Notizie 17 - Centro missionario diocesano Belluno-Feltre

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Notizie 17 - Centro missionario diocesano Belluno-Feltre
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BL
ottobre 2011 - N. 17
Testimoni di Dio
Clemente Vismara - Guido Maria Conforti
Testimoni di Dio
Clemente Vismara
Guido Maria Conforti
● La parola del direttore (don Luigi Canal)
pag. 1
● Padre Clemente Vismara - Biografia
pag. 3
Beato il 26 giugno 2011
Il missionario di tutti
pag. 11
pag. 14
Il santo dei bambini
Beato perché straordinario nell’ordinario
pag. 17
pag. 23
● Monsignor Guido Maria Conforti - Biografia
pag. 27
Un nuovo Santo per il nostro tempo
pag. 29
Spirito missionario, conversione totale, fratello universale
La passione dell’annuncio
Dentro l’Italia guardando al mondo
pag. 34
pag. 36
pag. 39
Fondatore dei Saveriani
pag. 41
● I nostri missionari Saveriani
pag. 49
● Recensioni sul tema (Mario Bottegal)
pag. 56
● Notizie dal Centro Missionario
pag. 58
LA PAROLA AL DIRETTORE
1 ottobre 2011
Cari amici,
questo numero 17 di “Notizie”
ci propone due figure di grandi
missionari: mons. Guido Maria
Conforti (1865-1935) e
P. Clemente Vismara (1897-1988).
P. Vismara, missionario in
Birmania per 64 anni,
appartenne all’Istituto Missionario
del PIME di Milano;
mons.Conforti fu Vescovo
di Parma e fondatore dei Missionari
Saveriani.
La fondazione dei Saveriani
(1898) e gli albori del Pime
(1850) hanno radici comuni
nel coraggio di Vescovi
appassionati per la Missione
universale della Chiesa, che
invitano i sacerdoti a varcare
i confini delle loro diocesi per
i lidi lontani del mondo.
Precorrevano di quasi 100 anni
l’invito del Concilio Vaticano II
ai “fidei-donum”!
I Saveriani nella persona di
mons. Conforti ed il Pime nella
persona del loro Superiore
generale Pe. Paolo Manna,
unirono i loro sforzi per
la conversione missionaria della
chiesa italiana, specie dei Vescovi
e sacerdoti, quando nel 1916
fondarono l’Unione Missionaria
del Clero.
L’anno 2011 innalza agli onori
degli altari questi due Servi
del Signore.
Il Conforti fin da bambino
si intratteneva con il Crocifisso:
«Io guardavo Lui e Lui guardava
me e mi pareva che mi dicesse
tante cose...». Tenne per tutta
la vita uno sguardo fisso in Gesù
e l’altro nelle genti lontane.
Consegnando il Crocifisso ai suoi
missionari ripeteva: «L’amore
di Cristo ci spinge!»... Per fare
che cosa? «Per fare del mondo
una sola famiglia!».
La fisionomia del Vismara può
rispecchiarsi in questa sua frase
famosa - «Sei vecchio quando non
sei più utile a nessuno» - che nasce
dal fatto che lui è rimasto utile
a tutti fino a 91 anni e si sentiva
realizzato. Si prendeva cura
delle nuove situazioni che
gli capitavano (in Birmania):
poveri, bambini, vedove,
lebbrosi... tutti lo entusiasmavano
di nuovo come se fosse la prima
volta. Lui stesso diceva: «Quando
vedo dei bambini abbandonati,
malati, dei lebbrosi, degli oppiomani,
degli handicappati, mi scappano
le mani, devo aiutare». Questo era
il suo stile, e pur invecchiando
è rimasto sempre uguale
a se stesso, non è mai
1
invecchiato...».
Il Pe. Vismara fu beatificato
il 26 giugno 2011 in piazza
Duomo a Milano; mons. Conforti
canonizzato il 23 ottobre 2011,
Giornata Missionaria mondiale,
così come nel 1990 era stato
beatificato il fondatore
dei Missionari della Consolata
(1900) Giuseppe Allamano e
nel 2003 fu canonizzato
mons. Daniele Comboni, apostolo
dell’Africa, fondatore
dei Comboniani nel 1867.
Fine ’800 e inizio ’900 fu
un periodo straordinariamente
fecondo per la missionarietà
della Chiesa italiana. Ma oggi,
chi si dispone a continuare la loro
opera? Io un piccolo contributo
l’ho già dato e mi ha fatto felice.
E se ora fossi tu? Ne hai mai
parlato al Crocifisso? Parlane
con libertà... e non aver paura
di essere incastrato!
Don Luis Canal
Notizie
Centro Missionario di Belluno-Feltre
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO : Mario Bottegal, don
Luigi Canal, don Ezio Del Favero, Josè Soccal e Chiara Zavarise.
FOTO A CURA DI Josè Soccal
REDAZIONE C/O: Centro Missionario Belluno-Feltre
Piazza Piloni, 11 - 32100 Belluno – Tel. 0437 940594
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www.centromissionario.diocesi.it
Direttore di redazione don Luigi Canal
Responsabile ai sensi di legge don Lorenzo Dell’Andrea
Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno
Iscrizione al Tribunale di Belluno n. 1/2009
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Padre Clemente Vismara
Biografia
Padre Clemente nei primi anni di missione.
I
Resta presto orfano di madre, morta di
parto alla nascita di Luigi nel 1902, e
poi di padre nel 1905. Il bambino
viene affidato alla cura dei parenti, frequenta il ginnasio e poi nel 1913 entra
nel seminario arcivescovile di San
Pietro Martire (Seveso, Milano)(1). Il 21
settembre 1916, durante la Prima
guerra mondiale, è richiamato alle
I primi anni
Il venerabile padre Clemente Vismara nasce il 6 settembre 1897 ad
Agrate Brianza da Attilio Egidio Vismara (1865-1905), sellaio, e Stella
Annunziata Porta (1872-1902), cucitrice, quintogenito dopo i fratelli
Egidio, Carlo, Francesco e Maria.
3
CLEMENTE VISMARA
padre Clemente procede e anzi si
espande per tutti gli anni ’30 con la
fondazione di altre missioni (Keng
Lap, Mong Yong e Mong Pyak, con i
loro missionari e suore residenti).
Vismara individua nella concezione pagana e fatalista della vita l’elemento bloccante della società tribale:
La missione a Mong Lin
gli uomini spesso non lavorano(6) e
Ripresi gli studi a Milano nel Semi- sono dediti all’oppio, le donne e i
nario lombardo per le Missioni Estere bambini sono comunemente mal(che nel 1926 diventerà il PIME, Ponti- trattati, abbandonati, venduti(7) o
ficio Istituto Missioni Estere) Clemente uccisi(8).
viene ordinato saConcentra il suo magcerdote il 26 maggio
giore sforzo nel dare una
1923. Subito dopo
occupazione gratifiIl cibo misero e del
parte da Venezia (2
cante agli indigeni tratutto insufficiente,
agosto) e arriva a
sformandosi lui per
le malattie troToungoo in Birmania
primo in agricoltore, alalla fine di settembre
levatore, sarto, barpicali decimavano
per studiare l’inglese e i
biere, dentista, mui missionari.
dialetti locali. Si trasferatore, boscaiolo ecc.
risce nella missione di
Il suo obiettivo sono
Kengtung nel marzo del
soprattutto gli orfani e le
1924 e poi va a fondare la nuova mis- vedove, che erano donne abbansione di Mong Lin il 27 ottobre 1924. donate da tutti e considerate portatrici
La povertà è grande, il cibo misero e di disgrazie. Diversamente da altri
del tutto insufficiente, le malattie tro- missionari si sforza, per quanto pospicali decimano i missionari (6 nel de- sibile, di mantenere sano il proprio
cennio ’26-’36, tutti giovani) tanto che stile di vita: orario della giornata, punel 1928 il superiore generale del lizia, vestiario adatto, alimentazione
PIME, padre Paolo Manna, in visita a ordinata, uso di stoviglie. Questo, asMong Lin, minaccia il vescovo di sieme alla sua robustezza, migliora la
Kengtung
resistenza fisica. Nel giugno del 1941,
di chiudere la missione se muoiono mentre i giapponesi progettano di ocaltri missionari giovani per mancanza cupare la Birmania, Clemente è indi cibo nutriente e perché vivevano in ternato dagli inglesi a Kalaw con altri
capanne di fango e di paglia(3) . Nel dodici missionari italiani perché ap1931 muore di febbre malarica il con- partenenti ad una nazione nemica.
fratello padre Antonio Farronato (32 Nel gennaio del 1942 i giapponesi inanni) e Vismara rimane solo.
vadono la Birmania e a fine aprile liNonostante le difficoltà di un am- berano i missionari italiani a Kalaw. La
biente assolutamente primitivo, peri- missione di Mong Lin (dove Clemente
coloso(4) e spesso ostile(5) l’attività di arriva a fine agosto) è intatta ma quasi
armi e mandato in prima linea come
soldato semplice dell’80o reggimento
fanteria, “Brigata Roma”. Combatte
sul Monte Maio e sull’Adamello. È
congedato il 6 novembre 1919 con tre
medaglie al valor militare e il grado di
sergente maggiore(2).
“
”
CLEMENTE VISMARA
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La missione a Mong Ping
completamente occupata dall’esercito giapponese. Vismara riapre
l’orfanotrofio maschile e si adatta a
fare il taglialegna per i militari, assieme
ai suoi ragazzi.
Nel 1945 termina la guerra e nel
1948 arriva l’indipendenza della Birmania, a cui segue l’inizio della guerriglia separatista che coinvolge anche
le etnie della zona (negli anni ’50-’55
vengono uccisi i confratelli Pietro Galastri, Mario Vergara, Alfredo Cremonesi, Pietro Manghisi, Eliodoro
Farronato). Nei primi 31 anni di missione padre Clemente ha trasformato
Mong Lin in una cittadina con circa
4.000 battezzati.
Sebbene ormai quasi sessantenne
padre Vismara gode di buona salute e
riceve molti aiuti dall’estero anche
perché scrive molte lettere e articoli in
cui racconta, in modo geniale e spiritoso, la vita che conduce. Nel
gennaio 1955 Clemente viene trasferito a sorpresa dal vescovo, mons.
Guercilena, a Mong Ping, distante 225
km, in un posto più alto e più salubre,
ma in cui occorre ricominciare quasi
da zero. Scrive all’amico Pietro
Migone: «Caro mio, il cuore vacilla!
dopo trentadue anni, quando meno
me la pensavo fui trasferito da Mong
Padre Clemente nel villaggio di Mong Ping, dove visse dal 1955 al 1988.
5
CLEMENTE VISMARA
Lin a Mong Ping... Ho ubbidito perché espressione è fortemente limitata.
sono persuasissimo che s’io facessi Tutti i missionari arrivati dopo il 1948
qualche cosa di mia testa certamente vengono espulsi. Rimangono gli ansbaglierei, e la mi andrebbe male»(9). ziani giunti in Birmania prima della seDurante tutto il 1957 è in Italia per conda guerra mondiale.
l’unica vacanza della sua vita, divisa tra
cure mediche, conferenze, un viaggio “Non è mai invecchiato“
a Lourdes, visite a cantieri(10) e, sopratNonostante le difficoltà col nuovo
tutto, un intero mese di esercizi spiri- regime, che impedisce nuovi ingressi
tuali(11). Ma il suo pensiero è sempre ri- di missionari, e nonostante i vari mavolto ai suoi orfani e alla sua gente. lanni (prostata, incidente a un piede,
Quando è di nuovo in Birmania scrive: protesi dentaria) la sua attività pro«In Italia più che riposare
segue con una resiho sgobbato» - ma è
stenza fisica invidiabile.
contento, perché porta
Nel 1979, a 82 anni, si
Tutti i missionari arcon sé molti aiuti, e agreca a Taunggyi con la
rivati dopo il 1948
giunge: «Non per offenjeep per incontrare il suvengono espulsi. Ridervi, ma io mi trovo
periore del PIME e,
mangono gli anziani
molto meglio qui che ad
tornato a Mong Ping,
giunti in Birmania
Agrate. Certo lì si mangia
dopo 14 ore di viaggio
prima della seconda
bene, si beve meglio, si
può scrivere: «Arrivai a
dorme sul soffice... Ma
casa alle 7:20 di sera imguerra mondiale.
qui qualcosa di buono lo
biancato, impolverato,
posso fare tutti i giorni, lì
infarinato come un
cosa facevo se non chiacchierare?».(12) pesce prima di buttarlo in padella. Un
Nel 1961 scrive la biografia(13) di coro all’unisono di oltre 200 orfanelli e
padre Stefano Vong, il primo prete orfanelle mi accolse. Qui è il mio
locale di Kengtung ucciso da buddhisti regno, qui sono sovrano e vivo felice».
ostili alle numerose conversioni da lui Nel 1980 benedice il nuovo distretto
procurate fra gli Akhà.
di Tongtà da lui fondato tra l’etnia Ikò.
Negli anni sessanta riesce a dotare Negli anni successivi deve adattarsi,
Mong Ping delle strutture necessarie: con imbarazzo, a farsi trasportare su
l’orfanotrofio (1960), la scuola (1961), una portantina ma continua a visitare i
la chiesa con accanto la Grotta di villaggi. L’ultimo distretto missionario
Lourdes (1962), le case per i missionari (parrocchia) aperto da padre Clee le suore (1963). La scuola, partita da mente, nel 1986, è quello di Panzero nel 1958, ha 123 alunni nell’au- nulong, con tre suore residenti e 42 viltunno 1960, 232 nell’ottobre 1962, laggi cristiani della tribù Akhà da
400 nel 1965 (“due terzi dei quali assistere.
pagani”, scrive). Ma nel 1962, in seIl 15 giugno 1988 alle 20:15 padre
guito al colpo di stato militare, il nuovo Clemente Vismara muore a Mong
governo, che si ispira al modello so- Ping, sereno e felice(14), all’età di 91
vietico, nazionalizza ogni attività anni. Questa è la testimonianza su di
privata e la libertà di movimento ed lui resa da padre Angelo Campagnoli
“
”
CLEMENTE VISMARA
6
al processo diocesano: «La sua frase nonizzazione di padre Clemente. Nel
famosa - “Sei vecchio quando non sei 1989 si inaugura la sua statua. Il 10
più utile a nessuno” - nasce dal fatto febbraio 1994 mons. Abraham Than,
che lui è rimasto utile a tutti fino a 91 vescovo di Kengtung, nomina postuanni e si sentiva realizzato. Si latore della causa padre Piero
prendeva cura delle nuove situazioni Gheddo, il quale sceglie la dott.sa
che gli capitavano: sempre poveri, Francesca Consolini come ”collabobambini, vedove, lebbrosi... tutti lo ratrice esterna” della postulazione. Il
“Processo diocesano”
entusiasmavano
di
della causa viene
nuovo come se fosse la
portato avanti dalla
prima volta. Lui stesso
Sei vecchio quando
diocesi di Milano a
diceva: “Quando vedo
non sei più utile a
causa delle difficoltà in
dei bambini abbanMyanmar e il presidente
donati, malati, dei lebnessuno.
dello stesso, mons.
brosi, degli oppiomani,
Ennio Apeciti, compie
degli handicappati, mi
viaggi in Myanmar,
scappano le mani, devo
aiutare”. Questo era il suo stile e pur Thailandia e Brasile, oltre che in Italia,
invecchiando è rimasto sempre per interrogare coloro che hanno couguale a se stesso, non è mai invec- nosciuto padre Clemente. Nel 1999
inizia il “Processo Romano” della
chiato...».
Padre Clemente Vismara viene se- Congregazione dei Santi con la ricerca
polto, come da lui richiesto, a Mong di testimonianze su miracoli ottenuti
Ping davanti alla Grotta di Lourdes nel per intercessione di padre Clemente,
piazzale della chiesa, da lui costruita come previsto dalle norme. Il 15
nel 1962. Al funerale accorrono marzo 2008, papa Benedetto XVI
anche molti buddhisti(15) e mu- firma il “Decreto di Venerabilità” per
sulmani(16). La sua tomba è meta di pel- padre Clemente Vismara, riconolegrinaggi da parte di persone di tutte scendo in lui un cristiano che ha praticato in modo eroico le virtù evangele religioni.
liche. Il 2 aprile 2011 il Papa, firmando
La causa di canonizzazione
il decreto sul miracolo ottenuto per
Ad Agrate, suo paese natale, il sua intercessione, apre la strada alla
gruppo missionario parrocchiale beatificazione, avvenuta il 26 giugno
assume l’impegno di chiedere la ca- 2011 in Piazza Duomo a Milano.
