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«Qualestoria» n. 2 ‐ dicembre 2004 Vichy: un passato che non passa? La storiografia sulla persecuzione antiebraica in Francia di Valeria Galimi Non è possibile dare conto in poche pagine del lungo percorso di riflessione sul passato che la storiografia e l'opinione pubblica francese hanno da tempo intrapreso; un percorso che è descritto in modo efficace nei lavori di Henry Rousso, dal volume dato alle stampe alla fine degli anni Ottanta Le syndrome de Vichy fino al recente Vichy, f'événement, l'histoire et la mémoire1• Vichy è un passato che non passa? Non lo possiamo certamente affermare ancora oggi; questo è tanto più vero se osserviamo la quantità di libri e di saggi pubblicati in riviste scientifiche ‐ insieme agli articoli sulla stampa quotidiana, ai film e ai documentari ‐ che appaiono ogni anno Oltralpe dedicati al regime di Vichy e al periodo dell'occupazione nazista della Francia, segnatamente sulle responsabilità del governo di Pétain nell'applicazione della «Soluzione finale». Da qualche anno, ormai, al centro del dibattito pubblico ‐ non solo della storiografia ‐ non è più il regime di Vichy quanto la guerra d'Algeria, in particolare il rapporto fra violenza di Stato e principi repubblicani, come si è visto in occasione delle elezioni presidenziali dell'aprile‐maggio 20022. Pubblicazioni di memorie, volumi scientifici, fino all'apparizione di una rivista di alta divulgazione sulla guerra d'Algeria testimoniano questo passaggio di focalizzazione, di cui in Italia è ancora difficile trovare ec03. Dopo questa prima necessaria puntualizzazione, passiamo a presentare alcune osservazioni sull'evoluzione della storiografia sulla Shoah in Francia. Da tempo ormai la storiografia è oggetto di indagine anche in quanto segmento della memoria collettiva, e «come prodotto di una storia sociale e culturale degli usi del passato»4. All'interno di queste riflessioni, la mémoire savante può essere considerata una delle chiavi per analizzare la sindrome di Vichy e un vettore della memoria, inteso come «tutto ciò che ropone una ricostruzione volontaria dell'evento, con dei fini sociali»5. Un vettore da 1 H. Rousso, Le syndrome de Vìchy de 1944 à nos jours, Éditions du Seui!, Paris 1990 (1 ~ ed. 1987); H. Rousso, É. nan, Vichy, un passé qui ne passe pas, Gallimard, Paris 1996; H. Rousso, La hanÙse ∙dupassé. Entretien avec Philippe il, Textuel, Paris 1998; Id., Vichy, l'événement, l'histoire et la mémoire, Gallimard Folio, Paris 2001. 2 Cfr., tra l'altro, V. Galimi, Vichy: Wl passato che non passa, «L'Unità», 5 maggio 2002. 3 Per una panoramica di questi studi rinvio alla rassegna a cura di M. Cadi, V. Galimi, La guerra d'Algen'a e la società ancese, «Passato e presente», n. 59, maggio‐agosto 2003, pp. 167‐183. 4
H. Rousso, Vichy, l'événement, l'histoire et la mémoire cit., p. 12. Il rinvio obbligato è a P. Ricceur, La Mémoire, istoire, l'oubli, Éditions du Seui!, Paris 2000 (tr. it., Raffaello Cortina editore, Milano 2003); cfr. anche F. Hartog, J. ve! (a cura di.), Les usages politiques du passé, Éditions de !'ehess, Paris 2001. 5 H. Rousso, Le syndrome de Vichy cit. p. 251. Si veda anche M.C. Lavabre, Du poids et du choix du passé. Lecture 'tique du Syndrome de Vìchy, in D. Peschanski, M. Pollak, H. Rousso (a cura di), Histoire politique et sciences sociales, 50 Valelia Galimi considerare insieme agli altri indicatori: vettori ufficiali (commemorazioni, monumenti, celebrazioni pubbliche), associativi (associazioni di deportati, partigiani, militari, ecc.), culturali (letteratura, cinema, televisione). «Il libro di storia è, a questo titolo, un vettore di memoria, tributario delle stesse fluttuazioni degli altri, in ogni caso assai poco distaccato dall'oggetto. Inoltre influisce sui manuali e i programmi scolastici, che sono il modo di trasmissione sociale per eccellenza»(" ha scritto a questo proposito Henry Rousso; qualunque esame della storiografia necessita di un raccordo con il contesto in cui essa è stata prodotta, con le influenze e con le sollecitazioni subite dagli avvenimenti dell'epoca. Questa osservazione è particolarmente pertinente per ciò che riguarda i temi della deportazione e della Shoah; temi che sono diventati centrali a partire dagli anni Settanta, in seguito ad avvenimenti politici internazionali, a procedimenti giudiziari ed a cambiamenti rilevanti all'interno del mondo ebraico. Dal dopoguerra il quadro di riferimento si è profondamente modificato: da un clima di rimozione si è passati ad una situazione di «ossessione del passato» ‐ o secondo alcuni ‐ di «derive della memoria». Un' ultima precisazione: non rientra in questa rassegna l'analisi di un filone di studi francesi, assai ricco e fertile, sullo statuto della memoria e della testimonianza sull'esperienza della deportazione e delle persecuzioni antiebraiche nell'era del testimone7. Non vi rientra neppure un esame della ricca produzione audiovisiva, in particolare documentaria, prodotta in Francia; basti qui richiamare quello che ancora oggi rimane un modello, il film Shoah di Claude Lanzmann8. Una produzione che rappresenta forse il tratto più peculiare della riflessione francese e che costituisce un capitolo a parte della storia che stiamo trattando. Fra memoria e rimozione: l'attività del CDJC Fra i pochissimi documenti rimasti del primo periodo della propria esistenza, in quello che può essere considerato l'atto di fondazione del Centre de documentation Juive contemporaine (d'ora in poi CDJC), si trovano espressi i motivi della creazione di un istituto che ha avuto un ruolo di primo piano per lo sviluppo della storiografia sulle persecuzioni antiebraiche in Francia. Vogliamo prima di tutto scrivere il Grande Libro del martirologio dell'ebraismo in Francia. A tale scopo occorre riunire l'immensa documentazione su quello che succede nelle due in «Les Cahiers de l'ihtp», n. 18, giugno 1991, pp. 177‐185. 6 Ivi, p. 253; sulla mémoire savante, ivi, pp. 276‐302. 7 A. Wieviorka, L'ère du témoin, Plon, Paris 1998 (tr. il., Raffaello Cortina editore, Milano 1999); si vedano, tra l'ampia bibliografia, M. Pollak, L 'expérience concentrationnaire. Essai sur le maintien de l'identité sociale. Metalié, Paris 1990; R. Dulong, Le témoin oculaire. Les conditions sociales de l'attestalion personnelle, Éditions de l'ehess, Paris 1998. 8 Cfr. B. Cuau et alii, Au sujel dI' Shoah, le film de Claude Lanzmann, Belin, Paris 1990. •
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zone, studiare la nuova legislazione e le sue conseguenze in tutti gli aspetti; tracciare un bilancio della spoliazione dei beni ebraici o 'arianizzati'; tracciare un quadro delle sofferenze del gran numero degli internati, dei deportati, degli ostaggi. dei fucilati; far emergere l'eroismo dei combattenti ebrei [",]; registrare l'atteggiamento dei governanti, dell'amministrazione, dei diversi strati dell'opinione pubblica, [",] In secondo luogo. occorre preparare già da ora il libro delle rivendicazioni degli ebrei di Francia, 9
