre elementi. 1. Missionari ad gentes L’ad gentes esprime l’orientamento verso l’evangelizzazione di quei «popoli, gruppi umani, contesti socioculturali, in cui Cristo ed il suo Vangelo non sono conosciuti, o in cui mancano comunità cristiane abbastanza matu- re da poter incarnare la fede nel proprio ambiente ed annunziarla ad altri gruppi» (RMi 33). La missione ad gentes costituisce, sin dall’origine dell’Istituto, il nostro impegno unico ed esclusivo, la caratteristica irrinunciabile, sempre chiaramente difesa dal Fondatore, fino al punto di chiedere ai suoi missionari di non farsi assorbire nelle attività di servizio ai cristiani. L’ad gentes ci definisce nella Chiesa ed informa tutto il nostro modo di essere. 2. Missionari ad extra L’ad extra costituisce per noi un’ulteriore precisazione dell’ad gentes. Si 43 GUIDO MARIA CONFORTI tratta del principio missionario dell’u- perché ormai non c’era più nulla da scita affermato con chiarezza dalle fare in Palestina, ma perché a lui era nostre Costituzioni e normalmente stato affidato il dono del servizio al applicato in questi oltre cent’anni di Vangelo tra i non ebrei come a Pietro vita della Congregazione: «per il quello per gli ebrei. L’ ad extra chiede anche un esodo nostro carisma specifico siamo inviati a popolazioni e gruppi umani non cri- spirituale, culturale, affettivo, che ci stiani, fuori dal nostro ambiente, renda capaci di acculturarci in un cultura e Chiesa d’origine» (C 9). Con nuovo ambiente e di non avere altre questo articolo delle Costituzioni si in- sicurezze al di là del Vangelo che antende la partenza o l’uscita anche dal nunciamo. Recandoci a vivere, come stranieri proprio Paese (Stato) di origine. È vero che oggi per dedicarsi alla Missione ad e ospiti presso altri popoli, siamo segni e fermenti di quella gentes potrebbe non nuova famiglia umana essere necessaria l’uscita dal proprio paese, Se dovessimo guar- che tutti li abbraccia, e tuttavia noi la assudare solo all’urgenza viviamo la missione nella debolezza e nell’imiamo come caratteridei bisogni, ne trove- tineranza, ad imitastica fondante ed essenremmo vicino a noi zione di Cristo, degli ziale della nostra vocatanti e tanto gravi da apostoli e di Francesco zione consapevoli che rendere in pratica Saverio, nostro pala partenza geografica non è fine a se stessa, ma sempre ingiustifi- trono. La concretizzazione è orientata alla promocabile l’uscita. di questo elemento viezione della causa misne poi gestita dalla Consionaria. gregazione con criteri di Le ragioni più profonde dell’uscita dal proprio am- opportunità. Da esso non si può debiente non sono legate alla maggior durre che ogni singolo saveriano urgenza e gravità del bisogno altrove, debba sempre stare in una situazione rispetto alla propria patria. Ci spinge di missione ad extra ma d’altra parte l’imperativo del mandato del Signore l’uscita dalla propria casa e dalla che ci dice: «andate per tutto il mondo propria terra è estremamente impore predicate il Vangelo ad ogni tante per la realizzazione della vocacreatura» (Mc.16,15) e la necessità di zione del singolo saveriano. «Il criterio geografico anche se non condividere il dono della fede, nonostante le nostre povertà, oltre che l’esi- molto preciso e sempre provvisorio, genza di universalità, l’attenzione al vale ancora oggi per indicare le frondiverso, il servizio tra le Chiese. Se do- tiere verso cui deve rivolgersi l’attività vessimo guardare solo all’urgenza dei missionaria» (RMi 37). Riteniamo che i Paesi più bisognosi bisogni, ne troveremmo vicino a noi tanti e tanto gravi da rendere in pratica di annuncio dell’Asia e dell’Africa sempre ingiustificabile l’uscita. Paolo continuino ad essere una priorità. Innon è andato ad annunciare lontano fatti «non pare giusto equiparare la si- “ ” GUIDO MARIA CONFORTI 44 Parma, 1900-1921: la Casa madre saveriana, realizzata dal Conforti nell’ex Campo di Marte. tuazione di un popolo che non ha mai conosciuto Gesù Cristo con quella di un altro che, l’ha conosciuto, accettato e poi rifiutato pur continuando a vivere in una cultura che ha assorbito in gran parte i principi e valori evangelici» (RMi 37). La nostra presenza in Europa e nelle Americhe non va considerata come volontà di sostituire le Chiese locali nella loro responsabilità per le situazioni missionarie presenti al loro interno, ma come impegno di animazione missionaria e vocazionale. sponibilità al servizio della causa missionaria è definitiva per vocazione e questo non solo nel tempo, ma soprattutto nella totale dedizione alla vocazione missionaria che ci è stata affidata. In qualsiasi luogo o servizio dove ci troviamo, noi facciamo convergere alla missione tutta la nostra attività ed ad essa ci doniamo per tutta la vita, offrendo sempre il meglio di noi stessi ed escludendo «positivamente qualsiasi altro scopo per quanto nobile e santo» (RF 3). 