“
”
(da Wikipedia) - Beato Clemente Vismara (Agrate Brianza, 6 settembre 1897
- Mong Ping, 15 giugno 1988) è stato un presbitero e missionario italiano. È venerato come beato dalla Chiesa cattolica. Ha trascorso 65 dei suoi 91 anni nelle
foreste della Birmania (dal 1989 Myanmar) al servizio dei tribali Akhà, Ikò e
Lahu, in particolare vedove e bambini.
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CLEMENTE VISMARA
NOTE
Descritto dai superiori come sincero, buono ma troppo vivace. Di sé racconta: «Ero un
alunno discolo, irrequieto, capo banda nelle monellerie. Ogni tanto volevano mandarmi via dal seminario perché ne combinavo qualcuna» (“Prima del sole” pag. 18).
(2)
Di questa esperienza dirà: «Credo di aver maturato la vocazione missionaria durante
la vita militare: ho fatto tre anni di guerra, sempre al fronte... Ho visto tante di quelle
battaglie e tanti di quei morti che è meglio dimenticarli. La guerra è la degradazione
completa dell’uomo: ho visto tante di quelle sofferenze e di quelle cose sbagliate, che
la mia vita ha preso un indirizzo preciso. Ho capito che solo per Dio vale la pena di
spendere la vita» (“Positio” pagg. 289-290; “Prima del sole” pag. 17).
(3)
«Fu padre Manna a incitarmi a scrivere e mi aiutò molto... Quando venne qui nel 1929
mi trovò in una capanna di paglia e rimproverò mons. Bonetta, ma a me quella vita
selvaggia era il mio ideale perché rimproverai padre Manna e lui mi disse: “Tu non capisci niente”. Mi diede 25.000 Lire. “Non bastano” - gli dissi - “Se scriverai articoli te ne
darò ancora”. E scrissi» (“lettera di padre Clemente Vismara a padre Piero Gheddo”,
Mong Ping 23 agosto 1985, in “Copia Pubblica” V, 2015).
(4)
Il territorio era abitato anche dai Wa, tagliatori di teste (“Positio” pag. 304).
(5)
«In principio avevamo paura di lui, perché era uno straniero con la barba e dicevano
che era uno spirito che mangiava le persone» (U Sai Nee, buddista, teste n. 73 in “Positio” pag. 160).
(6)
«Bisogna proprio, prima di insegnare il Segno della Croce, insegnare a vivere meno
peggio. Il difficile è che essi sono persuasi di essere nell’abbondanza... Non hanno
davvero nulla... Se ti commuovi e dai loro del riso gratis per tre giorni, stanno in ozio per
tre giorni» (“Lettera a Pietro Migone”, 14 agosto 1962, in “Copia Pubblica” VII, 2819)
(7)
Clemente Vismara spesso acquistava i bambini più malridotti nella speranza di fornire
loro una via di salvezza come riporta nei suoi scritti: «A questo mondo essi non hanno
più nessuno tranne che il missionario. E questi fanciulli sono tutti miei. Alcuni li ebbi
gratuitamente, altri pagando. Quello che costa di più l’ho pagato 70 lire, quello che mi
costa di meno l’ho pagato 1,25 lire e due scatole di fiammiferi» (“Il santo dei bambini”
pag. 57; “Copia Pubblica” III, 1220). In tempi successivi si sviluppa la piaga del commercio delle donne con la Thailandia, richieste perché senza AIDS: «Essendo io
giovane e senza famiglia stanno facendo molte pressioni su di me per convincermi a
vendermi come prostituta in Thailandia come fanno purtroppo molte nostre giovani
ragazze birmane. Io resisto perché ricordo le parole di padre Vismara...» (Andreina Ah
Bah, teste n. 89 in “Positio” pag. 182).
(8)
«Alcolizzati e oppiomani sono una vera piaga della Birmania. Padre Vismara non
voleva che si comportassero così e neppure che uccidessero i bambini appena nati.
Purtroppo, invece, lo facevano anche dei battezzati (e lo fanno ancora) perché fa parte
della cultura birmana» (Suor Battistina Sironi, 1908-1997, presente in Birmania dal
1939, teste n. 53 in “Positio” pag. 124).
(9)
Lettera a Pietro Migone, Kengtung 28 gennaio 1956, in “Positio” pag. 366.
(10)
«Egli poi mi chiedeva di andare a vedere alcune attività che gli sarebbero servite per la
missione. Ricordo che lo portavo a visitare le fornaci dove si fabbricavano i mattoni...
In fondo la sua testa era sempre rivolta alla missione e alla sua gente...» (Don Stefano
Ambrogio Colombo, teste n. 103 in “Positio” pag. 223).
(11)
«Il mese di luglio intendo provvedere all’anima mia... un mese intero a Esercizi Spiri(1)
CLEMENTE VISMARA
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(13)
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(15)
(16)
tuali dai Gesuiti presso Varese. E puoi immaginare: trentaquattro anni di vita solitaria,
senza direzione speciale alcuna, confessione quattro o cinque volte l’anno, ho
sempre fatto quello che ho voluto io... mi è necessario proprio fare un gran bucato di
almeno un mese» (“Lettera a don Pietro Bertocchi”, Milano 13 maggio 1957, cfr. “Positio” pagg. 348-349).
“Prima del sole” pagg. 100-101.
Agguato nella foresta (PIME, Milano 1966).
Carlo Tar Lee, l’ultimo sopravvissuto dei ragazzi di Mong Lin ricorda: «L’ho assistito
nei suoi ultimi giorni di vita. Diceva spesso: “Adesso io vado in Paradiso... Adesso
vado io, poi verrai anche tu e staremo insieme per sempre in Paradiso”» (“Positio”
pag. 145, teste n. 64). Le sue ultime parole, in italiano, furono raccolte da Suor Battistina Sironi: “Sto dicendo l’ultima decina del rosario” (“Positio” pag. 123).
U Sai Lane, testimone buddhista al processo di canonizzazione e per trent’anni
grande amico di padre Vismara a Mong Ping, ha rilasciato una lunga e interessante
dichiarazione (teste n. 70, “Positio” pagg 153-156): «Quando io gli dicevo: “Padre
Vismara, tu dai da mangiare a tanti bambini, ma quando diventeranno grandi, loro
non ti daranno niente” lui rispondeva: “Io faccio queste cose non per me, ma solo per
Dio. Io lavoro per Dio. A me basta amarli come li ama Dio. E se se ne andranno, non
importa. Basta che siano brave persone, che credono in Dio, che pregano e cercano
di essere buoni” (...) Io sono capo di un gruppo di pubblica sicurezza e spesso andavo
da padre Vismara per chiedergli come fare... egli mi ascoltava e consigliava anche se
non ero cattolico (...) Mia moglie era ammalata da molto tempo ed in questi casi noi
buddisti possiamo prendere (e di fatto prendiamo) un’altra moglie. Egli mi raccomandò di non farlo... Io lo ascoltai, mia moglie morì serena, contenta della prova
d’amore che le avevo dato standole vicino senza cedere al costume buddista (...) Se il
Papa dei cattolici lo facesse santo (e, a domanda del Giudice Delegato, rispondo che
so bene cosa voglia dire quest’espressione) sarei contentissimo e sarebbe contentissima tutta la gente di Mong Ping».
Sai Nang Sai pok, musulmano ha testimoniato: «Io lo vedevo fare il suo dovere di
prete in modo eccezionale... sono personalmente favorevole alla sua canonizzazione e so cosa significhi questa parola per voi cattolici». Zam Nup Bi Bi, musulmana
ha testimoniato: «Prego Dio perché un giorno io possa incontrare ancora padre Vismara. Tutti, indiani, indù, musulmani, animisti direbbero quello che sto dicendo io»
(“Positio” pagg. 169-173).
9
CLEMENTE VISMARA
Beato
il 26 giugno 2011
CLEMENTE VISMARA
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Il Pime avrà presto un nuovo beato:
Benedetto XVI ha firmato infatti questa
mattina il decreto sul miracolo che
apre la strada alla beatificazione di
padre Clemente Vismara, missionario
in Birmania per 65 anni, morto a Mong
Ping nel 1988. Vismara - originario di
Agrate Brianza - sarà beatificato il 26
giugno in piazza del Duomo a Milano
nel corso di una cerimonia durante la
quale verranno elevati all’onore degli
altari anche due altri grandi ambrosiani: suor Enrichetta Alfieri e don Serafino Morazzone.
Padre Vismara arrivò in Birmania
(l’odierna Myanmar) nel 1923,
quando ancora questa terra era una
colonia britannica; poi ci sarebbe stata
l’invasione dei giapponesi, l’indipendenza, l’avvento del regime comu-
D
Della tradizione missionaria lombarda è testimone, in particolare,
padre Clemente Vismara, del Pontificio istituto missioni estere (Pime),
per 65 anni apostolo del Vangelo in
Birmania (l’attuale Myanmar). Nato il
6 settembre 1897 ad Agrate Brianza,
vicino a Milano, dopo una prima esperienza nel seminario diocesano milanese e la partecipazione alla prima
Guerra mondiale, entrò nel Pime e fu
ordinato sacerdote il 26 maggio 1923.
La partenza per l’Estremo Oriente fu
immediata e l’unico rientro in Italia avvenne per qualche mese nel 1957. Infatti, nel 1966, quattro anni dopo la
salita al potere del regime militare,
venne impedita la permanenza nel
Paese ai missionari stranieri in
nista, la chiusura delle frontiere all’arrivo di nuovi missionari stranieri, il
cambio del nome del Paese che oggi si
chiama Myanmar.
Padre Clemente ha vissuto tutte
queste stagioni all’insegna della fedeltà alla gente dei suoi villaggi
sperduti sui monti. E quando nel 1983
festeggiò i 60 anni di sacerdozio la
Chiesa cattolica del Myanmar gli
dedicò la copertina del suo calendario definendolo “il patriarca della
Chiesa di Birmania”.
(Dal sito: www.missionline.org) 02/
04/2011 - Benedetto XVI ha firmato il
decreto sul miracolo che apre la strada
all’onore degli altari per il missionario
del Pime che ha trascorso 65 anni in
Birmania.
Myanmar dopo l’indipendenza
(1948): perciò Vismara decise di restarvi definitivamente fino alla morte,
avvenuta il 15 giugno 1988. Il suo biografo ufficiale, padre Piero Gheddo,
andò a visitarlo nel 1983. «Aveva 86
anni ed era ancora parroco a Mong
Ping», racconta, «e quando gli
chiedevo di intervistarlo sulle sue avventure mi rispondeva: “Lascia
perdere il mio passato e pensiamo
piuttosto al futuro!”. E cominciava a
parlarmi dei villaggi da visitare, delle
scuole e cappelle da costruire, delle richieste di conversioni che gli giungevano da varie parti». Padre Angelo
Campagnoli, confratello di Vismara e
per alcuni anni in missione nella medesima zona, ha raccontato, nel pro-
11
CLEMENTE VISMARA
cesso diocesano, che la caratteristica dei catechisti locali il compito di prodel novello beato fu la fedeltà alla seguire questo impegno. Al ritorno
propria vocazione: «L’impressione nella missione centrale portava con sé
che dava era quella di
centinaia di orfani e di
una ruota che contibambini abbandonati,
nuava a girare: quando i
che educava insePer rendergli obambini che aveva racgnando loro un mecolto orfani divenstiere. Al momento della
maggio, quando
tavano grandi, si sposua morte, in casa ne
compì 90 anni la
savano e uscivano dalle
aveva oltre 250. Nel
Chiesa locale lo prosue cure, altri erano già
corso degli anni sono
clamò “patriarca
pronti a ricominciare il
scaturite fra loro nudella Birmania”.
giro. La sua frase
merose vocazioni al safamosa, “sei vecchio
cerdozio e alla vita conquando non sei più utile
sacrata. Proverbiale era,
a nessuno”, nasce dal
in tutta la diocesi di
fatto che lui è rimasto utile a tutti fino a Kengtung, la sua fiducia nella provvi91 anni». Il suo metodo apostolico era denza. Padre Vismara trascorreva le
semplice e concreto. Visitava sistema- sue serate scrivendo lettere agli amici
ticamente i villaggi e in ognuno di essi in ogni parte del mondo, per solledava avvio all’insegnamento della citare l’invio di aiuti materiali e predottrina cristiana, lasciando quindi a ghiere. E, grazie ai tanti benefattori
“
”
CLEMENTE VISMARA
12
che gli vennero sempre incontro, nianze di affetto da persone che
nessuno dei suoi ragazzi restò mai di- hanno potuto conoscere personalgiuno o a mani vuote. Per rendergli mente Vismara e sperimentare la sua
omaggio, quando compì 90 anni la capacità di educatore e di formatore,
Chiesa locale lo proclamò “patriarca insieme con l’attenzione a promuovere la dignità umana dei più didella Birmania”.
sagiati. In un villaggio nel
Dopo la morte, la
Nord della Thailandia
venerazione per il misabitato da profughi dalla
sionario si è sempre Il miracolo: la prodiBirmania ho visto una
più intensificata. Ha
cappella con un suo riscritto il vescovo giosa guarigione di
tratto, intitolata però a san
emerito di Kengtung, un bambino di 10
Clemente Papa per poter
Abramo Than: «Ab- anni che, cadendo,
invocare lo stesso nome di
biamo avuto tanti santi riportò la rottura
Vismara. Ora, finalmissionari del Pime, della scatola cranica.
mente, non sarà più nema per nessuno di essi
cessario questo stratasi sono verificati
gemma, poiché si potrà
questa devozione e
questo movimento di popolo per di- dedicare la chiesetta direttamente al
beato missionario». L’eroicità delle
chiararlo santo».
E in effetti il processo di beatifica- sue virtù è stata riconosciuta il 15
zione, avviato dal cardinale Carlo marzo 2008, mentre il miracolo è
Maria Martini nel 1996 sulla scia del- stato approvato il 2 aprile 2011.
l’impegno del Gruppo missionario di Si tratta della prodigiosa guarigione di
Agrate Brianza, si è concluso in tempi un bambino birmano di 10 anni che,
cadendo da un albero, riportò la
rapidissimi.
Conferma il direttore editoriale rottura della scatola cranica e venne
della rivista del Pime “Mondo e mis- considerato in fin di vita.
Dopo quattro giorni di coma prosione”, Gerolamo Fazzini, appena
rientrato da un viaggio in quelle terre: fondo, improvvisamente si risvegliò
«Ho raccolto moltissime testimo- perfettamente risanato.
”
“
(Dal sito: www.famigliacristiana.it) 22/06/2011 - di Saverio Gaeta
13
CLEMENTE VISMARA
Il missionario di tutti
– di Gerolamo Fazzini –
N
Non si è mai vista una mobilitazione
popolare come per padre Vismara,
non solo da parte dei cattolici, ma dei
non cristiani animisti, buddhisti, indù,
musulmani. Una vita per i giovani.
