sÌ No - Ignazio Cassis

Transcript

sÌ No - Ignazio Cassis
GIORNALEdelPOPOLO
VENERDÌ 13 MAGGIO 2016
+
focus Svizzera 21
È ciò che permetterà di decidere la nuova Legge sulla procreazione assistita
Chi ha diritto di vivere e chi no
Siamo chiamati a votare una modifica della LPAM, che definisce in quali casi
e per quali motivi sarà possibile effettuare la diagnosi preimpianto.
Un’altra votazione, a distanza
di un anno, sulla diagnosi preimpianto? Ma non era già stata accettata dal popolo svizzero lo scorso
14 giugno? Come siamo arrivati a
questo punto?
Andiamo con ordine. Con il voto
di un anno fa, la popolazione ha
deciso di autorizzare in Svizzera
la diagnosi preimpianto (ovvero la
possibilità di sottoporre a esame
genetico, prima del loro impianto
nell’utero materno, gli embrioni
ottenuti con la fecondazione artificiale).
In quali casi, per quali coppie,
con quali eccezioni? Questa non
era materia di discussione per il
voto dello scorso giugno. Lo è diventata ora, perché una raccolta
firme lanciata lo scorso autunno ha
voluto contestare la modifica della
Legge sulla medicina della procreazione (LPAM). Una legge già discussa e votata dal Parlamento prima ancora del voto del giugno 2015
e che – come sostengono i referendisti – è troppo permissiva e rischia
seriamente di aprire la porta a derive eugenetiche inaccettabili.
In quali casi?
La nuova Legge sulla medicina
della procreazione permette la diagnosi preimpianto principalmente
in due casi: per le coppie portatrici
di gravi malattie ereditarie (50-100
ogni anno) oppure per le coppie
che non possono avere figli in maniera naturale (ovvero per tutte le
coppie che ricorrono alla fecondazione artificiale, che sono sempre
di più). Lo scopo è quello, nel primo gruppo di individuare gli embrioni malati e quindi di fare una
selezione di quelli sani, nel secondo di scoprire eventuali anomalie
cromosomiche (e di conseguenza
impiantare nell’utero soltanto gli
embrioni “sani”).
Se il Consiglio federale, nel suo
progetto iniziale, era stato molto
cauto (la DPI era permessa soltanto alle coppie portatrici di gravi
malattie ereditarie, lo screening
cromosomico rimaneva vietato e il
numero massimo di embrioni sviluppabili per ogni trattamento era
Gregorio Schira
8), il Parlamento è andato ben oltre
(e questo è il motivo per cui è stato
lanciato il referendum, appoggiato
anche da persone che avevano invece votato «sì» lo scorso giugno):
DPI estesa a circa 6mila coppie
all’anno, permesso di svolgere test
cromosomici, 12 embrioni sviluppabili per ciclo. In pratica tutti gli
embrioni prodotti al di fuori dell’utero materno possono essere sottomessi a tutti i tipi di test genetici
disponibili e selezionati.
Il numero di embrioni
Proprio il numero di embrioni
prodotti per ciclo – oltre all’estensione delle tipologie di test (non
solo per le malattie genetiche ma
anche per le anomalie cromosomiche) e di coppie interessate – è ciò
che fa maggiormente discutere. Per
permettere la diagnosi preimpianto, infatti, occorre avere un certo
numero di embrioni da analizzare.
La normativa attualmente in vigore riguardo alla fecondazione artificiale permette di sviluppare al
massimo tre embrioni per ciascun
ciclo di trattamento, ognuno dei
quali deve essere subito impiantato nell’utero materno. La modifica
della legge prevede invece che
in breve
possano essere
sviluppati sino
Le raccomandazioni:
a dodici embrioni e che ne
venga impianIl Parlamento e il Consiglio federale
tato nell’utero
invitano i cittadini ad accettare
anche uno solo
la modifica della Legge sulla medicina
(il che eviterebdella procreazione. Il Consiglio nazionale
be la possibilità
l’ha approvato con 123 voti contro 66
di parti gemellari o plurigee 5 astensioni, il Consiglio degli Stati
mellari). I rimacon 26 voti contro 10 e 9 astensioni.
nenti possono,
se lo si vuole,
I partiti che si sono espressi a favore
venir
consersono il PLR, il PPD e il PBD. Contraria l’UDC.
vati (congelati)
PS e Verdi hanno lasciato libertà di voto.
in vista di un
eventuale nuovo trattamento. Altrimenti
vengono distrutti. Questo, come
struggerne anche uno solo signifisottolineano i referendisti, è ovviaca uccidere una persona. E l’idea di
mente inaccettabile. Gli embrioni
congelarne anche solo uno ha un
sono esseri umani, vite umane. Diche di terribile.