3. Missionari ad vitam L’ad vitam rivela che la nostra di- «Tutto io faccio per il Vangelo» (1Cor 9,23) 45 GUIDO MARIA CONFORTI Consacrati... Il Fondatore ci ha voluto come una famiglia di missionari consacrati, nella modalità della vita religiosa: «La vita apostolica congiunta alla professione dei voti religiosi costituisce per sé quanto di più perfetto, secondo il Vangelo, si possa concepire» (LT 2). Per lui la missione, opera dello Spirito santo, è una realtà così grande da richiedere una donazione totale, fino a sacrificare tutto: la famiglia, la patria, gli affetti più cari e legittimi. La nostra consacrazione missionaria esprime questa totalità di donazione. Oggi, al saveriano è richiesta una nuova radicalità di fronte alle sfide della missione che lo vogliono testimone povero e disarmato, libero dai suoi progetti ed in cammino di ricerca comunitaria del progetto di Dio e libero anche dal bisogno di lasciare una posterità se non quella che gli deriva dall’annuncio della Parola. Va quindi portata avanti a tutti i livelli, come esigenza più profonda del rinnovamento della Congregazione, la riscoperta dei valori e delle esigenze della nostra consacrazione, riappropriandoci decisamente del carisma saveriano ritornando alle fonti del nostro Padre e Fondatore. ...a Dio... La consacrazione, nel Beato Conforti, nasce dalla contemplazione del Cristo crocefisso e dall’amore che manifesta e suscita: «così si ama». «L’esperienza di questo amore gratuito di Dio è a tal punto intima e forte che la persona avverte di dover rispondere con la dedizione incondizionata della sua vita, consacrando tutto, presente e futuro, nelle sue mani» (VC 17). È GUIDO MARIA CONFORTI G.M. Conforti in visita pastorale sull’Appennino parmense, nel luglio del 1931. dunque da un’esperienza d’amore che deriva l’origine, il fondamento e l’orizzonte della nostra consacrazione a Dio per la missione. ...per il Regno... Della consacrazione religiosa, testimonianza dell’utopia del Regno e del “già ma non ancora” dei suoi valori, il nostro carisma evidenzia in particolare la portata missionaria. Alla sequela di Cristo la castità è amore totalmente libero per consegnarsi a tutti, paternità spirituale e fraternità universale; la povertà è distacco affettivo ed effettivo da tutte le cose, scelta dei mezzi deboli quali strumenti più idonei alla missione e opzione evangelica per i poveri; l’obbedienza è rinuncia a noi stessi per ricercare la vo- 46 chiamati a vivere la nostra vocazione in koinonia (comunione), consapevoli che la comunità è in sé e per sé già testimonianza missionaria e che il sog...fino al martirio getto missionario più idoneo non è il Seguendo Cristo, nella famiglia del singolo, ma la comunità. In questo Fondatore, ogni saveriano è chiamato modo, siamo chiamati ad adeguare la a consegnare se stesso per il Vangelo nostra vita personale e comunitaria alle esigenze di ciò che del Regno nella totalità predichiamo. della donazione e nella Nella comunità ci santità della vita fino al La famiglia saveriana evangelizziamo mutuamomento supremo del è depositaria e remente (luogo di convermartirio. sione), verifichiamo le sponsabile del caRicordiamo con ammirazione e riconorisma confortiano motivazioni fondascenza la vita esemplare affidatole dallo mentali del nostro agire (luogo di condivisione) e di numerosi confratelli Spirito Santo. ci aiutiamo reciprocae, in particolare, vemente ad una maggior diamo nei nostri martiri fedeltà al Regno e al la più chiara realizzacompito affidatoci dalla zione dell’intima unione tra missione e consacrazione, Chiesa (luogo di discernimento). tra santità e testimonianza di vita misCorresponsabilità e servizio sionaria. La famiglia saveriana è depositaria e Il voto di missione responsabile del carisma confortiano Consacrazione e missione per noi affidatole dallo Spirito Santo e consono un tutt’uno. Sono espressione fermato dalla Chiesa. In essa ogni suo dell’unico voto radicale: la consacra- membro è chiamato a partecipare in zione a Dio di tutta la vita per l’an- tutti i più diversi servizi con spirito nuncio del suo Regno. Questa pro- evangelico di gratuità e disponibilità. fonda unità è ben espressa da quello Inoltre siamo tutti coinvolti nella corche per noi Saveriani è il primo voto, responsabilità e partecipazione sia nel discernimento degli impegni che la quello di missione. nostra missione esige come nell’ese«Tutte le membra pur essendo cuzione dei programmi e delle linee molte sono un corpo solo» operative. I doni dei singoli confratelli (1 Cor 12,12) sono una ricchezza quando sono a servizio del carisma della CongregaComunione e comunità zione nella varietà delle sue espresper la missione sioni ed esigenze. Affascinati dal Signore Gesù e dalla sua causa, noi Saveriani, mossi e Carisma e ministeri ordinati aiutati dallo Spirito Santo, siamo La Congregazione è composta da lontà