È sorprendente come padre Vismara, un missionario consegnato agli
annali come un vecchio nonno dal
barbone bianco, riesca a interpellare
ancora oggi i giovani, a dispetto di
quanto trasmetta la sua “icona”. Che
di Vismara parlino con fervore mis-
CLEMENTE VISMARA
sionari che oggi hanno 70-80 anni ed
erano già adulti quando padre Clemente morì nel 1988 non fa certo notizia. Ma che per lui spendano parole
di entusiasmo giovani di trent’anni è
tutt’altro che scontato. Padre Piero
Masolo, responsabile del settore animazione missionaria del Centro Pime
di Milano, classe 1978, entrato nel Seminario del Pime dopo studi di Architettura, è rimasto affascinato dalla
figura di Vismara in una fase molto de-
14
licata di discernimento. «Nel 1999 chese di origine, 44 anni, missionario
sono stato in India da padre Augusto nel nord della Thailandia, racconta:
Colombo. Lì è nata una domanda «Padre Vismara è stata un’ispirazione
dentro di me: la vita dei missionari non per tutti noi giovani seminaristi a Sotto
potrebbe essere la mia? Ho risposto di il Monte. Si parlava e fantasticava
sì. Ho cominciato a leggere dei libri, spesso di lui e delle sue bellissime
tra cui le lettere di padre Clemente. lettere. Agli inizi degli anni Ottanta, riEro colpito da questo personaggio, dal cordo di aver “fatto a gara” con un mio
suo senso dell’avventura, il fatto che futuro confratello, Fabrizio Calegari,
fosse una persona felice, con una per avere per primo il libro delle
grande passione per la missione e per lettere di padre Vismara allora appena
pubblicato. In seminario
gli altri, uno straordisi parlava spesso di lui,
nario senso dell’ironia e
proposto come esempio
un grande scrittore. Un
Nel 1999 sono
di missionario “eroico”
brano mi è rimasto nel
stato in India. Lì è
che, pur essendo ancuore: “Invecchio senza
nata una domanda
ziano e poi ammalato, si
accorgermi e di certo
dentro di me: la vita
dava costantemente da
morrò senza rimorsi,
dei missionari non
fare per aiutare gli altri,
ché uomo allegro il Ciel
specialmente i bambil’aiuta”. Leggere il libro
potrebbe essere la
ni». Padre Claudio
giusto nel momento del
mia?
avrebbe voluto poterlo
discernimento ti camincontrare in Birmania.
bia la vita. Così è stato
A quei tempi, però, il
per me. Padre Clemente ha avuto un ruolo importante Paese era ancora completamente
perché decidessi di entrare nel Pime. E chiuso e non si poteva visitare. «Arsono contento. Come lui!».Padre rivato in Thailandia - aggiunge - una
Piero ha trasmesso la sua passione per delle prime cose che ho cercato di fare
Vismara a tutto lo staff dell’anima- è stata cercare di raggiungere la miszione missionaria Pime di Milano e, sione dove padre Vismara era vissuto.
sotto il nome di “Vismara game”, sono Per ora sono stato diverse volte solo
nate una serie di proposte ad hoc per nella sua prima missione a Mong Lin,
gli oratori estivi, presso le sedi Pime di non ancora sulla tomba a Mong Ping,
Milano, Sotto il Monte Giovanni XXIII perché in quell’area gli stranieri non ci
(BG), Busto Arsizio (VA), con labo- possono andare». Già oggi, però,
ratori e attività legati ai valori e alla te- padre Claudio ha a che fare con l’estimonianza missionaria di p. Cle- redità vivente di Vismara. «Nella mismente. La rivista per ragazzi (la prima e sione di Fang - dice - c’è un villaggio di
unica, in Italia, dedicata a mondialità e cattolici shan che sono stati tutti batinter-cultura) dedica nell’ultimo tezzati da padre Vismara. Lo rinumero ben 36 pagine con testi e fu- cordano con nostalgia e affetto e
metti alla vita di padre Clemente, pro- hanno deciso di costruire la loro chieponendo testimonianze dal Myanmar setta e di intitolarla a San Clemente
e dall’Italia. Padre Claudio Corti, lec- Papa, in attesa della beatificazione di
“
”
15
CLEMENTE VISMARA
padre Vismara! Anche diversi miei casione. Ma il “piatto forte” della festa
cattolici akha sono stati battezzati da è proprio destinato ai nostri ragazzi:
lui in Birmania. In vista della beatifica- giovedì 30 giugno si terrà ad Agrate un
zione ho preparato un’immaginetta grande evento, il Vismara Day,
con la sua storia in lingua thai, lahu e un’intera giornata di animazione misakha, così che anche la gente che lo ha sionaria, con la presenza straordinaria
conosciuto qui lo possa ricordare e di animatore del PIME, per seguire le
pregare». Naturalmente nella città tracce del Beato Clemente. Il grande
natale di padre Vismara è festa grande regalo ce lo farà il cardinale Tettaper la beatificazione. Eppure non era manzi, che nel pomeriggio verrà a
scontato che anche i giovani si entu- farci visita in oratorio, dopo aver visto
siasmassero all’idea di festeggiare il la mostra ufficiale su padre Vismara,
anch’essa preparata
“vecchio” (ma solo all’apdai giovani della Coparenza!) padre Clemunità in collaboramente. Conferma don
Eppure non era
zione col PIME».
Stefano Guidi, giovane
scontato che anche
C’è, insomma, un
sacerdote che segue l’oi giovani si entusialegame del tutto speratorio della Comunità
ciale, tra padre Vismassero all’idea di
pastorale Casa di Betania
smara e i ragazzi. Lui
che raduna le parrocchie
festeggiare il “vecche, rimasto orfano, è
di Agrate, Omate e Cachio” (ma solo aldiventato padre per
ponago: «Abbiamo regil’apparenza!).
migliaia di orfani,
strato notevole attenanche oggi sembra
zione ed entusiasmo, non
continuare a manifeè stato difficile coinvolgere i ragazzi e i giovani della Co- stare, dal cielo, una speciale predilemunità nella conoscenza di Padre zione per i piccoli. Padre Piero
Clemente. Un grande lavoro lo stanno Gheddo, postulatore della Causa di
facendo i giovani, con la realizzazione padre Vismara fino al 2009 e autore di
di un Recital, che vedrà il debutto il libri su di lui (tra i quali “Il santo dei
prossimo 21 ottobre ad Agrate. Ma ab- bambini”), afferma di aver notizia di
biamo pensato anche ai ragazzi dei molte grazie ricevute per intercesnostri oratori: in quaresima hanno im- sione del neo-beato, comprese più di
parato a conoscere la vita di Padre Cle- una relative a sposi che attendono un
mente, con l’aiuto del nostro Gruppo figlio e lo ottengono, proprio dopo
missionario. Abbiamo poi pensato di aver pregato padre Clemente. Sarà un
coinvolgerli attraverso la creazione di caso ma anche la causa di beatificamagliette e gadget, prodotti per l’oc- zione vede protagonista un giovane.
“
”
(Dal sito: www.famigliacristiana.it), 22 giugno 2011.
CLEMENTE VISMARA
16
Il santo dei bambini
– di Piero Gheddo –
R
Riportiamo un brano della prefazione del libro che padre Gheddo gli
ha dedicato nel 2004 dal titolo: “I ragazzi sono il tesoro del missionario”.
La santità di Vismara risulta bene
anche dai suoi articoli sugli orfani e ragazzini che raccoglieva, manteneva,
educava nei suoi orfanotrofi. Questo
libro intende offrire ai lettori e ai
devoti del “servo di Dio” Clemente
una raccolta, incompleta ma signifi-
cativa, dei suoi articoli sui bambini e
ragazzi con i quali è vissuto nei 65 anni
della sua vita missionaria in Birmania
(1923-1988). Di padre Vismara si
sono già pubblicati cinque volumi di
carattere generale; “Il Santo dei
bambini” mette in risalto un aspetto
caratteristico della figura di Clemente:
come educava gli orfani e i bambini
abbandonati che ospitava nella missione. Il libro può insegnare qualcosa
17
CLEMENTE VISMARA
anche a noi, che viviamo in un am- Mi mangeranno vivo fino a che morrò:
biente così diverso da quello di Cle- ma da questi teneri, cari, amati e spenmente; poiché come educare i minori nacchiati virgulti, sorgerà (non ne
è senza dubbio uno degli interrogativi dubito) la nostra Chiesa!».
Nelle lettere e negli articoli di Clepiù ardui e difficoltosi del nostro
mente ci sono espressioni di gioia, di
tempo.
Questi testi su bambini e orfani ri- tenerezza verso i suoi bambini e ravelano più d’ogni altro lo spirito con gazzini. «Questi orfanelli sono la mia
cui il servo di Dio padre Vismara evan- calamita, non saprei separarmi da loro
gelizzava, rispettando l’uomo, e benché sia un uomo vicino al traanche il bambino, nelle sue libere monto. Loro vivono perché io sono
vivo e io vivo per donare
scelte, nella sua matuloro il vivere. Siamo indirazione psicologica e
spensabili: io utile a loro,
nel cammino di fede.
I ragazzi sono la
loro necessari a me e ci
Clemente ripete spesso
vogliamo bene... Non
che “i ragazzi sono il
mia famiglia, i miei
duecento, ma duemila
tesoro del missionario”
genitori, tutti i miei
ne vorrei con me. Voi
e “il missionario è la vita
parenti, con loro
siete il mio futuro!».
dei ragazzi”. Questo
sono felice e di
«Poveri ragazzi, quanto
era il “metodo missiotutto risarcito.
sono poco curati e malnario” usato in passato
trattati! Come si fa a non
(in parte anche oggi) per
voler loro bene, crefondare la Chiesa in Birscono solo perché sono
mania: raccogliere
orfani e bambini abbandonati, handi- nati... Perdendo i genitori ricevono
cappati o ritardati o rifiutati dai villaggi per cibo percosse e per companatico
e dalla famiglia per mille motivi, edu- busse».
Era affezionato ai bambini, senza
carli, istruirli, farne dei buoni cittadini
chiedere nulla. Il suo metodo edue possibilmente buoni cristiani.
«Data la durezza dei vecchi e do- cativo era basato sull’amore gratuito,
cilità dei giovani, ho raccolto più ra- tenerissimo che vien fuori ad ogni mogazzi che ho potuto. Sono tutti mo- mento. Si mette sullo stesso piano dei
nelli, figli di pagani, con loro me la suoi piccoli, nonostante l’abisso crointendo così bene che mi son divenuti nologico, culturale, religioso, econecessari. Essi sono la mia famiglia, i nomico che c’era fra lui e loro; è anche
miei genitori, tutti i miei parenti, tutta lui un poveretto, un nullatenente, un
l’Italia intera; con loro non ho bisogno orfano che non ha più nessuno. Se un
di cercare altro affetto, con loro sono bambino gli dice che ha perso papà e
felice e di tutto risarcito. Altrettanto mamma, non ha più famiglia, lui repoi io sono per loro, credo». Così plica: «Anch’io sono come te, non ho
scriveva Clemente. Dai giovani nasce più nessuno. Vieni, ci vorremo bene».
La vera novità e testimonianza
la Chiesa. «Queste birbe, scriveva, divorano me, ormai grigio, mangian del evangelica di padre Vismara, nel
mio. Tutta la mia vita è spesa per loro. mondo pagano in cui è vissuto, è stata
“
”
CLEMENTE VISMARA
18
di amare senza pretendere di essere
amato, donare senza aspettarsi riconoscenza. U Sai Lane, testimone
buddhista al suo processo di canonizzazione e per trent’anni grande amico
di padre Vismara a Mong Ping, ha dichiarato: «Quando io gli dicevo:
“Padre Vismara, tu dai da mangiare a
tanti bambini, ma quando diventeranno grandi, loro non ti daranno
niente”; lui rispondeva: “Io faccio
queste cose non per me, ma solo per
Dio. Io lavoro per Dio. A me basta
amarli come li ama Dio. E se se ne andranno, non importa. Basta che siano
brave persone, che credono in Dio,
che pregano e cercano di essere
buoni”».
Clemente prendeva tutti,
pur che fossero bisognosi
Non si capisce padre Vismara,
come non si capiscono questi suoi rac-
conti, se non si parte dalla sua grande
fede in Cristo e nella missione della
Chiesa, che per lui non era un fatto intellettuale e astratto, ma molto concreto: una convinzione, un sentimento appassionato che si traduceva
nell’amore al prossimo più povero e
abbandonato che incontrava. Queste
pagine si leggono con interesse e
anche commozione. Clemente è
sempre originale, avventuroso,
poetico, sa trasfigurare le realtà più
miserabili fino a dar dignità alle
persone più umili. Bellissimo e commovente l’articolo in cui racconta che
un padre disperato gli vende la sua
piccolissima bambina, poi chiamata
Angiolina: la quale spunta da «un
mucchietto di cenci sudici e maleodoranti, ma nel mucchietto c’era
qualcosa che si muoveva da sé». Era
Angiolina. Amorevolmente allevata
ed educata dalle suore, ne viene fuori
La missione di Mong Lin dove padre Clemente operò dal 1924 al 1955.
19
CLEMENTE VISMARA
“una cuffia bianca di suora”. Eppure fugare la miseria, donare la speranza,
veniva «da un mucchietto di cenci! la vita».
Quand’è con i suoi piccoli, anche i
Cenci?! - commenta Clemente. più piccolini e ammalati, diventa il
Cenci siamo un po’ tutti».
Il servo di Dio amava tutti, non nonno affettuoso, ragiona con loro,
escludeva nessuno: l’uomo era al parla loro come se fossero adulti. Gli
centro della sua attenzione; l’uomo portano un bambino di pochi mesi
senza “se” e senza “ma”, in modo che gravemente denutrito; lui lo accoglie
parrebbe persin esagerato. Come e racconta: «A pizzico, a pizzico, gli
quando la sua carovana incontra per misi in bocca un cucchiaio di zucstrada i briganti che portano via tutto, chero. Non mi riuscì di farlo sorridere,
anche il cibo che avevano con sé per il manco a fargli il pizzicorino. Gli scenviaggio. Lui poi commenta: «Pove- devano le palpebre a metà bulbo degli
occhi, pareva un vecretti, anche loro avevachio senatore da Campino fame!».
doglio. Di bello aveva i
Possiamo dire che
Io vi attendo, radentini bianchi come
questi racconti sono il
gazzi, a braccia
l’avorio».
Vangelo incarnato nella
protese; andremo
«Sicuro, bimbo mio vita del servo di Dio,
pel mondo a rengli dico - la vita è seria,
quasi nuove parabole
ma questo non lo sapeva
del buon samaritano.
dere felici gli intua madre, come lo puoi
Ma non sono racconti di
felici.
sapere tu? A ogni modo
fantasia. Qui c’è un uola carestia per te è
mo, un eroe della prima
passata, soffrirai di
guerra mondiale (tre
medaglie) che, fattosi prete e missio- meno. Qui ci sono tre suore, ti faranno
nario, ha realizzato il comandamento da mamma. E per incominciare a farti
dell’amore datoci da Gesù. L’augurio star bene, domani, che è S. Marco, ti
è che si realizzi per tutti i devoti e i battezzerò e ti chiamerò Marco».
«Marco fu figlio di Dio per quattro
lettori di padre Vismara quello che lui
diceva del missionario: «È una mesi e mezzo, fu soldato di Cristo per
creatura fatta non per essere felice, ma un sol giorno, giacché gli amministrai
la S. Cresima; ora da tre giorni, vive
per rendere felici gli infelici».
In una lettera appassionata scritta beato in Paradiso. Riposa in pace,
per i ragazzi e i giovani che fre- Marco, riposa; tu hai sofferto tanto e
quentano il “Congressino missio- non lo sapevi. Mai né baci, né carezze
nario” del Pime a Milano nel set- sfioravano la tua pallida guancia. Una
tembre di ogni anno, li invita a seguirlo suora ti cullava e tu non lo sapevi. Mae scrive: «Io vi attendo, ragazzi, a ternamente una bianca mano di
braccia protese; andremo pel mondo vergine ti chiuse gli occhi e ti compose
a rendere felici gli infelici. Racco- nella bara e tu non t’accorgevi. Sei
glieremo tutti senza chiedere il nome, volato in Paradiso e non lo sapevi.
senza chiedere la fede, nulla chie- Prega per noi, Marco, prega per noi
deremo: a noi basta lenire il dolore, che ci par di sapere!».
“
”
CLEMENTE VISMARA
20
Non si può educare
se non si ama
Clemente aveva un bel carattere:
sempre sereno, fiducioso, ottimista.
Dava fiducia a tutti i suoi ragazzi, compresi i più discoli. Era sicuro che anche
dagli elementi più disastrati, che a
volte sembrano irrecuperabili, Dio
può trarre germi di Vangelo. Ci sono
dei racconti bellissimi, che mettono in
risalto la sua fiducia profonda nella capacità di redenzione dei suoi orfani,
che venivano da famiglie e da situazioni spesso assurde, disumane, intollerabili; non solo di povertà estrema,
ma anche di degradazione a causa
dell’oppio e della miseria estrema.
Clemente vedeva in tutti l’uomo, la
donna, creati da Dio “a sua immagine
e somiglianza”. Era un vero educatore
perché partiva da questa visione di
fede e di amore. I suoi racconti dimostrano in modo molto concreto
quanto diceva San Giovanni Bosco:
“Non si può educare senza amare”.
Dava la vita per i suoi “orfanelli” e
quindi era nella situazione migliore
per amarli, per condividere i loro pensieri e sentimenti, per capirli fino in
fondo.
Quando nella sua truppa c’è un ragazzo (“Ciau”) che lui stesso definisce
“proprio cattivo”, tutti dicono di lasciarlo perdere, è tempo perso tentare
di educarlo. Clemente ha pazienza e
confida nell’aiuto di Dio ma anche nei
sentimenti buoni che albergano in
ogni uomo. Lo tratta bene, se lo fa
amico, rispetta la sua dignità e libertà e
ha poi la consolazione di vedere che
anche Ciau (“proprio cattivo”) è
capace di un grande gesto di generosità e di amore verso il missionario.
21
CLEMENTE VISMARA
Quando Clemente è ammalato e so- cinque figli e sono disperato perché
spira di avere un po’ di limoni, ma a non so come fare a dar loro da manMongping non si trovano, Ciau scappa giare”, lui rispondeva sorridendo:
e va di corsa a sei chilometri di distanza “Guarda me, ho duecento figli, gli
dove c’è una coltivazione di limoni, orfani, e sono sempre contento. Se hai
per portargliene un tascapane pieno. fiducia in Dio devi essere sempre conIl maestro lo prende a scapaccioni tento”. Sapeva come rendere conperché è scappato e gli dice che il mis- tenti i bambini e faceva di tutto per
renderli contenti, persionario gli darà il resto.
ché li amava molto».