degli ebrei francesi e degli ebrei stranieri . Il centro venne creato nell'aprile 1943, a Grenoble, nella zona d'occupazione italiana, per opera di una quarantina di militanti ebrei e per iniziativa di Isaac SchneersohnlO• Dapprima denominato Centre Schneersohn, e trasferitosi a Parigi dall'ottobre 1944, il Cdjc ebbe un ruolo fondamentale nel raccogliere la documentazione sulla sorte degli ebrei di Francia durante la seconda guerra mondiale e nel favorire la pubblicazione delle prime narrazioni di questi tragici avvenimenti, grazie all'azione di storici come Léon Poliakov, Joseph Billig, Georges Wellers. Qualche anno dopo, in occasione della prima conferenza organizzata a Parigi nel dicembre 1947, il Cdjc aveva chiamato a raccolta le commissioni storiche e i centri di documentazione ebraica d'Europa e aveva proposto un primo bilancio delle sue attività. Di questo incontro vi sono alcuni aspetti che meritano di essere rilevati e che caratterizzano la prima fase della produzione storiografia sulla Shoah in Francia: innanzitutto l'attenzione rivolta alla dimensione internazionale (di cui era testimonianza la stessa conferenza), grazie alle capacità linguistiche e agli interessi dei collaoratori!!. E l'accostamento fra l'attività militante del Cdjc dalla primavera del 1943 fino alla Liberazione e la Resistenza: «di fatto, il Cdjc ‐ si ribadiva ‐ non poteva essere legato dal movimento della Resistenza, per i suoi obiettivi, per i pericoli che faceva correre ai suoi membri, all'ispirazione profonda che l'animava»12. Le attività del centro nel periodo della clandestinità venivano iscritte così nel solco della Resistenza e della sua eredità; gli scopi erano stati individuati nel documentare i tragici avvenimenti, ma anche nell'agire in favore degli ebrei dopo la liberazione del paese. La dimensione di militanza e il riferimento alla Resistenza rappresenta uno dei tratti costitutivi del Cdjc; nel decimo anniversario dalla fondazione, Schneersohn scriveva: «Non avevo che un 9 Relazione dal titolo Voici el1 quelqlles maIs ce que nOll;; vOlllons. Archives du Consistoire centrai pendant la guerre, la in Renée Poznanski, La créatiol1 du ceri tre de documentatiol1 juive col,itenzporaine en France (avril 1943), in .' ngtième siècle", n. 63, luglio‐settembre 1999, p. 51. 10 Ebreo russo discendente da una prestigiosa famiglia di rabbini e vicino al sionismo. Isaac Schneersohn si trasferì 'rancia nel 1920; per un profilo cfr. L Pougatch, Figures juives de Théodore Herzl à [da Nudel, Ramsay, Paris 1984, 107‐140. 11 Per il programma della conferenza cfr. «Le monde juif,), n. 12, 1947, pp. IO‐Il. Si veda anche H. Hertz,Historiqllc 'djc, in C
onférence européenne des commissions historiques el des centres de documentation juifs. Les luifs el1 'pe (1939‐1945). Rapports présentés à la première conférence européenne des commissiol1s historiques ct des centres de mentations juifs. Avant‐propos par Isaac Schneersohn. Éditions du Centre, Paris 1949, pp, 58‐62. 12 «Le monde juif". nn. 9‐10. 1947, p. 20. 52 Valeria Galimi solo desiderio, registrare tutti i crimini nazisti affinché i sopravvissuti potessero trasmettere i fatti alle generazioni future e perpetuare nella Storia il ricordo delle atrocità commesse dai nazisti nei confronti degli ebrei»]3. Nello stesso anno avvenne la posa solenne della prima pietra del Tombeau du martyr juif inconnu, il 17 maggio 1953, dieci anni dopo la fine della rivolta del ghetto di Varsavia, per segnare una continuità con il simbolo della resistenza ebraica in Europa 14. Un altro aspetto di questo istituto merita di essere rimarcato, ossia il tentativo di unire ebrei francesi ed ebrei stranieri, superando quelle profonde fratture che si erano prodotte all'interno dell'ebraismo francese fin dagli anni Trenta, con l'arrivo delle numerose ondate di immigrati stranieri, e costituendo un precedente importante per la formazione nel dopoguerra dei nuovi organi comunitariI5. Léon Poliakov, che divenne responsabile del settore ricerca presso il Cdjc, ha raccontato le prime attività svolte: Schneersohn aveva incaricato «una mezza dozzina di dattilografe di fare lo spoglio del Journal Officiel per stabilire l'interminabile lista di imprese arianizzate, cosa che trovavo estremamente ridicola» ‐ racconta Poliakov nelle sue memorie ‐ «non comprendendo che occorre pur partire da qualche parte»16. Il centro dal 1947 ebbe una funzione assai rilevante nella raccolta della documentazione, prima di tutto di quella ancora in possesso delle organizzazioni ebraiche francesi, in vista della preparazione del processo di Norimberga. Emerge così uno stretto legame fra l'attività di raccolta per lo studio e la trasmissione della memoria, e la volontà di contribuire a trovare le prove per l'istruzione dei processi contro i criminali di guerra. L'autore della prima Histoire de l'antisémitisme17, con una lettera di raccomandazione di un ex ministro della Terza repubblica, si era recato al Ministero dell'Interno e, dopo vari tentativi, era giunto alla Sureté Nationale, dove gli avevano consegnato una cassa di documenti contenenti gli archivi dell'amministrazione della Gestapo in Francia, che poté consultare e microfilmare per il Cdjc; «una situazione fuori dal comune che era possibile solo nel clima stravagante dell'indomani della Liberazione», ha poi commentat018. Lo stesso Poliakov fu membro della delegazione francese al processo di Norimberga, in qualità di esperto. Oltre a stabilire relazioni molto utili per il centro, l'obiettivo di Joseph Billig, rappresentante ufficiale del Cdjc, e di Poliakov era quello di poter 13 L Schneersohn, La création du Centre de documentationjuive contemporaine, «Le monde juif», marzo‐aprile 1953, p.3. ; . 14 R. Poznanski, La création du centre de documentation juive contemporaine cit., pp. 53‐54. 15 Sulla nascita del Cdjc rinvio a A. Wieviorka, Déportation et génocide. Entre la mémoire et l'oubli, PIan, Paris 1992, pp. 415‐423 e a R. Poznanski, La création du centre de documentation juive cit. 16 L. Poliakov, L'auberge des musiciens. Mémoires, Mazarine, Paris 1980, p. 164. 17 Idem, Histoire de l'antisémitisme, Calmann‐Lévy, Paris 1955‐1977, 2 val!. (trad. it. presso la Nuova Italia, Firenze, 1974‐1990); l'opera è attualmente in corso di riedizione con il marchio Sansoni). 18 Idem, L 'auberge des musiciens cit., p. 166. «La cassa era inesauribile e il suo contenuto ha messo molti anni per essere utilizzato. Da ultimo, è quella che ha reso possibile le pubblicazioni di Serge Klarsfleld sui convogli dei deportati ebrei e sull'esecuzione degli ostaggi» (iv~ pp. 166‐167). •