di Dio, realizzazione del progetto del Padre e docilità alla forza dello Spirito. “ ” 47 GUIDO MARIA CONFORTI confratelli laici e confratelli ordinati nel ministero ecclesiale. Entrambi sono accomunati dal carisma missionario e diversificati a secondo del ministero ordinato che hanno o non hanno ricevuto. Il carisma missionario porta tutti ad orientare tutte le attività all’annuncio del Vangelo. L’ordinazione ministeriale qualifica chi l’ha ricevuta per quanto riguarda la sua identità e spiritualità personale, il suo ruolo ecclesiale e la sua attività missionaria. (dal sito www.saveriani.it) Parma, Istituto saveriano, santuario Conforti: la sua tomba, nell’abside, ai piedi del grande mosaico. GUIDO MARIA CONFORTI 48 I NOSTRI MISSIONARI SAVERIANI MISSIONE SAVERIANA IN CONGO La nascita della missione Saveriana in Congo Un paese aperto all’esperanza L L’antico Congo è la terra africana che ha conosciuto l’evangelizzazione più sistematica dell’Africa intera a partire dal 1482. Gesuiti, Cappuccini, alcuni sacerdoti diocesani francesi, i Padri dello Spirito Santo, i Padri Bianchi, i Missionari di Scheut e tanti altri, profusero immense energie per l’evangelizzazione di questo sconfinato paese, che rispose con gioiosa apertura agli appelli del Vangelo. I Saveriani arrivarono nel 1958 quando il paese marciava ormai verso l’indipendenza dal Belgio. I fondatori della missione saveriana di Uvira trovarono un cristianesimo prevalentemente di massa e si sono impegnati a creare nei cristiani profonde convinzioni. Hanno moltiplicato le stazioni missionarie, costruito scuole, formato dei leader e fatto nascere tante nuove comunità cristiane. Si sono presi cura soprattutto delle giovani generazioni, formando le loro coscienze al senso della giustizia, alla dignità del lavoro e all’apertura verso gli altri nella misericordia e nella carità. In uno dei momenti difficili della missione, durante la guerra del 1964, tre Saveriani - Luigi Carrara, 49 Giovanni Didonè e Vittorio Faccin - hanno pagato con il martirio la loro fedeltà a Cristo. Ora i Saveriani che operano nella Diocesi di Bukavu, Goma, Kasongo, Kinshasa e Uvira hanno lasciato al clero locale varie responsabilità ecclesiali per assumere servizi di collaborazione e di formazione. La R. D. del Congo sta ora sperimentando il travagliato passaggio verso la democrazia, con non poca sofferenza della popolazione. Da anni, alcuni suoi figli, diventati Saveriani, sono sparsi per il mondo ad annunciare il Vangelo. PADRE N SISTO DA ROLD Nato a Limana il 19.05.1935 Missionario in Congo dal 1969, poi Zaire, ora nuovamente Repubblica Democratica del Congo. Dopo trent’anni donati alla missione di Uvira ed altri cinque a Goma, ora opera nella missione di Cahi a Bukavu, capitale di regione ed Arcidiocesi. Attualmente è a Parma per problemi di salute. Nel dicembre 2008 ci scrive: «...vi chiedo una preghiera particolare per il Congo martoriato dalla guerra, specialmente per tutti i poveri che soffrono questa ingiustizia. Cristo è venuto per portare la pace sulla Terra e ha dato se stesso perché tutti gli uomini possano essere figli del Padre e fratelli tra di loro e vivere nella Pace. E ha scelto anche me perché lavori nella sua vigna, devastata troppo spesso dalla cattiveria umana, ma se noi restiamo fedeli al suo amore il suo regno di pace e amore si realizzerà...» Dicembre 2009... «Vi ringrazio amici con tutto il cuore, pregate, pregate per me e per i sofferenti del Congo, voi che condividete con i più poveri quello che avete ricevuto dal Signore, e siate collaboratori degli apostoli di questi giorni, perché il Regno di Dio arrivi a tutti». 50 PADRE RAIMONDO SOMMACAL N Nato a Antole il 14.10.1943 Partito nel 1980 per la Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), successivamente ha operato nelle diocesi di Bukavu, Uvira, Kasongo, Goma e Kinshasa. Attualmente è a Parma per problemi di salute. Nel giugno 2006 ci scrive: «I figli dei Paesi del continente Africa amano vivere, comunicare, condividere. Le comunità cristiane, sotto la guida dei Vescovi, sono in prima fila nell’impegno. Le Messe sono piene di gente: è una festa. Dalla Messa, i cri- stiani escono con una consegna: insieme costruiamo un Congo nuovo dove sia bello vivere. Fiducia in se stessi e coraggio nel voler capire, responsabilizzarsi, agire. Nutro un desiderio: essere di aiuto nel costruire persone, perché il Congo, per essere nuovo, ha bisogno di uomini nuovi. L’educazione è via maestra per la formazione delle persone e premessa essenziale per uno sviluppo vero e duraturo. Formare teste e cuori vuol dire creare le premesse per una società di riconciliazione, comunione e condivisione». 