Ma Ciau dice a Vismara:
L’amore di Clemente
«- Battimi pure, ma io
Guarda me, ho
per i bambini e le bambii limoni li ho qui, e sono
duecento figli, gli
ne orfani o abbandonati
andato a prenderli per
si manifesta soprattutto
te.
orfani, e sono semnel fatto che ne voleva
- Dove li hai presi?
pre contento.
molti, prendeva tutti
- Sulla pianta».
quelli che gli erano ofFrancesco Aiko, cateferti; non solo, ma quanchista che è stato trent’anni con Clemente a Mongping, ha do alcuni degli orfani andavano nei
dato questa testimonianza al processo loro villaggi nel periodo di vacanza
diocesano: «Padre Vismara era un diceva loro di non tornare da soli, ma
uomo veramente buono, non faceva di portare qualcun altro con sé. Suor
preferenze per nessuno, per lui non Battistina mi ha detto che a volte
c’erano i ricchi e i poveri, ma trattava diceva a Clemente: «Padre, non
tutti allo stesso modo. Sapeva fare una prenda più ragazzi e ragazze, ne abcarità intelligente, perché chiedeva biamo già troppi». Lui le chiedeva:
sempre qualche soldo per educare al «Oggi ha mangiato?» e lei rispondeva
valore delle cose, ma a chi era vera- di sì. «Allora stia tranquilla che
mente povero e impossibilitato a dare mangerà anche domani». Quando
anche quel piccolo segno di rinunzia, tornava da qualche visita ai villaggi sui
padre Vismara dava senza chiedere monti, il servo di Dio andava da Battinulla e questi riceveva tutto quello di stina e le diceva: «Superiora, ho qui un
bel regalo per lei». «Non voglio i suoi
cui aveva bisogno.
Tutti, anche i pagani, dicevano che regali», diceva la suora, che così conpadre Vismara era “molto buono” e tinua: «Ma lui me li faceva lo stesso ed
venivano a chiedermi dov’era erano sempre orfani, emarginati,
“l’uomo bravissimo dalla lunga bambini deformi, vecchie sdentate,
mendicanti, oppiomani, ladri scacbarba”.
Padre Vismara accoglieva tutti ciati dai villaggi (a volte gli tagliavano
senza rimandare mai nessuno, fossero un dito per punizione), anche famiglie
anche musulmani, indù o buddhisti: che fuggivano dalle zone di guerra o
tutti erano amici per lui. Quando occupate dai comunisti, senza nulla.
qualcuno veniva a dirgli: “Padre, ho Insomma, tutti i rifiuti della società».
“
”
CLEMENTE VISMARA
22
Beato perché
straordinario nell’ordinario
Milano: il giorno della Beatificazione di padre Clemente.
M
Milano 26 giugno 2011. Padre Clemente Vismara (1897-1988) è Beato.
Missionario del Pime (Pontificio
Istituto Missioni Estere), vive per 64
anni in Birmania, nelle foreste e nelle
montagne, accogliendo orfani, lebbrosi, vedove, introducendo nuove
colture agricole e tecniche di sviluppo, facendo nascere la Chiesa fra i
non cristiani.Un uomo di fede profonda e un grande scrittore. Quando
compie i sessant’anni di missione, la
conferenza episcopale lo proclama
“Patriarca della Birmania”.
La grande guerra e
la partenza per la missione
Nato ad Agrate Brianza nel 1897,
partecipa come fante di trincea alla
prima guerra mondiale, alla fine della
quale è sergente maggiore con tre medaglie al valor militare. Capisce che “la
vita ha valore solo se la si dona agli
altri”, diventa sacerdote e missionario
del Pime nel 1923 e parte per la Birmania. Dopo sei mesi in casa del vescovo per imparare l’inglese, è destinato a Kengtung, territorio forestale,
23
CLEMENTE VISMARA
montuoso, quasi inesplorato e abitato
da tribali, ancora sotto il dominio di un
re locale patrocinato dagli inglesi. In
14 giorni a cavallo arriva a Kengtung,
tre mesi di sosta per imparare
qualcosa delle lingue locali e poi il superiore della missione in sei giorni a
cavallo lo porta a Monglin, la sua
ultima destinazione ai confini tra Laos,
Cina e Thailandia.
L’educazione degli orfani e
degli abbandonati
In 32 anni (tra l’altro prigioniero dei
giapponesi durante la seconda guerra
mondiale), padre Clemente fonda dal
nulla tre parrocchie: Monglin, Mong
Phyak e Kenglap.Vive con tre orfani in
un capannone di fango e paglia. Il suo
apostolato è girare i villaggi dei tribali a
cavallo, piantare la sua tenda e farsi
conoscere: porta medicine, estrae i
denti che fanno male, si adatta a vivere
con loro, al clima, ai pericoli, al cibo,
riso e salsa piccante, la carne se la procurava con battute di caccia. Fin dall’inizio porta a Monglin orfani e bambini
abbandonati per educarli. In seguito
fonda un orfanotrofio che ospiterà
fino a 250 orfani e orfane. Oggi è invocato “protettore dei bambini”.
La nascita della cristianità e
la promozione umana
Una vita poverissima. «Qui è peggio
che quando ero in trincea sull’Adamello e il Monte Maio, ma questa
guerra l’ho voluta io e debbo combatterla fino in fondo con l’aiuto di Dio.
Sono sempre nelle mani di Dio». A
poco a poco nasce una cristianità,
vengono le suore di Maria Bambina ad
aiutarlo, fonda scuole e cappelle, officine e risaie, canali d’irrigazione, inCLEMENTE VISMARA
segna la falegnameria e la meccanica,
costruisce case in muratura e porta
nuove coltivazioni, il frumento, il granoturco, il baco da seta, la verdura
(carote, cipolle, insalata... “il padre
mangia l’erba” dice la gente). Soprattutto fonda la Chiesa in un angolo di
mondo dove non ci sono turisti ma
solo contrabbandieri d’oppio,
stregoni e guerriglieri di varia estrazione; porta la pace e stabilizza sul territorio le tribù nomadi che, attraverso
la scuola e l’assistenza sanitaria, si
elevano e oggi hanno medici e infermiere, artigiani e insegnanti, preti e
suore, autorità civili e vescovi. Non
pochi si chiamano Clemente e Clementina.
La fondazione
di una nuova missione
Nel 1956, dopo aver fondato la cittadella cristiana di Monglin e convertito una cinquantina di villaggi al
cristianesimo, il vescovo lo sposta a
Mongping, a 250 chilometri da
Monglin nella sterminata diocesi di
Kengtung, dove deve cominciare da
zero. Clemente scrive a un suo fratello: «Obbedisco al vescovo perché
capisco che se faccio di testa mia
sbaglio».
A sessant’anni incomincia una nuova
missione e anche qui fonda la cittadella cristiana di Mongping, una seconda parrocchia a Tongtà e lascia
altri cinquanta villaggi cattolici. Muore
il 15 giugno 1988 a Mongping ed è sepolto vicino alla chiesa e alla Grotta di
Lourdes da lui costruite.
Padre Clemente diventa Beato
In vita non fa miracoli, non ha visioni o rivelazioni, non è un mistico e
24
nemmeno un teologo, non compie
grandi opere né emerge per qualità o
carismi straordinari. È un missionario
come tutti gli altri, tant’è vero che
quando nel Pime si discute di iniziare
la sua causa di beatificazione, qualche
suo confratello della Birmania dice:
«Se fate Beato lui, dovete fare beati
anche tutti noi che abbiamo fatto la
sua stessa vita».
Racconta Piero Gheddo: «Nel
1993 sono andato a Kengtung con due
missionari che erano stati con Clemente in Birmania e abbiamo chiesto
al vescovo: “Perché vuol fare beato
padre Clemente?”. Ha risposto: “Abbiamo avuto tanti santi missionari del
Pime che hanno fondato la diocesi,
compreso il primo vescovo monsignor
Erminio Bonetta, ancora ricordato
come un modello di carità evangelica,
e altri il cui ricordo è vivo. Ma per
nessuno di essi si sono verificati questa
devozione e questo movimento di
popolo per dichiararli santi, come per
padre Vismara. In questo io vedo un
segno di Dio per iniziare il processo informativo diocesano».
Straordinario nell’ordinario
Dice un suo confratello: “Vismara
era straordinario nell’ordinario”. A ottant’anni ha lo stesso entusiasmo per
la sua vocazione di prete e missionario, sereno e gioioso, generoso con
tutti, fiducioso nella Provvidenza, un
uomo di Dio pur nelle tragiche situazioni in cui vive. Ha una visione avventurosa e poetica della vocazione missionaria, che lo rende personaggio
affascinante attraverso i suoi scritti,
forse il missionario italiano più conosciuto del Novecento.
La sua fiducia nella Provvidenza è
proverbiale. Non fa bilanci, né preventivi, non conta mai i soldi che ha. In
un paese in cui la maggioranza della
gente in alcuni mesi dell’anno soffre la
fame, Clemente dà da mangiare a
tutti, non rimanda mai nessuno a mani
vuote. I confratelli del Pime e le suore
di Maria Bambina lo rimproverano di
prendere troppi bambini, vecchi, lebbrosi, handicappati, vedove, squilibrati. Clemente dice sempre: “Oggi
abbiamo mangiato tutti, domani il Signore provvederà”. Si fida della Provvidenza, ma scrive ai benefattori di
mezzo mondo per avere aiuti e collabora con articoli a varie riviste. Le
sue serate le spende scrivendo al lume
di candela lettere e articoli (Piero
Gheddo raccoglierà più di 2000
lettere e 600 articoli). Gli scritti di
padre Vismara, poetici, avventurosi,
infiammati di amore per i più poveri,
suscitano numerose vocazioni sacerdotali, missionarie e religiose non solo
in Italia.
Morto a 91 anni
senza essere invecchiato
Ricorda ancora Piero Gheddo:
«L’ho visitato in Birmania nel 1983, a
86 anni era ancora parroco a
Mongping. Volevo intervistarlo sulle
sue avventure e mi diceva: “Lascia
perdere il mio passato che ho già raccontato tante volte. Parliamo del mio
futuro”... Come diceva un confratello: “È morto a 91 anni senza mai
essere invecchiato”. Aveva conservato l’entusiasmo dei primi tempi
per la sua missione».
(Note raccolte da Edieffe
dal sito Asianews)
25
CLEMENTE VISMARA
26
Monsignor Guido Maria Conforti
Biografia
Parma, 22 settembre 1888: G.M. Conforti sacerdote novello.
G
Guido Maria Conforti (Casalora di
Ravadese, 30 maggio 1865 - Parma, 5
novembre 1931) è stato un arcivescovo cattolico italiano, fondatore
della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere (Saveriani):
nel 1996 è stato dichiarato beato da
papa Giovanni Paolo II.
Ottavo dei dieci figli di Rinaldo,
agricoltore benestante, e Antonia
Adorni, nacque a Casalora, una frazione di Ravadese, oggi nel Comune
di Parma. A Parma compì tutti i suoi
studi, dapprima presso la scuola dei
Fratelli delle Scuole Cristiane, poi
presso il Seminario Diocesano, allora
diretto da mons. Andrea Carlo Ferrari.
Intenzionato a dedicarsi all’attività
27
GUIDO MARIA CONFORTI
missionaria, si rivolse ai Gesuiti e ai Salesiani ma, anche a causa di alcuni disturbi neurologici che lo affliggevano
(epilessia, sonnambulismo), tutti respinsero la sua domanda. Venne ordinato sacerdote il 22 settembre 1888
nel santuario di Fontanellato. Nel
1895 venne nominato Vicario generale della Diocesi.
Non dimenticando la sua vocazione
iniziale, il 3 dicembre 1895 fondò l’Istituto emiliano per le missioni estere,
volto alla formazione del clero missionario. Fu ufficialmente approvato dal
vescovo il 3 dicembre 1898 come
“Congregazione di San Francesco Saverio per le missioni estere”; alla congregazione venne affidata particolarmente l’evangelizzazione della Cina
e, nel 1901, durante la rivolta dei
Boxer, venne ucciso anche Caio Restelli, il primo saveriano a subire il martirio. Il 20 novembre 1920 la Congregazione per l’evangelizzazione dei
popoli approvò definitivamente le
Costituzioni della Società ed il 24 ottobre 1921 il Prefetto della Congregazione nominò Conforti, in quanto fondatore, Superiore Generale dei
Saveriani vita natural durante.
Il 9 giugno 1902 papa Leone XIII lo
nominò arcivescovo di Ravenna e
Conforti ricevette l’ordine episcopale
il 12 luglio successivo; pochi anni
dopo (1904) fu trasferito da papa Pio X
GUIDO MARIA CONFORTI
alla sede titolare di Stauropoli e venne
nominato Coadiutore della diocesi di
Parma e succedette al vescovo Francesco Magani il 12 dicembre 1907, divenendo il 65o Vescovo di Parma. Fu
fondatore, con il missionario del PIME
Paolo Manna, dell’Unione Missionaria del Clero (approvata da Benedetto XV nel 1918).
Il 12 aprile 1912 ordinò nella cattedrale di Parma Luigi Calza, il primo saveriano chiamato al ministero episcopale, nominato Amministratore
apostolico di Chengchow, in Cina: nel
1928 Conforti si recò anche a visitare
le missioni saveriane nella regione
cinese dell’Henan.
Attualmente le sue spoglie riposano
presso il Santuario a lui dedicato nella
cappella dell’Istituto Missioni Estere
da lui stesso fondato.
Giovanni Paolo II lo ha beatificato il
17 marzo 1996 in quanto alla sua intercessione era stata attribuita la guarigione nel 1965 in Burundi di Sabina
Kamarizada, all’epoca dodicenne, da
un cancro pancreatico: durante la
stessa cerimonia venne beatificato
anche Daniele Comboni. Il 10 dicembre 2010 Benedetto XVI ha dato il
via libera alla canonizzazione, che
avrà luogo il 23 ottobre 2011.
Memoria liturgica il 5 novembre.
28
(da Wikipedia)
Un nuovo Santo per il nostro tempo
– di padre Gabriele Ferrari –
G.M. Conforti arcivescovo di Parma, dal 1907 al 1931.
29
GUIDO MARIA CONFORTI
I
Il 10 dicembre Benedetto XVI ha ri- in Asia (Giappone, Indonesia, Banconosciuto ufficialmente la verità del gladesh, Filippine, Taiwan e Cina)
miracolo ottenuto per l’intercessione oltre che in Europa (Italia, Spagna e
del Beato Guido M. Conforti e ha Gran Bretagna) e in America settendeciso di procedere alla sua canoniz- trionale (USA). Lo scopo unico della
zazione. La data è stata fissata il Congregazione di Mons. Conforti è
prossimo 23 ottobre 2011, Giornata quello di annunciare il Vangelo e di
Missionaria Mondiale. Non c’è bi- fare del mondo una sola famiglia di
sogno che i Missionari Saveriani di- figli di Dio.
chiarino la loro gioia e soddisfazione
Per noi Missionari Saveriani non ci
nel vedere riconosciuta
poteva essere un regalo
la santità di Colui che,
di Natale più prezioso e
non potendo diventare
più bello di questa decimissionario, si è impesione del Papa di
Lo scopo unico è
gnato con tutte le sue
iscrivere Mons. Conquello di annunenergie spirituali e le riforti, beatificato nel
ciare il Vangelo e di
sorse materiali a sua di1996, nell’albo dei
fare del mondo una
sposizione per fondare
Santi. Già si sta metsola famiglia di figli
una famiglia di mistendo in moto la macdi Dio.
sionari da inviare nel
china organizzativa per
mondo in obbedienza
celebrare degnamente
al comando di Cristo:
la canonizzazione del
«Andate nel mondo
Fondatore. Ma la cosa
intero e predicate il Vangelo a ogni più impegnativa per noi, suoi figli, è
creatura». Nel 1895 quando non l’impegno a fare di questo momento
aveva che trent’anni ed era ancora un di grazia l’occasione per crescere nella
giovane insegnante e formatore del somiglianza a nostro Padre, di diSeminario diocesano di Parma, Guido ventare santi come lui, facendo della
M. Conforti ebbe il coraggio di nostra vita un annuncio vivente del
pensare di dare vita a una Congrega- Vangelo, pronti ad andare ovunque ci
zione missionaria che aveva allora sia ancora qualcuno che non conosce
come orizzonte la lontana e immensa Gesù Cristo. Alla fierezza di essere figli
Cina che per più di cinquant’anni fu di questo nuovo Santo e, nello stesso
l’unico campo di lavoro dei Missionari tempo, alla coscienza di essere ancora
Saveriani. Dopo la definitiva chiusura lontani da questa somiglianza, vordi questa Nazione all’azione missio- remmo che corrispondesse la ferma
naria nel 1954, i figli di Mons. Conforti decisione di “mettercela tutta” per
si sono dispersi nel mondo ed oggi si essere degni di tanto Padre.
trovano in Africa (Sierra Leone, Cameroun, Ciad, Repubblica Demo- Il senso di questa canonizzazione
Noi ci chiediamo anche quale sia il
cratica del Congo, Burundi e Mozambico) in America Latina messaggio che questa canonizzazione
(Amazzonia nel Nord del Brasile e offre alla Chiesa universale, perché
Brasile del Sud, Colombia e Messico) e siamo convinti che non avrebbe senso
“
”
GUIDO MARIA CONFORTI
30
procedere a un simile atto, se questo
avesse come scopo la gloria e la glorificazione della Congregazione. Il rischio di farne un’occasione di trionfalismo e di autocelebrazione non è da
escludere. Bisogna anzi vegliare che
questo non avvenga. In realtà non è
necessaria una dichiarazione di
santità di una persona, se essa è santa
che tale non diventerebbe, se non lo
fosse, per il fatto di essere dichiarata
tale.