Vichy: un passato che non passa? La storiografia sulla persecuzione antiebraica in Francia 53 accedere alla ricca documentazione che serviva per istruire il processo davanti all' Alta corte internazionale, e in effetti il centro francese fu incluso «fra i destinatari ufficiali dei documenti che stavano per essere ripartiti. Fu così che esistette, accanto alla French Division, della Polish Division o della NOfwegian Division, una Billig Division» 19. Da allora gli archivi del Cdjc continuarono a ricevere materiale e spezzoni di altri archivi: quelli della Gestapo, dei servizi dell'ambasciatore tedesco a Parigi, Otto Abetz, del Commissmiat général aux questions juives, le carte del processo di Norimberga, elenchi di beni sequestrati. Mentre il materiale sulla seconda guerra mondiale e sul regime di Vichy depositato presso le Archives Nationales rimaneva ancora riservato, il Cdjc fu l'unico centro di documentazione in Francia a mettere a disposizione degli studiosi un enorme materiale sulla sorte degli ebrei in Francia. Parte di questo materiale fu accessibile grazie alla tempestiva pubblicazione in due volumi dei documenti del processo di Norimberga (La persécution des Juifs en France et dans les autres ays de l'Ouest nel 1946 e La persécution des Juifs dans les pays de l'Est nel 1949)20. A cura del Centre de documentation juive contemporaine e per iniziativa di Isaac Schneersohn ‐ che firmava introduzioni e premesse ‐ furono edite numerose ricerche e raccolte documentarie, che saranno fondamentali per lo sviluppo degli studi negli anni a venire. Furono pubblicate raccolte di testi delle leggi antiebraiche, con commenti agli spetti giuridici della persecuzione21, alcune monografie e raccolte di documenti, fra .cui ricordiamo un primo studio sui campi di internamento22, sulla resistenza ebraica in Francia e sulla resistenza nel ghetto di Varsavia23, sul nazismo24, sulla condizione degli ebrei nelle colonie francesi25, sulla propaganda e l'opinione pubblica contro gli ebrei26•
19 Ivi, p. 166. Sull'esperienza al processo di Norimberga, cfr. alle pp. 167‐17l. 20 La Persécution des luifs en Fra/lce et dans les autres pays de l'Duest. préselltée par la Fra/lce à Nuremberg. Recueil qedocumellls publié sous la direction de H. Monneray, Préface de R. Cassin, Introduction de E. Faure, avant‐propos iÌì:. I. Schneersohn, Éditions du Centre, Paris 1947; La Persécution des luifs dalls les pays de l'Est préselllée à Nuremberg, ueil de documents publié sous la direction de H. Monneray, préface du général T. Taylor, introd. de R. Cassin, ant‐propos d'I. Schneersohn, Éditions du Centre, Paris 1949 . • 21 Les luifs sous l'Occupation. Recueil de /extes et des lois, avec une introduction de R. Sarraute et P. Tager. ivant‐propos par I. Schneersohn, Éditions du Centre, Paris 1945, ripubblicato nel 1982: J. Lubetzki, La conditioll des ~ifs en France sous l'Occupatioll allemallde.1940‐1944.lalégislalioll raciale, Éditions du Centre. Paris 1945: Ac/ivité des isatiolls jui~'es ell France sous l'Occupation, avant‐propos d'I. Schneersohn, Éditions du Centrc. Paris 1947: J. u, P. Hosiasson, Le Pillage par les Allemallds des oeuvres d'ari et des bibliothèques apparte/lant à des luifs en France. eil de documents publiés sous la direction de J. Cassou, Éditions du Centre, Paris 1947. 22 J. I. Weill, Contlibutio/l à l'histoire des camps d'intememe/l/ da/ls 1{4./l/i‐Fra/lce. avant‐propos d'I. Schneersohn. tions du Centre, Paris 1946. 23 D. K.nout, La Résista/lce juive ell Frallce, Éditions du Centre, Paris 1947; La Bataille du ghetto de Varsovie. vue et tontée par les Allemallds. introd. et trad. de D. K.nout, Éditions du Centre, Paris 1946. 24 J. Billig, L'Allemaglle et le géllocide, plalls et réalisa/ions nazis, Préface de François de Menthon, avant‐propos par chneersohn, Éditions du Centre, Paris 1950; J. M. Machover, Dix alls après la chutc dc Hitler (1945‐1955), préface R. Cassin, avant‐propos d'I. Schneersohn, Éditions du Centre, Paris 1957; M. Mazor, Le Phéllomèlle /lazi. Documc/lts '.1'
c ommentés, Préface de R. Rour, avant‐propos de I. Schneersohn, Éditions du Centre, Paris 1957. 25 J. Sabille, Les luifs de TUllisie sous Vichy et l'Occupa/ion, préface de D. Mayer, avant‐propos d'I. Schneersohn., ions du Centre, P
aris 1954. 26 J. Polonsky, La Presse, la Propagallde e l'Opinioll publique sous l'Occupa/ion, avant‐propos d'I. Schneersohn, ions du Centre, Paris 1946. 54 Valeria Galimi In questo ambito videro la luce il primo studio di Léon Poliakov, La condition des Juifs en France sous l'occupation italienne27; di Georges Wellers, De Drancy à AlIschwitz, il racconto della sua esperienza di deportato a Auschwitz e a Buchenwald2x; e di Joseph Billig il primo fra i tre volumi del lavoro su Le Commissmiat géneral aux QlIestions Juives, pubblicato qualche anno più tardi, nel 195529. Il Cdjc diffuse anche una rivista periodica, inizialmente un bollettino, il «Bulletin du Centre de documentation juive contemporaine», poi trasformato nel 1946 nella rivista «Le Monde juif» (dal 1997 ha cambiato il nome in «Revue d'histoire de la Shoah»), che ha presentato ricerche su aspetti puntuali della persecuzione antiebraica in Francia, comprendendo anche numerose segnai azioni sulla storiografia internazionale. Queste pubblicazioni, edite direttamente dal Cdjc, ebbero visibilità e circolazione assai limitata; come scrive ancora Poliakov, i volumi «arrivavano nelle mani di 200‐300 sottoscrittori, quasi tutti ebrei militanti. Nessuna libreria poteva venderli, nessun critico poteva parlarne»30. Il lavoro storico sulla Shoah svolto in Francia negli anni Quaranta e Cinquanta, così come l'attenzione pubblica sul tema ‐ ben descritta dalla ricostruzione di Annette Wieviorka ‐ si colloca fra la memoria e l'oblio. Sono gli anni, lo abbiamo visto, in cui il Cdjc promosse la raccolta e la pubblicazione di documenti, la formazione di una nuova generazione di storici, con legami e collegamenti con i centri di tutta Europa; attività però che erano rimaste del tutto marginali. Negli stessi anni prese avvio anche una storiografia sulla Resistenza e sulla deportazione, senza ancora percepire la sua dimensione plurale ‐ razziale e politica ‐ e le conseguenti specificità, di cui non possiamo dare qui conto diffusamente31. Già nell'agosto 1945 il ministro dei Prisonniers, Déportés et Réfugiés, Henry Frenay, fu incaricato di scrivere la storia della prigionia e della deportazione, sulla base del lavoro di tre commissioni di esperti, una sui prigionieri di guerra, una per la manodopera coatta e una per i «deportati e internati politici e razziali». Quest'ultima commissione ‐ ci ricorda Annette Wieviorka ‐ aveva il progetto di pubblicare nel 1947 un volume, che non fu mai dato alle stampe32; operava nella commissione Olga Wormser‐Migot, l'autrice della prima Thèse d'Etat sul sistema concentrazionario nazista, poi pubblicata sotto forma di sintesi nel 1968 e che ebbe una certa diffusione33. 27 L. Poliakov, La condi/ion des JlIifs en France sous /'occupation iralienne, avant"iprqpos d'I. Schneersohn, préf. J.