51 SUOR N GIOVANNA ROCCHI Nata a Calalzo il 18.01.1943 Missionaria nello Zaire dal 1982, in una comunità per il recupero degli handicappati. Attualmente è a Luvungi, diocesi di Uvira, in Congo. A Pasqua del 2010 ci scrive: «Da qualche mese ho spostato la mia tenda in un’altra parrocchia, a Luvungi, sempre in diocesi di Uvira. Siamo in 5 sorelle: due si occupano del dispensario e maternità, un’altra della promozione della donna e del recupero a scuola, un’altra dell’alfabetizzazione e della pastorale giovanile, ed io del Centro Nutrizionale dove accogliamo i bambini denutriti e anche qualche adulto. Da un po’ di tempo a questa parte, la Chiesa è presa di mira, perché sta dalla parte della verità e della giustizia, in difesa di chi non ha voce. La gente è stanca di gridare e di morire e di constatare l’assenza di coloro che ci dovrebbero difendere. Crediamo che nessuno ci porterà la pace senza il nostro apporto. Siamo chiamati ad estirpare da noi i sentimenti di odio, di tradimento e di cupidità. Prendiamo coraggio e andiamo avanti confidando nel Signore, il Dio della Vita che ha vinto il male con il bene. Il sangue dei martiri che è sceso su questa terra irrobustisca la nostra fede, renda feconda la nostra speranza, rinnovi la nostra carità e ci spinga a compiere azioni di giustizia, di fraternità e di pace». 52 I NOSTRI MISSIONARI SAVERIANI MISSIONE SAVERIANA IN BRASILE Missione al Nord del Brasile Annunciare Cristo ai più poveri N Nel 1500 sbarcarono sulle coste brasiliane, insieme ai Portoghesi guidati da Pedro Alvares Cabral, i missionari francescani. I primi tentativi di evangelizzazione furono praticamente compromessi dalla controtestimonianza e cupidigia dei colonizzatori. Nella seconda metà del secolo XVI, il Portogallo si assicurò il possesso del territorio e tentò di ridurre in schiavitù gli indios per farli lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero. Intanto erano arrivati missionari gesuiti (1549), carmelitani, agostiniani, ed altri ancora (1590-1600). Portoghesi e Spagnoli, alla ricerca dell’El Dorado raggiunsero la regione amazzonica dove, invece di strade pavimentate d’oro, incontrarono foreste e masse d’acqua: il Rio delle Amazzoni alimentato da decine di affluenti. Sulle sponde di questi fiumi i Saveriani arrivarono nel 1961. Provenivano dal Brasile Sud per prendersi cura della nuova Prelazia di Abaetetuba, affidata ad un vescovo saveriano. Oggi un altro saveriano, mons. A. Frosi, dirige questa chiesa diventata diocesi. I Saveriani della regione amazzonica non si sono fermati alla diocesi loro affidata, ma, sensibili ad urgenze ancora maggiori, si sono posti al servizio della diocesi di Belém e della Prelazia dello Xingú. A Belém dedicano particolare attenzione ai popolosi quartieri della periferia e alla formazione del laicato impegnato nei vari campi della pastorale. Nello Xingú sono presenti tra la gente che arriva, numerosa, da 53 tutte le parti del Brasile alla ricerca di terra e di un futuro migliore. In questo ambiente di scontri e di violenza, i Saveriani non possono non schierarsi con gli indios, i senza terra, i minatori, i bambini, le donne, i vecchi e gli ammalati: sono i più deboli e abbandonati. Oggi i Missionari Saveriani mirano soprattutto a creare le condizioni per l’autonomia e la crescita della Chiesa Locale, attraverso la formazione cristiana di base, la preparazione dei leader di comunità. Inoltre, coscienti dei gravi problemi religiosi e sociali, i Saveriani sono impegnati nell’annuncio più incarnato del Vangelo attraverso la testimonianza della vita e la difesa dei diritti umani delle classi sociali più sfruttate ed abbandonate. SUOR GIUDITTA TABACCHI missionaria saveriana che ha operato in Brasile N Nata a Calalzo di Cadore il 22.01.1943 Missionaria in Brasile dal 1978 al 1992. Rientrata in Italia, attualmente presta servizio nella comunità di Ceggia (VE). Scrive: «Il dono della vita è una cosa grande, ma il dono della missione, vivere 15 anni nell’Amazzonia brasiliana è una cosa altrettanto grande, aiuta a cambiare testa e cuore...Contemplo questo dono con una infinita riconoscenza al Signore e alla mia congregazione missionaria che mi hanno dato di vivere questa straordinaria esperienza. Negli anni passati in Amazzonia ho cercato di condividere con la gente e con le missionarie delle mie comunità, gioie, fatiche, paure e speranze in un ambiente affascinante per le sue bellezze naturali (fiumi e foreste), ma carico di sofferenze umane per le tante ingiustizie che sfi- gurano la dignità umana. Ho condiviso il cammino di fede con quella chiesa, coraggiosa nello stare con i più deboli e nel difendere gli sfruttati, una chiesa preoccupata di illuminare con la Parola di Dio quella giustizia che dà dignità ai suoi figli, quell’impegno religioso e sociale che rende protagonista della propria storia ogni uomo. Ho imparato tanto dalla gente dei fiumi e della foresta, dove il silenzio aiuta a diventare saggi, la gente, tra l’altro, mi ha insegnato che l’importante è “quello che sono, non quello che faccio”, quasi a confermare che la pazienza è frutto del fidarci di Dio. Lui, sempre davanti, ci chiama alla vita, ci chiama a donarla per la missione; Lui cambia i cuori, le situazioni, la storia. Noi missionari, tante piccole stelle che aiutano nella notte, convinti però che solo guardando al “Sole” vivremo e saremo luce». 