Appunti su Pascal - Il Liceo “G. Cesare

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Appunti su Pascal - Il Liceo “G. Cesare
Appunti su Pascal
Esprit de geometrie ed esprit de nesse.
Cosa è l'Esprit in Pascal? Potremmo tradurlo come attitutidine, o meglio
come schema esperienziale. Così lo spirito geometrico è l'atteggiamento
esistenziale con cui lo scienziato esplora il mondo: si tratta di uno sguardo
oggettivizzante, analitico. Si cercano denizioni chiare e distinte, anche se
solo congetturali. Infatti l'universo naturale supera innitamente le capacità conoscitive umane, dunque ogni nostra denizione è limitata e non può
essere universale in senso assoluto. Nell'introduzione al trattato sul vuoto si
sente una eco quasi falsicazionista. Lo sguardo dell'uomo si stende su di un
cosmo di cui può imbrigliare alcune regolarità ma che non può interamente
comprendere.
L'anelito all'innito che già riverbera nell'indagine naturale diviene esplicito nello spirito di nezza.
congurazione esperienziale del
Qui l'attitudine al
pensare :
conoscere
si apre alla
si domanda il senso dell'essere. Al-
lora il ricercatore non è più uno sguardo da nessun luogo, esterno al suo
oggetto di indagine, ma è esso stesso compreso nella domanda: l'esigenza
del senso insieme con l'essere coinvolge l'intera sua esistenza. La domanda
sull'uomo avviene contemporaneamente alla domanda sul tutto, la ricerca
antropologica e metasica hanno un unico punto sorgivo che è l'apertura
della coscienza all'essere. Questo è il compiuto dispiegamento della dimensione del cuore: tensione esistenziale che dal conoscere al pensare cerca la
ragione ultima di sè e del mondo. Lo spirito ne è un sentire il reale nelle sue
corde più profonde, una visione che al di là della precisa logica dello scienziato dispiega la ragione in un incontro con il sentimento.
Ora lo sguardo
umano si stende su un innito spirituale che anche in questo caso non può
assolutamente abbracciare.
Questi diversi schemi esperienziali tratteggiano due modalità conoscitive
del reale:
la scienza e la losoa.
Complementari e non contrapposti, il
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conoscere e il pensare completano l'intera gamma delle possibilità della ragion
naturale:
e qui si apre il dramma.
L'uomo, sospeso tra i due inniti del
naturale e dello spirituale, non riesce mai nei continui corsi e ricorsi della
storia a quadrare il cerchio.
La sua ragione non riesce da sola a salvarsi,
rimane congetturale nel suo anelare disperato. Perciò Pascal tanto ammira
insieme Epitteto e Montaigne, la grandezza e la miseria del sapere umano
non sono che due facce della stessa medaglia. Ritorna l'immagine cusaniana
del poligono iscritto nel cerchio:
la grandezza del progresso umano è allo
stesso tempo la miseria di non poter mai giungere alla perfezione del divino.
La scommessa.
L'uomo è una canna pensante, la dura necessità naturale può schiacciare in
ogni momento la sua debole corporeità. Ma l'uomo è una corporeità pensante,
nel suo domandare risuona il respiro dell'essere. Cittadino di due mondi, non
è a casa da nessuna parte.
Mostro incomprensibile, non può risolversi nè
nella pura materia nè nel puro spirito. La sua mente può esplorare profondi
misteri, può arrivare no a dimostrare l'esistenza di Dio, ma con altrettanta
acribia può smontare tutto.
In Pascal tutto è coinvolto in una vicissitudine universale, l'uomo come la
Creazione oscillano tra estremi senza possibilità di conciliazione. Il cuore è
sconvolto dalle passioni della superbia e della disperazione, chiuso in sé nello
stesso momento in cui si esalta si deprime. E così l'essere nel momento in cui
si dà anche si cela, è una presenza/assenza, vi è un'alterità irriducibile che
consentendo la relazione la nega anche.
Dopo il peccato originale l'ordine
dell'essere creato diviene opaco e la luce del suo Creatore non traspare come
dovrebbe.
La dimensione del male corrode il luogo sorgivo della relazione tra la coscienza e l'essere: il cuore umano e il reale che lo circonda non son più trasparenti l'uno all'altro. Si comprende dunque ciò che Pascal sostiene riguardo le
prove razionali dell'esistenza di Dio. Non ne nega il valore ma sostiene che
non sono in grado di portare davvero l'uomo a Dio, ne riportano solo un
pallido barlume, così il deismo trasforma Dio in un concetto nelle mani della
superbia umana. Ma Dio è il primo fondamento della metasica, se vacilla
Lui vacilla tutto: dunque il pensiero metasico non ci può salvare, è soggetto
agli sconvolgimenti del cuore e all'opacità della creazione.
Cosa allora ci può salvare?
L'unica via razionalmente perseguibile per
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Pascal è scommettere su Dio.
Siamo imbarcati in una esistenza ostile ed
incomprensibile, scommettere sulla non esistenza di Dio ci abbandona in uno
stato di disperato divertissement che sooca ogni domanda di senso. L'unica
soluzione razionale è scommettere sulla esistenza di Dio. Questa non è ancora
conversione, non è ancora fede ma lo stato che umanamente la rende possibile:
è il tendere, è la richiesta, l'attesa in ascolto.
Questa è la dimensione del
cuore aperto, l'unico modo in cui il continuo sconvolgimento di superbia
e disperazione possa essere in parte lenito:
qui l'uomo, nel silenzio delle
passioni, può nalmente riconoscere la Grazia che da sempre lo chiamava.
Allora inizia una nuova vita, Cristo mediatore tra Cielo e terra riappacica
il cuore del uomo.
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