Centro Diocesano di Pastorale Familiare
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Centro Diocesano di Pastorale Familiare Il cammino della Quaresima Quarta Domenica di Quaresima a cura di don Francesco Pilloni Questa quarta domenica continua il tema della conversione, che caratterizza questo secondo periodo del tempo sacramentale della nostra conversione. Seguendo quest'anno il Vangelo secondo Luca, troviamo in questa pagina di vangelo un vertice narrativo e una perla di bellezza, che interpreta la nostra vita. In fuga da Dio. La parabola con la quale Gesù interpreta il cammino dell'uomo non lascia dubbi: il male è essere in fuga da Dio. E nemmeno lascia dubbi sull’identità di questa fuga: è essere in fuga dal Padre. Siamo stati creati come figli e, incapaci di riconoscere il dono immenso di abitare la casa del Padre, fuggiamo. Il motivo della fuga è un’orgogliosa pretesa; se sono figlio allora ho dei diritti: "dammi la parte di beni che mi spetta" e con essa io edificherò me stesso. Il figlio segue l'illusione, quella sottile suggestione che l'indipendenza crei più vita che la relazione di amore umile. Ma un figlio separato dal padre non è più se stesso, diviene un immenso mare di solitudine dolorosa. Arcabas, Il ritorno del figlio prodigo Saimo figli di Dio: non apparteniamo alla terra, ma alla relazione di amore del Padre e del Figlio e dello Spirito. Questa partecipazione, quest’appartenenza è un dono e ci precede. Un figlio accoglie la vita che riceve, e la accoglie nella forma che ha. Gli inizi della Quaresima sono stati segnati dalla Parola: "Ritornate a me". Lo sottolineava il Vescovo nell'omelia del mercoledì delle Ceneri. Segnati dal peccato, avendo sperimentato l'amarezza profonda della lontananza da Dio, a Dio ci volgiamo e a Lui torniamo. E in questo ritorno scopriamo Dio come amore. Convertirsi è riconoscere la situazione di povertà che il peccato crea. Obbedendo all'intima e semplice voce del cuore, torniamo alla casa del Padre, timorosi di scoprire una punizione, per trovare invece un amore che precede. Un amore infinito e assoluto, che è sempre stato un richiamo profondo e presente, che è la nostra vita: l'amore del Padre che ci rende figli. Il Padre precede il figlio, lo attende, ne scruta la lontananza, ne soffre silenzioso la distanza, nell'attesa, umile e fiduciosa, che la vita del figlio si faccia risposta di amore. Il Verbo si è fatto carne e si è unito alla nostra umanità. Figlio eterno del Padre è divenuto figlio dell'uomo. E in quest’umanità filiale, Lui che è il Figlio, ci insegna a essere figli. Risorto, dona a noi di partecipare al suo essere Figlio. Unendoci alla sua risposta di amore al Padre, opposta alla fuga e all’orgogliosa e disobbediente pretesa di Adamo, entriamo nel suo dialogo di amore con il Padre. Lo Spirito Santo, Amore che unisce il Padre e il Figlio, pone nel nostro cuore la vera voce del nuovo Adamo: "Abbà, Padre". Unendoci al Figlio con un vincolo nuziale, che realizza una perfetta unità di amore, così che Lui viva in noi e noi in Lui, ci rende figli nel Figlio. Ecco cos’è conversione: volere finalmente, con la volontà di Cristo, essere in Lui Figli; voler vivere in noi la partecipazione al suo mistero e alla sua vita, così da accogliere in noi la Santa Trinità. Nelle nostre famiglie, è la misura in cui ognuno partecipa a questa relazione di amore del Figlio che trasfigura, rende belle e santifica le nostre relazioni. Sposo e sposa sono disegnati dalle mani dell'Architetto divino come unità di amore. Lui e Lei, figli non solo secondo il sangue e la carne, ma figli del Padre, donati l'uno all'altra per creare una unità di amore. Essere creati figli di Dio nell'umanità, significa essere creati come unità di amore partecipe del santo amore Trinitario. Donandoti me, ti arricchisco nella vita divina che porti in te, quella che lo scambio di amore conosce, dona e rivela. E nasce l'unità: tu ed io, uniti nell'amore, camminiamo insieme nel ritorno al Padre, per essere sempre più immagine divina, perdonata e redenta. E diventiamo sempre più amore del Padre per i figli, tesi a dare ad essi un amore libero nella verità, un amore che li renda consapevoli del loro legame con il Padre dei cieli, con quella divina maternità di Dio che dona la vita. E tra tutti abita un amore perdonante, sanante, che conosce l'abbondanza della misericordia, non calcola il dono e il tempo, perché guarda alla sorgente dell’amore. Perdonando, lascia spazio all'amore di Dio, che illumina, colma, risana e trasfigura.