LA MUSICA NELLA MIA VITA - E con questa vita Ti canto

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LA MUSICA NELLA MIA VITA - E con questa vita Ti canto
E con questa vita Ti canto
LA MUSICA NELLA MIA VITA
La sigla “Rodoedo”, ricorrente nelle prossime pagine,
sintetizza la storia di un’amicizia speciale che, nata nella
parrocchia di Gesù Buon Pastore a Reggio Emilia, ha dato
frutto anche nel campo della musica orientata in senso
cristiano, attraverso una costante collaborazione creativa tra
il compositore Gianluigi (Gigi) Rodomonti, da cui “Rodo”,
e il paroliere Edoardo Tincani, da cui “Edo”. Il sodalizio è
cominciato nel 1989 e da allora sono state scritte decine e
decine di canzoni, quasi tutte proposte in concerti e spettacoli
parrocchiali, alcune impiegate anche nella liturgia, grazie al
supporto del coro della comunità del Buon Pastore.
Nel frattempo ciascuno ha portato avanti esperienze da
solista; nel mio caso ho scritto testi e musiche dei canti di
“Venga il tuo regno”, rivisitati in occasione del ventennale
(1996-2016).
Ho sempre avuto il desiderio di registrare in modo duraturo
i canti “Rodoedo”, o almeno qualche selezione di essi, ma
fin qui non è stato possibile. Prima per la molteplicità degli
impegni di lavoro e di famiglia, poi perché il mio “fratello
maggiore” Gigi si è in un successivo momento allontanato
dall’esperienza ecclesiale. Oggi, anche se ci frequentiamo un
po’ più di rado, manteniamo un rapporto di amicizia e di
stima sincera: Gigi è stato il primo a cui ho confidato questo
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Edoardo Tincani
progetto e il primo a leggere la bozza di “E con questa vita
Ti canto”, rispecchiandosi nella “nostra” storia.
La decisione di raccogliere tutti i testi delle canzoni che
ho composto è maturata in me prevalentemente per ragioni
antologiche o archivistiche, ma anche per lasciare una sorta
di compendio creativo a chi, domani, avrà voglia e tempo di
ridare vita a queste parole da cantare “con fede e preghiera”,
come ha insegnato a fare il compianto don Luigi Guglielmi.
Questo libro, prima che essere un canzoniere, racchiude
in realtà uno dei capitoli più belli e importanti della mia vita.
Devo molto alla musica e alla sua forza di introspezione.
Il libro, grazie alla disponibilità dell’Editrice diocesana
San Lorenzo, è diventato un grande racconto, tematico e
solo in subordine cronologico, di un’attività che mi ha
appassionato moltissimo, una vocazione a cantare la vita
ringraziandone giorno per giorno il suo Autore, da cui il
titolo dell’opera.
Per me la musica ha rappresentato una “custodia” fin da
piccolo, ancora di più dopo che, rimasto orfano di padre a
dieci anni, ho sentito il bisogno di momenti solo miei in cui,
sulle note diffuse dalla radio o dai dischi in vinile, lasciarmi
andare ai miei pensieri e coltivare una fantasia sconfinata.
Da bambino ho frequentato anche un corso di chitarra,
ma senza appassionarmi mai veramente allo strumento.
Infatti non ricordo come si leggono gli spartiti e non sono
diventato musicista nel senso pieno del termine. Però ho
“allevato” anche qualche pensiero musicale, da autodidatta,
arrivando a scrivere, per la parrocchia del Buon Pastore,
un intero spettacolo con canti autoprodotti (“Venga il tuo
regno”).
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E con questa vita Ti canto
Mi sono anche ritrovato, complice una dose elevata di
buona volontà e un po’ di grinta - talvolta in esubero, lo devo
ammettere - a cantare nel coro della parrocchia e a dirigerlo
nelle liturgie più importanti, sempre da non-musicista.
Ma la magia, l’emozione più forte, oltre che
nell’abbandonarmi alla musica e nel riascoltare certe canzoni
come pezzi di vita, l’ho provata nello scrivere le parole.
Ho iniziato per gioco, come menestrello della compagnia
di amici, all'epoca delle scuole medie. Erano gli anni in cui
passavo più tempo al bar che in parrocchia, e mi divertivo
a parodiare le arie di canzoni famose per farne sigle e vere
e proprie canzonette alternative da dedicare agli amici.