IGNAZIO CASSIS «Un aiuto per le coppie bisognose»
SÌ
DI
per una medicina
all’avanguardia
Lo scorso anno due terzi degli
svizzeri hanno deciso di modificare la Costituzione sulla cosiddetta
“diagnosi preimpianto” (DPI). In
Parlamento abbiamo perciò adeguato la Legge sulla medicina della procreazione, in modo da stabilire chi e come può accedere alla
procreazione medica. Contro la
legge è tuttavia stato chiesto il referendum e sarà dunque il popolo
a decidere.
La grande maggioranza continuerà ad avere
figli in modo naturale e non è quindi toccata
dalla legge. Ci sono però due situazioni in cui le
coppie potranno rivolgersi al medico: se sono
portatrici di gravi malattie ereditarie che non
vogliono trasmettere ai propri figli oppure se
non riescono ad avere bambini in modo naturale. Solo in questi due casi sarà possibile effettuare la diagnosi preimpianto (DPI).
Inoltre, c’è da aggiungere che per ciascun ciclo di trattamento possono essere sviluppati al
massimo 12 embrioni: quelli non utilizzati possono essere congelati in vista di un eventuale
ulteriore trattamento. Dopo aver fecondato in
provetta un ovulo materno con uno spermatozoo, sarà possibile eseguire un esame genetico
dell’embrione (la DPI, per l’appunto) per verificare la presenza delle anomalie genetiche
ricercate. Gli embrioni senza tali malattie saranno impiantati nell’utero materno con buone probabilità di successo. La modifica di legge
consente così un trattamento ottimale, ma impone allo stesso tempo severi criteri.
Già oggi, ogni donna può effettuare un esame genetico del feto, ma solo alla 12 settimana di gravidanza, non cinque giorni dopo la
fecondazione. Di conseguenza, è costretta a
iniziare una gravidanza prima di decidere se
interromperla. Ciò causa inutili sofferenze. La
nuova legge, se accolta, permetterà di anticipare l’esame prima che l’embrione sia nell’utero. Resta invece proibita la selezione di
specifiche caratteristiche (come ad esempio
il sesso, il colore degli occhi, eccetera) o selezionare bambini quali donatori di organi per
fratelli malati. Proibiti restano anche il dono
degli ovuli materni e la gravidanza in affitto.
Gli oppositori – tra i quali figurano varie
associazioni di disabili – ritengono che le
nuove disposizioni siano troppo permissive e
temono che gli esami genetici sugli embrioni
umani si estendano in modo inaccettabile,
permettendo la selezione degli esseri umani.
Ma la Costituzione e le leggi servono proprio
a definire i limiti di ciò che è giusto; gli invalidi
continueranno infatti ad appartenere a pieno
titolo alla nostra società.
In caso di vittoria del SI, la Svizzera si situerà nella media europea dal profilo del margine di manovra della procreazione medica.
Oggi siamo in fondo alla scala. Con un SI nelle
urne aiuteremo le coppie bisognose senza costringerle a recarsi all’estero. Nessun cittadino
sarà obbligato a fare nulla, nemmeno a pagare per gli altri, perché queste prestazioni non
sono coperte dalle casse malati.
Sono convinto che questo sia un passo giusto e rispettoso dei valori della maggioranza
dei cittadini svizzeri. Per questi motivi metterò nell’urna un chiaro SI!
IGNAZIO CASSIS,
consigliere nazionale PLR
«Dignità violata»
La Conferenza dei Vescovi svizzeri, così come la sua Commissione di bioetica, si sono pronunciati
più volte contro l’introduzione della DPI in Svizzera. «Autorizzare la
DPI – hanno ripetuto anche recentemente - significa acconsentire a
selezionare chi è degno di vivere
e chi no». I Vescovi svizzeri hanno voluto sottolineare un paio di
aspetti molto problematici della
modifica della LPAM. Anzitutto,
l’allargamento della pratica della
DPI a tutte le coppie che ricorrono a una fecondazione artificiale
porta «a un aumento esponenziale
del numero di embrioni soprannumerari» e a decretare che «una malattia genetica come la Trisomia 21
giustifica la selezione», con conseguente stigmatizzazione delle persone che vivono in questa situazione di handicap. In secondo luogo,
l’autorizzazione a crioconservare
gli embrioni «tratta questi ultimi
come un oggetto da conservare
fino a quanto se ne ha bisogno, violando la dignità umana».