Godart, Éditions du Centre, Paris 1946; L. Poliakov, L 'Éroile jallne, avant‐propos d'I. Schneersohn, Éditions du Centre, Paris 1949 (nuova edizione, Grancher, Paris 1999). 28 G. Wellers, De Drancy à AlIschwirz, avant‐propos d'I. Schneersohn. Éditions du Centre, Paris 1946. 29 J. Billig, Le Commissariar général GlLf Questions JlIives, Éditions du Centre, Paris ] 955‐] 960.3 volI. 3U L. Poliakov, L 'auberge des musiciens cit., p. 177. 31 Si rinvia a A. Wieviorka, Dép0l1ation et Génocide cit.; si veda anche P. Lagrou, Mémoires patriotiques et Occllpation nazie. Résistants, requis et dép0l1és en Elirope occidentale 1945‐1965, Complexe, Bruxelles 2003 (ed. or. 2000). 32 Cfr. A. Wi('viorka, Dép0l1ation et Génocidc cit., pp. 423‐431. Una delle prime sintesi documentate è quella del Service d'information des crimes de guerre, La Persécution raciale, Office Français d'édition. Paris 1947 (a cura di R. Berg). 33 O. Wormser‐Migot, Le systèmc collcentrationnaire /Jazi 1933‐1945. Puf, Paris 1968. Vìchy: un passato che non passa? La storiografia sulla persecuzione antiebraica in Francia 55 Nel 1951, all'interno del Comité d'histoire de la deuxième guerre mondiale, sotto l'egida della Presidenza del Consiglio, fu creata una nuova commissione sulla deportazione, che lavorò quasi vent'anni a una grande inchiesta con corrispondenti dipartimentali per stabilire statistiche attendibili sulla deportazione34. Un metodo, quella dell'inchiesta attraverso dei corrispondenti, che fu utilizzato dal COl1zité anche per svolgere le prime ricerche pionieristiche su altri temi, quali l'epurazione, la collaborazione, la Resistenza; oggi i risultati di queste inchieste sono assai utili per l'enorme massa di informazioni che forniscono, sebbene sia necessario apportare modifiche e correzioni, anche profonde, al quadro complessivo. Dalla Francia di Vichy di Robert Aron al miroir brisé Per molti anni fu prevalente la lettura degli avvenimenti sugli ebrei in Francia fornita dallo studio pionieristico di Robert Aron sulla Francia di Vichy, pubblicato nel 1954. Figura di spicco fra gli intellettuali «non conformisti» negli anni Trenta35, colpito dalle leggi antiebraiche dell'État Français nel 1940, Aron era riuscito a rifugiarsi in Africa del Nord, grazie a importanti relazioni con membri dell'entourage di Pétain. La sua Histoire de Vichy, scritta in collaborazione con Georgette Elgey, si basava sulle deposizioni dei processi della Haute Cour de justice, inaccessibili agli altri studiosi, e su documenti e testimonianze inedite, grazie alle sue numerose e influenti amicizie nel mondo della politica e dell'economia. La sua sintesi sulla Francia di Vichy divenne un riferimento basilare sul periodo per più di quindici anni. Aron sosteneva la tesi dell'esistenza di «due Vichy»: quella di Lavai e quella di Pétain. La politica perseguita dal maresciallo, infatti, aveva avuto una funzione di scudo (bouclier) per impedire la «polonizzazione» del paese; l'autore insisteva in particolare sulle negozi azioni clandestine a Algeri da parte di Pétain con gli Alleati, per avvalorare l'idea del doppio gioco perseguito dal regime. Quanto alla politica antiebraica dell'État Français, Aron sosteneva che gli statuti antisemiti ‐ dell'ottobre 1940 e del giugno 1941 ‐ erano stati imposti dai nazisti: «Per quanto riguarda la legislazione antiebraica [ ... ] non faceva altro che allinearsi alle 34 A. Wieviorka ricostruisce le profonde discussioni intercorse fra il Comité e la Fédération Nalionale des Déportés. lnternés Résistants el Patriotes, in particolare sulle cifre relative ai deportati razziali e agli ex detenuti: discussioni che hanno impedito la pubblicazione e la diffusione dei dati statistici (Déportation et Génocide cit., pp. 425‐427). Da 120.000 ‐ dato emerso nell'immediato dopoguerra ‐ Serge KJarsfeld è arrivato a attestare circa 76.000 deportati razziali e circa 63.000 deportati fra resistenti, ostaggi, politici, rastrellati e ex detenuti (A. Wieviorka, Dép0l1ation et Génocide cit., pp. 20‐21). Il calcolo dei deportati proposto da Annette Wieviorka è contestato da Pieter Lagrou (Mémoires paoiotiques et Occupationnazie cit., pp. 197‐201). A cura della Fondation pour la mémoire de la Déportation è in preparazione un Livre‐MémOlial des déportés pa/1is de France (19401944), alTétés en application des mesures de répressiol1 Plises par l'Occllpant et le régime de Vich)'. 35 Cfr. J. L. Loubet del Bayle, Les non‐conformistes des années 30. Vne tentative de renoul'ellement de la pensée politiquefrançaise, Éditions du Seuil, Paris 2001 (l~ ed. ]969). 56
Valeria Galimi ordinanze tedesche del 20 maggio e del 18 ottobre, emesse in zona occupata»36. Infine l'antisemitismo era limitato ad alcuni circoli di estrema destra e non aveva mai raggiunto il resto del paese. Questa interpretazione del regime di Vichy come bauclier e come parentesi nella storia della Francia post‐rivoluzionaria si è imposta per lungo tempo, sia in ambiente accademico sia in quello editoriale37. Imposizione della legislazione antiebraica da parte dell'occupante tedesco; volontà del governo di Pétain di salvare almeno gli ebrei francesi, a scapito di quelli stranieri presenti nel territorio; una popolazione francese che aveva contribuito in modo determinante alla salvezza di tre ebrei su quattro; queste le tesi condivise dalla storiografia dell'epoca. Peraltro anche le prime ricostruzioni generali di storia della Shoah avevano sottovalutato il ruolo di Vichy nell'applicazione della «Soluzione finale» in Francia e consideravano le misure contro gli ebrei come imposte dagli occupanti nazisti. Léon Poliakov si era dedicato dal 1948 a scrivere la prima sintesi sullo sterminio degli ebrei in Europa destinata al grande pubblico, Le Bréviarie de la haine, pubblicata ne1195Px. Poliakov presentava queste tesi, con alcune sfumature. L'autore riconosceva che l'antisemitismo di Vichy era «il prodotto dell'incrocio tra la xenofobia di una parte della borghesia francese, e una vecchia dottrina antisemita tradizionalmente reazionaria e clericale»39 e che i tedeschi non avevano fatto imposizioni a Vichy, ma avevano consigliato, «dato suggerimenti» a proposito della legislazione antiebraica, che era stata elaborata in modo autonomo. E concludeva: Vichy fu infatti l'elemento preponderante nella sorte relativamente più clemente degli ebrei di Francia, e ciò, anzitutto, per l'esistenza stessa della «zona libera» [ ... l. Quanto alla «soluzione finale», la posizione di Vichy era essenzialmente determinata da Lavai, il cui atteggiamento politico pareva seguisse lo schema seguente: sbarazzarsi degli ebrei stranieri delle due zone, ma proteggere gli Ebrei francesi delle due zone, salvo ad abbandonarli contro compenso di vantaggi sensibili. Il comportamento di Pétain pare sia stato più rigido∙40 Raul Hilberg, che nel 1961 aveva pubblicato la prima edizione del lavoro più completo sulla persecuzione degli ebrei in Europa oggi disponibile, giudicava che «in Francia, il processo di distruzione degli ebrei fu il risultato dell'armistizio franco‐tede‐ 36 R. Aron, La France de Vichy (1940‐1944), Fayard, Paris 1954, p. 371 (trad. il., Rizzoli, Milano 1972). 37 Per il ruolo dell'opera di Aron nella storiografia sul regime di Vichy cfr. J.