Anche di queste canzoni ho tenuto nota in un blocco
manoscritto, con qualche registrazione molto artigianale e
casereccia. Il mio divertimento era proprio cercare le parole
e le rime adatte a canzonare i compagni. Il bello era poi
far ascoltare le canzoni agli interessati. Era il mio modo,
istrionico e ironico, di seguire un’inclinazione. Il filone
“cabarettistico” è proseguito nel tempo: di quelle parodie in
musica ne ho scritte varie decine fino al 1992 circa, ma poi
ho continuato a inventarne per le scenette dei matrimoni
o per intrattenimento ai concorsi musicali “Cantalavita”
dell’Azione Cattolica diocesana.
Fino agli anni delle scuole superiori, non avevo mai
pensato di scrivere una canzone originale, ma mi ero sempre
limitato a ricalcare una “hit” italiana o inglese per farla
risultare spiritosa, per un pubblico assai ridotto ma di sicura
partecipazione emotiva: la platea dei miei amici.
La sfida che mi ha cambiato la vita la devo al mio amico
Gigi: quando l’ho conosciuto, negli anni Ottanta, era un
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Edoardo Tincani
parrocchiano molto abile a suonare la chitarra, che si era
trasferito e inserito nella parrocchia di Gesù Buon Pastore
con la sua numerosa famiglia.
Correva dunque il 1989, avevo 17 anni. Non ricordo bene
la circostanza, credo che lui volesse allestire uno spettacolo
natalizio, o invece avesse in mente di rinnovare il repertorio
di canti della parrocchia per il tempo di Natale. Sta di fatto
che un giorno mi consegnò, su un’audiocassetta, una musica
che aveva composto lui e mi invitò a scrivere le parole di una
nenia natalizia.
Aveva riposto fiducia in me, un ragazzo più da bar che da
parrocchia, forse perché aveva saputo che mi piaceva giocare
con le parole. Mi aveva coinvolto, e questo per me era già
sorprendente. Un giovane adulto - lui ha tredici anni in più
- che si rivolge a un adolescente appena conosciuto e per di
più tocca uno dei suoi tasti preferiti: la musica.
Mi sembra di ricordare che a Natale non mancasse molto
tempo. Poteva essere l’Avvento di quel 1989. Arrivato a casa
ascoltai la traccia di quel brano musicale. La voce del mio
amico accompagnava gli accordi delle sue pennate decise con
dei “la la la” o “na na na”, là dove io avrei dovuto inventarmi
le parole. Creare. Comporre a mia volta.
I primi ascolti mi servirono per realizzare la novità, poi
per familiarizzare con quella voce. Non potevo sapere che
quelle ore di ascolto sarebbero state uno snodo fondamentale
della mia crescita e della mia vita spirituale. Affrontai
la scommessa con determinazione: volevo dimostrarmi
all’altezza del compito.
La musica mi piacque, era molto dolce, un po’ ninna
nanna cantilenante, un po’ ritornello vigoroso.
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E con questa vita Ti canto
Scrissi così il testo di “La notte dei pastori”, non prima
di essermi preparato con il vangelo di Luca. Ecco l’altra
straordinaria bellezza di quel nuovo “lavoro”: mi accostavo
alla parola di Dio non più solo da lettore pigro e discontinuo,
ma da paroliere. “La notte dei pastori” ha uno dei testi più
semplici e credo nitidi che siano usciti dalla mia penna.
Era nuovo anche l’approccio al foglio di carta. Contavo
le sillabe. Scrivevo l’ipotesi di un verso e poi la cancellavo o
la ricopiavo varie volte per vedere, canticchiandolo tra me
e me, che effetto produceva il suono, il binomio sempre
stupefacente musica-parola.
Poco tempo dopo la stesura di “La notte dei pastori”,
da una traccia musicale molto intima, in minore, prendeva
forma la prima canzone dedicata alla Santa Vergine, “Maria
della luce”. Un canto nato nel “nascondimento” (alla
scuola di Maria, in fondo) e rimasto sostanzialmente nel
nascondimento, anche se fu cantato in versione solista in
qualche veglia natalizia al Buon Pastore.
Successivamente, o forse contemporaneamente non
ricordo più, si apriva un nuovo filone di canti per l’oratorio
parrocchiale (e per il relativo “grest”, ossia il gruppo estivo
che si teneva nelle prime due settimane di giugno, finite
le lezioni scolastiche), con il brano “Ti dedichiamo una
canzone”. In questo caso, partivo da un ritornello “per
bambini” già scritto dal mio amico compositore, che è
stato a sua volta autore di testi, e completavo la canzone
ripercorrendo l’infanzia di Gesù.
Negli anni Novanta il coro della parrocchia di Gesù
Buon Pastore - allora guidata da don Emilio Perin con
l’aiuto stabile di don Mario Gianferrari - era molto attivo.
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