La domanda:
Volete accettare
la modifica
del 12 dicembre
2014 della legge
federale sulla
procreazione
con assistenza
medica (Legge
sulla medicina
della
procreazione,
LPAM)?
MARCO ROMANO «NO a controverse selezioni in laboratorio»
La vita umana
NO non va mercificata
Questa modifica della Legge sulla procreazione assistita è la dimostrazione concreta della debolezza
degli argomenti dei promotori
della riforma. Ci troviamo su un
piano inclinato: una volta messoci
piede, si scivola inesorabilmente
verso quanto oggi ancora si nega.
La diagnosi preimpianto, voluta e
promossa dal Consiglio federale,
era prevista solo per al massimo
poche centinaia di coppie portatrici di malattie genetiche gravi: un approccio
molto restrittivo e fondamentalmente orientato
a ridurre difficoltà e dolore. Il Parlamento ha
subito fatto un grande (e inaccettabile!) passo
oltre, definito dallo stesso ministro Berset non
privo di tendenze eugenetiche.
Con questa legge possono ricorrere alla DPI tutte le coppie che ricorrono alla procreazione assistita; circa 6mila ogni anno. Si introduce una pericolosa mentalità volta a selezionare in laboratorio
l’embrione “migliore”, quello potenzialmente “privo di problemi”. Il mondo scientifico è ancora diviso sull’efficacia reale di queste analisi. Vi sono anche dubbi sugli effetti causati dalla manipolazione
dell’embrione: i primi problemi si riscontrano durante la crescita. Non vi è sufficiente controllo sul
numero di embrioni generati e sul loro effettivo
utilizzo; da parte del mondo farmaceutico e medico vi è interesse a questo “materiale”.
Il trend internazionale evidenzia una medicina
della riproduzione senza limiti etici. In Gran Bretagna si modificano geneticamente embrioni umani
e si creano embrioni con materiale genetico proveniente da tre esseri umani. Negli Stati Uniti si
decide il sesso del nascituro. La Svizzera è oggi ancora restrittiva; ma fino a quando? La DPI va utiliz-
zata con raziocinio, con rispetto per la vita umana e in casi eccezionali. Di questo passo esiste la
possibilità che si arrivi a creare il “figlio su misura”, a determinare in maniera egoistica il “voluto”
dal “non voluto”. Si desidera determinare l’essere
che ha “diritto di nascere”, perché “migliore”, ed
eliminare i “non desiderati”, i diversi, portatori
di malattie o disabilità. Da nessuna parte viene
indicato come interpretare l’articolo che parla
di “individuare caratteristiche cromosomiche
suscettibili di influenzare la capacità di sviluppo
del futuro embrione”. La comunità scientifica è
fortemente divisa. Chi deciderà quale caratteristiche saranno decisive per una selezione?
Inoltre, le malattie ereditarie che possono
dare adito a una procedura di selezione non
vengono menzionate. Vogliamo eliminare ogni
tipo di diversità? Quale essere umano è degno
di nascere e quale no? Chi sostiene questa legge
vuole andare oltre e permettere ogni tipo di analisi e selezione, occorre dire STOP subito.
A dimostrazione della sensibilità del tema tra
i contrari si trovano parlamentari di tutti i partiti.
Si impegnano per il NO anche rappresentanti di
moltissime associazioni (quasi tutte quelle a sostegno dei disabili) che hanno capito la volontà
da parte dei promotori di spingersi oltre. La DPI,
così come prevista nella legge in votazione, non
è chiara e introduce un pericoloso, inopportuno,
ma soprattutto scientificamente controverso, sistema di selezioni in laboratorio. La vita umana
non merita questa mercificazione. Selezionare
sistematicamente embrioni rischia di pregiudicare la solidarietà nei confronti delle persone disabili o che non corrispondono alla norma.
MARCO ROMANO,
consigliere nazionale PPD