54 SUOR MARIA LUISA TOSONI missionaria saveriana che ha operato negli Stati Uniti N Nata a Cavarzano il 28.06.1942 Missionaria negli Stati Uniti fino al 1997. Dal 2001 presta servizio in un gruppo di anziani a Ceggia (VE). Scrive: «Essere solidali, mettersi insieme. Sì, a risolvere i problemi del mondo non sono mai stati gli aiuti del governo, ma i piccoli contributi di tanti. Allora coraggio! Vale la pena rischiare e tuffarci in questo mare di solidarietà, perché insieme si può tutto! E a tutti voi, carissimi, grazie! Grazie per aver riacceso tante volte la speranza nella nostra vita, ed in questa realtà per niente facile; grazie perché con il vostro esempio e la vostra generosità ci dite che il mondo con tutti i suoi problemi non è una realtà da temere, ma continua ad essere ricostruito e ricreato, da gente come voi, ed è buono e bello come quando, la prima volta, è uscito dalle mani di Dio». 55 RECENSIONI SUL TEMA (REPERIBILI PRESSO GLI UFFICI DEL CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO) di MARIO BOTTEGAL Propongo alcuni Dvd e libri che il Centro Missionario dispone inerenti al tema di questa uscita. Padre Clemente Vismara Per la beatificazione di Padre Clemente Vismara avvenuta il 26 giugno 2011 il PIME e NOVA-T hanno realizzato un Dvd intitolato “Una vita sola non basta”. In esso viene tracciato un percorso attraverso i luoghi nei quali Lui ha speso la sua vita missionaria, fedele al suo motto “La vita è fatta per essere donata”. Il direttore di Mondo e Missione Gerolamo Fazzini che, tra l’altro, ha anche collaborato alla sceneggiatura di questo film, parlando di Padre Vismara, dice testualmente: «...era una persona normalissima sotto tanti aspetti, ma un grande uomo di fede. Ciò che ha saputo fare nelle zone in cui ha vissuto ha dell’incredibile. Ma soprattutto ha accolto ed educato migliaia di ragazzi abbandonati. Una testimonianza, la sua, che ha lasciato un segno profondo nella popolazione locale, buddisti e mussulmani compresi». La durata del documentario è di circa 30’ e utilizza immagini ed inter- viste inedite realizzate in Mynamar e Thailandia, oltre a vario materiale d’archivio. Per quanto riguarda la carta stampata, raccomanderei un inserto allegato all’ultimo numero della rivista del PIME “Mondo e Missione”. Trattasi di un piccolo libro di 32 pagine nel quale è, innanzi tutto, contenuta la voce di chi ha conosciuto personalmente Padre Clemente e ne è stato toccato dal suo esempio. Queste testimonianze non sono solo di cristiani ma anche di amici suoi buddisti e mussulmani. Queste interviste danno modo di conoscere meglio questo nuovo “Beato, il santo della porta accanto” che con il suo entusiasmo riusciva a contagiare tutti quelli che incontrava. 56 Mons. Guido Maria Conforti La Videomission Oltremare film della Coop. CSAM di Brescia, in occasione della santificazione di Guido Maria Conforti che avverrà il 23 ottobre 2011, ha realizzato un Dvd intitolato a lui, per celebrarne l’evento. Trattasi di un film realizzato con molta professionalità nel quale viene raccontata, utilizzando un abile montaggio anche con filmati e foto d’epoca, la vita di questo insigne prelato. Vescovo di Parma è soprattutto conosciuto per aver fondato l’Istituto dei Missionari Saveriani nel 1895. Oggi, come tutti sanno, essi sono presenti in tutto il mondo. Segnalo pure il Dvd “Testimoni di Dio” nel quale è documentata la Giornata Missionaria Mondiale 2011 e che contiene anche 2 capitoli su Padre Clemente Vismara e Guido Maria Conforti. Per concludere propongo due libri sulla vita e le opere di mons. Conforti. Il primo è di Angelo Manfredi nel quale la vita del nuovo Santo viene raccontata in modo estremamente completo ed accurato. Una biografia completa per chi vorrà cimentarsi. Il secondo, di Augusta Luca, saveriano pure lui, affronta lo stesso argomento in modo agile e interessante per tutti. Buona lettura! 