P.Aztma; Vichy et la mémoire savonte: qllarante‐
cinq ans d'historiographie, in J. P. Azéma, F. Bédarida (a cura di), Le régimede Vichy et les Français, Fayard, Paris 1992, pp. 23‐44 e H. Rousso, Vichy. L'événement, la mémoire, l'histoire cil., pp. 9‐51. 38 Cfr. L. Poliakov, Bréviaire de la haine. Le lIle Reich et les lllifs, préface de F. Mauriac, Calmann‐Lévy, Paris 1951 (trad. il. I1nazislIlo e lo sterminio degli ebrei, Einaudi, Torino 1955). Poliakov ricorda che il suo volume riscosse un successo maggiore in Italia che in Francia anche per il giudizio favorevole nei confronti degli italiani: "Ovunque penetrassero le truppe italiane, uno schermo protettore si levava di fronte agli ebrei» (I1nazismo e lo sterminio degli ebrei, p. 226). 39 lv~ p. 79. 40 lvi, p. 241. Vichy: un passato che non passa? La storiografia sulla persecuzione antiebraica in Francia 57 sco [ ... ] II rapporto ineguale fra vincitori e vinti si tradusse in un flusso continuo di richieste da parte dei Tedeschi ai quali, difficilmente, ci si sarebbe potuto opporre. Tra queste esigenze c'era la distruzione degli ebrei»41. Hilberg continuava: Reagendo alle pressioni tedesche, il governo di Vichy tentò di mantenere entro certi limiti il processo di distruzione. L'obiettivo, essenzialmente, consisteva nel ritardare l'evoluzione del processo nel suo insieme. Le autorità francesi cercarono di evitare ogni azione radicale. Fecero retromarcia davanti all'adozione di misure senza precedenti nella storia. Quando nel 1942 la pressione tedesca si intensificò, il governo di Vichy si trincerò in seconda linea. Gli ebrei stranieri e gli immigrati vennero abbandonati alla loro sorte, mentre ci si sforzò di proteggere gli ebrei nazionali. Entro certi limiti, questa strategia riuscì. Rinunciando a proteggerne un frammento, se ne salvò gran parte dell'insieme‐l2. È opportuno non tralasciare le prime ricostruzioni delle persecuzioni antiebraiche in Francia e del ruolo del governo di Vichy all'interno del quadro europeo dello sterminio, anche se il lavoro di Poliakov non ebbe una vasta risonanza, e la ricerca di Hilberg fu pubblicata in Francia solo nel 1988. Importa qui notare che la produzione storiografica negli anni Ottanta e Novanta ha avuto come obiettivo principale di dimostrare l'autonomia dell'antisemitismo di Stato francese: attraverso numerose ricerche, si è provato che questo era parte integrante dell'ideologia e del progetto politico di Vichy; che l'amministrazione fu responsabile dell'applicazione della legislazione e dell'avvio della «soluzione finale» in Francia. Talvolta si è dimenticato che tutto ciò avveniva nel contesto dell'occupazione nazista di una parte del paese e durante lo svolgimento della guerra nazista di sterminio. Quello che talvolta veniva trascurato, o almeno non sufficientemente approfondito, era proprio il rapporto fra l'applicazione della Shoah in Francia e il quadro europeo. Alla fine degli anni Ottanta, Pierre Vidal‐Naquet scriveva: «Non è ingiusto dire che lo sterminio degli ebrei, degli zingari, dei malati di mente da parte del III Reich è stato un tema trascurato dalla storiografia universitaria francese»; e considerava come «la sola grande opera storica francese sullo sterminio» il film Shoah di Claude Lanzmann43. Fino a quella data, i programmi e le ricerche universitarie non avevano integrato come temi di ricerca la politica di sterminio nazista e la sorte degli ebrei in Francia. Vidal‐Naquet presentava alcune considerazioni molto lucide sulle ragioni di questa negligenza: una motivazione politica, quella di dover affrontare la questione delle continuità dello Stato fra Vichy e la Francia del dopoguerra; una seconda ragione ‐lI R. Hilberg, The DeSlmClioll o[ Ihe Europeun Jews. Quadrangle Books, Chicago 1961; seconda edizione, Holmes &
Meier, New York 1985 (tI. it. La dislnlZione degli Ebrei d'Europa. Einaudi, Torino 1995, 2a ed. ampliata ]999, v. t p. 632). 42/bidem. 43 P. Vidal‐Naquet, Le dé(ì de la Shoah à l'histoire, «Les Temps modernes», n. 509, ottobre] 988, ripubblicato in lei., Les juifç, la mémoire el le présenl I/. La Découverle, Paris 199], pp. 223‐234. 58 Valeria Galimi relativa alla politica dell'Università, essendo quella francese restia a occuparsi di temi di storia «molto contemporanea»; la terza motivazione, infine, era di natura «epistemologica»: poiché in quegli anni era prevalente la scuola delle Annales, le ricerche di storia politica del XX secolo erano considerate troppo legate all'analisi dell'événement. Anche durante gli anni Settanta, quando si aprì una nuova fase sulla memoria di Vichy, segnata dal risveglio della memoria ebraica, furono altri i «vettori della memoria» rispetto alla storiografia che riaccesero la discussione sul regime di Vichy e delle sue responsabilità: il film Le Chagrin et la Pitié di Marcel Ophuls, proiettato nel 1971, e il primo «affare Touvier» esploso l'anno successivo, sulla grazia accordata dal presidente Georges Pompidou a un ex responsabile della Miliee44, Paul Touvier, che aveva goduto di protezione da parte di alcuni prelati cattolici. Da questo momento risulta assai difficile seguire il filo della produzione storiografica senza tenere insieme quelli della memoria e dei suoi vettori di trasmissione, e gli «affari» che si sono susseguiti: l'affare Darquier de Pellepoix, nel 1978, i processi contro Klaus Barbie e contro gli ex funzionari di Vichy accusati di crimini contro l'umanità, le polemiche del telefilm americano Holoeaust, l'affare Faurisson; senza infine ricordare i profondi cambiamenti della comunità ebraica francese dalla fine degli anni Sessanta, l'influenza dei fattori internazionali, degli avvenimenti del Medio Oriente e dell'evoluzione dell'antisemitism045. Ancora per qualche anno, studi e ricerche sulla persecuzione degli ebrei continuarono a essere prodotti fuori dall'ambito istituzionale e accademico, principalmente dal Centre de doeumentation juive contemporaine di Parigi; Serge Klarsfeld divenne il principale e instancabile promotore di nuove raccolte documentarie e di nuove ricerche46. Al 1978 risale il Mémorial de la Déportation des Juifs de France; seguirono altre pubblicazioni che raccoglievano i nomi dei deportati dalla Francia47. Infine, nel 1979 il Cdjc organizzò un importante convegno dal titolo La France et la question juive, che attirò l'attenzione degli specialisti ma anche di un pubblico più ampi048•
