Leggere a ogni costo

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Leggere a ogni costo
Unità
8
I TEMI: la lettura
Paola Zannoner
Leggere a ogni costo
1 Kay Scarpetta: anatomopatologa dell’FBI protagonista di una serie di
romanzi polizieschi scritti
da Patricia Cornwell.
Quest’estate la prof è stata in una scuola di specializzazione ed è tornata tutta invalvolata su certi nuovi metodi, aspetta come si chiama?,
ecco, sì: d’interazione! Una cosa che ti fa pensare ai treni, l’intercity e
l’interazione, invece, sembra si riferisca alle relazioni e in particolare,
guarda un po’, tra prof e studenti.
Oddio, non ha fatto male ad andarsene un po’ a studiare, la prof.
Perché fino all’anno scorso ci stressava con le liriche di Leopardi. No,
dico, le poesie tristissime di un tizio vissuto quasi tre secoli fa, e pure
perseguitato da uno stellone nero che non ti dico: sempre solo, ringobbito sui libri, in un paesello che doveva essere un po’ come quello
dove siamo stati lo scorso anno in vacanza, un posto dove non c’era
niente, il vuoto assoluto. Massimo divertimento: il biliardino del bar!
Ragazzi, ma è passato qualche anno luce dal biliardino alla playstation, non so se vi siete accorti. Macché. Quello doveva essere il paese
della bella addormentata dove si fermò tutto per cent’anni. Ma magari anche di più. Perché oltretutto, in quel paesello mummificato, non
si riusciva a prendere neanche la linea per Internet e papà è diventato
matto, con il cellulare supertecnologico che in teoria avrebbe potuto
collegarsi con l’Australia, in pratica serviva giusto come videogioco,
con quei tre giochetti cretini che ha dentro.
Insomma, la prof aveva la passione per i tizi assai tristi e perseguitati
dalla sfortuna: Leopardi e quell’altro, il famoso Foscolo che, tanto
bravo e famoso ma morì in miseria nera in Inghilterra, non ce n’era
uno a posto, non so, una cosa del genere: “ha scritto belle poesie, ha
guadagnato una palata di soldi, si è fatto una bella villa, poi si è trovato una tipa giusta...” Macché. Ora, non si capisce perché a noi oggi
questa gente scalognata dovrebbe piacerci. A noi ragazzi, intendo. Mai
sentito dire: “Guarda, voglio essere come Leopardi, infelice e solo,
così scrivo poesie alla grande”? Ma neanche un masochista, neanche
la Morselli che è la prima della classe ti dice una cavolata del genere.
Anzi. Lei di solito fa: “Io studio, perché voglio fare l’anatomopatologa,
come la Kay Scarpetta1 che scopre tutti i delitti”. Capirai che soddisfazione. Ma almeno questa Scarpetta, malgrado il nome, è una donna
giusta, il personaggio di una scrittrice statunitense, una certa Patricia
ricchissima e per nulla infelice, anzi.
Insomma, per fortuna la prof è andata a rimettere in sesto le idee,
addirittura in Francia, pensa te, si vede che là sono all’avanguardia per
l’interazione, come si chiama, e quando è tornata, basta con le liriche
e le odi, si legge qualcosa di nuovo, anzi, ci fa: “Ragazzi, portate in
classe i libri che vi piacciono, quelli che avete a casa.”
Così il primo giorno non ci fidavamo mica tanto e qualcuno è arriva-
Leggere a ogni costo
to con la Bibbia, qualcun altro con le fiabe, e un paio, per esagerare,
con la Divina Commedia.
“Ma no, che avete capito? Non è un compito su chi ha i classici in
casa! Portate i libri che vi piacciono DAVVERO.”
Insomma, il giorno dopo c’era già un’altra musica in classe: libri sulle
moto, romanzetti d’amore, un paio di fantasy, una manciata di horror
su zombi e serial killer, un manuale di videogiochi, un libro su un
gruppo musicale che mi dà il voltastomaco e uno su un gruppo di
scemi che ballano in televisione, un paio di libri di barzellette, insomma tutta roba che ci aspettavamo che la prof prendesse e buttasse
nella raccolta differenziata della carta, e invece, sorpresa!, non solo ha
guardato con grande attenzione, neanche fosse la biblioteca dell’università, ma addirittura si è messa a chiedere lumi a ciascuno, proprio
come se davvero le interessassero le baggianate2 scritte in questi libri.