57 NOTIZIE DAL CENTRO MISSIONARIO Quaresima 2011: “Ascolta il povero!” (L.C.) Cari amici, proponiamo un libretto, semplice strumento di riflessione e preghiera, per vivere in maniera feconda la nostra Quaresima 2011. Viviamola in continuità con la proposta pastorale di quest’anno, scaturita dalla Nota Pastorale del vescovo: “Lasciamoci educare”, consci che questo processo, lento e paziente, è frutto di molto “ascolto” e molta “memoria”, come viene ribadito con insistenza dal libro del Deuteronomio. Lette dal versante missionario attuale queste parole sembrano spingerci a vivere il nostro cammino pasquale in tre direzioni: a) Ascoltare i poveri del Sud del mondo per cambiare il nostro stile di vita. Spezzare con loro il nostro pane significa anche sprecare meno pane frenando il consumismo delle nostre società benestanti. Avere un riguardo particolare per le risorse della terra e non continuare a farsi predoni, a scapito dei più poveri e delle generazioni future. Significa educarci all’accoglienza e non seguire ottusamente la logica del “respingimento”. b) Ascoltare i cristiani perseguitati per infondere più coraggio alla nostra fede. Purtroppo oggi la persecuzione contro i cristiani è diffusa in molti paesi, specialmente ad opera dei fondamentalisti: Sudan, Pakistan, Iraq, Indonesia, Nigeria, Somalia, India... per citarne alcuni. I cristiani di quei paesi danno la vita per la fede in Gesù Cristo e per il suo Regno; e noi cosa diamo per la nostra fede, cosa facciamo perché “venga il suo Regno”? Per superare il fondamentalismo che è anche in noi? c) Ascoltare i nostri missionari e le chiese giovani, lasciandoci educare dalla loro freschezza e vitalità. Non pretendere di essere sempre e solo “portatori”: di religione, di risorse, di promozione umana, di cultura... quando poi dobbiamo riconoscere che spesse volte siamo noi “umanamente e religiosamente” molto più poveri di loro! Allora la Quaresima vissuta ormai da tanti anni con il motto “Un Pane per amor di Dio”, va ben al di là dell’offerta per il sostegno ai progetti dei nostri missionari, ma tuttavia li comprende. Oggi più che mai sentiamo crescere in noi un legame profondo con tutti gli esseri umani. Dice il Papa: «noi non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo 58 59 tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle». Dobbiamo sentirci “Una sola famiglia umana”, una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze. “Allarga lo spazio della tua tenda” diceva Isaia (54,2) a Gerusalemme, preparando l’arrivo dei ritornati dall’esilio. E noi, “Allarghiamo il nostro cuore” per fare di questo “villaggio universale” una vera famiglia, senza ricchi “epuloni” e poveri “lazzari”, senza figli di padroni e figli della schiava! Un gruppo missionario bellunese (J.S.) È venerdì pomeriggio, in ufficio c’è una delle nostre volontarie ed io ne approfitto per fare una visita che da molto tempo voglio fare. Alcuni mesi prima avevo sentito al telefono una signora che non conoscevo. Mi aveva chiamato per dire che purtroppo non avrebbe potuto partecipare a un nostro incontro, così avevo chiesto informazioni a proposito del gruppo missionario che rappresentava. La telefonata si era conclusa con l’avviso che ogni venerdì pomeriggio s’incontrava con le amiche presso una sala parrocchiale di Mussoi. Così eccomi qui, mi avvicino alla porta della stanza, intravedo dall’esterno delle foto di bambini del sud del mondo, sono sicuramente nel luogo giusto. Mi presento e loro mi accolgono nella stanza dove stanno lavorando. Una donna sta ricamando, un’altra sta confezionando e tagliando della stoffa, vicino la finestra una signora utilizza una macchina da cucire. Così iniziano raccontandomi la loro storia, di come era nato il gruppo molti anni prima, di come don Sergio Buzzatti le avesse incoraggiate in questa missione nella missione. Gli anni erano passati e anche la missione era cambiata. I pacchi destinati per le missioni, contenenti indumenti, medicinali... erano diventati poco convenienti a causa delle spese di trasporto molto alte, e ormai anche in quei paesi si trovava di tutto se si aveva il denaro. Ecco che allora anche loro si erano ingegniate nel confezionare articoli regalo, destinati poi a un mercatino annuale, ognuna mettendo a disposizione la propria capacità e il proprio tempo. Le ascolto con attenzione, sono di un’altra generazione rispetto alla mia, avranno più o meno l’età dei miei genitori. Ma cosa spinge delle persone a dedicare più di 20 anni all’aiuto dei poveri? Così senza accorgermene, accompagnato dai dettagli del racconto, mi ritrovo ad apprezzare la loro costanza, la loro perseveranza. Lavorano in maniera semplice, senza essere mai sotto i riflettori dei giornali, della televisione. Una contro-testimonianza positiva, simile a quello di tanti nostri missionari che lavorano in sordina, senza aspettarsi riconoscimenti per il loro lavoro nascosto. 