Praga, una città restituita a noi con gli occhi e le
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Praga, una città restituita a noi con gli occhi e le
Praga, una città restituita a noi con gli occhi e le parole di Daniela Bartolini Daniela Bartolini ha un dono particolare: i suoi occhi sanno guardare. Sembrerebbe un’affermazione ovvia, ma non lo è. Con la sua aria serena, placida, difficile da scomporre, a lei non sfugge nulla ed è capace di immergersi in una realtà nuova e inconsueta, con una devozione quasi religiosa, che le consente di scoprire i dettagli più nascosti e di impadronirsi a fondo di una atmosfera che ad altri, più superficialmente, può sembrare normale. Accennavo alla devozione, perché non c’è parola migliore per definire l’atteggiamento nei confronti dei luoghi visitati. Alba, tramonto, crepuscolo, la notte, le ore più calde del mezzogiorno, nessun istante sfugge alla sua attenzione e la giornata in viaggio diviene assolutamente sfibrante, perché non è facile aderire completamente a un luogo, coccolarlo, frequentarlo in ogni piega più recondita, al fine di realizzare una vera e totale immersione. Questa presenza continua e colma di attenzioni produce i suoi frutti maturi e, magicamente, si traduce nelle immagini belle e intelligenti che documenteranno il viaggio. È così che ci viene restituito l’originale mondo di Praga, certamente una delle città europee 7 daniela bartolini più belle e affascinanti. Un insieme di immagini che rifuggono sia dallo stereotipo delle cartoline sia dalla perfezione fine a se stessa della fotografia patinata e asettica. Le fotografie da sole, tuttavia, non sono l’unica manifestazione della notevole capacità osservativa di Daniela. Il ricco bottino di immagini trova un vero e proprio specchio nel difficile contenitore della parola scritta. E qui esce fuori un’altra virtù non indifferente, che raramente accompagna la professionalità del fotografo. Daniela, infatti, sa raccontare e così, accanto alle belle immagini di Praga, troviamo le accurate e chiarissime descrizioni della città, che ci viene restituita gradualmente nei suoi luoghi più significativi, che ricostruiscono pazientemente il cammino del viaggiatore. Con parole chiare, semplici, affabulatorie. Indimenticabili le descrizioni di Staré Mĕsto, la Città Vecchia, o di Malá Strana, il piccolo quartiere. Straordinaria, infine, l’atmosfera che aleggia nel Cimitero Ebraico del quartiere di Josefov: “Non è il freddo, liscio marmo lunare dei cimiteri di guerra; non è la pietra corrosa delle croci celtiche degli incantati cimiteri irlandesi e nemmeno l’anonimo grigio lapideo dei tanti cimiteri verticali delle nostre città. Questo posto è speciale...”. E racconta del proprio atteggiamento, che vale mille descrizioni: “...Ho la sensazione di avere attraversato un quadro di Maurits Escher.” Vorrei concludere affermando che le fotografie contengono tutte le parole possibili e le parole, non da 8 praga. diario di viaggio meno, lasciano balenare con forza le immagini che descrivono. Immagini e parole sono i parametri basilari di questo lavoro e restituiscono un vero e proprio diario di viaggio che verrà apprezzato non solo da chi conosce la città di Praga, ma anche e soprattutto da chi, avveduto, vuole leggere qualcosa di illuminante in previsione di un viaggio prossimo, reale o immaginario. Gabriele Morrione Roma, maggio 2009 9 Alchimie. Dev’essere forse la musica, le note di Telemann o magari di Pachelbel; forse è Mozart, il cui spirito sembra danzare leggero e divertito per i tetti di Staré Město. Dev’essere quella luce dorata che accende i pastelli delicati delle vie, gli stucchi raffinati dei palazzi, le ampie finestre che specchiano perennemente cieli cobalto carichi di voli di uccelli. Se Praga è davvero magica come dicono essere, ecco, questa è la sua alchimia. Irretisce come una sirena, bella fino alla perfezione dell’arte, luminosa e danzante. Cercavo il luccichio dei gioielli di cui tanti hanno cantato, temendo che li avesse ormai nascosti, gelosa oppure offesa. Ma Praga è generosa. Ammicca, timida e compiaciuta, ma non diventa mai superba. 11 Ogni nostro viaggio inizia dal soggiorno, più precisamente dal divano del soggiorno. Mario e io cominciamo a fantasticare sui tanti angoli del pianeta che non abbiamo ancora esplorato e dopo aver fatto il giro del mondo in ottanta minuti, le fantasie individuali convergono in un unico toponimo. Il viaggio è appena iniziato. Praga! L’idea ha entusiasmato subito entrambi e qualche minuto dopo avevamo già localizzato l’area della città che sarebbe stata il nostro quartier generale: il cuore di Staré Město, ma vicino al fiume, in modo che anche Malá Strana potesse essere facilmente raggiungibile a piedi. Chi fotografa sa quanto sia importante programmare i percorsi da seguire con l’attrezzatura in spalla. Ci si sveglia prima dell’alba e fino a notte ci si perde in un universo tutto nuovo, tutto da esplorare, con l’obiettivo che diventa il naturale prolungamento dei propri occhi. Praga andava visitata a piedi, limitando i mezzi pubblici al minimo indispensabile. Era facile intuire che in quella città, come in poche altre, non ci fosse un angolo solo che potesse essere trascurato o che non valesse la pena di essere scoperto. Qualche settimana dopo conoscevamo già molto dell’arte e della storia della capitale della Repubbli- 13 daniela bartolini ca Ceca e avremmo potuto anche dare indicazioni attendibili; era però arrivato il momento di incontrarla davvero. Mario deve fare sempre i conti con la paura di volare. Per me il volo è passione innata, un viaggio nel viaggio... ma per Mario è il dazio da pagare per ampliare i propri orizzonti. Due ore. Soltanto due ore d’aereo; un lasso di tempo irrisorio, paragonato ai giorni che avremmo dedicato alla città. Eppure leggevo nei suoi occhi ogni singolo istante di quei centoventi minuti, scandito da un ansioso battere di ciglia. Il rumore dei motori; una curva lenta e poi un rapidissimo accelerare... un sussulto impercettibile: voliamo! Saliamo in fretta, prendiamo quota. È teso, Mario, non parla. Pensieri oscuri e assoluti gli si leggono in volto. Ma adesso ecco il lago, il nostro Trasimeno visto dall’alto, i nostri monti, ecco l’Appennino e poi Ferrara, e Venezia e la laguna, le Alpi orientali e il Gross Venediger e poi ancora vette e ghiacciai e infine valli e boschi e un fiume... la Moldava. Eravamo sopra la città; eravamo a Praga. Mano nella mano, avevamo scoperto che la distrazione è un ottimo antidoto alla paura. Un breve viaggio in taxi ci portava a quella che per noi sarebbe stata casa. Non c’era più tensione in quel limpido sguardo verde e azzurro; i suoi occhi, adesso, riflettevano morbide colline e prati. Un animo di nuovo sereno, come la campagna ceca. Il tramonto in città è uno spettacolo indescrivibile e lo è in ogni angolo, in ogni strada. Il nostro primo tramonto praghese è trascorso lungo la Moldava. Centinaia di gabbiani si posano sulle paratie di legno 14 praga. diario di viaggio sotto Ponte Carlo, come fossero spettatori trepidanti sulle gradinate di un teatro. Ci sarebbe da chiedersi cosa aspettino, tutti là in fila. Forse aspettano anche loro il tramonto e, come me, lo trovano ogni sera più bello, ogni sera diverso. 15