Non va trascurato un altro aspetto che contribuì a una svolta negli studi sulla Shoah: nel 1981 Robert Faurisson, professore all'università di Lione, venne condannato a una pena simbolica per aver espresso convincimenti negazionisti49. Nel corso degli anni 44 Organizzazione militare collaborazionista creata nel 1943 dal governo di Vichy e guidata da Joseph Darnand. fucilato per collaborazionismo nel 1945; cfr. le voci relative milice française, e Damand, loseph, in Pierre Milza, Serge Berstein, Nicola Tranfaglia, Brunello Mantelli (a cura di), Dizionario dei [ascismi, Boringhieri, Milano 2002, alle pp. 404‐405 e 150‐153. 45 Su questo rinvio a H. Rousso, Le syndrollle de Vichy cil. 46 S. Klarsfeld, Vìchy‐Auschwitz: le l'aie de VìcllY dans la Solulion finale de la quesfion juil'c en France. tomo l: 1942, tomo 2: 1943‐1944, Fayard, Paris 1983‐1985 (nuova edizione, Paris, Fayard. 2001). 47 Mémolial de la Déporlalion des luif!; de France, ffdjr. Paris 1978. Si vedano anche Le calendrier de la persécurion des juifs en FranGe 1940‐1944, ffdjf ‐ The Beate Klarsfeld Foundation, Paris 1993; infine Le MémOlial des cnfantsjuifs dépOltés de FranGe, ffdjf ‐ The Beate Klarsfeld Foundation, Paris 1995. 48 A. Kaspi, S. Klarsfeld, G. Wellers (a cura di), La FranGe el la quesfion juive. Sylvie Messinger, Paris 1981. 49 Per una delle critiche più stringenti al revisionismo: P. Vidal‐Naquet, Les assassins de la mémoirc. "Un Eichmann de papie1>' ef aUlres essais SUI' le révisionnisme, La Découverte, Paris 1991, che ripubblica gli articoli scritti nel 1981 e nel 1987. Vichy: un passato che non passa? La storiografia sulla persecuzione antiebraica in Francia 59 Ottanta l'affare Faurisson e il dibattito sul revisionismo e sul negazionismo ebbero un ruolo determinante nel fornire agli storici universitari stimoli ad impegnarsi direttamente negli studi sul nazismo, sul genocidio, e di conseguenza sulle responsabilità di Vichy, nonché a promuovere traduzioni di opere non ancora pubblicate in lingua francese. Nel 1982 uno dei più prestigiosi centri di ricerca francese, l'École des Hautes Études en Sciences sociales di Parigi, organizzò un convegno internazionale50; qualche anno dopo, nel 1987, l'Institut d 'histoire du temps présent, nato dalla trasformazione del Comité d'histoire de la deuxième mondiale, patrocinò un altro convegno; il direttore, François Bédarida, pur essendo uno specialista di storia britannica, si fece attivo organizzatore di attività di ricerca e di divulgazione sul nazismo e sulla politica di sterminio51. Due americani a Parigi Il rinnovamento degli studi sulle persecuzioni antiebraiche in Francia nel corso degli anni Ottanta va strettamente collegato ai mutamenti di prospettiva complessiva sul regime di Vichy; non è casuale che Robert Paxton, l'autore del volume Vichy France: Old Guard and New arder sia anche l'autore, insieme a uno storico canadese, Michael Marrus, di Vichy et les luifs, che ha rappresentato un mutamento radicale all'interno della storiografia sull'antisemitismo di Stato francese52. Il libro di Robert Paxton sulla Francia di Vichy, tradotto nel 1973, segnò l'inizio di una nuova stagione di studi su questo periodo, dando avvio a quella che è stata definita la rivoluzione paxtoniana53. Sulla base di un'ampia documentazione proveniente dagli archivi tedeschi e americani, e dei lavori pionieristici di Stanley Hoffmann, Eberhard Jackel, Alan Milward e Henri Michel, Paxton dimostrava in modo stringente che «la collaborazione non fu un'esigenza tedesca, alla quale alcuni francesi hanno risposto, per simpatia o per astuzia. Fu una proposta della Francia, che Hitler, in ultima analisi, rifiutò»54. Per quanto riguarda la politica antisemita, lo storico americano distingueva 50 L 'Allemagne nazie etle Génoeide juif. Hautes Études‐Gallimard‐ Le;ìeuil, Paris 1985. 51 F. Bédarida (sous la direction del. La politique nazie d'exterminatioil, A..Ibin Michel, Paris 1989; Id., Le Nazisme ct le génoeide: histoire et enjeux, Nathan, Paris 1989; il catalogo F. Bédarida, L. Gervereau, La Déportation. Le système coneentrationnaire nazi, Musée d'histoire contemporaine ‐ BDlC, Paris 1995; cfr. anche i saggi in F. Bédarida, HislOire, eritique, responsabilité, a cura di G. Muc et Michel Trebitsch, Complexe, Bruxelles 2003, pp. 93‐219. 52 R. O. Paxton, Viehy Franee: Old Guard and New Order, 1940‐1944, Knopf/Random House, New York 1972 (tr. fr. La France de Viehy, Éditions du Seuil, Paris 1973, nuova edizione 1997; trad. it. Viehy, Il Saggiatore, Milano 1999); M. R. Marrus, R. O. Pa.x10n, Viehy Franee ami the Jews, Basic Books, New York 1981 (tr. frYiehy et les jllifç∙ Calmai1n‐Lévy, Pari s, 1981). 53 Sulla révolution paxtonienne cfr. H. Rousso, Le syndrome de Vichy cit., pp. 287‐292; S. Fishman, L. Lee Downs et alii, La Franee S01lS Vichy. A1It01lr de Robe/1 o. Paxton, Éditions Complexe, Bruxelles 2004 (ed. or. 2000), in particolare i contributi di J. P. Azéma, J. F. Sweets, M. Marrus, S. Hoffmann, P. Ory, H. Rousso. 54 R. O. Paxton, La France de Viehy, cit., p. 59. Per i lavori pionieristici che avevano anticipato alcune tesi riprese e sviluppate da Paxton, si vedano S. Hoffmann, Essai SUI' la Franee. Déclin 011 renoveall?, Éditions du Seuil, Paris 1974; E. 60 Valeria Galimi con chiarezza le decisioni che erano state proprie del regime di Vichy da quelle imposte dall'occupante. Nel 1981 Paxton e Marrus pubblicarono la prima ricerca sulla persecuzione antiebraica messa in atto dal governo di Vichy, documentando e descrivendo le conseguenze dell'applicazione della legislazione antisemita sulla vita sociale e privata degli ebrei55. I due storici anglosassoni posero l'accento sugli anni 1940‐1942, prima dell'occupazione dell'intero paese da parte dei tedeschi, sul periodo in cui Vichy operò in modo autonomo: «due anni di misure governative che legavano la ripresa nazionale all'antisemitismo indebolirono le coscienze di molti francesi nei confronti di un gruppo che era oggetto di rimproveri ufficiali in ogni campo [ ... ]. I due primi anni di Vichy non incitarono a considerare gli ebrei come vittime, ma piuttosto come la fonte di un problema»56. Questo lavoro ha rotto il muro di reticenze sulle complicità del governo di Pétain nella deportazione degli ebrei in Francia ed ha messo in rilievo i precedenti anche legislativi dell'esclusione di cui gli ebrei furono vittime fin dagli ultimi anni della Terza Repubblica. Per la prima volta è stato dedicato ampio spazio alle «origini» dell'antisemitismo, con un lungo capitolo sugli anni Trenta57. «La rivoluzione paxtoniana completata e precisata da Vichy et les Juifs [ ...] provocherà una revisione totale fin nei dettagli della politica antisemita del regime francese dei tempi dell'Occupazione», scrive a questo proposito Renée Poznanski58. L'accoglienza di questo libro al momento della sua pubblicazione fu piuttosto positiva59; tuttavia non mancarono critiche al modo in cui i due storici avevano affrontato l'esame dell'opinione pubblica francese di fronte all'applicazione della «Soluzione finale» in Francia e alla loro conclusione ‐ sulla base dei rapporti dei prefetti ‐ che si era formata in zona non occupata dall'estate 1941 all'estate del 1942 un'ondata di antisemitismo popolare60. Serge Klarsfeld si è opposto con vigore a questa Jackel. Frankreich in Hitlers Europa. Die deutsche Franckreichpolitik im 2. Weltkrieg, Deutsche Verlags‐Anstalt, Stuttgart 1966 (tr. fr. 1968); H. Michel, Vichyannée 1940, Laffont. Paris 1966; A. S. Milward, The New Order and the French Economy, Oxford University Press, Oxford 1970. 