60 Queste donne hanno continuato quando il mercato diceva che di loro non c’era bisogno e che forse avrebbero fatto meglio a cercarsi un passatempo più costruttivo. Con la tenacia di altri tempi hanno continuato a voler mettere il loro obolo, un obolo semplice, leggero, ma così evangelico da suonare come una sveglia per tutti noi. Grazie! Dal cammino delle Dolomiti al cammino delle Ande (L.C.) Anni fa, visitando don Giuseppe Pedandola in Ecuador si restava impressionati da due quadri, esposti in cappella: le fotografie di due corpi trafitti dalle frecce: un vescovo e una suora, uccisi dagli indios durante una visita missionaria nella selva amazzonica equatoriana nel 1987. Don Giuseppe li teneva esposti accanto al Crocefisso per ricordare alle giovani leve di missionari/e in formazione che anche questa forma di donare la vita deve essere messa in conto da chi si prepara alla vita missionaria. Dopo tanti anni, proprio alla conclusione dei nostri tre giorni di Esercizi Spirituali itineranti nel Cammino delle Dolomiti, ricevo dall’Ecuador questa lettera da Suor Dionella Faoro, missionaria oriunda di Lamon: «Desidero comunicarti una mia esperienza: la Camminata 2011 da Quito a Coca, con Alejandro e Inès, due martiri che hanno dato la vita per i fratelli indios dimenticati e non riconosciuti. Per me questa camminata di fede, di conversione per la giustizia, la pace e la vita è stata proprio un regalo di Dio. Il cammino, lungo più di 370 chilometri, è stato duro, faticoso, sotto la pioggia e il sole, ma ho sperimentato la presenza di Dio Padre e l’amore e la solidarietà del gruppo. Eravamo quasi sempre più di 50. Con me eravate anche tutti voi del Centro Missionario di Belluno-Feltre. Vi ho portato nel mio cuore come un dono grande e prezioso fino alla tomba di Alejandro e Inès il 21 luglio, dove eravamo moltissimi, commemorando, con questa 5a camminata, il 2o anniversario del loro martirio, con il Vescovo Monsignor Jesus Esteban che ha celebrato l’Eucaristia». COME SI È SVOLTO IL CAMMINO Dal 9 al 21 luglio: in media una trentina di chilometri al giorno, attraversando la Cordigliera e scendendo nella selva amazzonica dell’Ecuador. È stato un cammino di fede in Dio Padre e nello Spirito che vive camminando con noi nella nostra storia; un cammino ecologico, per la difesa della biodiversità, specialmente del Parco Yasunì; un cammino per la giustizia e la pace, per il diritto degli esclusi, specialmente i popoli dimenticati come gli indios Tagaeris e Taromenane; un cammino nella fraternità fra i pellegrini, con le comunità che ci hanno ospitato e con tutti coloro che si sono aggiunti lungo la strada; un cammino missionario, che contagia la vita e l’impegno con Gesù Cristo, sullo stile di Alejandro Labaka e Inès Arango. CHI ERANO I DUE MARTIRIALEJANDRO E INÈS Il Vescovo Alejandro Labaka, nato 61 nel 1920, in un piccolo villaggio dei Paesi Baschi era un frate minore cappuccino; fu parroco a Pifo, Superiore della Custodia dei padri cappuccini in Ecuador; ancora Prefetto e poi Vicario Apostolico della Missione di Aguarico. Spese tutte le sue energie a favore della popolazione amazzonica degli huaorani, chiamati anche acuas. Il 21 luglio 1987 venne colpito a morte, insieme a Suor Inés Arango, anch’essa missionaria cappuccina, dalle lance di coloro ai quali voleva annunciare il Vangelo. Mentre era a Roma nel 1965 per il Concilio Vaticano II, scrisse a Sua Santità Paolo VI: «Ho sentito molto forte dentro di me il mandato di predicare a tutte le genti e specialmente a questi acuas. È iniziata una campagna di avvicinamento ad essi, ma - questa è la mia domanda - fino a che punto posso esporre la vita dei missionari, dei laici e la mia propria propter evangelium?... Beatissimo Padre: se nei disegni di Dio sarà necessario il sacrificio di qualche vita per portare Cristo a queste tribù, vogliate degnarvi di offrirci, insieme con la vittima divina, nella vostra Santa Messa, perché siamo degni di questa grazia e perché possiamo ottenere una benedizione speciale per tutti i missionari e per tutti coloro che ci sono stati affidati». Nel suo diario troviamo scritto: «La società non si vuole preoccupare dei piccoli popoli, ha altri problemi e si dimentica della gente che vive nella giungla. Però noi missionari dobbiamo credere nel Vangelo, lì troviamo scritto che Gesù lasciò le 99 pecore per cercare una; anche se si è pochi si ha lo stesso valore; Gesù si è preoccupato dei piccoli degli abbandonati. Così dobbiamo fare anche noi». IL NOSTRO CAMMINO DELLE DOLOMITI In questi giorni nei quali abbiamo vissuto il sacrificio di altri nostri fratelli che hanno allungato la lista di coloro 62 che danno la vita per i fratelli sulla “Cordigliera delle Dolomiti”, m’interrogavo sulle somiglianze e differenze tra questi due fatti. Le differenze sono solo geografiche, ma le somiglianze stanno certamente nella disposizione a dare la vita per i propri fratelli, senza riserve; nell’amore ostinato ad una natura (e a chi ci vive in essa) che è dono meraviglioso di Dio, ma che a volte ci chiede prezzi molto cari per esserle fedeli. E poi, anche i nostri Esercizi spirituali di quest’anno, durante l’esperienza del Cammino delle Dolomiti, hanno ricordato un nostro prete, dallo spirito missionario, ucciso: don Francesco Cassol. E qui comincio a sognare: il sogno di dare un orizzonte missionario anche al nostro Cammino, quasi di fare un gemellaggio fra queste due esperienze (quella equatoriana e quella nostra) che “camminano” sulla traccia degli stessi valori: «Nomadi, con gli occhi