Noi però siamo convinti che c’è
qualcosa d’altro per cui vale la pena
che mons. Conforti sia elevato alla
gloria degli altari. È il messaggio o,
meglio, la provocazione e la sfida che
questa canonizzazione offre al mondo e alla chiesa di oggi. Mons. Conforti, al momento di concepire quello
che lui chiama appunto il suo “audace
disegno” di dar vita a una congregazione di missionari, era un semplice
sacerdote, di poca salute, impegnato
nel ministero diocesano.
Tutto sembrava sconsigliargli di
procedere in quella direzione. Era un
tempo in cui la Chiesa in Italia, e non
solo quella di Parma, aveva bisogno di
sacerdoti, era un tempo di difficoltà
sociali che chiedevano un supplemento di impegno nella formazione
delle comunità cristiane. Egli stesso,
proprio mentre i primi suoi missionari
Parma, 1898-1899: G.M. Conforti (al centro) tra i suoi alunni missionari, nella prima sede
dell’Istituto saveriano.
31
GUIDO MARIA CONFORTI
partivano per la Cina e iniziavano il mensioni, locale e universale, della
loro ministero, venne tolto dalla dire- Chiesa e della missione. Anzi, che esse
zione dell’Istituto nascente, da Leone erano tra loro intimamente legate
XIII che lo inviò come Arcivescovo a come più tardi dirà Giovanni Paolo II
reggere la Chiesa di Ravenna. Dopo in Redemptoris missio n. 34: «I confini
soli tre anni dovette rinunciare alla fra cura pastorale dei fedeli, nuova
carica per una grave forma di deperi- evangelizzazione e attività missiomento fisico che lo stava portando alla naria specifica non sono nettamente
tomba. Dopo qualche anno di cura a definibili, e non è pensabile creare tra
Parma, nei quali riprese, quanto di esse barriere o compartimentipoteva, la cura diretta del suo Istituto, stagno. (...) Senza la missione ad
fu di nuovo chiamato dal Papa Pio X ad gentes la stessa dimensione missioessere vescovo di Parma dove rimase naria della chiesa sarebbe priva del
suo significato fondafino alla sua morte avmentale e della sua atvenuta nel 1931 a 66
tuazione esemplare».
anni.
È importante e urInfatti
l’esperienza
Conforti spese dunmostra che esiste «una
que la maggior parte
gente che le chiese
reale e crescente interdidella sua vita come vedi antica origine ripendenza tra le varie atscovo di queste due
mangano aperte
tività salvifiche della
chiese in Italia, ma sepalla missione ad
chiesa: ciascuna influipe coniugare, e non sogentes.
sce sull’altra, la stimola e
lo mettere insieme, la
la aiuta. Il dinamismo
cura per la propria diomissionario crea scamcesi con quella della
bio tra le chiese e orienta
missione universale.
Ravenna, Parma e la Cina furono per verso il mondo esterno, con influssi
lui un unico amore cui dedicò tutto se positivi in tutti i sensi».
Anche oggi c’è bisogno di una vistesso senza togliere nulla né alla missione globale della missione e il Consione né alla cura della diocesi.
Guido M. Conforti aveva com- forti ci ricorda che solo l’apertura alla
preso, prima ancora che questo di- missione ci salva dal rischio di nauventasse con il Concilio Vaticano II fragare nei problemi della nostra
dottrina comune, che la missione Chiesa del nostro paese. È quindi imdella Chiesa era una sola, sia che essa si portante e urgente che le chiese di
svolgesse a Parma o in Cina. Aveva antica origine rimangano aperte alla
capito anche che dal fervore missio- missione ad gentes, perché proprio in
nario della chiesa di Parma dipendeva un tempo di facile comunicazione
il benessere della comunità cristiana come è il nostro, corriamo il rischio di
in Cina e, viceversa, che dalla qualità rimanere intrappolati nei problemi indella vita cristiana in Cina sarebbe terni alla chiesa, legati per esempio
venuto uno stimolo per la fede della alla mancanza di clero, alla ristrutturaChiesa in Italia. Era per lui chiaro che zione della pastorale, all’indifferenza
non si potevano separare le due di- religiosa ecc. Ma questo messaggio è
“
”
GUIDO MARIA CONFORTI
32
rivolto anche alla società civile che rischia di subire forme di particolarismo
e di chiusura nei confronti degli altri
precludendosi la possibilità di ricevere il contributo che questi ultimi
possono darci e rimanendo prigioniera di crisi identitarie molto pericolose. Mons. Conforti richiama tutti
all’importanza di tenere aperti gli orizzonti e di respirare a pieni polmoni
l’aria del mondo intero. Le scelte e il
comportamento ecclesiale di mons.
Conforti brilleranno davanti ai nostri
occhi con il fascino della santità, per
farci uscire dall’indifferenza per i problemi degli “altri”, di coloro che non
sono della nostra chiesa o della nostra
patria, per superare ogni campanilismo e per protenderci, invece, verso
l’orizzonte del mondo e della storia,
pronti a pagare di persona le spese di
questa apertura missionaria universale.
La sua canonizzazione farà comprendere che la missione è ancora un
compito attuale da svolgere oggi con
intelligenza, coraggio e creatività,
come egli seppe fare all’inizio del
secolo sorso. Questa capacità di
parlare anche oggi, è la ragion d’essere
di questa canonizzazione, come di
tutte, questa è la sfida che ci viene
dalla contemplazione da questo
nuovo Santo.
33
GUIDO MARIA CONFORTI
Spirito missionario,
conversione totale, fratello universale
– di Padre Guglielmo Camera (postulatore) –
Parma, 1908: G.M. Conforti entra solennemente nella cattedrale.
G
Guido Maria Conforti è il fondatore
della Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere (Missionari
Saveriani), già beato è prossimo alla
canonizzazione. A padre Guglielmo
Camera, postulatore, abbiamo
chiesto di parlarci del beato e dell’attualità della sua figura nella Chiesa e
GUIDO MARIA CONFORTI
nel mondo di oggi.
Spirito missionario. «La cosa che
più attira nel beato Guido Maria Conforti è che Gesù Cristo è in lui una
realtà viva - afferma padre Camera -.
Gesù è venuto al mondo per incontrare tutta l’umanità, ma non è un’umanità disincarnata, per cui questo in-
34
contrare l’umanità è una conversione
radicale alla fraternità» è un impegno a
«fare del mondo una famiglia, che rispetti in pieno la solidarietà e l’umanità».
Mons. Conforti, pur non essendo
mai stato in missione, «sentì l’urgenza
di fondare un istituto missionario, i saveriani, perché Gesù Cristo fosse
portato in tutto il mondo». Infatti,
«Guido Maria Conforti è uno dei protagonisti della rinascita dello spirito
missionario nella Chiesa tra la metà
del XIX e la prima parte del XX secolo».
Il prossimo santo, secondo il postulatore, ha «una visione completa e armonica della persona e del fatto che
Cristo non è un’appendice dell’umanità, ma ha preso il cuore dell’umanità. Anche l’istituzione dei saveriani vuol essere una forma di
annuncio perché è formata da fratelli
che si vogliono bene e la carità è il
centro della regola che il beato ha dato
ai suoi missionari». Conversione
totale. Il compito dell’annuncio per
mons. Conforti «appartiene a tutti i cristiani. Non per niente - sottolinea
padre Camera - diventa co-fondatore,
con il beato padre Paolo Manna, dell’Unione missionaria del clero che ha
come scopo di suscitare nel popolo di
Dio l’interesse per Gesù Cristo. Insomma, la Chiesa non è missionaria
solo nei vescovi, nei sacerdoti, ma i sacerdoti devono essere stimolo, animatori della missione di tutta la
Chiesa».
A giudizio del postulatore, «Conforti è di grande attualità perché
prende sul serio ciascun cristiano e
vuole che tutti siano testimoni di fede
per fare del mondo una fraternità, il
Regno di Dio». Così la missione di annunciare Cristo «parte dalla testimonianza dove si è». Mons. Conforti per
primo vuole dare questa testimonianza «organizzando l’intelligenza,
la volontà, l’emotività, i sentimenti in
appoggio e in armonia con l’annuncio
e la presenza di Cristo in lui. La sua
santità - osserva padre Camera - consiste soprattutto in questo: il missionario, come ciascun cristiano, deve
essere copia fedele di Cristo». Fratello
universale. «I saveriani nel mondo racconta il postulatore - sono circa
900, presenti in 19 nazioni e in quattro
continenti (Asia, Africa, America,
Europa). Per noi saveriani questa canonizzazione vuol dire la bontà dell’azione missionaria oggi. Gesù è ancora
vivo oggi e continua a camminare attraverso di noi. Gesù vuole arrivare in
tutto il mondo: il Vangelo è sempre di
grande attualità. E Conforti è un padre
che ci segue dal cielo, ricordandoci
che la missionarietà della Chiesa
chiama tutti affinché Cristo diventi fratello e ispiratore di tutta l’umanità».
«Noi riteniamo - aggiunge padre
Camera - che Conforti sia un modello
per la Chiesa intera. Come postulatore
posso dire di tanti miracoli fatti in tutto
il mondo: quello della beatificazione
è arrivato in Burundi, in Africa, e
quello della canonizzazione in
Brasile, in America Latina. Conforti è
diventato un fratello universale». «Io
stesso - conclude il postulatore - ho
spedito centomila rosari missionari in
tutto il mondo perché ho accolto il
messaggio di Conforti di fare del
mondo una famiglia, portando con
Maria, Gesù al mondo attraverso il rosario».
35
GUIDO MARIA CONFORTI
La passione dell’annuncio
– di Matteo Liut –
Cina 1928,
G.M. Conforti
in mezzo
ai cristiani,
con a fianco
il vescovo
Luigi Calza.
N
Nei suoi motti - “In Omnibus
Christus e “Caritas Christi urget nos” si riassumono la sua spiritualità e il carisma missionario. Guido Maria Conforti è fra i protagonisti del rinnovamento della coscienza e della azione
missionaria della Chiesa fra XIX e XX
secolo. Nato a Casalora di Ravadese
(Parma) il 30 marzo 1865, entrato in
GUIDO MARIA CONFORTI
seminario a 11 anni, giunto al sacerdozio nel 1888 nonostante i problemi
di salute - che però gli precludono la
via della missione - nel 1895 fonda la
Congregazione di San Francesco Saverio per le Missioni Estere (Saveriani);
nel 1899 invia in Cina i primi due missionari. Nel 1902 è arcivescovo di Ravenna, ma nel 1904 lascia l’incarico
36
ancora a causa della salute. Nel 1907
Pio X lo nomina vescovo di Parma. Nel
1916 collabora alla nascita della Pontificia Unione Missionaria del clero di
cui è il primo presidente. Invia altri
missionari in Cina dov’egli stesso si
reca nel 1928. Muore a Parma il 5 novembre 1931. Viene beatificato il 17
marzo 1996.
Vescovo di Parma,
pastore globale
“La santità, energia missionaria”
Un santo per il mondo intero, un
modello di vita cristiana pienamente
realizzata e un pastore che ha saputo
mettersi al servizio della Chiesa universale. Per tutta la famiglia saveriana,
che oltre alla congregazione maschile
e quella femminile, vede la presenza
anche di un nutrito laicato, la canonizzazione di Guido Maria Conforti - che
fu vescovo di Parma, oltre che fondatore dei Saveriani - sarà l’occasione
per riscoprire il cammino verso la
santità come forma più alta di missione. E nel campo dell’annuncio “ad
gentes” oggi le sfide sono numerose.
Come ricorda padre Rino Benzoni,
superiore generale della Pia Società di
San Francesco Saverio per le Missioni
Estere, congregazione presente in 18
Paesi con circa 800 religiosi. «Ci
stiamo preparando perché questo
evento non sia solo un fatto celebrativo ma anche di crescita spirituale
per noi, per la Chiesa italiana e per la
Chiesa universale. Stiamo lavorando
perché la canonizzazione del nostro
fondatore diventi un momento di ripresa spirituale del carisma e della
missionarietà. In questo stiamo coinvolgendo le Chiese locali dei Paesi
dove operiamo. Inoltre, per la vigilia
G.M. Conforti al ritorno dalla visita in Cina,
in treno sulla Transiberiana, 1928.
dell’evento, prevediamo una giornata
di festa, preghiera e preparazione assieme alle congregazioni fondate da
don Luigi Guanella e da Bonifacia Rodríguez de Castro». Nella lettera inviata a tutte le comunità saveriane,
poi, Benzoni lancia l’invito «a vivere
l’evento come un’occasione preziosa
per approfondire la figura di Conforti,
soffermandosi in particolare sul valore
della sua santità. Ricordiamo, infatti,
che proclamare la santità di un religioso significa proporre a tutta la
Chiesa un modello di vita cristianamente realizzata».
Per i Saveriani, poi, la canonizzazione si inserisce in un cammino avviato da tempo di riscoperta della
chiamata alla santità: «Ci aiuterà a
comprendere a fondo che “il vero missionario è il santo”, come più volte ha
ricordato il Papa in questi anni». Oggi
la missione sta ripensando se stessa,
sia per il mutato contesto mondiale,
sia per il mutamento della situazione
vocazionale, che vede, come in molte
37
GUIDO MARIA CONFORTI
famiglie religiose, l’aumento dei con- segue - era già di Conforti, ma venne
sacrati provenienti da Asia, Africa e realizzato dopo la sua morte nel 1945
America Latina: «Questo ci pone dal saveriano padre Giacomo Spanuove sfide - nota padre Benzoni -: la gnolo e dalla madre Celestina
Bottego».
Questo
multiculturalità e l’inevento, nota suor Berterculturalità
ritacchini, «ci aiuterà a riguardano, ad esempio,
La chiamata alla
lanciare la dimensione
gli stessi religiosi. A ciò si
missione è dispirituale della nostra
unisce un nuovo imventato patriopera in un momento in
pegno nell’inculturacui, cominciando a
zione del Vangelo, che
monio comune.
sentire la mancanza di
non è più letto solo atforze, dobbiamo riqualitraverso gli occhi occificare le nostre predentali e offerto agli altri
Paesi, ma è chiamato a incarnarsi in senze». Grazie anche al Vaticano II,
tutte le culture. Ci sono poi le nuove nota la vicaria riflettendo sull’attualità
del carisma di Conforti, «la chiamata
frontiere del dialogo».
Festa anche tra le Missionarie Save- alla missione è diventato patrimonio
riane, come nota suor Giordana Ber- comune, ma Conforti è stato un anticitacchini, vicaria generale della Società patore, perché con la sua vita ha reaMissionaria di Maria, circa 250 reli- lizzato quell’universalità cui sono
giose in una quarantina di comunità di chiamati tutti i battezzati e i vescovi in
11 Paesi diversi. «Anche se il nuovo maniera particolare». Saveriani e Sasanto non è stato direttamente il veriane, d’altra parte, proprio attranostro fondatore noi ci sentiamo verso la consacrazione, sono un segno
legate a lui e alla sua eredità», sotto- esplicito della chiamata universale allinea la religiosa. «Il desiderio di l’annuncio del Vangelo.
(dal sito: www.saveriani.com)
fondare un ramo femminile - pro-
“
”
GUIDO MARIA CONFORTI
38
Dentro l’Italia,
guardando al mondo
– di Giorgio Bernardelli –
A San Lazzaro
Parmense,
il 30 maggio 1926.