Perché, insomma, che sono baggianate me ne rendo conto anch’io
che non sono certo una cima. Si sa come vanno queste cose: uno si
compra il libro del comico perché in televisione ti fa ridere, ti leggi le
pagine, ti fai due sghignazzate e stop. Ma da qui a dire che è un bel
libro e magari consigliarlo, metterlo in una biblioteca, via, ci corre!
Come quell’altro libro lì, quello dei dementi di una trasmissione televisiva: a me neanche se mi pagano lo leggo un libro così.
Insomma, alla fine ci siamo messi a discutere di brutto su questo libro
e su quell’altro, e chi l’aveva letto lo difendeva oppure diceva: “L’ho
letto perché lo leggono tutti, è di moda”, chi non l’aveva letto chiedeva di cosa parlasse e alla fine se valeva la pena di sprecare tempo a
leggerlo. In pratica, con questa mossa furba, la prof ci ha veramente
fregato: perché per un’ora buona siamo stati a parlare dei libri e di
cosa leggiamo, e alla fine sembravamo tutto un gruppo di saputoni.
Ma questa era solo la prima abilissima mossa per fregarci, eh sì. Perché
dopo la mattinata di scambio di pareri, chiamiamola così, siamo passati a un giochetto furbo che si chiama (capirai che originalità) “passaparola”. Tradotto in soldoni vuol dire leggere un libro consigliato
dal compagno di classe e dare un giudizio. Lì per lì ci è sembrato un
buon sistema per fare un compito con il minor sforzo possibile: parecchi di noi si sono buttati a pesce sui fumetti o sui libri di barzellette, un accapigliarsi mai visto neppure al mercato rionale, quello in cui
vado ogni tanto la domenica mattina con mia nonna e dove c’è un
tizio abbastanza losco che vende tutto a un euro, con il risultato che
intorno alla sua bancarella si forma un crocchio fitto di donne a rovistare come galline alla ricerca del verme.
Noi, uguale. Stavamo lì a strapparci di mano il libretto, a leggere bandelle e rigirarsi tra le mani copertine in cerca d’ispirazione, commentando
con aria ispirata: “Sta’ a vedere che questo me lo leggo tutto stasera.”
Intanto, la prof annuiva strofinandosi le mani contenta, con l’espressione da faina.
2 baggianate: stupidaggini.
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I TEMI: la lettura
Allora ho capito la terribile trappola in cui noi pollastri eravamo caduti: quella lì ci faceva leggere senza che neppure ce ne accorgessimo!
Senza una protesta, uno sbadiglio, anzi, con la stessa euforia che mostriamo al prof di educazione fisica quando entra in classe e annuncia:
“Ragazzi, stamani tutti al campetto a correre!”
Allora ho strillato: “Ehi, non vale!”
La prof mi ha chiesto con aria preoccupata: “Cos’è che non vale, Gioele?”
“Cioè, se proprio dobbiamo leggere, allora ci dia libri pesanti. Se no
ci piace.”
“Ohé, sei matto?” ha commentato subito un mio compagno, anche
se non era stato interpellato.
“Che fai, giochi contro?” mi ha sibilato Sandro, uno di quelli sfegatati per il calcio. Intanto si teneva stretto sotto il braccio la biografia di
non so quale campione.
“Ritieni che debba farvi leggere libri che non vi piacciono?” ha chiesto
mielosa la prof, mentre tutta la classe alzava gli scudi: “Come sarebbe?
No, non dia retta a lui!”
Non ci eravamo capiti. Avrei dovuto cantargliele, a tutti quanti, in una
sonora rappata, tipo:
Ragazzi sfate attenti, qui c’è la fregatura
Leggere lo stesso, anche la spazzatura
Leggere contenti come se fosse bello
Leggere ad ogni costo: l’obiettivo è quello!
Io invece a questo gioco non ci voglio stare
È la solita faccenda di mettersi a sgobbare
Allora tanto vale farlo su un libro vero
Di quelli un po’ pesanti, che impegnano davvero
Di quelli che ti sembra vada in fumo il cervello
Ma in questa tortura poi ci trovi un che di bello
Senti piover nella festa un’idea originale
Un pensiero onesto, una storia niente male
Qualche cosa che ti dà una gran soddisfazione
Per la fatica fatta, per la concentrazione.
Sì, avrei potuto farlo, ma non l’ho fatto. Mi sono limitato a stringermi
nelle spalle e a scuotere la testa.
Perché che sono un rapper non lo sa nessuno. Non sono il tipo che
grida una cosa del genere ai quattro venti, io.
P. Zannoner, Lasciatemi in pace, De Agostini