verso il cielo!»: con un amore immenso per la vita, per il Creato (siano rocce nude o foreste rigogliose), messo da Dio al servizio della vita e per le popolazioni che in certi angoli della terra fanno più fatica a farsi riconoscere nella loro dignità di figli di Dio. Ottobre missionario 2011 (Edieffe) Don Luigi Canal, direttore del Centro Missionario di BellunoFeltre, così presenta il mese di ottobre, tradizionalmente missionario: «Cari amici e confratelli nel Ministero, se pensiamo quanto sia prezioso aver accolto il Vangelo nella nostra vita, ci sentiamo spinti ad offrirlo a tutti, vicini e lontani, proprio perché ci sta a cuore che tutti, in questo villaggio globale, possano assaporare la vita buona del Vangelo e siano “Sani e Salvi!” (vedi la Nota Pastorale del vescovo Giuseppe Andrich). E siccome l’uomo moderno “fa credito più ai Testimoni che ai Maestri, e se ascolta i Maestri è perché sono degli autentici Testimoni”, ecco che la proposta per il mese missionario ci viene sotto il tema “Testimoni di Dio”, che può essere tradotto anche “Testimoni dell’amore misericordioso di Dio per tutti i popoli”. Cercheremo di spalmare questa tematica durante le settimane di ottobre, aiutati anche dall’abbondante materiale che l’Ufficio Nazionale “Missio” invia a tutte le Parrocchie e da quanto vi giunge attraverso il Centro Missionario Diocesano. Ora possiamo accedere a tutto il materiale nazionale e alla vita missionaria della nostra diocesi anche attraverso il nostro sito www.centromissionario.diocesi.it». APPUNTAMENTI PROPOSTI A TUTTA LA DIOCESI Domenica 23 ottobre, in tutte le comunità parrocchiali e religiose, sarà celebrata la Giornata Missionaria Mondiale. In vista di quella celebrazione sarà inviato del materiale: manifesti, riflessioni e buste per le offerte che saranno poi devolute ai progetti delle Pontificie Opere Missionarie. La Giornata sarà preceduta, giovedì 20 ottobre, da una conferenza tenuta da don Angelo Manfredi, sulla figura di Monsignor Maria Conforti, fondatore dei Saveriani, che sarà canonizzato proprio il 23 ottobre. 63 Inoltre l’équipe del Centro Missionario consiglia di organizzare delle Veglie, magari a livello foraniale, ed è disposta per l’animazione se avvisata in tempo. A disposizione anche un Dvd dal titolo “Testimoni di Dio”, con due brevi testimonianze su Monsignor Conforti e su Padre Vismara, la cui figura è già stata presentata sulle pagine de “L’amico del popolo”. Nella sua lettera di presentazione del mese missionario, precisa don Canal: «Non si trascuri il lavoro con i bambini e ragazzi (Infanzia Missionaria). Consiglio l’abbonamento al mensile dei ragazzi missionari “Il ponte d’oro”, molto bello!». UNA GIORNATA DI SOLIDARIETÀ UNIVERSALE La celebrazione annuale del Giornata Missionaria Mondiale (quest’anno domenica 23 ottobre) è un’importante occasione per riportare l’attenzione sui numerosi bisogni materiali delle cosiddette Chiese di missione e richiamare la responsabilità di ognuno in proposito. Tre parole chiave caratterizzeranno la Giornata: comunione, universalità ed evangelizzazione. – La comunione. L’impegno solidale trae ispirazione dal comandamento dell’Amore e trova il suo modello nelle prime comunità cristiane, animate da un profondo spirito di comunione. Così il Papa nel messaggio del 2008: «La colletta, che nella Giornata Missionaria Mondiale viene fatta in tutte le parrocchie, sia segno di comunione e di sollecitudine vicen- devole tra le Chiese». – L’universalità. Se in origine l’esiguo numero di cristiani rendeva più facile dare risposte adeguate alle necessità di ciascuno, oggi che il messaggio di Cristo si è diffuso nei cinque continenti, il compito diventa più impegnativo. Alle Pontificie Opere Missionarie è chiesto di assicurare che tutte le comunità, soprattutto la più piccole, povere e lontane, possano ricevere gli aiuti di cui hanno bisogno. La dimensione universale è una caratteristica fondamentale della Chiesa. – L’evangelizzazione. Le Pontificie Opere Missionarie si distinguono perché impegnano le somme raccolte ogni anno, prima di tutto a sostegno dell’evangelizzazione, nel rispetto di quella che è la finalità della Chiesa: annunciare il Vangelo a chi non lo conosce ancora. L’aiuto materiale, che si concretizza nella realizzazione di progetti a carattere sociale, come nei campi della sanità e dell’istruzione, tiene conto di questa priorità, come ricorda l’enciclica Redemptoris missio (numero 58): «Il miglior servizio al fratello è l’evangelizzazione, che lo dispone a realizzarsi come figlio di Dio, lo libera dalle ingiustizie e lo promuove integralmente». Nel 2010 le Pontificie Opere Missionarie hanno distribuito alle “Chiese di Missione” $170.199.613. La comunità italiana vi ha contribuito con euro 13.161.332. La Diocesi di Belluno-Feltre con euro 51.021, tra le prime in classifica, in proporzione al numero di abitanti. 64