Q
Quando la Chiesa proclama santo il
fondatore di un ordine religioso c’è
sempre un rischio: quello di considerare questo gesto un fatto in
qualche modo “dovuto”. I suoi religiosi hanno fatto tante cose pregevoli,
dunque è giusto onorarlo. Ebbene, se
questo atteggiamento non è mai
quello che guida la Congregazione
per le cause dei santi, sarebbe doppiamente sbagliato utilizzarlo per la
figura del beato Guido Maria Conforti,
il fondatore dei missionari saveriani,
per il quale ieri (10 dicembre 2010),
con la firma da parte del Papa del decreto sul miracolo, si è aperta la strada
39
GUIDO MARIA CONFORTI
che porterà nel giro di pochi mesi alla
canonizzazione. Non certo perché
questa famiglia religiosa di cose straordinarie ai quattro angoli del mondo
non ne abbia fatte: dall’Indonesia al
Brasile, dalla repubblica democratica
del Congo al Messico, i missionari e le
missionarie saveriane continuano a
donare la loro vita per il vangelo, accanto a popolazioni che spesso sono
dimenticate da tutti. E quanto nel
mondo siano un volto dell’Italia vera
(quella che sta tra la gente e non nei salotti) lo sanno bene le migliaia di
persone che nel nostro Paese ascoltano con amicizia le loro testimonianze quando rientrano a casa, sostengono i loro progetti di sviluppo,
partecipano ai loro cammini di animazione, si lasciano interpellare dalle
loro riviste e proposte culturali. Ma se
ci fermassimo qui - appunto - sarebbe
ancora troppo poco. Perché la santità
è sempre qualcosa che è chiamata a
scuoterci, più che a rassicurare. E
allora la vera sfida è fare i conti proprio
con la figura dell’arcivescovo Guido
Maria Conforti.
Accettando realmente che questo
miracolo ottenuto per la sua intercessione sia un segno dei tempi che interpella la chiesa italiana di oggi. Perché a
leggerla bene la vita del fondatore dei
saveriani è una bella provocazione
per questo nostro tempo che parla
molto di globalizzazione, ma fa una
gran fatica a vivere l’universalità.
Nell’Italia di fine Ottocento, Conforti sognava di partire per annunciare
il vangelo agli estremi confini del
mondo; ma non poté farlo per la sua
salute fragile. Quell’ideale, però, era
GUIDO MARIA CONFORTI
troppo grande per rinunciare e allora nel 1895 - fondò una congregazione
cui diede il nome di san Francesco Saverio, il grande missionario. Ma anche
l’Italia di quegli anni aveva bisogno di
testimoni del vangelo e quel sacerdote
- che guardava lontano, ma non era affatto indifferente a ciò che accadeva
accanto a lui - non passò inosservato.
Così divenne arcivescovo prima a Ravenna e poi a Parma, dove guidò la
diocesi per venticinque anni. Però nel
1916 - mentre ancora in Europa infuriava la tragedia della guerra - non
mancò di invitare Benedetto XV, una
volta terminato il conflitto, a rilanciare
l’invito missionario “andate in tutto il
mondo...”.
E nel 1919 il Papa scrisse la lettera
apostolica Maximum illud, pietra miliare della storia della missione.
Dentro l’Italia fino in fondo, ma con
un cuore capace di abbracciare davvero il mondo: questo è lo stile di vita e
il messaggio che Guido Maria Conforti
ha da trasmettere al nostro tempo. Ricordandoci che la missione “ad
gentes” non è un compito superato
per il cristiano di oggi. E che se anche
“c’è tanto da fare qui”, donare dei
propri figli alla testimonianza del
vangelo in Paesi lontani per la chiesa
italiana non è affatto un lusso. Guardando alle nostre parrocchie in termini di vocazioni, tante volte l’impressione è che corriamo il rischio di abituarci più a ricevere che a dare.
Non è che forse il dono di questo
nuovo santo oggi vuole dirci anche
questo?
(da Avvenire:
Editoriale 11 dicembre 2010)
40
Fondatore dei Saveriani
Parma, 18 gennaio 1904: i primi quattro saveriani partenti per l’Honan (Cina). Da sinistra:
Giuseppe Brambilla, Giovanni Sartori, Luigi Calza, Giovanni Bonardi.
L
La missione dei Saveriani
«La nostra missione ci chiede di
proclamare il Regno là dove non è
ancora riconosciuto» (C 7). Il
Vangelo, da noi annunciato nell’orizzonte del Regno, è la Buona Notizia
fattasi carne nella persona di Gesù
Cristo, è il più bel dono che possiamo
condividere con l’umanità, la pro-
posta più radicale e più adeguata per
l’avvio a soluzione dei problemi
umani più gravi, la risposta alle esigenze più profonde dell’animo
umano. Alla base della nostra vocazione missionaria c’è questa convinzione: siamo stati chiamati e radunati
in comunità per donarci totalmente
per l’evangelizzazione dei non cristiani. È questo l’elemento che spe-
41
GUIDO MARIA CONFORTI
cifica la nostra identità (chi siamo),
plasma le caratteristiche del nostro
essere (come siamo) e guida il nostro
agire (cosa facciamo).
chiamo nella Chiesa come sua memoria missionaria, dedicandoci
anche all’animazione ed alla promozione delle vocazioni missionarie,
perché non manchino gli operai per la
vigna del Signore. Il nostro inserimento nella Chiesa locale deve essere
sincero, responsabile e costruttivo,
ma deve essere nello stesso tempo salvaguardata la nostra specificità che interpella e arricchisce la Chiesa stessa.
Modalità diverse
Realizziamo la nostra missione
evangelizzatrice con modalità diverse
che portano a dare priorità, a seconda
degli ambiti in cui siamo chiamati ad
operare, ora alla via della testimonianza silenziosa ora a quella della
Lasciandosi
proclamazione esplicita, in alcuni casi
evangelizzare
alla via delle opere della misericordia
La condizione per
e della promozione
rendere più credibile
umana, in altri a quella
ed efficace l’attuazione
del dialogo interrelidella nostra missione è
gioso e dell’impegno
Senza la missione ad
una permanente conper la giustizia e per la
gentes la stessa diversione personale e
pace, fino alla via più
mensione missionaria
comunitaria
al
straordinaria del mardella Chiesa sarebbe
Vangelo, che ci porta
tirio. Modalità che si
priva del suo signiall’identificazione con
giustificano
nella
l’amore di Cristo,
misura in cui, partendo
ficato fondamentale e
capace di riempire
dal Vangelo e ad esso
della sua attuazione
tutta la nostra vita e di
conducendo, sono in
esemplare.
trasformare quella dei
ordine al nostro
nostri destinatari. È lacompito prioritario del
sciandosi
evangeprimo annuncio.
lizzare che si evangelizza. La prima
Nella Chiesa
forma di testimonianza è la vita stessa
Noi Saveriani viviamo la missione del missionario che, pur con tutti i suoi
nella Chiesa, popolo di Dio, comu- limiti e difetti umani, rende visibile un
nione di carismi e ministeri. Il nostro modo nuovo di comportarsi.
servizio al Vangelo fa parte della più
ampia e complessa missione evange- «Fino agli estremi confini
lizzatrice della Chiesa, in una parti- della terra» (At 1,8)
Tre elementi distintivi per i Savecolare ma essenziale articolazione,
quella del primo annuncio. Dato che riani.
Con gioiosa riconoscenza verso il
«senza la missione ad gentes la stessa
dimensione missionaria della Chiesa Signore accettiamo il dono di essere
sarebbe priva del suo significato fon- stati scelti per essere inviati in missione
damentale e della sua attuazione ad gentes, ad extra ed ad vitam. Questi
esemplare» (RMi 34), noi ci collo- tre elementi non esauriscono tutta la
“
”
GUIDO MARIA CONFORTI
42
Chengchow (Honan, Cina): la cattedrale costruita nel 1922 e distrutta dai bombardamenti
nel 1938.
missione della Chiesa, ma ne esaltano
l’urgenza, l’universalità e la radicalità.
Per la nostra Congregazione si tratta di
caratteristiche irrinunciabili e che si illuminano a vicenda. Il saveriano, in
qualsiasi attività richiestagli, sa di
dover tener viva questa tensione verso
la realizzazione in pienezza di questi
tre elementi.
1. Missionari ad gentes
L’ad gentes esprime l’orientamento
verso l’evangelizzazione di quei
«popoli, gruppi umani, contesti socioculturali, in cui Cristo ed il suo Vangelo
non sono conosciuti, o in cui mancano
comunità cristiane abbastanza matu-
re da poter incarnare la fede nel proprio ambiente ed annunziarla ad altri
gruppi» (RMi 33). La missione ad
gentes costituisce, sin dall’origine dell’Istituto, il nostro impegno unico ed
esclusivo, la caratteristica irrinunciabile, sempre chiaramente difesa
dal Fondatore, fino al punto di chiedere ai suoi missionari di non farsi assorbire nelle attività di servizio ai cristiani. L’ad gentes ci definisce nella
Chiesa ed informa tutto il nostro modo
di essere.
2. Missionari ad extra
L’ad extra costituisce per noi un’ulteriore precisazione dell’ad gentes. Si
43
GUIDO MARIA CONFORTI
tratta del principio missionario dell’u- perché ormai non c’era più nulla da
scita affermato con chiarezza dalle fare in Palestina, ma perché a lui era
nostre Costituzioni e normalmente stato affidato il dono del servizio al
applicato in questi oltre cent’anni di Vangelo tra i non ebrei come a Pietro
vita della Congregazione: «per il quello per gli ebrei.
L’ ad extra chiede anche un esodo
nostro carisma specifico siamo inviati
a popolazioni e gruppi umani non cri- spirituale, culturale, affettivo, che ci
stiani, fuori dal nostro ambiente, renda capaci di acculturarci in un
cultura e Chiesa d’origine» (C 9). Con nuovo ambiente e di non avere altre
questo articolo delle Costituzioni si in- sicurezze al di là del Vangelo che antende la partenza o l’uscita anche dal nunciamo.
Recandoci a vivere, come stranieri
proprio Paese (Stato) di origine. È vero
che oggi per dedicarsi alla Missione ad e ospiti presso altri popoli, siamo segni
e fermenti di quella
gentes potrebbe non
nuova famiglia umana
essere necessaria l’uscita dal proprio paese,
Se dovessimo guar- che tutti li abbraccia, e
tuttavia noi la assudare solo all’urgenza viviamo la missione
nella debolezza e nell’imiamo come caratteridei bisogni, ne trove- tineranza, ad imitastica fondante ed essenremmo vicino a noi zione di Cristo, degli
ziale della nostra vocatanti e tanto gravi da apostoli e di Francesco
zione consapevoli che
rendere in pratica Saverio, nostro pala partenza geografica
non è fine a se stessa, ma
sempre ingiustifi- trono.
La concretizzazione
è orientata alla promocabile l’uscita.
di questo elemento viezione della causa misne poi gestita dalla Consionaria.
gregazione con criteri di
Le ragioni più profonde dell’uscita dal proprio am- opportunità. Da esso non si può debiente non sono legate alla maggior durre che ogni singolo saveriano
urgenza e gravità del bisogno altrove, debba sempre stare in una situazione
rispetto alla propria patria. Ci spinge di missione ad extra ma d’altra parte
l’imperativo del mandato del Signore l’uscita dalla propria casa e dalla
che ci dice: «andate per tutto il mondo propria terra è estremamente impore predicate il Vangelo ad ogni tante per la realizzazione della vocacreatura» (Mc.16,15) e la necessità di zione del singolo saveriano.
«Il criterio geografico anche se non
condividere il dono della fede, nonostante le nostre povertà, oltre che l’esi- molto preciso e sempre provvisorio,
genza di universalità, l’attenzione al vale ancora oggi per indicare le frondiverso, il servizio tra le Chiese. Se do- tiere verso cui deve rivolgersi l’attività
vessimo guardare solo all’urgenza dei missionaria» (RMi 37).
Riteniamo che i Paesi più bisognosi
bisogni, ne troveremmo vicino a noi
tanti e tanto gravi da rendere in pratica di annuncio dell’Asia e dell’Africa
sempre ingiustificabile l’uscita. Paolo continuino ad essere una priorità. Innon è andato ad annunciare lontano fatti «non pare giusto equiparare la si-
“
”
GUIDO MARIA CONFORTI
44
Parma, 1900-1921: la Casa madre saveriana, realizzata dal Conforti nell’ex Campo di
Marte.
tuazione di un popolo che non ha mai
conosciuto Gesù Cristo con quella di
un altro che, l’ha conosciuto, accettato e poi rifiutato pur continuando
a vivere in una cultura che ha assorbito
in gran parte i principi e valori evangelici» (RMi 37).
La nostra presenza in Europa e nelle
Americhe non va considerata come
volontà di sostituire le Chiese locali
nella loro responsabilità per le situazioni missionarie presenti al loro interno, ma come impegno di animazione missionaria e vocazionale.
sponibilità al servizio della causa missionaria è definitiva per vocazione e
questo non solo nel tempo, ma soprattutto nella totale dedizione alla vocazione missionaria che ci è stata affidata.
In qualsiasi luogo o servizio dove ci
troviamo, noi facciamo convergere
alla missione tutta la nostra attività ed
ad essa ci doniamo per tutta la vita, offrendo sempre il meglio di noi stessi ed
escludendo «positivamente qualsiasi
altro scopo per quanto nobile e santo»
(RF 3).
3. Missionari ad vitam
L’ad vitam rivela che la nostra di-
«Tutto io faccio per il Vangelo»
(1Cor 9,23)
45
GUIDO MARIA CONFORTI
Consacrati...
Il Fondatore ci ha voluto come una
famiglia di missionari consacrati, nella
modalità della vita religiosa: «La vita
apostolica congiunta alla professione
dei voti religiosi costituisce per sé
quanto di più perfetto, secondo il
Vangelo, si possa concepire» (LT 2).
Per lui la missione, opera dello Spirito
santo, è una realtà così grande da richiedere una donazione totale, fino a
sacrificare tutto: la famiglia, la patria,
gli affetti più cari e legittimi. La nostra
consacrazione missionaria esprime
questa totalità di donazione.
Oggi, al saveriano è richiesta una
nuova radicalità di fronte alle sfide
della missione che lo vogliono testimone povero e disarmato, libero
dai suoi progetti ed in cammino di ricerca comunitaria del progetto di Dio
e libero anche dal bisogno di lasciare
una posterità se non quella che gli
deriva dall’annuncio della Parola. Va
quindi portata avanti a tutti i livelli,
come esigenza più profonda del rinnovamento della Congregazione, la
riscoperta dei valori e delle esigenze
della nostra consacrazione, riappropriandoci decisamente del carisma
saveriano ritornando alle fonti del
nostro Padre e Fondatore.
...a Dio...
La consacrazione, nel Beato Conforti, nasce dalla contemplazione del
Cristo crocefisso e dall’amore che manifesta e suscita: «così si ama». «L’esperienza di questo amore gratuito di
Dio è a tal punto intima e forte che la
persona avverte di dover rispondere
con la dedizione incondizionata della
sua vita, consacrando tutto, presente e
futuro, nelle sue mani» (VC 17). È
GUIDO MARIA CONFORTI
G.M. Conforti in visita pastorale sull’Appennino parmense, nel luglio del 1931.
dunque da un’esperienza d’amore
che deriva l’origine, il fondamento e
l’orizzonte della nostra consacrazione
a Dio per la missione.
...per il Regno...
Della consacrazione religiosa, testimonianza dell’utopia del Regno e del
“già ma non ancora” dei suoi valori, il
nostro carisma evidenzia in particolare la portata missionaria. Alla sequela di Cristo la castità è amore totalmente libero per consegnarsi a tutti,
paternità spirituale e fraternità universale; la povertà è distacco affettivo
ed effettivo da tutte le cose, scelta dei
mezzi deboli quali strumenti più
idonei alla missione e opzione evangelica per i poveri; l’obbedienza è rinuncia a noi stessi per ricercare la vo-
46
chiamati a vivere la nostra vocazione
in koinonia (comunione), consapevoli che la comunità è in sé e per sé già
testimonianza missionaria e che il sog...fino al martirio
getto missionario più idoneo non è il
Seguendo Cristo, nella famiglia del singolo, ma la comunità. In questo
Fondatore, ogni saveriano è chiamato modo, siamo chiamati ad adeguare la
a consegnare se stesso per il Vangelo nostra vita personale e comunitaria
alle esigenze di ciò che
del Regno nella totalità
predichiamo.
della donazione e nella
Nella comunità ci
santità della vita fino al
La famiglia saveriana evangelizziamo mutuamomento supremo del
è depositaria e remente (luogo di convermartirio.
sione), verifichiamo le
sponsabile del caRicordiamo con ammirazione e riconorisma confortiano motivazioni fondascenza la vita esemplare
affidatole
dallo mentali del nostro agire
(luogo di condivisione) e
di numerosi confratelli
Spirito Santo.
ci aiutiamo reciprocae, in particolare, vemente ad una maggior
diamo nei nostri martiri
fedeltà al Regno e al
la più chiara realizzacompito affidatoci dalla
zione
dell’intima
unione tra missione e consacrazione, Chiesa (luogo di discernimento).
tra santità e testimonianza di vita misCorresponsabilità e servizio
sionaria.