55 M. R. Marrus, R. O. Paxton, Vichy etlesjuifs, Calmann‐Lévy, Paris 198L 56 I vi, pp. 336‐337. 57 Cfr. il capitolo III (Les origines de l'antisémitisme de Vichy) ivi, pp. 44‐110. Nel 1980 Marrus aveva analizzato le correnti antisemite in Francia durante gli anni Trenta e aveva concluso che <<la politica antiebraica di Vichy è derivata direttamente dall'esperienza degli anni Trenta, in particolare dagli ultimi due anni del governo repubblicano sotto Da1adief» (M. Marrus, Vichy before Vichy: antisemitic cwrelllS in France during the 1930s, «The Wiener Library Bulletin», 1980, voI. XXXIII, n. 51‐52, pp. 13‐20). 58 R. Poznanski, Ètre juif en France pendant la Seconde guelTe mondiale, Hachette, Paris 1997, p. 686 (l ~ ed. 1994). 59 Per una rassegna delle recensioni dei due volumi di Paxton si rinvia a J. F. Sweets, Chaque /ivre un événement: Robat Paxton et la France. du briseur de giace à l'iconoclaste tranquille. in S. Fishman, L. Lee Downs et alii, La France SOl/S Vichy. Al/tour de Robe/1 o. Paxton cit., pp. 31‐47, che minimizza le reazioni negative al volume scritto con Marrus. 60 A titolo d'esempio si vedano le due recensioni critiche di G. Wellers pubblicate in «Le monde juif», n. L03. juillet‐septembre 1981, pp. 108‐111 e «Revue d'histoire de la deuxième guerre mondiale et des conflits contemporains», n. 133, janvier 1984, pp. 99‐102. Vichy:un1 passato che non passa? La storiografia sulla persecuzione antiebraica il! Francia 61 interpretazione della società francese interamente complice, mettendo piuttosto l'accento sulla svolta dell'estate del 1942, quando l'inizio delle retate di ebrei ha favorito la solidarietà della maggior parte della popolazione francese. Questa la sua conclusione: «Vichy ha contribuito efficacemente alla perdita di un quarto degli ebrei di Francia, mentre i francesi hanno contribuito efficacemente alla salvezza degli altri tre quarti»61. Queste critiche hanno dato luogo a dibattiti e hanno promosso nuove ricerche e nuove riflessioni sull'opinione pubblica durante il regime di Vichy, fra cui ‐ come vedremoi lavori fondamentali di Pierre Laborie. Ma al di là di stimolare nuove ricerche, il libro di Marrus e Paxton ha avuto il merito di considerare l'antisemitismo di Stato come parte integrante della politica del regime di Vichy e di sottolineare le eredità della xenofobia degli anni Trenta; di non circoscrivere l'analisi alle sole responsabilità di governo, ma anche di interrogare le complicità ed i silenzi dell'intera società francese. Nous sommes tous des «histOliens amélicains»: nuove ricerche e nuovi cantieri Dalla pubblicazione del volume di Marrus e Paxton lo studio della sorte riservata agli ebrei nel regime di Vichy è passato da una «marginalità istituzionale a una centralità interpretativa» sul periodo62. L'accesso alla documentazione conservata negli archivi francesi ha permesso di fornire apporti decisivi su vari aspetti del regime di Vichy ‐ sociali, culturali ed economici ‐ e di illustrare in dettaglio la politica antiebraica del regime e la vita quotidiana degli ebrei negli anni 1940‐1944. Numerosi lavori prodotti in ambito universitario, compiuti spesso in équipe di ricerca, hanno documentato i vari aspetti della persecuzione antiebraica durante l'occupazione tedesca della Francia, dal coinvolgimento degli apparati amministrativi, alle ricostruzioni delle persecuzioni subite dagli ebrei, alla propaganda. A titolo d'esempio si possono richiamare i lavori di André Kaspi (Les luifs pendant l'Occupation), di Anne Grynberg (Les camps de la honte) e di Renée Poznanski (Étre luif pendant la Seconde guerre mondiale); un'importante riflessione sugli aspetti giuridici dell'antisemitismo di Stato (Le droit antisémite de Vichy); un corposo lavoro collettivo sulla propaganda antisemita a cura di Pierre‐André Taguieff (L'antisémitisme de plume)63. Sono, queste, solo alcune delle numerose ricerche pubblicate nell'ultimo decennio. 61 S. Klarsfeld, Vichy‐Auschwitz cit. 62 R. Poznanski, Vichy et les luifs. Des marges de !'histoire au creur de son écriture, in J. P. Azéma, F. Bédarida, Le régime de Vichy etles Français, Fayard, Paris 1992, pp. 57‐67. 63 A. Kaspi, Les luifs pendantl'Occupation, Éditions du Seuil, Paris 1991; R. Poznanski, Etre luif pendant la Seconde guelTe mondiale cit.; D. Gros (a cura di), Le droit antisémite de Vichy, «Le genre humain», estate‐autunno 1996; P. A. Taguieff (sous la direction de.), L 'antisémitisme de piume 1940‐1944. Etudes et documents, Berg lnternational Éditeurs, Paris 1999; A. Grynberg, Les camps de la honte. Les internés juifs des camps français 1939‐1944, La Découverte, Paris 1991, e ora D. Peschanski, La France des camps 1938‐1946, Gallimard, Paris 2002. 62 Valeria Galimi Poiché lo spazio non ci consente di analizzare in dettaglio la produzione storiografica recente, è opportuno soffermarci su due autori, i cui lavori sono stati fondamentali per il rinnovamento degli studi negli anni Novanta e che hanno contribuito a mettere nella giusta prospettiva l'analisi del regime di Vichy e, di conseguenza, delle responsabilità della Francia per la Shoah. Innanzitutto, sono da richiamare i lavori che Pierre Laborie ha dedicato all'opinione pubblica durante il regime di Vichy, analizzando con grande finezza e sapienza metodo logica comportamenti e immaginari della nazione francese dopo l'étrange d~faite64. Confutando in parte le convinzioni di Marrus e Paxton, Laborie affina la disamina dell'antisemitismo popolare, e conclude che la società francese non ha mostrato attitudini specifiche nei confronti degli ebrei, privilegiando piuttosto un atteggiamento di distanza e di indifferenza di una gran parte della popolazione nei confronti del regime, secondo cesure temporali e geografiche65. Il volume di Philippe Burrin La Frana à l'heure allemande costituisce oggi la migliore sintesi sul periodo e ha avuto il grande merito di richiamare l'attenzione, fin dal titolo, sulla presenza dell'occupante tedesco durante il periodo 1940‐194466. I lavori dei giovani studiosi, sempre più numerosi da quando questi temi hanno acquisito una piena «rispettabilità» accademica, sono spesso concentrati a rileggere il periodo di Vichy all'interno di una storia strettamente «franco‐francese», con il rischio di sottovalutare l'aspetto di forte rottura del governo di Pétain rispetto alla tradizione repubblicana e, in particolare, i fattori contingenti della guerra e dell'occupazione67. Un discorso a parte invece è quello relativo al dibattito sul fascismo francese, animato soprattutto dai lavori di Zeev Sternhell, in cui l'analisi del fascismo e dell'antisemitismo è collocata all'interno della tradizione francese68. Burrin ha avuto quindi il merito di re introdurre «Ì tedeschi nel gioco», secondo l'espressione di Theda Skocpolm, analizzando i diversi atteggiamenti della società francese ‐ dall'accomodation quotidiana all'impegno militante ‐ di fronte all'occupante. In questa prospettiva, le responsabilità di Vichy e dei francesi nei confronti della persecuzione degli ebrei vengono iscritti in un quadro più ampio, in connessione con la politica nazista di sterminio. 