La famiglia saveriana è depositaria e
Il voto di missione
responsabile del carisma confortiano
Consacrazione e missione per noi affidatole dallo Spirito Santo e consono un tutt’uno. Sono espressione fermato dalla Chiesa. In essa ogni suo
dell’unico voto radicale: la consacra- membro è chiamato a partecipare in
zione a Dio di tutta la vita per l’an- tutti i più diversi servizi con spirito
nuncio del suo Regno. Questa pro- evangelico di gratuità e disponibilità.
fonda unità è ben espressa da quello Inoltre siamo tutti coinvolti nella corche per noi Saveriani è il primo voto, responsabilità e partecipazione sia nel
discernimento degli impegni che la
quello di missione.
nostra missione esige come nell’ese«Tutte le membra pur essendo
cuzione dei programmi e delle linee
molte sono un corpo solo»
operative. I doni dei singoli confratelli
(1 Cor 12,12)
sono una ricchezza quando sono a
servizio del carisma della CongregaComunione e comunità
zione nella varietà delle sue espresper la missione
sioni ed esigenze.
Affascinati dal Signore Gesù e dalla
sua causa, noi Saveriani, mossi e Carisma e ministeri ordinati
aiutati dallo Spirito Santo, siamo
La Congregazione è composta da
lontà di Dio, realizzazione del
progetto del Padre e docilità alla forza
dello Spirito.
“
”
47
GUIDO MARIA CONFORTI
confratelli laici e confratelli ordinati
nel ministero ecclesiale. Entrambi
sono accomunati dal carisma missionario e diversificati a secondo del ministero ordinato che hanno o non
hanno ricevuto. Il carisma missionario
porta tutti ad orientare tutte le attività
all’annuncio del Vangelo.
L’ordinazione ministeriale qualifica chi l’ha ricevuta per quanto riguarda la sua identità e spiritualità personale, il suo ruolo ecclesiale e la sua
attività missionaria.
(dal sito www.saveriani.it)
Parma, Istituto saveriano, santuario Conforti: la sua tomba, nell’abside, ai piedi del grande
mosaico.
GUIDO MARIA CONFORTI
48
I NOSTRI MISSIONARI SAVERIANI
MISSIONE SAVERIANA IN CONGO
La nascita della missione Saveriana in Congo
Un paese aperto all’esperanza
L
L’antico Congo è la
terra africana che ha conosciuto l’evangelizzazione più sistematica
dell’Africa intera a partire dal 1482.
Gesuiti, Cappuccini,
alcuni sacerdoti diocesani francesi, i Padri
dello Spirito Santo, i
Padri Bianchi, i Missionari di Scheut e tanti
altri, profusero immense
energie per l’evangelizzazione di questo sconfinato paese, che rispose
con gioiosa apertura agli
appelli del Vangelo.
I Saveriani arrivarono
nel 1958 quando il paese marciava ormai verso
l’indipendenza dal Belgio. I fondatori della missione saveriana di Uvira
trovarono un cristianesimo prevalentemente
di massa e si sono impegnati a creare nei cristiani profonde convinzioni.
Hanno moltiplicato le
stazioni missionarie, costruito scuole, formato
dei leader e fatto nascere
tante nuove comunità
cristiane. Si sono presi
cura soprattutto delle
giovani generazioni, formando le loro coscienze
al senso della giustizia,
alla dignità del lavoro e
all’apertura verso gli altri
nella misericordia e
nella carità. In uno dei
momenti difficili della
missione, durante la
guerra del 1964, tre Saveriani - Luigi Carrara,
49
Giovanni Didonè e Vittorio Faccin - hanno
pagato con il martirio la
loro fedeltà a Cristo.
Ora i Saveriani che
operano nella Diocesi di
Bukavu, Goma, Kasongo, Kinshasa e Uvira
hanno lasciato al clero
locale varie responsabilità ecclesiali per assumere servizi di collaborazione e di formazione.
La R. D. del Congo sta
ora sperimentando il travagliato passaggio verso
la democrazia, con non
poca sofferenza della
popolazione. Da anni,
alcuni suoi figli, diventati
Saveriani, sono sparsi
per il mondo ad annunciare il Vangelo.
PADRE
N
SISTO DA ROLD
Nato a Limana il 19.05.1935
Missionario in Congo dal 1969,
poi Zaire, ora nuovamente Repubblica Democratica del Congo.
Dopo trent’anni donati alla missione di Uvira ed altri cinque a Goma,
ora opera nella missione di Cahi a
Bukavu, capitale di regione ed Arcidiocesi. Attualmente è a Parma per
problemi di salute.
Nel dicembre 2008 ci scrive:
«...vi chiedo una preghiera particolare per il Congo martoriato dalla
guerra, specialmente per tutti i poveri
che soffrono questa ingiustizia. Cristo
è venuto per portare la pace sulla Terra
e ha dato se stesso perché tutti gli
uomini possano essere figli del Padre e
fratelli tra di loro e vivere nella Pace. E
ha scelto anche me perché lavori nella
sua vigna, devastata troppo spesso
dalla cattiveria umana, ma se noi restiamo fedeli al suo amore il suo regno
di pace e amore si realizzerà...»
Dicembre 2009...
«Vi ringrazio amici con tutto il cuore,
pregate, pregate per me e per i sofferenti del Congo, voi che condividete
con i più poveri quello che avete ricevuto dal Signore, e siate collaboratori degli apostoli di questi giorni,
perché il Regno di Dio arrivi a tutti».
50
PADRE
RAIMONDO SOMMACAL
N
Nato a Antole il 14.10.1943
Partito nel 1980 per la Repubblica
Democratica del Congo (ex Zaire),
successivamente ha operato nelle
diocesi di Bukavu, Uvira, Kasongo,
Goma e Kinshasa. Attualmente è a
Parma per problemi di salute.
Nel giugno 2006 ci scrive:
«I figli dei Paesi del continente Africa
amano vivere, comunicare, condividere. Le comunità cristiane, sotto la
guida dei Vescovi, sono in prima fila
nell’impegno. Le Messe sono piene di
gente: è una festa. Dalla Messa, i cri-
stiani escono con una consegna: insieme costruiamo un Congo nuovo
dove sia bello vivere. Fiducia in se stessi
e coraggio nel voler capire, responsabilizzarsi, agire. Nutro un desiderio:
essere di aiuto nel costruire persone,
perché il Congo, per essere nuovo, ha
bisogno di uomini nuovi. L’educazione è via maestra per la formazione
delle persone e premessa essenziale
per uno sviluppo vero e duraturo.
Formare teste e cuori vuol dire creare le
premesse per una società di riconciliazione, comunione e condivisione».
51
SUOR
N
GIOVANNA ROCCHI
Nata a Calalzo il 18.01.1943
Missionaria nello Zaire dal 1982, in
una comunità per il recupero degli
handicappati. Attualmente è a Luvungi, diocesi di Uvira, in Congo.
A Pasqua del 2010 ci scrive:
«Da qualche mese ho spostato la
mia tenda in un’altra parrocchia, a Luvungi, sempre in diocesi di Uvira.
Siamo in 5 sorelle: due si occupano del
dispensario e maternità, un’altra della
promozione della donna e del recupero a scuola, un’altra dell’alfabetizzazione e della pastorale giovanile,
ed io del Centro Nutrizionale dove accogliamo i bambini denutriti e anche
qualche adulto.
Da un po’ di tempo a questa parte, la
Chiesa è presa di mira, perché sta dalla
parte della verità e della giustizia, in
difesa di chi non ha voce. La gente è
stanca di gridare e di morire e di constatare l’assenza di coloro che ci dovrebbero difendere. Crediamo che
nessuno ci porterà la pace senza il
nostro apporto. Siamo chiamati ad
estirpare da noi i sentimenti di odio, di
tradimento e di cupidità. Prendiamo
coraggio e andiamo avanti confidando
nel Signore, il Dio della Vita che ha
vinto il male con il bene. Il sangue dei
martiri che è sceso su questa terra irrobustisca la nostra fede, renda feconda
la nostra speranza, rinnovi la nostra
carità e ci spinga a compiere azioni di
giustizia, di fraternità e di pace».
52
I NOSTRI MISSIONARI SAVERIANI
MISSIONE SAVERIANA IN BRASILE
Missione al Nord del Brasile
Annunciare Cristo ai più poveri
N
Nel 1500 sbarcarono
sulle coste brasiliane, insieme ai Portoghesi guidati da Pedro Alvares
Cabral, i missionari francescani. I primi tentativi
di evangelizzazione furono praticamente compromessi dalla controtestimonianza e cupidigia
dei colonizzatori. Nella
seconda metà del secolo
XVI, il Portogallo si assicurò il possesso del territorio e tentò di ridurre
in schiavitù gli indios per
farli lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero.
Intanto erano arrivati
missionari
gesuiti
(1549), carmelitani, agostiniani, ed altri ancora
(1590-1600). Portoghesi
e Spagnoli, alla ricerca
dell’El Dorado raggiunsero la regione
amazzonica
dove,
invece di strade pavimentate d’oro, incontrarono foreste e masse
d’acqua: il Rio delle
Amazzoni alimentato da
decine di affluenti. Sulle
sponde di questi fiumi i
Saveriani arrivarono nel
1961.
Provenivano dal Brasile Sud per prendersi
cura della nuova Prelazia
di Abaetetuba, affidata
ad un vescovo saveriano.
Oggi un altro saveriano, mons. A. Frosi,
dirige questa chiesa diventata diocesi.
I Saveriani della regione amazzonica non si
sono fermati alla diocesi
loro affidata, ma, sensibili ad urgenze ancora
maggiori, si sono posti al
servizio della diocesi di
Belém e della Prelazia
dello Xingú. A Belém dedicano particolare attenzione ai popolosi quartieri della periferia e alla
formazione del laicato
impegnato nei vari
campi della pastorale.
Nello Xingú sono presenti tra la gente che
arriva, numerosa, da
53
tutte le parti del Brasile
alla ricerca di terra e di un
futuro migliore.
In questo ambiente di
scontri e di violenza, i Saveriani non possono non
schierarsi con gli indios, i
senza terra, i minatori, i
bambini, le donne, i vecchi e gli ammalati: sono i
più deboli e abbandonati.
Oggi i Missionari Saveriani mirano soprattutto
a creare le condizioni per
l’autonomia e la crescita
della Chiesa Locale, attraverso la formazione
cristiana di base, la preparazione dei leader di
comunità.
Inoltre, coscienti dei
gravi problemi religiosi e
sociali, i Saveriani sono
impegnati nell’annuncio
più incarnato del
Vangelo attraverso la testimonianza della vita e
la difesa dei diritti umani
delle classi sociali più
sfruttate ed abbandonate.
SUOR
GIUDITTA TABACCHI
missionaria saveriana che ha operato in Brasile
N
Nata a Calalzo di Cadore il
22.01.1943
Missionaria in Brasile dal 1978 al
1992. Rientrata in Italia, attualmente
presta servizio nella comunità di Ceggia
(VE).
Scrive:
«Il dono della vita è una cosa grande,
ma il dono della missione, vivere 15
anni nell’Amazzonia brasiliana è una
cosa altrettanto grande, aiuta a cambiare testa e cuore...Contemplo questo
dono con una infinita riconoscenza al
Signore e alla mia congregazione missionaria che mi hanno dato di vivere
questa straordinaria esperienza. Negli
anni passati in Amazzonia ho cercato di
condividere con la gente e con le missionarie delle mie comunità, gioie, fatiche, paure e speranze in un ambiente
affascinante per le sue bellezze naturali
(fiumi e foreste), ma carico di sofferenze
umane per le tante ingiustizie che sfi-
gurano la dignità umana. Ho condiviso
il cammino di fede con quella chiesa,
coraggiosa nello stare con i più deboli e
nel difendere gli sfruttati, una chiesa
preoccupata di illuminare con la Parola
di Dio quella giustizia che dà dignità ai
suoi figli, quell’impegno religioso e sociale che rende protagonista della
propria storia ogni uomo.
Ho imparato tanto dalla gente dei fiumi e della foresta, dove il silenzio aiuta a
diventare saggi, la gente, tra l’altro, mi
ha insegnato che l’importante è “quello
che sono, non quello che faccio”, quasi
a confermare che la pazienza è frutto
del fidarci di Dio. Lui, sempre davanti, ci
chiama alla vita, ci chiama a donarla per
la missione; Lui cambia i cuori, le situazioni, la storia.
Noi missionari, tante piccole stelle
che aiutano nella notte, convinti però
che solo guardando al “Sole” vivremo e
saremo luce».
54
SUOR
MARIA LUISA TOSONI
missionaria saveriana che ha operato negli Stati Uniti
N
Nata a Cavarzano il 28.06.1942
Missionaria negli Stati Uniti fino al
1997. Dal 2001 presta servizio in un
gruppo di anziani a Ceggia (VE).
Scrive:
«Essere solidali, mettersi insieme.
Sì, a risolvere i problemi del mondo
non sono mai stati gli aiuti del governo,
ma i piccoli contributi di tanti. Allora
coraggio! Vale la pena rischiare e tuffarci in questo mare di solidarietà,
perché insieme si può tutto! E a tutti
voi, carissimi, grazie!
Grazie per aver riacceso tante volte
la speranza nella nostra vita, ed in
questa realtà per niente facile; grazie
perché con il vostro esempio e la
vostra generosità ci dite che il mondo
con tutti i suoi problemi non è una
realtà da temere, ma continua ad
essere ricostruito e ricreato, da gente
come voi, ed è buono e bello come
quando, la prima volta, è uscito dalle
mani di Dio».
55
RECENSIONI SUL TEMA
(REPERIBILI PRESSO GLI UFFICI
DEL CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO)
di MARIO BOTTEGAL
Propongo alcuni Dvd e libri che il Centro Missionario dispone
inerenti al tema di questa uscita.
Padre
Clemente Vismara
Per la beatificazione di Padre Clemente Vismara avvenuta il 26
giugno 2011 il PIME e NOVA-T
hanno realizzato un Dvd intitolato
“Una vita sola non basta”. In esso
viene tracciato un percorso attraverso i luoghi nei quali Lui ha speso
la sua vita missionaria, fedele al suo
motto “La vita è fatta per essere
donata”.
Il direttore di Mondo e Missione
Gerolamo Fazzini che, tra l’altro, ha
anche collaborato alla sceneggiatura
di questo film, parlando di Padre Vismara, dice testualmente: «...era una
persona normalissima sotto tanti
aspetti, ma un grande uomo di fede.
Ciò che ha saputo fare nelle zone in cui
ha vissuto ha dell’incredibile. Ma soprattutto ha accolto ed educato migliaia di ragazzi abbandonati. Una testimonianza, la sua, che ha lasciato un
segno profondo nella popolazione
locale, buddisti e mussulmani compresi».
La durata del documentario è di
circa 30’ e utilizza immagini ed inter-
viste inedite realizzate in Mynamar e
Thailandia, oltre a vario materiale
d’archivio.
Per quanto riguarda la carta
stampata, raccomanderei un inserto
allegato all’ultimo numero della rivista
del PIME “Mondo e Missione”.
Trattasi di un piccolo libro di 32 pagine
nel quale è, innanzi tutto, contenuta la
voce di chi ha conosciuto personalmente Padre Clemente e ne è stato
toccato dal suo esempio. Queste testimonianze non sono solo di cristiani
ma anche di amici suoi buddisti e mussulmani. Queste interviste danno
modo di conoscere meglio questo
nuovo “Beato, il santo della porta accanto” che con il suo entusiasmo riusciva a contagiare tutti quelli che incontrava.
56
Mons.
Guido Maria Conforti
La Videomission Oltremare film
della Coop. CSAM di Brescia, in occasione della santificazione di Guido
Maria Conforti che avverrà il 23 ottobre 2011, ha realizzato un Dvd intitolato a lui, per celebrarne l’evento.
Trattasi di un film realizzato con molta
professionalità nel quale viene raccontata, utilizzando un abile montaggio anche con filmati e foto
d’epoca, la vita di questo insigne
prelato. Vescovo di Parma è soprattutto conosciuto per aver fondato l’Istituto dei Missionari Saveriani nel
1895. Oggi, come tutti sanno, essi
sono presenti in tutto il mondo.
Segnalo pure il Dvd “Testimoni di
Dio” nel quale è documentata la
Giornata Missionaria Mondiale 2011
e che contiene anche 2 capitoli su
Padre Clemente Vismara e Guido
Maria Conforti.
Per concludere propongo due libri
sulla vita e le opere di mons. Conforti.
Il primo è di Angelo Manfredi nel
quale la vita del nuovo Santo viene
raccontata in modo estremamente
completo ed accurato. Una biografia
completa per chi vorrà cimentarsi. Il
secondo, di Augusta Luca, saveriano
pure lui, affronta lo stesso argomento
in modo agile e interessante per tutti.
Buona lettura!
57
NOTIZIE
DAL CENTRO
MISSIONARIO
Quaresima 2011:
“Ascolta il povero!”
(L.C.) Cari amici, proponiamo un libretto, semplice strumento di riflessione e preghiera, per vivere in maniera feconda la nostra Quaresima
2011. Viviamola in continuità con la
proposta pastorale di quest’anno, scaturita dalla Nota Pastorale del vescovo: “Lasciamoci educare”, consci
che questo processo, lento e paziente,
è frutto di molto “ascolto” e molta
“memoria”, come viene ribadito con
insistenza dal libro del Deuteronomio.
Lette dal versante missionario attuale queste parole sembrano spingerci a vivere il nostro cammino pasquale in tre direzioni:
a) Ascoltare i poveri del Sud del
mondo per cambiare il nostro stile
di vita. Spezzare con loro il nostro
pane significa anche sprecare
meno pane frenando il consumismo delle nostre società benestanti. Avere un riguardo particolare per le risorse della terra e
non continuare a farsi predoni, a
scapito dei più poveri e delle generazioni future. Significa educarci
all’accoglienza e non seguire ottusamente la logica del “respingimento”.
b) Ascoltare i cristiani perseguitati
per infondere più coraggio alla
nostra fede. Purtroppo oggi la persecuzione contro i cristiani è
diffusa in molti paesi, specialmente ad opera dei fondamentalisti: Sudan, Pakistan, Iraq, Indonesia, Nigeria, Somalia, India...
per citarne alcuni. I cristiani di quei
paesi danno la vita per la fede in
Gesù Cristo e per il suo Regno; e
noi cosa diamo per la nostra fede,
cosa facciamo perché “venga il suo
Regno”? Per superare il fondamentalismo che è anche in noi?
c) Ascoltare i nostri missionari e le
chiese giovani, lasciandoci educare dalla loro freschezza e vitalità.
Non pretendere di essere sempre e
solo “portatori”: di religione, di risorse, di promozione umana, di
cultura... quando poi dobbiamo riconoscere che spesse volte siamo
noi “umanamente e religiosamente” molto più poveri di loro!
Allora la Quaresima vissuta ormai
da tanti anni con il motto “Un Pane per
amor di Dio”, va ben al di là dell’offerta per il sostegno ai progetti dei
nostri missionari, ma tuttavia li comprende.
Oggi più che mai sentiamo crescere
in noi un legame profondo con tutti gli
esseri umani.
Dice il Papa: «noi non viviamo gli
uni accanto agli altri per caso; stiamo
58
59
tutti percorrendo uno stesso cammino
come uomini e quindi come fratelli e
sorelle».
Dobbiamo sentirci “Una sola famiglia umana”, una sola famiglia di
fratelli e sorelle in società che si fanno
sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie
religioni sono spinte al dialogo,
perché si possa trovare una serena e
fruttuosa convivenza nel rispetto delle
legittime differenze.
“Allarga lo spazio della tua tenda”
diceva Isaia (54,2) a Gerusalemme,
preparando l’arrivo dei ritornati dall’esilio. E noi, “Allarghiamo il nostro
cuore” per fare di questo “villaggio
universale” una vera famiglia, senza
ricchi “epuloni” e poveri “lazzari”,
senza figli di padroni e figli della
schiava!
Un gruppo
missionario
bellunese
(J.S.) È venerdì pomeriggio, in ufficio c’è una delle nostre volontarie ed
io ne approfitto per fare una visita che
da molto tempo voglio fare. Alcuni
mesi prima avevo sentito al telefono
una signora che non conoscevo. Mi
aveva chiamato per dire che purtroppo non avrebbe potuto partecipare a un nostro incontro, così avevo
chiesto informazioni a proposito del
gruppo missionario che rappresentava. La telefonata si era conclusa
con l’avviso che ogni venerdì pomeriggio s’incontrava con le amiche
presso una sala parrocchiale di
Mussoi.
Così eccomi qui, mi avvicino alla
porta della stanza, intravedo dall’esterno delle foto di bambini del sud del
mondo, sono sicuramente nel luogo
giusto.
Mi presento e loro mi accolgono
nella stanza dove stanno lavorando.
Una donna sta ricamando, un’altra sta
confezionando e tagliando della
stoffa, vicino la finestra una signora
utilizza una macchina da cucire. Così
iniziano raccontandomi la loro storia,
di come era nato il gruppo molti anni
prima, di come don Sergio Buzzatti le
avesse incoraggiate in questa missione
nella missione. Gli anni erano passati e
anche la missione era cambiata. I
pacchi destinati per le missioni, contenenti indumenti, medicinali... erano
diventati poco convenienti a causa
delle spese di trasporto molto alte, e
ormai anche in quei paesi si trovava di
tutto se si aveva il denaro. Ecco che
allora anche loro si erano ingegniate
nel confezionare articoli regalo, destinati poi a un mercatino annuale,
ognuna mettendo a disposizione la
propria capacità e il proprio tempo. Le
ascolto con attenzione, sono di
un’altra generazione rispetto alla mia,
avranno più o meno l’età dei miei genitori.
Ma cosa spinge delle persone a dedicare più di 20 anni all’aiuto dei
poveri? Così senza accorgermene, accompagnato dai dettagli del racconto,
mi ritrovo ad apprezzare la loro costanza, la loro perseveranza. Lavorano
in maniera semplice, senza essere mai
sotto i riflettori dei giornali, della televisione. Una contro-testimonianza
positiva, simile a quello di tanti nostri
missionari che lavorano in sordina,
senza aspettarsi riconoscimenti per il
loro lavoro nascosto.
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Queste donne hanno continuato
quando il mercato diceva che di loro
non c’era bisogno e che forse
avrebbero fatto meglio a cercarsi un
passatempo più costruttivo. Con la tenacia di altri tempi hanno continuato a
voler mettere il loro obolo, un obolo
semplice, leggero, ma così evangelico
da suonare come una sveglia per tutti
noi. Grazie!
Dal cammino
delle Dolomiti
al cammino
delle Ande
(L.C.) Anni fa, visitando don Giuseppe Pedandola in Ecuador si restava
impressionati da due quadri, esposti
in cappella: le fotografie di due corpi
trafitti dalle frecce: un vescovo e una
suora, uccisi dagli indios durante una
visita missionaria nella selva amazzonica equatoriana nel 1987. Don
Giuseppe li teneva esposti accanto al
Crocefisso per ricordare alle giovani
leve di missionari/e in formazione che
anche questa forma di donare la vita
deve essere messa in conto da chi si
prepara alla vita missionaria.
Dopo tanti anni, proprio alla conclusione dei nostri tre giorni di Esercizi
Spirituali itineranti nel Cammino delle
Dolomiti, ricevo dall’Ecuador questa
lettera da Suor Dionella Faoro, missionaria oriunda di Lamon:
«Desidero comunicarti una mia
esperienza: la Camminata 2011 da
Quito a Coca, con Alejandro e Inès,
due martiri che hanno dato la vita per i
fratelli indios dimenticati e non riconosciuti. Per me questa camminata di
fede, di conversione per la giustizia, la
pace e la vita è stata proprio un regalo
di Dio. Il cammino, lungo più di 370
chilometri, è stato duro, faticoso, sotto
la pioggia e il sole, ma ho sperimentato
la presenza di Dio Padre e l’amore e la
solidarietà del gruppo. Eravamo quasi
sempre più di 50.
Con me eravate anche tutti voi del
Centro Missionario di Belluno-Feltre.
Vi ho portato nel mio cuore come un
dono grande e prezioso fino alla
tomba di Alejandro e Inès il 21 luglio,
dove eravamo moltissimi, commemorando, con questa 5a camminata, il
2o anniversario del loro martirio, con il
Vescovo Monsignor Jesus Esteban che
ha celebrato l’Eucaristia».
COME SI È SVOLTO IL CAMMINO
Dal 9 al 21 luglio: in media una
trentina di chilometri al giorno, attraversando la Cordigliera e scendendo
nella selva amazzonica dell’Ecuador.
È stato un cammino di fede in Dio
Padre e nello Spirito che vive camminando con noi nella nostra storia; un
cammino ecologico, per la difesa della
biodiversità, specialmente del Parco
Yasunì; un cammino per la giustizia e
la pace, per il diritto degli esclusi, specialmente i popoli dimenticati come
gli indios Tagaeris e Taromenane; un
cammino nella fraternità fra i pellegrini, con le comunità che ci hanno
ospitato e con tutti coloro che si sono
aggiunti lungo la strada; un cammino
missionario, che contagia la vita e l’impegno con Gesù Cristo, sullo stile di
Alejandro Labaka e Inès Arango.
CHI ERANO
I DUE MARTIRIALEJANDRO E INÈS
Il Vescovo Alejandro Labaka, nato
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nel 1920, in un piccolo villaggio dei
Paesi Baschi era un frate minore cappuccino; fu parroco a Pifo, Superiore
della Custodia dei padri cappuccini in
Ecuador; ancora Prefetto e poi Vicario
Apostolico della Missione di Aguarico.
Spese tutte le sue energie a favore
della popolazione amazzonica degli
huaorani, chiamati anche acuas.
Il 21 luglio 1987 venne colpito a
morte, insieme a Suor Inés Arango, anch’essa missionaria cappuccina, dalle
lance di coloro ai quali voleva annunciare il Vangelo.
Mentre era a Roma nel 1965 per il
Concilio Vaticano II, scrisse a Sua
Santità Paolo VI: «Ho sentito molto
forte dentro di me il mandato di predicare a tutte le genti e specialmente a
questi acuas. È iniziata una campagna
di avvicinamento ad essi, ma - questa è
la mia domanda - fino a che punto
posso esporre la vita dei missionari,
dei laici e la mia propria propter evangelium?... Beatissimo Padre: se nei disegni di Dio sarà necessario il sacrificio
di qualche vita per portare Cristo a
queste tribù, vogliate degnarvi di offrirci, insieme con la vittima divina,
nella vostra Santa Messa, perché
siamo degni di questa grazia e perché
possiamo ottenere una benedizione
speciale per tutti i missionari e per tutti
coloro che ci sono stati affidati».
Nel suo diario troviamo scritto: «La
società non si vuole preoccupare dei
piccoli popoli, ha altri problemi e si dimentica della gente che vive nella
giungla. Però noi missionari dobbiamo credere nel Vangelo, lì troviamo scritto che Gesù lasciò le 99
pecore per cercare una; anche se si è
pochi si ha lo stesso valore; Gesù si è
preoccupato dei piccoli degli abbandonati. Così dobbiamo fare anche
noi».
IL NOSTRO CAMMINO
DELLE DOLOMITI
In questi giorni nei quali abbiamo
vissuto il sacrificio di altri nostri fratelli
che hanno allungato la lista di coloro
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che danno la vita per i fratelli sulla
“Cordigliera delle Dolomiti”, m’interrogavo sulle somiglianze e differenze
tra questi due fatti.
Le differenze sono solo geografiche, ma le somiglianze stanno certamente nella disposizione a dare la vita
per i propri fratelli, senza riserve; nell’amore ostinato ad una natura (e a chi
ci vive in essa) che è dono meraviglioso
di Dio, ma che a volte ci chiede prezzi
molto cari per esserle fedeli. E poi,
anche i nostri Esercizi spirituali di quest’anno, durante l’esperienza del
Cammino delle Dolomiti, hanno ricordato un nostro prete, dallo spirito
missionario, ucciso: don Francesco
Cassol.
E qui comincio a sognare: il sogno di
dare un orizzonte missionario anche
al nostro Cammino, quasi di fare un
gemellaggio fra queste due esperienze (quella equatoriana e quella
nostra) che “camminano” sulla traccia
degli stessi valori: «Nomadi, con gli
occhi verso il cielo!»: con un amore
immenso per la vita, per il Creato
(siano rocce nude o foreste rigogliose),
messo da Dio al servizio della vita e per
le popolazioni che in certi angoli della
terra fanno più fatica a farsi riconoscere nella loro dignità di figli di
Dio.
Ottobre
missionario 2011
(Edieffe) Don Luigi Canal, direttore
del Centro Missionario di BellunoFeltre, così presenta il mese di ottobre,
tradizionalmente missionario: «Cari
amici e confratelli nel Ministero, se
pensiamo quanto sia prezioso aver accolto il Vangelo nella nostra vita, ci
sentiamo spinti ad offrirlo a tutti, vicini
e lontani, proprio perché ci sta a cuore
che tutti, in questo villaggio globale,
possano assaporare la vita buona del
Vangelo e siano “Sani e Salvi!” (vedi la
Nota Pastorale del vescovo Giuseppe
Andrich). E siccome l’uomo moderno
“fa credito più ai Testimoni che ai
Maestri, e se ascolta i Maestri è perché
sono degli autentici Testimoni”, ecco
che la proposta per il mese missionario
ci viene sotto il tema “Testimoni di
Dio”, che può essere tradotto anche
“Testimoni dell’amore misericordioso di Dio per tutti i popoli”.
Cercheremo di spalmare questa tematica durante le settimane di ottobre, aiutati anche dall’abbondante
materiale che l’Ufficio Nazionale
“Missio” invia a tutte le Parrocchie e
da quanto vi giunge attraverso il
Centro Missionario Diocesano.
Ora possiamo accedere a tutto il
materiale nazionale e alla vita missionaria della nostra diocesi anche attraverso il nostro sito www.centromissionario.diocesi.it».
APPUNTAMENTI PROPOSTI
A TUTTA LA DIOCESI
Domenica 23 ottobre, in tutte le comunità parrocchiali e religiose, sarà
celebrata la Giornata Missionaria
Mondiale. In vista di quella celebrazione sarà inviato del materiale: manifesti, riflessioni e buste per le offerte
che saranno poi devolute ai progetti
delle Pontificie Opere Missionarie.
La Giornata sarà preceduta, giovedì
20 ottobre, da una conferenza tenuta
da don Angelo Manfredi, sulla figura di
Monsignor Maria Conforti, fondatore
dei Saveriani, che sarà canonizzato
proprio il 23 ottobre.
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Inoltre l’équipe del Centro Missionario consiglia di organizzare delle
Veglie, magari a livello foraniale, ed è
disposta per l’animazione se avvisata
in tempo. A disposizione anche un
Dvd dal titolo “Testimoni di Dio”, con
due brevi testimonianze su Monsignor
Conforti e su Padre Vismara, la cui
figura è già stata presentata sulle
pagine de “L’amico del popolo”.
Nella sua lettera di presentazione
del mese missionario, precisa don
Canal: «Non si trascuri il lavoro con i
bambini e ragazzi (Infanzia Missionaria). Consiglio l’abbonamento al
mensile dei ragazzi missionari “Il
ponte d’oro”, molto bello!».
UNA GIORNATA
DI SOLIDARIETÀ
UNIVERSALE
La celebrazione annuale del
Giornata Missionaria Mondiale
(quest’anno domenica 23 ottobre) è
un’importante occasione per riportare l’attenzione sui numerosi bisogni materiali delle cosiddette
Chiese di missione e richiamare la responsabilità di ognuno in proposito.
Tre parole chiave caratterizzeranno la
Giornata: comunione, universalità ed
evangelizzazione.
– La comunione. L’impegno solidale
trae ispirazione dal comandamento dell’Amore e trova il suo modello nelle prime comunità cristiane, animate da un profondo
spirito di comunione.
Così il Papa nel messaggio del 2008:
«La colletta, che nella Giornata Missionaria Mondiale viene fatta in
tutte le parrocchie, sia segno di comunione e di sollecitudine vicen-
devole tra le Chiese».
– L’universalità. Se in origine l’esiguo numero di cristiani rendeva
più facile dare risposte adeguate
alle necessità di ciascuno, oggi che il
messaggio di Cristo si è diffuso nei
cinque continenti, il compito diventa più impegnativo. Alle Pontificie Opere Missionarie è chiesto di
assicurare che tutte le comunità, soprattutto la più piccole, povere e
lontane, possano ricevere gli aiuti di
cui hanno bisogno. La dimensione
universale è una caratteristica fondamentale della Chiesa.
– L’evangelizzazione. Le Pontificie
Opere Missionarie si distinguono
perché impegnano le somme raccolte ogni anno, prima di tutto a sostegno dell’evangelizzazione, nel
rispetto di quella che è la finalità
della Chiesa: annunciare il Vangelo
a chi non lo conosce ancora.
L’aiuto materiale, che si concretizza nella realizzazione di progetti a
carattere sociale, come nei campi
della sanità e dell’istruzione, tiene
conto di questa priorità, come ricorda
l’enciclica Redemptoris missio
(numero 58): «Il miglior servizio al fratello è l’evangelizzazione, che lo dispone a realizzarsi come figlio di Dio,
lo libera dalle ingiustizie e lo promuove integralmente».
Nel 2010 le Pontificie Opere Missionarie hanno distribuito alle “Chiese
di Missione” $170.199.613.
La comunità italiana vi ha contribuito con euro 13.161.332.
La Diocesi di Belluno-Feltre con
euro 51.021, tra le prime in classifica,
in proporzione al numero di abitanti.
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