64 Il lavoro più importante: P. Laborie. L 'Oplnlon françalse sous Vlcll)', Éditions du Seui!, Paris 1990: per una riflessione metodo logica Id., De l'oplnlon publique à IÙnaglnalre social, "Vingtième siècle». aprile‐giugno 1988. 65 Id., Les Françals des années Iroubles. De la guen'e d 'Espagne à la Libérallo/l. DescliSe de Brouwer, Paris 200 1 (nuova edizione Point Seuil. 2003); cfr. in particolare i capitoli Le slallll desjulfs de Vlch)' el l'opÌillo!l e 1942 el le sori des julfs. Quel toumant dans l'opÙllon, in precedenza pubblicati come saggi autonomi. 66 P. Burrin, La Frana à l'heure allenzande 1940‐1944, Éditions du Seuil, Paris 1995. Mi permetto di rinviare alla mia nota critica: V. Galimi, Collaborazionismo e antisemllismo nella Francia occupa la. «Italia contemporanea». n. 212. settembre] 998, pp. 683‐688. 67 Numerosi studi su aspetti specifici del regime di Vichy scelgono la periodizzazione ]930‐1950. Espressione di una lettura interessante ma discutibile di questa tendenza è il lavoro di G. Noiriel, Les orlglnes républicalnes de Vlch)'. Hachette, Paris ] 999. 68 Rinvio all'ampia introduzione consacrata alla discussione della storiografia del fascismo nella nuova edizione di Z. Sternhell, NI droÌfe nl gauche. L 'Idéologie françalse en France. Fayard, Paris 2000 (] '! ed. 1983). 69 Cfr. S. Fishman, L. Lee Downs et alii. La France sous Vlch)'. AlI/our de Robel1 o. Paxlo/l cit., p. 19. •
Vichy: un passato che non torna? La storiografia sulla persecuzione antiebraica in Francia
63 Questi lavori hanno visto la luce in un clima molto diverso, quando i processi tardivi celebrati in Francia hanno sollevato dubbi e interrogativi sul ruolo degli storici e sul rapporto fra giustizia, ricerca storica e domanda sociale 70. Ad esempio, se alcuni storici, fra cui Robert Paxton e Philippe Burrin, hanno accettato in qualità di esperti di prendere parte al processo contro Maurice Papon, chiamato nel 1997 a rispondere di crimini contro l'umanità, altri ‐ come Henry Rousso ‐ hanno opposto un netto rifiuto. La rivalutazione dell'antisemitismo all'interno della storia di Vichy avviata dalla rivoluzione paxtoniana e portata a compimento dagli studi citati ‐ ha comportato. in taluni casi, una chiave di lettura quasi univoca del regime di Pétain, facendo dell'antisemitismo «un paradigma quasi esclusivo» di comprensione del periodo, come ha scritto Rousso nel 200071• Gli avvenimenti recenti, in particolare gli eventi del!' Il settembre 2001, l'implosione della crisi mediorientale e il dibattito sulla crescita dell'antisemitismo in Francia e in Europa. hanno ancora una volta modificato il quadro. con ricadute ancora difficilmente valutabili in ambito storiografico. In conclusione restano due notazioni da fare. Negli ultimissimi anni, il filone di ricerca in maggiore espansione è quello della spoliazione dei beni, grazie all'impulso dato dall'attività della Mission d'étude sur la spoliation desjuifs de France diretta da Jean Mattéoli e di alcuni organismi privati coinvolti nell' «arianizzazione» e da enti locali che hanno promosso ricerche in questo settore72. Sono state puntualmente ricostruite le tappe dell' «arianizzazione» e della espropriazione economica, documentando anche questo ulteriore tassello della persecuzione73. Infine. occorre ribadire che i temi relativi alla persecuzione antiebraica. al nazismo e alla Shoah sono entrati a pieno titolo nella storiografia francese. segnatamente grazie ad una nuova generazione di studiosi7~. L'organizzazione di seminari e di programmi presso l'École des Hautes Études en 7U H. Roussu. É. Conan, Vichy. Wl
passé qui ne passc pas, ciL: H. Rousso. La hanlise du passé CiL; cfr. anche il capitolo dedicato a Lo specchio di Vichy in M. Battini. Peccali di memoria. La mancala Norimherga ilaliana. Laterza. Roma‐Bari 2003. pp. 129‐ I 47 (in precedenza pubblicato come saggio autonomo in "Passato e presente». IL 56. maggio‐agosto 2002). 71 H. Rousso. L 'hislorien. liell de mél11oire. hOl11mage à Robel1 Paxloll. in S. Fishman. L Lec Downs ct alii. La Fral/ce sous Vicln'. Autourde Robel1 o. PaxlOn cil.. pp. 308‐309. 72 A. Aglan, M. Margairaz. P. Verdheyde. La Caisse des dépÒfS CI consignalions. la Seconde glielTe mondiale elle xx" siècle, Albin Miche!' Paris. 2003; sulla regione di Grenoble cfr. T Bruttmann (a cura di). Pen‐ccllIions cl spolialion des .fuifs pendant la seconde gllene mondiale. PU Grenoble, Grenoble 2004 e Idem. La logique des hOllrreaLL\" 1943-1944, Hachctte. Paris 2003. quest'ultimo è il primo studio sulla persecuzione degli ebrei in un 'area regionale che ricostruisca anche le azioni e il profilo degli esecutori degli arresti e delle deportazion), .. " 73 Sulla questione della spoliazione dei beni ebraici e l'<<arianizzazione>>, oltre al rapporto di sintesi della Mission Matféoli e agli otto rapporti di settore pubblicati dalla Documentation française nel 1999‐2000. si vedano. fra i lavori recenti: P. Verheyde. Les maumis comples de Vichy. L'amlllisalioli des elllreprises jllil'es, préface dc M. Margairaz. Perrin. Paris 1999; J. M. Dreyfus. Pil/ages SUI' ordonllances. AI)'anisalion el reslitution des banques eli Frana 1940-1953. préface d'A. Prost. Fayard. Paris 2003, e infine. la ricerca in ambito regionale di L Douzou. Voler les .fuifs. Lyon 1940-1944. Hachette, Paris 2002. 7.\ Fra gli altri. si vedano B. Lambauer. Otto Abelz el les Français 011 /'enl'ers de la collaboralioll, Fayard. Paris 2001: E. Traverso, La l'iolence lIazie, Une généalof{ie européenlle, La Fabrique, Paris 2002 (tr. il., Il Mulino, Bologna 2(02); C. Ingrao. COllquérir. aménager. exterminer. Recherches réceliles .l'urla Shoah «Annales HSS". marzo‐aprile 2003. n, 2. pp. 417‐438; F. Brayard, La Solution Filiale de la qlleslioll jlli\'e, Fayard, Paris 2004, 64 Valeria Galimi Sciences sociales, l'!nstitut d'études politiques, il Cnrs (ihtp), all'Università Paris !‐Sorbonne, testimonia che il nazismo, Vichy e la Shoah sono passati ‐ per riprendere l'espressione di Rene Pozsnanski ‐ da una marginalità istituzionale alla centralità all'interno del mondo della ricerca in storia contemporanea. Ne emerge una nuova. configurazione del rapporto fra ricerca storica e memoria pubblica, di cui solo negli anni a venire si potranno vedere sviluppi ed effetti.